Qualità della vita: Reggio di nuovo ultima nella classifica del Sole 24 ore

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Reggio è ultima, per il secondo anno consecutivo, per la qualità della vita. È quanto emerso dalla 36esima edizione del Rapporto Qualità della Vita 2025 de Il Sole24Ore, dove si registra per la Città dello Stretto (in 107esima posizione) un peggioramento anche degli indicatori: nel 2024 la provincia era oltre la 100ª posizione in 16 indicatori su 90, nel 2025 è oltre la posizione 100 in 27 dei 90 indicatori.

Un dato desolante, considerando che, recentemente, Reggio si collocava all’ultimo posto (105) nel dossier di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, per performance ambientali e qualità dei servizi, con trasporto pubblico, piste ciclabili, uso efficiente del suolo e gestione dei rifiuti tra i dati peggiori d’Italia.

E i dati del quotidiano fotografano una Reggio “ultima degli ultimi”, in cui la posizione  107 della graduatoria generale è la somma del 107° posto per «Affari e lavoro», del 107° per «Ambiente e servizi» e del 101° per «Ricchezza e consumi».

«Un territorio a basso reddito – spiega il quotidiano economico – in cui le famiglie con Isee sotto i settemila euro sono il 40,6% del totale, il reddito medio pro capite è poco più alto di 15mila euro, più basso della pensione di vecchiaia (21mila euro), ma l’inflazione (2%) è il doppio di quella nazionale. Ancora: Reggio Calabria è nelle ultime 15 posizioni in quasi tutti gli indicatori di «Affari e lavoro». È trentesima per start up innovative e 22ª per pensioni di vecchiaia che sul territorio rappresentano una misura di welfare non convenzionale per molte famiglie. Infatti, anche se per quoziente di natalità Reggio Calabria è 7ª in classifica, i giovani, e non solo, scappano. Il saldo migratorio totale è meno 2,5 (Reggio è 106ª, penultima in classifica) frutto anche di un fenomeno segnalato dall’Istat nel 2025 e qui ben presente: emigrano anche i pensionati che vanno al Nord a raggiungere i figli, precedentemente emigrati, per fare da baby sitter ai nipoti e cercare una sanità più efficiente di quella reggina (la provincia è 102ª nell’emigrazione ospedaliera)».

Una Città di forti contrasti, dove alla bellezza dello Stretto «fanno da contraltare periferie in cui il degrado è visibile a occhio nudo: strade dissestate, incuria diffusa, auto vecchie e rumorose. Una situazione simile a quella della provincia, dei tre territori che la compongono: la Locride sullo Jonio, la Piana di Gioia Tauro sul Tirreno, l’Aspromonte che li divide appoggiandosi su Reggio Calabria».

Ma non è solo Reggio ad aver registrato delle criticità: Vibo Valentia (102esima posizione) è ultima per retribuzione dei lavoratori dipendenti (13.300 euro contro i 34.300 di Milano, 21mila euro di differenza) e per durata media dei procedimenti civili (121 giorni a Gorizia contro più di mille; la media in Italia è 345).

Malissimo Crotone (105esima posizione) per l’offerta culturale (a Pescara 103 spettacoli ogni mille abitanti, nel capoluogo pitagorico soltanto 5) e Cosenza per quota di export sul Pil (ultima a distanza siderale da Arezzo che guida la classifica) e valore aggiunto pro capite.

Crotone è ultima in classifica per qualità della vita delle donne, altro parametro per il quale Vibo è messa molto male. La qualità della vita degli anziani è pessima ancora a Vibo Valentia e Reggio Calabria (105esima). Crotone è terz’ultima in Italia per qualità della vita dei bambini, mentre è ultima per mortalità evitabile. Riguardo all’emigrazione ospedaliera, invece, la peggiore tra le calabresi è Cosenza (103esimo posto). Cosenza si posiziona 100esima, mentre Catanzaro, tra le cinque province, è quella più in alto: è al 92esimo posto.

I dati emersi da Il Sole24Ore devono far riflettere, soprattutto se, nelle prime 30 posizioni, ci sono solo regioni settentrionali. Bisogna arrivare alla 39esima posizione per trovare una regione del Sud, ovvero Cagliari.

«Il dato conferma – scrive il quotidiano – una spaccatura che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Sud nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che, negli anni, hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil del territorio in questione: le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali».

Dati, quelli del quotidiano economico, che andrebbero presi con le pinze, in quanto – come scritto proprio sulle sue pagine – il costo della vita al Sud è decisamente più accessibile nel Mezzogiorno che al Nord. Ovviamente, questo non significa che le criticità non ci siano anzi, quanto emerso dalla classifica de Il Sole24Ore dovrebbe essere la bussola per la Regione per individuare le criticità e cercare di porvi rimedio attraverso veri interventi e piani capaci di migliorare la qualità della vita non solo a Reggio, ma in tutta la Calabria. Leggere di Crotone, per esempio, che “fallisce” per quanto riguarda l’offerta culturale è desolante, considerando che la città di Pitagora era un centro di riferimento politico, religioso e culturale per l’intero territorio della Magna Grecia. E stesso discorso vale anche per il fallimento per quanto riguarda la qualità del lavoro delle donne, della qualità della vita per i bambini. Dati, questi, che dovrebbero suggerire alla politica di prestare più attenzione alla città pitagorica. Anzi, l’attenzione e l’impegno dovrebbe essere equo e uguale per tutte le province, per per aree interne e qualsiasi angolo della Calabria.

Tornando alla classifica del quotidiano, in prima posizione troviamo la provincia di Trento, già incoronata regina dell’Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, Trento svetta in un podio tutto alpino di teste di serie dell’indagine: Bolzano è al secondo posto e Udine al terzo.

La top 10 della classifica quest’anno è popolata da territori del Nord Italia, in un mix tra grandi città come Bologna,4 ª, e Milano, 8 ª, e province di piccola taglia come Bergamo (5 ª, vincitrice nel 2024), Treviso (6 ª, con il record di posizioni risalite: +18), Verona (7 ª), Padova (9 ª, che ritorna tra le prime 10 dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma (10 ª). A trionfare, come già in passato, è in particolare il versante Nord-Orientale della penisola.

