«Ripartenza con responsabilità», l’ottimismo della presidente Santelli

La presidente della Regione Calabria ha inviato un messaggio pieno di ottimismo e di speranza ai calabresi, in occasione del primo giorno della cosiddetta Fase 3.

«Oggi – ha detto – inizia una nuova fase per la Calabria e per tutta l’Italia, una fase che dovrà essere contrassegnata dalla voglia di ripartire ma anche da un grande senso di responsabilità individuale e collettiva. I calabresi, in questi due mesi e mezzo di lockdown e di distanziamento sociale, hanno fatto tanti sacrifici e rispettato come meglio non avrebbero potuto le prescrizioni governative e regionali per il contenimento dell’epidemia. Dobbiamo essere orgogliosi di ciò che abbiamo fatto e del modo in cui siamo riusciti ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica senza precedenti.

La Calabria ha scritto una bellissima pagina di responsabilità civile, nel pieno e consapevole rispetto delle regole a tutela della salute di tutti. Eroici sono stati i commercianti che hanno dovuto chiudere le loro attività; eroici sono stati i liberi professionisti, gli operai e gli ambulanti rimasti da un giorno all’altro senza lavoro; ed eroici sono stati gli studenti che hanno fatto fino in fondo il loro dovere pur con le scuole chiuse, gli imprenditori che hanno continuato ad assicurare i diritti dei loro dipendenti, i giornalisti che ci hanno puntualmente informato su ciò che accadeva nella nostra regione e nel resto del Paese. Eroici, straordinariamente eroici, sono stati i nostri medici, i nostri infermieri e tutti gli operatori sanitari che, per quasi tre mesi, hanno combattuto in una trincea pericolosissima pur di continuare a garantire assistenza a una terra che aveva bisogno più che mai di sicurezza e di speranza.

Grazie, ancora una volta, a tutti i calabresi che hanno tenuto duro e non si sono arresi.

Ora inizia una nuova fase, quella della ripartenza, che dovrà essere graduale e dovrà avvenire all’insegna della prudenza e della massima responsabilità. Le nuove misure che ripristinano gran parte dei diritti sospesi e che dispongono la riapertura delle attività commerciali non possono essere in alcun modo considerate un “liberi tutti” e un ritorno alla quotidianità ante-epidemia.

Il Coronavirus non è stato ancora sconfitto, purtroppo. Ed è per questo che la necessaria ripartenza dovrà essere accompagnata da quello stesso senso di responsabilità che ha caratterizzato i giorni più bui di questa emergenza. Oggi più che mai è doveroso usare quel buonsenso che i calabresi hanno dimostrato di possedere in grande quantità e di renderlo parte costitutiva della vita di tutti i giorni. Non possiamo permetterci di vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti in questi mesi. L’attenzione di tutti deve rimanere sempre alta, perché la situazione era e resta molto complicata.

Dunque, ripartiamo, e ripartiamo con forza ed entusiasmo, ma facciamolo nel pieno rispetto di tutte le regole fissate dal Governo e dalle Regioni e delle norme sul distanziamento sociale e sulla protezione individuale. Siamo un grande popolo. Sono sicura che lo dimostreremo anche stavolta». (rp)

L’Aifa autorizza sperimentazione della plasmaterapia. Il commento del prof. Pino Nisticò

  • Dopo gli appelli della comunità scientifica all’Aifa per dare il via libera alla sperimentazione ufficiale della plasmaterapia, abbiamo chiesto al prof. Pino Nisticò, ex presidente della Regione Calabria e insigne farmacologo, un commento. L’Aifa, peraltro, raccogliendo l’appello di ieri mattina del sen. Marco Siclari, ha incluso nella sperimentazione anche il prof. Giuseppe Di Donno di Mantova. È un buon segnale, in attesa dei provvedimenti del ministro Speranza. È stato lo stesso Siclari a comunicarlo al prof. De Donno che si è messo subito a disposizione del direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini. 

«Dopo i ripetuti gridi d’allarme – scrive il prof. Nisticò – da noi lanciati al nostro Governo e persino ad altri Paesi, tramite le comunità dei Consultori della Regione Calabria e delle associazioni dei calabresi nel mondo, finalmente la nostra Agenzia nazionale del Farmaco (Aifa) si è risvegliata dal torpore primaverile concedendo l’autorizzazione ad uno studio sperimentale nazionale per valutare l’efficacia e la sicurezza del plasma iperimmune da pazienti già guariti da Covid-19.

Sia in Inghilterra che negli Stati Uniti il Governo e la Food Drug Administration (FDA) avevano già dato il via libera alla sperimentazione del plasma iperimmune.

È noto da anni ed è stato confermato anche in questo periodo di emergenza da autorevoli ricercatori su riviste prestigiose come Nature, Pnas, Jama, come pure da studi sperimentali in corso e dall’uso compassionevole che il trattamento con plasma iperimmune è quello di scelta per le gravi forme di Covid.

Sorprende, pertanto, che l’Alfa abbia ritardato nel decidere di lanciare uno studio controllato su scala nazionale pur disponendo in seno alle sue Commissioni di farmacologi molto qualificati che sono ben consapevoli del ruolo terapeutico dell’infusione di plasma iperimmune.

Ad ogni modo oggi non possiamo fare altro che dare il benvenuto al nuovo studio dell’Aifa. La delibera, in particolare, prevede l’autorizzazione di uno studio denominato Tsunami di cui è capofila l’Università di Pisa. Con quali criteri sono stati scelti i centri universitari e ospedalieri che partecipano allo studio? Sembrava naturale includere in primis i centri con maggiore esperienza. Infatti, ottimi risultati terapeutici sono stati riportati nei mesi scorsi in circa 80 pazienti trattati con siero iperimmune dalla rete coordinata del prof. Cesare Perotti del San Matteo di Pavia e dal prof. Giuseppe De Donno dell’Ospedale di Mantova, rete che comprende anche le aziende ospedaliere di Crema, Lodi, Padova e Novara. Sembra, invece, che questi centri siano stati esclusi dallo studio Tsunami autorizzato dall’AIfa. Un vero e proprio “tsunami”? Speriamo di tratta di una tempesta di breve durata.

Il ministero della Salute avrebbe dovuto, nel suo indirizzo politico, chiedere all’AIfa e all’Istituto Superiore di Sanità di organizzare uno studio il più ampio possibile, coinvolgendo i centri più qualificati delle singole regioni, specie di quelle dove c’è ancora la più elevata incidenza di decessi. Anche perché è evidente, sulla base dell’esperienza finora maturata, che tanto più centri saranno autorizzati per la plasmaterapia, tanto più saranno i pazienti salvati da morte.

Pertanto, in Italia lo studio dovrebbe essere un’occasione da cogliere e cioè accanto allo specifico significato scientifico volto alla valutazione rigorosa dell’efficacia e della tollerabilità, da un punto di vista pragmatico bisognerebbe usarlo anche come strumento efficace per salvare il maggior numero possibile di pazienti gravi che rischiano la morte.

