ACQUA IN CALABRIA: LA SOSTENIBILITÀ
HA BISOGNO DI OBIETTIVI DI INNOVAZIONE

di BRUNO GUALTIERI – Il 19 aprile scorso, con Acque di Calabria, ho sollevato una questione tanto semplice quanto cruciale: il sistema idrico regionale sta davvero evolvendo verso un modello moderno e sostenibile, oppure si sta solo preparando a un nuovo ciclo di promesse incompiute? Un mese dopo, con Calabria, assetata di futuro, ho descritto le implicazioni reali della crisi idrica: impoverimento dei suoli, salinizzazione dei pozzi, interruzioni idriche subite dalle famiglie. Con l’avvicinarsi dell’estate e un quadro meteorologico che preannuncia nuovi stress, la situazione non è affatto migliorata, anzi si è aggravata ulteriormente.

L’11 giugno, l’Università della Calabria ha ospitato la giornata di studi “Siccità e scarsità idrica nel Mezzogiorno”, promossa dal CeSMMA del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente. L’incontro, ricco di contenuti scientifici, ha visto la presentazione di modelli climatici avanzati, analisi idrogeologiche e strumenti di valutazione sofisticati. Tuttavia, è emersa chiaramente la distanza tra la conoscenza tecnica del fenomeno e la capacità delle istituzioni di tradurla in azioni concrete. Pur presenti, le istituzioni si sono limitate a un ruolo formale, senza proporre alcuna roadmap né progetti attuativi. A oggi, l’unico intervento reale resta il ricorso all’invio di autobotti per rifornire le comunità in crisi, segno di una gestione priva di visione strategica.

È noto da tempo che il sistema idrico calabrese soffre di fragilità strutturali. Di governance pubblica, perdite idriche, riuso delle acque reflue e valorizzazione degli invasi si discute da anni. Molti interventi sono stati programmati e in parte finanziati, ma manca ancora una visione coerente. Occorre superare l’approccio emergenziale e definire una strategia basata su priorità oggettive e decisioni coraggiose.

La strategia per uscire dalla crisi: priorità normative, gestione integrata e investimenti mirati

Un nodo centrale è quello normativo. La proposta di legge regionale n. 75/11, pur licenziata in Commissione nel 2021, non è mai arrivata in Aula. Un suo aggiornamento tecnico, allineato agli orientamenti comunitari, è oggi indispensabile. È necessario riaffermare il primato dell’uso potabile nella gerarchia degli usi idrici, subordinando le concessioni a fini energetici al fabbisogno umano, agricolo e industriale. Il diritto all’acqua potabile va sancito come principio incondizionato.

Gli invasi silani, gestiti da soggetti privati ma contenenti una risorsa pubblica, richiedono una revisione dei vincoli concessori. Vanno introdotti obblighi minimi di rilascio, mantenuti livelli ecologici, vietato lo svuotamento completo e attivati meccanismi compensativi per i territori interessati. La redistribuzione delle rendite idroelettriche può finanziare direttamente la manutenzione e digitalizzazione delle reti locali.

Sorical, oggi società in house con una concessione trentennale ottenuta nel 2023, è chiamata a esercitare la gestione unica del servizio idrico. Per farlo efficacemente, deve rafforzarsi sul piano organizzativo e tecnologico: personale qualificato, sistemi digitali, piattaforme di telecontrollo, politiche tariffarie eque e sostenibili. L’esperienza campana di GORI dimostra che trasparenza e controllo pubblico sono fattori decisivi.

Il problema delle perdite idriche rimane centrale. In Calabria, oltre il 50% dell’acqua immessa in rete viene dispersa, con punte superiori al 60% in alcune città. Il Piano d’Ambito prevede oltre due miliardi di euro per dimezzare le perdite entro il 2030. In questo contesto, strumenti innovativi come il project financing basato sui volumi effettivamente risparmiati possono fare la differenza. Una task force tecnico-finanziaria regionale, stabile e operativa, dovrebbe assicurare la bancabilità e la cantierabilità degli interventi, sfruttando il nuovo Codice dei Contratti Pubblici.

Un patrimonio poco valorizzato è rappresentato dalle circa 500 sorgenti dismesse, escluse dall’attuale sistema di approvvigionamento. Il loro recupero permetterebbe di alimentare reti a gravità, ridurre i consumi energetici e aumentare la resilienza del sistema. Servono censimenti aggiornati, progetti comunali di ripristino e un fondo regionale dedicato, finanziato con i canoni concessori.

Va poi strutturato un rapporto stabile e trasparente tra pubblico e privato. Il Codice dei Contratti consente oggi la costruzione di partenariati pubblico-privati articolati, che integrino la gestione di invasi, sorgenti, reti e impianti di depurazione. Una struttura tecnica regionale, competente in PPP idrici, può fornire supporto operativo a enti locali e gestori pubblici per attrarre investimenti senza perdere la regia pubblica.

Tutto questo richiede una governance efficace e competente, fondata su una Cabina di regia regionale “Acqua” che coinvolga Regione, Arrical, Sorical, Comuni, Consorzi di bonifica, Università e stakeholder locali. Pianificazione, trasparenza e monitoraggio devono essere i pilastri di questa struttura, che dovrà garantire anche la raccolta e condivisione pubblica dei dati e l’attivazione di sistemi di allerta preventiva.

Accanto alle riforme tecniche, serve una nuova consapevolezza collettiva. Occorre passare dalla cultura dell’acqua – spesso intesa come mera disponibilità della risorsa – a una cultura per l’acqua, fondata su cura, partecipazione e responsabilità diffusa. La sostenibilità passa anche da utenti più consapevoli: bollette intelligenti, campagne educative, strumenti di monitoraggio dei consumi e coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte strategiche sono elementi imprescindibili per rendere stabile il cambiamento.

I benefici attesi sono concreti: 250 milioni di metri cubi d’acqua recuperati ogni anno, un risparmio energetico del 30%, 1.200 nuovi posti di lavoro e 50 milioni di euro di indotto economico annuale

Ma soprattutto: rubinetti sempre attivi, un’agricoltura più competitiva, invasi valorizzati anche turisticamente, ecosistemi più protetti

La risorsa c’è. Le competenze vanno ricercate. Ora serve solo il coraggio di cambiare.

Calabria, dalla sete alla strategia. Una nuova cultura per l’acqua è possibile. (bg)

 

[Bruno Gualtieri, già Commissario Straordinario dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria]

 

CAMERA DI COMMERCIO REGGIO 2020-24
LA CITTÀ È ORGOGLIOSA DEI RISULTATI

di SANTO STRATI – È racchiuso nell’acronimo “Smart” lo straordinario percorso che la Camera di Commercio di Reggio ha marcato per giungere a un risultato lusinghiero del mandato 2020-2024. Smart nell’accezione inglese significa”intelligente”, ma nell’acronimo scelto dall’indiscutibilmente eccellente presidente Ninni Tramontana racchiude le parole chiave di questo successo camerale: Sinergia, Missione, Ascolto, Resilienza, Transizione. Là dove la sinergia esprime la capacità di fare rete e coinvolgere tutto il mondo produttivo per costruire un futuro di sviluppo e crescita.

