IL VERO PERICOLO DELL’AUTONOMIA È CHE
TRASFORMI L’ITALIA IN NUOVA ARGENTINA

di DAMIANO SILIPOLa legge sull’autonomia differenziata è stata definitivamente approvata, ma quasi certamente passerà al vaglio del referendum. 

Capire quali sono le conseguenze, con analisi scevre da pregiudizi politici, diventa quindi fondamentale per indurre i cittadini del Nord come quelli del Sud a votare e a fare scelte consapevoli.

La legge prevede il trasferimento della gestione dallo Stato alle regioni di 23 materie, su richiesta di queste ultime. Si tratta di materie fondamentali per lo sviluppo e la garanzia dei diritti essenziali di cittadinanza, come scuola, sanità,  energia, infrastrutture, trasporti, ecc. Una volta concordato il trasferimento delle competenze richieste, lo Stato deve trasferire alla regione le risorse finanziarie e il personale dipendente dal ministero competente. Da quel momento, la regione può legiferare nelle materie devolute in piena autonomia, stabilendo anche salari e stipendi dei suoi dipendenti.

È facile prevedere che le regioni ricche useranno l’autonomia per incrementare l’offerta di servizi ed attrarre personale laddove c’è più carenza, come nella sanità, offrendo stipendi doppi o tripli rispetto a quelli delle regioni povere, come già oggi avviene con le regioni a Statuto speciale, a cui questa legge si ispira. 

I fautori della legge sostengono che, comunque, verranno garantiti i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) su tutto il territorio nazionale. Per capire se l’autonomia differenziata è compatibile con la realizzazione dei Lep, basta osservare che già oggi lo Stato, con una capacità fiscale ben superiore a quella che avrebbe dopo la realizzazione dell’autonomia, non è in grado di garantire i Lep nel solo settore della sanità (cioè i Lea), a causa dei vincoli di bilancio imposti dall’enorme debito pubblico dell’Italia. Comunque, la Banca d’Italia ha stimato che per realizzare i Lep su tutto il territorio nazionale occorrono 100 miliardi aggiuntivi all’anno. Se a questi si aggiungono altri 100 e più miliardi di debito derivanti dalla realizzazione del Pnrr, si può comprendere come l’autonomia differenziata creerà una miscela esplosiva fatta di maggiore spesa pubblica, a cui lo Stato italiano non sarà in grado di farvi fronte, perché intanto con l’autonomia differenziata ha trasferito gran parte della capacità fiscale alle regioni ricche. Altro che spingere le regioni del Sud a svegliarsi e non vivere di assistenzialismo!

Il vero pericolo dell’autonomia differenziata è quello di trasformare l’Italia in un paese come l’Argentina, e questo non può non preoccupare i cittadini del Nord come quelli del Sud. Consapevole di questo pericolo, la stessa maggioranza all’ultimo minuto ha introdotto un emendamento (articolo 8 della legge) che stabilisce che ogni anno verrà ridefinita la percentuale di tasse che rimane nella regione che ha ottenuto l’autonomia. Come dire: quello che ti abbiamo dato oggi te lo possiamo togliere domani, se lo Stato non sarà in grado di ripagare il debito pubblico. Con la differenza che comunque lo Stato non sarà più in grado di far fronte a crisi finanziarie repentine, come quella che nel 2011 ha costretto Berlusconi alle dimissioni. Un altro esempio di porcata alla Calderoli!

Senza contare che ci sono delle ragioni economiche di efficienza ed equità che giustificano una gestione centralizzata di alcune materie. In teoria, con l’autonomia differenziata ogni regione potrebbe avere un sistema energetico, di trasporti o scolastico differente. Inoltre, solo una gestione centralizzata della sanità, che tenderebbe ad uniformare gli standard dei servizi sanitari pubblici offerti su tutto il territorio nazionale, consentirebbe di garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini. Infine, con l’autonoma differenziata ogni regione deve dotarsi di una propria politica ambientale per far fronte ad un problema globale come quello del cambiamento climatico. In altri termini, le problematiche in settori come energia, ricerca e ambiente richiederebbero di essere affrontate a livello sovranazionale, mentre in Italia vengono devolute alle regioni. Comunque, è immaginabile prevedere quali saranno le conseguenze per le imprese che vorranno operare in regioni diverse da quelle di origine, dovendo fare i conti con 20 diverse legislazioni e burocrazie regionali.

In definitiva, l’autonomia differenziata, nata per soddisfare l’egoismo delle regioni ricche, rischia di portare l’Italia al default, perché toglie allo Stato italiano il potere di far fronte a shock esogeni, sempre più frequenti sui mercati finanziari, e riduce le opportunità di crescita del paese, perché la desertificazione del Mezzogiorno a cui porterà l’autonomia differenziata non sarà solo a vantaggio delle regioni ricche, poiché gran parte delle giovani generazioni si trasferiranno all’estero, dove avranno occasioni di vita e di lavoro anche migliori di quelli offerti dal Nord del paese. (ds)

[Courtesy LaCNews24]