Ecco perché a mio avviso – dice il prof. Nisticò – il ministro dovrebbe integrare lo studio Aifa ed estendere quanto più possibile questa sperimentazione, coinvolgendo tutte le città più importanti con policlinici universitari o ospedali di grande prestigio, come, per esempio, lo Spallanzani di Roma e il Cotugno di Napoli, ecc. Sono sicuro che il ministro Speranza saprà con la sua sensibilità e intelligenza politica assicurare un’integrazione dello studio Tsunami, facendo organizzare centri qualificati per l’infusione di plasma sull’intero territorio, nell’interesse dei pazienti affetti da grave forme di Covid.

Questo il ministro lo potrebbe decidere molto rapidamente, anche chiedendo il parere ad suoi consulenti di altissimo prestigio scientifico come il prof. Walter Ricciardi, già presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e professore stimatissimo dell’Università Cattolica di Roma oltre che rappresentante del nostro Paese in seno all’Organizzazione Mondiale della Sanità, e il prof. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, infettivologo clinico che è considerato un vero colosso in tutto il mondo avendo per primo sconfitto l’Ebola oltre che far guarire i primi pazienti affetti da Coronavirus.

Walter Ricciardi e Giuseppe Ippolito
Walter Ricciardi (presidente dell’Istituto Superiore di Sanità) e Giuseppe Ippolito (direttore scientifico dell’Ospedale Spallanzani)

Prima di chiudere, vorrei fare una breve considerazione. Tutta questa vicenda che stiamo vivendo, tipicamente “italiana” sta a dimostrare che ancora non abbiamo imparato la lezione che ci viene dal coronavirus. Quando finalmente avremo un mondo in cui domina l’umiltà, la fratellanza, il rispetto reciproco senza personalismi e prime-donne?  Questa è la vera lezione che dovremmo apprendere dalla pandemia da coronavirus». [Pino Nisticò]

 

Lettera aperta di Riviera e Borghi: un passaporto per una vacanza protetta

L’Associazione Operatori Turistici “Riviera e Borghi degli Angeli”, impegnata in questo periodo di emergenza sanitaria per dare un impulso all’economia turistica dell’area del basso Ionio, scrive una lettera aperta alla presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, affinché «disponga un protocollo interregionale per fare tamponi e test obbligatori a viaggiatori e turisti diretti in Calabria prima della loro partenza».

Un protocollo necessario per l’Associazione, che «garantirebbe la sicurezza degli operatori, per la  nostra Regione, permetterebbe un censimento (anonimo) degli arrivi di turisti nell’estate del Coronavirus».

«Così – scrive Riviera e Borghi – si trasmetterebbe il senso di una Regione Calabria che si muove per tutelare i suoi cittadini, i turisti e viaggiatori sani che, non bisogna dimenticarlo, sceglieranno la nostra regione perché tra le più sicure e forse adatta, viste le sue peculiarità naturalistiche, a vacanza salutari. Una ordinanza così emessa permetterebbe infatti, senza alcun costo per la nostra Regione, di garantire una ulteriore scrematura ai rischi di contagio».

«Riflettendo un attimo – prosegue la lettera – nessuno si meraviglia se per entrare in palestra ci chiedono un certificato medico, in questi momenti credo che la nostra Regione possa richiedere a chi vuole visitarla un “documento” che ne attesti la salute. Logicamente a tutto ciò, va assolutamente accompagnato un urgente e strutturato lavoro di organizzazione del sistema medico-sanitario regionale e territoriale, quale migliore occasione per potenziarlo e migliorarlo per sempre, con un coordinamento virtuoso tra Regione, Comuni, ASP Provinciali, Forze dell’Ordine, Organi di controllo e ONG per: Garantire e tutelare prioritariamente la salute pubblica. Potenziare la rete ospedaliera ed il sistema medico-sanitario territoriale in ottica di rafforzamento anti-Covid: servono interventi da effettuare per continuare ad affrontare le fasi emergenziali ed azioni/attività ad ampio raggio e di medio-lungo termine in risposta dei diritti delle comunità locali; Organizzare Ospedali COVID con relativi servizi; Programmare con Asp/Comuni/Organi preposti/Organizzazioni Ong-volontariato azioni di screening di massa, servizi di assistenza e controllo/monitoraggio e trattamento territoriale (aree free-Covid) con servizio di assistenza domiciliare; Prevedere servizio di Guardia Medica Turistica con poli territoriali con unità mobili, coinvolgendo Croce Rossa Italiana e Protezione Civile per assistenza medico-sanitaria capillare ed organizzata di turistici/bagnanti/cittadini ecc.». (rcz)

Il sindaco Occhiuto: per il post-Covid completiamo piste ciclabili e il Parco del Benessere

Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, ha lanciato un appello alla Regione Calabria, chiedendo «una forte accelerazione per il completamento dei lavori della ciclopolitana e del Parco del Benessere».

La richiesta di Occhiuto è stata fatta in funzione della immediata fruibilità delle opere da parte dei cittadini, alla luce della nuova fisionomia che la città di Cosenza, come tutte le città italiane, dovrà assumere nel post emergenza Covid-19.

«In tutto il Paese – ha dichiarato il sindaco Occhiuto – dovranno prevalere un nuovo modello di città ed un nuovo orientamento che porterà ad un modus vivendi completamente diverso nel quale intere aree o porzioni di città dovranno essere attraversate dalle famiglie, dai giovani o da chiunque altro, senza le auto e dove i cittadini potranno ritrovarsi per andare al lavoro, per passeggiare o andare in bici, rispettando le disposizioni sul distanziamento sociale».

«Questa “piccola rivoluzione” – ha aggiunto Occhiuto – è stata da noi anticipata già da quando abbiamo investito molto su alcuni progetti e alcune idee che ci vedono oggi avanti, rispetto ad altre realtà urbane, nella marcia di avvicinamento a questa nuova visione complessiva di città. Non è un caso che Cosenza, già da diverse settimane, è stata indicata, da uno studio qualificato, tra le città italiane più attrezzate per la ripartenza e maggiormente pronte ad affrontarla più facilmente, anche in virtù della presenza di adeguate infrastrutture in grado di incentivare la mobilità sostenibile».

«Quando abbiamo iniziato i lavori della ciclopolitana, in parte realizzati – ha sottolineato ancora il sindaco Occhiuto – abbiamo dovuto compiere delle scelte per certi aspetti impopolari, fronteggiando anche chi guardava a questa opera con scetticismo e diffidenza, considerandola persino inutile. Invece, noi siamo andati comunque avanti. Adesso questa nostra realizzazione, nella visione delle città che dovranno affrontare il post Covid-19, tornerà non solo utile, ma ridiventa prepotentemente attuale, rappresentando un vero e proprio modello che tutte le città del nostro Paese dovranno adottare nella mutata realtà successiva all’emergenza. Il Ministero dei trasporti sta per rendere operativi degli incentivi (bonus di 500 euro per chi acquista bici elettriche, bici e monopattini, o di 1500 euro per la rottamazione di altri mezzi) che rappresentano una buona soluzione per affrontare, in modo intelligente e sostenibile, la Fase 2 dopo il lockdown».

