San Demetrio Corone protagonista a Tirana nell’evento “Dita e Arbëreshëve”

San Demetrio Corone, rappresentata dal sindaco Ernesto Madeo, è stata protagonista nel Giorno degli Arbëresh, manifestazione internazionale organizzata sotto gli auspici del Primo Ministro della Repubblica d’Albania, Edi Rama, e del Ministero per l’Europa e gli Affari Esteri.

Intervenuto in veste di ambasciatore del patrimonio storico-culturale tracciato dal grande poeta e letterato Girolamo De Rada, alla presenza della Ministra della Cultura Elva Margariti, il sindaco Madeo si è reso testimone diretto del notevole patrimonio culturale, letterario, tradizionale e storico-architettonico della Capitale dell’Arbëria italiana.

Nella sua relazione ha prospettato l’avvio di un interessante programma di valorizzazione territoriale e di promozione del patrimonio deradiano, attraverso la realizzazione di un Parco Letterario intitolato al grande poeta Girolamo De Rada, delineato con architetti, esperti del marketing territoriale ed accademici della Fondazione Solano, con un progetto da incastonare nella visione di una Rete dei Luoghi che travalicherà i confini regionali.

Per due giorni, nel Palazzo dei Congressi del Paese delle Aquile, si sono riuniti rappresentanti e personaggi noti della Comunità arbëreshe, insieme a ricercatori e storici provenienti da tutto il mondo, per discutere del passato e del futuro dell’Arbëria, grazie all’apporto e all’interesse sempre più forte che si è venuto ad instaurare tra la Repubblica di Albania, per come confermato negli interventi del Presidente Bajram Begaj e del Premier Edi Rama, e la Calabria, rappresentata nella sua volontà dalla presenza e dalle parole della Vice Presidente della Regione, Giusy Princi, e da Ernesto Madeo, intervenuto nell’occasione anche nella sua veste istituzionale di Commissario della Fondazione Arbëreshe di Calabria.

Un’occasione di confronto multidisciplinare, di alto spessore culturale e programmatico in cui il Sindaco di San Demetrio Corone ha saputo sottolineare e imporre che l’essere arbëresh rappresenta un valore socioculturale di notevole importanza, ma che partendo dall’apertura offerta dalle autorità albanesi intende contribuire alla costruzione di un circuito culturale ed economico virtuoso.

Perché l’Arbëria, oltre ad essere uno scrigno colmo di preziosi elementi culturali, tradizionali, di ritualità e costume, deve diventare anche un luogo riconosciuto di scoperta turistica, di impresa, di fonte di lavoro e di sviluppo economico. E la Calabria, con le sue numerose comunità arbëreshë, rappresenta per l’Albania un partner certamente affidabile e un interlocutore privilegiato.

Il mondo dell’Arbëria calabrese offre un patrimonio culturale, artistico e ambientale tra i più rilevanti d’Italia: un giacimento di risorse materiali e immateriali che costituisce un forte elemento di attrazione per nuovi flussi turistici e, di conseguenza, un’importante risorsa economica.

E considerato il mutare dei diversi tipi di consumo turistico e visti i dati emergenti circa una crescente domanda di turismo culturale, l’Amministrazione comunale sottoscriverà presto un importante protocollo con il Ministero della Cultura albanese.

Il progetto prevede di declinare e realizzare un sistema di risorse culturali e rurali dei territori che verranno interessati dagli itinerari deradiani, a nome di quel grande pensatore nato a Macchia Albanese, padre della letteratura Rilindja albanese, sepolto nella chiesa matrice del suo luogo natio, ma fortemente legato a quella che riteneva la sua madre patria, pur non visitandola mai.

Un progetto ambizioso quello dell’amministrazione Madeo, che potrebbe stimolare la nascita e lo sviluppo di nuove attività turistiche sostenibili e dare così vita ad una Rete Interregionale e Transnazionale dei Luoghi capace di porre i due popoli sotto una comune matrice culturale.

Oggi, valorizzare i luoghi deradiani rappresenta una grande opportunità per l’amministrazione Madeo, che si sta già adoperando su più fronti per definire l’acquisto della casa natale del Poeta, per restaurala e renderla fruibile a turisti e studiosi.