Le città metropolitane registrano un miglioramento diffuso rispetto all’edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all’indagine dell’anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36ª, e Messina, 91ª) risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l’attrattività su quello degli studi e dell’offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna. A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46ª, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43° posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4), che torna in top 10 piazzandosi all’8° posto. Torino sale di una posizione (57ª).  La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39ª, seguita da Bari (67ª, ma in calo di due posizioni), Messina (91ª), Catania (96ª, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97ª) e Napoli (104ª). (ams)

Tropea sulle pagine dell’inserto “Sud” de Il Sole 24 Ore

Tropea, ancora una volta, finisce sulle pagine della stampa nazionale. Questa volta la cittadina tirrenica è finita nell’inserto “Sud” de Il Sole 24 Ore. «Tropea convertita alle vacanze di lusso, sold out tutto l’anno e prezzi in salita», questo il titolo del quotidiano economico-finanziario.

«In poco più di cinque anni – è scritto nell’articolo – la Perla del Tirreno ha rovesciato le sue sorti. L’economia del borgo marinaro della Costa degli Dei ruota ormai esclusivamente intorno al turismo. L’offerta è alta, diversificata attrattiva e qualificata. Così, lo scorso anno si sono registrate 500mila presenze e, solo dalla tassa di soggiorno, il Comune ha incassato un milione e 150 mila euro. Nel 2018 si sfioravano appena i 400 mila euro».

«Comune fiorito e Plastic Free, Bandiera Blu, Cinque Vele: un trofeo dietro l’altro – si continua a leggere nel servizio di Donata Marrazzo – per Tropea che attira i viaggiatori del turismo esperenziale, immersivo e coinvolgente. Un modo di fare ospitalità – ha detto il Sindaco sulle colonne del Sole 24 Ore– per il quale ci siamo tutti dovuti preparare, abbiamo dovuto studiare nel dettaglio il nostro patrimonio materiale e immateriale, riscoprire i nostri luoghi per raccontarli e farli vivere ai nostri visitatori. Macrì – continua – non nasconde la sua soddisfazione anche per aver, si dall’inizio della sua gestione, ripianato i debiti, ereditati dalle amministrazioni precedenti, ben 5 milioni di euro: finanze risanate e nuovi investimenti in riqualificazione del territorio e progettazione turistica e culturale hanno dato in meno di sei anni risultati sperati, anzi di più».

«Quella restituita dal prestigioso quotidiano nazionale – dichiara il sindaco Giovanni Macrì – è la fotografia fedele di un modello ormai riconosciuto a livello internazionale, nato grazie all’intraprendenza, all’impegno e al coraggio che ha visto coinvolti istituzione ed operatori». (rvv)

La rigenerazione urbana di Corigliano-Rossano finisce sul Sole 24 Ore

Corigliano-Rossano finisce sulle pagine del Sole 24 Ore grazie al suo progetto di rigenerazione urbana. Il caso di Corigliano-Rossano è stato analizzato e messo in luce su “Sud” lo speciale pluriregionale de “Il Sole24Ore” dove nella giornata odierna è stato pubblicato il Rapporto Economia Calabria 2024, incentrato sull’economia e sulle realtà produttive della Calabria che, ogni giorno, contribuiscono allo sviluppo economico della Regione.

«La città di Corigliano-Rossano si sta rivelando come pioniera nella rigenerazione urbana, su un territorio immenso (il ventinovesimo più esteso d’Italia) incastrato tra lo Ionio e la Sila, tra zone rurali ed urbane – si legge nello speciale – Corigliano-Rossano è tra i comuni beneficiari del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (PinQua) ottenendo, a fronte di una ambiziosa progettualità presentata, un finanziamento per 45 milioni di euro a cui si uniscono altri 10 milioni di euro intercettati per la rigenerazione urbana di Cantinella (una località immersa nel contesto rurale) e tanti altri finanziamenti che stanno cambiando volto e pianificando una diversa città».

«La Calabria è una terra bellissima ed il nostro è un territorio che sotto il profilo paesaggistico e storico è ancora praticamente sconosciuto, ma offre possibilità infinite – dichiara il sindaco Flavio Stasi – Facciamo ancora a fatica a far capire che incastrati tra 30 chilometri di spiaggia bagnata da un mare limpido e la Sila ci sia un patrimonio storico, architettonico e naturalistico incredibile. Purtroppo, alle volte ci abbiamo messo del nostro, creando delle situazioni urbane non proprio semplici, ed è per questo che abbiamo impostato i più importanti progetti della prima amministrazione della città sulla rigenerazione urbana, risultando tra i Comune più virtuosi sul panorama nazionale. Abbiamo individuato e dato le priorità alle emergenze urbane, partendo dai centri storici. Si pensi che il quartiere dei Vasci, che affaccia sulla valle del Coriglianeto, è praticamente abbandonato da decenni, oppure che nel quartiere San Domenico il Comune ha acquisito dallo Stato un ex carcere, abbandonato, che sarà trasformato in un centro sperimentale a servizio dell’economia. Nella nostra visione, la creazione di contesti urbani più decorosi e sostenibili, con un miglioramento della qualità della vita dei cittadini, è funzionale anche ad innescare un processo virtuosi di investimenti anche privati, che possano ampliare i servizi per residenti e visitatori. In fondo è questo quello che ci manca, al resto ci hanno pensato la natura e la storia». (rcs)

A Cosenza la due giorni de Il Sole24 ore su Pnrr e Mediterraneo

Prende il via domani, al Teatro “Alfonso Rendano” di Cosenza, la due giorni organizzata da Idea Pubblicità in mediapartnership con Il Sole 24 ore sul tema del Pnrr e del Mediterraneo, con la Calabria come ponte di benessere e di sviluppo.