«Siamo stati tra i primi – ha proseguito Occhiuto – a puntare decisamente sulla pedonalizzazione ed oggi più che mai siamo convinti che tra l’inquinamento atmosferico e la diffusione del virus possa esserci una correlazione anche abbastanza stretta, perché la presenza nell’aria di polveri sottili e del particolato aiutano la persistenza del virus. Con la ciclopolitana, che dovrà essere completata prima possibile, abbiamo immaginato un sistema integrato di piste ciclabili in grado di collegare tutti i punti di interesse della città. Un sistema cui si aggiungerà a breve anche un servizio di bike sharing che è stato già aggiudicato e che presto entrerà in funzione. Per tutte queste ragioni chiediamo alla Regione e alla presidente Jole Santelli che venga impressa una accelerazione ai lavori per il completamento della ciclopolitana ed al quale è collegata anche la realizzazione di altre piste ciclabili su via Panebianco e Viale della Repubblica. Eguale attenzione chiediamo alla Regione per l’accelerazione dei lavori di completamento del Parco del Benessere che dovrà avere anch’esso, nella nuova fisionomia che la nostra città assumerà da qui in avanti, una sua centralità ed un ruolo estremamente importante».

«Con il Parco del Benessere – ha aggiunto Occhiuto – abbiamo progettato e in parte già realizzato, una sorta di Central Park lineare, all’interno del quale il verde diventa elemento strutturale e non più elemento di risulta. Il verde, nella concezione ottocentesca e novecentesca, era un elemento progettato. Lo dimostrano a Cosenza la Villa vecchia prima e quella di Piazza della Vittoria poi (villa nuova). La città contemporanea, invece, non contempla il verde come elemento strutturale. Ecco che il Parco del Benessere diventa elemento propulsore del cuore della città, quella che ne attraversa la parte contemporanea, e nella quale non devono trovare più posto le auto, mentre il verde ridiventa parte del disegno urbano. I cittadini, senza più l’auto, arriveranno a piedi o scenderanno dalla metro tranvia per ritrovarsi direttamente nella città più densamente popolata. Il completamento del Parco del Benessere è ancora più importante alla luce di quello che sta avvenendo oggi».

«La nuova fisionomia di città del post Covid – ha aggiunto Occhiuto – impone di avere spazi pedonali sempre più allargati, aree verdi e piste ciclabili che si riconnettono con le parti di città densamente popolata. Ecco perché l’accelerazione dei lavori che chiediamo alla Regione con la massima urgenza, va proprio nella direzione di completare quella parte del Parco del Benessere ricompresa tra il Centro commerciale “I Due Fiumi” e l’area parallela a Corso Mazzini che arriva fino all’Austostazione. Poiché la città dovrà essere utilizzata e attraversata in un certo modo, seguendo le disposizioni dettate dall’emergenza, chiediamo al più presto che questa parte centrale venga ultimata. Confidiamo nella sensibilità della Presidente Santelli, affinché tanto la ciclopolitana quanto il Parco del Benessere vengano consegnati prima possibile alla fruizione dei cittadini». (rcs)

Istat, sul turismo pre-covid in Calabria

La stagione turistica estiva è alle porte, ma la riapertura delle attività è soggetta a molte incertezze legate agli effetti determinati dall’epidemia del coronavirus. Gli interrogativi sono moltissimi: come cambieranno i comportamenti delle persone nei confronti del turismo? Quale sarà l’effetto della crisi economica? La percezione del rischio favorirà i flussi turistici verso le aree di prossimità e più sicure – ossia a più bassa densità del contagio – come com’è la Calabria? Si eviteranno i luoghi affollati, a favore dei territori che possono fare leva sul bene di lusso, qual è oggi, lo spazio fisico, che è diffusamente disponibile in Calabria? L’incertezza sulla ripresa delle attività turistiche è anche alimentata dalla capacità del sistema di offerta regionale di poter cogliere le sfide e le opportunità della fase post-covid. E’, quindi, importante capire le condizioni strutturali dell’offerta di servizi turistici della Calabria. In questa nota ci si limita a descrive alcune caratteristiche del turismo calabrese utilizzando i dati recentemente pubblicati dall’ISTAT.

Unità locali e addetti. In Calabria, cosi come in tutto il paese, il lockdown ha interessato tutta la filiera dell’offerta di servizi turistici. Formalmente il Dcpm non ha determinato la chiusura degli alberghi, ma l’operatività degli stessi è stata di fatto bloccata. Pertanto, la chiusura delle attività ha riguardato 1613 imprese turistiche che occupano 6225 persone: la dimensione media degli operatori turistici è di 2. occupati per unità locale. La quota delle imprese turistiche rispetto al totale delle imprese regionali è pari all’1,4%, mentre gli occupati settoriali sono il 2,2% dell’occupazione totale censita dall’ISTAT. Rispetto al settore turistico italiano, quello calabrese pesa per il 2.3% delle imprese nazionali e per l’1.9% dell’occupazione totale settoriale.

I diversi comparti dell’offerta turistica. La tabella 1 mostra come il settore alberghiero sia quello più importante in termini numerici all’interno dell’intera filiera turistica regionale: gli alberghi in Calabria sono 580 (il % del unita totali regionali) con un livello occupazionale di 2991 unità (il % dell’occupazione settoriale in regione). Importante è anche il ruolo dei 164 Villaggi turistici censiti dall’ISTAT in cui lavorano 1318 persone. Così come avviene in Italia, anche in Calabria si registra una significativa presenza dell’ospitalità diffusa che fa riferimento all’aggregato “Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, B&B, residence, alloggio in agriturismi”: nel 2017, che è l’ultimo anno disponibile, le unità locali erano 483  e gli occupati 1103.

In Calabria, le aree di campeggio e le aree attrezzate per camper e roulotte sono 90 con 194 totali. Relativamente poco presente (il % delle imprese totali) è l’offerta che proviene da ostelli della gioventù (4 in tutta la regione), rifugi di montagna (3) e di colonie marine e montane (4).

