L’Arpacal può svolgere monitoraggio per l’analisi dei sedimenti marini

L’Arpacal, è in grado di supportare scientificamente, per le parti di competenza, tutte le operazioni di caratterizzazione e analisi dei sedimenti in Calabria.

Si tratta di analisi che hanno un costo, che i Comuni calabresi possono sostenere attingendo a fondi specifici, attivati ad hoc dalla Regione Calabria, finanziati dai Comuni stessi o da altri Enti.

«Per le attività di dragaggio o movimentazione dei sedimenti, la Calabria può finalmente definirsi autosufficiente nella delicata fase di caratterizzazione e classificazione dei sedimenti marini e salmastri. L’Arpacal, attraverso la sinergia dei suoi laboratori biotossicologici dei dipartimenti di Crotone e Cosenza, ad oggi è l’unico soggetto pubblico sul territorio regionale in grado di svolgere le attività che la normativa nazionale impone nei casi in cui, ad esempio, le opere di dragaggio dei porti necessitino di una movimentazione di materiale da escavo per riposizionarlo altrove» ha dichiarato il dr. Michelangelo Iannone, in riferimento alla conclusione nei giorni scorsi delle analisi ecotossicologiche eseguite su campioni di sedimenti marini prelevati nel Porto di Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria, in conformità a quanto previsto dal Decreto Ministeriale n. 173 del 15 luglio 2016 “Regolamento recante modalità e criteri tecnici per autorizzazione all’immersione in mare dei materiali di escavo di fondali marini”.

Le attività analitiche, obbligatorie per legge, sinora venivano, infatti, commissionate a soggetti terzi fuori Regione, rappresentando un notevole aggravio in termini di costi e tempi di consegna per le imprese incaricate. Ora l’Arpacal è in grado di supportare scientificamente, per le parti di competenza, tutte le operazioni di caratterizzazione e analisi dei sedimenti in Calabria, e non solo. Analisi che hanno un costo che i Comuni calabresi possono sostenere attingendo a fondi specifici, attivati ad hoc dalla Regione Calabria, finanziati dai Comuni stessi o da altri Enti.

COSA PREVEDE LA NORMATIVA

Entrando nello specifico, il Decreto disciplina tutte le attività di dragaggio, ovvero di movimentazione dei sedimenti marini, eccetto quelle ricadenti nelle aree SIN, stabilendo le procedure per il rilascio dell’autorizzazione, da parte dell’Autorità competente, per l’immersione deliberata in mare dei materiali di escavo di fondali marini o salmastri o di terreni litoranei emersi, ai fini della tutela dell’ambiente marino.

Il testo normativo stabilisce anche le modalità e i criteri omogenei per la caratterizzazione, la classificazione e le possibili opzioni di gestione dei sedimenti marini e salmastri da sottoporre a movimentazione, ai fini del ripascimento o all’interno di ambienti conterminati. La possibilità di recupero e riutilizzo del materiale prodotto dall’escavo è infatti interesse comune a tutti, per la protezione dell’ambiente marino nonché per lo sviluppo delle attività economiche del mare.

A coordinare le attività tecniche è il dr. Emilio Cellini, dirigente del Crsm – Centro Regionale Strategia Marina – e del laboratorio biotossicologico del Dipartimento Provinciale di Crotone.

«Il sedimento marino sottoposto ad escavo – spiega Cellini – deve essere classificato mediante analisi chimiche, fisiche ed ecotossicologiche, le cui risultanze ne definiscono la specifica destinazione in funzione della loro qualità e dell’effettiva pericolosità per l’ambiente».

Con il D.M 173/16 si conferma, quindi, una vera e propria “inversione culturale” cha dà centralità all’approccio ecotossicologico, ed alla quale viene riconosciuta ufficialità e priorità nell’esecuzione delle analisi sui sedimenti marini, nell’ottica di una valutazione ponderata e integrata tra dati analitici.

«La normativa – ha proseguito Cellini – prevede l’uso di una batteria minima di saggi ecotossicologici, composta da tre organismi appartenenti a gruppi tassonomici ben distinti (batteri, alghe, crostacei, molluschi, echinodermi), che esprimono diversa sensibilità alle sostanze tossiche eventualmente associate alla matrice sedimento».

Dopo oltre un decennio di esperienza maturata presso il Laboratorio Biotossicologico del Dipartimento Provinciale di Crotone, la dr.ssa Francesca Stefanizzi (attualmente in forze al Laboratorio Biotossicologico del Dipartimento Provinciale di Cosenza) ed il dr. Emilio Cellini (Direttore del Centro Regionale Strategia Marina) avendo messo a punto negli anni il corredo strumentale necessario, partecipato a numerosi Gruppi di Lavoro, momenti formativi e di prove di interconfronto, oggi dichiarano pienamente esecutiva la linea analitica ecotossicologica sui tre livelli trofici richiesti dalla norma.