Il primo appuntamento è domani pomeriggio, alle 16, con una discussione sul Piano Mattei. Dopo l’introduzione del giornalista Mario Campanella e i saluti del sindaco Franz Caruso, Filippo Veltri, giornalista e scrittore, modererà il dibattito con Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, Simona Loizzo, deputato della Lega, Nicola Irto, senatore e segretario regionale del PD. Chiuderà i lavori, il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto.
Sabato 25, alle 10, il giornalista Rai, Marco Innocente Furina, coordinerà i lavori sul tema del credito al servizio delle imprese. Parteciperanno, il presidente della federazione dei commercialisti di Calabria e Lucania, Antonio Daffina, Antonello Rispoli, Project manager di Microcredito, Marisa Gianpaoli, Presidente Hospital Consulting Spa, Giovanni Spataro, giurista e Mons Giuseppe Savino, vice presidente della CEI.
Il pomeriggio alle 15,30, Alessandro Russo, direttore del gruppo editoriale LaC network, modererà la tavola rotonda su Calabria e Mediterraneo con Roberto Guida, ordinario di economia e top manager del gruppo Marzotto Venture, Fulvio Degrassi, consigliere di amministrazione della Camera di cooperazione Italo araba e Marco Minniti, Presidente della Fondazione Med Or e già ministro degli interni.
«Una due giorni – hanno detto gli organizzatori – che vuole raccogliere contributi e partecipazione sui temi del Pnrr e sull’importanza dell’area del Mediterraneo come approdo e regolarizzatore di conflitti e tensioni. La Calabria, anche attraverso Gioia Tauro, può recitare un ruolo di avanguardia nelle dinamiche relazionali tra continenti e porsi come espressione di avanguardia dell’Italia nella diplomazia degli scambi».
«Il Pnrr, i fondi di coesione, gli investimenti infrastrutturali come il Ponte sullo Stretto – hanno concluso – rappresentano un’occasione determinante per assicurare una crescita economica e sociale agganciata alle espansioni economiche ma anche alle testimonianze culturali e sociali di una regione strategica per l’intero continente». (rcs)

SEMPRE ULTIME LE PROVINCE CALABRESI
A CHI SERVE LA CLASSIFICA DI VIVIBILITÀ

di FRANCESCO RAO – Nei giorni scorsi, per l’ennesima volta, un prestigioso quotidiano nazionale, tramite i dati emersi da una ricerca condotta annualmente sulla qualità della vita, ha collocato la provincia di Crotone all’ultimo posto della classifica, mentre all’area Metropolitana di Reggio Calabria, perdendo una posizione rispetto alla precedente edizione, è stato assegnato il sest’ultimo posto. 

Niente di nuovo sotto il sole potremmo affermare. Invece no. C’è bisogno di fermarsi, riflettere e comprendere fino in fondo il peso di quei dati, pesanti come macigni e posti come un enorme muro lungo la strada della crescita che la Calabria e in particolare gli abitanti delle due province evidenziate, hanno il diritto di percorrere senza tenere il cappello in mano. 

Per intenderci, non stiamo parlando di due aree desertiche nelle quali qualsiasi attività potrebbe apparire inutile. Seppur fosse così, prendendo in prestito l’esperienza di quei popoli che hanno saputo sopravvivere anche al deserto, avremmo già da tempo potuto fare la differenza superando gli ostacoli e promuovendo percorsi virtuosi. 

Professionalmente, per più anni, sono stato impegnato nel mondo della scuola delle due aree interessate. Quindi, ciò che scrivo è frutto di una constatazione diretta appresa dal quotidiano confronto avuto con docenti, discenti, genitori e dirigenti scolastici. Tali circostanze, oltre a consentirmi di poter rilevare le preoccupanti carenze strutturali, ben evidenziate nello studio annuale dell’organo di stampa di Confindustria, mi ha permesso di toccare con mano altri indicatori che incidono ancora più profondamente sulla vita delle persone. Primo fra tutti vi è il fortissimo impatto della disoccupazione che rende ancora oggi impossibile agli abitanti di quei territori di poter pensare ad un futuro migliore. A seguire, e in modo inedito a qualsiasi ricerca circolante, si aggiunge il fenomeno vissuto in pari condizione sia da chi ha una bassa scolarità, sia da quanti, pur avendo elevati titoli di studio, non riescono a spenderli nel rispettivo territorio ritrovandosi sempre più spesso costretti a lavorare subendo il peso di una forte instabilità e tante volte anche quella di una retribuzione al di sotto del dovuto. 

Mi chiedo: come si può condurre un’analisi di tale importanza senza considerare la totale differenza insita nei rispettivi indicatori, letteralmente inapplicabili ai diversi contesti presi in esame a seguito di una elevata esposizione ai fenomeni di povertà largamente diffusi? 

Insomma, se tra gli indicatori della prestigiosa ricerca vi fossero la salubrità dell’aria o la possibilità di trascorrere tempo passeggiando sulle spiagge, con i nostri 750 chilometri di costa e tutto l’ossigeno liberato da tre Parchi nazionali, saremmo ancora ultimi? 

Da un punto di vista metodologico, seppur la ricerca abbia previsto ben novanta indicatori, suddivisi in sei gruppi, come potremo mai competere in tema di ricchezza e consumi con quelle realtà nelle quali la propensione al lavoro, il reddito, gli affari e il lavoro, l’ambiente e i servizi, la salute, la giustizia e la sicurezza, la cultura e il tempo libero sono posti specularmente all’opposto delle nostre possibilità? Sia ben chiaro, la stesura della classifica della qualità della vita, pubblicata dall’autorevole quotidiano preso in esame, sin da quando ero studente universitario ha rappresentato per me una fonte inesauribile di informazioni che nel tempo mi hanno consentito di studiare gli ambiti più impensabili delle aree complesse nelle quali ho avuto modo di lavorare, partendo sempre dalla realtà del territorio e considerando un vecchio detto particolarmente funzionale: “ognuno accende il fuoco con la legna che ha”. 

Volendo essere curioso, dopo aver letto il rapporto del 2022, guardando un po’ più lontano del solito ho pensato: in una ipotetica attenzione riposta per queste aree da imprenditori o da multinazionali, intenzionati a investire in queste aree, leggendo i dati quali aspettative verranno fuori? Chissà, in assenza di riferimenti, come sarà considerata l’area della Città Metropolitana di Reggio Calabria nella quale si trova Gioia Tauro, con uno dei Porti più importanti delle Mediterraneo e con una ZES che prima o poi dovrà pur manifestare tutte le potenzialità riservate alle zone economiche speciali? Ci sarà una minima attenzione nei confronti di quel tessuto socioeconomico nel quale vige ancora la preziosità della conoscenza e la bontà impiegata in ogni singolo lavoro, svolto ancora con la passione degli artigiani i quali, riponendo nella soddisfazione dei rispettivi clienti, hanno da sempre alimentato la fiducia quale sentimento indispensabile al prosieguo delle rispettive attività? Per quanto riguarda Crotone, sempre brevemente e con l’intento di fare qualche piccolo esempio: saranno considerate tutte le peculiarità storiche ed imprenditoriali vissute da una popolazione che ha vissuto l’illusione di poter diventare polo industriale, subendo i danni di un terribile inquinamento prodotto da una società che aveva scelto quell’area per produrre e, forse, lasciarci i rifiuti, senza minimamente preoccuparsi della salute delle persone? 