Casa De Rada rappresenta per il Comune un bene di indiscusso ed elevato interesse storico, uno straordinario marcatore identitario culturale da inserire all’interno dei circuiti di promozione turistica del mondo arbëresh.

Nell’Arbëria sono ancora tanti i luoghi e i siti esistenti e visitabili di alto interesse storico-culturale e di alto valore turistico da promuovere ai visitatori, che possono accompagnare i turisti alla scoperta di un territorio ricco e impregnato del sentimento e dell’opera di scrittori, poeti e artisti di vario genere: un insieme di espressioni e un grande patrimonio materiale e immateriale da valorizzare, al fine di consolidare i già forti legami storico-culturali che uniscono e contraddistinguono da oltre 500 anni le diverse attività umane di due popoli straordinari, che ancora oggi si ritrovano accomunati nell’ambito produttivo dell’artigianato, dell’agricoltura e del commercio.

Un’azione mirata e sinergica tra due regioni europee che potranno così riconsiderare l’identità di quei luoghi sopra richiamati, attraverso l’istituzione di itinerari culturali e ambientali da recuperare, tutelare, valorizzare, promuovere e rendere fruibili per un turismo sostenibile a carattere esperienziale.

Per fare ciò è stato proposta la possibilità di disegnare in maniera trasversale e collegiale una nuova offerta culturale e turistica dei territori dell’Arbëria di Calabria e delle regioni di Albania, unendo idealmente la storia con le diverse storie, con gli usi e i costumi, oltre che con l’ambiente, l’arte, la musica, la gastronomia e le leggende locali, al fine di proporre itinerari diversi rispetto al turismo tradizionale, soprattutto tenendo presente i cambiamenti radicali avvenuti negli ultimi dieci anni in ambito turistico.

Un modello di distretto turistico culturale tra Arbëria di Calabria e Balcani, che presenta il viaggio e l’esplorazione della storia al centro del suo interesse, riproducibile con facilità e produttività anche in luoghi e ambienti della nobile terra di Albania. (rrm)

Il Commissario Madeo incontra i sindaci arbëreshë del crotonese

Il Commissario della Fondazione “Istituto Regionale Comunità Arbëreshe di Calabria”, Ernesto Madeo, ha incontrato i sindacidelle comunità arbëreshë di Carfizzi Mario Antonio Amato, di Pallagorio Umberto Lorecchio e di San Nicola dell’Alto Francesco Scarpelli e il consigliere delegato alla Cultura e Festival della canzone arbëreshe di San Demetrio Corone.

Nel corso dell’incontro, svoltosi alla Provincia di Crotone alla presenza del presidente, Sergio Ferrari e coordinato dal giornalista Valerio Caparelli,, è stato illustrato il nuovo percorso programmatico della Fondazione “Istituto Regionale Comunità Arbëreshe di Calabria”, a partire dai prossimi appuntamenti previsti già nei prossimi mesi in Albania, Kosovo e nella nostra regione, oltre la valorizzazione delle tradizioni e della cultura arbëreshe, per come indicato in fase di nomina dal Presidente della Regione,  Roberto Occhiuto, e dall’assessore regionale con delega alle minoranze linguistiche, Gianluca Gallo.

«L’arberia rappresenta un carattere fortemente identitario per il nostro territorio – ha spiegato il Presidente Ferrari in apertura dell’incontro – ed è per questo che non posso che salutare con piacere ed orgoglio la visita del Commissario Madeo che ha scelto Crotone per far conoscere l’attività della Fondazione e gli imminenti impegni ed appuntamenti».

«Il nostro legame con i Balcani, ed in particolare con l’Albania ed il Kosovo, si consolida e diventa strumento privilegiato per promuovere e rafforzare tradizioni e radici e per incentivare e sostenere rapporti e scambi economici. La Provincia di Crotone – ha sottolineato Ferrari – intende sostenere con entusiasmo il percorso tracciato dal Commissario Madeo».

Il Commissario Madeo durante l’incontro ha illustrato non solo le finalità e gli obiettivi della Fondazione che lui ha il compito di traghettare dal commissariamento ad una gestione affidata ad un Presidente ed un consiglio di presidenza costituito dai sindaci dei comuni arbëreshe della Calabria, ma ha anche fornito i dettagli del programma della giornata dell’Arberia di Calabria che si terrà a Tirana nel prossimo mese di giugno.

