di SANTO STRATI – Accanto all’ingresso principale del Consiglio regionale, a Reggio, Palazzo Campanella custodisce un tesoro librario in continua crescita: il Polo Culturale, intitolato a Mattia Preti, è una risorsa che molti reggini e tantissimi calabresi non sanno di avere. È più di una tradizionale biblioteca, intesa come raccolta di libri, ma dovrebbe rappresentare un punto di attrazione e di veicolazione culturale a disposizione dei cittadini in quella che, a ragione, è la “casa” dei calabresi. Le sue porte sono aperte a tutti, senza alcuna distinzione, com’è giusto che sia, e, a maggior ragione, dovrebbe diventare sempre di più un “polo” di valorizzazione della cultura, delle tradizioni, della conoscenza. Questa splendida istituzione, però, soffre di “nanismo” strutturale: avrebbe un potenziale enorme e le carte in regola per diventare il punto di partenza di una nuova visione culturale d’una regione, ma è una risorsa colpevolmente trascurata. Una delle tante della Calabria che continua ad esportare le capacità intellettuali dei suoi giovani laureati e non sa valorizzare i propri tesori nel campo della cultura, del turismo, del territorio. Una regione che sulla cultura potrebbe vincere la sfida sulla decrescita (infelice) e creare opportunità di occupazione in ambito intellettuale e formativo. Il Polo di Reggio è una struttura magnifica che sarebbe in grado di attrarre interessi ben oltre i confini regionali, e non solo per gli studiosi. Allo stato attuale, però, si limita a offrire consultazioni e prestiti librari nonché a meritorie iniziative nei confronti di giovani e scuole, che si realizzano grazie all’impegno e alla passione dello staff operativo.
37mila volumi, tra cui diverse preziose edizioni antiche (antecedenti al 1830), non sono un grande numero per una biblioteca, ma rappresentano senza dubbio una buona base di partenza per creare una grande “biblioteca della Calabria” dove chiunque possa trovare tutto ciò che, nel corso del tempo, è stato pubblicato o sarà pubblicato sulla nostra regione. O quanto meno avere dei riferimenti bibliografici completi e approfonditi su opere e autori calabresi, su pubblicazioni dedicate alla Calabria, disponibilità e consultazione digitale.
L’idea di una biblioteca della Calabria dentro il Polo Culturale può apparire un progetto forse troppo ambizioso, ma decisamente suggestivo e importante per l’intera regione. Un’idea che meriterebbe la piena attenzione della Presidenza del Consiglio regionale (“padrone di casa”) con il concorso della Città Metropolitana, di tutte le province calabresi, delle Università, delle istituzioni locali, circoli culturali, intellettuali e semplici cittadini. Solo a pensare a una bibliografia ragionata sulla Calabria si rischia di farsi venire il mal di testa, perché non esiste, allo stato una ricerca bibliografica redatta su basi scientifiche di classificazione: ci sono interessanti volumi (per esempio quelli pubblicati da Rubbettino Editore) che suppliscono in parte alla lacuna, però una bibliografia organica che diventi essa stessa motivo di studio e di approfondimento non c’è. Perché il Polo Culturale non realizza una bibliografia della Calabria quanto più ampia possibile, che non sia il risultato di una, inevitabilmente lacunosa, ricerca su Google?
È un obiettivo, almeno questo, che potrebbe essere fatto proprio dal Consiglio regionale: si dovrebbe cominciare a riunire risorse umane specializzate che, con la giusta competenza, possano gettare le basi per una grande bibliografia della Calabria. Risorse da individuare, ovviamente, sul territorio, in grado di lavorare per una bibliografia ragionata, suddivisa per temi, argomenti e non soltanto per autori o editori, che diventi anche accessibile on line. Il primo passo per una raccolta organica di quanto pubblicato sulla Calabria. Un bel sogno, ma permetteci qualche perplessità: investire sulla cultura, però, non ha mai trovato in quarantanove anni di Regione grande consenso in Calabria. Si sponsorizza la sagra delle frittelle con qualche spicciolo, ma sulla cultura, quella seria, i fondi non si trovano mai, anche se gli investimenti in cultura e formazione sono quelli che, alla fine, rendono di più. Il capitale umano di questa terra è ampio e culturalmente di altissimo livello, le nostre Università non hanno da invidiare alcunché ai grandi atenei, anzi avviene sempre più spesso il contrario. I nostri giovani laureati sono capaci, preparati e desiderosi di contribuire alla crescita del territorio di casa propria. Invece, sono costretti ad andar via. Si cercano soluzioni per offrire occupazione intellettuale ? Il Polo può diventare una buona opportunità.
