Lunedì a Gizzeria il congresso di Fenealuil Calabria su “Valorizzare il lavoro, riqualificare il futuro”

Lunedì 30 maggio, a Gizzeria, all’Hotel Marechiaro, dalle 9.30, è in programma l’ottavo congresso regionale di Fenealuil Calabria, sul tema Valorizzare il lavoro, riqualificare il futuro.

I lavori congressuali saranno conclusi da Vito Panzarella, Segretario generale della FenealUil Calabria ed è previsto, fra gli altri, l’intervento di Santo Biondo, Segretario generale della Uil Calabria.

L’ottavo congresso regionale della FenealUil Calabria si inserisce nella stagione congressuale della categoria che vivrà il suo momento conclusivo sempre in Calabria, dal 19 al 21 settembre 2022 quando, presso il centro congressi “Tui magic life Calabria” di Pizzo, si terrà il 18esimo congresso della FenealUil.

Hanno risposto, infine, all’invito del Segretario generale della FenealUil Calabria, Maria Elena Senese, anche: Marco Alberto De Benedetto, ricercatore dipartimento Economia statistica e finanza Unical; Marcello Ferraro Restagno, presidente nazionale Federcave; Roberto Cosentino, dirigente generale dipartimento Lavoro e welfare Regione Calabria e Giuseppe Patania, direttore Ispettorato del lavoro di Reggio Calabria e Cosenza. (rcz)

Princi: Un successo l’Avviso di aiuto a imprese e lavoratori con 1600 adesioni

Sono quasi 1600 le adesioni e 457 le domande ammesse e finanziabili all’Avviso pubblico Promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità del POR Calabria FESR-FSE 2014-2020”, rivolto alle imprese calabresi pubblicato a febbraio e fortemente voluto dalla Regione Calabria, che ha stanziato 35 milioni di euro nell’ambito dell’Azione 8.6.1 dell’Asse VIII.

Un risultato talmente positivo da spingere il Vicepresidente Giusi Princi, titolare delle deleghe al Lavoro ed alla Formazione, a pensare ad una seconda tranche di stanziamenti.

«In considerazione dell’ampia partecipazione registrata e dell’elevato numero di domande risultate ammissibili e allo stato non finanziabili per insufficienza di fondi – ha spiegato la vicepresidente insieme al Governatore Occhiuto ed al Direttore del Dipartimento Lavoro e Welfare Cosentino  – stiamo valutando la stanziabilità di una dotazione aggiuntiva da ricavare dalle risorse POR, perché l’Avviso prevede che i mezzi finanziari inizialmente stanziati possano essere integrati al fine di aumentare l’efficacia dell’intervento. Da parte nostra c’è tutta la volontà di programmare per dare proseguimento al bando».

Per l’Avviso pubblico in questione hanno potuto presentare domanda di partecipazione tutte le imprese (ad esclusione di quelle operanti nei settori pesca, acquacoltura e della produzione agricola) che hanno subito una perdita di fatturato non inferiore al 10% nel corso dell’anno solare 2020, rispetto al precedente.

L’importo massimo del contributo concedibile, nel caso di aiuti per le attività di formazione/riqualificazione del personale dell’impresa ammonta a 25mila €; 100mila nel caso di aiuti sui costi salariali lordi del personale.

È una duplice concessione: aiuti sotto forma di contributo in conto capitale (a fondo perduto) per le attività di riqualificazione e formazione del personale dell’impresa, sulla scorta del catalogo regionale della formazione continua già appositamente approvato; aiuti sui costi salariali lordi del personale.

I costi della riqualificazione e della formazione sono totalmente a carico della Regione, rimborsati alle aziende al 100%. Si tratta di un aiuto concreto alle imprese ed ai lavoratori maggiormente in difficoltà, con obiettivi specifici: favorire la permanenza al lavoro e la ricollocazione dei lavoratori coinvolti in situazioni di crisi, intervenendo a sostegno del sistema produttivo calabrese, attraverso aiuti alle imprese per la riqualificazione dei lavoratori ed il mantenimento dei livelli occupazionali, implementando azioni integrate di politiche attive e passive a seguito dell’emergenza Covid-19.

