Mobilitazione Coldiretti, l’assessore Gallo: Impegno a licenziare piano straordinario contro cinghiali

L’assessore regionale al’Agricoltura, Gianluca Gallo, ha assicurato l’impegno a licenziare il piano straordinario di contenimento e dare avvio all’attuazione in poche settimane. È il risultato ottenuto dalla mobilitazione di Coldiretti Calabria contro i cinghiali, che ha visto 300 trattori e 4 mila persone e una larga rappresentanza di Comuni e Province presso la sede della Regione Calabria sulla Strada Statale 107 Vaglio Lise – Cosenza.

«Gli abbattimenti fatti fin’ora – ha detto l’assessore – sono stati insufficienti, sebbene in crescita. Bisogna avere un rapporto scorrevole e strutturato con  la sanità veterinaria. I focolai di peste suina sono stati determinanti per accelerare l’impegno della regione. I parchi  -devono fare azione di selezione, se non lo fanno procederemo alla nomina di commissari ad acta».

«Dobbiamo – ha proseguito Gallo – costruire un grande patto sociale con i cacciatori che non devono prenderla alla leggera. Serve un grande sforzo ci sono le filiere autorizzate, e gli agricoltori vanno assolutamente coinvolti. I sindaci possono svolgere il loro ruolo e noi li metteremo in grado di farlo. La regione deve attivare strumenti di natura legislativa, come già ha fatto, per mettere tutti nelle condizioni di intervenire e finanzierà anche l’acquisto di gabbie».

Il Presidente di Coldiretti Calabria, Franco Aceto,pur sentendosi rincuorato dalle parole dell’assessore ha assicurato che Coldiretti continuerà a seguire la situazione giorno per giorno.

«Abbiamo chiaro quello che  si deve fare – ha sottolineato – e le nostre richieste sono precise: Stesura immediata del piano straordinario regionale, prelievi e abbattimento tutto l’anno e in numero maggiore, abbattimenti nelle aree protette, agricoltori che assumono la figura di bioregolatori e guardie venatorie, attivazione dei Car forestali polizia provinciale e municipale veterinari ed eventuale coinvolgimento dell’esercito, abolizione del regime aiuto di stato e del de-minimis sugli indennizzi. potenziare l’ufficio caccia regionale, semplificare domande di indennizzo, ridurre i tempi di liquidazione per gli indennizzi dei danni da parte di ATC, parchi e Regione».

Una manifestazione corale che sicuramente lascerà il segno davanti ad un problema che non può essere più rinviato sia per gli agricoltori che per gli abitanti delle aree urbane. (rcs)

CINGHIALI, UN’EMERGENZA CHE NON SI PUÒ
PIÙ RINVIARE: SERVE PIANO STRATEGICO

di GIOVANNI MACCARRONEIl Governo e le Regioni sembrano sempre pronte a prendere posizione sull’aggravarsi dell’emergenza cinghiali (nome scientifico “Sus scrofa”)

Visti i provvedimenti presi finora, e i risultati, dobbiamo purtroppo dire che soluzioni rapide ed efficaci per risolvere il problema rimangono ancora una mera chimera in questa nazione.

È fuor di dubbio, infatti, che ancora oggi l’attività dei soggetti istituzionali coinvolti si sta dimostrando totalmente insufficiente.

I cinghiali si stanno moltiplicando oltre misura causando problemi molto seri. Si pensi, in particolare, al disturbo e al pericolo per i cittadini che frequentemente si trovano a contatto diretto con questi animali in ambiente urbano.

A chi non è mai capitato di vedere un animale di questo genere materializzarsi all’improvviso sulla strada mentre si è alla guida del proprio veicolo (la velocità massima dei cinghiali è pari a 40 km/h) oppure mentre si sta portando il proprio cane a spasso?

Nel periodo tra il 2015 ed il 2021 è stato poi accertato che la presenza del cinghiale in Italia ha recato circa 120 milioni di euro di danni nel settore agricolo (Ispra, 2023). 

infine, è noto che i cinghiali sono responsabili della diffusione di diverse malattie al bestiame e alle persone (in particolare, Epatite E, Febbre suina classica, Febbre suina africana e altre malattie).

