Medicina all’Unica, Occhiuto: Abbiamo preparato piano di investimenti per Umg

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, è intervenuto in merito alla vicenda della Facoltà di Medicina all’Unical, annunciando che «abbiamo preparato un poderoso programma di investimenti» destinato all’Università Magna Graecia di Catanzaro.

Per Occhiuto, infatti, «è chiaro che l’Università di Catanzaro che ha acquisito una dimensione importante, soprattutto nella Facoltà di Medicina, dove ci sono delle eccellenze, è un’università che va sostenuta» per questo è stato predisposto il piano Capitalia Calabria 20/30.

Un piano che destina 50 milioni di euro di fondi comunitari «per potenziare l’offerta formativa prevalentemente dell’Università di Catanzaro attraverso borse di studio per specializzazioni mediche e per iniziative che la stessa università suggerirà».

Il Governatore, poi, ha spiegato che «i Rettori quasi all’unanimità hanno accolto questa proposta, perché hanno approvato proposte per l’aumento dell’offerta formativa per tutte e tre gli atenei calabresi».

«La Calabria è la regione di Italia – ha aggiunto Occhiuto – che in rapporto agli abitanti ha meno sedi di facoltà di medicina e io governo una regione che ha problemi straordinari in termini di assistenza sanitaria. Seminare più competenza attraverso l’università è sicuramente una buona cosa».

«Avanti, dunque, con il potenziamento dell’Università di Catanzaro ma il mio compito è quello di impedire che il potenziamento dell’offerta formativa della regione sia ostacolato da spinte campaniliste. In altre occasioni il mio voto decisivo andò a favore dell’università di Catanzaro quando altre università si opponevano favorendola, perché ritengo che sia un valore l’aumento dell’offerta formativa». (rcz)

L’OPINIONE / Franco Cimino: La questione Facoltà di Medicina è politica

di FRANCO CIMINO – Egregio sig Presidente, caro Roberto, “lo vedi come fa? Prendere e levare”.  Sono due espressioni tratte, la prima, da un vecchio modo di dire. Da una nota canzone di Francesco De Gregori, la seconda. Tradotte nella nostra lingua calabrese e adagiate sul nostro calabrese sentire, assumono un diverso significato.

La prima: “u vidi comu sta jendu?” La seconda: “pigghia cà e porta drà!” Quella Calabria, che pensavamo di aver in gran parte sepolto sotto le barricate e le macerie del luglio del 1980 e bruciata al fuoco di Reggio Calabria, la nostra bellissima Città sullo Stretto, agli albori della Regione istituzionalizzata, è tornata prepotentemente, se mai avesse ceduto in qualche modo e in qualche frangente il suo incalzante passo. Qui si litiga tra noi. Dappertutto.

Nei bar e nelle vie per le squadre di calcio calabresi, ciascuna tifoseria tifando non per la vittoria o promozione della propria squadra, ma per la sconfitta o la retrocessione delle altre, chiamate eufemisticamente consorelle. Eppure, ci sarebbe spazio per tutte le vittorie e promozioni. Un esempio? Eccolo, bell’e pronte. In serie B, competono la Reggina e il Cosenza. Le promozioni sono tre. Invece… In serie C, lottano insieme il Catanzaro e il Crotone. Potrebbero essere promosse ambedue. Invece… E nell’altra serie, la D dei semidilettanti, competono la Vibonese e il Lamezia e il Rende.

Anche qui, lo stesso discorso. Solo la nostra squadra viva! A morte tutte le altre. Come se dalla rovina di tante possa automaticamente nascere la gloria di una sola. E i comuni? Tutti separati, divisi e distanti, oggi vieppiù belligeranti, tra loro. E il territorio unico dei cento pezzi di territorio? Spezzato in più parti, sfarinato e rovinoso alle prime più intense piogge. E con le singole parti rotte, separate e distanti dalle altre, incomunicabili tra loro. Quasi che un invisibile filo spinato o un’altissima montagna, non li facesse neppure incontrare. Muti, non si parlano. E quando singolarmente piangono, gli altri pezzi non devono sentire. Diciamocelo francamente, almeno una volta, questa: nessuno si dispera o si commuove quando disastri ambientali colpiscono e rovinano questo o quel territorio. Non è il nostro, quello stretto e particolare, e quindi solita musica della solita indifferenza. Le lotte di campanile si sono intensificate.

Quei comuni, oggi irrobustiti di competenze e risorse, anche quelle necessarie e giuste per l’adeguamento delle indennità degli amministratori, che si sperava ricostruissero quel tessuto democratico indispensabile per una terra che voglia diventare ricca e forte con le istituzioni a baluardo di ogni attacco all’etica dei comportamenti individuali e alla dignità della Politica, sono diventati castelli di cartapesta chiusi, in cui sempre più prevale il proprio piccolo interesse e l’ostilità verso gli altri castelli simili. Di questi tempi la battaglia non è più soltanto quella di prendere una cosa in più di altri comuni, ma di “levare”, prendere cioè ad altri ciò che ad altri appartiene.