Non sono state sempre scelte facili – ha detto il Presidente Tramontana, illustrando con la Segretaria generale Natina Crea, il soddisfacente bilancio del suo mandato. «Un mandato – ha detto Tramontana –  sicuramente iniziato in salita per la crisi pandemica che un po’ tutti ci ricordiamo però , ma che ha visto la Camera protagonista vicino al mondo delle imprese e quindi al territorio. Abbiamo cercato di sostenere le aziende in tutti i modi, puntando su delle linee strategiche che ci siamo dati. E specificamente guardando all’innovazione e alla digitalizzazione delle imprese, senza trascurare l’internazionalizzazione delle stesse: abbiamo spinto tanto sulle filiere produttive, sui nostri giovani e quindi sull’orientamento al lavoro. Questi sono stati diciamo i driver che hanno un po’ accompagnato tutto questo nostro mandato».

Un enorme lavoro con ««più di 7 milioni di euro investiti e tante attività e servizi che rivolgiamo alle imprese, ovviamente di accompagnamento con i Digital promoter e con il piano Export». E a questo proposito vale ricordare che dal 2019 a oggi l’export del territorio della Città metropolitana è cresciuto oltre l’83 per cento «e qui – ha sottolineato Tramontana – ci siamo inseriti esercitando un ruolo di leader e quindi di accompagnamento alla propensione dei nostri imprenditori verso la ricerca di nuovi mercati».

Il Presidente Tramontana ha ricordato la gestione di oltre 200mila pratiche nel corso di questi cinque anni «e quindi un lavoro enorme che sta a significare questo nostro impegno e questa nostra propensione a cercare di dare sempre più stimoli e stare sempre più vicini ai nostri imprenditori, rendere le nostre imprese più competitive affiancarle e proiettarle su altri mercati e quindi se stiamo a fianco alle nostre imprese ai nostri imprenditori vuol dire che crediamo a tutto quello che il nostro territorio può offrire che è veramente tanto».

È un ruolo determinante per lo sviluppo del territorio quello demandato alle Camere di Commercio che non sono più – da tanto tempo – polverosi uffici dover giacevano i “certificati di nascita” delle imprese e dove si presentavano i bilanci: oggi l’innovazione ha richiesto un diverso impulso alla motivazione dell’imprenditoria, per stimolare non solo la crescita di nuove aziende ma favorirne la vocazione innovativa e tecnologicamente avanzata. Gli strumenti ci sono e i risultati raggiunti dalla Camera di Commercio reggina fanno scuola in tema di digitalizzazione delle aziende e l’utilizzo di tecnologie in grado di migliorare i servizi offerti, incrementare le relazioni con la clientela (customer relationship) implementare il valore aggiunto che deriva dall’opportunità di fare rete e di guardare all’export senza più timori e preoccupazioni. Del resto se da solo il Bergamotto di Reggio Calabria traina con numeri straordinari le cifre dell’export agroalimentare della Regione, non vanno trascurate le grandi prospettive di crescita di tutto il comparto, includendo il vino e l’olio.

Su questo Tramontana ha potuto mostrare i galloni guadagnati sul campo: «Abbiamo cercato di creare sul territorio tutte quelle sinergie utili per affrontare poi determinate sfide. L’abbiamo fatto insieme a tutte le categorie professionali e a tutte le associazioni di categoria portando avanti progetti importanti di filiera, progetti iconici come per esempio Bergarè che parla di tutta la filiera bergamotticola, ma anche il progetto legato alla metalmeccanica. Stiamo costruendo insieme ad un leader mondiale come Hitachi tutto un sistema, un indotto. Tante aziende si sono avvicinate e da qui a breve mi auguro diventeranno fornitori anche di Hitachi».

Il mandato è finito, ma non è detto che non possa continuare: nelle prossime settimane il Consiglio della Camera di Commercio già rinnovato per almeno il 40% sarà insediato previo decreto del Presidente Occhiuto. Tramontana, il cui nome è stato indicato nei mesi passati quale probabile candidato per le elezioni comunali del prossimo anno, in realtà più che alla politica  (che continua a essere una sua segreta passione e non ha mai scartato l’idea di fare il sindaco)  adesso pensa all’Ente camerale che lo ha visto protagonista di un successo che fa scuola: «mi piacerebbe – ha detto – proseguire e continuare queste sfide in continuità con il solco tracciato, ma questa ovviamente è una decisione che spetta al Consiglio e ai consiglieri designati dalle categorie».

Intanto, si gode i meriti di un successo della scelta di innovazione della Camera di Commercio, ma non trascura di mettere in evidenza il suo ruolo nella promozione di Reggio Capitale della Cultura 2027: «È stata un’esperienza veramente entusiasmante far parte di quel nucleo di persone che hanno rappresentato al Ministero della Cultura qualche settimana fa la nostra città con tutte le sue positività. Sicuramente Reggio – ha detto sorridendo – è tra le favorite, rispetto alle altre città: noi abbiamo veramente tanto da raccontare, e anche una solidità degli investimenti che nel 2027 e oltre andranno a realizzarsi. Quindi secondo me abbiamo tutte le carte in regola per poter ambire a questo risultato. Su questo resto abbastanza fiducioso anche perché l’audizione secondo me è andata bene». (s)

EXPORT E INNOVAZIONE, IL FUTURO È QUI
LA CALABRIA NON PERDA QUEST’OCCASIONE

di FABRIZIA ARCURI – L’internazionalizzazione è una delle sfide più significative per il sistema produttivo italiano, in particolare per le piccole e medie imprese che intendono affacciarsi ai mercati esteri. Per rispondere a questa esigenza nasce il Mediterranean Export Innovation Hub (Meih), un’Associazione che si propone come punto di riferimento per le aziende desiderose di espandere la propria presenza a livello internazionale.

Attraverso strategie mirate, formazione specialistica e un network di contatti consolidato, il Meih offre strumenti concreti per accompagnare le imprese nel loro percorso di crescita oltre i confini nazionali.

L’iniziativa è guidata da Alessandro Crocco, imprenditore italo-americano con una solida esperienza nell’export e nei processi di internazionalizzazione. Attivo tra New York e l’Italia, ha sviluppato una profonda conoscenza dei mercati esteri e delle strategie per la crescita delle Pmi, con l’obiettivo di creare connessioni efficaci tra le eccellenze italiane e il contesto globale.

Il Meih nasce proprio da questa visione, configurandosi come un catalizzatore di crescita per le imprese, trasformando le ricchezze produttive del territorio in una leva di sviluppo concreto. Un progetto che assume un valore strategico soprattutto per il Sud Italia e per la Calabria, una terra dal grande patrimonio culturale e produttivo, che necessita di strumenti adeguati per affermarsi sui mercati internazionali. L’Associazione si pone come risposta a questa esigenza, promuovendo la competitività delle imprese locali e favorendone l’integrazione nel commercio globale.

A sancire l’avvio ufficiale delle attività, il Meih sigla il suo primo Protocollo d’Intesa con Confapi Calabria, una collaborazione strategica che consolida il legame tra il mondo imprenditoriale e le strategie di internazionalizzazione. L’accordo rappresenta il primo passo concreto di un percorso che punta a rafforzare la competitività delle imprese locali, favorendo sinergie tra innovazione, formazione e accesso ai mercati esteri.