«Punto di forza – ha dichiarato la dr.ssa Stefanizzi – è il terzo livello trofico con la scelta del Riccio di mare, una specie test disponibile in Calabria e la cui metodica, abbondantemente convalidata a livello nazionale, consente il raggiungimento di un importante obiettivo di servizio analitico».

Oggettiva la complessità del test che richiede una attenta e specifica padronanza della metodica, delle tecniche di trasporto e conservazione della specie, conoscenze biologiche ed embriologiche al microscopio, ed ancor più capacità di elaborazione dei dati prodotti per la definizione dei livelli di tossicità. A questo proposito si evidenzia che nell’ambito di un apposito gruppo di lavoro nazionale, Arpacal fornirà il proprio contributo nelle ridefinizione dei valori di tossicità riportati nella norma vigente. (rcz)

Arpacal: Cresce in Calabria partecipazione di Comuni e Associazioni a campagna monitoraggio Radon

Cresce, in Calabria, l’adesione di Comuni e Associazioni alla campagna di monitoraggio del radon negli edifici pubblici e nelle case di privati cittadini che hanno aderito all’iniziativa dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria): in questi primi mesi del 2021, sono 10 i Comuni calabresi che hanno partecipato alla campagna e «altri 22 Comuni, intanto, hanno ricevuto il report conclusivo delle attività di monitoraggio che, come noto, dura dodici mesi e si sviluppa in due campagne di misurazioni semestrali».

Alla campagna di sensibilizzazione per la misurazione del gas radon ha aderito anche il Rotary Club di Catanzaro che ha finanziato e realizzato il progetto School free from radon – che entrerà nella fase operativa il 31 maggio prossimo – che prevede, con il supporto tecnico di Arpacal, il monitoraggio del gas radioattivo in alcuni edifici scolastici della città capoluogo di regione.

Recentemente, inoltre, sono stati posizionati nel comune di San Mango d’Aquino, in provincia di Catanzaro, i dosimetri nelle sale del municipio, dell’edificio scolastico e nelle abitazioni dei cittadini che hanno aderito alla campagna di monitoraggio. Per la prossima settimana, il posizionamento interesserà il comune di Montauro, sempre in provincia di Catanzaro.

Tutta la mole di dati ed informazioni raccolte dal Laboratorio fisico “E. Majorana” del Dipartimento provinciale Arpacal di Catanzaro, che cura la campagna regionale di monitoraggio del gas radon dal 2010, viene costantemente trasmessa anche all’Isin, l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione che è l’autorità nazionale di regolamentazione che, tra le varie competenze, gestisce il Sistema informativo nazionale sulla radioattività.

In questo database, consultabile on line all’indirizzo https://sinrad.isinucleare.it/radon/mappa-medie, è possibile conoscere anche l’andamento della campagna di monitoraggio radon in Calabria con i comuni sinora monitorati, il numero di misurazioni effettuate per comune e la concentrazione media indicativa di radon.

«Occorre ricordare – si legge in una nota – che il radon proviene principalmente dal suolo e si accumula nei luoghi chiusi, raggiungendo in alcuni casi concentrazioni tali da comportare un eccessivo rischio per la salute. Dopo il tabacco, infatti, questo gas radioattivo è il secondo fattore cancerogeno in Italia per neoplasie ai polmoni».

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l’International Agency for Research on Cancer (Iarc) ha valutato la cancerogenicità del radon fin dal 1988 e lo ha inserito nel Gruppo 1: “agenti in grado di indurre il tumore polmonare”. Stime consolidate da decenni a livello mondiale attribuiscono al radon la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di tabacco con un rischio proporzionale alla concentrazione. In Italia si stima che, su circa 30.000 casi di tumore polmonare che si registrano ogni anno, oltre 3.000 siano da attribuire al radon, la maggior parte dei quali tra fumatori ed ex-fumatori. (rcz)

Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato il Bilancio di previsione Arpacal 2021-23

Il Consiglio regionale della Calabria ha approvato il bilancio di previsione 2021-2023 dell’Arpacal.

Il documento programmatico finanziario è stato presentato, in qualità di relatore, dal consigliere regionale Flora Sculco che, già nei giorni scorsi, aveva fatto visita all’agenzia proprio per poter approfondire, al di là degli aspetti prettamente formali di politica economica e finanziaria, lo stato dell’arte in cui si trova l’Arpacal, con le sue potenzialità e le sue criticità.

Intervento molto puntuale dell’onorevole Sculco che ha raccolto l’immediato plauso del Direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra.

