«Viviamo un tempo sospeso, ma non meno carico di valore. È per questo che, da oggi, il Museo diocesano raggiungerà chi lo segue con una #narrazione che parte dalle nostre sale ma si estende anche al territorio diocesano», si legge sulla pagina Facebook del Museo Diocesano di Reggio Calabria.
«Vi proporremo – prosegue il Museo – storie di opere e di uomini, d’arte e di devozione e proveremo a farlo sollecitati anche dalle vostre curiosità».
Il primo racconto, infatti, è stato sul Calice Ruffo, esposto nell’ambito della mostra La bellezza del Crocifisso, «appartenente alla Parrocchia dell’Immacolata a #Scilla. Opera del fiorentino Gaetano Guadagni che lo realizzò tra 1824 e 1831, fu donato nel 1892 dal card. Luigi Ruffo alla Confraternita del Rosario di Scilla.
Sul collo del piede siedono tre statuine raffiguranti #Angeli inginocchiati, raccordate da festoni fitomorfi e alternate al gruppo del #Pellicano che iìnutre di sè i propri piccoli, simbolo eucaristico. Il fusto è composto da tre statuine raffiguranti le allegorie di fede, speranza e carità».
«Nel sottocoppa – si legge ancora – è una figurazione narrativa legata al Mistero della Croce: Ultima Cena, Salita al Calvario e Innalzamento della Croce.
Il Calice Ruffo, per la sua raffinata eleganza formale e l’elaborata ricchezza della figurazione, ha caratteri di unicità nella nostra Diocesi Reggio – Bova».
Un altro racconto, invece, è rivolto alle mamme «i cui bambini hanno vistato il nostro Museo, partecipando ad una delle numerose attività didattiche e creative da noi proposte, ma anche alle mamme che ancora non ci conoscono».
«Vi invitiamo a scaricare, stampare e far colorare ai vostri bambini – prosegue il Museo Diocesano – i disegni qui allegati (opera del nostro educatore artista Alessandro Allegra). E magari far costruir loro racconti fantastici aventi questi curiosi personaggi come protagonisti. Vi piace come idea ? Attendiamo il vostro riscontro! Sono le figure curiose e divertenti che ‘abitano’ il prezioso arazzo sei-settecentesco, di manifattura messinese, appartenuto alla Confraternita della SS.ma Annunziata ed esposto in Museo».
E ancora, il Museo ha voluto raccontare i restauri che sono stati svolti, in quanto «un Museo non è solo luogo che conserva ed espone opere d’arte, ma anche ente che promuove il restauro, nel nostro caso grazie ai fondi 8xmille».
«Tra i tanti interventi realizzati nei nostri primi dieci anni di apertura al pubblico, nel 2012 il restauro del San Giorgio in cartapesta donato al Museo dagli eredi della famiglia Caruso di Bagnara. La storia dell’opera è molto bella e desideriamo raccontarvela» scrive ancora il Museo Diocesano.
«Nel 1901, Francescantonio Caruso, da San Giorgio Morgeto si trasferì a Bagnara dove, insieme al socio Rocco Carbone, apre una ditta di imballaggi. Per mantenere saldo il legame con il paese d’origine e consentire alle maestranze trasferitesi a Bagnara di continuare a venerare il Santo patrono San Giorgio Francescantonio commissiona ad un ignoto scultore leccese, forse Agesilao Flora, una statua in cartapesta raffigurante il Santo.
L’opera si conservava nel Palazzo di famiglia e ogni anno era portata in processione finchè non fu sostituita da un’altra lignea, commissionata dal signor Rocco Carbone e tuttora nella chiesa di San Pietro a Bagnara. (rrc)