L’ALTA VELOCITÀ SI È FERMATA… A EBOLI
E IN CALABRIA SI CONTINUA AD ASPETTARE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Sull’Alta velocità in Calabria è tutto fermo. Un immobilismo che lascia attoniti, considerando quanto sia fondamentale questa infrastruttura per il rilancio della Calabria e per tutto il Sud. Un silenzio che fa comprendere come, da parte delle istituzioni, siano state spese solo belle parole e di concreto non è stato fatto granché. Nonostante in ballo ci sia anche il finanziamento del Pnrr.

Una situazione che fa preoccupare, soprattutto dalle recenti dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini che, nel corso nella seduta della Commissione Ambiente e della Commissione Trasporti, ha dichiarato che l’alta velocità in Calabria è ferma».

«Arrivo al ministero credendo di trovare tutto pronto, e invece per la tratta dell’Alta velocità in Calabria non ci sono né fondi né progetti», ha detto Salvini, sottolineando come «sull’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria non è stato ancora definito con i territori il tracciato del percorso».

Sulla questione è intervenuta la senatrice della Lega Tilde Minasi, sottolineando che ciò «non deve scoraggiare le popolazioni di Calabria e Sicilia».

«L’Alta velocità al Sud – ha ricordato – è una delle priorità che lo stesso Salvini e la Lega si sono poste fin dall’inizio e tale resta, soprattutto in quanto snodo fondamentale per il Ponte sullo Stretto, che ha valenza e benefici per l’intera Italia e l’Europa solo se collegato con il resto del Paese attraverso Infrastrutture moderne ed efficienti. È, dunque, questo l’obiettivo che intendiamo centrare, dando seguito all’impegno preso già in campagna elettorale con i nostri elettori e con gli italiani».

La senatrice, ha assicurato che «il ministro è, infatti, intenzionato a ripartire proprio dall’inerzia delle precedenti compagini governative per dare nuovo impulso, in tempi celeri, a ogni attività e procedura necessaria per colmare i ritardi accumulati».

«Primo passo – ha dichiarato – sarà naturalmente il progetto della linea AV, che va elaborato al più presto scegliendo il tracciato più razionale e conveniente (in questo senso, non sembra essere idoneo l’ultimo ipotizzato, che prevede un “rientro” della linea ferroviaria verso l’interno per poi proseguire parallelamente all’autostrada)».

«È mia ferma intenzione – ha annunciato la senatrice – recuperare personalmente e sottoporre al Ministero gli studi di fattibilità, già condotti qualche anno fa, su un tracciato in grado di ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza tra Roma e Reggio Calabria. Nei prossimi giorni mi attiverò in questo senso, andando poi a consultare man mano i territori per trovare le soluzioni migliori».

«Purché – sia ben chiaro – siano lontane da campanilismi – ha concluso – c’è in gioco il rilancio di due Regioni, Calabria e Sicilia – sottolinea Minasi – e l’opportunità di ottenere, finalmente, quel salto di qualità infrastrutturale indispensabile per colmare ogni gap con il resto del Paese e creare vero sviluppo».

Eppure, se si va a leggere sul sito di Ferrovie dello Stato, viene ribadito come «la nuova linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria costituisce un itinerario strategico passeggeri e merci per la connessione tra il Sud e il Nord della penisola, asse principale del Paese».

Concetto che è stato ribadito anche nei Dibattiti pubblici organizzati proprio su questa infrastruttura che «consentirà di incrementare i livelli di accessibilità alla rete AV per diverse zone a elevata valenza territoriale quali il Cilento e il Vallo di Diano, la costa Jonica, l’alto e il basso Cosentino, l’area del Porto di Gioia Tauro e il Reggino, oltre che velocizzare anche collegamenti verso Potenza, verso la Sicilia, verso i territori della Calabria sul Mar Jonio (Sibari, Crotone) e verso Cosenza e, allo stesso tempo, contribuirà in maniera significativa al potenziamento dell’itinerario merci Gioia Tauro – Paola – Bari (corridoio Adriatico)».