Eppure, il Crotonese ha compiuto enormi passi in avanti. Ha saputo rialzare la testa producendo vini di pregevole qualità, avviando numerose attività turistiche con villaggi che non soffrono minimamente il sentimento di inferiorità, rispetto ad una concorrenza situata in altre regioni d’Italia e del mondo, divenendo anno dopo anno meta prediletta anche da tour operator stranieri. 

Forse aveva ragione Domenico Modugno quando ha scritto una tra le sue più bellissime canzoni (Meraviglioso): “ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare! Tu dici non ho niente, ti sembra niente il sole”. 

Sino a quando il nostro agire confermerà la visione che gli altri hanno della Calabria, noi non saremo autenticamente Calabresi, ma rappresenteremo l’immagine che abbiamo consentito agli altri di utilizzare per descrivere e narrare un racconto utile soltanto a farci rimanere l’ultimo vagone di un treno destinato a rimanere fermo nella stazione. Perciò, prendendo in considerazione i dati pubblicati, i quali rappresentano una autentica verità, iniziamo a preoccuparci di veicolare la bellezza e la capacità di guardare avanti, attivando una virtuosa web reputation e facendo di tutto per chiedere alle Istituzioni di voler provvedere ed intensificare la repressione del crimine, mediante un sistema giudiziario capace di garantire pene certe ed evitare quella mediatica esposizione di presunti colpevoli, sino a quando non ci sarà una Sentenza passata in giudicato. Con una comune visione e con la capacità di creare un marketing territoriale, capace di far veicolare il meglio della nostra terra, sono certo che strutturalmente anche la malavita avrà strada corta. 

Forse è difficile volerlo ammettere: stiamo giocando la partita che stabilirà il futuro dei prossimi cento anni nonché la dinamica demografica della Calabria.  (fr)

(Francesco Rao è Presidente del Dipartimento Calabria ANS Sociologi)

 

AMBIENTE, LA CALABRIA È SEMPRE ULTIMA
A CAUSA DELLA FRAGILITÀ DEL TERRITORIO

La Calabria in forte calo nelle performance ambientali. È quanto è emerso dal report Ecosistema urbano di Legambiente realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo che tiene conto di 18 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia.

Per l’Associazione, infatti, sono pochi i capoluoghi di provincia italiani che sono riusciti a fare la differenza sulla sostenibilità ambientale. In Calabria, solo Cosenza ha raggiunto un importante risultato: è l’unica città del Sud a entrare, quest’anno, nella top ten della graduatoria: è quinta. Vibo Valentia si posiziona 46esima, mentre Catanzaro 63esima. Reggio si posiziona 91esima, mentre Crotone è tra gli ultimi: al 100esimo posto.

«La classifica di Ecosistema urbano 2022 – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – disegna un quadro di grande difficoltà dei capoluoghi di provincia calabresi. Una fragilità ambientale e sociale ben evidente sia nell’analisi dettagliata dei parametri che nell’arretramento, in alcuni casi nettissimo, delle posizioni rispetto allo scorso anno».

«Caso emblematico quello di Crotone che si colloca, come ormai da molti anni – ha spiegato – in fondo alla lista scivolando di ben  15 posizioni. Unica eccezione positiva è Cosenza, quinta nella graduatoria nazionale, ma che rispetto allo scorso anno scivola di una posizione con criticità in alcuni dei 18 indicatori presi in considerazione dal rapporto».

Nonostante i buoni risultati, per Cosenza sono tante le criticità su cui deve lavorare. Dal Rapporto, infatti, è emerso «un basso indice di verde pubblico a cui fa da contraltare un consistente tasso di inquinamento dell’aria dovuto alla congestione del traffico urbano in alcune zone. Si registra, poi, una scarsa incidenza di buone pratiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, mentre risulta non efficiente la gestione della raccolta dei rifiuti».

«Criticità – si legge in una nota del Comune di Cosenza – su cui ha inciso in maniera forte e determinata la nuova amministrazione, invertendo, finalmente, la rotta. Ed, infatti, un sostanziale miglioramento nell’inquinamento dell’aria si è già registrato grazie alle modifiche sulla viabilità, in particolare, di via Roma e Piazza Bilotti, che sarà certamente più incisivo e definitivo quando sarà operativo il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, la cui redazione è stata affidata all’Unical».

«Importante svolta sulle buone pratiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, inoltre – si legge – è dato dal progetto per “Interventi green blue” finanziato per circa 300 mila euro e  che sarà realizzato  nei pressi dell’ultimo lotto di via Popilia».
«Uno dei punti centrali e qualificanti del programma Cosenza2050 è la visione di “Cosenza Ecologica”– ha affermato la vicesindaco ed assessore all’ambiente Maria Pia Funaro – . Con l’obiettivo, quindi,  di realizzare un percorso green, abbiamo previsto la realizzazione di due boschi urbani. Abbiamo, infatti, aderito sin dal nostro insediamento al progetto “Un albero per il futuro” promosso dal Ministero per la transizione Ecologica ed abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con A0CO2.  Alla fine di questo primo anno di amministrazione si stima di riuscire a mettere a dimora circa 700 nuove specie arboree. A ciò si aggiunge l’istituzione del Garante del Verde che ci porta ad essere la prima città a sud di Napoli ad averlo costituito. Punto critico e nota dolente rimane, invece, la gestione dei rifiuti, su cui però siamo già intervenuti approvando il nuovo piano dei rifiuti che sarà messo in atto appena saranno concluse le procedure del relativo bando».

«Su input del sindaco Franz Caruso – ha concluso Maria Pia Funaro – abbiamo bandito interventi spot e instabili per come hanno fatto i nostri predecessori che continuano ad autoincensarsi, dimentichi dei fallimenti di cui sono lastricati i propri percorsi. Noi   preferiamo portare avanti, invece, un’azione corretta, improntata alla legalità ed alla trasparenza, armoniosa e strutturata, facendo rete anche con i Comuni più virtuosi d’Italia, i cui risultati positivi saranno presto tangibili e non avranno bisogno di essere decantati da noi stessi. Sicuri di ciò, il giudizio lo lasciamo ai nostri concittadini, che sanno distinguere il grano dal loglio».

Vibo Valentia, invece, è tra le cinque città del comparto Sud-Isole piazzate meglio, con risultati straordinari sul fronte della raccolta differenziata. Un risultato che ha portato il sindaco Maria Limardo a partecipare alla presentazione del Rapporto a Roma.