UN RICONOSCIMENTO ALLA COMUNITÀ ITALIANA IN ARGENTINA A RESISTENCIA

Nella giornata di lunedì 19 aprile, e in qualità di Consigliere del Comites Circoscrizione Consolare di  Rosario (Argentina), Marce Murgia Lamanna, componente della Consulta dei Calabresi nel mondo, ha consegnato alcuni riconoscimenti nella città di Resistenza, Chaco, Argentina, agli italiani nativi che hanno forgiato il loro futuro in questo nostro terreno, accompagnata dalla signora Margarita Bussolon. Gli omaggiati di oggi sono stati i seguenti dal Comites Rosario sono stati
Gianmaria Vesconi: nacido el 25/12/1938 -Bassano Bresciano;
VAngelo Vesconi: nacido el 08/04/1944 Bassano Bresciano.
Maria Teresa Pescarolo nata a Roma il 14/12/1947
Maria Rosa Pescarolo nata a Roma il 1/11/1948
Irene Lucia Pescarolo nata a Roma il 3/2/1951
Lorenzo Delvay, nato 8/10/1963 a Cavalese, oriundo di Carano (Trento).
Di seguito insieme alla sig. ra Margarita Bussolon Marce Murgia ha condotto il programma Italia terra d’amore sul FM 104.7. Una giornata importante per la nostra comunità italiana. (rra)

A Rosario (Argentina) La Festa della Collettività e Incontro delle Comunità

A causa della pandemia, il Comune di Rosario, una delle più popolose città dell’Argentina, dove sono presenti moltissimi calabresi, sta promuovendo un’edizione speciale della 36ma edizione del Festival Nazionale e Incontro delle Collettività. L’edizione 2020 sarà in versione gastronomica e virtuale e vedrà la partecipazione di 48 comunità straniere di cui 34 parteciperanno offrendo i migliori prodotti di eno-gastronomia del mondo, senza trascurare anche gli aspetti culturali dei loro rispettivi paesi e regioni. Fanno parte del ventaglio delle proposte anche l’ampia varietà di menù tradizionali e regionali.

Oltre alle proposte gastronomiche, come si è detto, sarà dato ampio risalto sui diversi aspetti culturali di ciascuna delle comunità: il tutto  sarà diffuso dai social network del festival. Ci sarà spazio per i rappresentanti delle varie comunità, che realizzeranno iniziative per mettere in evidenza la cultura e la tradizione delle diverse regioni, tra cui la Regione Calabria.

Da segnalare che, per la prima volta, il Comune distinguerà le 19 comunità, tra cui l’Associazione Calabrese del Rosario, che diede origine 36 anni fa all’incontro e che hanno dato vita a quella che è oggi la festa più popolare di Rosario e Argentina. Le proposte culinarie potrannoo essere scelte online sulla piattaforma Vidrieras en Red tra 80 piatti tipici prenotabili dalla scorsa settimana.

La 36.ma edizione – che sarà virtuale a causa delle attuali misure di isolamento e distanziamento – della Festa della Collettività e Incontro delle Comunità è stata presentata nella sala Carrasco del Palazzo dei Leoni, dal Sindaco Pablo Javkin, accompagnato dal Coordinatore Generale di Gabinetto, Rogelio Biazzi; il Segretario allo Sport e al Turismo, Adrián Ghiglione; il sottosegretario al Turismo, Alejandra Matheus, e la presidente dell’Associazione delle Comunità, Lydia Del Grosso. Questa edizione del Festival Nazionale e Incontro delle Comunità, si svolgerà nei fine settimana dal 6 all’8 e dal 13 al 15 novembre.

Nel quadro del difficile contesto prevalente, il Comune di Rosario sta promuovendo una speciale edizione gastronomica virtuale, alla quale parteciperanno 34 comunità straniere della città che offrono la migliore gastronomia del mondo, su un totale di 47 che aderiscono all’iniziativa divulgando aspetti culturali dei loro paesi e regioni.

Alla grande festa dei collettivi partecipa anche l’Associazione Calabrese del Rosario, che propone un importante menù gastronomico e il suo contributo culturale rivendicando la diffusione delle tradizioni calabresi. (Marcela Murgia)

https://ver.rosario.gob.ar/partners/familia-calabresa/

I 50 ANNI DELLA SCUOLA ITALIANA CREATA DAI BIVONGESI DI LA PLATA, IN ARGENTINA

I primi immigrati di Bivongi giunsero a La Plata, in Argentina, all’inizio del secolo scorso. La scuola De Amicis, di lingua italiana, ha festeggiato lo scorso aprile i 50 anni della costituzione. Orgoglio dei cittadini bivongesi, è un istituto che è un vanto delle comunità italiane all’estero. Era nata come centro di attività culturali legati alla devozione della Madonna “Mamma nostra” la cui effigie era stata portata da alcuni emigrati. Oggi la scuola ha il merito di aver fatto crescere culturalmente e con grande senso civico centinaia di bivongesi di seconda o terza generazione, che,pur lontani, mantengono sempre la Calabria nel cuore. (rrm)

L’artista Natino Chirico in Argentina con una mostra su Fellini

L’arte dell’artista reggino Natino Chirico sbarca, a fine ottobre, all ‘Istituto italiano di Cultura in Argentina con una mostra sul Maestro Federico Fellini.

La mostra, toccherà, anche, le città di Buenos Aires, Rosario e La Plata. Natino Chirico, uno dei più importanti artisti contemporanei a livello internazionale, è nato a Reggio Calabria, vive a Roma, ed è molto legato alla nostra città. (rrc)