Con la sua realizzazione, viene spiegato sempre nel Dibattito pubblico, «il Sud viene ad essere sempre più vicino al resto d’Italia; permetterà di sviluppare l’economia e frenare l’emigrazione». Ma non è tutto. La vera e propria rivoluzione sta nei tempi: 1 ora e 20 minuti sull’itinerario Roma-Reggio Calabria, passando da 5 ore nello scenario esistente a 3 ore e 40 minuti (nello scenario post realizzazione); 1 ora e 32 minuti sull’itinerario Roma-Cosenza, passando da 4 ore a 2 ore e 28 minuti (nello scenario post realizzazione). E ancora, nella tratta Roma-Sibari, si passerebbe a 2 ore e 44 minuti dalle 4 ore e 11 minuti che ci vogliono; nella tratta Roma-Lamezia si passerebbe a 2 ore e 42 minuti.

Tempistiche che aiuterebbe sicuramente il turismo, perché con delle infrastrutture funzionanti, le persone saranno incentivate a venire in Calabria. Secondo il Dibattito pubblico, «all’anno 2035, il territorio potrà beneficiare di 51.055 presenze turistiche addizionali e 50 milioni di euro di spesa dei turisti addizionali».

Una visione che potrebbe non essere così tanto irrealistica, considerando che la nostra regione con il mare, la montagna e i suoi borghi può accontentare ogni tipo di “palato”.

Ma parliamo degli investimenti. Grazie al Pnrr, «gli investimenti previsti – si legge sul sito di Ferrovie dello Stato – per gli interventi prioritari dell’AV Salerno-Reggio Calabria sono complessivamente 11,2 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi di euro per l’intervento del lotto 1a Battipaglia-Romagnano, finanziato con i fondi del Pnrr; 9,4 miliardi di euro, finanziati con fondi complementari, per il completamento del lotto 1, per il lotto 2 e per la realizzazione del raddoppio Cosenza-Paola/S.Lucido (circa 1,4 miliardi di euro, di cui circa 1,2 miliardi per la galleria Santomarco)».

«Sono, inoltre – si legge ancora – previsti 400 milioni di euro per gli interventi prioritari sulla Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto, tra i quali rientra l’interconnessione tra il lotto 1a e la linea esistente Battipaglia-Potenza (fondi Pnrr). La conclusione dei lavori del lotto 1a e dell’interconnessione è prevista per il 2026 in linea con gli obiettivi del PNRR; del Raddoppio Cosenza-Paola/S.Lucido (galleria Santomarco) è prevista per il 2030».

Un’ottima notizia, potremmo dire. Se non fosse che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, abbia denunciato che «non ce n’è una, in Calabria, delle opere strategiche finanziate con il Pnrr», nel corso del suo intervento alla manifestazione della Fondazione Magna Gracia svoltasi a Roma.

«Nel Piano c’è 1 miliardo e 800 milioni per l’Alta Velocità ma si ferma al confine con la Calabria. Ci sono altre risorse nel Fondo Complementare – ha continuato –, però non bastano per completarla fino a Reggio Calabria. Io sono molto preoccupato, perché non c’è un solo investimento infrastrutturale importante per lo sviluppo della Calabria».

«Nel Pnrr non c’è nessuna attenzione per le regioni che devono svilupparsi attraverso le infrastrutture», ha denunciato il Governatore, ricordando che «al Sud parliamo sempre di Alta Velocità anche perché c’è una distanza abissale tra la qualità offerta dalle Frecce e il servizio degli intercity. I servizi ferroviari locali vanno riqualificati. È giusto parlare di Alta Velocità, ma ci dimentichiamo che in Calabria ci sono tratte che non sono neanche collegate alla linea elettrica» .

«La Regione ha destinato delle risorse dei Fondi per lo Sviluppo e la Coesione per elettrificare questa parte della tratta – ha concluso Occhiuto –. Ci vorrebbe un po’ di celerità, che fino ad oggi non ho visto». (ams)

Alta Velocità Salerno-Reggio: il dibattito su Cosenza-San Lucido

A seguito degli incontri tenuti a Montalto Uffugo e a Paola, si è accesa l’attenzione, fino a quel momento molto debole, sulle opportunità aperte dalla nuova linea AV Salerno Reggio Calabria ma anche sui problemi che pone la tratta Cosenza – Paola / San Lucido ai territori interessati.

«Negli ultimi dieci giorni sono arrivati molti documenti, con critiche e domande, già pubblicati sul sito del Dibattito Pubblico (dp.avsalernoreggiocalabria.it). – dichiara il Prof

Roberto Zucchetti , coordinatore del Dibattito Pubblico – . «Entro fine agosto – continua – sarà pubblicato il documento “Questioni emerse nel dibattito e domande”: sarà un documento molto corposo che farà sintesi di tutti i contributi, interventi orali e documenti scritti».