Il dipinto di Andrea Valere dedicato a Mattia Preti all’interno del Polo Culturale di Reggio
Per la verità, il presidente Nicola Irto ha intuito il potenziale del Polo Culturale e ha più volte mostrato interesse a trasformare una “biblioteca” in un centro culturale vitale e attivo. Il tempo della consiliatura è agli sgoccioli e di progetti sul Polo, però, non s’è visto nulla. Il Polo Culturale è una risorsa straordinaria, sottoutilizzata e poco conosciuta, che va avanti con l’entusiasmo di uno staff che accoglie e assiste con grande professionalità e dedizione il visitatore. Ma è gestito, burocraticamente, da una struttura dirigenziale che ha lacci e lacciuoli non facili da sciogliere, quando invece, servirebbe una direzione competente e preparata, in grado di progettare e realizzare iniziative di cultura di cui tutti i calabresi andrebbero orgogliosi.
C’è un esempio molto illuminante di come una struttura museale spenta e priva di iniziative possa trasformarsi in una magnifica realtà: il Museo dei Bronzi, il Museo Archeologico Nazionale, con l’arrivo del direttore Carmelo Malacrino è diventato un centro di cultura vitale e straordinario, una vera e propria “casa della cultura” e non solo per i reggini. Il direttore ha caricato di energie e di entusiasmo uno staff che non aspettava altro di poter mostrare capacità e competenze. Il risultato si vede dai numeri: in continua crescita quello dei visitatori, in continua espansione quello dei reggini che scoprono il Museo, le sue meraviglie, e la sua capacità di produrre cultura, con incontri, mostre, dibattiti e quant’altro.
La Calabria – non ci stancheremo mai di ripeterlo – ha bisogno di puntare sulla cultura per crescere e abbattere l’incomprensibile divario che la tiene (anzi teneva) lontana dalla ribalta internazionale. Qualcosa si sta muovendo, grazie soprattutto all’impegno (gratuito) di appassionati responsabili di associazioni e circoli culturali di tutta la regione che producono iniziative di grande respiro e richiamano l’attenzione sulla Calabria. Il patrimonio artistico e culturale calabrese è unico e straordinario, non è difficile creare attrazione e interesse.
Lo stesso vale per il tesoro bibliografico che questa terra conserva. Ci sono secoli di libri di grandi protagonisti della filosofia (si pensi a Telesio, a Gioacchino da Fiore, Campanella) conservati in biblioteche e musei della regione, per lo più inaccessibili al grande pubblico, che potrebbero – grazie alle nuove tecnologie – diventare disponibili in formato digitale proprio al Polo Culturale. Sempre che ci sia voglia di dare la giusta autonomia all’istituzione sia per quanto riguarda progettualità che per investimenti e risorse umane: quanti giovani laureati calabresi potrebbero agevolmente trovare uno sbocco occupazionale che valorizzi e metta a frutto capacità e competenze?