Lo scopo è molteplice. Prendere una cosa per sé sottraendola a quel dato comune, farebbe non solo più ricco il sottraente(per non usare un altro termine forse più appropriato), ma più debole il nostro avversario. Cosa c’è di più stupido in questa logica antisolidaristica, è difficile dire, se non ai più stupidi tra gli stupidi. Qui, da noi, questa logica sta divenendo dominante. Si prenda l’ormai nota questione della Facoltà di Medicina, che, sotto mentite spoglie, è sempre stata nella logica di una certa cultura accademica che venisse in tempi brevi istituita anche a Cosenza. Sono state fatte molte parole in queste settimane in cui la politica calabrese dei campanili, si è accorto del problema. E il rumore nelle strade, trovando incrociate due opposte unità territoriali, quella di Catanzaro e quella di Cosenza, vorrebbe che la questione si spostasse nelle piazze, così che tutti i protagonisti politici potessero apparire in regola rispetto al proprio elettorato o alla propria cittadinanza.

La mia personale, preoccupata, opinione, è che l’intenzione comune sia quella di distrarre le popolazioni da altri più gravi e urgenti problemi, di cui una classe politica, tra il vecchio e il nuovo, porta una gran parte di responsabilità unitamente alla scarsa capacità di risolverli. La Politica, e l’intera classe dirigente catanzarese e regionale, per decenni non si è occupata della sua Università, abbandonandola al desiderato, comodo e conveniente isolamento dell’Ateneo. Un Ateneo che, ancor più convenientemente, ha operato per “ i fattacci” propri, senza manifestare interesse al più sano rapporto tra Università e Città.

Lo ripeterò fino alla noia: Catanzaro, tra l’altro capoluogo di regione, è l’unica città al mondo che si è progressivamente indebolita nonostante abbia il mare e l’Università. Tutte le altre, possedendo anche soltanto una di queste risorse sono diventate ricche e potenti. Lungo questa strada, tra le decisioni assunte già, l’autonomia propria delle Università e la robusta forza politica che accompagna la decisa volontà di istituire la Facoltà di Medicina a Cosenza, nella quale si sospetta vi sia quella “ irresistibile” del presidente della Regione, altro spazio non vi sarebbe se non quello dello scontro di campanili. Uno scontro e potrebbe ricordare quello con Reggio di cinquant’anni fa. No, no, certo che non lo auspico e non lo immagino neppure lontanamente simile a quello. Ma il solo fatto di ripristinare rancori feroci sul vecchio adagio “ n’arrobbaru puru Medicina”, non farà bene alle due Città.

Farà più male, alla lunga, anche a Cosenza se essa pensa davvero di crescere da sola, senza e contro le altre Città. Farà malissimo a Reggio e a Cosenza, come a Vibo e a Crotone, a Lamezia e alle altre realtà urbane più grandi, se ritenessero di poter fare per sé stesse con una Catanzaro umiliata e indebolita. Farà drammaticamente male all’intera Calabria, se tutte queste realtà urbane insieme a chi guida e governa la nostra terra, pensassero a una crescita complessiva del nostro territorio senza un capoluogo forte e prestigioso. Come vedi signor Presidente e amico di un tempo di belle comune battaglie ideali, il problema della duplicazione della Facoltà di Medicina è un fatto squisitamente politico. Un problema tanto grande e politicamente impegnativo da richiamare l’intervento diretto del presidente della Regione, l’unica autorità, che, anche per il prestigio personale acquisito, potrà convincere tutti, sulla linea da te più volte indicata, che Le Università devono, nella loro forma organizzativa più razionale e moderna, essere protagoniste importanti per la costruzione di quella Calabria, che, come diceva uno slogan molto efficace della tua campagna elettorale, davvero “non t’aspetti”.

Ma prima che essere rivolto al resto dell’Italia e del mondo, questo messaggio deve essere rivolto a noi, i calabresi tutti. Dentro e fuori la Calabria. Stupiamoci noi per la prima volta. E per la prima volta stringiamoci la mano. Anzi, prendiamoci per mano e andiamo a lottare per il bene dei singoli territori e di tutta la nostra regione. Facciamolo con l’attuazione del Pnrr, innanzitutto. Ma intanto, cominciamo dalle nostre Università. Lavoriamo tutti, con in testa il governo e il Consiglio regionali, per rafforzare e potenziare l’esistente. Per fare di Cosenza- Arcavacata, di Reggio e di Catanzaro, i tre poli del sapere, specialmente scientifico, più importanti del Sud del Paese e dell’Europa. Il polo di ingegneria, alta tecnologia applicata al territorio, a Cosenza, quello di architettura e della cura dei beni culturali, a Reggio.

E quello di Medicina, e delle altre scienze ad essa applicate, a Catanzaro. E così per le altre facoltà già presenti ed per le altre totalmente nuove che dovessimo conquistare. Egregio Presidente, caro Roberto, ti impegnerai in questa direzione? Sì, che ti impegnerai. E vincerai. Con te vinceranno tutti, Cosenza, Catanzaro, le altre città. Vinceranno le Università dell’unica grande Università che è la Calabria. (fc)

L’OPINIONE / Valerio Donato: È urgente difendere la dignità di Catanzaro

di VALERIO DONATO – Dopo numerosi tentativi, svolti nel corso degli ultimi decenni, l’Università di Cosenza è riuscita, con il protagonismo del Presidente della Regione e con una furbizia davvero disdicevole, ad ottenere la istituzione di un nuovo corso di studi in Medicina.