Tutti sono quindi d’accordo che bisogna intervenire per contenere la popolazione dei cinghiali. Ma nessuno – dico nessuno – sente l’esigenza di affrontare seriamente il problema sopra segnalato.

Eppure il controllo e il contenimento della fauna selvatica trovano il proprio riferimento normativo nella legge. n. 157 del 1992 recante “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” che all’art. 1 stabilisce che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale.

Ne deriva da quanto sopra che la titolarità del diritto di proprietà di talune specie selvatiche (tra cui il cinghiale), in quanto patrimonio indisponibile, spetta allo Stato.

Quindi lo Stato è il proprietario dei cinghiali, mentre il monitoraggio, gestione e riqualificazione faunistica viene demandata alle Regioni e alle Provincie autonome.

Ciò si ricava dalla citata legge n. 157 che di recente ha subito importanti modifiche da parte dalla legge di bilancio 2023 (articolo 1, commi 447-449, L. n. 197/2022): si pensi all’intera sostituzione dell’articolo 19 (Controllo della fauna selvatica) e al nuovo articolo 19-ter (Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica).

Con specifico riferimento alla specie Sus scrofa (cinghiale) il comma 2 dell’articolo 19 dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157 stabilisce che Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Qualora i metodi di controllo impiegati si rivelino inefficaci, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono autorizzare, sentito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura. Le attività di controllo di cui al presente comma non costituiscono attività venatoria”.

Pertanto, in conseguenza di quanto sopra, il controllo della fauna selvatica è ammesso anche: per le Provincie autonome di Trento e Bolzano; per la tutela della biodiversità, della pubblica incolumità e della sicurezza stradale; nelle aree protette e in quelle urbane; nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto (normalmente ne è consentito l’abbattimento nel periodo compreso tra il 1° ottobre e il 31 dicembre o dal 1° novembre al 31 gennaio)

Per siffatti motivi, la Regione e le Provincie autonome di Trento e Bolzano adottano un apposito piano di controllo. Tale piano può intervenire anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto.

Ma oltre a quanto sopra, la citata legge di bilancio 2023 ha aggiunto anche l’articolo 19-ter, il quale prevede in materia il Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica.

Esso costituisce lo strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica nel territorio nazionale mediante abbattimento e cattura ed è di durata quinquennale.

La sua adozione deve avvenire entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio 2023 (1° gennaio 2023) con decreto del Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, sentito, per quanto di competenza, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. 

Il piano di cui sopra ha poi necessità di essere attuato e coordinato dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, che possono avvalersi, con l’eventuale supporto tecnico del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dell’Arma dei carabinieri, dei cacciatori iscritti negli ambiti venatori di caccia o nei comprensori alpini, delle guardie venatorie, degli agenti dei corpi di polizia locale e provinciale muniti di licenza per l’esercizio venatorio nonché’ dei proprietari o dei conduttori dei fondi nei quali il piano trova attuazione, purché’ muniti di licenza per l’esercizio venatorio .

Con Decreto del 13 giugno 2023, pubblicato in G.U. Serie Generale n. 152 del 1° luglio 2023, il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha adottato il Piano Straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica. 

Relativamente ai rapporti intercorrenti tra il predetto piano straordinario e i piani di controllo si prevede espressamente che “Il piano costituisce pertanto il primo momento di pianificazione, cui farà seguito l’adozione dei piani regionali ai sensi dell’art. 19 della legge n. 157 del 1992 che dovranno recepire i contenuti del piano straordinario. Qualora abbiano già approvato i predetti piani, le regioni provvedono, ove ritenuto necessario dalle medesime, all’integrazione dei piani esistenti o in corso di approvazione in base alle previsioni contenute nel presente Piano straordinario. Le regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano provvedono ai sensi dei rispettivi statuti speciali e relative norme di attuazione. Nelle more della citata verifica, che dovrà avvenire non oltre centottanta giorni dall’approvazione definitiva del presente Piano straordinario, continuano ad essere vigenti i piani regionali già approvati”.