Il Polo Culturale del Consiglio regionale è nato nel 2013, inaugurato ufficialmente l’anno dopo, a gennaio, in occasione del quarantennale della Regione e del quarto centenario della nascita di Mattia Preti, “il cavalier calabrese” cui la struttura è intitolata. Ha una superficie complessiva di mille mq e offre 36 postazioni di lettura, di cui sei multimediali. Il patrimonio librario, come già detto, è ancora modesto, visto il potenziale della struttura, e offre un ampio panorama nell’ambito dei temi del diritto, amministrativo, costituzionale, regionale, internazionale, dell’economia, delle scienze politiche e sociali, oltre a una vasta emeroteca di quotidiani e riviste che parte dal 1971. Si potrebbero, però, acquisire fondi e biblioteche di privati che sarebbero felici di donare le proprie opere, ci sarebbe da allargare moltissimo l’area “Calabria”, puntando a raccogliere, anche in digitale, tutto ciò che è stato pubblicato. Bisognerebbe, in poche parole, dare slancio e vitalità a un’altra “casa della cultura” destinata ad arricchire non solo la Città di Reggio, ma l’intera regione. C’è solo l’imbarazzo della scelta sui tanti progetti che potrebbero nascere intorno al Polo: servono sicuramente risorse umane e fondi dedicati, ma soprattutto occorre la volontà politica che, al di là delle idee e delle singole posizioni partitiche, porti a compimento una grande iniziativa di promozione della cultura per il bene dei calabresi. (s)
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L’ARTICOLO SCOMPARSO E LE COINCIDENZE SOSPETTE
Questo articolo era apparso domenica scorsa, ma è all’improvviso scomparso dal giornale, mentre facevamo, dopo mezzanotte, il trasferimento dei dati al nuovo, molto più potente, server che adesso gestisce agevolmente le centinaia di migliaia di accessi a Calabria.Live. Come prevedibile, secondo la legge di Murphy, il nuovo server dopo un paio d’ore è impazzito e si è fermato fino a quando, grazie a Davide e ai preparatissimi tecnici di Bustles, ha ripreso a funzionare e – grazie a Dio – non ha più dato problemi. Ma l’articolo sul Polo Culturale del Consiglio regionale era proprio scomparso. Roba da romanzo giallo. Una iattura da Palazzo Campanella? No, solo un capriccio informatico del database. L’articolo qui sopra, però, a nostro avviso, qualche conseguenza nefasta l’ha portata a Palazzo Campanella: la funzionaria “reggente” del Polo è stata destinata ad altro incarico. D’improvviso e senza alcuna motivazione, però subito dopo la pubblicazione di domenica scorsa. L’articolo lo abbiamo ritrovato e “ripescato” dal server e lo riproponiamo, perché lo riteniamo di forte stimolo per i nostri amministratori regionali.
Nel servizio, che ripubblichiamo integralmente, facciamo delle considerazioni sull’attuale gestione burocratica di questa magnifica realtà di cui i calabresi potrebbero andare fieri, suggerendo di individuare una direzione competente e capace. Il risultato – guarda la coincidenza! – è stato che l’architetto incaricata della gestione (attenta, preparata e competente) ha avuto revocato l’incarico, nonostante l’appassionato lavoro svolto sin dall’apertura del Polo con entusiasmo e dedizione. La “struttura dirigenziale” – viene da pensare – non ha gradito le nostre osservazioni e ha “punito” chi ci aveva, con molta disponibilità, fornito le informazioni sul Polo e guidato in una visita approfondita anche nel caveau che custodisce i libri. Informazioni che sono comunque presenti sul sito del Consiglio regionale e che non avevano niente di riservato. Le nostre considerazioni sulla gestione dirigenziale appartengono alle libere valutazioni di chi scrive: non pubblichiamo articoli promozionali, ma cerchiamo di stimolare il confronto, il dibattito, l’incontro sulle esigenze dei cittadini e qualche suggerimento per migliorare i servizi della pubblica amministrazione,
Per amore di verità, occorre dire che – prima di presentarmi ufficialmente come un giornalista che voleva scrivere un pezzo sul Polo – mi sono registrato come un semplice utente e ho utilizzato i servizi di consultazione, senza che alcuno mi conoscesse. Ho trovato uno staff cortesissimo e preparato, guidato da una altrettanto gentilissima e competente “responsabile” mai incontrata prima, che mi ha aiutato a trovare alcuni volumi non facilmente reperibili (mi ero preparato a rendere la vita complicata agli addetti del Polo). La disponibilità e l’affabilità dimostrata, anche nei confronti di altri frequentatori occasionali presentatisi nel corso della mattinata, hanno confermato che tutto lo staff ama i libri, sa fare bene il proprio lavoro, anzi vorrebbe fare anche di più e ne avrebbe la capacità.
Questa coincidenza sospetta della rimozione della funzionaria spinge a ulteriori considerazioni. La Regione Calabria, come detto sopra, non solo soffre di “nanismo strutturale” e si pasce di burocrazia ben oltre il limite di ogni ragionevole sopportazione, ma penalizza professionalità e dedizione. Perché la “rimozione” di chi potrebbe seriamente contribuire a sviluppare un processo culturale che vada di pari passo con crescita e sviluppo? Per aver parlato con un giornalista?
Il merito, a quanto pare, non conta nulla. Rimuovere dal Polo la “direttrice” (non aveva però ufficialmente quest’incarico) è un cattivo servizio reso alla città di Reggio e ai calabresi, peggio ancora se “provocato” da un articolo di giornale. In questo modo, la Calabria fa cultura ad uso e consumo del politico di turno. Se lo ricordino i calabresi, quando a novembre, saranno chiamati alle urne. (s)