La dimensione media delle imprese. Un aspetto importante del turismo è la dimensione delle imprese che in esso operano. Sia in Italia, sia in Calabria il numero medio di addetti per impresa è basso: un’impresa turistica italiana occupa mediamente 4.8 addetti che diventano 3.86 in Calabria (figura 1). Considerando i comparti più importanti del turismo regionale , la dimensione media degli alberghi è 5.1 occupati, mentre nei villaggi turistici aumenta a oltre 8 addetti per unità locale. In entrambi i casi, la dimensione è minore di quella che si osserva in Italia, in cui negli alberghi lavorano in media 9.8 addetti e nei villaggi 11.7 addetti (vedi  tabella sopra).  (fa)

[courtesy opencalabria.com]

Ridurre drasticamente le morti da Covid-19
Nisticò: Prima del vaccino usiamo il plasma

di SANTO STRATI

I primi confortanti risultati che arrivano dalla sperimentazione della plasmaterapia fanno ben sperare nell’instancabile lotta contro questo nuovo nemico invisibile. Il coronavirus è il mostro che ha cambiato e cambierà, purtroppo, ancora il nostro modo di vivere. Dobbiamo rassegnarci a convivere col virus e la ricerca scientifica troverà molto verosimilmente quel vaccino che consentirà il ritorno a una vita quasi normale. Intanto, questa maledetta epidemia ha messo in chiaro molte cose, a partire dall’assoluta impreparazione del nostro Paese (ma anche gli altri hanno lo stesso problema) di essere in grado di fronteggiare una qualsiasi epidemia di carattere virale. Carenti le strutture sanitarie, scarsa considerazione ai modelli di prevenzione che, per esempio, in Calabria erano già stati predisposti in occasione dell’aviaria, ma mai portati a compimento completo, dopo il cessato allarme. Il virus ci insegna anche che dalle crisi si esce rafforzati, anche se non finiremo mai di piangere gli oltre trentamila morti che non hanno avuto, ahimé, neanche l’ultimo saluto dai loro cari, sepolti senza funerale, quasi numeri di una statistica atroce che non tiene conto che parliamo di esseri umani.

Come si esce rafforzati? Calabria.Live ha voluto sentire il parere di uno scienziato calabrese prestato alla politica (è stato presidente della Regione, senatore, parlamentare europeo) e ritornato alla farmacologia, un campo dove la sua fama è di livello internazionale, il prof. Pino Nisticò. Già membro del comitato scientifico dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco e rappresentante del Parlamento europeo in seno al consiglio di amministrazione della stessa agenzia, nonché relatore al Parlamento europeo della direttiva sulla trasfusione di sangue ed emoderivati, Nisticò in questi giorni sta lanciando un appello che la comunità scientifica mostra di voler cogliere: «in attesa del vaccino, plasma e anticorpi salvano vite umane».

– La terapia del plasma che qualcuno ha definito erroneamente innovativa, visto che è già stata praticata contro la Sars e la Mers nonché per debellare tetano, difterite e infezioni da tossina botulinica, sta dando risultati importanti. Prof. Nisticò come valuta questi primi esiti?

«L’effetto terapeutico del plasma di pazienti guariti dal coronavirus, ricco di anticorpi che neutralizzano il virus, era prevedibile per gli scienziati e gli addetti ai lavori: i risultati del prof. Cesare Perotti, direttore del servizio di Immunoematologia del San Matteo di Pavia, in collaborazione con una rete di ospedali (Mantova, Lodi, Padova e Novara), sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista “Nature” e sottolineano che la la plasmaterapia rappresenta il trattamento di prima scelta in pazienti affetti da Covid 19. Si tratta di uno studio preliminare su 52 pazienti che si trovavano in gravi condizioni di insufficienza respiratoria e la maggior parte di questi sono stati salvati da morte sicura. A questo punto, bisognerebbe convincere il maggior numero possibile di pazienti guariti a donare il proprio sangue con le modalità indicate dal San Matteo. Per questo motivo ho fatto appello al Governo perché stanzi immediatamente le risorse necessarie da un lato per incentivare i pazienti che volontariamente donano il sangue dopo la guarigione, dall’altro per la creazione di una o più banche di plasma iperimmune, per dotare le singole regioni di scorte sufficienti per trattare i malati più gravi. In tal modo si riuscirebbe a ridurre significativamente o addirittura a cancellare i decessi e la sindrome da coronavirus non farebbe più tanta paura. Sento il bisogno, a questo punto, di ringraziare il bravissimo giornalista catanzarese Alberto Matano conduttore del programma La vita in diretta per avere messo per primo in evidenza il ruolo fondamentale della infusione di plasma di soggetti guariti da Covid, dimostrando grande intelligenza e sensibilità civica».

Giuseppe Remuzzi e Alberto Matano
Giuseppe Remuzzi e Alberto Matano

– È questa la strada da seguire per sconfiggere il virus?

«In considerazione dei risultati eccellenti ottenuti in questi primi clinical trials l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco e l’Ema, la sua omologa europea, il cui direttore esecutivo è il validissimo prof. Guido Rasi dell’Università di Roma, dovrebbero incoraggiare e coordinare, anche insieme con la Food Drugs Administration statunitense, uno studio molto più ampio, randomizzato, controllato, multicentrico, su migliaia di pazienti in modo da confermare al più presto possibile l’efficacia e la tollerabilità del trattamento con plasma di pazienti guariti. È comunque doveroso potenziare gli studi in corso al San Matteo e alla rete di aziende ospedaliere collegate, confermando piena fiducia a medici e primari che con coraggio e abnegazione continuano a salvare vite umane e in una fase successiva condurre clinical trials più perfetti secondo i sacri crismi delle agenzie internazionali del farmaco. In altre parole prima la “sostanza”, cioè salvare vite umane, e poi la “forma”, ovvero studi clinici controllati secondo regole internazionali. Analogamente il governo dovrebbe anche mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie per condurre i primi clinical trials con anticorpi monoclonali verso il coronavirus, anticorpi che sono attualmente già disponibili come quello scoperto dallo scienziato italiano Pierpaolo Pandolfi della Harvard School of Medicine di Boston che sta lavorando in collaborazione con un Comitato di 29 gruppi di ricerca coordinati dal prof. Giuseppe Novelli, famoso genetista dell’Università di Roma Tor Vergata, di cui è stato rettore, altro orgoglio calabrese nel mondo.

– Questo significa che si potrebbero produrre anticorpi monoclonali specifici che rappresentano la forma più avanzata di plasmaterapia per curare i pazienti affetti da coronavirus, nel caso in cui non bastasse il siero umano dei donatori?

«Gli anticorpi monoclonali saranno più sicuri anche rispetto al plasma, evitando potenziali, sia pure rari, rischi che si possono verificare dopo l’infusione di plasma, come infezioni da virus dell’Epatite B e C, virus dell’Aids, prioni responsabili del morbo della mucca pazza. La disponibilità di larghe quantità di plasma di soggetti guariti da Covid 19 oppure da portatori sani o che abbiano avuto una lieve sintomatologia cui hanno reagito con una forte risposta immunitaria. In un futuro immediato, l’impiego di anticorpi monoclonali dovrebbe consentire di sconfiggere definitivamente il coronavirus anche prima della registrazione ed immissione in commercio di un vaccino efficace e sicuro. Quando poi sarà in commercio il vaccino, questo sarà utile per la prevenzione del Covid-19, mentre gli anticorpi monoclonali rappresenteranno un’ottima terapia in pazienti malati in cui come “pallottole magiche” sono in grado di legarsi al virus e neutralizzarlo».

– Cosa significa attrezzare una biobanca in Calabria? Il sen. Marco Siclari ha chiesto che vengano istituite banche del sangue in tutte le regioni, in modo da raccogliere, conservare e somministrare il siero ove necessario. Qual è la reale situazione della banca del sangue di Catanzaro?

