L’EMERGENZA COVID-19 E IL CALO DI TRAFFICO LASCIANO OPERATIVO SOLTANTO QUELLO DI LAMEZIA IN CALABRA;
Aeroporto di Reggio Calabria

Reggio, chiude l’aeroporto, si apre la polemica.
Dalla crisi, idee e progetti per gli scali calabresi

di SANTO STRATI – Chiude l’aeroporto di Reggio, si aprono le polemiche. Una chiusura fino al 25 marzo ufficialmente per l’emergenza coronavirus, ma anche per insostenibile mancanza di passeggeri. È, però, in buona compagnia, visto che sono 23 in totale gli scali dove il traffico aereo si ferma, tra cui Ciampino, Linate e Trieste. Una decisione dell’Enac (l’Ente nazionale dell’aviazione civile) che fa parte integrante di quei provvedimenti che dovrebbero garantire la limitazione del contagio. Provvedimenti che, è bene ricordarlo, non sono suggerimenti o “inviti al buonsenso” (che evidentemente manca) ma disposizioni di legge che vanno rispettate da tutti. Probabilmente, una parte di italiani non ha ancora purtroppo compreso la gravità della situazione: c’è ancora chi prende sottogamba le distanze di sicurezza e, stupidamente, non riesce a rinunciare a bere un bicchiere di vino con gli amici su una panchina, visto che bar e osterie sono chiusi. E soprattutto sono i giovani a preoccupare di più visto che ancora in tanti non si rendono conto che l’unica trasgressione possibile è quella rivolta al loro abituale modo di essere e cioè di non rispettare i divieti: quindi che trasgrediscani alla non osservanza delle regole e seguano, senza riserve,  le norme imposte dal Governo. Questa volta la cosa è grave e seria, ma non l’hanno capito nemmeno gli incoscienti, per non usare un termine dispregiativo più consono e in questo caso giustificato, i tantissimi che hanno di nuovo preso d’assalto i treni per tornare al Sud. A infettare, a propagare, quasi sempre inconsapevolmente ma non vale come giustificazione, un contagio che pare inarrestabile.

E allora ben venga la chiusura anche degli aeroporti, incluso Reggio, perché l’unico sistema per bloccare un esodo nefasto è questo: bloccare tutti i mezzi di trasporto interregionali o nazionali. Occorre fermare i treni, i pullman, controllare le auto in direzione casello e basta uno sguardo  al portabagagli per capire che si tratta di una folle fuga verso genitori, nonni, familiari, amici che vivono al Sud e che rischiano di pagare caro questa insensatezza.

L’aeroporto chiuso, ma non è un castigo per Reggio, come qualcuno vuol farci credere. I soliti “talebani” difensori fino all’eccesso della regginità sempre unica ad essere sacrificata nel panorama regionale dovranno ricredersi, questa volta, anche se immaginiamo il presidente Sacal Arturo De Felice tirare un respiro di sollievo, visto che lo scalo reggino, con sempre meno passeggeri, costituisce una spina dolorosa che, qualcuno, avrebbe voluto estirpare, dirottando tutti i voli verso Lamezia. Un aeroporto quest’ultimo,  internazionale solo per il traffico che riesce a generare, ma con un’aerostazione degna da terzo mondo e una rete di servizi accessori di cui non c’è da vantarsi.

Secondo il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà  che aveva vanamente scritto al ministro dei Trasporti Paola De Micheli e insistito sulla necessità di mantenere aperto lo scalo, anche a servizio della dirimpettaia Messina, bisognerebbe almeno garantire un volo giornaliero. Gli ha replicato il deputato azzurro di Reggio Francesco Cannizzaro dicendo di condividere la scelta di chiusura dell’Aeroporto in questo momento di grande emergenza sanitaria. «Non avrebbe senso – ha detto Cannizzaro – tenere aperto uno scalo che nessuno può utilizzare perché tutti devono rimanere chiusi in casa. Bisogna in tutti i modi possibili e immaginabili tentare di arginare l’epidemia del nuovo Coronavirus ed evitare che arrivi in Calabria. È quindi giusto che rimanga il solo Aeroporto di Lamezia Terme come scalo di servizio per le emergenze e per i movimenti straordinari di chi è costretto a recarsi fuori dalla Calabria soltanto per motivi più che necessari. Io stesso due giorni fa sono andato a Roma per contribuire in Parlamento al raggiungimento del numero legale necessario per approvare un provvedimento fondamentale rispetto a questa crisi senza precedenti, e ho volato praticamente da solo».