L’evento di presentazione, in programma lunedì 24 febbraio alle 10.30 presso Villa Rendano a Cosenza, si aprirà con i saluti istituzionali di coloro che, sin dall’inizio, hanno sostenuto la filosofia e la mission del Meih. Importanti appuntamenti istituzionali, dal Senato della Repubblica al Consiglio Regionale della Calabria, fino agli incontri sui territori, hanno contribuito a dare impulso all’iniziativa, consolidandone la visione e il percorso di crescita. A portare i saluti istituzionali saranno la senatrice Tilde Minasi, la Presidente di Brutium, Gemma Gesualdi, Walter Pellegrini, Presidente della Fondazione Giuliani e Antonello Grosso La Valle, il Presidente di Unpli Cosenza e Consigliere Nazionale.

A presentare il progetto e il Protocollo d’Intesa saranno Alessandro Crocco, Presidente del Meih, Francesco Napoli, Presidente di Confapi Calabria, la sottoscritta, vicepresidente Meih, e Rossana Battaglia, presidente Accademia degli Imprenditori. A moderare l’incontro sarà Francesca Preite, Responsabile comunicazione e Vicepresidente Filiera UNIGEC – Confapi Calabria.

«Il progetto Mediterranean Export Innovation Hub incarna la visione di un’Italia che sa guardare oltre i propri confini, forte della sua cultura, della sua qualità e della sua capacità di innovare – afferma Alessandro Crocco –. Ma, soprattutto, vuole dare risposte concrete alla Calabria e al Sud Italia, territori che, troppo spesso, restano esclusi dalle grandi opportunità dell’export e dell’innovazione».

«Con questa iniziativa – continua – vogliamo creare un ecosistema in cui le imprese locali possano apprendere, collaborare e crescere, facendo della qualità e dell’identità territoriale il loro punto di forza per conquistare i mercati internazionali».

«La firma – sottolinea – di questo Protocollo d’Intesa con Confapi Calabria è solo l’inizio di un percorso che metterà a disposizione delle Pmi strumenti concreti per affermarsi e competere su scala globale, con un’attenzione particolare per le realtà produttive calabresi, che meritano di essere valorizzate a livello internazionale».

Entusiasta della collaborazione, Francesco Napoli, Presidente di Confapi Calabria, sottolinea il valore strategico dell’accordo: «Siamo orgogliosi di presentare l’Export Innovation Hub e il Mediterranean Export Innovation Hub, iniziative che rappresentano un’opportunità concreta per il futuro dell’export, non solo per la Calabria, ma per l’intero Sud Italia».

«Questi progetti – enfatizza – segnano un passaggio fondamentale verso la modernizzazione e il rafforzamento del nostro tessuto produttivo, grazie alla sinergia tra innovazione, competenze e mercato internazionale. È un’occasione imperdibile per le aziende calabresi, che hanno sempre dimostrato un potenziale straordinario ma che spesso incontrano ostacoli nell’accedere ai mercati globali».

«Con il Meih – conclude – vogliamo colmare questo divario e creare un ponte tra le imprese locali e le opportunità internazionali. Un ringraziamento particolare va ad Alessandro Crocco per il suo impegno e la sua visione, che hanno reso possibile questo importante progetto».

Mi preme sottolineare l’importanza della comunicazione e del marketing nell’internazionalizzazione, in quanto non basta un prodotto eccellente per conquistare i mercati esteri, è necessario saperlo raccontare, creare un’identità forte, trasmettere la storia e i valori che lo rendono unico.

Questo è ancora più vero per la Calabria, una terra che vanta eccellenze straordinarie, dall’agroalimentare all’artigianato, dal turismo alla tecnologia, ma che fatica ancora a imporsi sul panorama internazionale.

La nostra missione è accompagnare le imprese in questo percorso, fornendo strumenti di promozione, formazione mirata e strategie di branding efficaci. Dobbiamo fare in modo che il Made in Calabria non sia solo riconosciuto, ma desiderato, perché porta con sé autenticità, qualità e una storia che merita di essere raccontata al mondo intero.

«L’unione fa la forza. Solo lavorando – ribadisce nella chiusa il presidente Crocco – in sinergia possiamo raggiungere obiettivi ambiziosi e rendere l’Italia e quindi la nostra terra di Calabria, protagonista nello scenario globale. Il Mediterranean Export Innovation Hub è aperto a tutti coloro che condividono questa visione e vogliono contribuire a renderla realtà». (fa)

[Fabrizia Arcuri è vicepresidente Meih]

La Regione approva il Piano d’azione per l’innovazione e la ricerca

La Giunta regionale, presieduta dal presidente Roberto Occhiuto, ha approvato il Piano d’azione per l’attuazione dell’Obiettivo specifico 1.1 del Programma Regionale 2021-2027, dedicato allo sviluppo e al rafforzamento delle capacità di ricerca e innovazione.

«Siamo molto soddisfatti di questo importante risultato. Il Piano si caratterizza per la sistematicità degli interventi e per una visione d’insieme che consente alla Regione di programmare in modo efficace e al sistema produttivo di avere un quadro chiaro, nel tempo, degli aiuti che saranno resi disponibili», ha dichiarato l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, che ha proposto il documento che «delinea una strategia articolata per sostenere l’innovazione del tessuto imprenditoriale calabrese, con interventi mirati al sostegno di progetti di ricerca e sviluppo, alla creazione di start-up innovative, al potenziamento delle infrastrutture di ricerca e al rafforzamento della collaborazione tra imprese e organismi di ricerca».

Il Piano prevede una dotazione finanziaria complessiva di oltre 214 milioni di euro per il periodo 2021-2027, con l’attivazione di diverse misure di sostegno, alcune già in corso di attuazione e altre che saranno rese operative nei prossimi mesi attraverso specifici bandi e procedure di selezione.

«L’innovazione – ha precisato l’assessore Varì – è una scelta obbligata per competere sui mercati globali. Con questo Piano puntiamo a sostenere in modo concreto il trasferimento tecnologico dal sistema accademico a quello produttivo, per far crescere la competitività delle nostre imprese. Solo attraverso un’azione sinergica tra tutti gli attori dell’ecosistema dell’innovazione potremo creare valore e sviluppo duraturo per il nostro territorio». (rcz)

 

NUOVI DISTRETTI INDUSTRIALI INNOVATIVI
AMBIENTE PER FARE IMPRESA IN CALABRIA

di DAMIANO SILIPOIl 19 e 20 aprile 2024 si è svolta a Soveria Mannelli la I Conferenza programmatica del Partito Democratico Calabrese, nella quale si sono definite le proposte del Partito Democratico per la Calabria di domani. Una conferenza molto partecipata, con discussioni qualificate, che ha dimostrato la voglia di costruire una Calabria diversa. 

La Calabria oggi è una regione poco sviluppata, pur avendo un notevole potenziale di sviluppo in termini di disponibilità di risorse naturali, umane e culturali. 

Oggi vivere in Calabria è ancora più difficile di ieri, perché le possibilità di lavoro nel settore pubblico si sono fortemente ridotte ed in quello privato ci sono solo opportunità di lavori poco qualificati o poco remunerati. D’altra parte, fare impresa in Calabria è più che una impresa, tra vessazioni della ‘ndrangheta e della burocrazia e il comportamento delle banche, tutt’altro che disposte a condividere i rischi d’impresa. 

Oggi i giovani calabresi hanno perso anche la speranza di poter costruire il loro futuro in questa regione ed emigrano sempre più in massa. D’altronde, l’uso dei fondi pubblici negli ultimi 30 anni non ha rafforzato la speranza che valga la pena investire su sé stessi in questa regione. 