Bene ha fatto il sen. Siclari ad appoggiare la nostra richiesta di istituire in Calabria una banca di plasma iperimmune perché questo è un progetto facilmente realizzabile. Infatti, esiste già presso la Facoltà di Medicina dell’UMG di Catanzaro una biobanca multidisciplinare già finanziata e realizzata, ma che per essere attivata dovrebbe essere completata e arredata. Sono sicuro che la nostra presidente Santelli, con la sua intelligente visione strategica, in accordo con il Rettore Giovambattista De Sarro sapranno identificare le risorse necessarie per attivare questa biobanca, rendendo così la Calabria leader in questo settore e in grado di aiutare altre regioni meridionali con la tipica generosità dei calabresi». (s)

REGGIO – La Camera di Commercio aiuta le imprese con contributi a fondo perduto

Il Consiglio camerale della Camera di Commercio di Reggio Calabria ha approvato, in via d’urgenza, la variazione del preventivo 2020 che consente alla Camera di commercio di destinare 2 milioni di euro per supportare le imprese della Città Metropolitana.

Si tratta di 2 milioni di euro di contributi, a fondo perduto, per l’abbattimento del tasso d’interesse sui finanziamenti finalizzati a favorire gli investimenti produttivi e la liquidità necessaria per la gestione aziendale in questa fase economica così delicata per le imprese reggine.

Il Bando, che sarà pubblicato nei prossimi giorni, s’inserisce nell’ambito delle iniziative promozionali a favore delle imprese adottate dal sistema camerale nazionale, anche in attuazione dell’art.125 del Decreto “Cura Italia”, convertito in legge, che ha previsto la possibilità perle Camere di commercio di realizzare specifici interventi per contrastare le difficoltà finanziarie delle MPMI e facilitarne l’accesso al credito.

«Con questo intervento finanziario straordinario – ha spiegato il presidente della Camera di Commercio, Antonino Tramontana – vogliamo facilitare l’ottenimento di liquidità da parte delle nostre imprese, così duramente colpite dalla drammatica emergenza sanitaria ed economica in corso, in modo da consentire una pronta ripartenza del nostro già fragile sistema economico».

«La predetta misura economica urgente da attuare nel brevissimo periodo – ha proseguito il presidente Tramontana – è frutto dell’unità di intenti manifestata all’unanimità in Consiglio camerale dalle Associazioni imprenditoriali di tutti i settori economici nonché dai rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, delle Associazioni di tutela dei Consumatori e dei Liberi professionisti».

Il bando è rivolto alle micro, piccole e medie imprese reggine di tutti i settori economici che, a partire dall’8 aprile 2020, hanno stipulato un contratto di finanziamento con banche, società di leasing e altri intermediari finanziari, per esigenze di liquidità, consolidamento delle passività a breve, investimenti produttivi. 

Il contributo a fondo perduto erogato in un’unica soluzione è finalizzato all’abbattimento del 100% del tasso d’interesse, fino ad un contributo massimo di 5 mila euro.

Il testo del Bando sarà pubblicato sul sito camerale www.rc.camcom.gov.it, e verranno  fornite tutte le informazioni e le indicazioni per la presentazione delle domande, che avverrà esclusivamente in modalità telematica con firma digitale, sul sito http://webtelemaco.infocamere.it

È, comunque, previsto un periodo di pre informazione per dare la possibilità a tutte le imprese di predisporre la documentazione necessaria prima dell’apertura del bando. (rrc)

 

Per qualche tavolino in più: Boccia vs Santelli
Non serve a nulla il ricorso al Tar del ministro

di SANTO STRATI – Se il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia avesse tenuto a mente quanto scrisse Romano Prodi contro i tribunali amministrativi, probabilmente avrebbe potuto evitare di crearsi l’immagine del burocrate tutto scartoffie che mal si attaglia a un fine (e apprezzatissimo) professore di economia, con tanto di master alla Bocconi. Com’è noto, dopo la formale diffida (di cui non si trova obbligo nella giustizia amministrativa) ha annunciato il ricorso al Tar contro l’ordinanza della Presidente Santelli sulla riapertura di bar e ristoranti, purché con tavoli all’aperto. Un’ordinanza che – è bene ribadirlo – non impone alcun obbligo di alzare le saracinesche per gli esercenti, ma offre la facoltà a chi voglia di poter “ricominciare” l’attività, servendo ai tavoli, pur nel rispetto delle rigorose norme di distanziamento e di prevenzione sanitaria imposte dai vari decreti del Presidente Conte.

Alla fine, bisognerà convenire che lo scontro tiene banco giusto per qualche tavolo di trattoria: Conte aveva autorizzato il servizio di asporto, la Santelli ha aggiunto qualche tavolino all’esterno. In Calabria il clima permette persino di bersi una cioccolata calda all’aperto durante i mesi invernali, figurarsi ora con la bella stagione. E l’involontario suggerimento della presidente Jole è stato subito recepito da diversi presidenti di Regione, a cominciare da Zaia, ma anche e soprattutto da diversi esercenti al di fuori della Calabria. Tanto per fare un esempio, stamattina a Roma, molti bar hanno riaperto mettendo fuori un tavolino dove servire il caffè o il cappuccino “da asporto”. Vietato avvicinarsi al bancone, ma lecito “asportare” dal tavolino davanti al bar l’irrinunciabile espresso…

A cosa è servito l’annuncio della diffida e cosa succederà adesso con il ricorso al Tar? Andiamo per ordine. Romano Prodi, nel 2013 in un articolo sul Messaggero riferiva dell’amara ironia di un investitore che proponeva di abolire Tar e Consiglio di Stato per non legare le gambe all’Italia. «Non posso – scriveva Prodi – non notare che il ricorso a questi tribunali è diventato un fatto normale ogni volta in cui si procede a un appalto o che sia pronunciato l’esito di un concorso pubblico o una qualsivoglia decisione che abbia un significato economico. Il tutto senza sostanziali limiti al ricorso». Ecco, quali sono i vantaggi di un ricorso che mette davanti agli occhi dei cittadini un doloroso confronto tra diverse amministrazioni dello Stato? La risposta è semplice: nessuno. Il Tar dà ragione a uno dei due contendenti e decide se un provvedimento può avere ancora validità di legge o meno.

Nel caso specifico, il ministro Boccia ha dapprima fatto una diffida, affidandola ai giornali (e qui si potrebbe disquisire a lungo come entrambi i contendenti Boccia vs Santelli hanno saputo sfruttare lo scontro in termini di visibilità mediatica) e stamattina – sempre attraverso la stampa – ha fatto sapere che ricorrerà al Tar.

Bene, il cittadino comune che conosce i tribunali amministrativi regionali (Tar) quasi esclusivamente per aver sempre letto della lentezza con cui istruisce le pratiche e quindi deposita poi le sentenze, avrà ghignato pensando a come se le studia tutte il ministro Boccia per apparire in tv e sui giornali. A pensar male si fa peccato – diceva Andreotti – ma spesso ci s’azzecca. Ecco perché tutta la storia, più che un duello per il rispetto della normativa, sembra più una sfida mediatica a chi appare di più.