«È stata una analisi – ha dichiarato Pappaterra – assolutamente chiara ed esaustiva della situazione in cui si trova la nostra agenzia e della necessità che l’intero sistema istituzionale regionale calabrese, Consiglio e Giunta, sostengano l’Arpacal, non solo perché è un ente che fa parte della rete istituzionale regionale, ma soprattutto perché ha una responsabilità primaria nelle politiche di prevenzione e protezione dell’ambiente che oggigiorno, per la natura della tecnologia necessaria e delle professionalità in campo, ha bisogno di seri investimenti duraturi nel tempo». (rrc)

I Vertici Arpacal incontrano la consigliera Flora Sculco per fare il punto sull’agenzia

Della situazione in cui si trova l’Arpacal, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche del lavoro dettagliato, per certi versi certosino, che l’agenzia svolge nelle diverse matrici ambientali, se ne è discusso nel corso di un incontro del management di Arpacal con la consigliera regionale Flora Sculco.

Presenti, al vertice, svoltosi nella sede centrale di Catanzaro, Domenico Pappaterra, direttore generale dell’Arpacal, il direttore scientifico, dr. Michelangelo Iannone, il Direttore amministrativo, Antonio Calli, ed una rappresentanza dei dirigenti dell’Agenzia.

«Abbiamo chiesto all’onorevole Flora Sculco, consigliere regionale che nella commissione del consiglio regionale sul bilancio è relatore del relativo provvedimento di approvazione del nostro bilancio di previsione dell’Arpacal, di incontrarci nella nostra sede centrale per conoscere direttamente la realtà della nostra agenzia, le criticità ma anche le eccellenze, per aprire un dialogo , che possa andare ben oltre l’appuntamento del 19 maggio in consiglio regionale, affinché le istituzioni che ci forniscono un indirizzo,  capiscano ancor più dettagliatamente le nostre potenzialità ma anche le nostre specifiche esigenze» ha dichiarato Pappaterra.

In particolare si è parlato del lavoro di riorganizzazione dell’ente sul territorio regionale, dando vita ad un nuovo regolamento organizzativo che nell’ottica di uno snellimento delle strutture garantisca efficacia ed efficienza dell’attività tecnica e amministrativa dell’agenzia, non dimenticando le eccellenze che si sono contraddistinte nel corso degli anni e che sono al servizio, come tutta l’agenzia d’altronde, del sistema degli enti in Calabria ed anche della collettività.

Dal canto suo Sculco, apprezzando l’invito del direttore generale, ha dichiarato come in questi anni la politica regionale abbia interpretato troppo frettolosamente l’Arpacal,  come un mero ente strumentale, non valutando l’importanza strategica che l’agenzia ambientale aveva, ed ha tuttora anche alla luce del suo inserimento nella rete delle agenzie nazionali, contraddistinto dalla legge 132 del 2016 cioè di istituzione del sistema nazionale della protezione ambientale.

Per quanto di sua competenza, l’onorevole Sculco ha garantito massimo impegno perché l’intero consiglio regionale possa prendere maggiore consapevolezza delle attività svolte dall’agenzia e già nella prossima seduta del 19, in occasione della discussione del bilancio, in qualità di relatore del provvedimento che sarà sottoposto all’approvazione dell’assemblea, sarà particolarmente attenta nel sottolineare,  all’intera assemblea consiliare, i punti di forza ma anche i punti di debolezza che si sono accumulati nel corso degli anni. Non mancherà inoltre di ribadire l’importanza di andare bene oltre i numeri di un bilancio di previsione, comprendendo le necessità che quest’agenzia ha anche alla luce delle specificità territoriali. In particolar modo nel Crotonese, dove la vicenda del sito di interesse nazionale continua ad allarmare la popolazione e necessita di un particolare lavoro da parte di tutti gli enti preposti, tra cui l’Arpacal.

L’appuntamento per la prossima occasione è fissato con una visita nel Dipartimento di Crotone, con l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio de Caprio, ma anche con una interlocuzione sempre più fitta con la direzione manageriale dell’ente per far sì che l’onorevole Sculco, ma anche tutti gli altri consiglieri regionali che ne abbiano interesse, sia costantemente informata  sulla attività dell’agenzia, sulle prospettive di sviluppo e anche sulle criticità da risolvere insieme. (rcz)

Al via raccolta dati sulla produzione di rifiuti 2020 dell’Arpacal

È iniziata, nei giorni scorsi, l’annuale campagna di raccolta dati sulla produzione di rifiuti 2020 dell’Arpacal, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria.

Una data storica, per certi versi, perché questa sarà l’ultima campagna che prevede il ricorso ad una modalità “vecchio stile” nell’acquisizione delle informazioni dai Comuni. Già per la produzione dei rifiuti 2021, infatti, i Comuni calabresi sono stati dotati dalla Regione Calabria, con la collaborazione del Conai, del software denominato Str Calabria – My Sir, ossia il Sistema di Tracciamento dei Rifiuti che permette ad ogni municipalità di caricare in tempo reale i dati, che popoleranno un database al quale l’Arpacal accederà anch’essa sul momento per procedere alle verifiche di competenza.