Le relazioni bilaterali tra Albania e Calabria, sia in termine di amicizia tra le due comunità sia di rapporto socio-economico, sono da sempre molto forti e intense.

La Calabria rappresenta per l’Albania un partner affidabile e un interlocutore privilegiato, soprattutto perché la nostra regione ospita sul proprio territorio la maggiore rappresentanza di origine albanese d’Italia.

Un’amicizia e uno spirito fraterno che, visto lo sviluppo che l’area balcanica sta vivendo da qualche anno, richiedono un’intensificazione delle relazioni e la creazione di un presidio istituzionale e rappresentativo che sia un luogo di incontro a servizio di quanti vogliono istruire percorsi di scambi e reciprocità, capaci di accompagnare e sostenere iniziative imprenditoriali e attività sociali, culturali, professionali ed economiche.

Ci sono settori dell’economia calabrese che possono risultare utili alla crescita economica e commerciale dell’Albania e, viceversa, ambiti delle crescenti realtà produttive e professionali albanesi che potranno ottenere successo e suscitare ampio riscontro presso i Comuni arbëreshe della Calabria: tutte tematiche legate allo sviluppo delle relazioni economiche e sociali tra Calabria e Albania, nell’interesse reciproco di concordare nuove ipotesi progettuali e forme attive di collaborazione e scambio a livello turistico, culturale e sociale, commerciale ed imprenditoriale.

La prima occasione utile per i comuni arbëreshë è rappresentata dalla presenza dell’Arberia di Calabria, che potrà così promuovere il suo vasto patrimonio materiale e immateriale nel corso di una giornata riservata, con data in via di prossima definizione, prevista all’interno del programma della Settimana d’Italia in Albania, che si svolgerà a Tirana dall’1 al 7 giugno p.v., con la partecipazione attiva delle realtà istituzionali, associative pubbliche e private e imprenditoriali appartenenti alle comunità arbëreshë.

Una kermesse di eventi dedicati che ricade in concomitanza ai diversi appuntamenti previsti dalla Municipalità di Tirana, nominata come “Città Europea per lo Sport 2023”.

Dopo la bozza di programma, già promossa presso l’Ambasciata d’Italia in Albania, farà presto seguito il piano di interventi per l’intera giornata, per poi passare alla fase operativa con gli Uffici ministeriali albanesi, ai settori interessati del Comune di Tirana e agli Uffici della nostra Ambasciata, per la formulazione.

E soddisfazione è stata espressa dai sindaci di Pallagorio Umberto Lorecchio, di Carfizzi Mario Antonio Amato e di San Nicola dell’Alto Francesco Scarpelli, comunità nelle quali le tradizioni, la cultura e la storia arbëreshe sono parte viva e presente. (rkr)

La Repubblica del Kosovo e la Fondazione degli Arbëreshë di Calabria pronti ad avviare processi reciproci di sviluppo economico e culturale

Ernesto Madeo, commissario della Fondazione “Istituto Regionale Comunità Arbereshe di Calabria e sindaco di San Demetrio Corone, ha annunciato l’avvio di una serie di iniziative e relazioni di carattere socio-economico e di scambio turistico-culturale tra la Repubblica del Kosovo e la nostra regione.

«La visita istituzionale del Presidente del Kosovo e gli incontri che ha tenuto con le nostre istituzioni e alcune comunità arbëreshë di Calabria – ha dichiarato il Commissario Madeo – non manifesta solo un forte interesse istituzionale o storico da parte delle massime autorità di questa giovane Repubblica verso l’Italia, in generale, e la Calabria, in particolare, ma è testimonianza viva di un rapporto saldo tra  due popoli e di una volontà di crescita comune che ci porterà all’avvio di reciproci processi di sviluppo».

