Il commercialista reggino Alberto Porcelli ha scritto a Calabria.Live una cortese lettera allegando un ritaglio di stampa di agosto 2019, a proposito del progetto Agàpi di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi.
«Consapevoli di tale complessa situazione da tempo era stato predisposto uno studio di fattibilità e l’idea è stata sempre accolta favorevolmente da quanti ne sono venuti a conoscenza, mentre le istituzioni, più volte interessate, non sempre hanno dimostrato la dovuta attenzione al problema lasciando che tutto continuasse a muoversi nel consueto solco tracciato ormai da lungo tempo. I fautori dell’idea progettuale sono sempre stati e oggi lo sono ancor di più, fermamente convinti che le Officine ex OMECA, oggi Hitachi, in questo particolare momento di evidente successo, non debbano essere compresse, limitate o condizionate, ma al contrario devono guardare molto lontano e pensare ad ampliamenti degli stabilimenti produttivi non condizionati o limitati, ma invece liberi di potersi sviluppare nell’area circostante dando contestuale incremento ad un indotto certamente utile all’economia locale. Ed in questo momento alla gloriosa azienda non è possibile. E proprio in questa ottica, e pensando in grande, si è ipotizzato l’acquisto da parte della Città Metropolitana o di altri enti pubblici locali disponibili all’acquisto (come avvenuto in passato per la sede dell’ex compartimento FFSS), dello stabilimento Grandi Officine di Saline, messo in vendita dalle FFSS da circa 10 anni ma senza alcun successo, e ciò al fine di poterlo offrire gratuitamente all’Hitachi per il suo trasferimento in quel sito, in cambio del rilascio dell’odierna, compressa ed asfittica sede di Torre Lupo, non disdegnando eventuali benefit giustificati dalla notevole ricaduta che avrebbe sul territorio questa sorta di permuta».
Naturalmente ciò non penalizzerebbe in alcun modo le maestranze Hitachi in quanto le stesse potrebbero continuare a raggiungere l’area di parcheggio di Torre Lupo, da dove un apposito trenino li porterebbe in poco tempo a Saline Joniche, e viceversa, senza assoggettarsi al traffico giornaliero della SS106. Questa iniziativa, se accolta, consentirebbe alla società non di ristrutturare un sito privo di qualsiasi possibilità di ampliamento e di sviluppo futuro, ma di attrezzare una nuova sede secondo standard di ultimissima generazione, tali da consentire nel breve periodo un rilancio in grande della produzione, utilizzando ai fini della spedizione non più il lontano porto di Gioia Tauro ma il vicino porto di Saline, che per tale fine potrebbe essere rivitalizzato ed adeguatamente attrezzato, servendosi altresì dell’esistente raccordo ferroviario, non dimenticando il notevole incremento delle unità lavorative. Nel contempo la vecchia sede di Torre Lupo, ceduta alla città Metropolitana, potrà essere riconvertita in Aerostazione, magari con l’impiego di finanziamenti che certamente i nostri politici riusciranno ad ottenere, ottenendo così l’incommensurabile vantaggio di poter disporre di una stazione ferroviaria quasi all’interno della stessa aerostazione, che costituirebbe un’esclusiva nel panorama aeroportuale.
La nuova aerostazione, a differenza di quella esistente, potrebbe godere ancora di un accesso diretto automobilistico dalla Superstrada attraverso le aste poste all’interno del torrente Sant’Agata, in gran parte realizzate e potrebbe disporre di un parcheggio a più piani, dieci volte più grande di quello attuale, attestato oltre che sul torrente anche sul viale Aldo Moro da dove si avrebbe un ulteriore accesso da e per la città. Parimenti si potrebbe creare un approdo dal mare per i mezzi navali diretti provenienti da Messina o da Taormina o dalle isole Eolie, da collocare in zona protetta, cioè nella parte terminale del torrente S. Agata dove potrebbe essere creato un porto canale che risentirebbe solo in minima parte degli effetti del mare aperto, con approdo posto quasi all’interno dell’area aeroportuale. I nuovi locali dell’aerostazione, opportunamente adeguati alla legge vigente sismica, senza impedimenti derivanti dalla presenza di viaggiatori, nel complesso consentirebbero un maggiore e più agevole sviluppo sia dei servizi aeroportuali che delle attività commerciali, mentre aumenterebbero notevolmente le aree di sosta per gli aeromobili in transito, i quali in fase di atterraggio, una volta raggiunto il fine corsa, non avrebbero più la necessità di ritornare a metà pista per lo sbarco dei passeggeri ma potrebbero raggiungere la nuova e più ampia area di sbarco allocata tra le due piste esistenti.
Tutto questo in un’ottica lungimirante e di grande respiro, pensando ad un aeroporto moderno il quale godrebbe del vantaggio incommensurabile e cioè di poter essere raggiunto facilmente e senza pericolo di ritardi per traffico stradale, utilizzando il treno proveniente sia dalla Tirrenica, sia dalla Jonica che in poco tempo porterebbe i passeggeri all’interno dell’aerostazione. Senza tralasciare che dopo il trasferimento nei nuovi locali, l’attuale edificio di via Ravagnese, oggi difficilmente raggiungibile, potrebbe essere riconvertita, in Albergo, in un Centro Commerciale, in un Centro Congressi, e essere destinato altresì, anche ad ospitare attività connesse al futuro trasporto aereo delle merci. È di tutta evidenza che la programmazione non deve guardare solo al breve periodo ma piuttosto al medio e lungo termine e ciò al fine di non precludere alcuna possibilità di sviluppo all’aeroporto, che al contrario rimarrebbe, a parere di molti, affossato ancora per molti decenni».
L’ipotesi progettuale prospettata dal dr Porcelli – presentata nell’agosto 2019 in un dibattito al Rotary Club che ha visto la partecipazione anche del dr Giuseppe Franco, del prof. Giuseppe Bombino, del dr Giuseppe Bova, del prof. Corrado Trombetta, del dr Riccardo Santacroce, del dr Francesco Fragomeni e del prof. Alfredo Focà, – non ha avuto, a quanto pare, successivi riscontri nonostante fosse stato chiarito che non sarebbe stato condizionato di molto il progetto presentato dalla SACAL e dall’on. Cannizzaro, in quanto molto degli interventi non andavano a interferire con la proposta, fatta eccezione per l’intervento sull’aerostazione che avrebbe dovuto essere sospeso e rimodulato per la riqualificazione ed adeguamento dell’ex officina OMECA, da operare in piena libertà, cioè senza la contemporanea presenza di passeggeri o altro personale, in un’ottica di grande respiro finalizzata ad ottenere risultati molto più ottimali e redditizi con la medesima spesa.
Se si considera che gli interventi di manutenzione per 25 milioni annunciati ad agosto 2019 dall’allora presidente Sacal Arturo De Felice e dall’on. Francesco Cannizzaro, ancora non hanno visto avvitare o svitare un bullone e, nell’ottica dell’entusiasmo mostrato dal sindaco Giuseppe Falcomatà sul progetto Agàpi, forse sarebbe il caso di riconsiderare il progetto del dr Porcelli. Ma l’impegno appassionato dei privati che vogliono il bene di Reggio non trova, generalmente, accoglienza presso l’Amministrazione Comunale e Metropolitana. Non sarebbe opportuno aprire un tavolo di discussione con la città? (s)