Di recente l’Istat ha certificato che, nonostante la realizzazione di tre Por-Calabria, negli ultimi 20 anni la percentuale di persone che lavorano in Calabria era il 42,8% nel 2000 e si è addirittura ridotta al 42% nel 2021, 16 punti percentuali in meno della media italiana e 26 punti percentuali in meno della media europea. Poi, il tasso di occupazione femminile tra 15-64 anni si attesta al 28,60%.  Inoltre, per le condizioni della sanità calabrese, si sta affermando sempre più la convinzione che conviene emigrare anche per ridurre la propria probabilità di morte, di fronte ad un problema di salute. 

Per dare una qualunque prospettiva di crescita alla Calabria occorre contrastare il decremento demografico ed allargare la base produttiva della regione, aumentando di almeno venti punti percentuali in 10 anni il tasso di occupazione e di 30 punti quello femminile. 

Il Partito Democratico è consapevole che o si determinerà oggi una svolta o mai più. infatti, l’autonomia differenziata avrà due effetti sullo sviluppo della Calabria: non consentirà più di avere le risorse per lo sviluppo, ad iniziare dalla sanità, e spingerà molti occupati qualificati ad emigrare in altre regioni, dove saranno meglio retribuiti. 

Per costruire una prospettiva di sviluppo per questa regione occorre: capire su quali risorse interne puntare, tenendo conto delle dinamiche in atto nell’economia; capire cosa ha impedito finora a queste risorse di essere volano di sviluppo; agire per far sì che i comportamenti individuali e collettivi consentano a queste risorse di generare sviluppo. 

Finora le università calabresi hanno svolto bene la funzione di creare il capitale umano di questa regione. La sfida del futuro è se le università calabresi, da luogo di alta formazione e ricerca, diventeranno motori di sviluppo. Se giovani laureati, utilizzando brevetti e ricerca prodotti nelle università, diventeranno gli imprenditori di domani. Informatica e telematica, attività legate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, biotecnologie, nuovi materiali, ma anche tutte le attività legate alla transizione ecologica, potrebbero allargare la base produttiva regionale e offrire la possibilità a giovani laureati calabresi di sviluppare le proprie capacità imprenditoriali. 

I punti di eccellenza però possono diventare sviluppo solo se c’è una convergenza d’interessi e di risorse tra imprese, banche, istituzioni pubbliche e università, per costruire uno-due distretti industriali innovativi, dove veramente ci sia un ambiente favorevole per fare impresa in Calabria. 

Nuovi distretti industriali si possono creare se si realizza un sistema integrato d’interventi, che va dagli investimenti nelle infrastrutture materiali e immateriali più adeguate a questo scopo, agli incentivi per la creazione di nuove imprese innovative, alle agevolazioni fiscali finalizzate a questo obiettivo, alla condivisione del rischio tra banche, imprese e Stato. 

A questo scopo, l’azione pubblica per essere efficace deve essere in grado di scegliere, superando uno degli ostacoli più importanti che ha impedito finora alla Calabria di svilupparsi: la mancanza di scelte, per non scontentare nessuno e poter promettere a tutti. Da cui ne è scaturita la parcellizzazione delle risorse finanziarie in mille rivoli e la loro inefficacia. Il nuovo PR Calabria 2021-27 è un ulteriore esempio di questo tipo. 

Scegliere comporta definire delle priorità. Per il Partito Democratico Calabrese le priorità per creare sviluppo sono: 1) La creazione di un sistema sanitario pubblico in grado di rispondere ai bisogni di salute dei calabresi; 2) La realizzazione di alcuni distretti industriali attorno alle università calabresi, ai porti di Gioia Tauro e Corigliano-Rossano e all’aeroporto di Lamezia Terme; 3) lo sviluppo di un tessuto imprenditoriale diffuso, basato su turismo, agricoltura e ambiente; 4) investimenti nelle zone interne per creare lavoro nei settori dell’agricoltura, forestazione e ambiente e per incentivare il ripopolamento; 5) investimenti per migliorare la capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche ed accrescere la legalità in questa regione.  

Stabilire delle priorità potrebbe non essere conveniente per vincere le prossime elezioni, ma è la strada migliore per governare in modo efficace e vincere le elezioni nel lungo periodo. 

Una sanità pubblica efficiente non è solo un fattore di equità ma anche di sviluppo.  A questo scopo, occorre rafforzare la sanità pubblica, attraverso un aumento dei posti letto e del personale e attraverso una riorganizzazione dei servizi; aumentare i posti di specializzazione offerti dalle facoltà mediche esistenti in Calabria sulla base del fabbisogno di personale nella sanità calabrese ed usare il PR 2021-2027 a questo scopo. 

La Calabria non ha mai avuto un vero sviluppo industriale. I pochi investimenti industriali promossi dallo Stato si sono rivelati fallimentari, per la totale estraneità delle scelte alla realtà regionale. Per converso, molte competenze artigianali esistenti in vari settori nella regione sono rimaste tali o si sono disperse. Alcuni motivi del mancato sviluppo sono la mancanza di infrastrutture e servizi, un ambiente ostile e una burocrazia inefficiente e opprimente, che scoraggia anche i più audaci. 

Il Partito Democratico ritiene che sia possibile costruire ipotesi di sviluppo industriale in Calabria, attorno ai punti di forza indicati in precedenza. 

Il settore turistico costituisce un altro punto di forza dello sviluppo regionale.  Si tratta, quindi, di superare i limiti dello sviluppo turistico regionale e di fare un salto di qualità in questo settore, estendendo l’offerta alle zone interne, ai percorsi tematici che possono andare dalla religione alla gastronomia, coprendo anche piccole aree di interesse che sommate possono fare buoni numeri. 

A tal fine, è necessario migliorare la qualità dei beni pubblici esistenti in Calabria, ad iniziare dall’ambiente e dai servizi offerti, come i servizi di trasporto e per il tempo libero. 

La Calabria negli ultimi decenni ha subito un notevole degrado ambientale, che compromette anche il suo sviluppo turistico. Il Partito Democratico ritiene che tra gli obiettivi prioritari vi è quello di predisporre un grande progetto di recupero paesistico-ambientale, per realizzare in modo definitivo entro il 2027 l’eliminazione in tutta la regione dell’inquinamento del suolo, del mare e delle acque. 

Al riguardo, è indispensabile realizzare un servizio idrico integrato efficiente e puntare sull’economia circolare, trasformando i rifiuti da problema a risorsa, creando così anche tanti posti di lavoro. 

Fermare lo spopolamento e ripopolare le zone interne è una priorità per lo sviluppo calabrese. A questo scopo, il PD Calabrese ritiene che se si creassero occasioni di lavoro anche per gli immigrati nelle zone interne non sarebbe dannoso per l’Italia e la Calabria. il potenziamento dell’offerta turistica nelle zone interne, un piano straordinario di rimboschimento, lo sviluppo dell’agricoltura biologica sono fattori su cui puntare per lo sviluppo delle zone interne. Ma se in queste zone si chiudono i servizi, come scuole e sanità, perché si sono spopolate è come condannare le zone interne alla morte. 

La burocrazia è considerata dagli imprenditori calabresi il principale ostacolo allo sviluppo. E la recente creazione di una Zes unica nel Mezzogiorno non farà altro che aumentare gli ostacoli burocratici e scoraggiare gli investimenti delle imprese calabresi. 