Per completezza di esposizione si cita anche il Decreto-legge 17 febbraio 2022, n. 9, convertito con modificazioni dalla legge 7 aprile 2022, n. 29, recante misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana – la norma prevede che regioni e province autonome adottino un piano regionali di interventi urgenti (Priu) per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nei suini di allevamento e nella specie cinghiale che preveda gli obiettivi annuali del prelievo esclusivamente connessi al contenimento della peste suina africana.

Tale piano è sostanzialmente finalizzato alla gestione dei cinghiali anche nell’ottica della prevenzione della peste suina africana. 

Pertanto, nei limiti della predetta competenza, e salvo le diverse misure rese necessarie dal contenimento della peste suina, gli stessi PRIU dovranno essere integrati con le prescrizioni del piano straordinario, ove ritenuto necessario.

Da ultimo, si richiama la “possibilità per i Sindaci di esercitare il potere di ordinanza su interventi di controllo e rimozione della fauna in ambito urbano al ricorrere dei presupposti indicati agli articoli 50 e 54 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”.

Come possiamo intuire dalle considerazioni di cui sopra, sarebbe opportuno, oltre che improcrastinabile, attivare quanto previsto dalla citata normativa di settore.

Eppure né la Regione, né tantomeno i Comuni hanno provato negli ultimi anni a porre rimedio a una situazione in cui i danni all’agricoltura sono sempre più ingenti, gli incidenti stradali sono aumentati enormemente e lo spettro della peste suina è alle porte.

Per tutto questo tempo si è continuato a ragionare come se il prelievo selettivo fatto su richiesta di qualche cittadino fosse l’unica soluzione possibile. 

Per la vera e propria gestione e limitazione della popolazione, la sola selezione o l’attività venatoria non sono in grado di ridurre la pressione esercitata dai cinghiali sul territorio.

È vero che, secondo la recente normativa, “il contenimento delle presenze di cinghiali andrebbe prioritariamente perseguito attraverso l’attività venatoria”, ma è anche vero che l’obiettivo di forte riduzione della presenza dei cinghiali può essere raggiunto diversamente.

Per il cinghiale, viene in generale stabilito il prelievo prioritario per classi di sesso ed età al fine di ridurre numericamente le classi delle femmine e dei giovani esemplari, il che permette di limitare le capacità riproduttive di talune specie problematiche, riducendone la presenza. Nel Piano è riportato un elenco non esaustivo degli strumenti più efficaci a tale scopo (reti, gabbie, trappole, fucili a canna liscia o rigata, ottiche di mira anche a imaging termico, a infrarossi o intensificatori di luce, con telemetro laser, termocamere archi, telenarcosi, camera di induzione per eutanasia, ecc.).

Potrebbe essere utile a tal fine anche creare un database europeo sulle popolazioni di cinghiali implementato da una raccolta di informazioni georeferenziata che incroci dati sulla morfologia del territorio e sull’uso che si fa del suolo (agricolo, urbano, forestale), con i dati sulle locali popolazioni di cinghiali, ottenute con i diversi metodi

Il tutto dovrebbe essere fatto con il concreto coinvolgimento, oltre che degli istituti scientifici, anche di un altro “soggetto” interessato all’argomento “cinghiali”: le associazioni ambientaliste ed animaliste, portatrici di interessi pubblici e non privati.

Per concludere, è il caso di sottolineare che non è nostra intenzione demonizzare l’animale in sé, che non è certamente un assassino, ma è palese che – come si è potuto sopra notare – il cinghiale risulti essere un problema sotto diversi punti di vista. 

Per cui non è più tollerabile che gli organi preposti continuino a temporeggiare nell’affrontare questa emergenza.

Ricordiamoci che il cinghiale non è solo la simpatica bestia che Asterix e Obelix inseguono per cena, non canta e scherza come Pumbaa nel Re Leone (e sarebbe pure ingiusto citare, guardando alla letteratura contemporanea, la morte di Re Robert Baratheon che avviene nel primo volume del Trono di Spade proprio a opera di un cinghiale).

Speriamo bene. (gm)

Emergenza cinghiali, adottate linee guida per controllo e sorveglianza sanitaria

Sono state adottare le linee guida per il controllo e la sorveglianza sanitaria dei cinghiali selvatici.