Nel corso della visita istituzionale tenuta a San Demetrio Corone, alla presenza anche dell’Ambasciatrice del Kosovo in Italia, Lendita Haxhitasim, la Presidente ha tenuto a ribadire al Sindaco Madeo l’importanza che riveste l’azione culturale che entrambe le parti devono produrre per dare slancio e concretezza al rafforzamento delle relazioni tra i due paesi, soprattutto se si considera che molti giovani kosovari hanno vissuto in Calabria studiando presso gli atenei calabresi, tra questi proprio l’ambasciatrice Haxhitasim che dall’Università della Calabria ha avviato il suo percorso di formazione e crescita professionale per la carriera diplomatica.

Nella sua tappa sandemetrese la Presidente Osmani ha potuto così apprezzare dal vivo la cittadina ritenuta la capitale culturaledelle comunità arbëreshë d’Italia, lo ha fatto visitando prima la struttura del Collegio di Sant’Adriano, storico simbolo di cultura ove si è formata l’intellighenzia arbëreshë, spostandosi poi a Macchia Albanese, luogo natio e fonte di colta ispirazione del sommo poeta arbëresh e padre della letteratura albanese moderna, Girolamo De Rada.

«Concordo pienamente – ha detto Madeo – con il pensiero del Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e con l’operato dell’Assessore regionale alle minoranze linguistiche, Gianluca Gallo, sulla possibilità di costruire con la Repubblica del Kosovo e con tutta la regione balcanica nuovi ambiti di sviluppo in termine di relazioni economiche e di rapporti commerciali tra imprese, soprattutto in ambito turistico e produttivo».

«La Calabria – ha sottolineato il Commissario Madeo alla Presidente Osmani –, essendo la regione che da sola conta più comunità arbëreshë di tutte le altre regioni italiane, si candida a diventare un’autorevole protagonista di quel ponte che l’Europa mediterranea deve costruire insieme all’intera area dei Balcani. E la comunità arbëreshë farà ancora una volta la sua parte in tal senso, ad iniziare dalla fattiva presenza dell’Arberia di Calabria in due importanti appuntamenti che ha promosso l’Ambasciata del Kosovo nei prossimi mesi di maggio e ottobre». (rrm)

La Presidente del Kosovo in Calabria: «Sono tra i miei fratelli»

«Sono qui in mezzo ai miei fratelli e sorelle e porto i saluti affettuosi del mio popolo. Gli arbëresh sono una colonna dell’identità di tutto il nostro popolo e hanno giocato un ruolo importantissimo nel mantenimento della nostra cultura e della lingua». È quanto ha dichiarato la presidente della Repubblica del Kosovo, Osmani Sadriu, in visita a Frascineto.

La presidente, infatti, è in Calabria per partecipare a una serie di iniziative programmati dall’Amministrazione comunale che si sono conclusi con la cerimonia di intitolazione di “Piazza Kosovo/Sheshi i Kosovë”.

Nel pomeriggio, poi, la presidente ha partecipato alla tradizionale cerimonia della Vallje e Martja e Pashkëvet (Martedì di Pasqua), la celebre ridda che è l’unica danza giunta fino ai giorni nostri e che appartiene al patrimonio coreografico albanese.

«Abbiamo scelto questa data importante per essere qui – ha poi aggiunto Osmani-Sadriu – perché è fondamentale festeggiare, ma anche mantenere e promuovere la nostra cultura».

«Le istituzioni del Kosovo – ha continuato – hanno intenzione di tenere saldi i rapporti con tutte le istituzioni delle comunità arbëresh per proseguire nella tutela e diffusione dei nostri riti e della nostra identità culturale».

«Sono qui anche per avviare nuovi rapporti imprenditoriali tra i nostri paesi – ha concluso – e abbiamo intensione di sviluppare protocolli economici per favorire gli scambi commerciali». (rcs)

(courtesy photo Arca News Communication)

Nella guida di Repubblica su popolo Arberesh una sezione dedicata alla Calabria

Nella guida di “Repubblica” intitolata Albanesi d’Italia, storia e volti del mondo arbëresh, c’è una sezione dedicata alla Calabria.

La guida rappresenta un pregevole compendio informativo e un agevole vademecum per conoscere la cultura arbëreshe. I discendenti delle popolazioni albanesi al seguito del principe e condottiero Giorgio Castriota Skanderbeg che, a causa dell’invasione ottomana, dalla seconda metà del XV secolo, migrarono dall’Albania, dall’Epiro e dalla Morea verso l’Italia meridionale. 