La costruzione di una Calabria moderna passa quindi da un processo di semplificazione legislativa e burocratica, e da un rapporto diverso tra politica e burocrazia, ad iniziare dal processo di selezione della burocrazia regionale. Tra l’altro, un numero eccessivo di progetti e obiettivi d’investimento associato ad una scarsa capacità amministrativa, può dilazionare oltre ogni misura o vanificare la stessa realizzazione dei progetti. 

Lo sviluppo della Calabria richiede che i governi regionale e nazionale facciano subito chiarezza su quali progetti sono allocati i fondi PNRR e PR-2021-2027 destinati alla Calabria ed i tempi di realizzazione. Ogni ulteriore ritardo è un atto doloso del Presidente Occhiuto e della sua giunta verso i calabresi, perché significa disperdere queste risorse.

Ma se la Conferenza Programmatica di Soveria Mannelli è un inizio per costruire la Calabria di domani dipende da quanto il PD Calabrese sarà in grado di cambiare sé stesso per cambiare la Calabria. (ds)

[Damiano Silipo è docente all’Unical]

 

Il Gal Valle Crati sostiene sviluppo delle aziende agricole con un bando

Il Gal Valle del Crati, ha pubblicato un bando destinato all’ammodernamento, all’innovazione delle aziende agricole, finalizzati al miglioramento della competitività, della qualità delle produzioni, della sostenibilità aziendale, il cui termine è previsto per il 30 novembre per aderirci.

Attraverso questo intervento il Gal intende sostenere i processi di miglioramento delle prestazioni economiche e di sostenibilità climatico-ambientali delle imprese agricole e di quelle che operano nella trasformazione, commercializzazione e vendita e/o sviluppo dei prodotti agricoli. 

All’iniziativa inclusa in questo bando, con la modulistica scaricabile all’indirizzo www.galcrati.it, che prevede un cofinanziamento pari al 50% della somma richiesta, potranno partecipare tutte le aziende agricole ricadenti dell’area Leader “Valle del Crati”, composta dai comuni di: Acquappesa, Altomonte, Bisignano, Cervicati, Cerzeto, Cetraro, Fagnano Castello, Fuscaldo, Guardia Piemontese, Lattarico, Luzzi, Malvito, Mongrassano, Montalto Uffugo, Paola, Roggiano Gravina, Rose, Rota Greca, San Benedetto Ullano, San Fili, San Marco Argentano, San Martino di Finita, San Vincenzo la Costa, Santa Caterina Albanese, Tarsia, Torano Castello. (rcs)

A Girifalco al via la settimana dell’Innovazione con l’Innoweek

Ha preso il via, a Girifalco, la prima edizione dell’Innoweek, la settimana dell’Innovazione promossa dall’Associazione Reboot, in collaborazione con tanti partner ed Enti per discutere di innovazione e progettualità, fare networking e momenti dedicati alla formazione.

Una settimana, dunque,i cui destinatari sono gli amministratori locali, ai cittadini, alle imprese e alle startup, a queste ultime inoltre verranno dedicate 3 giornate all’interno del programma SpinUpAward ed. 2022, quinta alla quinta edizione e che chiuderà la kermesse. SpinUp Award punta a far incontrare Startup e PMI con investitori, imprenditori, ricercatori e docenti universitari, istituzioni e professionisti, affinché possano nascere opportunità reciproche per ciascuno dei soggetti coinvolti.

Da venerdì 8 luglio a domenica 10, infatti, con tantissimi relatori si discuterà di turismo post covid e di agricoltura.

Da segnalare, nella giornata di venerdì, la tavola rotonda dal titolo Turismo post pandemico Resilienza – Innovazione – Ripartenza.

Intervengono Carmelo Malacrino, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio, Andrea Principe, responsabile regionale di Federterziario Calabria, Antonio Leonardo Montuoro, presidente dell’Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento, Eugenio Crea, Associazione Fogghi di Luna, Egidio Daniele Castrizio, dell’Università di Messina.

Nella giornata di domani, giovedì 7, la giornata si concentrerà sul tema Il potenziale “espresso” del Sud, dedicato alle Associazioni che fanno innovazione al Sud.

Chiude la kermesse, domenica 10, il Premio Gianandrea Ferrajoli(rcz)

LE IDEE DEI GIOVANI CALABRESI A DUBAI
OTTO UNIVERSITARI A SFIDARE IL FUTURO

di MARIA CRISTINA GULLÌ – Investire sul capitale umano: la Regione Calabria punta sui suoi giovani più capaci e offre loro la possibilità di mettersi in mostra, a DUbai, nella giornata dell’Expo dedicata alla Calabria. Niente food e tipicità – ha deciso il presidente Roberto Occhiuto – l’occasione va sfruttata per cercare investitori per l’area Zes troppo sottoutilizzata e non presa nella giusta considerazione, ma anche per valorizzare le nostre risorse umane. Ed ecco che per otto studenti universitari degli nostri Atenei – che, ricordiamolo, sfiorano l’eccellenza – si prefigura un’opportunità straordinaria: presentare le loro idee progettuali di innovazione su un tema di grandissima attualità, L’intelligenza artificiale al servizio delle nuove emergenze mondiali.

Insomma, una opportunità più unica che rara, che la Regione Calabria ha deciso di dare ai suoi giovani tramite il progetto Il futuro dei giovani calabresi parte da qui, promosso insieme a Sedicimedia – Iad Bambini Ancora e la sinergia degli Atenei calabresi.

Nei mesi successivi all’esperienza vissuta a Dubai, Fly University Project sosterrà l’idea progettuale illustrata dai nostri studenti, mettendo in contatto gli stessi con una serie di stakeholder ed accompagnandoli successivamente nell’iter necessario per accedere al mondo del lavoro.

Ma non si tratta solo di mettere in mostra le nostre eccellenze: «sarà anche un accompagnamento delle nostre risorse universitarie verso il mondo del lavoro in collegamento con le aziende e gli “stackeholder” interessati» ha spiegato la vicepresidente della Regione, Giusy Princi, nel corso della conferenza stampa svoltosi a Palazzo Campanella. Presenti, il vice capo di gabinetto Milo Nucera, in rappresentanza del presidente Filippo Mancuso, il Segretario-Questore Salvatore Cirillo; il rettore dell’Università di Reggio Calabria, Marcello Zimbone, in rappresentanza dei rettori dei tre atenei calabresi; Marta Ferrari  e Alexandro Fiumara, rispettivamente di “SediciMedia” e di “Fly University Project”, partner dell’iniziativa.

«Sarà questa – ha spiegato – la prima fase del progetto, grazie alla importante sinergia con il sistema universitario, cui seguirà quella in cui queste idee saranno portate all’attenzione delle aziende per creare nuove opportunità di lavoro».

L’’accordo prevede, inoltre, l’erogazione di borse di studio i cui criteri di assegnazione saranno definiti dalle singole università. È prevista anche la consegna gratuita di duemila tablet e pc ricondizionati per le famiglie economicamente svantaggiate e con figli in età scolare di primo e secondo grado, «perché sappiamo bene – ha detto la vicepresidente Princi – che molte famiglie, che vivono un particolare disagio economico, non hanno potuto fare svolgere ai loro figli la didattica a distanza durante la pandemia».

Per il Rettore Zimbone, «sul tema dell’intelligenza artificiale, ci troviamo in un momento apicale. Si registra una forte mobilitazione in questo campo. È la prospettiva del futuro. E questa iniziativa, che incoraggia i nostri giovani, è molto importante».