Il primo cittadino, infatti, ha illustrato i punti di forza dell’attività amministrativa condotta negli ultimi tre anni, e che ha permesso a Vibo Valentia di piazzarsi quest’anno al 46esimo posto nazionale. Un balzo enorme se si tiene conto che all’atto dell’insediamento dell’amministrazione Limardo la città galleggiava al 104esimo posto di Ecosistema urbano, mentre già nel 2021 era riuscita a raggiungere il 39esimo posto.

Il sindaco, poi, ha parlato della grande attività compiuta a partire dai concetti di tutela ambientale e sviluppo sostenibile, «utilizzando la cultura come arma vincente per superare storiche criticità, poiché era importante ribaltare l’impatto reputazionale che a livello nazionale ci penalizza».

Entrando nel merito, Limardo ha spiegato come sia stato fondamentale iniziare col “valorizzare l’esistente”, a cominciare dagli indirizzi agli uffici comunali.

«Quanto alla differenziata – ha spiegato – abbiamo portato la città da una percentuale molto bassa ad attestarsi oggi stabilmente sopra il 70%. Lavoriamo per una raccolta di qualità e selettiva, la sfida ulteriore è proprio questa. Per farlo al meglio abbiamo a disposizione due centri di raccolta, dei quali uno verrà inaugurato a breve. Di recente ci siamo posti una problematica che è quella del riuso dell’asfalto, poiché tante volte le imprese conferiscono il rimosso in discarica mentre bisognerebbe agevolarne il riuso».

Ma ambiente non è solo raccolta differenziata, ed infatti a Vibo si sta cercando di incidere molto anche «su altri settori, come l’abusivismo edilizio, la realizzazione di piste ciclabili per le quali abbiamo già i fondi a disposizione, un impianto di bike sharing in città di imminente avvio, ed ancora il progetto City Log per decongestionare il centro dai mezzi di trasporto merci con la possibilità di effettuare consegne attraverso mezzi elettrici posti nelle stazioni ai lati della città»

«Ed ancora, stiamo lavorando molto – ha aggiunto il sindaco – sul limitare la dispersione idrica grazie ad interventi di ingegnerizzazione della rete, inoltre abbiamo appena acquistato le centraline per il rilevamento dei campi elettromagnetici e il monitoraggio della qualità dell’aria. Una serie di iniziative che permetteranno certamente alla mia città di diventare sempre più competitiva».

«Ma l’aspetto più importante – ha concluso il primo cittadino di Vibo – è l’eredita immateriale che potremo lasciare, serve una rivoluzione culturale che consenta alla cittadinanza di comprendere che quella per la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile è la vera sfida del presente e del futuro. E sono certa che la gente sarà al fianco dell’amministrazione per raggiungere risultati sempre più lusinghieri».

Nonostante i buoni risultati, quello emerso dal Report è «un quadro che deve fare molto riflettere – ha evidenziato Parretta –. Nonostante l’urgenza e la gravità della crisi climatica, energetica ed ambientale, nelle nostre città  non vi sono stati i cambiamenti necessari, anzi si registra complessivamente un peggioramento. Sono indispensabili iniziative urgenti e concrete che incidano nelle cinque aree tematiche prese in considerazione da Ecosistema urbano: qualità dell’aria, consumo e dispersione acqua, mobilità, rifiuti ed ambiente urbano».

«Le città calabresi possono e devono essere rese più inclusive, sicure, sostenibili e a misura d’uomo – ha evidenziato –. Deve essere ripensato, ad esempio, l’efficientamento degli edifici, installando impianti di energia rinnovabile; fermare il consumo di suolo ed incentivando parchi e foreste urbane, puntare sul trasporto pubblico e sostenibile, migliorare il sistema idrico per evitare le perdite d’acqua, completare fognature e reti di depurazione, realizzando gli impianti del riciclo per gestire al meglio il ciclo dei rifiuti. L’assetto delle nostre città deve cambiare volto per diventare più vivibili».

«E per farlo – ha concluso – è necessario un investimento di energie e risorse nelle opere pubbliche tali da realizzare realmente la transizione ecologica della Calabria». (rrm)

 

QUALITÀ DELLA VITA, CROTONE È ULTIMA
L’AMARO RECORD DI DOVE SI VIVE PEGGIO

È veramente triste, quanto desolante, vedere come Crotone, culla millenaria di cultura, sia il fanalino di coda, per il secondo anno consecutivo, nell’indagine de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita in Italia. Si è posizionata al 107esimo posto, l’ultimo.

Un quadro, quello emerso dal rapporto, che delinea un declino della città che, purtroppo, registra il primato per gli incendi, con un indice del 70,9%, per i tentativi di omicidi e un quarto posto per i reati di associazione mafiosa, oltre che risultati negativi per quanto riguarda ambiente e servizi e cultura e tempo libero.

Ma non è solo Crotone a registrare dati negativi: Cosenza si piazza all’88° posto perdendo due posizioni rispetto al 2020; Catanzaro, al contrario, ne recupera sei di posizioni dall’anno scorso, accasandosi al 96°; segue Reggio Calabria che scende al 101°, -6 rispetto al 2020; e poi Vibo Valentia non lontana da Crotone con un 104° posto stabile in confronto all’anno precedente.

E nemmeno il Mezzogiorno, nel complesso, è messo bene: su novanta indicatori le ultime posizioni sono popolate in ben 57 casi da province del Sud o delle Isole.

Per quanto riguarda la qualità della vita dei Giovani, i dati raccolti posizionano Catanzaro al 52° posto, al 66° Reggio Calabria, al 78° Vibo Valentia, al 93° Cosenza e, sempre in coda, Crotone al 98°. Per quanto riguarda i laureati e altri titoli terziani, nella fascia 25-29 anno, Cosenza è al 56° posto, seguita da Vibo 99°, 100° Reggio Calabria e Crotonr al 107°.

Drammatico, invece, il lato della disoccupazione giovanile, dove Crotone è in testa, con 59,4 punti), seguita da Vibo Valentia (46,8), Cosenza ( 41,5), Catanzaro (38,4) e Reggio Calabria, (31,4).

Il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, spiegando che «paghiamo una atavica carenza di infrastrutture logistiche», auspica che «con il Pnrr e con i Contratti Istituzionali di Sviluppo, su cui stiamo lavorando incessantemente, possa cambiare».