La relazione conclusiva conterrà le risposte che il Promotore, RFI, avrà fornito a tutte le domande. Anche questo documento sarà pubblicato sul sito della Commissione Nazionale e del Dibattito Pubblico.

Nel dossier,  l’opera è vista come opportunità di sviluppo sostenibile del territorio. «L’attuale sistema delle infrastrutture del trasporto in Italia –si legge nel dossier –  sconta carenze e ritardi che hanno effetti significativi sul potenziale di crescita e sulla competitività del Paese, oltre che sulla coesione sociale. Tale debolezza è acuita dal permanere di forti divari territoriali fra Nord e Sud, ma anche tra aree urbane e aree interne e rurali, che rappresentano un forte ostacolo ad equa distribuzione delle opportunità di sviluppo socioeconomico e ambientale e determinano livelli di qualità dei servizi di trasporto molto difformi sul territorio.

In questo contesto, le infrastrutture ferroviarie possono rappresentare un’opportunità concreta per innescare dinamiche virtuose volte a colmare squilibri territoriali tra le diverse aree in termini di integrazione, accessibilità, sviluppo socioeconomico nonché contribuire al raggiungimento della decarbonizzazione del settore dei trasporti.

In quest’ottica, è stata condotta una specifica analisi di sostenibilità volta a offrire una lettura chiara sulle potenzialità, correlate alla realizzazione del Raddoppio Paola/S. Lucido – Cosenza, di generare valore con particolare riferimento alla capacità intrinseca del Progetto di contribuire alla ridefinizione del futuro assetto infrastrutturale del Sud d’Italia, al raggiungimento dei target europei di riduzione delle emissioni e di progressiva decarbonizzazione della mobilità nonché di uniformare la qualità dei servizi di trasporto e ridurre gli squilibri territoriali tra aree del Paese.

A tale scopo sono stati identificati specifici benefici in termini di:

• maggiori connessioni tra territori;

• nuovi scenari di mobilità sostenibile;

• aumento dell’accessibilità e dell’integrazione della rete;

• incremento della qualità della vita della collettività;

• attrattività dei luoghi che rendono tangibili i benefici e le opportunità in una prospettiva di lungo periodo.

Benefici sociali, ambientali ed economici in una prospettiva di lungo periodo.

Ogni miglioramento apportato al sistema infrastrutturale in termini di incremento della mobilità sostenibile ed inclusiva, maggiore efficienza trasportistica e minori ripercussioni sull’ambiente, incide positivamente sulla capacità di crescita dei sistemi economici, sul livello di coesione territoriale, sul benessere della collettività e sulla tutela ambientale del territorio interessato. 

Tali considerazioni assumono ancora più importanza in relazione allo specifico contesto di riferimento che risulta essere caratterizzato da profondi ritardi di sviluppo e rilevanti squilibri infrastrutturali sia in termini di capillarità che di prestazioni della rete ferroviaria rispetto alle altre aree d’Italia e alle altre regione dell’Unione Europea.

Il Raddoppio Paola/S. Lucido – Cosenza, che prevede la realizzazione della nuova Galleria Santomarco e della nuova fermata, rappresenta uno degli elementi fondamentali nel disegno di uno scenario più ampio che vede la realizzazione di un sistema infrastrutturale moderno e sostenibile per il Sud, in grado di rispondere alle esigenze di mobilità di un ampio bacino interregionale. La rilevanza strategica del Raddoppio Paola/S. Lucido – Cosenza (Galleria Santomarco), è rinvenibile in primo luogo nel suo posizionamento geografico all’interno dello scenario infrastrutturale futuro previsto per il Mezzogiorno d’Italia, in quanto è strettamente correlato alla realizzazione della nuova linea AV ed è finalizzato ad ottimizzare il traffico passeggeri/merci della linea. La linea Paola-Cosenza ricade nella tratta che costituisce il valico dell’appennino calabro per l’itinerario Gioia Tauro – Sibari – Taranto – Bari; essendo realizzata a singolo binario rappresenta, pertanto, un tratto critico dell’itinerario stesso a causa delle sovrapposizioni del traffico merci Gioia Tauro – Taranto – Bari con quello regionale sulle relazioni Reggio Calabria – Lamezia Terme – Cosenza e Battipaglia – Paola – Cosenza.