«Abbiamo effettuato un’iniezione di liquidità direttamente nelle casse per tirare su le aziende calabresi più in difficoltà. Ma non è stato solo un aiuto economico-finanziario – ha concluso la vicepresidente Princi – perché contemporaneamente abbiamo puntato alla riqualificazione del personale, tramite un importante intervento formativo, facendo lavorare gli enti di formazione su un catalogo costruito sulla scorta dei bisogni rilevati presso le aziende». (rcz)

Turismo, Lo Papa (Fisascat Cisl): Si vada verso un Patto per il Lavoro

Il segretario generale della Fisascat CislFortunato Lo Papa, ha detto «basta alla logica dell’emergenza e alle soluzioni tampone. Sì ad una programmazione ragionata e concreta affiancata da un patto per il lavoro che da anni reclamiamo e che potrebbe essere il punto di ancoraggio tra offerta e lavoro, nonché la via d’uscita dall’attuale crisi del settore».

«Al di là dei proclami, degli slogan e degli eventi mediatici – ha aggiunto – rimane ben poco di costruttivo per una Calabria che con quasi 800 chilometri di costa, stupendi territori montani, terme ed enogastronomia, potrebbe vivere di turismo tutto l’anno»..

«Tra l’altro – sottolinea il segretario – spesso si tratta di eventi nei quali non c’è alcun coinvolgimento delle parti sindacali e datoriali, al di là di rare eccezioni. Al contrario riuscire a lavorare in tandem, facendo del confronto un asse nevralgico della programmazione, sarebbe fondamentale».

«Un accordo tra Regione, sindacati e categorie datoriali – ha proseguito – finalizzato al sostegno alle imprese potrebbe costituire il vero momento di svolta. Penso ai bonus occupazionali decisi dalla Liguria proprio all’interno di un contenitore del genere, il Patto per il Lavoro, e che andranno ad agevolare le imprese turistiche che estenderanno il loro periodo lavorativo affinché ci possa essere un impatto positivo sull’occupazione del ramo».

«Soluzioni fattibili anche in Calabria. Invece – ha detto ancora – mentre i primi lidi ricominciano ad aprire siamo di nuovo alle prese con un corto circuito tra domanda e offerta. Lavoratori che lamentano contratti pirata e diritti calpestati e imprenditori che parlano di una vera e propria sofferenza nel trovare chi impiegare nelle vari mansioni. Bisogna agire con maggiori garanzie per gli stagionali e allo stesso tempo organizzare e offrire una formazione adeguata che permetta la crescita di un ramo turistico di qualità».

«Ecco perché sarebbe auspicabile sedersi a un tavolo e ragionare, includendo tutte le parti coinvolte per costruire un turismo all’altezza  – ha concluso – della nostra regione e non più alla spontaneità». (rcz)

Lavoro, Fisascat Cisl: C’è abuso di contratti precari e mal pagati

La Fisascat Cisl ha evidenziato come «il dopo pandemia ha lasciato tra le ceneri un disallineamento tra domanda e offerta del lavoro in Italia, in particolare nella nostra regione, dove già eravamo abituati a situazioni difficili e dove ora abbiamo toccato il fondo».

«Le cause primarie – ha spiegato il segretario generale Fisascat Cisl Calabria, Fortunato Lo Papa – sono i salari troppo bassi e la facilità, se non l’abuso vero e proprio, con il quale si ricorre a contratti precari e non stabili o di tipo tradizionale».

A sostegno della tesi della sigla ci sono i numeri raccolti dal rapporto FragilItalia elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos ed estratti da un lavoro di interviste e raccolta dati. Stipendi inferiori ad una soglia adeguata sono denunciati dal 65% degli intervistati.

Numeri corposi che spiegano le difficoltà all’incrocio di offerta e domanda e che vengono confermati a loro volta dallo Svimez. Non solo sono aumentati coloro che versano in condizioni di povertà nonostante lavorino, ma in Calabria la loro percentuale raddoppia quella del centro-nord e si verificano differenze di retribuzione anche del 75 per cento.

«Una fotografia devastante e paradossale! Ora che le aziende si stanno rimettendo in piedi, bisogna puntare al futuro con consapevolezza e prospettiva – afferma Lo Papa -. Strategica è, ad esempio, la formazione, volta a creare lavoratori con più competenze e qualità nell’azienda».

«Ma è anche il momento di investire sui giovani, di creare economia e circoli virtuosi. Un altro elemento di contrasto – ha aggiunto il sindacalista – è il ricorso alla bilateralità in grado di contribuire alla creazione e al consolidamento dell’occupazione secondo criteri di professionalità e qualità, regolarità nei rapporti di lavoro, partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori».