È sul tema delle verifiche, tra quanto dichiarato dal Comune e quanto accertato dall’Arpacal ricorrendo ai dati prodotti dalle piattaforme di trattamento dei rifiuti, che alcune volte sono sorte delle criticità. Ecco perché il Catasto regionale che fa capo al Centro Controlli Ambientali e Rischi, diretto dal dr. Clemente Migliorino, della Direzione scientifica dell’Arpacal, nell’avviare la campagna in corso, si è sincerato di sottolineare ai Comuni calabresi di essere molto precisi nelle dichiarazioni, e quindi nei numeri forniti, in base a quanto regolamentato dalla delibera di Giunta regionale n. 226 del 29 maggio 2017 che ha approvato appunto il Regolamento sul metodo per il calcolo della percentuale di raccolta differenziata.

«I quantitativi Rd/Ru (rifiuti differenziati/rifiuti urbani , ndr) indicati – scrivono infatti dal Catasto – devono rappresentare una situazione reale e veritiera, avendone verificato l’effettiva destinazione finale e la corrispondenza a quelli del soggetto gestore. Tali dati devono essere debitamente certificati ai sensi della vigente normativa. Per i dati Rd/Ru 2020 è da utilizzare il sistema ad oggi in uso, ossia la trasmissione del format e/o del Mud (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale ,ndr), mentre per l’anno 2021 si farà riferimento al nuovo sistema di tracciabilità Str Calabria– Mysir».

I Comuni calabresi, oltre a inviare i dati suddivisi per categoria merceologica e quindi per codici Eer (nuova denominazione dei vecchi codici Cer), dovranno indicare le piattaforme presso le quali hanno effettivamente consegnato quella tipologia di rifiuto differenziato; ciò permetterà controlli incrociati più efficaci ed una speditezza maggiore nella verifica dei dati trasmessi dai Comuni. In mancanza di questo dato il quantitativo di rifiuti indicato sarà escluso dal conteggio.

Tornando al Sistema di Tracciabilità regionale dei rifiuti, approvato con delibera di Giunta regionale n. 146 del 15 Aprile 2021, con la collaborazione del Conai, l’applicativo Str Calabria My Sir diventa obbligatorio per i Comuni che sono già da ora chiamati ad inserire i dati dei rifiuti prodotti per questa annualità 2021, andando a sostituire il vecchio sistema di trasmissione dati. Str Calabria My Sir, come anche rappresentato nelle giornate di formazione Conai svolte nel mese di Aprile ai funzionari delegati dei Comuni calabresi, che non determina comunque la certificazione della percentuale Rd, che invece resta subordinata all’attività di controllo e verifica da parte dell’Arpacal secondo quanto stabilito dalla Dgr 226/2017. (rrm)

Arpacal: Solo 6 laboratori in Calabria eseguono analisi ‘certificate’ sull’amianto

L’Arpacal ha reso noto che, in Calabria, sono soltanto sei i laboratori  privati e pubblici in Calabria in grado di analizzare, ma soprattutto certificare, la presenza di amianto nei materiali.

Queste strutture, unitamente a tutte le altre che intenderanno ottenere questa autorizzazione, dovranno, entro e non oltre il 31 maggio prossimo, procedere al rinnovo delle autorizzazioni al fine di poter continuare la loro attività di laboratorio, potendo quindi certificare le proprie analisi. L’invito a rinnovare le proprie autorizzazioni è giunto dal Centro regionale Geologia e Amianto dell’Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente della Calabria) che è stato individuato dal Ministero della Salute, in qualità di centro regionale di riferimento amianto della Calabria, quale interfaccia regionale per il programma di qualificazione 2021-2022 dei laboratori che eseguono analisi dell’amianto ai sensi del Dm 14 maggio 1996.

I laboratori che aderiranno, quindi, parteciperanno ad un circuito di interconfronto, controllato dal Centro Amianto dell’Arpacal, diretto dalla dr.ssa Teresa Oranges, che procederà ad una valutazione delle prove eseguite e le trasmetterà al Ministero della Salute, a conclusione del quale potrà essere rilasciata la qualificazione nazionale. I laboratori già certificati che non invieranno la domanda di partecipazione al nuovo circuito saranno considerati rinunciatari e cancellati dall’elenco ministeriale.

Il programma di qualificazione del Ministero della Salute, relativo ai laboratori che effettuano attività analitiche sull’amianto, prevede l’aggiornamento biennale del possesso delle capacità tecnico-professionali e organizzative per il rilascio dei rapporti di prova. In diverse circolari, infatti, il Ministero sollecita una particolare attenzione sui laboratori che, pur possedendo le professionalità opportune, non hanno questa importante certificazione, così come di casi accertati in cui laboratori certificati subappaltano attività di analisi a laboratori non certificati.

