di FRANCESCO NAPOLI – Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede per l’Italia le risorse più ingenti, 191 miliardi di euro. Tantissimi soldi, gran parte a prestito, che però il nostro Paese fa fatica a spendere: appena il 14%.
Gli economisti milanesi Boeri e Perotti hanno osservato che «si è voluto portare a casa più soldi possibili per porsi il problema di come spenderli».
Al contrario si sarebbero dovute definire «le nostre esigenze e le nostre priorità, le nostre capacità di realizzare e decidere di conseguenza quanto prendere a prestito».
Entro quest’anno l’Italia avrebbe dovuto spendere 60 miliardi, siamo a meno della metà. Se si dovesse continuare su questa strada ovvero ad avanzare a ritmo di 500 milioni di spesa al mese non solo l’economia non ripartirà ma difficilmente si chiuderà il piano entro giugno 2026.
Il Pnrr è nato per rilanciare l’economia e avviare le transizioni verde digitale ed aumentare, come effetto a medio e lungo termine, la resilienza del tessuto economico rispetto alle sfide del mercato globale
È urgente, in un periodo di crescita zero per l’intero territorio nazionale con una situazione allarmante per il Sud, accelerare semplificazioni e snellimenti della macchina burocratica, azioni necessarie per mettere a terra subito le risorse, aprire i cantieri e, sul fronte privato, far decollare un grande piano di sviluppo economico. (fn)
[Francesco Napoli è presidente di Confapi Calabria]