«Riallineare domanda e offerta è possibile ma serve – conclude Lo Papa – impegno, lungimiranza e tutela. La Fisascat Cisl, come sempre, farà la sua parte in questo processo certa che ci siano le condizioni per fare ripartire il motore economico del Paese». (rcz)

Fenealuil Calabria: Servono formazione e collaborazione istituzionale per fermare le morti sul lavoro

Maria Elena Senese, segretario generale di Fenealuil Calabria, ha ribadito la necessità e il bisogno di formazione e collaborazione per fermare la strage sui luoghi di lavoro.

La segretaria, infatti, si è rivolta agli imprenditori chiedendo di  «utilizzare lo strumento delle visite tecniche di cantiere da parte dei nostri Enti bilaterali, in quanto trattasi di sopralluoghi preventivi mirati a verificare il rispetto delle misure di sicurezza con lo scopo di individuare e segnalare eventuali irregolarità e fornire alle imprese ed ai responsabili della sicurezza in cantiere le opportune indicazioni volte ad eliminare o ridurre i rischi rilevati». 

«Pertanto tale attività – ha aggiunto – svolta dai nostri Enti di formazione e sicurezza, può solo contribuire a migliorare l’ambiente di lavoro attraverso una consulenza continuativa e gratuita per la sicurezza e l’igiene sul lavoro, per tutta la durata del cantiere. Tant’è che le osservazioni, rilevate dai tecnici dell’Ente Edile, vengono fornite all’impresa per poter sistemare eventuali incongruenze con l’obiettivo di poter continuare a lavorare in totale sicurezza evitando pericolosi infortuni sul lavoro».

«Alla politica – ha proseguito – chiediamo di non fermarsi nell’opera di potenziamento degli ispettorati del lavoro, che ancora oggi sono costretti a fare i conti con una pianta organica notevolmente sottodimensionata rispetto alle necessità del settore, e di sostenere la nostra proposta di prevedere un ispettore dedicato al settore edile per ogni provincia della Calabria che sia di sostegno e stimolo alla necessaria azione di controllo che deve essere portata a compimento diuturnamente».

«Ed infine – conclude l’appello – chiediamo alla Regione, stante la disponibilità di somme considerevoli destinate alla formazione, di avviare bandi per la formazione professionale e per i servizi al lavoro». 

«Dunque – ha spiegato – gli strumenti per una corretta formazione professionale ci sono, basterebbe che chi gestisce la cosa pubblica decidesse di sostenere finanziariamente queste esperienze professionali e, così facendo, compartecipare ai costi della formazione e creare un nuovo bacino di operai altamente professionalizzati per riscrivere il presente ed il futuro di un settore, quello edile, che da sempre è stato motore dell’economia». 

«Non può esserci – ha concluso – una vera ripresa senza una decisa inversione di rotta degli incidenti sul lavoro. La collaborazione fra tutti gli attori coinvolti è essenziale se si vuole porre fine a questa tragedia quotidiana». (rcz)

Dalla Regione 11 milioni per i lavoratori svantaggiati

Sono 11 milioni di euro la somma stanziata dalla Regione in favore lavoratori svantaggiati «che vogliono fare impresa, attraverso lo strumento del microcredito, le cui regole di funzionamento sono definite in un bando appena pubblicato e che prevede nei prossimi giorni l’apertura dei termini per la partecipazione».

Lo ha reso noto la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, spiegando in anteprime la misura a dare ossigeno, muovere l’economia e dare nuove opportunità.

La grande novità di fatto segna l’incoraggiamento concreto che vuole dare la Giunta Occhiuto tramite FinCalabra a tutti quei lavoratori svantaggiati che hanno voglia di rimettersi in gioco e avviare nuove iniziative imprenditoriali. Come? Attraverso il sostegno agli investimenti per la creazione di imprese.

Il bando, infatti, è finalizzato alla concessione di un sostegno sotto tre diverse forme: prestito a tasso agevolato; supporto tecnico fornito da FinCalabra (accompagnamento e tutoraggio); sovvenzione a fondo perduto.

Il tasso d’interesse è pari a zero. L’importo massimo del prestito è pari a 40.000euro; l’importo del supporto tecnico (accompagnamento e tutoraggio) è pari a 6 mila euro; l’importo della sovvenzione a fondo perduto è nella misura massima del 25% delle spese ammissibili sotto forma di finanziamento.

