di FILIPPO VELTRI – Nei giorni scorsi l’Università della Calabria con il suo Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale dava conto di un accordo di collaborazione con sedici Comuni Calabresi, assieme per fronteggiare strutturalmente il grave problema del caro energia, muovendosi lungo la strada della transizione energetica. sfruttando le risorse del Pnrr, ben 2,2 miliardi, destinati a finanziare la nascita di Comunità di Energia Rinnovabile.
Una presenza distratta su qualche organo di informazione ma poi nulla di più.
Eppure questo è il segno, ulteriore, di come possa crescere il rapporto tra scienza e territorio ma anche quello di segnalare il valore di una Università (nel caso di specie l’Unical) che si collega al mondo che la circonda e lavora per migliorarlo, tra l’altro su un terreno cosi’ attuale e drammatico come il costo dell’energia e gli aumenti che tutti ci stiamo trovando in bolletta su luce e gas.
Il Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale ha dato, infatti, l’avvio all’iter per costruire le prime Comunità di Energia Rinnovabile in Calabria per andare ben oltre l’obiettivo di soddisfare il fabbisogno energetico delle comunità locali, abbattendo drasticamente i costi per cittadini le imprese e gli enti locali.
Si tratta di un’iniziativa di ben più ampio respiro con la quale si intende costruire una cooperazione in forma solidale tra le comunità locali, per produrre energia in forma aggregata da fornire anche al di fuori dei confini delle stesse comunità.
Comunità di Energia Rinnovabile, quindi, che producendo energia oltre il proprio fabbisogno possano produrre reddito per la collettività contribuendo alla riduzione della generazione da fonte fossile e alla decarbonizzazione del sistema energetico.
L’obiettivo è dare alle popolazioni locali la possibilità di passare da semplici passivi consumatori di energia a veri e propri esportatori di una risorsa locale quale, appunto, la preziosa energia solare, per generare risorse economiche per lo sviluppo locale e, nel contempo, decisamente contribuire alla transizione energetica.
La Calabria attualmente, infatti, produce ben 12mila GWh/anno di energia da centrali termoelettriche tradizionali (quasi esclusivamente alimentate a gas) che, tolta una parte destinata al fabbisogno interno, destina all’esportazione verso altre regioni (circa 10.500GWh/anno) che destina all’esportazione fuori regione.
È quindi un grande controsenso per una regione come la Calabria essere un importante produttore ed esportatore di energia da fonte fossile nonostante la preziosa “miniera” di fonti rinnovabili che insistono sul proprio territorio. Risorse preziose in questa grave congiuntura energetica, per l’economia e soprattutto per il soddisfacimento di fabbisogni primari di molte famiglie in difficoltà.
Invertire la tendenza di questo fenomeno che vede la Calabria grande produttore ed esportatore di energia usando il costosissimo Gas, per passare a grande produttore ed esportatore di energia rinnovabile con il pieno coinvolgimento dei cittadini e delle amministrazioni locali.
«L’obiettivo del Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale – dice il prof. Daniele Menniti, responsabile del gruppo di ricerca di Sistemi Elettrici per l’Energia – è quello di contribuire assieme ai Comuni, è quello di sostenere i Comuni in una rivoluzione energetica/ecologica che, dal punto di vista energetico, dovrà far diventare la Calabria la California d’Italia».
Comuni, Regione e Università, quindi, si stanno muovendo sinergicamente con strumenti innovativi che mettono i cittadini al primo posto, in questa importante battaglia per contrastare il caro energia, e avviare concretamente la fase della transizione Ecologica/Energetica, consapevoli che il problema della decarbonizzazione è globale, ma ognuno deve operare localmente e in maniera incisiva ed efficace per limitare i nefasti effetti antropici sull’ambiente e sul clima.