Il relativo documento, approvato con decreto del presidente Roberto Occhiuto nella sua veste di commissario del Piano di rientro dai disavanzi del Servizio sanitario regionale, vede la luce dopo attente attività di studio, approfondimento e confronto anche con gli operatori del settore e va a colmare un ritardo risalente negli anni.

«Con le linee guida – commenta l’assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo – si pone un tassello importante nel mosaico della creazione di una filiera essenziale per diversi aspetti: da un lato, sarà elemento ulteriore per contenere l’emergenza ungulati; dall’altro favorirà la lavorazione delle carni dei cinghiali abbattuti e destinate all’alimentazione umana, senza alcun rischio di carattere sanitario».

«Negli ultimi mesi – ha proseguito Gallo –, insieme al presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, ci siamo adoperati perché si giungesse a questo risultato, accogliendo le sollecitazioni provenienti dal territorio ed in particolare da Confagricoltura, che ha già proposto un modello di filiera che ci auguriamo possa essere realizzato quanto prima. Ringrazio il presidente Occhiuto, il direttore generale del Dipartimento salute, Iole Fantozzi, ed il dirigente del settore veterinario dello stesso, Giorgio Piraino, per l’impegno profuso perché questo obiettivo fosse centrato».

Nello specifico, in virtù del provvedimento elaborato in sinergia dal Dipartimento salute e dagli uffici del commissario, sarà possibile sistematizzare e semplificare le fasi di gestione di capi e carcasse, a seguito di catture e abbattimenti, al fine di garantire l’obbligo che tutti gli esemplari abbattuti o catturati siano sottoposti al controllo sanitario prima di essere destinati al consumo.

Attraverso le linee guida, infatti, vengono definiti gli adempimenti che gli Enti parco, gli Atc ed i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie provinciali devono assicurare sui cinghiali selvatici, allo scopo di monitorare lo stato sanitario della popolazione animale (anche nell’ottica della prevenzione della peste suina) e, nel contempo, assicurare la salubrità delle carni e dei prodotti derivati. Vengono altresì definiti le procedure operative da rispettare dal momento della cattura dei cinghiali sino alla loro destinazione finale ed ogni altro aspetto legato alla definizione ed al funzionamento della filiera.

«L’auspicio – ha concluso Gallo – è che da una forte criticità dovuta all’esponenziale presenza di ungulati, da affrontare naturalmente con ogni strumento disponibile e consentito dalla legislazione nazionale, possa innescarsi un percorso virtuoso, capace di garantire non solo sicurezza, ma anche nuove occasioni di crescita e sviluppo. Una risposta che il mondo agricolo aspettava da tempo e che oggi, insieme ad altre misure necessarie, aiuterà a tutelare campi e produzioni, valorizzando anche specifici settori produttivi». (rcz)

Il consigliere Molinaro: Emergenza cinghiali situazione insostenibile per aziende agricole

Il consigliere regionale Pietro Molinaro ha ribadito che l’emergenza cinghiali «è una situazione insostenibile per le aziende».

«Pur riconoscendo l’impegno della Regione Calabria per debellare la presenza dei cinghiali nelle nostre campagne – ha detto il consigliere Molinaro – molte aziende agricole non riescono più a salvaguardare i propri livelli produttivi e quindi ad alimentare le filiere agroalimentari regionali, provocando gravi danni a tutta l’economia regionale».

«Tra i pericoli più rilevanti assume un rilievo peculiare, quello della diffusione della peste suina negli allevamenti suinicoli calabresi – ha proseguito –. Nel complesso si tratta di una situazione insostenibile per le aziende agricole. I danni alle produzioni agricole provocate dall’invasione dei cinghiali crea sfiducia negli imprenditori ed indebolisce le aziende sul piano finanziario, esponendole al rischio usura. In questo modo vengono stimolati gli appetiti della criminalità organizzata, che è sempre pronta ad avvicinarsi alle aziende in difficoltà per accaparrarsi i terreni».

«Non vi sono zone franche – ha sottolineato Molinaro – rispetto agli appetiti di grandi e piccole organizzazioni criminali e per questo motivo occorre agire in modo coordinato, rapido ed efficace. Con l’auspicio che al più presto la presenza dei cinghiali rientri nei limiti di tolleranza ordinari, nel frattempo è utile irrobustire le azioni in campo – conclude Molinaro – indirizzando, potenziando e rendendo congrui e veloci i risarcimenti da parte degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC)».