La durata del finanziamento è 6 anni, con rimborso a rate con decorrenza 1 anno dalla data di erogazione. E non è necessaria alcuna garanzia. Gli investimenti agevolabili sono i costi d’investimento (opere murarie, macchinari, impianti ed attrezzature nuovi di fabbrica, investimenti immateriali, l’imposta di registro, spese per contabilità o audit, consulenze legali, parcelle notarili e spese relative a perizie tecniche o finanziarie; le spese afferenti all’apertura di uno conto bancario dedicato) e le spese ammissibili al sostegno finanziario sotto forma di sovvenzione (utenze; materie prime; costi di locazione; costi di consulenza; spese per risorse umane inerenti ad oneri e retribuzioni).

Libero sfogo alla fantasia per i progetti da presentare. Si possono prendere in considerazione tutti i settori, tranne: pesca, acquacoltura, agricoltura, produzione e commercio di tabacchi e alcolici, fabbricazione e commercio di armi e munizioni, sale da gioco, ricerca e sviluppo.

Il bando sarà pubblico dal 20 aprile, giorno in cui sarà attivato lo sportello per la presentazione delle domande, che sarà aperto fino al 31 dicembre 2022.

«Avvisiamo tutti gli interessati che, trattandosi di domande a sportello, bisognerà affrettarsi ad avanzare i progetti, perché l’ordine di presentazione delle domande sarà un elemento basilare per la concessione delle risorse (fino ad esaurimento fondi). Ci aspettiamo migliaia di idee originali – ha sostenuto la vicepresidente Giusi Princi – incoraggiando le propensioni e le attitudini dei calabresi. Stiamo dando una grande opportunità e sono certa che sarà colta appieno. Questo bando sarà un successo per l’economia di tutta la Calabria!». (rcz)

UNIVERSITÀ: CONTRO IL CALO DI ISCRIZIONI
CAMBIARE SCENARIO FORMAZIONE-LAVORO

di NICOLA IRTO – I dati sulle immatricolazioni universitarie elaborati dall’Osservatorio Talents Venture sulle statistiche ministeriali e pubblicate da Il Sole 24 Ore segnano una perdita del 5,2% di iscrizioni rispetto all’anno precedente su scala nazionale. Dentro il quadro nazionale, la Calabria si mantiene stabile con l’Unical tra gli atenei fino a 10.000 immatricolati e cresce con la Magna Graecia (+10%) e la Mediterranea (+9%) tra gli atenei fino a 2.500 studenti.

Come poteva facilmente essere previsto, il lieve aumento delle immatricolazioni nelle Università italiane era stato solo frutto della pandemia e dei lockdown che avevano provocato la brusca interruzione di molti rapporti di lavoro e reso possibile anche la frequenza on-line. Adesso che si avvicina la fine dello stato di emergenza, i dati sulla crescita degli Atenei italiani tornano in linea con la fase pre-pandemica e, anzi, riprendono a diminuire, interrogando in maniera forte il Paese e la sua classe dirigente.

I dati nazionali preoccupano e confermano lo stato di crisi dell’Università italiana sulla quale non si è intervenuti con l’indispensabile attività di riforma che dovrebbe svecchiare i piani di studio e rendere finalmente efficace il canale di contatto tra il mondo universitario e quello del lavoro. In una fase come questa, in cui tra mille difficoltà si sta provando ad uscire dalla crisi economica scatenata dalla pandemia e rafforzata dalla crisi internazionale in Ucraina, servirebbe come non mai un tessuto universitario forte, appetibile, in grado di fornire competenze adeguate ai tempi e figure professionali da spendere immediatamente sul mercato del lavoro.

Servirebbero Atenei moderni e strutturati che la politica dovrebbe coinvolgere nei processi decisionali generali attraverso un confronto continuo che negli ultimi decenni è venuto sempre di più a mancare, indebolendo anche l’efficacia stessa dell’attività del legislatore.

In Calabria la situazione richiede attenzione sebbene vadano sottolineati gli sforzi delle Università regionali che riescono a mantenere un trend di tenuta e sviluppo, in un clima generale di forte perdita. Questo testimonia la bontà delle offerte formative e della capacità dei nostri Atenei di riuscire ad intercettare anche studenti da fuori Regione. I numeri complessivi, però, non sono soddisfacenti e soprattutto non lo sono i dati occupazionali relativi al dopo laurea. I nostri giovani, seppure formati in Calabria, sono spesso costretti ad emigrare per trovare occupazione. Ed allora pare evidente che, partendo dalla tenuta delle nostre Università, si debba fare ogni sforzo possibile per rafforzare il sistema complessivo e renderlo in grado di formare i giovani ancora meglio, con un’attenzione crescente alle nuove tecnologie, all’informatica, alla medicina, e soprattutto attraverso la creazione di sbocchi occupazionali in loco.