Un inutile doppione di un corso già attivato. Un errore gravissimo della politica e dell’accademia, regionali. Uno schiaffo al sistema universitario calabrese. Una frattura della comunità regionale. E, ancor più, una lesione grave all’economia calabrese e catanzarese.
Si è così consumata una delle più brutte pagine per la Città di Catanzaro e per l’intera Regione Calabria, sia sotto il profilo economico, sia sotto il profilo culturale e sociale, sia sotto il profilo politico.

Le esigue risorse finanziarie messe a disposizione delle Università calabresi e del sistema sanitario regionale [almeno così declamava il Presidente Occhiuto pochi giorni fa] indurranno inevitabilmente [in una Regione con circa 1.900.000 abitanti] un impoverimento dell’Università di Catanzaro, a causa dell’inevitabile frazionamento delle risorse finanziarie.

Ma soprattutto determineranno un ostacolo grave alla realizzazione dell’integrazione delle strutture sanitarie catanzaresi [Azienda Pugliese Ciaccio e Azienda Mater Domini], come disegnata; e per la quale è stata prevista l’istituzione di 850 posti letto, difficilmente preservabili alla luce delle ultime novità. Non sembra casuale forse che ancora non sia stato ancora sottoscritto dal Commissario, on. Roberto Occhiuto, il Protocollo d’intesa tra UMG e Regione.

Certamente la promessa di costituire a Catanzaro un Polo sanitario di Eccellenza sembra svanito. Tutto ciò senza produrre – come dichiarato dal Rettore Nicola Leone – i vantaggi sperati per il “sistema” calabrese. Quanto potrebbe produrre il nuovo corso di studi per la formazione di giovani professionisti e per il sistema sanitario è esattamente eguale a quanto può produrre Umg!

Urge dunque una difesa della città di Catanzaro contro un ennesimo assalto alle Sue capacità; contro un attacco feroce ai suoi cittadini ed alle opportunità di sviluppo del territorio dinanzi alla pre-potente invasione, questa sì campanilistica. E chi non ama le battaglie di campanile ben avrebbe fatto a lavorare per evitare questo scempio!

Si tratta, al contempo, di una brutta pagina, anche sotto il profilo culturale. Le istituzioni culturali dovrebbero essere protese a prevenire o superare i conflitti, non già a porre elementi di divisione sociale e delle Comunità, mediante l’esercizio prepotente dei governi. Un progetto di sviluppo del sistema universitario calabrese avrebbe dovuto imporre soluzioni condivise. Non già conclusioni imposte da una maggioranza all’interno degli organi di coordinamento delle Università calabresi, che oltre al protagonismo del Presidente della Giunta regionale [per vero sempre più cosentino e sempre meno calabrese; basta ancora oggi porre attenzione sul finanziamento di 100.000 euro per i festeggiamenti di S. Silvestro solo per Cosenza e non anche per gli altri capoluoghi di provincia] ha potuto affermarsi in virtù di patti di convenienza, quanto scellerati, tra l’Università di Reggio e quella di Cosenza.

Ed infine si tratta di una brutta pagina sotto il profilo politico. La funzione dei poteri pubblici e della politica di porre in adeguato equilibrio le esigenze della collettività tutta [sic sistema sanitario e universitario calabresi, sviluppo equilibrato dei territori, preservazione delle comunità tutte e del loro progresso]; e di mediazione degli interessi contrapposti hanno ceduto a favore della politica dei più forti, i quali dismettendo ogni ispirazione persino etica della politica hanno preferito seguire i canti delle sirene dei propri territori di elezione o le “convenienze” personali.

Non posso interpretare diversamente i silenzi ingombranti di tanti consiglieri regionali; di taluni parlamentari, dei rappresentanti delle più alte istituzioni regionali che hanno chiesto e ricevuto il consenso elettorale alla nostra comunità. Ma, hanno dimenticato di doverla difendere e rappresentare proprio in questo momento di drammatica difficoltà.

È necessario allora che la Politica cittadina si riappropri del proprio ruolo. Che i colleghi universitari [soprattutto di Scienze della Salute] facciano sentire forte il dissenso; e, se necessario, che tutti i cittadini si riapproprino del ruolo della politica. È sterile continuare a lamentarsi della mancanza di economia della città ma al contempo rimanere in silenzio dinanzi all’ennesimo scippo subito dal Capoluogo di Regione. È scellerato elevare censure rimanendo inerti rispetto al pericolo che la nostra comunità sia sopraffatta. Per troppo tempo il ruolo di capoluogo è rimasto “vuoto”.

È più che mai indispensabile che ognuno svolga la propria parte. Mi sembra necessario che Umg impugni i deliberati che hanno ed avranno ad oggetto la istituzione dei corsi di studi che si stanno per attivare. E comunque di promuovere la istituzione di corsi di Ingegneria, di Informatica, Lingue straniere, Scienze della Comunicazione.

È indispensabile che il sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale non si limitino a scrivere il dissenso ma manifestino con forza ed autorevolezza la loro netta protesta. È urgente che la comunità cittadina tutta si mobiliti, civilmente e pacificamente, per manifestare contro i soprusi di un’azione politica “deviata”, che rompe l’unità della Comunità regionale e penalizza l’economia territoriale.

