di STEFANO CIAFANI – Presidente Occhiuto, Le scriviamo questa lettera aperta per porre alla sua attenzione una vicenda molto rilevante, sotto il profilo ambientale, per il futuro della nostra regione.
Per come è a sua conoscenza è stata predisposta, a firma dei consiglieri regionali Montuoro e Caputo, la proposta di Legge n. 117/XII dal titolo “Norme in materia di aree protette e sistema regionale della biodiversità”. Un testo normativo che avrebbe dovuto essere innovativo e colmare i limiti della mancata applicazione della legge regionale vigente in materia, n. 10/2003, adeguandosi alle indicazioni della U.E. in una fase storica che vede il nostro Paese impegnato nella difficile lotta per frenare la perdita di biodiversità indotta dalla crisi climatica in corso.
Il 6 dicembre 2022, giornata oltretutto coincidente con il 31° anniversario della legge quadro sulle aree protette n. 394 del 1991, Legambiente, unitamente ad altre associazioni ambientaliste, è stata convocata in audizione dalla IV Commissione Ambiente e Territorio della Regione Calabria e, in tale sede, abbiamo già manifestato le nostre serie perplessità sulla proposta di Legge n. 117/XII rilevandone le numerose carenze e discrasie.
Successivamente, nell’interesse della collettività e nell’intento di contribuire a migliorare il testo normativo proposto, abbiamo presentato, inviandoli via pec in data 15.02.2023, circa un mese e mezzo prima della scadenza dei relativi termini, una serie articolata e ragionata di emendamenti al testo ribadendo le perplessità già espresse in sede di audizione sulla proposta di Legge n. 117/XII. Attraverso i nostri emendamenti proposti, che alleghiamo alla presente nota, abbiamo inteso porre rimedio alle rilevate lacune ed incongruenze presenti nel testo, sia nella strategia generale che negli
obiettivi specifici, per rendere più efficaci le norme sulle aree protette e per garantire una adeguata tutela della biodiversità.
Legambiente ha ribadito come la PdL 117/XII non chiarisce come la Calabria intenda perseguire gli obiettivi sulla biodiversità al 2030, poiché non traccia una adeguata road map per raggiungere il target di tutelare almeno il 30% del territorio e del mare e di questo almeno il 10% rigidamente protetto.
Inoltre il testo, a differenza di quanto consente la legge quadro sulle aree protette n. 394/91, cancella il ruolo dei cittadini, dei comitati e delle associazioni dai percorsi previsti per istituire nuove aree protette. Abbiamo evidenziato come la proposta sia velleitaria, poiché non mette a disposizione fondi in un apposito capitolo di bilancio per le aree protette e, invece, propone l’utilizzo in maniera retorica dei fondi europei che, come sappiamo, non possono essere utilizzati per la gestione ordinaria ma per finanziare progetti nelle aree protette.
Tra i tanti altri elementi di criticità evidenziati, la nuova legge omette di valutare l’efficacia e/o la corretta applicazione della precedente norma, la legge regionale n. 10/2003, di cui non si sono valutati i limiti applicativi, non vengono analizzati i mancati risultati e verificata l’applicazione per giudicarne i limiti e le positività.
Nulla si dice, ad esempio, della gestione del Parco regionale delle Serre perennemente commissariato e privo di personale, pianta organica e di risorse finanziarie adeguate. Né si affronta il problema dei 5 Parchi marini istituiti nel 2013 in contrasto con la normativa nazionale, e per questo non inseriti dal Ministero nell’Elenco ufficiale delle aree protette previsto dalla legge 394/91 (EUAP),
poiché la competenza sul mare è statale e le Regioni possono istituire aree a tutela del mare previo intesa.
La nuova norma, a nostro avviso, non rappresenta un passo in avanti sulla disciplina regionale per le aree protette già prevista dalla legge n. 10/2003 e non appare adeguata a potenziare il sistema regionale delle aree protette non prevedendo nemmeno nessuna strategia di integrazione con le aree protette nazionali istituite in Calabria.
Evidente, invece, appare nel testo di legge in oggetto, l’obiettivo indiretto, senza che sussista alcuna motivazione di merito, di mettere in discussione l’attuale gestione della Riserva naturale regionale Valli Cupe, attualmente affidata a Legambiente Calabria prevedendo, in particolare all’articolo 80, una norma che, ponendo parametri temporali ingiustificati (10 anni) sembra scritta ad hoc contro la nostra associazione. Soprattutto se si considera che la Riserva regionale Valli Cupe è l’unica area protetta istituita grazie alla legge n. 10/2003 e che le altre Riserve precedentemente affidate a un’associazione (Foce Crati e Lago di Tarsia) risalgono al 1990. Senza considerare l’evidente paradosso delle nuove aree protette recentemente istituite con legge regionale e nelle previsioni affidate ad associazioni .