Non è più rinviabile, dunque, una discussione, ampia e aperta a tutti gli attori del comparto per avviare una riforma del sistema universitario che coinvolga anche i rappresentanti degli stessi Atenei per creare collegamenti stabili tra Istituzioni, Università e mondo del lavoro. L’obiettivo deve essere quello di rendere l’offerta accademica coerente con l’idea di sviluppo di questa terra». (ni)

[Nicola Irto è segretario regionale del Partito Democratico]

Ministero per il Sud: nel 2021 decontribuzione Sud per 2,6 milioni di lavoratori

Sono 368.307 i datori di lavoro nel Meridione che, nel 2021, hanno utilizzato la decontribuzione del 30% per 2.649.783 rapporti lavorativi. È quanto è emerso dai dati forniti dall’Inps agli uffici del ministro per il Sud e la Coesione territoriale.

Solo nei mesi compresi tra gennaio e novembre 2021, l’agevolazione è servita a promuovere 1.121.414 assunzioni e 86.108 trasformazioni, per un totale di oltre 1,2 milioni di nuovi contratti di lavoro.

Il settore che nei primi 11 mesi del 2021 più ha beneficiato della decontribuzione è quello del commercio con oltre 495mila nuovi rapporti di lavoro, seguito da attività professionali e amministrative (oltre 190mila nuovi contratti), costruzioni (più di 178mila) e attività manifatturiere (oltre 152mila).

In totale, da quando è entrata in vigore nell’ottobre 2020 fino al dicembre 2021, l’agevolazione ha consentito alle imprese di risparmiare 3,8 miliardi di euro, in buona parte finanziati dal programma europeo React-EU.

La decontribuzione è stata finora confermata fino al 30 giugno 2022, in linea con la proroga stabilita dalla Commissione europea del Quadro temporaneo degli aiuti di Stato. L’intenzione del governo rimane comunque quella di rendere stabile l’intervento nel medio periodo, così da farlo diventare un sostegno strutturale al rilancio dell’occupazione nel Mezzogiorno, in particolare quella giovanile e femminile. Per questo motivo, è avviato un confronto con la Commissione per individuare una base giuridica differente, che possa consentire di prolungare la decontribuzione anche oltre la scadenza del Quadro temporaneo.

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha ricordato che «la Decontribuzione Sud rappresenta una delle misure più rilevanti messe in campo dal Governo per sostenere l’occupazione nel Mezzogiorno, tramite un abbattimento del costo del lavoro pari al 30 per cento dei contributi dovuti. Oggi, rispondendo a una interpellanza in Aula alla Camera, ho sottolineato che la misura ha dato risultati estremamente positivi in termini di stabilità occupazionale e sostegno al tessuto produttivo».

«Secondo quanto reso noto dall’INPS – ha detto – dal 2021 l’esonero contributivo ha trovato applicazione in 2.649.782 rapporti di lavoro, per complessivi 368.307 datori di lavoro. Solo nel 2021, e in particolare nel periodo da gennaio a novembre, i rapporti di lavoro incentivati si sono attestati complessivamente a 1.207.522, di cui 1.121.414 assunzioni e 86.108 trasformazioni. Le assunzioni hanno interessato essenzialmente i seguenti settori: commercio (41 per cento), attività professionali e amministrative (circa 16 per cento), costruzioni (circa 15 per cento) e attività manifatturiere (circa 13 per cento). Si tratta di numeri significativi, che confermano l’efficacia della misura volta a contenere gli effetti negativi sull’occupazione dovuti alla crisi economica in quelle aree più fragili del Paese già caratterizzate da situazioni di disagio socio-economico».
«Anche in ragione del perdurare degli effetti della crisi pandemica – ha concluso – la Commissione europea ha esteso, in parallelo con la proroga del Quadro temporaneo degli aiuti di Stato – Temporary Framework, la Decontribuzione al 30 giugno 2022. Un traguardo importante, che il Ministero per il Sud intende rafforzare avviando un confronto con la Commissione europea finalizzato a rendere stabile l’intervento nel medio periodo, anche individuando un’altra base giuridica, e farlo diventare un sostegno strutturale al rilancio dell’occupazione nel Mezzogiorno, in particolare di quella giovanile e femminile». (rrm)