«In aggiunta – ha concluso – è necessaria un’azione di prevenzione mediante l’assegnazione di risorse del PSR per la recinzione dei terreni da parte degli agricoltori, ad iniziare dalle colture più pregiate e a più alto reddito così come la recinzione delle stalle che è garanzia della bio sicurezza». (rrc)

 

Granata (Confagricoltura): Servono provvedimenti mirati per emergenza cinghiali

La presidente di Confagricoltura CosenzaPaola Granata, ha ribadito l’urgenza «di impegnare gli uomini del nostro esercito per contenere la presenza dei cinghiali sul nostro territorio».

«È un fatto grave che riporta alla ribalta la situazione di emergenza che vivono da tempo i nostri agricoltori, da noi più volte denunciata», ha detto la presidente Granata, dopo aver appreso dell’aggressione da parte di un gruppo di cinghiali ad un lavoratore dell’azienda “Favella Group-Sud Rienergy” di Corigliano Rossano. L’uomo era al lavoro in un campo di mais in contrada Marinette, di proprietà dell’azienda associata all’Unione provinciale degli Agricoltori, quando è stato assalito da un esemplare allarmato dalla sua presenza.

Una vicenda che fortunatamente non ha avuto gravi conseguenze solo grazie alla prontezza dell’aggredito, ma che riporta all’attenzione pubblica un’emergenza che sembra non trovare risoluzione, nonostante le recenti normative messe in atto in conseguenza del diffondersi del temibile virus della peste suina (PSA) – innocua per l’uomo ma letale per i suini – di cui gli ungulati sono portatori.

«Da Bisignano a Corigliano Rossano, così come nel resto del territorio provinciale, non si contano le segnalazioni dei danni alle coltivazioni provocati dai cinghiali – ha detto la Presidente Granata –. Non bastano cacciatori e selettori ad arginare il numero in enorme esubero delle specie selvatiche. Se a ciò aggiungiamo il rischio provocato dalla circolazione della Psa, risulta evidente l’urgenza di messa in sicurezza del comparto con misure di prevenzione (recinzioni e non solo) che escludano le possibilità di contatto con i selvatici e di interventi mirati al ristoro immediato di tutti i danni subiti dalle imprese». (rcs)

Coldiretti Calabria: Servono interventi mirati per ridurre minaccia dei cinghiali

Coldiretti Calabria ha ribadito l’urgenza di «interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali».

1Dopo le immagini dei cinghiali alla Cittadella Regionale – si legge in una nota – a dir la verità già riscontrate e segnalate da Coldiretti Calabria sin dal 2019, viene facile affermare: anche le Istituzioni sono assediate! Se qualcuno ancora nutriva e nutre dubbi sulla presenza invasiva dei cinghiali adesso l’avviso è stato recapitato a domicilio.  Insomma è evidente che la presenza diventa sempre più domestica».

«In riferimento al rapporto Ispra sulla proliferazione dei cinghiali in Italia – si legge – dalle campagne alle città con in media 300mila abbattimenti all’anno nel periodo 2015-21, in aumento del 45%, la stragrande maggioranza dei calabresi (80%) ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi e li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale.  Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali e ne consegue un evidente depauperamento del patrimonio».

«I branchi come riscontriamo ogni giorno – ha sottolineato Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. La situazione è diventata insostenibile in città e nelle campagne con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole che non sono solo quelli per i quali si chiede il risarcimento ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale senza dimenticare i rischi per gli allevamenti e il Made in Italy a tavola con la diffusione della peste africana».

 «L’invasione da parte dei selvatici – viene rilevato – ha causato un incidente ogni 41 ore con 13 vittime e 261 feriti gravi secondo l’analisi di Coldiretti su dati Asaps. Negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali secondo la stima Coldiretti su dati Aci Istat».

«Ormai è palese: i cittadini considerano l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate», ha concludo Coldiretti. (rcz)

Emergenza cinghiali, Coldiretti: Occorre attivare subito un piano di abbattimenti

Coldiretti Calabria in merito alla situazione sulla presenza dei cinghiali nelle città, paesi e campagne, ha ribadito la necessità di «attivare subito un piano di abbattimenti, come richiesto dagli assessori delle Regioni italiane con la protesta contro i ritardi nell’applicazione delle due modifiche alla legge 157/92 sulla caccia annunciate dal Governo».