La realizzazione del Programma di interventi AV rappresenta un’opportunità concreta di valorizzazione del territorio, tracciando, direttamente e indirettamente, benefici ad ampia scala quali:

• benefici correlati alla maggiore connessione e coesione territoriale, grazie ad un efficientamento e modernizzazione del sistema infrastrutturale meridionale e al miglioramento dei collegamenti tra le regioni del Sud Italia, con vantaggi per il trasporto merci e passeggeri;

• benefici sulla qualità della vita, per effetto di un trasporto ferroviario più competitivo e la conseguente redistribuzione del traffico stradale verso modalità di trasporto di viaggiatori e merci più sostenibili con vantaggi per la sicurezza della collettività e per l’ambiente.

• benefici socio-economici, connessi alla fase di esercizio dell’infrastruttura, in termini di incremento della fruibilità del territorio, con vantaggi per l’economia locale, ed alla fase di costruzione dell’opera, in termini di valore aggiunto e posti di lavoro sostenuti dall’attivazione della catena di fornitura del progetto infrastrutturale.

Le principali ipotesi formulate relativamente al segmento merci sono:

• per quanto riguarda i terminal nell’area, è stato considerato lo sviluppo commerciale del terminal intermodale di San Ferdinando presso il Porto di Gioia Tauro (infrastruttura già realizzata dall’AdP di Gioia Tauro (oggi AdSP dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio) e affidata in concessione a MSC secondo il piano incluso nel già citato Studio di Fattibilità del 2015, che ne prevede lo sviluppo sia per il traffico dei contenitori marittimi che per il trasporto terrestre tra la Calabria e le altre regioni d’Italia, isole escluse. Questi interventi, insieme al raddoppio della galleria Santomarco fra Paola e Cosenza, sosterranno lo sviluppo del traffico merci sul vettore ferroviario in conseguenza del miglioramento dell’efficienza del sistema e per il superamento dei vincoli di capacità nel tratto di binario singolo.

• si assume che, nella prospettiva di conseguire i target fissati nelle direttive strategiche europee (Strategia per una Mobilità Sostenibile e Intelligente del dicembre 2020) e nazionali (Allegato Infrastrutture al DEF 2021) siano poste in essere misure di accompagnamento allo sviluppo del traffico ferroviario a sostegno della sua rinnovata competitività.

Nello specifico documento “Studio di trasporto” vengono descritte più in dettaglio le ipotesi adottate nella definizione degli scenari relativi al traffico merci, separatamente per la componente di trasporto terrestre nazionale tra Calabria e Sicilia ed il resto d’Italia e per il trasporto ferroviario di contenitori marittimi, legato a scambi con l’Estremo Oriente attraverso il porto di Gioia Tauro.

La linea prevedrà il transito di traffico misto viaggiatori e merci nel rispetto degli attuali standard europei.

Nelle analisi a supporto dell’investimento, sono state effettuate delle proiezioni per le variabili legate al turismo, ovvero il numero di arrivi e quello delle presenze per quanto riguarda la domanda e il numero di posti letto a disposizione per quanto riguarda l’offerta, al fine di comprendere l’attrattività dal punto di vista turistico delle zone in esame in modo tale da stimare efficacemente la parte di mobilità che rientra negli spostamenti occasionali legati al turismo.

La quantificazione dei benefici derivanti dall’investimento si appoggia ai risultati di uno Studio di Traffico che ha determinato, sulla base di un apparato modellistico per il traffico viaggiatori e di uno relativo al traffico merci, l’interazione tra la domanda e l’offerta di trasporto in due scenari messi a confronto:

• lo scenario di progetto che prevede la realizzazione del lotto 1, del raddoppio Paola-Cosenza e la velocizzazione della linea Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto;

• lo scenario di riferimento che non prevede questi interventi.

Dal confronto tra previsioni di traffico dello scenario di progetto e di riferimento, lo Studio di Trasporto ha stimato un incremento di traffico ferroviario e:

• una correlata diminuzione del traffico stradale, sia per il trasporto passeggeri sia per il trasporto merci;

• una diminuzione del traffico aereo per il trasporto passeggeri;

• una diminuzione del traffico marittimo per il trasporto merci. 

SULL’ALTA VELOCITÀ FS SALERNO-REGGIO SERVE UN CAMBIO DI ROTTA DEL GOVERNO

di DOMENICA CATALFAMO – Nonostante i due anni di continui annunci da parte dei Ministeri competenti, al momento nessuna positiva prospettiva sull’Av sulla direttrice Salerno-Reggio Calabria… qualche data che mette in evidenza come solo un immediato cambio di rotta ed un’iniziativa forte e decisa del governo centrale, potrebbe invertire la tendenza attuale e dare prospettive al diritto alla mobilità dei cittadini calabresi (e siciliani…).