DONNE, IMPRESE E LA DISPARITÀ DI GENERE
CALABRIA: PAGHE PIÙ BASSE, MENO DIRITTI

di MARIA CRISTINA GULLÍ – Il lavoro in Calabria è donna, ma persistono le disparità e, nonostante facciano «meglio degli uomini sul fronte istruzione e formazione», le donne «scontano gap rilevanti a loro sfavore sul fronte lavoro, conciliazione e benessere soggettivo». È quanto è emerso dal rapporto dell’Osservatorio Mpi di Confartigianato Imprese Calabria, realizzato in occasione dell’8 marzo.

Una storia, quella rilevata dall’Osservatorio, che è tristemente conosciuta e che conferma come «la platea femminile sconta condizioni peggiori degli uomini in tutti gli ambiti del lavoro e conciliazione, con quote superiore a quelle dei colleghi maschi di 14,5 punti per il tasso di mancata partecipazione al lavoro, di 3,9 punti per dipendenti con bassa paga e di10,3 punti per part time involontario».

«Tutto ciò – si legge – comporta una disparità uomo donna anche sul fronte della soddisfazione per il proprio tempo libero: le donne che esprimono livelli elevati di soddisfazione sono il 66,2% quota inferiore di 2,1 punti rispetto a quella rilevata per gli uomini. Persiste inoltre una disparità del 31,8% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini. Si osservano tassi di occupazione femminili più elevati proprio nelle realtà in cui c’è una maggiore diffusione di bambini che frequentano gli asili nido e di donne che hanno titoli di studio elevati (laurea e post-laurea)».

Dati che, secondo Roberto Matragrano, presidente di Confartigianato, «ci permettono di illustrare  l’importanza e la centralità di alcune leve fondamentali per un contesto a ‘favore di donna’ come l’istruzione e la diffusione capillare sui territori di servizi di assistenza negli ambiti della conciliazione (come i servizi per l’infanzia, asili nido). Leve su cui poter e dover fare forza per incentivare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro».

D’altronde, in Calabria nel 2021 sono  5.828 le imprese registrate artigiane guidate da donne che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona, dei servizi di pulizia, della moda e delle attività di ristorazione. Il 13% delle imprese femminili che popolano la nostra regione operano nel comparto artigiano.

Un dato non indifferente, che fa comprendere quanto sia necessario realizzare delle politiche a misura e a favore di “donna”, soprattutto se di queste «oltre 5 mila imprese, nello specifico, 969 sono gestite da giovani donne (15,6% del totale imprese femminili giovanili e 16,6% del totale imprese femminili artigiane) e 454 sono gestite da imprenditrice straniera (11,6% del totale imprese femminili straniere e 7,8% del totale imprese femminili artigiane)».

Confrontando i numeri riferiti all’imprenditoria femminile artigiana del 2021 con quelli del 2019 (anno pre crisi) – tenendo conto che tra le imprese registrate viene conteggiata anche la platea nascosta di imprese cessate, che in attesa di ristori, non hanno ancora chiuso – si nota una difficoltà maggiore nel recuperare i numeri pre Covid-19 per la platea di giovani donne e per quelle che operano nel settore della manifattura.

«Difatti – si legge nel report – la quota di donne calabresi con almeno un diploma si attesta al 54,5% superando di 0,8 punti quella rilevata per gli uomini, quella di donne laureate si attesta al 27,8% superando di 14 punti quella rilevata per gli uomini, quella di donne che hanno effettuato il passaggio all’università si attesta al 57,9% superando di 15,8 punti quella rilevata per gli uomini, mentre quella di donne che partecipano alla formazione continua si attesta al 5,5% eguagliando il valore rilevato per gli uomini. C’è, però, un ambito dell’istruzione in cui le donne scontano un gap a loro sfavore rispetto agli uomini, quello del digitale: per quota di donne con competenze digitali elevate (per le donne si registra una quota del 12,3% inferiore di 8,9 punti a quella degli uomini) e per quota di laureate in discipline Stem (per le donne si rileva una quota del 13,3% inferiore 2,1 punti quella degli uomini)». (rrm)

CALABRIA, DONNE IMPEGNATE NEL LAVORO
LA PRECARIETÀ A SCAPITO DELLA FAMIGLIA

di SIMONA CARACCIOLO – È errore comune credere che quando le donne occuperanno finalmente posti di vertice il sessismo sarà sconfitto. Le esperienze di vita, soprattutto in settori prettamente maschilisti, insegnano che solo quando smetteremo di pensare che essere maschio o femmina siano parametri di giudizio, sul podio o altrove, sarà stato seriamente il tempo della rivoluzione. 