«Questo percorso di qualificazione – fanno sapere dal Centro geologia e Amianto dell’Arpacal – è molto importante non solo per i laboratori interessati, ma più in generale per l’intera programmazione regionale contenuta nel Piano regionale amianto, che chiede alle amministrazioni pubbliche ed ai privati cittadini di procedere ad un censimento dei propri manufatti contenenti amianto per procedere successivamente alla cosiddetta autodenuncia. Una mole di dati ed analisi – appunto svolte solo nei laboratori certificati – che il centro Geologia Amianto dell’Arpacal, in ossequio alla normativa regionale di riferimento del 2011, acquisirà ai fini della mappatura regionale. Da qui la necessità di garantire la qualificazione dei laboratori privati e pubblici ai quali cittadini ed enti pubblici potrebbero ricorrere per farsi assistere in tali procedure».

«Proprio in occasione della giornata mondiale dell’amianto che si celebra oggi, è importante che l’intero sistema regionale – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra – garantisca il giusto livello di aggiornamento e qualificazione tecnica, al fine di dare l’opportuno supporto nei programmi di censimento e mappatura dell’amianto in Calabria». (rrm)

SAN GIOVANNI IN FIORE (CS) – Al via percorso per le Competenze trasversali e l’orientamento con Arpacal

Ha preso il via, all’Istituto scolastico “Da Vinci” di San Giovanni in Fiore, il percorso per le competenze trasversali e l’orientamento che il Centro Regionale Sistemi di Gestione Qualità e Ambiente dell’Arpacal, diretto dalla dott.ssa Sonia Serra, ha predisposto con il sostegno dei Direttori dei Dipartimenti Provinciali.

Nello specifico dell’istituto florense, il piano è stato realizzato in collaborazione con le docenti Prof.ssa Giulia Salatino, che ha definito il percorso con la referente Arpacal dr.ssa Rosalba Odoguardi, e la Prof.ssa Ida Trimarchi.

Il Pcto è gestito dal Dipartimento Arpacal di Cosenza, in collaborazione con il Centro Geologia Amianto, diretti dalla Dott.ssa Teresa Oranges. Arpacal in occasione dell’anno scolastico 2020-2021, infatti, per la prima volta inaugura un Pcto, la cui istituzione è recentissima.

La particolarità di questo percorso formativo sta nell’aver trasformato un limite in un punto di forza: proprio per le limitazioni imposte dall’emergenza epidemiologica in atto, svolgendosi interamente in modalità a distanza, questi moduli formativi consentono di far collaborare anche i colleghi di altri dipartimenti e Centri che si trovano in altre province.  I ventidue alunni delle classi Quinte delle sezioni A e B indirizzo Biotecnologia Ambientale, hanno infatti la possibilità di interagire anche con tecnici Arpacal che lavorano in sedi geograficamente lontane della loro scuola, e che non avrebbero potuto incontrare senza il collegamento da remoto. A questo Pcto, infatti, collaborano anche i tecnici del Centro Geologia e Amianto, del Centro Funzionale Multirischi, del Dipartimento di Cosenza e della Direzione Scientifica – Marine Strategy.

Le finalità dell’iniziativa restano comunque sempre le stesse, far conoscere l’Agenzia e la sua mission a tutela dall’ambiente, aiutare i diplomandi ad orientarsi nel mondo del lavoro, consolidare le loro conoscenze sull’ambiente e cercare di incidere sui loro comportamenti, in modo da ridurre l’impronta ecologica di ciascuno.

il percorso è iniziato martedì 20 aprile, con una panoramica introduttiva sull’Arpacal a cura della referente per l’Educazione Ambientale alla Sostenibilità Dott.ssa Rosalba Odoguardi, per poi proseguire con l’Ing. Giacomina Durante dal Laboratorio Fisico di Cosenza, che ha illustrato in maniera semplice e coinvolgente ai ragazzi le tecniche analitiche per le radiazioni ionizzanti.

Venerdì 23 aprile, invece, è stata la volta del Servizio Impiantistico del Dipartimento di Cosenza, con l’Ing. Giacinto Ciappetta, che ha saputo introdurre i giovani nel complesso mondo dei controlli impiantistici; di seguito è stata la volta del Centro Funzionale Multirischi, diretto dall’Ing. Eugenio Filice, con la “lezione” dell’Ing. Roberta Rotundo.

La mattinata intensa si è conclusa con l’intervento sulla tematica acque, argomento che molto interessa le istituzioni scolastiche e non solo, da parte della Dott.ssa Anna Maria Torchia, che ha  spiegato agli studenti quali attività svolge l’Agenzia soffermandosi in particolare su come si organizza il monitoraggio delle acque di balneazione.