«Infatti – ha spiegato la Coldiretti – le Regioni contestano  la bozza di decreto interministeriale che prevedeva l’ampliamento del periodo di caccia al cinghiale e la possibilità da parte delle stesse di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette di fatto è rimasta lettera morta».

«Le Regioni fanno bene – ha aggiunto Coldiretti – non si può nonostante gli impegni del Governo Nazionale lasciare tutto in uno stato di indeterminatezza. Occorrono certezze! Coldiretti nella consapevolezza che il problema è molto serio,  domani mercoledì 13 luglio, alle ore 10.30 a Palazzo Rospigliosi a Roma darà vita assieme al CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura) alla prima alleanza tra il mondo agricolo e il mondo venatorio e della gestione faunistica per salvare campagne, città e strade dall’assedio dei selvatici».

«È paradossale che con i costi fuori controllo noi dobbiamo spendere di più per coltivare e il raccolto ci vien distrutto dai selvatici – ha denunciato Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria. Ma ci sono anche agricoltori e cittadini che hanno addirittura perso la vita a causa dei cinghiali e in un Paese normale ciò non dovrebbe essere possibile».

«La stessa maggioranza degli italiani considera l’eccessiva presenza degli animali selvatici una vera e propria emergenza che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate – ha concluso – e servono dunque interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali». (rrm)

Emergenza cinghiali, Coldiretti: Regione renda esecutiva la delibera proposta da noi a luglio scorso

Coldiretti Calabria ha chiesto alla Regione di rendere esecutiva dei contenuti della delibera 314 del 21 luglio 2021 “Determinazioni in ordine alle procedure di controllo dell’emergenza cinghiali”che «consente la semplificazione per il contenimento e controllo dei cinghiali sia in ambito agricolo che urbano».

La delibera, infatti, è stata presentata da Coldiretti alla Giunta Regionale di allora, in occasione della manifestazione dell’8 luglio davanti la cittadella Regionale e, per l’Associazione, la semplificazione per il contenimento e controllo dei cinghiali «sarebbe già  un passo avanti importante nella possibilità di svolgere un’azione tempestiva ed efficace nel controllo della fauna selvatica, in una fase  delicata della campagna agraria».

Intanto, una nutrita delegazione di agricoltori e cittadini calabresi ha partecipato a Roma al blitz di agricoltori, allevatori, pastori e cittadini da diverse regioni contro l’invasione dei cinghiali per chiedere di fermare una calamità che diffonde la peste suina, distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali con morti e feriti, anche recenti.

«Un pericolo concreto nelle campagne – ha spiegato Coldiretti – ma anche all’interno dei centri urbani per cittadini e turisti con un danno incalcolabile per l’immagine nel mondo proprio alla ripresa della stagione turistica. In Calabria si stima che sono trecentomila i cinghiali che stanno facendo perdere ettari coltivati, mettendo a rischio la nostra capacità produttiva in un momento peraltro delicato a causa della guerra in Ucraina».

«È paradossale – ha stigmatizzato Coldiretti Calabria – che con i costi fuori controllo noi dobbiamo spendere di più per coltivare e il raccolto ci vien distrutto dai selvatici. Ma ci sono anche agricoltori che hanno addirittura perso la vita a causa dei cinghiali e in un Paese normale ciò non dovrebbe essere possibile».

Intanto, Coldiretti ha assicuro che «non molleremo» e che «senza interventi sono già programmate altre azioni». (rrm)

Emergenza cinghiali, la Regione sollecita il Governo: servono con urgenza interventi risolutivi

L’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, ha sollecitato il Governo a intervenire con interventi risolutivi per l’emergenza cinghiali.

«L’emergenza cinghiali – ha detto – va affrontati con i giusti mezzi per tutelare le produzioni agricoli e l’ambiente, ma anche per evitare che si trasformi in questione di ordine pubblico e sicurezza, come invece sta accadendo con sempre maggior frequenza. Il coordinatore della Commissione, il collega assessore veneto Federico Caner ha già richiamato l’attenzione dell’Esecutivo, anche in via ufficiale, su una tematica che va diventando ogni giorno più seria e rispetto alla quale mancano risposte ferme».

