“Storie Luminose di una Calabria che fiorisce”, gli scritti di Debora Calomino

di FRANCO BARTUCCI – E’ il titolo del secondo libro di Debora Calomino appena uscito con la distribuzione di Amazon, che arriva dopo “Visioni Turistiche” del 2020, edito nel 2022 in forma cartacea ed aggiornato da Contanima. Anzitutto Debora Calomino è una giornalista pubblicista che si occupa di turismo e marketing territoriale. Si è laureata all’Università della Calabria in Scienze del Turismo e Valorizzazione dei sistemi turistico culturali, dove è iscritta pure al secondo anno del Dottorato di ricerca in “Politica, Cultura e Sviluppo”.

Essendo cultore della materia in marketing turistico e territoriale tratta tali argomenti in seminari organizzati dalla Università e presso enti di formazione professionali accreditati. Scrive inoltre per diverse testate a diffusione locale e nazionale, quali Calabria live, Borghi d’Europa, Confidenze. Ha vinto il Premio Giornalistico Internazionale Terre di Calabria nel 2018, Il Premio Hombres Itinerante nella sezione “Giornalismo” nel 2020 e il Premio Letterario Internazionale “Un libro amico per l’inverno”, per la categoria saggi, con “Visioni Turistiche” nel 2023.

Insomma, si trova in sé, oltre che la bravura nell’esporre le storie, una forte passione e propensione nello scrivere ed interpretare al meglio la professione del giornalismo.

“Storie Luminose” di una Calabria che fiorisce” ne riconferma il valore e la sua dedizione verso questo particolare mestiere giornalistico che l’ha portata con curiosità ed attenzione ad occuparsi e cercare la verità nelle varie forme dell’arte, cella cultura, della bellezza, che può derivare dallo sguardo di ammirazione di uno scorcio della natura calabrese, come dalle pratiche turistiche e dallo studio di antichi borghi collocati all’interno dei comuni calabresi, il tutto con amore.

Dalla bellezza delle cose immateriali, che troviamo attorno a noi, il passo è breve nell’approfondire le cose materiali e quindi l’uomo, le sue aspirazioni, il suo fare nel trovare le migliori condizioni di sviluppo e di crescita economica, sociale e culturale nella propria terra di origine come la nostra Calabria. Il passo è stato breve nel cercare di capire l’uomo, coglierne speranze, sogni, percorsi di formazione, lavoro, fatica entrando nel mondo del lavoro per costatarne affermazione e successo nel contesto della propria terra di origine dopo aver acquisito esperienza e conoscenza in altri luoghi, in altri posti fuori dalla propria regione e magari all’estero.

Grazie alla disponibilità dell’editore direttore di “Calabria live”, Santo Strati, la giornalista Debora Calomino, tra il 2021 e il 2023, ha potuto cercare nella nostra Calabria le forze giovanili che meglio stanno lavorando per dare spazio ai loro sogni di affermazione in ambito lavorativo ed in particolare in quello imprenditoriale. Ne sono scaturite delle interviste pubblicate nel settimanale “Il Domenicale”, che alla fine, dopo un’attenta valutazione l’hanno portata a raccoglierne le migliori ed inserite nel suo secondo libro “Storie Luminose” di una Calabria che fiorisce”, con una copertina che ne contiene la sintesi in un disegno visibile curato da Carmen Anele.

Debora Calomino è stata brava nel cercare per il suo disegno progettuale giornalistico l’illuminazione giusta guardando al mondo dei giovani ed al loro impegno rivolto a realizzare i propri sogni di un lavoro stabile nella propria Regione, nella nostra Calabria, dopo magari una esperienza lavorativa avuta all’estero, e trovare la propria soddisfazione ed il successo dell’idea maturata impiantando una piccola impresa.
Sono maturati nell’arco di due anni la scrittura e la pubblicazione di vari servizi giornalistici e relative interviste agganciate alla presentazione dei personaggi e delle loro piccole imprese, individuati nelle province calabresi tranne che in quella di Reggio Calabria.

Figure e personaggi che hanno individuato spazi di successo ed investimenti in iniziative mirate nelle seguenti aree: agricoltura, turismo, ristorazione, web marketing, musica, arte, cultura, comunicazione ed altro ancora.