«Questa esperienza a San Giovanni in Fiore – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra – segna due profili positivi per la nostra Agenzia: continua, nonostante la pandemia, il nostro supporto alle scuole calabresi per fornire formazione concreta ai giovani; la seconda è il grande lavoro di squadra che muove i nostri tecnici indipendentemente dai luoghi di lavoro e la struttura d’assegnazione. Una opportunità che sarà il nostro ulteriore punto di forza». (rcs)

Proseguono i controlli di Arpacal sul Terzo Megalotto della statale 106 jonica

Proseguono i controlli di Arpacal sul Terzo Megalotto della Statale 106 Jonica, in conformità a quanto stabilito nel protocollo d’intesa sottoscritto nell’ottobre scorso con la Provincia di Cosenza, il Consorzio Sirjo – appaltatore dell’opera – ed Anas Spa.

«In qualità di ente di controllo tecnico scientifico – ha dichiarato Domenico Pappaterra, direttore generale dell’Arpacal – il nostro compito non è di frenare lo sviluppo delle opere strategiche per la nostra Calabria, e per l’intero Mezzogiorno, ma garantire il rispetto delle normative ambientali di riferimento».

Nei giorni scorsi, personale del Servizio Suolo e Rifiuti del Dipartimento provinciale Arpacal di Cosenza ha svolto un sopralluogo sul cantiere attivo denominato “Frana di Roseto”, ubicato nei pressi del Castello Federiciano, in comune di Roseto Capo Spulico. L’ispezione, in conformità al ruolo di controllo che deve essere esercitato dall’Agenzia, è stato finalizzato a verificare il rispetto degli obblighi assunti dall’appaltatore con il Piano di Utilizzo di terre e rocce da scavo.

Sono stati, quindi, effettuati campionamenti di suolo dai cumuli di circa 7.500 mc provenienti dalle operazioni di scavo di pali di fondazione e dei pozzi drenanti, attualmente in fase di realizzazione nella zona della frana.
I campioni sono stati prelevati in contraddittorio con il laboratorio di fiducia della società appaltatrice e le aliquote di competenza saranno analizzate dal laboratorio chimico di Cosenza, per verificare le caratteristiche ambientali dichiarate, nonché per validare i risultati del laboratorio esterno, conformemente alle linee guida Snpa.

«Arpacal continuerà a svolgere, nelle prossime settimane – ha dichiarato ancora Pappaterra – il proprio ruolo di controllo anche sulle altre matrici ambientali coinvolte dalla realizzazione dell’importante opera, con l’obiettivo ultimo di conciliare sviluppo economico e rigorosa difesa della qualità dell’ambiente».

Il 29 ottobre scorso, nella sala Giunta della Provincia di Cosenza, è stato siglato il protocollo d’intesa sulla “Gestione delle terre e rocce da scavo e sul monitoraggio delle matrici ambientali suolo e acque sotterranee” nell’ambito dei lavori di costruzione del 3° Megalotto della S.S. 106 Jonica, dall’innesto con la S.S. 534 (km. 365+150) a Roseto Capo Spulico (Km. 400+000); a firmarlo il direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, il presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci, l’ing. Francesco Caporaso, responsabile struttura territoriale ANAS e l’arch. Maria Elena Cuzzocrea rappresentante legale della società contraente generale Sirjo.

In base alla delibera del Cipe che approvava il progetto definitivo del Megalotto, l’intera opera è sottoposta ad un complesso e dettagliato piano di monitoraggio ambientale affinché, prima durante e dopo l’opera, i lavori non abbiano un impatto sull’ambiente circostante tale da determinare la compromissione nelle diverse matrici ambientali (aria, suolo, acque sotterranee ecc.).

E, per fare ciò, l’Ente preposto al controllo, per verificare l’efficacia delle misure di mitigazione previste dal progetto, nonché per consentire l’individuazione di ulteriori interventi di mitigazione e correzione delle fasi di lavorazione necessarie a minimizzare quanto più possibile gli impatti, è proprio l’Arpacal.

Diversi sono gli ambiti che interessano l’opera: la matrice suolo per il controllo dei livelli di superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) ai sensi del D.lgs. 152/06, oppure l’aria per le emissioni delle diverse opere di cantierizzazione, o anche la matrice acqua, nello specifico quelle sotterranee, per la verifica di eventuali sforamenti ai limiti imposti dalla normativa e, non da ultimo, il complesso tema delle Terre e Rocce da Scavo. (rcs)

Al via in Calabria la campagna di monitoraggio delle acque di Balneazione 2021 dell’Arpacal

Al via, in Calabria, la campagna 2021 per il monitoraggio delle acque di balneazione a cura dei servizi tematici Acque dei cinque dipartimenti provinciali Arpacal, coordinati dalla Direzione Scientifica.