A commentare la classifica de Il Sole 24 Ore, il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso, che ha sottolineato come si tratta di «un dato allarmante che deve far riflettere».

«La fragilità del welfare – ha proseguito – dei servizi pubblici e dei livelli di prestazione essenziali, l’esiguità dell’offerta culturale, la percentuale da capogiro di disoccupazione e la drammatica fuga dei giovani dal Mezzogiorno che incide sul Pil e sull’andamento demografico, chiedono alle Istituzioni e alle classi dirigenti del Paese un supplemento di responsabilità».

«La mole dei dati forniti dal “Sole 24 Ore” – ha concluso – passati al setaccio di strumenti ben sperimentati per la misurazione del benessere, suggeriscono di accelerare nell’utilizzo degli 82 miliardi del Pnrr e delle altre risorse comunitarie destinate al Sud, se vogliamo ricostruire l’economia nazionale e abbattere il divario territoriale, di genere e generazionale Nord-Sud». (rrm)

Ferrara (Unindustria Calabria): Serve fronte comune per Recovery Fund e Programmazione comunitaria

In una nota pubblicata sull’inserto Sud de Il Sole 24 ore, il presidente di Unindustria CalabriaAldo Ferrara, ha provato a indicare la strada della ripresa e punta sul completamento delle infrastrutture materiali ed immateriali per aprire una nuova stagione di sviluppo.

«Abbiamo due grandi temi su quali confrontarci per immaginare un percorso di crescita condiviso: il Recovery Fund e la Programmazione Comunitaria 2021-2027» si legge nella nota del presidente Ferrara, che ha invitato a «fare fronte comune».

«La Calabria – si legge ancora – dovrà capitalizzare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund per colmare il gap infrastrutturale che penalizza e marginalizza, da troppi anni, la nostra regione. Intanto, è opportuno sottolineare che, dallo scorso mese di dicembre, con l’arrivo al Porto di Gioia Tauro del primo treno carico di container proveniente dall’interporto di Nola, è entrato in servizio il gateway ferroviario affidato in concessione a Medcenter Container Terminal».

«A questo punto – continua la nota – diventa fondamentale che il collegamento dell’Alta Velocità arrivi fino a Reggio Calabria, tappa strategica lungo il corridoio V. Così come va potenziato l’intero asse tirrenico con il completamento della linea ferroviaria, della Statale Jonica 106 e della strada statale 682 Jonio-Tirreno che collega la costa tirrenico con quella ionica». Insieme a queste, il presidente Ferrara indica, tra le priorità, anche l’ampliamento l’Aeroporto di Lamezia Terme e sottolinea quanto, oggi, «siamo importanti i collegamenti virtuali e una connessione veloce in tutta la nostra Regione».

«Come Unindustria – ha proseguito – siamo convinti che l’infrastrutturazione della Calabria sia un prerequisito fondamentale per capitalizzare le risorse previste dalla nuova programmazione comunitaria che dovranno sostenere lo sviluppo e la crescita, anche internazionale, delle nostre Pmi».

Ferrara, poi, per superare l’attuale situazione di sofferenza legata all’emergenza covid e gettare le basi per la ripresa, punta sul protocollo d’intesa firmato con la Regione Calabria, i cui «punti di forza nella liquidità da immettere nel tessuto produttivo, nella capacità di attrazione degli investimenti, nell’innovazione e nell’internazionalizzazione, oltre ad una serie di altre misure che nel tempo hanno già prodotto importanti risultati, come il prestito d’onore e gli altri strumenti a sostegno dell’imprenditoria femminile e di quella giovanile».

La prima misura messa in campo è lo sportello Fondo Calabria Competitiva, a valere sull’Azione 3.2.1. Por Calabria Fesr-Fse 2014/2020. Questa misura, con una dotazione iniziale di 40 milioni di euro, prevede la concessione di finanziamenti rimborsabili a tasso agevolato attraverso la piattaforma informatica resa disponibile da Fincalabra e rappresenta un provvedimento indispensabile per contrastare efficacemente, con una immediata immissione di liquidità nel sistema industriale, gli effetti negativi derivanti dall’emergenza epidemiologica e garantire, salvaguardando i livelli occupazionali, la continuità dell’attività economica delle imprese.

«Si tratta di una misura fondamentale per arginare gli effetti della crisi, ma ora – ha precisato Ferrara – bisogna anche iniziare a guardare in prospettiva, favorendo nuovi investimenti. Perché, se è vero che è ripresa l’emigrazione dei giovani, è altrettanto vero che la maggior parte delle nostre migliori intelligenze, costrette a lasciare la Calabria per lavorare, resterebbero nella loro terra se ci fossero prospettive interessanti, se fosse davvero possibile avviare un’attività autonoma. La nuova programmazione comunitaria offre, in questo senso, diverse opportunità da cogliere al volo. Le infrastrutture digitali richiedono anche nuove competenze, profili professionali di qualità: il capitale umano è fondamentale per rendere finalmente competitiva la nostra Regione. Ma il processo di digitalizzazione è una sfida che deve interessare anche la pubblica amministrazione: il mondo imprenditoriale ha bisogno di istituzioni veloci e snelle».

«La burocrazia – ha aggiunto – non può più rappresentare un ostacolo allo sviluppo, serve un cambio di marcia».

«Occorre aprirsi al digitale, ai nuovi metodi di produzione contemplati da Industria 4.0» ha precisato Ferrara, che guarda con attenzione anche all’edilizia: «Il rilancio delle costruzioni passa dalla nuova misura del Superbonus 110% per la cui concreta operatività chiederemo alla Regione l’attivazione di un fondo rotativo di liquidità che possa finanziare gli stati di avanzamento e, quindi, sostenere nuovi interventi di messa in sicurezza e rigenerazione urbana».

Fondamentale anche la partita che riguarda le Zes, le zone economiche sociali. «Si tratta di aree industriali di competenza del Corap, un ente pubblico economico attualmente in liquidazione. Le Zes possano rappresentare una grande occasione per modernizzare le nostre aree industriali e favorire nuovi insediamenti, ma occorre rendere appetibile questa misura. Come Unindustria – continua la nota – auspichiamo il rafforzamento degli strumenti di incentivazione per chi investe, sia attraverso mutui a tasso agevolato che misure ad hoc per la formazione e il reclutamento di nuovi lavoratori. Una volta pronto il quadro di strumenti e incentivi a disposizione, dovremo essere bravi a promuovere le nostre aree su mercati nazionali e internazionali in modo da attrarre nuovi investitori anche oltre i confini nazionali».