È urgente difendere la dignità di Catanzaro. Altrimenti – ed in modo provocatorio – si proponga una modifica dello Statuto regionale per chiedere che Catanzaro non sia più il capoluogo di Regione. I pennacchi sono ormai desueti. (vd)

[Valerio Donato è consigliere comunale di Catanzaro]

L’OPINIONE / Giusy Iemma: Seconda Facoltà di Medicina scelta scellerata che penalizza tutti i calabresi

di GIUSY IEMMA – L’istituzione di una seconda facoltà di Medicina da parte dell’Unical rappresenta l’ultimo tassello di una vicenda che ha visto mortificato il dialogo istituzionale e sancita la vittoria politica del campanilismo, che tanti danni ha fatto alla Calabria tutta.

Non si comprende, sinceramente, questa improvvisa e decisa accelerazione nelle scelte da parte del Coruc che ha portato, alla fine, al ridimensionamento del Capoluogo di regione in termini di offerta formativa, ma anche nel complesso di garanzia di servizi e assistenza in ambito sanitario. Una mission come quella dell’integrazione delle aziende ospedaliere del territorio, Pugliese-Ciaccio e Mater Domini, sarebbe dovuta essere completata dal naturale rafforzamento della facoltà di Medicina e della sanità catanzarese, nel rispetto delle competenze e dell’esperienza di tutti gli attori in campo.
Su quanto si è consumato si stanno esprimendo diversi esponenti istituzionali, anche ai livelli governativi, come nel caso del sottosegretario Ferro le cui parole ora sembrano suonare un po’ tardive, alla luce di una vicenda partita da lontano e che svilisce la funzione del Capoluogo. Nello stigmatizzare un errato comportamento da parte della sua area politica di appartenenza, e tralasciando di chiederle quali azioni concrete abbia messo in atto in questi anni in cui si preparava l’apertura di una seconda facoltà di Medicina a Cosenza, non ci si può esimere dal chiedere all’on. Ferro di intervenire con urgenza presso l’Anvur – l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca – per bloccare questa scelta scellerata che penalizza tutti i calabresi.

L’offerta degli Atenei regionali deve essere diversificata in un’ottica di sistema, ma anche di tutela dello stesso territorio nel suo complesso. È a causa del prevalere dei localismi che oggi la Calabria si trova fanalino di coda nelle classifiche relative alla qualità della vita. Se il sottosegretario Ferro, espressione del governo nazionale, saprà dimostrare di far seguire alle parole i fatti, allora saremo tutti dalla stessa parte, in campo, al di là del colore politico. (gi)

L’OPINIONE / Nicola Fiorita: Medicina all’Unical una forzatura

di NICOLA FIORITA – Il mio appello al presidente della Regione e ai Rettori per una soluzione condivisa della questione facoltà di medicina sembrerebbe andato a vuoto. Anche se mancano notizie ufficiali, il Coruc, il comitato regionale delle Università, si sarebbe orientato ad esprimere un parere favorevole alla nascita della seconda facoltà di medicina all’Unical, senza affrontare il problema di un riequilibrio generale dell’offerta formativa. Se tale decisione fosse confermata, ci troveremmo di fronte alla forzatura che avevo paventato.

Resto in attesa di conoscere i contenuti nelle decisioni adottate dal Coruc e anche le motivazioni che hanno portato il rettore della Magna Graecia De Sarro ad astenersi. 

Non mi piacciono le guerre sante e le crociate, ma posso fin d’ora dire che se all’istituzione della seconda facoltà di medicina non corrisponderà un significativo allargamento dell’offerta didattica dell’Università di Catanzaro, l’Amministrazione Comunale contrasterà con tutti i mezzi a disposizione una decisione che indebolirebbe in maniera importante il ruolo della Magna Graecia.

Seguiremo con estrema attenzione tutti gli atti amministrativi che saranno prodotti in tal senso dal Ministero dell’Università e dal Cun, verificando se esistono i requisiti previsti dalla legge per l’istituzione di un nuovo corso di laurea in medicina in una Regione di meno di due milioni di abitanti e in una città che non ha un Policlinico di riferimento.

Mi spiace molto che la strada del dialogo che avevo indicato non sia stata tenuta nella giusta considerazione. (nf)

Al via Medicina all’Università della Calabria

All’Università della Calabria parte Medicina. Lo ha reso noto il Rettore Nicola Leone, sottolineando che si tratta di «una svolta storica a beneficio della sanità territoriale».

Il Coruc – Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi, infatti, ha dato il via libera all’istituzione di quattro nuovi corsi di laurea proposti dall’Unical e che entreranno nell’offerta formativa a partire dall’anno accademico 2023-2024, subito dopo il via libera dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) e del Ministero dell’Università e della ricerca, che dovrebbe arrivare nei prossimi mesi.

Per Leone si tratta di «un passaggio motivato principalmente da due necessità: dare risposta alla crescente domanda di formazione sanitaria che arriva dagli studenti calabresi, e andare in soccorso del territorio che vive da anni una profonda emergenza in campo sanitario, contribuendo allo sviluppo della sanità regionale e favorendo la crescita di competenza in settori strategici della medicina».