«Vogliamo essere pragmatici – ha concluso la vicepresidente Princi – perché la Calabria è stanca di promesse. Dobbiamo garantire fatti. E questi sono i primi di una lunga serie perché le collaborazioni virtuose aiuteranno i nostri giovani ad inserirsi nel mercato del lavoro».

Grande soddisfazione è stata espressa dal segretario-questore Salvatore Cirillo: «l’occasione  racchiude in sé una duplice valenza: è motivo di orgoglio perché ho l’onore di rappresentare tutto il Consiglio Regionale e contemporaneamente è una grande speranza che ripongo nel lavoro che sapremo compiere insieme per assicurare ai nostri giovani un futuro intriso di maggiori opportunità».

Nel corso della conferenza stampa, inoltre, sono state illustrate anche altre iniziative afferenti al progetto Il futuro dei giovani calabresi parte da qui: la prima consiste nella donazione di 2000 pc e tablet ricondizionati rivolta alle famiglie calabresi con figli in età scolare (scuola primaria, scuola secondaria di secondo grado); la seconda consiste nel processo progettuale che vedrà l’avvio di percorsi afferenti all’orientamento ed ai colloqui motivazionali, inoltre verranno avviate fasi di supporto per i Centri per l’Impiego Calabresi, finalizzati all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro grazie alla costante promozione di interscambi tra le aziende calabresi e le aziende nazionali ed internazionali con il chiaro intento di valorizzare le nostre professionalità.

Il Consigliere regionale Salvatore Cirillo, durante il suo intervento in conferenza stampa, oltre a soffermarsi sugli indicatori progettuali, ha ringraziato il Presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto, il presidente del Consiglio regionale Mancuso, la vicepresidente Princi, i rappresentanti delle Università Calabresi, in particolare il Magnifico Rettore  Zimbone, il Presidente di SediciMedia Marta Ferrari, il project Manager Fly University Project, Alexandro Fiumara.

I ringraziamenti sono stati parimenti rivolti a Massimo Penzo, Presidente Fly University Project e l’ideatrice dell’iniziativa “Woman4ai”, Michela Oberti, collegati in remoto.

«Oggi – continua Cirillo – siamo impegnati nella presentazione di un progetto che pone l’intelligenza artificiale al servizio delle nuove emergenze globali” e in tale contesto, il coinvolgimento della Regione Calabria non è un semplice protocollo ma rappresenta la chiara volontà di cogliere le sfide dettate dai tempi per trasformarle in opportunità. L’intesa con le Università calabresi e con un partner di caratura internazionale rappresenta l’ulteriore valore aggiunto che in questa ed in altre fasi potrà consentirci di fare la differenza rispetto al passato, cogliendo in ogni occasione la straordinaria opportunità per la quale i nostri studenti, di volta in volta, potranno essere valorizzati».

«Oggi – ha proseguito – la vetrina nella quale chiederemo ai nostri giovani di rappresentarci con il loro progetto sarà una vetrina internazionale, ossia l’Expo di Dubai. Tutto ciò è nato in pochissime ore. Trovandomi a Roma per lo svolgimento di alcuni incontri istituzionali, fatti coincidere durante la settimana che vedeva impegnati nella Capitale parlamentari e rappresentanti regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica, trovandomi insieme all’on. Francesco Cannizzaro presso il Ministero della Pubblica Istruzione, è stato possibile cogliere la presente opportunità».

«Il confronto apertosi con i partner – ha detto ancora – oggi presenti in conferenza stampa, è stato immediatamente colto come una straordinaria occasione di crescita per i nostri studenti. Da giovane calabrese e da persona impegnata nel mondo della Politica – continua Cirillo – vorrei condividere l’orgoglio e la soddisfazione che oggi provo nel constatare la straordinaria opportunità messa a disposizione dei nostri giovani, auspicando per le future generazioni ulteriori occasioni di tale importanza. Questa soddisfazione, al contempo, mi fa riflettere sul peso vissuto dalle pregresse generazioni, sottratti a tali opportunità».

«Infine – ha detto ancora Cirillo – ringrazio la vicepresidente Giusy Princi, plaudendo al suo impegno ed alla sua energia impressa quotidianamente nel suo agire con l’instancabile voglia di dare forma ai sogni dei giovani calabresi, trasmettendo loro un messaggio di positività. Ringrazio nuovamente il mondo dell’Università Calabrese, rappresentata in questa Sede dal Rettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria Prof. Marcello Zimbone, fucina delle nostre eccellenze, sempre più impegnate ad altissimi livelli professionali e sempre più  apprezzate in contesti nazionali ed internazionali».

«Ai Partner del progetto auguro buon lavoro – ha concluso –. Questa importantissima occasione, accolta dalla Regione Calabria, rappresenta una delle tante fasi nelle quali la bellezza del sapere potrà conferire ai nostri giovani ed alla Calabria maggiori occasioni ed opportunità di crescita e sviluppo». (rrc)

RIVITALIZZARE IL TERRITORIO E INNOVARE
COSA SERVE PER LA SALUTE DEI CALABRESI

Il binomio Salute e Sviluppo sembra un ossimoro in Calabria, visti gli insuperabili problemi della Sanità che ormai datano da oltre dieci anni. Il commissariamento ha provocato guasti ulteriori e le varie terapie tentate non hanno prodotto alcun sintomo di guarigione, anzi le cose sono peggiorate. Ma non va visto tutto da un punto di vista pessimistico e c’è chi ritiene, invece, che si possa invertire la rotta. Ne parliamo con un esperto del settore, Franco Caccia, sociologo e responsabile U.O Servizi Sociali dell’Asp di Catanzaro, secondo il quale è ormai indifferibile un piano per la salute dei calabresi, basato sull’innovazione dei servizi e la rivitalizzazione del territorio. 

– Il covid 19, fenomeno drammatico quanto imprevedibile, ha messo a dura prova i sistemi di cura dell’intero Paese. L’impatto della pandemia in Calabria ha tolto ogni dubbio sulla urgenza di procedere ad un radicale rinnovo dell’organizzazione dei servizi sanitari. A suo parere, come bisognerà agire? 

«Innanzitutto bisognerebbe riuscire ad apprendere dai diversi insegnamenti che derivano dall’esperienza Covid. Ci siamo tutti accorti che, quando sulla società si abbatte un’emergenza, prima ancora che la forza dei singoli, è decisiva la tenuta della comunità. Abbiamo visto quanto le nostre vite siano interconnesse, quanto la società sia un organismo fragile. È inoltre emerso con forza uno spirito comunitario e ciascuno si è sentito responsabile verso la salute altrui. Abbiamo preso atto del valore della co-responsabilità, si pensi alla lunga prima fase della pandemia quando le uniche prescrizioni degli esperti erano rappresentati dal distanziamento sociale e dall’uso delle mascherine, e abbiamo riscoperto il valore della solidarietà, quale bene prezioso per la tenuta dei nostri territori. 

«Quanto vissuto ci ha permesso di toccare con mano la veridicità delle dichiarazioni dell’organizzazione mondiale della sanità: “la salute si sviluppa a livello locale, nei contesti della vita quotidiana, nei quartieri e nelle comunità dove le persone di ogni età vivono, lavorano, amano, studiano e si divertono.”(Oms 2016)». 

– Ci avviamo verso un cambio radicale del concetto di salute?