Il riferimento corre a quanto stabilito in sede di Commissione un paio di settimane addietro, con la condivisione del Mipaaf e la disponibilità del Ministero della Transizione ecologica, «In quella occasione, sotto la spinta unanime di tutte le Regioni – ha ricordato Gallo – il MiTe si era impegnato a favorire l’inserimento in un decreto legge di nuove misure utili al contenimento del proliferare dei cinghiali».

«In particolare – ha proseguito – nel provvedimento in questione, dovrebbero trovar posto l’estensione di due mesi del periodo di caccia al cinghiale; l’autorizzazione dei piani di abbattimento anche per motivi sanitari, per la tutela del suolo, la difesa delle produzioni zoo-agro-forestali, la sicurezza e l’incolumità pubblica; la possibilità di cacciare gli ungulati pure nelle zone vietate alla caccia e nei contesti urbani e, ancora, la facoltà di impiego, nelle azioni di contenimento, oltre che dei selettori, anche dei Carabinieri Forestali, della Polizia Locale e dei proprietari o conduttori dei fondi, muniti di licenze per l’esercizio venatorio».

Ad oggi, però, ha osservato Gallo, «il percorso tracciato è diventato oggetto di assurde contestazioni che sembrano frenarne l’iter, aggravando la situazione a danno degli agricoltori e dei cittadini».

«Ci auguriamo – ha concluso – che il Governo saprà tenere la barra dritta ed andare avanti con determinazione, Per quanto ci riguarda, continueremo ora a seguire l’evoluzione degli eventi, confidando che l’impegno delle Regioni venga presto trasformato in atto di legge». (rcz)

 

Emergenza cinghiali: dalla Regione incentivi per l’abbattimento

La Regione Calabria va una serie di incentivazioni per la cattura e l’abbattimento dei cinghiali, vista l’emergenza che si sta consumando nelle campagne e nelle strade attigue.

Dunque, i costi legati all’abbattimento dei cinghiali saranno a carico della Regione Calabria, e non più dei selettori, almeno fino alla fine di settembre.

Lo prevede l’intesa stipulata tra il dipartimento Agricoltura e gli Ambiti territoriali di caccia.

L’iniziativa, assunta su impulso dell’assessorato all’Agricoltura, guidato da Gianluca Gallo, si rende necessaria per garantire un ulteriore strumento nell’azione quotidiana di contenimento di un fenomeno che sta sempre più assumendo i connotati di questione di ordine pubblico, oltre che di emergenza sanitaria.

In particolare, alla luce di quanto ora stabilito, per i mesi di agosto e settembre, la Regione – in via straordinaria e temporanea – si sostituirà ai selettori nel pagamento di quanto dovuto alle Asp per l’attività ispettiva sanitaria legata a ogni capo abbattuto.

«Al fine di offrire risposte concrete a un problema ogni giorno più grave e devastante, sia per le colture sia per l’incolumità pubblica – spiega l’assessore Gallo – abbiamo deciso di non lasciare nulla di intentato: dopo aver elevato la soglia massima di cinghiali cacciabili, e aver portato da 300 a mille, attraverso specifici corsi di formazione, il numero dei selettori attivi sul territorio regionale, diamo corso a un’altra misura che consentirà, se non altro, di mitigare il fenomeno, specie attorno ai centri abitati».

«Siamo ben consapevoli – aggiunge Gallo – che la questione, per trovare adeguata e definitiva soluzione, necessiti di interventi radicali. A tal proposito, da mesi, insieme alle altre Regioni italiane, stiamo portando avanti un faticoso confronto con il Governo, per giungere a una ridefinizione delle norme attualmente in vigore. La diversità di vedute tra il ministero dell’Agricoltura, da un lato, e quello dell’Ambiente, dall’altro, ha sin qui frenato ogni passo avanti. Confidiamo in risposte celeri e adeguate, senza le quali sarà impossibile assicurare l’adozione di rimedi che sono ormai diventati, oltre che urgenti, indifferibili». (rcz)