Uno spaccato indicativo sulla realtà della situazione dell’occupazione femminile in Calabria può essere rappresentato dai risultati dell’indagine su La lavoratrice ai tempi del Covid-19, ideata e realizzata dal Coordinamento Donne Cisl Calabria. Il Segretario generale in un suo intervento riporta come «tale ricerca sul campo ha scelto di compiere un importante esercizio di ascolto delle donne impegnate nel mondo del lavoro, in una fase drammatica della nostra vita personale e sociale». Ne è emerso un quadro significativo sia della situazione lavorativa e reddituale, sia dei servizi di welfare e conciliazione famiglia-lavoro». Risultano le donne essere «la categoria più colpita dalla precarietà e dalla discontinuità nel lavoro.

Una sana critica stana nodi culturali che impediscono a donne e uomini di realizzare se stessi, di autodeterminarsi. Il femminismo non deve distruggere ma costruire facendo sentire la propria voce in ufficio come in famiglia; esso deve trattare i diritti in modo inclusivo, intersezionale, aperto, senza farci dimenticare i nostri doveri, primo fra tutti la libertà di essere se stessi. 

Tra le azioni culturali che mirano a valorizzare le politiche di genere c’è la sensibilizzazione al riconoscere, reagire, affrontare e superare la lotta alla violenza basata sul genere, comprese le prassi nocive dettate da consuetudini o tradizioni, col fine del rispetto della dignità e dell’integrità delle donne. 

Per intervenire e cambiare il sistema il femminismo deve entrare nel dibattito pubblico, politico, filosofico con la dignità che gli compete, con un occhio al passato ed uno al futuro. 

L’anno appena trascorso si conclude con un dato positivo: l’occupazione femminile sale al 50,5%: la quota più alta di sempre. Il rialzo a dicembre 2021, come fa sapere l’Istat, è di 54mila occupate rispetto al mese prima e di 377mila occupate in più rispetto al 2020, ma molto ancora dobbiamo fare. 

Per rafforzare i servizi dedicati alle donne vittime di violenza bisogna favorire l’empowerment sociale ed economico delle donne attraverso il potenziamento delle competenze e l’emancipazione economica. 

Empowerment è, per definizione, la conquista della consapevolezza di sé e l’acquisizione del controllo sulle proprie scelte e azioni, sia nell’ambito delle relazioni interpersonali, sia nell’ambito della vita politica e sociale. Si tratta di un processo di crescita interiore basato sulla fiducia in se stessi, sull’auto efficacia e l’auto determinazione: sentirsi capaci di far emergere il proprio potenziale. 

Guardiamo al concetto di empowerment femminile non solo come frasi di circostanza su una generica “forza delle donne”. Questo è un principio che le stesse Nazioni Unite indicano come fondamentale per lo sviluppo della società, perché va di pari passo con l’uguaglianza di genere, che assicura un futuro migliore per tutti. L’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di donne e ragazze è, nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il quinto punto di 17 per uno sviluppo sostenibile. Istituzioni e leader devono impegnarsi pubblicamente a promuovere l’empowerment femminile e l’uguaglianza di genere attraverso: 

  • l’implementazione dello sviluppo imprenditoriale della catena di fornitura e delle pratiche commerciali che promuovono l’autonomia delle donne; 
  • assicurare salute, sicurezza e benessere dei lavoratori, a prescindere dal genere. 

Attraverso le Istituzioni bisogna attivare la promozione dell’equità con iniziative per le comunità ed attraverso la cosiddetta advocacy. Misurare e riportare i progressi nel raggiungimento della parità di genere, si può e si deve fare, attraverso gli Osservatori sul lavoro femminile, sulla violenza di genere, sulle pari opportunità, ecc. 