«Per troppi anni, il tema della salute, soprattutto in Calabria, ha chiamato in causa, in maniera quasi esclusiva, la figura dei medici e degli ospedali. Figure e strutture senza dubbio fondamentali per gestire la cura delle malattie, intese come anomalia del corpo umano. Quella impostazione è oggi però superata ed appare urgente ed indispensabile costruire un nuovo piano per la salute dei calabresi che abbia alla base una nuova visione, non solo delle criticità ma anche delle opportunità per costruire le condizioni per star bene all’interno di un approccio di tipo comunitario.  

«Diversamente si corre il rischio di continuare a fare quanto si è sempre fatto, magari con uno strumentale utilizzo di qualche termine in voga in questo periodo (territorialità, prossimità) e di sprecare l’ennesima opportunità per un cambiamento della qualità di vita dei cittadini calabresi. Bisogna pertanto prendere atto delle cause dei problemi incontrati durante l’epidemia e cercare di evitare l’errore più grande e cioè tornare a fare le cose che si facevano prima. 

«La salute è “bene comune”, è la vita di una comunità che garantisce il benessere di tutti attraverso i propri servizi e le proprie risorse (scuola, sanità, servizi assistenziali, cura del territorio, lavoro, cultura e tempo libero). Ripensare all’idea di salute, a partire dalla persona e dalla comunità in cui questa vive e lavora, significa ridefinire priorità, ridisegnare processi, prodotti e metodologie per la realizzazione di percorsi di cura con la più ampia integrazione tra tutte le risorse presenti in ogni comunità. In questa nuova vision, viene sollecitato e sostenuto il contributo che proviene dai contesti familiari, sociali e comunitari, in cui è inserito il cittadino. Questo ruolo attivo, del destinatario e del suo contesto, viene considerato determinante nella co-produzione di un prodotto-servizio tarato sulle singole necessità e potenzialità del singolo. 

«Per tali motivazioni, una delle funzioni centrali, demandata ai moderni sistemi di cura, dovrà essere centrata proprio sulla capacitazione (capacità in azione), che implica concretamente creare condizioni affinché ogni persona possa partecipare all’attuazione del proprio progetto di salute. Un’azione innovativa su cui si giocherà la capacità, delle istituzioni e dei territori, di declinare una nuova programmazione che avrà come destinatari singole persone, nuclei familiari e intere comunità, nonché sulla capacità di orientare le risorse pubbliche ed organizzative verso questo scopo». 

– Siamo di fronte ad un nuovo modo di lavorare nel settore della salute?

«Non c’è dubbio che esistano delle differenze sostanziali tra il prima ed il dopo. Rispetto ai servizi tradizionali cambia infatti il mandato: non erogare ma connettere, non rispondere ma costruire possibilità, non più contenere i mali di una società fragile, ma facilitare, intraprendere, intermediare. Molte di queste esperienze hanno il merito di aprire dei veri e propri laboratori in cui non si parla più di utenti, prestazioni, protocolli. Si dovrebbero inoltre, con sempre maggiore frequenza, utilizzare termini quali: attivazione, condivisone, co-progettazione, reciprocità, fiducia. I servizi e le esperienze generate da questa nuova impostazione sono già tante e varie. Esempi come la badante di condominio, baby-sitter condivisa, biblioteche con iniziative aggregative e sociali, cortili sociali, custode sociale, la rete dei social street, orti di quartiere, agricoltura sociale, banche del tempo, formazione inter-generazionale, cohousing, sono esperienze concrete, in fase di espansione in molte parti d’Italia, in cui è stato attivato il processo di ammodernamento del welfare. Usiamo il termine di welfare generativo per qualificare questi laboratori capaci innestare risposte aggiuntive e migliorative a partire dai risultati raggiunti. 

«Pare comunque evidente che tutte queste realtà si basano sull’assunto che mettendo insieme interessi e bisogni comuni si possono produrre iniziative più efficaci e potenti della somma delle azioni di ciascuno: perché produttrici di legami, fiducia, coesione, e perché benessere individuale e benessere collettivo vivono di intrecci. Nasce così il concetto di “welfare di comunità”, concetto non nuovo ma che, negli ultimi anni, ha trovato nuovi impulsi dai risultati positivi delle sperimentazioni in atto, rafforzando l’idea che occorrano nuove alleanze tra istituzioni, famiglie, il privato sociale, il mercato, in grado di  valorizzare le capacità di iniziativa dei singoli e delle formazioni sociali». 

– Perché la comunità riveste un ruolo centrale nelle nuove politiche di salute?

«Il Santo Padre, papa Francesco, in occasione della messa di Pentecoste, del maggio 2020, ebbe a dire che “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. L’invito del presule deve essere colto a pieno, sia per le scelte di tipo individuale quanto comunitarie, tra cui l’adeguamento dei sistemi di cura. Tra gli addetti al settore della salute abbiamo ben presente quanto certificato da anni di analisi scientifiche internazionali le quali sono chiare nell’attribuire alla presenza/assenza di servizi sanitari un impatto minimo sulle condizioni di salute dei cittadini (10%).  

«Ciò che maggiormente influenza lo star bene delle persone sono i cosiddetti determinanti sociali di salute quali gli stili di vita (50%), i fattori ambientali (20%) ed i fattori genetici (20%).  Siamo di fronte ad un nuovo modo di pensare alle politiche della cura le cui parole chiave sono rappresentate da comunità, personalizzazione degli interventi, domiciliarietà, relazioni umane.  Il covid ha esaltato la centralità del territorio, finora visto e gestito come luogo da cui nascono bisogni/problemi e non già come spazio in cui sono presenti o attivabili risorse ed opportunità. Vi è pertanto necessità di una nuova visione delle politiche per la salute capaci di agire per rinforzare i legami e la collaborazione all’interno delle comunità locali mettendo in campo, prima delle tecniche organizzative, la qualità dell’etica rappresentata da scelte e comportamenti ispirati alla reciprocità, alla solidarietà e alla responsabilità collettiva. 

«In questa direzione, come già avviato a livello internazionale, c’è necessità di un nuovo paradigma della cura chiamato community care (comunità che cura), in cui , partendo dall’assunto di salute  come bene comune e non già  appannaggio esclusivo di alcuna Istituzione, promuove un approccio comunitario in cui si interviene sui diversi aspetti che incidono sulla salute dei cittadini: lavoro adeguato e sicuro, abitazione dignitosa, accesso alla formazione ed alla cultura, ambienti urbani sani, strumenti e opportunità di relazione e di inclusione sociale. Si intuisce quindi che se dovessimo pensare di circoscrivere, con il termine cure territoriali, il potenziamento di qualche servizio domiciliare, senza agire sulla dimensione etica-formativa ed organizzativa dei sistemi di cura, rischiamo di fare poca strada.

– Come può essere affrontato il tema della non autosufficienza nella nuova visione organizzativa del welfare territoriale? 

La non autosufficienza rappresenta per il nostro Paese una priorità assoluta alla luce dei processi sociali e demografici in atto, di fronte alla quale, tuttavia, oggi ci si trova per molti aspetti impreparati. Nell’evoluzione dello scenario sono già presenti gli indicatori su cui basare la certezza di una forte crescita del bisogno di cura a domicilio: progressivo invecchiamento della popolazione; aumento delle malattie cronico-degenerative; indebolimento delle reti familiari (numero risicato di figli delle famiglie moderne, fenomeno acuito, nel caso della Calabria, dall’emigrazione giovanile in altre regioni e/o nazioni); carenza di risorse pubbliche per le politiche di cura tradizionale. 