Nella nuova offerta, quindi, crescono i corsi d’ambito sanitario, che saranno in convenzione con l’ospedale “Annunziata” di Cosenza e con l’Azienda sanitaria provinciale e porteranno quindi da subito nuove risorse umane nei reparti. Si punta inoltre a creare nuove figure con competenze specifiche per i settori dell’innovazione, nella stagione della transizione digitale, e del mare e della navigazione, in una regione che vanta 800 chilometri di costa e, a Gioia Tauro, uno dei porti più importanti d’Europa.

I nuovi corsi

Servizi giuridici per l’innovazione digitale – L’innovazione digitale fa parte della nostra vita e la transizione in atto la renderà ancor più pervasiva. Il nuovo corso in Servizi giuridici per l’innovazione digitale punta a formare nuove figure di giovani laureati in grado di coniugare ad una solida preparazione giuridica, teorica

e pratica, essenziali conoscenze di tipo economico-aziendale insieme con quelle competenze digitali che oggi sono indispensabili per operare in tutti i contesti di area giuridica e di azienda, nell’amministrazione pubblica e privata. Il corso fa parte della classe di lauree triennali in Scienze dei servizi giuridici (L-14) e sarà attivato dal Dipartimento di Scienze giuridiche e aziendali.

Tecnologie del Mare e della Navigazione – Un corso di laurea pensato per una regione che ha nel mare e nei porti un asset di sviluppo strategico. Unico in Calabria, sarà attivato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente per rispondere alle istanze che arrivano dagli studenti e dal tessuto produttivo, in un territorio che, con i suoi 800 km di costa ha grandi potenzialità in ambito turistico e marittimo.

L’obiettivo è quello di formare professionisti con competenze trasversali di carattere scientifico e ingegneristico, applicabili agli ambiti marittimo, navale e portuale. Il corso appartiene alla classe delle lauree triennali L-28, Scienze e tecnologie della navigazione.

Infermieristica – L’offerta formativa d’area sanitaria dell’Unical si amplierà nel prossimo anno accademico con l’avvio del corso di laurea in Infermieristica (L/SNT1 – Lauree in professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria ostetrica). Il corso, che abilita alla professione di infermeria, prevede che le attività di tirocinio si svolgano presso le strutture dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dell’Asp e dell’Inrca, offrendo così un ulteriore contributo alla struttura con il rafforzamento delle risorse umane disponibili. Gli studenti di Infermieristica svolgono infatti, nel corso del triennio, 1800 ore di tirocinio in corsia e sul territorio.

L’attivazione del corso viene incontro alla forte domanda di formazione che arriva degli studenti calabresi, molti dei quali sono costretti a lasciare la Calabria per frequentarlo, e alla richiesta di risorse umane che arriva dal territorio: si stima in regione una carenza di quasi 3mila infermieri.

Medicina e Chirurgia TD (con cliniche all’Annunziata) – Il corso appartiene alla classe delle lauree magistrali LM-41 (Medicina e Chirurgia) e consente allo studente, al termine dei 6 anni e con il superamento di pochi esami aggiuntivi di ottenere un doppio titolo: sarà infatti dottore in Medicina e Chirurgia, con accesso quindi alla professione di medico, e in Ingegneria informatica, curriculum bioinformatico (laurea triennale).

Il percorso – altamente innovativo e tra i pochi attivi in Italia – è analogo al corso attivato all’Unical nel 2021 e interateneo con Catanzaro, ma in questo caso viene svolto interamente all’Università della Calabria. I corsi di tutto il sessennio saranno quindi nel campus e i tirocini saranno svolti all’ospedale dell’Annunziata, che sarà interessato da un processo progressivo di clinicizzazione.

Il progetto – che è stato sostenuto anche dal governatore della Regione e commissario ad acta per la sanità, Roberto Occhiuto – porterà all’ospedale cosentino nuove risorse e valorizzerà i medici già presenti in ospedale, che potranno essere coinvolti nei processi formativi dell’università.

L’Unical ha già stanziato un primo investimento per l’assunzione di otto ricercatori universitari che svolgeranno attività di didattica e di ricerca in ateneo e che – dopo la firma della convenzione con l’Azienda ospedaliera di Cosenza – potranno prestare servizio clinico in ospedale, unitamente a tre professori medici già nell’organico dell’Unical. I settori disciplinari degli otto ricercatori sono stati prescelti su specialità mediche ad alta migrazione sanitaria e relative a posti attualmente vacanti nell’organico ospedaliero. (rcs)

 

Il sindaco Fiorita scrive a Occhiuto per il sistema universitario calabrese

Il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, ha inviato una lettera al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, parlando non solo della problematica della seconda Facoltà di Medicina, ma anche di quella relativa all’offerta didattica del sistema universitario calabrese.

Una lettera che è stata inviata, per conoscenza, anche ai Rettori dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Università della Calabria, Mediterranea e Dante Alighieri di Reggio Calabria e in cui viene ribadita la ferma opposizione alla seconda facoltà di Medicina da «parte delle Istituzioni rappresentative di Catanzaro e della sua Provincia, oltre che quella dell’Università Magna Graecia».

«Il Consiglio Comunale di Catanzaro, molto più autorevolmente di me – continua il primo cittadino – si appresta a dibattere la questione e ad approvare una ferma risoluzione a difesa delle prerogative della Facoltà di Medicina della Calabria, nonché a indicare le iniziative per tutelare in ogni sede gli interessi della Comunità Catanzarese. Non si tratta di una questione di campanile, ma di una seria valutazione politica. La nascita di una seconda facoltà di medicina in una regione di meno di due milioni di abitanti, costituirebbe un oggettivo indebolimento di quella esistente che, semmai, deve essere potenziata e autorizzata ad allargare il numero chiuso in ragione della forte carenza di personale medico nei nostri ospedali».