Cannizzaro è ancora più esplicito nel ricordare che occorre rispettare le misure d’emergenza imposte: «Reggio e la Calabria oggi devono rimanere isolate per evitare che l’epidemia possa dilagare anche nel nostro territorio come già accaduto al Nord, con conseguenze devastanti sulla popolazione. Ben venga, quindi, la momentanea chiusura dell’Aeroporto che è legata a quest’emergenza. Insieme a Reggio Calabria, infatti, il Ministero ha chiuso anche altri scali più grandi come Milano Linate, Bergamo Orio al Serio, Verona, Firenze e Brindisi. Non dobbiamo quindi considerarci vittime: non c’è nessuna volontà di colpire l’Aeroporto dello Stretto, ma semplicemente una necessità di tutelare la popolazione e gli operatori aeroportuali da rischi di contagio. Niente complottismi e dietrologia: stiamo vivendo un’emergenza sanitaria senza precedenti, ben venga quindi la chiusura momentanea dell’Aeroporto per evitare il dilagare del contagio. Piuttosto, ribadisco l’invito a tutti i cittadini: rimanete a casa, evitate i contatti sociali, rispettate le norme imposte dalle autorità e istituzioni. E’ un sacrificio richiesto, speriamo per poco tempo, torneremo alla normalità e potremo recuperare tutto il tempo perduto»

Di diversa opinione l’apprezzato storico reggino Pasquale Amato che, con dichiarata sofferenza, non si tiene quello che gli ribolle dentro: «A che serve il “muso duro” dopo 5 anni di assoggettamento alla strategia di affossamento guidata da Mario Oliverio e attuata con velenosa determinazione da un Presidente Sacal “nato a Reggio Calabria”? È una dichiarazione di facciata inutile e a delitto compiuto. Ricordo che abbiamo più volte chiesto – il sottoscritto e il collega Domenico Gattuso – di essere ascoltati per esporre le proposte del Movimento per l’Aeroporto senza mai ricevere una risposta; che abbiamo inviato più volte la nostra proposta senza mai ricevere una risposta; che l’abbiamo riproposta inutilmente nelle due uniche occasioni pubbliche: il Consiglio Comunale aperto e il Consiglio Metropolitano aperto. Due finte aperture alla Città e alla Città Metropolitana cui non ha fatto seguito nessun atto. Al termine del Consiglio Metropolitano aperto venne votato all’unanimità un documento ufficiale in cui il Sindaco della Città Metropolitana assumeva l’impegno di nominare un Consigliere Delegato per l’Aeroporto. Non lo ha mai nominato». Amato parla di «ennesimo scippo alla nostra Reggio Metropolitana che segue a tanti che si sono verificati in 50 anni dopo il 1970. E purtroppo devo rilevare che ci sono ancora persone che fanno di tutto per cancellare o ridimensionare il valore della Rivolta del popolo reggino nel 1970, dando una mano a chi continua a scippare, a chi subisce gli scippi e ai giuda che se ne fanno esecutori». 

Volendo evitare di alimentare una conflittualità che non servirebbe a nulla, in questo momento, ci permettiamo alcune osservazioni sul problema aeroporto. La chiusura forzata può diventare – come tutte le cose buone che generalmente il dopo-crisi riesce a partorire – una seria opportunità per mettere sul tappeto tutti, ripetiamo, tutti i problemi legati alla dissennata non-gestione dell’Aeroporto dello Stretto, alle promesse mai mantenute, alla progettualità mai presentata, alle reali possibilità di rilancio di uno scalo che nel quadro della mobilità regionale (e dello Stretto, non dimentichiamoci di Messina) diventa strategico.

Qualche domanda è d’obbligo. Al sindaco Falcomatà: dov’è stato in questi cinque anni di amministrazione mentre si distruggeva qualunque ipotesi di rilancio dello scalo? Al deputato Cannizzaro e al presidente De Felice: presentati in pompa magna l’arrivo e l’immediata disponibilità di 25 milioni, frutto della capacità politica del deputato reggino, la scorsa estate, dopo sei mesi non c’è traccia né di un bando di gara né di progetti di attuazione. E non era ancora scoppiata la crisi del Covid-19. Un’altra domanda agli amministratori, ai parlamentari, alla Regione (che, per la verità non è ancora nelle sue funzioni operative): perché nessuno ha guardato, analizzato, discusso il progetto Aeroporto del Mediterraneo offerto gratuitamente alla Città metropolitana dagli architetti Nicola Zera Falduto e Pino Falduto con un costo complessivo di 33 milioni per fare ex novo aerostazione e viabilità? Non ci risulta che qualcuno con potere decisionale abbia confutato progettualità o costi, semplicemente è stato ignorato.

Per questa ragione, in questi dieci giorni di chiusura (se non si andrà oltre) è utile una chiamata a raccolta, con umiltà e passione, di tutti gli attori interessati allo scalo di Reggio. SI chiami dello Stretto o del Mediterraneo, questo aeroporto, lo ribadiamo, dev’essere considerato strategico nel piano di rilancio e di crescita di tutta la Calabria. Ci sono anche i soldi del Piano per il Sud a disposizione: certo, quanto tutto sarà passato si potrà pensare alle infrastrutture e mettere mano ai progetti veri e propri. Però, parliamone, parliamone tutti insieme, coinvolgendo da subito la Presidente Santelli e il nuovo Consiglio regionale. L’errore più grande che continua a ripetersi è non vedere i tre scali calabresi (Crotone è a perenne rischio chiusura) come opportunità di fare rete. È quest ala parola magica che può fare la differenza. (s)