«Agire ora prima che sia troppo tardi – aggiunge Menniti – è fondamentale per evitare che si varchi inesorabilmente il punto di non ritorno. Le istituzioni e, in primis, quelle più vicine ai cittadini come i Comuni, potranno giocare un ruolo strategico per contribuire ad evitare una catastrofe planetaria». In Calabria la sfida è appena iniziata e le premesse per dare un contributo vero alla transizione sembra a portata di mano. (fv)
L’INCONTRO IN CITTADELLA SULLE ENERGIE RINNOVABILI
«La Calabria – secondo il presidente Roberto Occhiuto – è una miniera di energia e in passato l’ha prodotta spesso a vantaggio di grandi imprese nazionali e multinazionali con pochi vantaggi per i calabresi. Anche in questo ambito occorre un governo regionale che sappia utilizzare le risorse a vantaggio soprattutto dei cittadini calabresi mettendo a frutto le opportunità che le grandi imprese possono offrire. Nel caso di specie, però, non si tratta di grandi imprese ma di comunità che possono anche essere costituite per iniziativa di amministrazione locali intelligenti, lungimiranti e che avranno in questa attività il sostegno convinto e determinato della Regione». Una dichiarazione fatta a margine dell’incontro di lunedì in Cittadella per presentare ai sindaci l’opportunità delle comunità energetiche: «La Regione Calabria – ha rimarcato Occhiuto – sta già mettendo mano al piano per l’energia che è troppo datato e va integrato».
Presenti all’iniziativa moltissimi sindaci e rappresentanti degli enti locali calabresi. All’incontro hanno partecipato la sottosegretaria di Stato al Ministero per la Transizione ecologica, Ilaria Fontana, l’assessore regionale con delega all’Energia, Rosario Varì e il deputato del M5s Giuseppe D’Ippolito. «Le comunità energetiche rinnovabili – ha detto Occhiuto – servono a produrre energia e a cederla gratuitamente in maniera tale che si possa intervenire strutturalmente per risolvere un problema che, in questo periodo, sta investendo tutto il Paese e che la Regione non può affrontare semplicemente dando dei contributi, quelli infatti è utile che li dia stato attraverso le leggi di bilancio. La Regione si deve attrezzare per per tentare di risolvere strutturalmente il problema».
«Stiamo vivendo una crisi energetica – ha detto il sottosegretario alla Transizione ecologica Ilaria Fontana (M5S) –. Venerdì in Consiglio dei ministri è stato approvato il Decreto Energia in cui c’è l’inizio di un rapporto strutturale al problema energetico. Non è abbastanza. Sicuramente ci vogliono strumenti strutturali che vanno a toccare a 360 gradi diversi punti. Abbiamo messo a disposizione 6 miliardi per il secondo trimestre, quindi da marzo a giugno. Noi come M5S abbiamo chiesto uno scostamento di bilancio per affrontare in maniera più sistemica il problema delle risorse, che è un problema oggettivo. Il Decreto Energia di venerdì, che ancora deve uscire in Gazzetta Ufficiale, sicuramente è un ottimo inizio, ma bisogna ancora lavorare per strutturare il problema e affrontarlo. C’è poi un problema sociale: si parla di transizione ecologica che è anche una transizione sociale ed etica, per cui nessuno deve restare indietro, e – ha concluso la Fontana – non possono pagarla poi le persone con più fragilità. Le comunità energetiche, che sono al centro della transizione ecologica, possono essere una soluzione a medio e lungo periodo per contrastare la crisi energetica che stiamo vivendo. Questo è uno strumento potentissimo, che serve nell’ottica del nostro momento di vita, ma anche per affrontare questa pandemia energetica che ci sta travolgendo. Le comunità energetiche fanno anche parte del Pnrr con un fondo che riguarda i Comuni fino a 5mila abitanti, però c’è già tutto un quadro normativo ben delineato».
Il presidente Occhiuto ha evidenziato come Il governo abbia investito 10 miliardi più altri 6-7: «Io mi auguro – ha detto il governatore – che ci sia uno scostamento di bilancio per affrontare l’emergenza. Il mio compito comunque è quello di pensare a soluzioni strutturali per la mia regione». (rcz)