«Diverso è il discorso che riguarda il corso interateneo in Medicina e Tecnologie Digitali che – aggiunge Fiorita – attraverso un accordo tra le due Università, avrebbe dovuto costituire un ottimo esempio di collaborazione, senza mettere in discussione il ruolo della Scuola di Medicina di Catanzaro».

A parere del primo cittadino del Capoluogo, «diventa essenziale un’operazione di chiarezza, sia a livello politico che a livello accademico, sulla delicata questione e sulle prospettive generali di sviluppo del sistema universitario calabrese, imperniato com’è noto sulle Università pubbliche Unical, Magna Graecia, Mediterranea e quella per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria. Un’operazione che non può che avvenire – sottolinea Fiorita – all’interno del Coruc, il comitato regionale delle Università calabresi, che vede la presenza autorevole del presidente della Giunta Regionale, oltre quella dei rettori e dei rappresentanti degli studenti. Al Corucspetta il compito di esprimere pareri sulla programmazione degli atenei e pertanto una discussione franca al suo interno potrà servire quanto meno per avere un quadro d’insieme dei programmi di sviluppo dell’offerta didattica di ciascuna Università e ricondurli ad una logica di sistema».

«A tale scopo – scrive ancora il sindaco di Catanzaro – credo sia indispensabile la presenza del Presidente della Giunta Regionale all’imminente riunione del Coruc, intanto per garantire l’impegno della rotazione nella Presidenza del Comitato che oggi spetta, per solenni accordi assunti, al Magnifico Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. Solo un pronunciamento equilibrato e pienamente condiviso del presidente della Regione e del Coruc, volto ad una valorizzazione equilibrata dei quattro Atenei calabresi con un’offerta didattica diversificata e coordinata, potrà evitare una sorta di ‘guerra di campanile’ che la Città di Catanzaro e le sue Istituzioni vogliono assolutamente scongiurare. Il Presidente della Giunta Regionale, esercitando il suo ruolo super partes e garante degli interessi di tutto il territorio calabrese, potrà portare un contributo autorevole alla discussione».

«Ognuno si assuma le sue responsabilità –  dice ancora Fiorita –. Catanzaro è per il rafforzamento di tutto il sistema universitario calabrese, perché sono tanti i nostri ragazzi che frequentano con profitto i corsi dell’Unical, della Mediterranea e della Dante Alighieri. Devono essere evitati atti di prepotenza o di prevaricazione, imposizioni o altre attività che incrinino la leale collaborazione tra Città e tra Università calabresi. Sono certo che prevarrà il senso di responsabilità e che saranno individuate soluzioni le più unitarie possibili perché ad ogni Ateneo vengano assicurate le stesse possibilità di crescita e di sviluppo».

«Confido molto sul senso di equilibrio istituzionale del Presidente Occhiuto e dei Magnifici Rettori – ha concluso – nonché della componente studentesca del CORUC, per giungere alla conclusione di una vertenza che, se non opportunamente governata, potrebbe avere nefaste conseguenze per l’unità della Calabria e per lo stesso futuro delle nostre gloriose Università». (rcz)

UNIVERSITÀ CALABRIA, PERCHÈ SARÀ UTILE
UN’ALTRA FACOLTÀ DI MEDICINA A RC O A CS

di MIMMO NUNNARI – Le prime Università in Italia nacquero nel Medioevo prevalentemente con lo scopo di formare il futuro clero; poi, col tempo furono ammessi anche studenti laici e si cominciò con lo studio di Lingua latina o Grammatica, Retorica e Dialettica e Aritmetica, Geometria, Astronomia e Musica.

Stiamo parlando di un periodo a cavallo tra l’XI e il XII secolo, quando nacquero Bologna (1088) – cui spetta anche il primato di Università più antica dell’Europa – Padova (1222) e Napoli, fondata nel 1224 da Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, che ha invece il primato di primo ateneo statale.

Se allarghiamo lo sguardo al mondo scopriamo che il primo centro di produzione e diffusione del sapere nasce in Africa nell’859, con l’ateneo di Al Qarawiynn, che si trova in Marocco, nella città imperiale di Fès, cui segue l’Università Al Azhar del Cairo, fondata nel 975. Facciamo questo tuffo nella storia delle Università per sottolineare quanto importanti queste istituzioni siano state nel gettare le basi per lo sviluppo, lavorando a pianificare e costruire il futuro e consentendo a territori e comunità di agganciare più facilmente il trend della crescita e del progresso.

Oggi, in una concezione moderna, le Università sono viste come depositarie di una sorta di “responsabilità morale”: istituti in grado anche di promuovere pratiche sostenibili, capaci di fornire alle generazioni future gli strumenti necessari per affrontare e gestire un mondo sempre più eco-sostenibile e solidale. In Italia, anche in questo settore del sapere, da sempre si sono fatti due pesi e due misure.