«Abbiamo davanti – ha concluso il presidente di Unindustria Calabria – un lavoro importante, da organizzare e portare a termine nei prossimi dieci anni. Il nostro auspicio – conclude – è che ci sia piena condivisione e massima collaborazione tra tutti i soggetti in campo, lungo un percorso di crescita proiettato nel medio-lungo termine che può davvero aprire una nuova stagione per la nostra Calabria». (rrm)

 

CALABRIA ANCORA NON BACIATA DAL ‘SOLE’
CROTONE MAGLIA NERA, È ULTIMA IN LISTA

Di male in peggio. Se l’indagine di Italia Oggi sulla qualità della vita ci aveva restituito l’immagine di una Calabria in netto declino, l’inchiesta – ancora più prestigiosa – de Il Sole 24 Ore offre un quadro assolutamente devastante delle Città e delle province calabresi. Se si esclude la buona performance di Cosenza, che si piazza all’86° posto con un balzo di 10 posizioni, le altre quattro “sorelle” si adagiano pericolosamente in fondo alla classifica. Reggio Calabria perde 4 posizioni e si attesta al 95° posto, mentre Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone sono sotto la centesima posizione. Una débacle, una Waterloo che dovrebbe fare arrossire di vergogna tutta la classe dirigente della Calabria, dai parlamentari ai consiglieri regionali, dai presidenti delle Province ai sindaci, dagli operatori economici al sistema del credito.

Le Città calabresi guardano con il binocolo la capolista Bologna e quasi tutta l’Emilia che guadagna il podio nell’anno più difficile, dimostrando grande capacità di resilienza e di adattamento anche alla crisi.

Di contro, le posizioni di retroguardia delle Città calabresi ne mettono a nudo tutta l’incapacità di fronteggiare le emergenze. Si può dire che il Covid ha accentuato in maniera drammatica e devastante la già pesante crisi delle comunità urbane della Calabria.

Praticamente in tutti gli “indicatori” presi in considerazione dai ricercatori le calabresi si piazzano agli ultimi posti. Fa davvero impressione la “maglia nera” di Crotone, ultima tra le ultime, nonostante le grandi potenzialità della Città di Pitagora.

C’è insomma molto da riflettere, soprattutto da parte delle forze politiche che si accingono ad affrontarsi nell’imminente campagna elettorale per la Regione. Quali programmi e quali ricette intendono proporre per combattere un declino che sembra inarrestabile ? Leggano con attenzione i capi dei partiti i dati dell’indagine de Il Sole 24 Ore prima di avventurarsi nella sola ricerca dei candidati alla Presidenza, evitando ogni approfondimento di una crisi che appare senza ritorno. (rds)

I MEDIA PARLANO TANTO DELLA CALABRIA
MA NON È PIÚ SOLAMENTE CRONACA NERA

 

di SANTO STRATI – Scrive Il Sole 24 Ore: «Non si è mai sentito parlare tanto di Calabria come quest’anno». Se lo dice l’autorevole quotidiano degli industriali italiani c’è da crederci. E, in realtà, è proprio vero: la Calabria, finalmente, è protagonista delle pagine dei giornali e dei servizi televisivi non per delitti di mafia o arresti eccellenti, bensì per le sue spettacolari bellezze, le sue caratteristiche che la prefigurano come California d’Europa, i suoi incantevoli paesaggi e, soprattutto, la sua gente. La gente di Calabria accogliente, vitale, generosa e premurosa col forestiero come se fosse un parente lontano cui non si deve far mancare nulla.

Cos’è successo?  È un miracolo? Bé, non esageriamo, anche se questa – ricordiamolo – è terra di santi e mistiche e dovunque si vada c’è uno straordinario senso di fede che in molti ci invidiano. La verità è un’altra: sono gli effetti mediatici della campagna “involontaria” della presidente Jole (non ci crediamo nemmeno un po’ che non volesse attrarre l’attenzione con le sue prese di posizione contro il Governo nell’emergenza covid) e della anti-campagna di Klaus Davi che ha fatto arrabbiare il governatore del Veneto Zaia. Davi è un istrionico negromante della comunicazione: trasforma l’acqua in vino, l’acqua in (finto) oro e conosce bene il suo mestiere, tanto da essersi persino inventato da solo il termine che lo contraddistingue nelle sue continue apparizioni televisive e mediatiche: massmediologo. Che significa? È uno che capisce di mass media e, da questo punto di vista, non  ha competitor in autorevolezza e ingegno. Vorremmo solo ricordare che San Luca è stato per anni un luogo senza amministrazione comunale, perché non c’erano candidati, non si presentava mai nessuno alle elezioni. Davi, lo scorso anno, con uno dei suoi soliti colpi di teatro ha portato il caso di San Luca alla ribalta delle cronache nazionali semplicemente mettendoci la faccia: ha messo in gioco la sua persona e ha gridato ai quattro venti che si candidava a  sindaco del piccolo comune aspromontano noto più per i suoi trascorsi mafiosi che per aver dato i natali al nostro grande Corrado Alvaro. Klaus Davi si è di innamorato San Luca e della calabria e ora, provocatoriamente (ma con molta serietà), ha lanciato la sua candidatura a sindaco di Reggio. Non per fare il primo cittadino (anche se – crediamo – sarebbe molto più in gamba di tanti politici che cercheranno di lusingare gli elettori di Reggio e della sua MetroCity), ma per far emergere le tante contraddizioni di una città che ha moltissime risorse e non le sa sfruttare né utilizzare. E siatene certi che riuscirà a montare il brand Reggio senza far cacciare un centesimo alle istituzioni. La Calabria dovrebbe fargli un monumento…

Dicevamo del ritorno d’immagine che le tante finte polemiche hanno provato. Il Sole 24 Ore ha scritto, con un bellissimo e obiettivo servizio di Sara Magro, più di quanto qualsiasi campagna pubblicitaria (costosissima) avrebbe potuto raccontare. «La regione – si legge sul quotidiano –  ha molto da offrire soprattutto quest’anno: tre parchi nazionali (Sila, Aspromonte e Pollino), 14 litorali Bandiere Blu e sei borghi  Bandiere Arancioni, una rete di sentieri, tra cui il nuovo Cammino Basiliano che collega nord e sud per 1040 km in 44 tappe tra monasteri, masserie e una natura integra». Qualcuno obietterà, ma sono le cose che calabria.live – questo giornale – ripete dal primo giorno; grazie, ma volete mettere leggere su un quotidiano autorevole come il Sole questa che è musica per le orecchie del viaggiatore in cerca di novità?