Secondo la prassi amministrativa, non c’è bisogno di diffida prima di ricorrere contro un provvedimento di un organo dello Stato. Boccia lo ha fatto “per cortesia istituzionale”? mah… Certo si è conquistato le prime pagine, regalando altresì (e gliene siamo grati da calabresi) una grande visibilità alla nostra regione e alla sua Presidente. Poi ha annunciato il ricorso al Tar. Ma di quale città? La competenza è regionale e poiché è un’ordinanza della presidente della Regione Calabria, il ministro Boccia dovrà far presentare il ricorso al Tar di Catanzaro. E, a quanto pare, l’Avvocatura generale dello Stato sta lavorando alacremente sul documento da presentare al tribunale del Capoluogo. Per ottenere, in questo caso, un decreto votato dai componenti del Tar calabrese che si tradurrà presumibilmente in una sospensiva, in attesa del giudizio. Oppure potrebbe contare su un decreto d’urgenza del presidente del Tar che delibera senza bisogno di consultare gli altri membri, varando un provvedimento che – notate bene – non è impugnabile.

Detto in parole povere si sta sollevando un polverone inutile che si poteva tranquillamente evitare, dato che – al massimo – il Tar potrà decidere di sospendere la validità dell’ordinanza n. 37 della Santelli e cioè impedire agli esercenti dei locali pubblici di avvalersi della facoltà di mettere qualche tavolino fuori del bar, senza alcun’altra conseguenza né di natura penale né civile per la Presidente.

Fin qui il ministro ha fatto la sua parte, quale strenuo difensore del rispetto delle normative, ma ha ricevuto una fiera e decisa risposta da parte del presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini che gli ha rinfacciato l’inesistenza di una cosiddetta “clausola di supremazia” che consente al potere centrale di sospendere l’autonomia delle Regioni.

Ci è piaciuta meno – nella sua enfasi mediatica – l’accusa alla Santelli sull’utilizzo dei tamponi. A mezzo stampa Boccia ha detto: «Mi sarei aspettato un impegno forte e radicale come quello messo nell’ordinanza. Ne abbiamo spediti 84mila ma ne hanno fatti solo 37mila per 2 milioni di abitanti». Gli ha replicato, giustamente piccata, la Santelli rivendicando «una media di un test ogni 55 abitanti. Un risultato tra i più alti tra le regioni del centro-sud che registrano una media di 1 test ogni 60 abitanti». E questo «nonostante le difficoltà dovute non alla disponibilità dei tamponi ma al reperimento dei reagenti e soprattutto delle attrezzature per effettuare i test nei cinque laboratori regionali».  La schermaglia per l’ordinanza offre il pretesto per versare (senza ragione) un po’ di fiele per alimentare la polemica politica dell’opposizione. Ma Tallini è stato chiaro anche nei confronti di chi (il commissario pd Graziano e il capogruppo Bevacqua)  lo accusava di parzialità:  «Difendere le prerogative costituzionali della Regione in materia sanitaria e in riferimento alla ‘fase 2’ nella polemica col Governo, a proposito delle ordinanze della presidente Santelli, tutto mi pare tranne che un atto di parte. Il dibattito sulla potestà legislativa concorrente come disciplinata dalla riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001 e che nell’emergenza pandemica ha generato molteplici e vistose incomprensioni,  è d’altronde di stringente attualità non solo fra costituzionalisti ma anche tra le forze politiche». E a Boccia il giorno prima aveva chiaramente detto – perché riferisse al Governo – «non ci faremo piegare e risponderemo con altrettanta fermezza» all’«esibizione muscolare” dell’esecutivo con il ricorso al Tar.

Quindi, un’altra storia di ordinaria burocrazia, con la differenza che se il ricorso fosse presentato da un privato, non avrebbe la tempistica velocissima prevista in casi come questo. Scusate, ma a parte la bella visibilità per la Calabria – che ne guadagna in reputazione lanciando l’idea di essere una meta ideale per il turismo “interno” come regione covid-free, agli italiani il ministro Boccia, in nome e per conto dell’ “aspirante sovrano” Conte  (che graziosamente “concede” ai sudditi), questa sceneggiata la poteva risparmiare. Del resto, un po’ di pepe nella patria del peperoncino, alla fine, non toglie il giusto sapore del “diavolicchio” calabrese. E il messaggio rimane uno solo: venite in Calabria non solo perché è unica,bellissima e inimitabile, ma persino virtuosa e lungimirante nella gestione dell’emergenza covid. (s)

Alt Covid-19, l’app made in Calabria per aiutare i calabresi e non nella “Fase 2”

«Mai come adesso bisogna rimanere aggiornati per prevenire ma sopratutto per mantenere il contagio stabile e non avere più brutte ricadute». Sulla scia di questa consapevolezza, i giovani calabresi Luigi Lanza, insieme a Francesco FlorastellaLorenzo Crudo hanno sviluppato Alt Covid-19, un’app che spiega tutte le sicurezze da adottare fornite dal Ministero della Salute.

Tramite quest’app, che è disponibile, per il momento, solo su Android per pc e tablet – presto anche su IOS – si accede alle normative di comportamento e igiene fornite dal Ministero della Salute e ai suoi canali social, dove si possono visualizzare tutti gli aggiornamenti su eventuali nuovi decreti e sui contagi giornalieri.

Lanza
Esempio di schermata di Alt Covid-19

«L’abbiamo resa semplice – ha spiegato Luigi Lanza, uno degli sviluppatori dell’app – e utilizzabile per qualunque fascia d’età, in italiano e con menù semplice ed intuitivo grazie ad icone. Basta installarla, accettare (consigliato) il permesso di fornire in automatico info tramite notifiche sul proprio cellulare ed il gioco è fatto».

Ad arricchire Alt Covid-19 – che presto sarà disponibile in tutte le lingue -, infine, l’aggiornamento su eventuali nuovi decreti e contagio. (rrm)

Tallini: «Il governo rinunci a prove di forza»
Con l’ostilità si lede l’autonomia delle Regioni

L’annunciata diffida del ministro per la Regioni Francesco Boccia alla governatrice della Calabria Jole Santelli per l’ordinanza che autorizza l’apertura anticipata (facoltativa) di bar e ristoranti sta creando non pochi imbarazzi. Decisa la reazione del Presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini che ricorda al ministro che in Italia  non esiste la “clausola di supremazia” che consente al potere centrale di sospendere l’autonomia delle Regioni. «Non ci faremo piegare – dice Tallini – risponderemo con altrettanta fermezza».