Come ogni anno, la campagna di balneazione, che interessa tutti i dipartimenti dell’Agenzia, in particolar modo i Servizi Acque, prende il via in aprile per concludersi a settembre, operando per conto della Regione Calabria e del Ministero della Salute, al fine di monitorare la balneabilità degli oltre 700 km di costa regionali, indicando la qualità di essi suddivisi, in base alla normativa nazionale di settore, in quattro classi: eccellente, buona, sufficiente, scarsa.

I tecnici Arpacal, seguendo la programmazione concordata con il Ministero della Salute e la Regione Calabria, e nel rispetto delle procedure di protezione contro la pandemia ancora in corso, procederanno innanzitutto alla prima fase della campagna, tecnicamente rientrante nella cosiddetta “pre-stagionale”, che permetterà di confrontare i dati attuali con quelli acquisiti dall’Agenzia ambientale calabrese nella stagione balneare precedente.

I tecnici Arpacal, che prelevano i campioni secondo metodiche e tempistiche ben determinate, anch’esse su input del ministero della Salute, sono affiancati, ove necessario, dalle Guardie costiere della Calabria, con le quali da oltre un decennio si conferma un proficuo e fitto rapporto di collaborazione tecnica, non soltanto nello specifico di questa matrice ambientale.

«La campagna di balneazione in Calabria – ha dichiarato il direttore generale dell’Arpacal, dott. Domenico Pappaterra – è iniziata anche grazie al dialogo costante con il Dipartimento Tutela dell’Ambiente della Regione Calabria, che per questa matrice ambientale non solo fornisce un indirizzo ma, da titolare della competenza primaria, ci ha incaricati di procedere sulla base di una specifica convenzione». (rrm)

III Ecoforum Legambiente: emergono 19 eccellenze calabresi nella classifica città rifiuti-free

Sono 19 i comuni calabresi che spiccano come eccellenza nella classifica delle città rifiuti-free: la provincia di Cosenza conta 14 comuni virtuosi; segue la provincia di Catanzaro con 3 comuni e poi quella di Vibo Valentia con due comuni. Nessun comune, invece, per le province di Crotone e Reggio Calabria. Questo emerge dal III Ecoforum Rifiuti promosso da Legambiente che ha presentato un ricco dossier redatto con la collaborazione dell’Ufficio nazionale Comuni Ricicloni, presentato nel corso dell’incontro online su “L’economia circolare del futuro in Calabria: dalla teoria alla pratica”. Su un totale di 404 comuni calabresi solo 89 hanno però superato il 65% di raccolta differenziata.

«La Calabria possibile – ha spiegato in apertura la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta – passa attraverso il sentiero obbligato tracciato dall’Unione Europea: i fondi comunitari, che costituiscono una grande opportunità, dovranno essere destinati alla crescita intelligente ed all’economia verde. Anche il Recovery Fund, il piano di investimento storico della UE con un dotazione di 750 miliardi di cui circa 209 miliardi destinati all’Italia stabilisce che gli obiettivi del Green Deal sono una delle priorità del piano di ripresa destinando circa il 37% delle risorse finanziarie indirizzate in azioni di lotta al cambiamento climatico e per l’economia circolare».

«Il problema rifiuti in Calabria – ha concluso Parretta – è un’emergenza  perenne nelle cui pieghe spesso si infiltra la criminalità organizzata  può essere risolta solo attraverso il passaggio da un modello lineare ad un modello di economia circolare: riduzione dei rifiuti alla fonte, raccolta differenziata, riciclo e riuso.  I rifiuti da problema possono trasformarsi in una preziosa risorsa, generando anche possibilità occupazionali. A tale scopo serve realizzare impianti della filiera del riciclo con le migliori tecnologie disponibili La Calabria è ad un punto di svolta: cerchiamo per una volta di andare nella direzione giusta».

Le conclusioni del forum sono state affidate al presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani: «La Calabria diventerà una regione davvero europea – ha spiegato – se estenderà la raccolta differenziata domiciliare in tutti i comuni inadempienti a partire dai capoluoghi e se realizzerà in ogni provincia impianti industriali per riciclare i rifiuti, a partire da quelli che producono biometano e compost di qualità dall’organico differenziata. Serve anche una legge regionale sul modello dell’Emilia Romagna per far pagare ai comuni un’ecotassa in discarica in base alla produzione procapite di rifiuti indifferenziati a smaltimento e alle utenze domestiche o produttive secondo quanti rifiuti producono con il sistema della tariffazione puntuale. Queste sono le sfide che la prossima amministrazione regionale dovrà vincere. Noi saremo vigili nel denunciare inadempienze e attivi nel fare proposte concrete come nella tradizione della nostra associazione».