Era il maggio del 2020 quando il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli annunciava l’imminente avvio dello studio di fattibilità per la realizzazione dell’alta velocità ferroviaria. Solo per inciso, nello stesso periodo veniva annunciata il rilancio del progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto… (!)

All’epoca, a pochi mesi dall’insediamento della precedente Giunta Regionale, si apprezzava quello che sembrava un rinnovato interesse del Governo verso la nostra Regione e si avviavano le  prime interlocuzioni di approfondimento sui contenuti tecnici di quanto sembrava fosse in fase di avanzata programmazione.

Dopo qualche mese, a settembre 2020, durante un incontro presso la sede centrale di Rfi si constatava con mano che di fatto lo studio di fattibilità non era stato neanche avviato!! Ma, incredibilmente, pochi giorni dopo quell’incontro, il Ministro De Micheli annunciava che entro il successivo mese di novembre lo studio sarebbe stato concluso e addirittura illustrato ai territori e alle competenti Commissioni… (in pratica uno studio non ancora avviato, sarebbe stato concluso in due mesi!!).

Termine ovviamente non rispettato e solo nel mese di aprile 2021 il ministro Giovannini, nel frattempo subentrato al dicastero del MIMS, ha reso pubblico il “Documento di fattibilità delle alternative progettuali – Nuova Linea AV Salerno/RC“.

L’Assessorato regionale, pochi giorni dopo aver ricevuto lo studio, rilevando notevoli criticità tecniche nelle ipotesi progettuali di RFI ha chiesto con insistenza un immediato incontro, poi tenutosi il successivo giugno 2021 sempre presso la sede di RFI alla presenza della Struttura tecnica di Missione.

In quella sede i rappresentanti del Mims e di Rfi, prendendo atto delle criticità esposte, tutte oggettive e inconfutabili, si riservavano approfondimenti e modifiche, chiedendo la formalizzazione delle osservazioni tecniche.

Conseguentemente nel mese di luglio 2021 i competenti Uffici della Regione Calabria inviavano ad Rfi tutte le osservazioni tecniche allegando anche specifica documentazione a conferma di quanto si asseriva e della imprescindibilità della revisione dello studio. Nella lettera sono stati evidenziati i punti fondamentali che rendono il progetto presentato “irricevibile” da parte di questo territorio: – analisi benefici/costi non adeguata alle future potenzialità dell’opera (grave sottovalutazione benefici) e basata sui costi necessari a realizzare una Av mista (passeggeri e merci), molto maggiori di quelli per l’Av passeggeri – palesemente sottostimata la riduzione dei tempi che si potrebbero avere con l’adeguamento della linea Lamezia Terme/Rosarno – carenza di valutazioni intermodali rispetto al nodo di Lamezia Terme.

Questi solo alcuni dei presupposti errati assunti alla base di conseguenti scelte tecniche illogiche. Rfi e Mims, più volte interpellati dopo l’invio delle osservazioni sembravano propensi ad una rivisitazione dello studio prima dell’avvio del dibattito pubblico.

Da allora sono trascorsi ulteriori sette mesi ma il progetto di fattibilità, annunciato più volte per la fine del 2021 non è stato presentato e secondo l’ultimo annuncio dovrebbe essere concluso per giugno 2022. Dunque, se dovesse essere rispettata la scadenza del giugno 2022, saranno passati oltre due anni dal primo annuncio del Ministero ed un anno dalla formulazione delle osservazioni tecniche avanzate dalla Regione Calabria. E dal momento dell’avvio del dibattito pubblico, se lo studio che verrà presentato non avrà recepito le osservazioni formulate si dovrà ancora affrontare una lunga fase di contraddittorio che allontanerà sempre di più il momento dell’approvazione del progetto e dell’avvio dei lavori!