Questa storia avvincente trova una radicata e vivace testimonianza nelle comunità calabro-arbëreshe presenti in ben 31 comuni calabresi (situati in provincia di Cosenza, Catanzaro e Crotone) che per rilevanza numerica, ma soprattutto per l’importanza storico-culturale che rivestono, rendono la Calabria la regione italiana più rappresentativa per la minoranza storico-linguistica arbëreshe, cosi come riconosciuta dalla legge 482/1999 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”. 

In apertura, dopo l’introduzione del direttore Giuseppe Cerasa, c’è un commento (“Fieri del popolo arbëresh di Calabria”) del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, che evidenzia la specificità unica della Calabria, regione con ben tre minoranze linguistiche (greca, arbëresh e occitana), eredità di un passato in cui popoli e culture differenti coesistevano in una sorta di koinè culturale. 

Nella guida si distingue una corposa sezione che vede protagonista la Calabria e al cui interno è presente un inserto dedicato ai 31 comuni arbëreshe che, scrive il presidente Mancuso, «oggi sono considerati un felice esempio di integrazione proprio grazie al rapporto dialettico tra identità e alterità che i discendenti hanno saputo tramandare».

«A presidio dell’idioma e degli studi albanologici – si legge – ci sono le attività di approfondimento e ricerca della cattedra di Albanologia dell’Università della Calabria, così come l’aspetto religioso – centrale e fortemente identitario nella cultura arbëreshe che ha mantenuto il rito greco bizantino – ha come suo fondamentale punto di riferimento l’Eparchia di Lungro».

Per il presidente Mancuso «la minoranza arbëreshe, grazie alla sua matrice fortemente identitaria, costituisce un arcipelago linguistico e culturale all’interno del territorio regionale che a tutt’oggi conferma la vitalità di questa comunità, divenendo un potente attrattore turistico di cui andiamo fieri e testimoniando la ricchezza culturale, materiale e immateriale, della nostra meravigliosa regione». (rrm)

 

Domani da Papa Francesco gli italo-albanesi dell’Eparchia di Lungro

Di particolare suggestione e carico di significato l’incontro di domani mattina di Papa Francesco con i fedeli italo-albanesi dell’Eparchia di Lungro, guidati dal vescovo Donato Oliverio e accolti nell’aula Paolo VI. L’Eparchia di Lungro che quest’anno celebra i 100 anni è una piccola diocesi cattolica di rito bizantino che raccoglie i fedeli italo-albanesi che vivono nell’enclave arbëreshe del Cosentino. Emozione e devozione i due elementi che accompagneranno i calabresi di lingua arbëreshe in Vaticano: alle 16.30 oggi a San Pietro la Divina Liturgia in rito bizantino nell’Altare della Cattedra officiata dal vescovo Oliverio, domattina l’incontro col Pontefice, a suggello di una realtà che ha saputo non disperdere il prezioso e variegato patrimonio della tradizione bizantina nel culto della Chiesa Cattolica.

La storia dell’Eparchia di Lungro risale al 13 febbraio 1919, con la costituzione apostolica Chatolici fideles con cui papa Benedetto XV univa in un unico corpo ecclesiale e giuridico i discendenti dei profughi albanesi e greci dei secoli XV-XVIII. «A distanza di 100 anni dal lungimirante provvedimento, – scrivono Pietro Lanza e Demetrio Guzzardi nel bel volume dedicato al centenario  e pubblicato da Editoriale Progetto 2000 – constatiamo che esso, per i benefici che ne sono derivati, è venuto dall’Alto ed è stato uno dei tanti gesti di misericordia di Dio verso il nostro popolo. L’unità ecclesiale ha favorito il contatto di persone di vari paesi, distanti tra di loro, favorendo l’uso della lingua materna e del cuore e contribuendo a custodirne la memoria. Ma, soprattutto, è valsa a mantenere vivo il patrimonio ecclesiale di tradizione bizantina, elemento caratterizzante dell’Arbëria, fino al raggiungimento di una fisionomia di Chiesa Orientale pienamente inserita nella Chiesa Cattolica. I nostri fedeli mantengono un’identità ecclesiale propria, con caratteristiche peculiari che vivono quotidiani contatti e relazioni con quelli di tradizione latina, nella manifestazione di una piena respirazione del corpo ecclesiale a due polmoni, come ha sempre auspicato San Giovanni Paolo II».