«Le analisi dei numeri e delle tendenze culturali e demografiche in atto non lasciano dubbi. Siamo di fronte ad un vero “bacino di sviluppo occupazionale”, che potrebbe sprigionare in maniera spontanea la sua forza. Peccato che il settore pubblico, nella maggior parte dei casi, resti a guardare. Nella migliore delle ipotesi, si registra qualche esperienza sporadica in cui pezzi del pubblico intervengono su singole fasi del processo di selezione ed inserimento della figura di cura nel domicilio della persona non autosufficiente. 

«In considerazione dell’aumento dell’ aspettativa di vita e considerato il fenomeno dell’atomizzazione delle famiglie, elemento reso ancor più critico in Calabria dal fenomeno dell’emigrazione dei giovani, è ormai non più rinviabile un piano regionale per le cure a domicilio delle persone non autosufficienti. Sulla base delle migliori prassi, il piano dovrebbe potenziare gli interventi ed i servizi  qualificati ed integrati rivolti alle famiglie. Si tratta di pensare ad un sistema di domiciliarietà che superi la frammentazione delle singole prestazioni per dare spazio ad una filiera di servizi e prestazioni da erogare dentro e fuori ed intorno alla casa o la struttura protetta/RSA. 

Del resto l’emergenza sanitaria determinata dal Covid-19 ha acceso una nuova luce sui servizi per la non autosufficienza, del quale i servizi domiciliari costituiscono una componente cruciale. È opinione condivisa che una presenza più solida del welfare pubblico nel territorio avrebbe consentito di contrastare meglio il Covid-19 e avrebbe permesso di prevenire il diffondersi della pandemia. 

– Un cambiamento di tale portata richiede un preciso impegno anche da parte della Regione Calabria?

Non c’è dubbio che il ruolo delle scelte operate dall’ente Regione in questo settore saranno decisive. Ho notato che l’on.le Roberto Occhiuto, nelle sue prime dichiarazioni da candidato presidente, abbia messo al primo posto del suo programma la riorganizzazione dei servizi per la salute. Sono sicuro che analogo impegno arriverà presto anche da altri candidati e che questo tema sarà centrale nella campagna elettorale dei prossimi mesi.  

«Dal superamento dell’attuale commissariamento della sanità, alla riorganizzazione dei sistemi territoriali, il compito della regione è insostituibile. In quest’ottica mi limito a due proposte: prima di tutto, l’istituzione nelle 5 ASP della Calabria, come già avviene per regioni come Veneto, Toscana, Emilia Romagna, della figura del direttore dei servizi socio-sanitari. Tale figura, in particolare in una regione come la Calabria dove la rete dei servizi sociali comunali è ancora in fase di costituzione, potrebbe svolgere il doppio ruolo di valorizzare l’approccio socio-relazionale dei professionisti sociali operanti all’interno di ogni ASP e, nel contempo, svolgere il ruolo di supporto tecnico per i Comitati dei sindaci chiamati (ai sensi della L.R. n. 23-2003-art 20) all’elaborazione e gestione dei Piani di Zona e costruire la giusta armonizzazione per un’offerta di servizi per la salute del cittadino, integrata e qualificata. 

«L’altra proposta riguarda la creazione di un’agenzia capace di accompagnare i territori della Calabria, in termini di supporto formativo ed organizzativo, per la condivisione e l’arricchimento di un “pensiero nuovo” verso la cura e verso il welfare di comunità. Qualsiasi innovazione nei processi organizzativi nasce da un cambiamento, spesso radicale, di idee, visioni, metodi. Il nuovo approccio alla cura centrato sul ruolo da protagonista della triade Cittadino-Famiglia-Comunità rappresenta una sfida impegnativa anche perché richiede modalità di approccio distanti dai modelli culturali e dagli approcci organizzativi utilizzati dagli attuali operatori del settore. Ciò che sarà importante da parte dei futuri amministratori della regione Calabria è mettere mano ad un settore dove, nonostante l’immagine negativa costruita negli anni, vi sono ancora le condizioni per invertire la tendenza e creare un percorso che possa portare prima alla normalità e, successivamente,  puntare all’eccellenza. (rrm)

INNOVAZIONE, CALABRIA RESTA INDIETRO
SECONDO LA UE PERFORMANCE MODERATE

di DOMENICO ROSITANO – È stato pubblicato, da qualche giorno, il Regional Innovation Scoreboard 2021 della Commissione Europea, che mette a confronto la performance innovativa delle 240 regioni europee.

Sulla base dell’indice sintetico dei 21 indicatori considerati, le 240 regioni europee vengono classificate in quattro diversi gruppi di performance: 38 regioni “leader” dell’innovazione (performance >125% alla media europea), 67 “forti” innovatori (100–125%), 68 “moderati” innovatori (70–100%) e 67 “emergenti” innovatori (<70%).

In generale l’incide sintetico di performance è in crescita segnando un + 12,5%, con una dinamica positiva diffusa a tutti i Paesi (l’Italia è uno dei paesi a maggior tasso di crescita, intorno al +25%) e con una convergenza crescente nei differenziali di performance regionali.

Tuttavia la top 5 delle regioni più innovative vede in cima Stoccolma (Svezia), seguita da Etela-Suomi (Finlandia), Oberbayern (Germania), Hovedstaden (Danimarca), Zurigo (Svizzera).

L’Italia è un innovatore “moderato”, con quasi tutte le regioni in forte avanzamento rispetto al 2014, ma con differenze nei livelli di innovazione ancora elevati. La prima regione italiana è l’Emilia Romagna, seguita da Provincia Autonoma di Trento e Friuli Venezia Giulia. Nelle ultime posizioni troviamo la Calabria e Valle d’Aosta.

La Calabria si colloca al 174esimo posto, ma pur migliorando la sua performance rispetto alla precedente edizione del 2019 e guadagnando 24 posizioni, viene comunque declassata dalla Commissione Europea ed inserita tra le regioni “Emerging Innovator”. Questo è dovuto essenzialmente ad una crescita di innovazione relativamente più bassa rispetto alle altre regione europee ed a nuovi indicatori aggiuntivi che le fanno perdere l’etichetta di “Moderate Innovator” come ad esempio la Campania e la Puglia.

Una prima tabella che fornisce indicazioni interessanti è quella che mostra le differenze strutturali tra la Calabria (ITF6), l’Italia e l’Europa.

Ad esempio l’occupazione in agricoltura è sopra la media europea, ma l’occupazione nel settore manifatturiero è fortemente più bassa così come lo è il reddito pro capite che è circa il 50% al di sotto del resto d’Europa.

Possiamo notare come, ad esempio, nel corso dell’ultimo anno i punti di forza sono stati nei processi di innovazione aziendale, nella vendita di prodotti innovativi e nella spesa non legata a Ricerca & Sviluppo, mentre i punti di debolezza sono legati proprio alla spesa in Ricerca & Sviluppo sia nel settore pubblico che privato, ma anche nell’impiego di specialisti dell’ICT e nel deposito di brevetti.

Indicazioni in controtendenza su quanto si era cominciato a fare nella precedente programmazione Por 2014/2020 fortemente orientata all’innovazione, ma che ha visto le sue direttrici snaturate negli ultimi anni.

Indicazioni che appaiono comunque utili nella definizione del nuovo POR Calabria 2021/2027 che potrebbe essere l’ultimo treno per la nostra regione. (dr)