È determinato Tallini e non usa mezze misure, per difendere l’operato della Presidente: Il governo rinunci alla prova di forza, all’esibizione muscolare, persegua la strada del dialogo e della leale collaborazione. Non vada oltre alla diffida, altrimenti aprirà un conflitto molto duro non tanto e non solo con la Regione Calabria, quanto con tutto il sistema delle autonomie regionali su cui si fonda la nostra Repubblica. Al ministro per gli affari regionali Boccia, che in queste ore sta parlando irresponsabilmente di un atteggiamento della Calabria ‘ostile al Governo’, debbo ricordare che in Italia non esiste la ‘clausola di supremazia’ che consente al potere centrale di sospendere l’autonomia delle Regioni. Se insisterà sulla linea dura, se cercherà di introdurre in maniera subdola una forma di ‘clausola di supremazia’ a colpi di ricorsi, sappia che non ci faremo piegare e risponderemo con altrettanta fermezza.

La Calabria è stata in questi difficili mesi estremamente responsabile, anzi ha messo una pezza agli incredibili errori commessi dal Governo centrale, come l’assurda diffusione in anticipo della bozza del DPCM che chiudeva tutto il territorio nazionale, dando sfogo ad un esodo che avrebbe potuto essere devastante. Avremmo potuto ricorrere alla giustizia ordinaria, invocare il reato di procurata epidemia per il  Consiglio dei Ministri, abbiamo invece scelto la leale collaborazione e il dialogo. Se oggi la nostra Regione è quella che ha la minore incidenza in rapporto alla popolazione, vuol dire che i calabresi hanno fatto buon uso della loro autonomia».

Tallini fa propria la decisione di Jole Santelli di dare la possibilità di anticipare l’apertura di bar, ristoranti, trattorie e pizzerie  purché siano rispettate in pieno le misure di sicurezza imposte dai provvedimenti del Governo.   

«L’ordinanza della presidente Santelli – ha affermato Tallini – non si scosta dalla linea della responsabilità e si muove all’interno di una tendenza alla graduale riapertura del motore economico del Paese, dando anche un contributo al delicato passaggio alla fase 2. Anche il prof. Bassanini, che certo non appartiene all’area del centrodestra, ha ammesso che le Regioni non si sono distanziate più di tanto dalle indicazioni centrali. Rinuncino Conte e Boccia alla tentazione totalitaria e rispettino le scelte corrette e responsabili delle Regioni, intavolando un proficuo rapporto di collaborazione con i territori”.

All’indomani della firma dell’ordinanza, il presidente Tallini era stato abbastanza chiaro: «Io non la definirei l’ordinanza della discordia, ma della responsabilità. E tutti siamo concordi sulla necessità, soprattutto in questo frangente, di mettere da parte polemiche e strumentalizzazioni per consentire al Paese e in questo caso alla Calabria una ripartenza ordinata nella cosiddetta fase due. Rispetto – aveva detto Tallini – le valutazioni dei sindaci calabresi che, forse perché colti di sorpresa, hanno dovuto difendere posizioni che erano validissime fino all’altro giorno, ma occorre al contempo riconoscere che la presidente Santelli, sulla scorta dell’autonomia costituzionale  propria delle Regioni, non ha fatto altro che anticipare di qualche giorno le determinazioni assunte dal  Governo per riaprire l’Italia. Riaprire l’Italia – aveva sottolinea Tallini – non può voler dire, come erroneamente a mio avviso lascia intendere il Governo, che decisioni centralizzate debbano valere nello stesso momento e per tutti i territori che, invece, presentando evidenze epidemiologiche molto differenti, pur dentro una cornice di riferimento nazionale, debbono potersi organizzare sulla base della peculiarità sanitaria di riferimento. L’ordinanza emessa dalla presidente Santelli – secondo Tallini – è supportata da indici epidemiologici forniti dal Dipartimento Salute secondo cui la spirale infettiva in Calabria è quasi o del tutto bloccata e mira, altresì, a consentire al sistema economico e sociale, nonché a tutti i soggetti che in forza del Covid-19 hanno subito l’interruzione delle attività con enormi danni economici, di potersi approcciare al nuovo contesto che ci si prospetta sia con la prudenza che tuttora è richiesta che con il coraggio che esige ogni inizio dopo un trauma inedito e drammatico. Con  i sindaci io auspico che possa esserci presto un chiarimento e, insieme, la condivisione necessaria che tra la Regione e il sistema delle autonomia locali deve esserci, per indurre il Governo ad affrontare il ‘caso’ Calabria, fortemente critico prima della pandemia ed oggi ancor più acuito da nuove difficoltà, con un’attenzione non più sporadica e frammentaria, ma puntale e sistematica».

La realtà è che la Calabria, anche alla luce del dato eccellente di ieri (zero contagi, zero positivi) sta rivelando agli italiani che esistono percorsi difficili, ma concreti, per affrontare la difficile situazione: la scelta di chiudere tutto sta dando i suoi frutti e allo stesso modo la “facoltà” di riaprire in anticipo i locali pubblici (non c’è alcun obbligo) risponde a una logica che solo l’opposizione si ostina a non voler considerare. La scelta di anticipare le aperture, rispetto a quanto programmato dal Governo serve sia a sperimentare le criticità che il lento ritorno alla normalità potrebbe mettere in evidenza, sia per “premiare” i calabresi che hanno accolto e rispettato, pur con tanti sacrifici, gli obblighi di isolamento imposti.

Bisognava offrire un minimo di fiducia, mostrare che la speranza di un rapido ritorno a una vita “quasi” normale non è illusoria.

È chiaro che i rappresentanti dell’opposizione, anziché proporre e suggerire correttivi e migliorie alla Presidente, si siano radicalmente schierati in una posizione “filo-governativa” che puzza troppo di anticipo di campagna elettorale. Il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà, per esempio,  ha scatenato un inferno mediatico via social con una serie di categorici no all’ordinanza della Presidente della Regione, per poi “regalare” ai suoi cittadini una serie di “aperture”. Domani, lunedì 4 maggio, «riaprono parchi, ville e giardini pubblici – ha spiegato il sindaco di Reggio – in questi mesi ci siamo attrezzati, abbiamo fatto le manutenzioni ed anche negli ultimi giorni abbiamo intensificato le attività affinché i nostri spazi verdi riaprano nel migliore modo possibile». Sempre lunedì ripartono i lavori del waterfront e dall’8 riaprono i cimiteri, però con ingressi contingentati. La passeggiata – ha scoperto Falcomatà , previo chiarimento del Governo, è “attività motoria”, quindi si può fare la passeggiata sul Corso o sul Lungomare. Ma senza esagerare: ci vuole la massima cautela, il rischio di contagio resta ancora alto.

Pesante l’attacco di Pippo Callipo, lo stesso giorno delle prime timide riaperture. La Calabria – ha detto – si è svegliata nel caos. Non poteva essere altrimenti dopo l’ordinanza annunciata nella tarda serata di mercoledì dalla presidente della Regione che all’improvviso, dopo aver predicato chiusura per due mesi, ha disposto che nel giro di poche ore potessero avvenire molte riaperture». Secondo Callipo, «Tantissimi sindaci, alcuni dei quali esponenti di primo piano del centrodestra, hanno dovuto chiarire in fretta e in furia che nei loro Comuni restano in vigore le norme emanate dal governo. Il risultato è che si è creato un contrasto tra la Regione e il Governo, che ha già bollato come illegittime tali iniziative, e tra la stessa Regione e i Comuni. Proprio quello che andava evitato. Non era il momento di dare vita a conflitti istituzionali che generano solo confusione tra i cittadini e anche tra chi è chiamato a far rispettare le regole».