Si legge nella Catholici fideles del 1919: «i fedeli cattolici di rito greco, che abitavano l’Epiro e l’Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi, […] accolti con generosa liberalità […] nelle terre della Calabria e della Sicilia, conservando, come del resto era giusto, i costumi e le tradizioni del popolo greco, in modo particolare i riti della loro Chiesa, insieme a tutte le leggi e consuetudini che essi avevano ricevute dai loro padri ed avevano con somma cura ed amore conservate per lungo corso di secoli. Questo modo di vivere dei profughi albanesi fu ben volentieri approvato e permesso dall’autorità pontificia, di modo che essi, al di là del proprio ciel, quasi ritrovarono la loro patria in suolo italiano».

Era la risposta della Santa Sede alle pressanti richieste di tutela avanzate per lungo tempo dai discendenti del condottiero-eroe albanese Giorgio Castriota Skanderberg, a suo tempo insignito del titolo di “Atleta di Cristo” per l’impegno profuso coi suoi valorosi soldati a difesa, per un quarto di secolo, della libertà e dell’autonomia del proprio popolo e della cristianità europea. L’esodo dei greco-albanesi in Italia risale a dopo il Concilio di Firenze del 1439, la caduta di Costantinopoli del 1453 e la morte di Skanderberg nel 1468. A spostarsi era un popolo con un proprio patrimonio linguistico ed ecclesiale, orgogliosa della sua libertà e della sua cristianità.

La Cattedrale di San Nicola a Lungro
La Cattedrale di San Nicola di Mira, a Lungro

L’Eparchia di Lungro, nella sua istituzione, ha contato quattro vescovi, oltre quello attuale, Donato Oliverio. Il primo fu mons. Giovanni Mele, eletto ad appena 34 anni che resse l’Eparchia dal 1919 al 1979, cui successe mons. Giovanni Stamati (già coadiuvatore di Mele a partire dal 1967), e, prima di Oliverio, mons. Ercole Lupinacci dal 1988 al 2010.

L’attuale vescovo, mons. Donato Oliverio, ha ereditato una diocesi, saldamente piantata in Occidente dove rende visibile con estrema chiarezza le ricchezze della tradizione bizantina e la bellezza della possibile unità tra i cristiani di Occidente e di Oriente nella differenza delle tradizioni e nella diversità delle lingue.

Mons. Oliverio regge l’Eparchia dalla sede di Lungro, una bella cittadina di circa 3.000 abitanti, posta sul versante Sud-Ovest della Catena montuosa del Pollino, ai piedi del Monte Petrosa, a un’altitudine di 600 metri sul livello del mare. Il suo trono si trova nella Chiesa Madre di tutte le Chiese dell’Eparchia, la Cattedrale di San Nicola di Mira, costruita tra il 1721 e il 1825. Maestosa nella sua pianta romanico-barocca a croce latina, negli ultimi decenni è stata impreziosita da pregevoli mosaici e affreschi, che la rendono un luogo unico in cui arte bizantina e spiritualità orientale si coniugano felicemente, tanto da portarla ad essere considerata la Chiesa più importante del cattolicesimo bizantino arbëresh in Italia. Nella sua cupola domina il maestoso Cristo Pantocratore, volto della misericordia del Padre.

Il Cristo Pantocratore

Oggi i fedeli dell’Eparchia sono circa 40 mila nei paesi e altrettanti sono sparsi in varie città della penisola italiana. Ad assisterli nel loro cammino di divinizzazione ci sono una cinquantina di papàs. Sono 30 le comunità parrocchiali arbëreshe di rito bizantino, ubicate in piccoli centri sparsi, la stragrande maggioranza nel cosentino, ma anche in Basilicata, a Lecce, a Bari e a Villa Badessa nei pressi di Pescara. In questi centri gli abitanti, per strada e in famiglia, parlano l’arbrisht e nelle Chiese, durante le ufficiature liturgiche, i fedeli pregano e cantano in greco e in albanese. (gsp)