L’analisi della Magro è acuta e da apprezzare: «Mentre altre regioni del Sud, più forti nella comunicazione e nell’ospitalità, godevano di un boom turistico internazionale e ricco, la Calabria restava nell’ombra, a parte le località di moda sul mare. Poche strutture, e una reputazione non proprio impeccabile. Intanto, nel 2016, dopo cinquant’anni, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria è stata dichiarata finita, facilitando il collegamento con il resto d’Italia: 443 km tra filari di oleandri in fiore, e senza pedaggio. È come se la regione si fosse improvvisamente liberata di un oblio che non meritava, presentandosi ancora vergine a conquistare l’amore di viaggiatori curiosi. È una terra da scoprire, ideale per una vacanza on the road, con strade statali e provinciali interne che portano a luoghi al limite dell’esotico: mari e monti, campagna e colline».

La giornalista si vede che ha girato e annotato, al contrario di tanti blogger che scrivono di libri che non hanno letto o leggeranno mai, di posti che non conoscono e di località di vacanza che non saprebbero nemmeno individuare su una cartina geografica (anche se oggi c’è Google Maps). Siamo particolarmente felici di leggere il racconto una Calabria che ci appartiene e – speriamo – sappia attrarre l’interesse del viaggiatore: «Partiamo dalla costa – scrive Sara Magro sul Sole – . Ottocento km divisi tra due mari, completamente diversi: a ovest il Tirreno, rocce e acque blu, vista sulle Eolie; a est lo Ionio, litorali di sabbia e acque color smeraldo. Di qui Tropea e Capo Vaticano, con gli hotel chic e la mondanità; di lì, Riace, Soverato, Isola di Capo Rizzuto, dove l’Art Praia Resort, con ristorante stellato, è la prova di un turismo di lusso possibile. Poi, una sfilata di villaggi, ognuno con il suo perché: Diamante, con più di 300 murales; Cetraro Marina per il mercato del pesce e la vista sulle Eolie; l’Isola di Dino, nei cui fondali si nuota tra stelle e cavallucci marini; Scolacium, con il Parco Archeologico che dal 7 al 28 agosto ospita il festival di danza, musica e arte “Armonie d’arte”. Dalla costa mondana, si raggiungono velocemente i paesaggi arcaici della Sila, ultimo tratto di Appennino, Parco Nazionale dal 1997. Si viaggia tra una distesa di colline, dove pascolano capre e pecore: “Senza esagerare, non si incontra nessuno per chilometri, a parte qualche capra e qualche gregge”, dice Carla Pacelli, proprietaria con la famiglia dell’azienda agricola Tenute Pacelli, a Malvito, che produce vino biologico e offre ospitalità. “La natura è generosa e intatta, solitaria e meditativa. Si incontrano borghi minuscoli ma di grande personalità, come Carfizzi, un paese di 560 abitanti dove si parla albanese; Guardia Piemontese con le terme; Zagaris, circondato dai boschi, dove si respira l’aria più pulita d’Europa”. Secondo uno studio finanziato dall’Unione Europea, in località Trivolo, a 1800 metri, l’inquinamento è vicino allo zero, meno del Polo Nord. Al concorso di bellezza vince invece San Nicola Arcella, arroccato su una collina che guarda verso il mare. “In inverno è il deserto dei Tartari, ma tra luglio e settembre lo scrittore cosentino Michele D’Ignazio apre la sua locanda culturale Il Vicolo, e ogni sera prepara un aperitivo suggestivo: cuscini sparsi sui gradini della piazza, candele accese, cibi e vini di piccoli produttori dei dintorni, dalle olive al famoso cedro della Riviera”.

«La Sila è anche un luogo di innovazione agricola e femminile. “Ci sono storie affascinanti”, racconta Carla, perlustratrice esperta delle eccellenze gastronomiche locali. “La biologa Maria Procopio ha aperto il piccolo caseificio Santanna, dove sperimenta nuove stagionature con il latte delicato e poco grasso delle sue capre Saanen. Marianna Costanzo alleva quaglie e galline, coltiva frutti di bosco, gelsi e ortaggi dai semi antichi, tra cui qualità rare di pomodori“. Nel suo agriturismo – Le delizie di Marianna – si fa la spesa e si pranza: cucina super genuina, tutto fatto in casa”. Invece, Francesca e Cristina Cofone, dopo la laurea, hanno scelto di portare avanti l’azienda di famiglia ad Acri, seguendo valori antichi ma attualissimi: conversione all’agricoltura sostenibile, allevamento di mucche e altri animali allo stato semi-brado, puntando sul loro benessere, produzione di cacio cavallo, mozzarella e altri formaggi a latte crudo».

Scusate la lunga citazione, ma ci ha affascinato e così pensiamo capiterà a migliaia di lettori. Non c’è bisogno di una comunicazione “emozionale” come dice la presidente Jole Santelli che ha affidato – con strascico di polemiche – a Gabriele Muccino il compito di esprimerla in pochi minuti di un corto-film, basta osservare, guardare, riferire. Qualche settimana fa il TG5 ha dedicato un fantastico servizio a Tropea, altri ne verranno dai tanti media che finalmente si sono dimenticati della Calabria cruenta di Anime nere (del nostro magnifico Gioacchino Criaco) e stanno scoprendo angoli di paradiso in una regione dove anche geneticamente il covid è tenuto a distanza.

I migliori testimonial, non dimentichiamolo, sono i forestieri che scoprono per la prima volta la nostra terra, ma non sono da meno i cosiddetti turisti di ritorno, i calabresi e i figli dei figli di calabresi, che vengono a conoscere i luoghi d’origine di genitori e nonni. Sembra persino inutile ribadire che restano incantati. E allora alimentiamo questo trend di comunicazione: la regione offra buoni benzina, organizzi tour gratuiti di vigne e cantine, di siti archeologici e musei. Non  basterà il tempo ai nostri ospiti, meglio così, avranno voglia e desiderio di ritornare, possibilmente con affetti, amici, familiari. È questa la Calabria che vogliamo, quella che ci appartiene, e che ci rende orgogliosi della nostra calabresità. (s)