Nel Sud più periferico – Calabria e Basilicata, per fare un esempio – gli atenei sono stati istituiti soltanto molto secoli dopo le altre. Nel 1972 è nata Cosenza e nel 1982 Potenza, università regionali che sono arrivate non solo in ritardo ma con enormi difficoltà dopo umilianti attese, dinieghi, ostacoli, cavilli burocratici, diritti negati.

Per fortuna, pur dopo secoli, il gap nord sud in questo campo è stato in qualche modo colmato e adesso in Calabria ci sono tre Università statali: l’Unical di Cosenza, la Mediterranea di Reggio, la Magna Grecia di Catanzaro, atenei che hanno dato (e danno) tanto alla regione, formando laureati e ricercatori in grado di competere con chiunque, a livello nazionale e internazionale.  L’Unical – che è stata la prima – continua a macinare risultati, ed è sul podio, tra altri grandi atenei italiani.

La Mediterranea si è guadagnata riconoscimenti importanti per gli studi di Architettura, Ingegneria e Agraria e la Magna Grecia ha una sua collaudata esperienza per le facoltà di Giurisprudenza e Medicina. Se questi tre Atenei riuscissero a mettere insieme le enormi potenzialità la Calabria ne trarrebbe sicuramente vantaggio. Accade tutto questo? A chi guarda dall’esterno sembra di no. Salvo rare, occasionali collaborazioni, gli atenei calabresi appaiono più in conflitto, anziché in armonia, tra loro. Sembra abbiano ereditato il vecchio vizio della politica calabrese, che vive di municipalismi, rancori, provincialismi, senza capire che le differenze, se messe insieme, sono ricchezza.

Domanda: serviva creare tre facoltà di Giurisprudenza in regione (Catanzaro, Cosenza, Reggio), cui si può aggiungere Messina, che sta lì, ad un braccio di mare? Tutto ciò in un territorio che conta un numero di avvocate e avvocati che lo rende il più densamente popolato di professionisti: con quasi sette avvocati ogni mille abitanti. Altra domanda: serve un’altra facoltà di Medicina, oltre Catanzaro? In questo caso la risposta è sì: per una serie di ragioni, locali e nazionali, come carenza di medici generici, di specialisti, di strutture sanitarie che assicurino a tutti il sacrosanto diritto alla salute.

Tuttavia, già la sola ipotesi che possa nascere una nuova Medicina (all’Unical) ha scatenato istituzioni, politica, opinione pubblica e vertici dell’ateneo catanzarese. Sono stati fatti pure cortei (funerali) di protesta, portando in processione bare; cose di pessimo gusto. Addirittura si chiama in causa il Consiglio comunale per evitare gli “scippi” e il rettore della Magna Grecia Giovambattista De Sarro dice un no, chiaro e deciso, a un’altra facoltà di Medicina: “Non aiuterebbe”, rivendicando che Catanzaro ha 40 anni di storia e ammonendo: “Nessuno può improvvisare di fare il docente a Medicina, ci vuole una conoscenza delle problematiche che non si inventa in due giorni o in due anni”.

Un ragionamento sbagliato, nella regione con la sanità più massacrata d’Italia, senza contare che una sana competizione aiuterebbe Catanzaro, anziché danneggiarla: quantomeno servirebbe alla facoltà catanzarese a scalare la graduatoria dei migliori e dei peggiori corsi medicina in Italia (fonte Censis) che trova in testa Pavia (108 punti) mentre Catanzaro è al terz’ultimo posto (71,5 punti), poco prima di Chieti-Pescara, che è l’ultima. (mnu)

  

Una facoltà di Medicina alla Mediterranea di Reggio: La proposta del Consigliere Giovanni Latella

Una Facoltà di Medicina all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. È questa la proposta avanzata dal consigliere metropolitano delegato Giovanni Latella che, in una lettera inviata ai sindaci f.f. del Comune e della Metrocity, rispettivamente Paolo BrunettiCarmelo Versace, ha promosso l’attivazione di un tavolo di lavoro con tutte le istituzioni territoriali affinché possa essere avviato il percorso per l’istituzione di una nuova Facoltà dedicata alle professioni mediche sul territorio reggino.

«Dobbiamo essere ambiziosi, ed il momento è particolarmente propizio perché si possa proporre l’avvio di questo percorso. Certamente ci vorrà del tempo perché l’iniziativa possa andare in porto, ma ritengo sia giunto il momento di cominciare a lavorarci concretamente», ha evidenziato Latella, spiegando che «da tempo si parla di sviluppo e crescita per il nostro contesto accademico. Eppure, nonostante gli auspici dichiarati, il percorso per l’istituzione di una nuova Facoltà di Medicina non è mai realmente decollato».

«Per questo motivo – ha spiegato – ho ritenuto opportuno rilanciare questa idea, in particolare in questo specifico momento storico in cui si rende necessario uno scatto in avanti nella riorganizzazione del comparto sanitario nella nostra regione. Chiaramente, non si tratta di entrare in concorrenza con le Università di Messina, di Cosenza o Catanzaro, ma semmai di collaborare, affinché nel nostro Ateneo reggino, magari proprio in sinergia con uno o più contesti accademici limitrofi, possa sorgere un nuovo polo di Medicina».