«Siamo tutti felici del fatto che la Calabria abbia una bassa incidenza di contagi – ha aggiunto Callipo – e siamo tutti convinti che sia necessario ripartire, anche in maniera differenziata e anticipata rispetto alle regioni più colpite. Ma bisogna farlo ponderando tutto nel dettaglio, dando indicazioni chiare ai cittadini ed evitando di prestarsi a dannose strumentalizzazioni politiche pianificate a Roma e non in Calabria. Se la Regione ha il conforto della comunità scientifica – prosegue il capogruppo di IRIC – lo renda noto e, a tale proposito, sarebbe utile conoscere il parere della nutrita task force nominata a supporto dell’Unità di crisi regionale. Non possiamo esporre ad eventuali rischi cittadini ed esercenti e non dobbiamo vanificare tutti i sacrifici fatti finora».

L’ha buttata più sulla politica il capogruppo regionale Pd Mimmo Bevacqua sostenendo che la Santelli fa il gioco della Lega pe rmettere in difficoltà il Governo: «Non si può giocare sulla pelle dei cittadini per tentare di fare da sponda a chi, come le Regioni del Nord, cercano di creare conflittualità tra i poteri dello Stato».

DI parere opposto il consigliere regionale Antonio De Caprio (Forza Italia): «Così come abbiamo frequentato i supermercati, senza creare focolai ulteriori, così come abbiamo frequentato banche e poste, tabaccherie, ripeto senza creare focolai ulteriori, ma anche Autogrill ecc. Ora è il tempo di dimostrare il vero senso di responsabilità rimettendo in moto ‘a mezzo motore’ l’economia, facendo riaprire con tutte le cautele espresse nell’allegato all’ordinanza alcune attività». De Caprio (Forza Italia) si è detto «assolutamente convinto di poter contare sul buon senso dei calabresi. Dunque – aggiunge – non si tratta di un liberi tutti, o di una strategia subdola per innescare una guerra tra poveri, così com’è stato detto da qualche imprenditore calabrese, ma di un grande senso di vicinanza che vogliamo dimostrare all’imprenditoria calabrese, di cui ci fidiamo e che, dopo mesi di stop, e le non risposte concrete da parte del governo, sono esausti e senza ormai più prospettive«.

«Non biasimo le reazioni del momento, dopo mesi chiusi a casa, avere un punto di vista condizionato da quanto vissuto in questi due mesi, è normale. Ma vorrei ricordare a tutti i sindaci calabresi che in queste ore stanno manifestando la loro disapprovazione per l’ordinanza della Presidente Santelli, che non possiamo essere equiparati agli altri, non possiamo consentire che la gente si ritrovi a contrastare un fallimento alle porte, non possiamo permettere che ci si trovi di fronte ad una crisi economica ulteriormente aggravata da un governo che si è trincerato nelle stanze senza dare risposte effettive. Abbiamo una responsabilità più ampia, abbiamo famiglie alla fame, ostaggio del terrore che tutto ciò ha generato, e non vorrei domani dover parlare delle vittime dell’economia oltre che del Coronavirus. Ora bisogna aver fiducia in noi stessi, guardinghi, con la contezza che il nemico può essere dietro l’angolo e che solo i comportamenti responsabili possono contrastarlo, è necessario ripartire! È necessario fin da ora imparare a convivere con il virus».

Anche il consigliere regionale Domenico Giannetta  (anche lui di Forza Italia) ha stigmatizzato la reazione negativa di numerosi amministratori locali: «Sorprende – ha detto – il grido di scandalo dei detrattori dell’ordinanza, gli stessi che fino a un giorno fa inveivano contro le misure restrittive e reclamavano la ripartenza. Evidentemente  – sottolinea Giannetta – si sottovalutano i calabresi che, cosi come, con encomiabile senso civico e intelligenza sociale, hanno saputo sopportare le limitazioni alla propria libertà personale e di impresa, arginando, di fatto, il propagarsi dell’epidemia, allo stesso modo sapranno gestire questa fase prodromica alla ripartenza. Che anche in Calabria sarà graduale e responsabile ed è stata in parte anticipata di pochi giorni». Giannetta (che dovrà fra breve decidere se andare alla Camera (al posto della dimissionaria Santelli per incompatibilità con la carica di presidente della Regione) o restare in Consiglio – non è tenero con la posizione dle Governo.: «Se se non inizia la ripartenza in Calabria, dove il dato dei contagi è estremamente rassicurante da giorni, da dove si vuole ripartire? Questo Governo Conte che va avanti da tre mesi a suon di Decreti del Presidente del Consiglio, con provvedimenti da più parti contestati per violazione dei principi democratici e del rispetto dei Diritti costituzionali, non può continuare a trattare tutte le regioni allo stesso modo solo per una rivendicazione politica di esercizio del potere”.

Secondo Giovanni Arruzzolo, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale «“L’ordinanza di Jole Santelli è attenta, scrupolosa alle necessità sanitarie, basata su evidenze scientifiche. In Calabria il virus non sta circolando, da due settimane il numero dei nuovi contagi giornalieri è praticamente azzerato nonostante un numero elevatissimo di tamponi. La Regione ha gestito in modo egregio l’emergenza sanitaria raddoppiando i posti letto nei reparti di terapia intensiva, dove oggi abbiamo soltanto 6 ricoverati, pari al 3% della capienza regionale. Ci sono quindi tutti i margini per ripartire prima rispetto alle altre Regioni in cui purtroppo la situazione non è ancora rosea. Alcuni governatori del Nord – sottolinea ancora il capogruppo – stanno discutendo con il Governo di riaperture analoghe lì dove lo scenario epidemiologico è ancora grave e sarebbe scandaloso che quest’esecutivo si mettesse ancora una volta contro il Sud, contro i deboli, continuando a perpetuare errori che hanno conseguenze drammatiche sui territori. La Calabria non può certo aspettare che l’epidemia finisca anche a mille chilometri di distanza per ripartire».

Il vicepresidente del Consiglio regionale Nicola Irto ha, invece, ribadito la posizione intransigente di tutta l’opposizione: «La Presidente della Regione ritiri un’ordinanza sbagliata da tutti i punti di vista e già sconfessata da tantissimi sindaci anche della sua parte politica. Fino a 24 ore fa in Calabria non doveva tornare nessuno, neanche i ragazzi fuori sede, oggi si aprono bar e pizzerie. In una situazione così grave non si fa strategia politica sulla pelle delle persone».

Il capogruppo di DP, Giuseppe Aieta, ha  affidato a un messaggio video su Youtube il suo dissenso: https://youtu.be/4qUJD2OTEAY. (rp)