Tanti sono i percorsi che ci permettono di crescere come persone: studiare e formarci, fare esperienze variegate nel lavoro, instaurare relazioni significative, fare terapia psicologica. Dobbiamo allenare l’insieme delle capacità relazionali, comunicative e cognitive della persona che ci permettono di acquisire e potenziare competenze individuali. Senza ombra di dubbio alcuno studiare per accrescere le proprie competenze è sempre la scelta giusta e la base per poter cercare lavori inerenti i propri studi e le proprie passioni, ma anche lavori in ambito creativo o in ambito sociale. 

Molti studi evidenziano che quasi una donna su quattro è stata vittima di una relazione violenta, le cui cause sono da ricercare nella povertà, dipendenza economica e disuguaglianza di genere. 

La violenza di genere viene come di consueto identificata con la violenza fisica, ma la violenza contro le donne non riguarda unicamente lo stupro consumato. Quello è un reato gravissimo, ma non è l’unica forma di violenza contro le donne: vessazioni psicologiche, ricatti economici, minacce. È “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne. 

Molte donne, dopo la Laurea, lasciano il lavoro per occuparsi dei figli, in modo che il compagno possa fare carriera: è una scelta, un patto tra coniugi, in cui una persona è funzionale all’altra. Nulla di male, se funziona, e se rende felici. Il problema nasce quando non ci si ama più: in quel caso cosa potrà fare una donna senza alcuna esperienza lavorativa? Quando amiamo abbiamo cieca fiducia nell’altro, e di norma questa fede è anche ben riposta. Ma come donne, non abbiamo il diritto di pensare anche al futuro? D’un colpo la scelta apparentemente condivisa di dedicarsi in maniera esclusiva “solo” alla famiglia per consentire a chi “porta i pantaloni” in casa di dare sfogo, giustamente, alla propria realizzazione professionale, potrebbe apparire sotto altra luce. Si ha allora l’impressione che l’altra persona non voglia o non sia in grado di darci il rispetto che meritiamo e molto probabile che ci sia un abuso. 

L’abuso emotivo è un comportamento sgradevole che mette fortemente a disagio chi lo subisce. Solitamente l’abuso emotivo viene ripetuto in un arco di tempo, in cui una persona o un gruppo di persone si riferiscono in maniera ingiusta a qualcuno. Può essere anche un singolo evento traumatico rimasto irrisolto. Per certi versi, l’abuso emotivo è la forma più comune di abuso, più difficile da individuare e più facile da negare. Ma, proprio come l’ abuso fisico e sessuale hanno indicatori che segnano la loro presenza, anche l’abuso emotivo, essendo un attacco sistematico al proprio senso di sé, ha dei tratti comuni. Può variare in gradi di gravità, intensità e dannosità, poiché è incredibilmente distruttivo del senso di sé. Dovremmo ricordare sempre che l’amore non cura ogni ferita, non possiamo veramente salvare nessuno, ma solo amarlo, ma amare qualcuno più di se stesso, non è sano. 

Se ne può parlare, se ne deve parlare per fare prevenzioni ma soprattutto per poter intervenire, per poter costruire un’alternativa, per poter creare una rete di aiuto, per curarsi e tutelarsi. Tutto parte dalla consapevolezza di se stessi e dall’autostima che ognuno di noi coltiva nel giardino interiore del proprio vissuto. Lì dove risiedono dei traumi familiari, relazionali, vi è più facilità che il nostro se si dimostri fragile ed empatico, a discapito della realizzazione completa che una donna può nutrire come bisogno e che invece lascia sepolta sotto la capacità estrema di comprendere l’altro mettendo da parte se stessa. Non è questa però l’occasione di concentrarsi sul disturbo della dipendenza affettiva, ma l’abuso emotivo da la possibilità di menzionare un’azione comune che avviene ed è riconosciuta da tantissimi studi di psicologia quale attività di grande trauma relazionale. 

Bisogna insegnare alle ragazze e alle donne a uscire dall’isolamento, che è uno dei principali meccanismi di mantenimento e perpetuazione della violenza. Bisogna rompere il segreto e parlarne, parlarne, parlarne, con le famiglie, con le amiche, con i colleghi di lavoro, con gli specialisti del pronto soccorso e dei centri antiviolenza. È necessario investire sula dignità lavorativa ed economica delle donne anche per combatte la violenza economica, più silenziosa delle altre ma uno dei primi motivi che non consente a chi è abusata di poter anche solo ipotizzare l’interruzione della forma di violenza che finalmente riconosce. (sc)