Come ha detto l’autrice dei servizi giornalistici ogni singola storia raccontata «l’ha portata alla consapevolezza che esiste una Calabria diversa, una Calabria che crede nei sogni, nella bellezza, nel riscatto».

Avere pensato, quindi, di raccogliere 28 di queste storie nella pubblicazione di questo libro per avere maggiore consapevolezza delle positività della nostra Calabria è più che giusto e bello dal punto di vista sociale, culturale ed umano. Ciò che sorprende, comunque, di questa iniziativa editoriale della brava scrittrice e giornalista Debora Calomino è che dei 28 protagonisti delle storie scelte oltre la metà sono di giovani e giovane laureatisi presso l’Università della Calabria in vari ambiti disciplinari nell’arco di questi anni.

Per l’autrice del libro, anch’essa laureatasi in Scienze Turistiche all’UniCal, la sua pubblicazione e lettura debbono avere un significato preciso condivisibile, quello di mostrare che «le storie di questi giovani calabresi devono essere un esempio per le generazioni future, devono essere conosciute, divulgate, lette e rilette ancora, affinché possano dare un’immagine nuova del territorio, fatta di sogni realizzati che profumano di soddisfazione».

Se la maggioranza di loro è uscita dall’esperienza di studio e formazione professionale dell’Università della Calabria sarebbe più che giusto rappresentare questo lavoro editoriale all’interno della loro Università a testimonianza di un cinquantenario di positività non celebrato per essere stimolo nella costituzione sinergica di una rete di rapporti orizzontali e verticali in modo da dare un senso a compiti e fini legati alla promozione e allo sviluppo della nostra amata terra di origine. Questa Calabria al centro del Mediterraneo accogliente e che tarda ad avere la sua giusta considerazione a livello politico nazionale ed europeo sul piano degli investimenti. Ma che deve avere alla base, come l’autrice auspica nella sua presentazione, la maturazione responsabile, sociale e culturale della sua popolazione nel cercare di rendere visibile le sue potenzialità.

Il libro può essere lo stimolo giusto e l’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” ne potrebbe sposare il contenuto e lo stimolo, ravvivando, così, un ambiente distratto e disinteressato verso la propria storia. (fb)

STORIE LUMINOSE DI UNA CALABRIA CHE FIORISCE
di Debora Calomino
con la prefazione di Franco Bartucci

Amazon
ISBN 9798867467036

L’isola di Ortega di Claudia Perfetti

di DEBORA CALOMINO – Tutto ciò che rimane del pianeta Terra è l’isola di Ortega sulla quale vi sono soltanto due luoghi: Casa e Bosco. L’umanità è molto cambiata, per sopravvivere si è mescolata ad altre razze e qualcuno di questi nuovi esseri ha acquisito poteri particolari come, per esempio, è accaduto alle dodici soldatesse che abitano nella Casa insieme alle donne. Le soldatesse non hanno nome, vengono identificate con un numero, imparano a usare i propri poteri grazie all’aiuto di una maga feroce, sono duramente allenate alla battaglia da un centauro e non conoscono pietà o tenerezza poiché esistono solo per proteggere le donne dal popolo dei Lupi che abita il Bosco. Quando però la soldatessa Cinque viene catturata capisce che esistono luoghi magici che non si trovano all’esterno ma dentro l’anima e, percorrendoli, scoprirà una forza selvaggia e primitiva in grado di sbloccare porte che conducono ad altre dimensioni, a un’altra vita e, forse, perfino alla salvezza.

Claudia Perfetti, autrice cosentina classe 1985, ha da poco pubblicato il suo terzo romanzo L’Isola di Ortega con la casa editrice tedesca Oakmond. Il suo libro è un viaggio in un mondo tra il distopico e il fantastico, una mescolanza di generi che ha dato vita a una storia che tiene il lettore incollato alle pagine con il fiato sospeso. Per conoscere meglio lei e il suo nuovo romanzo, le abbiamo rivolto qualche domanda. 

Da dov’è nata l’ispirazione per scrivere l’isola di Ortega?