Questi ritardi operativi devono essere letti anche nell’ottica delle conseguenziali gravi incertezze sulla copertura finanziaria prevista al momento solo per la “realizzazione di un primo lotto funzionale” ed infatti l’allegato al Documento di Economia e Finanza 2021, pur indicando l’intera direttrice Salerno-Reggio Calabria fra gli interventi prioritari nel settore ferroviario, considera il Progetto di fattibilità tecnico economico non ancora definito ed il costo di 11,2 miliardi trova solo una parziale copertura nel Pnrr. E, nonostante si rilevi un’altissima vetustà media delle opere strutturali, solo di “primi lotti funzionali” parla anche il Documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci del MIMS che ha l’obiettivo di aumentare progressivamente il numero di capoluoghi collegati tra loro in meno di 4 ore e trenta.

Da una lettura incrociata dei documenti di programmazione tecnica con quelli finanziari emerge in maniera chiara che la Calabria ed il Sud potranno realmente ambire ad essere connesse al resto del Paese attraverso le principali direttrici dei corridoi Core della rete Ten T, nei “Dieci anni per trasformare l’Italia” solo se le “Strategie per infrastrutture, mobilità e logistica sostenibili e resilienti” verranno davvero adottate anche per questa parte dell’Italia.

È giunto il momento in cui il Presidente Draghi deve ascoltare concretamente il Governo regionale, abbandonando le ataviche tattiche dilatorie assunte a livello centrale che in decenni hanno provocato un gap tra le diverse aree del Paese che deve essere immediatamente colmato, passando ovviamente dalle infrastrutture stradali e ferroviarie della jonica e dal sistema aeroportuale regionale.

Se segnali certi e tangibili non dovessero arrivare in tempi brevi, anzi brevissimi, le istituzioni tutte della Calabria e della Sicilia dovranno avanzare le proprie pretese in maniera competente, decisa, e senza ammettere repliche…un’azione di questo genere potrebbe costituire una “prova tecnica” per un fronte comune istituzionale e territoriale che dia forza anche alle legittime aspettative per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera strettamente connessa con l’Av… quella vera che, passando per i principali centri della Regione, garantisca l’accessibilità anche al sud del sud dell’Italia! (dm)

SALERNO-REGGIO, ALTA VELOCITÀ FASULLA
QUALI SONO I VERI TEMPI DI PERCORRENZA

di ROBERTO DI MARIA – I toni trionfalistici con i quali la neo Amministratrice Delegata di Rete Ferroviaria Italiana, Vera Fiorani, ha preannunciato le caratteristiche della nuova linea ferroviaria ad “Alta velocità” Salerno-Reggio Calabria, alla luce di qualche semplice ragionamento tecnico, appaiono del tutto infondati, se non decisamente ingannevoli.

La nuova linea, suddivisa in 7 lotti su un’estesa di oltre 445 chilometri, secondo le dichiarazioni della A.D. dovrebbe essere in grado di collegare le due città in meno di quattro ore, rispetto alle attuali cinque. Questa drastica (?) riduzione dei tempi di percorrenza si otterrebbe facendo viaggiare i treni “in media” ad una velocità compresa “fra i 250 e i 300 chilometri all’ora”.

Ora, va bene che a dare numeri sono bravi tutti, ma è pur vero che la matematica non è un’opinione. Infatti, i conti non tornano: se i 445 km della nuova linea fossero davvero percorsi a 250 km orari “di media”, sarebbero coperti in appena 1 ora e 47 minuti. Percorrenza che scenderebbe, addirittura a 1 ora e 29 minuti se la linea fosse percorsa a 300 km/h. Troppa grazia, Sant’Antonio!

Accontentiamoci pure di 2 ore per una eventuale linea Salerno-Reggio Calabria ad alta velocità vera, e chiediamoci come mai si arrivi a raddoppiare questo tempo di percorrenza su una linea realizzata secondo gli stessi criteri tecnici con cui è stata realizzata la dorsale Napoli-Roma-Milano-Torino. Sarà perché i criteri tecnici non sono affatto gli stessi, trattandosi di un’alta velocità farlocca?

Certo, dalle stesse dichiarazioni della Fiorani veniamo a sapere che i treni subiranno un non meglio precisato “rallentamento a 160 chilometri all’ora vicino Praia a Mare”; ma, anche considerando questo fattore, i conti non tornano ugualmente. A meno che il territorio di Praia a Mare non comprenda tutti i 445 km del tracciato, estendendosi, con un miracolo di geografia politica, su tre regioni (Campania, Basilicata e Calabria). E che il rallentamento sia a 110, anziché 160 chilometri orari.