Poiché la previsione dell’articolo 80 ci appare arbitraria, ingiustificata e discriminatoria Legambiente intende contestarla in ogni modo.
Difatti, la gestione della Riserva naturale regionale Valli Cupe da parte nostra, per come appare evidente ad ogni osservatore imparziale, è sempre stata improntata alla massima trasparenza ed efficacia gestionale attraverso l’adozione di modalità gestionali rispettose del territorio e della collettività, poste in essere in stretta interazione e sinergia con tutte le amministrazioni locali.
Legambiente, nel corso di questi anni caratterizzati oltretutto dalle grandi difficoltà derivanti dalla crisi pandemica, ha sempre gestito la Riserva con grande rigore e con diligenza, senza che gli uffici della Regione Calabria muovessero alcuna osservazione, lavorando con cura e in sinergia con le amministrazioni, ottenendo la collaborazione con le associazioni e gli stakeholder locali nell’ interesse della tutela e la valorizzazione delle risorse naturali della Riserva e dell’intero territorio dei comuni interessati.
La Riserva naturale regionale Valli Cupe, attraverso il nostro apporto in quanto associazione ambientalista nota e consolidata in tutto il Paese con una esperienza di 40 anni nella gestione delle aree protette, ha continuato ad acquisire un indubbio valore aggiunto che rischia di essere vanificato dalla volontà politica di togliere a Legambiente la gestione della Riserva, per non meglio identificati motivi, creando una ingiustificata contrapposizione tra le comunità interessate e il soggetto gestore incaricato dalla Regione Calabria.
Con la presentazione degli emendamenti proposti, Legambiente Calabria ha inteso, quindi, contribuire a migliorare il testo normativo in oggetto, collegandolo alla Rete ecologica regionale ed alla strategia per gli appennini ed intendendo offrire alle associazioni ed ai comitati la possibilità di proporre l’istituzione di nuove aree protette, di inserire i Monumenti naturali ed i parchi urbani tra le tipologie di aree protette regionali indicando anche una prima lista di aree di reperimento da istituire entro il 2030.
Mediante gli emendamenti in oggetto sono stati, ancora, previsti strumenti come il Piano triennale per le aree protette, l’Osservatorio regionale per la biodiversità, il Comitato tecnico scientifico e la consulta del parco per migliorare la programmazione e la partecipazione dei cittadini alla gestione delle aree protette. Abbiamo, ancora, proposto la revisione delle norme per la definizione, approvazione e gestione del Piano per il parco, del Regolamento e dello Statuto. Insomma, non ci siamo limitati a criticare la proposta normativa, ma abbiamo suggerito importanti modifiche per migliorarne il relativo testo.
In data 05 aprile 2023 la IV Commissione Ambiente e Territorio della Regione Calabria ha approvato il testo normativo in oggetto, paradossalmente senza compiere alcun esame o valutazione sui 33 motivati emendamenti presentati da Legambiente Calabria. Il relativo testo ancora non è neppure stato pubblicato sul sito della Regione Calabria.
L’iter normativo de quo sta quindi procedendo nonostante tali circostanze rappresentino un chiaro vulnus per Legambiente e, a nostro avviso, per la collettività calabrese vista la carenza di democraticità e trasparenza evidente dalla mancanza di un esame approfondito degli emendamenti in oggetto.
Legambiente si vede quindi costretta a ribadire il proprio complessivo giudizio negativo sulla norma che, inadeguata nella formulazione, non ha inteso non solo recepire ma a monte addirittura neppure esaminare gli emendamenti migliorativi proposti con l’unico obiettivo di rendere più efficaci le norme per le aree protette.
Ci rivolgiamo, quindi, a Lei, quale presidente della Regione Calabria, confidando nella sua attenzione affinché eviti che siano mere dinamiche politiche che fuoriescono dall’alveo della tutela dell’ambiente e della biodiversità, o incomprensibile acrimonia verso la nostra associazione, a comportare l’approvazione del testo normativo in oggetto senza una valutazione delle lacune ed incongruenze ivi contenute e da noi evidenziate.
Confidiamo, quindi, che nell’interesse collettivo, la proposta di Legge n. 117/XII dal titolo “Norme in materia di aree protette e sistema regionale della biodiversità” venga rivista e non avallata dalla Regione Calabria. (sc)
[Stefano Ciafani è presidente nazionale di Legambiente]