di SANTO STRATI – Lo abbiamo scritto domenica, lo ribadiamo oggi: c’è un’opportunità unica per la Calabria con i fondi europei del Mes e del Recovery Fund per realizzare quell’opera straordinaria che sarà il Ponte sullo Stretto. Servono progetti per avere i quattrini dell’Europa, diversamente li perdiamo. E, a questo proposito, risulta di massima rilevanza la decisione presa dalla Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni che, su proposta di Sicilia e Calabria, ha inserito il progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto nel Piano straordinario di infrastrutturazione. In altre parole, le Regioni italiane dicono sì alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, offrendo un assist eccezionale al dibattito che dovrà avvenire nei prossimi giorni in Commissione Bilancio del Senato.
INFRASTRUTTURE CON IL RECOVERY FUND
PER LA CONFERENZA-REGIONI IL PONTE C’È
«Un risultato importante – ha scritto su Facebook la presidente Jole Santelli – in vista del dibattito parlamentare sulla conversione del “decreto agosto”, che di fatto inserisce il Ponte nella programmazione delle opere da finanziare con il Recovery Fund. Un tassello significativo sulla strada della reale fattibilità di una infrastruttura strategica non solo per due regioni del Mezzogiorno: Calabria e Sicilia, ma per l’intero Paese. Un progetto chiave, capace di dare nuova centralità al Sud nell’ambito del Mediterraneo e dell’Europa». Analogo il commento del governatore della Siclia Nello Musumeci: «Finalmente il Ponte sullo Stretto di Messina assume una rilevanza strategica per le infrastrutture da parte di tutte le Regioni italiane».
Nel suo profilo facebook la Santelli ha registrato molti svariati commenti con una quasi fastidiosa ripetitività: “le priorità sono altre”. Vorremmo dire a tutti gli antagonisti del Ponte che prima di parlare a vanvera si documentassero: con i soldi dell’Europa non si possono riparare le buche delle strade né aprire ospedali, ma occorre realizzare opere infrastrutturali, sulle quali arriveranno – solo a fronte di progetti e di seria programmazione – i soldi del Mes o del Recovery Fund che altrimenti andrebbero altrove.
Per questa ragione – senza non tradire un certo entusiasmo per un’opera colossale che diventerebbe, oltretutto, un’attrazione turistica senza eguali – insistiamo a dire che è un momento irripetibile, un’occasione da non farsi sfuggire. Lo hanno capito i nostri cugini dell’altra parte dello Stretto che, dopo anni di ostracismo ingiustificato, hanno finalmente cambiato parere; sarebbe opportuno che lo capissero anche i calabresi.
Purtroppo, continua lo stillicidio di affermazioni campate sul nulla, con le motivazioni più assurde per “smontare” qualsiasi ipotesi di collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. La Calabria, il Mezzogiorno, ma in realtà tutta l’Italia, ha bisogno di opere infrastrutturali importanti che producono da subito occupazione e lavoro indotto e, successivamente, lasciano un’impronta indelebile nello sviluppo del Paese. Con questa mentalità non sarebbe mai nata l’Autostrada del Sole, non saremmo mai arrivati all’Alta Velocità. Gli ambientalisti gridano al “paesaggio deturpato”, ma dove stavano quando qualcuno ha riempito il Mezzogiorno e gran parte della Calabria di quelle orribili pale eoliche che hanno – quelle sì – distrutto panorami e scenari da favola? Il progresso richiede di pagare qualche dazio, ma non è tollerabile che per il pregiudizio di pochi si debbano fermare le grandi opere.
Anche perché – scusate il ritornello – se non si fanno ora le grandi opere, con l’opportunità dei fondi europei, non si faranno mai più. Il Covid ha portato morte e distruzione e non sappiamo quante altre angosce ci farà patire, però ha rotto i rigidi schemi dell’economia dei più forti, ha interrotto la spirale negativa finanziaria che impediva all’Italia di accedere ai fondi europei col freno del disavanzo e le limitazioni di Maastricht. Si faccia il Ponte, si facciano le grandi opere, il che non vuol dire rinunciare alle altre cosiddette “priorità”: salute, welfare, lavoro. Tre punti che dovrebbero essere nell’agenda del Governo regionale, indipendentemente dalla realizzazione di grandi infrastrutture.
Il Meccanismo Europeo di Stabilità che sembrava un mostro pronto ad affossare le ambizioni di crescita del nostro Paese e, soprattutto, del Mezzogiorno, alfine offre opportunità da cogliere. I tantissimi calabresi intelligenti lo hanno immediatamente capito, agli altri bisogna spiegarlo: il futuro dei nostri ragazzi passa attraverso la ricerca, l’innovazione, la tecnologia, ma oggi occorre creare occupazione, far girare moneta, e quale migliore occasione per mettere mano a un piano straordinario per il Sud? Il ministro Peppe Provenzano, da buon meridionalista ex Svimez, ce l’ha pronto nel cassetto, con 100 miliardi di spesa prevista, approntato e presentato prima del covid: non si parla del Ponte, nel suo Piano per il Sud, ma l’indicazione della Conferenza delle Regioni è chiarissima: nel Piano straordinario di infrastrutturazione il Ponte c’è. Mettiamoci, allora, all’opera! (s)