Errare è umano, sia per la AD di Rete Ferroviaria Italiana che per i giornalisti che hanno riportato questi singolari dati tecnici. Peccato che la stessa narrazione della presunta Alta Velocità di questa nuova linea ferroviaria sia stata riportata, paro paro, da numerose altre voci, anche qualificate.

Mi chiedo: piuttosto che incorrere in così clamorose topiche, perché non presentare le cose per quello che effettivamente sono? La nuova ferrovia, che si inerpicherebbe verso il vallo di Diano per poi scendere nuovamente a mare proprio in corrispondenza della ridente località di Praia, quindi tornare a salire verso la valle del Crati e raggiungere Cosenza, ed infine seguire, per sommi capi, il tracciato dell’autostrada A2 fino a Reggio, altro non sarebbe che l’ennesima linea ad “Alta Velocità di Rete” (AVR). Concepita come le costruende Napoli-Bari e Messina-Catania-Palermo, con velocità di progetto di 160-180 km/h.

Velocità che, considerando le numerose fermate che ormai sembra siano diventate un obbligo di legge (e di convenienza politica) per tutti i treni a sud di Napoli, farebbe  quadrare i conti della Fiorani; a meno, ovviamente, della bufala dei 300 km/h. Il tutto alla modica cifra di 22,8 miliardi di euro, solo per i primi tre lotti.

Meno male che la A.D. di RFI si sia affrettata a precisare che la nuova linea prevede un modulo” di 750 metri, che si traduce nella possibilità di consentire la percorrenza della linea da parte dei treni lunghi”, spacciandola per una novità assoluta. In realtà, si tratta dell’adeguamento di sistemi di circolazione e piazzali di stazione alla percorrenza ed allo stazionamento di treni lunghi fino a 750 m., che allo stato attuale non avrebbero modo di essere composti, sulla dorsale tirrenica come in qualsiasi altra linea ferroviaria a sud di Bologna. Convogli di questa lunghezza sono richiesti dalle caratteristiche del moderno trasporto merci su ferro, con particolare riferimento al traffico containers, vitale per porti come Gioia Tauro.

A livello europeo tali adeguamenti tecnico-logistici sono attuati già da parecchi anni, tant’è che il “modulo 750” è previsto obbligatoriamente per i corridoi TEN-T, che però sono rimasti sulla carta in tutta l’Italia meridionale. Quindi, in sintesi, si tratta di ottemperare, con notevole ritardo, a consolidate prescrizioni europee, che farebbero finalmente decollare la portualità meridionale fino a metterla nelle condizioni di divenire la porta dell’Europa per le merci provenienti dal Far East; oggi recapitate inesorabilmente verso i porti del ricco nord Europa.

Tornando al concetto di Alta Velocità, ci tocca prendere amaramente atto che anche questo progetto, nonostante i costi elevatissimi, viene ridimensionato dal mito della “non remunerabilità” della AV “classica” da 300 km l’ora: una tesi ormai strenuamente sostenuta dagli ambientalisti al caviale, che sembrano essersi stabilmente piazzati all’interno dei Ministeri romani, in piena epoca di decrescita infelice.

Con buona pace degli studi che, dalla Università Federico II a Prometeia, vedono proprio nell’assenza della AV e nell’isolamento territoriale il primo ostacolo alla crescita del PIL.

A prenderli sul serio, insieme a qualche secolo di tecnica ed economia dei trasporti, si comprenderebbe bene come l’infrastrutturazione qualificata, reale e non semplicemente proclamata, sarebbe la prima cosa da fare in territori svantaggiati come il nostro Sud. Che, ormai, non richiede più di essere rilanciato come parte produttiva del Paese, ma di porre in essere, con estrema urgenza, tutto il possibile per arginarne l’inarrestabile declino socio-economico che lo allontana sempre di più dal resto d’Italia e dall’Europa.

Legambiente boccia l’alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio

Il quotidiano Il Manifesto ha pubblicato ieri l’intervento del vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini, che stronca e boccia il progetto dell’alta velocità ferroviaria tra Salerno e Reggio Calabria, augurandosi che il ministro Giovannini «riesca a realizzare il cambio di impostazione di cui ha bisogno il nostro Paese. Perché la sfida non è risparmiare 45 minuti su 400 chilometri di tracciato, ma realizzare qualcosa di davvero utile. Che dia la possibilità di collegare più velocemente Napoli con Reggio Calabria».