«Non è semplice rispondere a questa domanda, perché non penso che l’ispirazione per scrivere nasca in un momento preciso, o per ragioni determinate. Quello che so è che c’era questa idea che mi seguiva da anni, come un’ombra; mi si era letteralmente cucita addosso. È l’idea di un mondo che rinasce dopo una distruzione, e che rinasce in modi che non possiamo prevedere. Quando ero più giovane, leggevo Brendon, un fumetto firmato Sergio Bonelli che narra le avventure di un cavaliere di ventura, che vive su una Terra post-apocalittica, distrutta da un meteorite che ha riportato il mondo a un nuovo Medioevo. Quest’idea di rinascita mi ha sempre affascinato e avevo l’intenzione di creare un mondo nuovo, che nasce dalle macerie e che fa di tutto per salvarsi e per ritrovare una stabilità.

In particolare, nel mio romanzo della Terra non rimane altro che un’isola, l’isola di Ortega, nella quale ci sono solo due luoghi: Casa e Bosco. Nella Casa vivono le Donne e nel Bosco vivono i Lupi. Ognuno combatte seguendo le proprie regole e i propri principi, anzi posso dire che ognuno combatte la propria guerra, in un duplice senso: una guerra contro il nemico, ma soprattutto una guerra interiore. 

Nella mia realtà non c’è spazio per ciò che è giusto e per ciò che è sbagliato, quello che conta è sopravvivere. Sarà la soldatessa Cinque, la protagonista, a scoprire che esistono altri luoghi, oltre Casa e Bosco, che non sono luoghi materiali, ma magici e che per sbloccarli è necessario abbandonarsi a un sentimento nuovo, primitivo, sconosciuto, a una forza che si sprigiona, inevitabilmente, dopo la distruzione di tutto».

– Il libro è distopico, ma contiene anche tanti elementi fantasy: come mai hai scelto di unire vari generi per dar vita alla tua storia?

«Non ho mai seguito un genere preciso, ma non è qualcosa che faccio in modo intenzionale: non mi piace stabilire limiti entro i quali muovermi, nella vita come nella scrittura. Se c’è qualcosa che mi rende realmente libera è il raccontare le mie storie e penso che il potere creativo, questo dono immenso che abbiamo, non possa incontrare barriere o ostacoli lungo il proprio cammino.

Il mio amore per il fantasy, in particolare, nasce quando era solo una bambina, e mia sorella mi raccontava delle storie fantastiche su astronavi e sirene che abitavano sott’acqua. Ricordo la mia delusione nello scoprire che queste creature, queste realtà non esistevano davvero, e il mondo mi sembrò davvero troppo piccolo; decisi allora di scrivere io delle storie per quelle creature, di inventare dei mondi nei quali potessero abitare.

Io non ho figli, ma sono convinta che esistano tanti modi di dare la vita e che la scrittura sia uno dei più nobili che abbiamo».

– Qual è il tuo background? Hai scritto altri romanzi? Quali temi hai trattato?

Sono laureata in filosofia e credo che il mio background sia fatto essenzialmente di questo: di come si muove il pensiero, lo studio della sua forza, l’infinità dei sentieri che riesce a percorrere. Prima di pubblicare L’isola di Ortega con la casa editrice internazionale Oakmond Publishing, ho scritto un romanzo intitolato Il dottor Nabokov e la bicicletta alata (edito dal Bookabook), che non saprei in che altro modo definire, se non come una favola filosofica, che ripercorre in modo allegorico (anche in questo caso non mancano gli elementi fantasy), la filosofia di Jean Paul Sartre. È il percorso della coscienza che cerca fondamento prima nelle cose, poi nell’altro e infine si libera della nullità dell’esistente grazie al potere creativo dell’estetica.

Di recente ho inoltre vinto il Premio Torre Crawford, seconda edizione, classificandomi in quarta posizione con il racconto Ombre sui cristalli (pubblicato nella raccolta Innamorarsi di un fantasma, edito da Oakmond Publishing). 

È la storia di Linda e della sua Ombra, Karin, che si innamora di lei. È la storia dell’equilibrio tra la nostra bellezza e la nostra parte più oscura. Da questo racconto sta prendendo forma il mio terzo romanzo». (dc)

L’ISOLA DI ORTEGA
di Claudia Perfetti
Oakmond Publishing
ISBN 9783962072544