Al forum sono intervenuti Giuseppe Zanardi, progettista impianti di Calabra Maceri che nel suo intervento ha parlato del successo ottenuto con l’avvio della start up Waste to Methane Srl che nel 2018 ha portato a termine la progettazione e realizzazione del primo biodigestore in Italia per la produzione di biometano per autotrazione. A seguire, il direttore generale di Unirima, Francesco Sicilia. Unirima è l’Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri, che oltre a spiegare la mission dell’associazione di categoria, ha anche illustrato i punti salienti delle proposte che Unirima ha presentato per il Recovery fund. Paola Gazzolo, ex assessore all’ambiente per la Regione Emilia Romagna, è stata la promotrice della prima legge regionale in Italia sull’economia circolare ed ha esposto ai partecipanti come è nata l’idea e quali strumenti mette a disposizione la legge.

Al direttore generale dell’Arpacal, Domenico Pappaterra, il compito di spiegare le principali difficoltà nel reperire dai comuni i dati necessari per il monitoraggio dei territori. Nel corso del forum è stato infatti evidenziato che spesso i dati Arpacal non coincidono con quelli Ispra. «Il 30% dei comuni calabresi – ha spiegato Pappaterra – continua a non fornire i dati e questo impedisce di monitorare la concreta produzione dei rifiuti sul territorio regionale. Nonostante i diversi solleciti, 127 comuni della Calabria non hanno trasmesso i dati ufficiali. La pandemia COVID-19 che ha colpito il mondo nel 2020 potrebbe essere una giustificante se non fosse che questo trend di mancata collaborazione è pressoché costante ormai da diversi anni».

È stata poi la volta dellassessore all’ambiente Sergio De Caprio che ha evidenziato il lavoro fatto in tema di economia circolare ed ha ringraziato Legambiente per le battaglie portate avanti negli anni con caparbietà e convinzione, con riferimento, in particolare, al contrasto degli illeciti ambientali.

Il responsabile area progetti territoriali speciali Conai, Fabio Costarella ha illustrato le performance dei vari comuni ed ha presentato l’accordo sottoscritto nello scorso mese di novembre con la Regione Calabria per potenziare lo sviluppo e l’avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio su tutto il territorio.

Spazio anche alle buone pratiche di economia circolare con la testimonianza di aziende, cooperative e semplici cittadini. La sessione è stata coordinata dalla responsabile nazionale di Comuni ricicloni di Legambiente Laura Brambilla che ha presentato le diverse realtà presenti sul territorio calabrese: «Questa edizione – ha detto la Brambilla – ha visto la partecipazione di cooperative, aziende ed anche giovanissimi calabresi che in un’ottica di sostenibilità stanno portando avanti tradizioni familiari ed importanti progetti in difesa del territorio. Storie e racconti che ogni anno inseriamo nel nostro Dossier come diario di viaggio per valorizzare le tante eccellenze calabresi».

Sono intervenuti Maria Teresa Celebre, responsabile comunicazione Calabra Maceri e servizi spa; Alessio Di Addezio, Coordinatore progetto ECCO-Economie Circolari di COmunità, promosso da Legambiente e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il progetto ha visto nascere 15 hub in 13 regioni italiane con l’obiettivo di sviluppare filiere green formando ai green jobs anche i soggetti più fragili; Vincenzo Linarello presidente GOEL-Gruppo Cooperativo, comunità di persone, imprese e co- operative sociali che opera per il cambiamento ed il riscatto della Calabria, e che ha recentemente siglato un protocollo con Legambiente; Maria Angela Costantino, Agriturismo Costantino che porta avanti la tradizione agricola; Rocco Vitaliano, giovane artigiano e stilista che ha realizzato tappeti e borse con materiali di riciclo ed il sapone utilizzando l’olio esausto ed estratti naturali.

L’ultima sessione, dedicata alla presentazione del “Dossier Comuni ricicloni” è stato invece introdotto dalla direttrice di Legambiente Calabria Caterina Cristofaro: «La particolarità delle 19 eccellenze calabresi – ha spiegato– è che non solo rientrano nei parametri stabiliti dalla legge per la raccolta differenziata, ma e soprattutto sono comuni in cui ogni cittadino produce al massimo 75 chili di secco residuo all’anno, ovvero di rifiuti indifferenziati avviati allo smaltimento. Fare una raccolta differenziata di qualità significa soprattutto ridurre al massimo il secco, non basta solo raggiungere una percentuale alta di raccolta differenziata. E’ necessario avviare i giusti controlli, monitorare i propri cittadini nel conferimento corretto dei rifiuti, perchè tutti dobbiamo fare la nostra parte per far funzionare  la macchina ecologica Calabria».

Hanno preso parte Annalisa Lazzari amministratore delegato Eurosintex s.r.l., la prima azienda in Italia a produrre contenitori per la raccolta differenziata in materie plastiche riciclate e rigenerate; Angelo Catapano, sindaco del comune di Frascineto; Domenico Cavallaro, assessore all’ambiente del comune di Catanzaro e Giovanni Greco, sindaco del comune di Castrolibero. (rrm)