Con tutto il rispetto per le opinioni di Zanchini e Legambiente, non ci risultano ancora disponibili tappeti volanti (di un’improbabile Aladdin Airlines) da utilizzare sulla vergognosa tratta Salerno-Reggio Calabria e salvo a voler insistere au una mobilità in-sostenibile nel nostro territorio, saremmo curiosi di capire quali sono le soluzioni «alternative”, per «salvare gli appennini calabresi» da nuovi scavi e gallerie. Ai lettori proponiamo integralmente lo scritto di Zanchini che è apparso ieri sul quotidiano “comunista”, così da permettere di conoscere le idee di Legambiente sulla Calabria.  (s)

«L’ebbrezza dei finanziamenti europei – scrive Zanchini – può generare mostri. L’idea che grazie alle risorse di Next generation UE tutto sia possibile è particolarmente pericolosa per un Paese come il nostro, come purtroppo abbiamo già visto nell’ennesima ripresa del penoso dibattito sul Ponte sullo stretto di Messina. Ma forse ancora più preoccupante è quanto si trova nero su bianco nel progetto di nuova linea ad alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria presentato da RFI.

Chi può essere contrario a rendere più veloci e frequenti i collegamenti in treno al Sud? Nessuno, eppure il progetto proposto è da contrastare con forza, come l’idea che l’area del Paese che più ha bisogno di attenzioni e investimenti la si possa rilanciare con una nuova linea ferroviaria a doppio binario tra le montagne dell’Appennino, dove i treni possano correre a 300 chilometri all’ora. Ossia in una delle zone più complicate del Continente da un punto di vista morfologico e sismico, per cui la spesa inevitabilmente schizza alle stelle, con una previsione che si aggira tra i 22 e i 29 miliardi di euro. Ma siamo ancora a un preventivo di massima, come si scrive con chiarezza, tutto da verificare. Ancora prima delle questioni ambientali, che pure sono rilevanti con quasi 190 chilometri di gallerie da scavare e viadotti da tirare su tra Battipaglia, Praia e Tarsia, è proprio la spesa prevista a risultare inaccettabile. 

Se pure quelle risorse vi fossero, ed è tutto da dimostrare, vi sono certamente altre priorità più urgenti in territori dove in questi anni si è visto tagliare tutto: dalla sanità alla scuola, dagli interventi per fermare il dissesto idro-geologico al recupero di un patrimonio edilizio sempre più degradato. Senza considerare che in questa area del Paese negli ultimi dieci anni gli intercity e i treni regionali in circolazione si sono ridotti e sono ancora invecchiati. Evidentemente in Italia non ci sono i soldi per garantire i treni in circolazione, ma possono trovare per l’opera più costosa che il nostro Paese abbia mai messo in campo. Il problema è che anche da un punto di vista trasportistico il gigantismo del progetto proprio non sta in piedi. Nelle 222 pagine consegnate alle commissioni parlamentari manca l’unica simulazione che ci si sarebbe aspettati: ossia come migliorare la linea a doppio binario che oggi esiste tra Salerno e Reggio Calabria, con investimenti tecnologici, varianti nei tratti problematici, revisione delle sagome di alcune gallerie per renderle percorribili anche ai nuovi treni merci più lunghi, adeguamento di alcuni raggi di curvatura. E poi, rafforzamento delle connessioni con i porti di Gioia Tauro, con l’aeroporto di Lamezia Terme e con Cosenza, con la linea Jonica verso Taranto e Bari. 

Tutto questo non c’è, forse perché non piaceva a chi non vede l’ora di potersi candidare a muovere cemento a caro prezzo, come è sempre avvenuto in Italia per i cantieri dell’alta velocità che sono i più costosi d’Europa. Dobbiamo augurarci che il ministro Giovannini riesca a realizzare, proprio a partire da questo progetto, il cambio di impostazione di cui ha bisogno il nostro Paese. Perché la sfida non è risparmiare 45 minuti su 400 chilometri di tracciato, ma realizzare qualcosa di davvero utile. Che dia la possibilità di collegare più velocemente Napoli con Reggio Calabria, ma soprattutto di dare un segnale di cambiamento da subito a chi vive in questa parte del Paese. Un progetto che renda possibile quello che oggi rimane un sogno per cittadini e turisti, ossia di muoversi senza auto tra città, porti e aeroporti, località balneari. 

Sono queste le idee che devono trovare spazio nel recovery plan italiano, lasciando da parte le ambizioni di chi vorrebbe riempire di gallerie l’appennino».

(Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente)

[courtesy Il Manifesto]