«La pandemia Covid degli ultimi anni – ha spiegato ancora il Consigliere – ha messo a nudo tutti i limiti del sistema sanitario nazionale, non solo al sud o in Calabria dove storicamente si registrano pesanti carenze in termini di risorse umane ed infrastrutturali, ma nell’intero paese. E’ appurato che in Italia sarebbero necessarie oggi alcune decine di migliaia di medici in più rispetto a quelli che ci sono già, da formare attraverso percorsi universitari di qualità e tecnologicamente all’avanguardia. E tutto ciò a fronte di poli accademici sanitari in gran parte saturi, costretti a stringenti meccanismi di selezione in ingresso, che il più delle volte costituiscono un ostacolo per tanti giovani studiosi che vogliono intraprendere questo percorso».

«La nostra Città, una delle 14 Città Metropolitane italiane – ha proseguito – non solo può dire la sua, ma ha il dovere di farlo. Ancor di più oggi, quando si ragiona della costruzione di nuove importanti strutture sanitarie sul nostro territorio, si pensi al nuovo Ospedale Metropolitano nella zona sud della Città, e si attivano percorsi per la riorganizzazione della sanità territoriale di prossimità per la creazione di un sistema del comparto salute più vicino alle esigenze dei cittadini-pazienti».

«Proprio in quest’ottica – ha spiegato Latella – la nostra non è da intendersi come un’idea peregrina, ma come un obiettivo ambizioso sul quale lavorare, in maniera sinergica, coinvolgendo tutte le istituzioni territoriali a cominciare dall’ambito accademico, utilizzando risorse e strutture che gli Enti, su tutti certamente la Città Metropolitana, potrebbero mettere a disposizione nella fase di startup del nuovo polo accademico».

«La mia vuole essere quindi una proposta aperta e condivisa – ha concluso – costruttiva e desiderosa di contaminazioni e sinergie virtuose. E’ giunto il momento di cominciare a proporre una traccia di lavoro da percorrere. Da parte nostra, grazie alla disponibilità dimostrata sia dalla Città Metropolitana che dal Comune di Reggio Calabria, offriamo la più ampia e concreta collaborazione nei confronti di chi, insieme a noi, vorrà intraprendere questo percorso». (rrc)

Facoltà di Medicina all’Unical, il vicesindaco di Rende Artese: Andare oltre le divisioni e visioni miopi

La vicesindaca di Rende, Annamaria Artese, è intervenuta in merito alla polemica sulla Facoltà di Medicina all’Università della Calabria, ribadendo che «bisogna avere una visione chiara sul futuro: c’è bisogno di un approccio condiviso, di dare risposte concrete ai cittadini, andare oltre le divisioni e le visioni miopi e populiste. Bisogna pensare a costruire il nostro futuro, aldilà dei nostri naturali mandati».

«Porre l’accento sul tema della istruzione e della salute pubblica quali diritti fondamentali e centrali nell’agenda politica regionale – ha spiegato – significa riconoscere all’Unical un ruolo fondamentale nel contribuire ad affrontare i problemi che affliggono la Calabria, in questi anni minata dai continui commissariamenti e dal depotenziamento delle strutture sanitarie esistenti. Il corso di laurea in Medicina e tecnologie digitali è stato pensato come integrato alle nuove tecnologie legate all’ingegneria informatica e alla intelligenza artificiale: un campo questo dalle potenzialità massime. Non comprendere la portata e l‘importanza di tale opportunità significa condannare la nostra regione a rimanere ancorata a fondamentalismi da prima repubblica».

«Come municipalità siamo e saremo sempre pronti a recepire la diffusione della conoscenza come contributo fondamentale al benessere collettivo e allo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunità, prodotta nell’Università sul territorio – ha evidenziato –. Soprattutto dinanzi alle impellenti e gravose sfide economiche, sociali e ambientali di questo particolare momento storico, si dovrebbe superare il provincialismo che attanaglia menti troppo avulse al cambiamento e prodigarsi a moltiplicare e sostenere azioni sinergiche per lo sviluppo strategico della nostra regione».

«Valorizzare le eccellenze presenti all’interno dell’ateneo di Arcavacata, così come di ogni università calabrese – ha evidenziato – è fondamentale per avviare una progettazione che determini quel cambio di passo necessario a far crescere la nostra regione e a determinare la costruzione di un futuro più sostenibile».

«Con l’avvio del corso di laurea magistrale a Ciclo unico in Medicina e Chirurgia Td (Tecnologie digitali) all’Università della Calabria – ha detto ancora – si può determinare il cambiamento di rotta necessario a garantire il diritto costituzionale alla salute e di cura e quello all’istruzione, oggi ancor più minati da una crisi pandemica senza precedenti e da una vacatio politica evidente. Migliorare i servizi di assistenza alla cittadinanza significherebbe non solo per la provincia di Cosenza, ma per la Calabria coniugare innovazione e ricerca».

«La medicina si fa sul territorio – ha concluso – è l’organizzazione territoriale a fare la differenza e appare evidente come sia più che mai necessario garantire il diritto alla salute per i nostri cittadini implementando un’offerta sanitaria che trovi nei poli sanitari forza e sostegno. Solo così sarà possibile ridefinire l’offerta formativa, la ricerca, il servizio sanitario regionale: promuovendo il confronto e la cooperazione tra tutti gli attori dei territori, creando una rete in grado di valorizzare le competenze e le conoscenze in relazione ai bisogni dei cittadini, delle istituzioni, delle imprese, delle associazioni». (rcs)