BAGGIANATE, BANALITÀ E ALLARMI SENZA FONDAMENTO: SI ACCENDE SEMPRE DI PIÙ LA POLEMICA SULLO STRETTO;
Il rendering del Ponte sullo Stretto

«NON FATE IL PONTE DISTURBA GLI UCCELLI»
L’INSENSATEZZA DI CHI SI SCHIERA CONTRO

di SANTO STRATI – Tra le tante insensatezze di chi si schiera contro la realizzazione del Ponte “dello” Stretto ce n’è una, in particolare che merita attenzione: «Non fate il Ponte, disturba la migrazione degli uccelli», hanno detto qualche giorno fa dalle Ong ambientaliste. E sì, proteggiamo i pesci a cui – secondo qualche biologo marino – l’ombra del ponte darebbe fastidio e non trascuriamo la fauna avicola che sarebbe costretta a cambiare rotta per attraversare lo Stretto.

Ci sembrano due “ostacoli” che se non fosse che sono stati esposti con serietà (pur col rischio del ridicolo) indurrebbero a una grande risata. E invece nel cronoprogramma di quest’opera colossale vanno ad aggiungersi alle tante panzane di chi si schiera contro il Ponte e utilizza ogni argomento, dal più fantasioso al più futile per creare inutile confusione tra la gente.

In un Paese dove, ad ogni mondiale, tutti diventano commissari tecnici di calcio (ognuno ha la sua formula vincente, ma almeno è roba da bar sport), adesso è di moda discettare sul Ponte, sui rischi simici e geologici, sulla “infattibilità” dell’Opera, sui treni che “non potrebbero viaggiare su un ponte sospeso” fino alla “micidiale presenza costante” di venti che renderebbero inutilizzabile l’opera per buona parte dell’anno.

Se permettete il termine, questo rischia di diventare il “Ponte delle balle” prim’ancora che il prossimo luglio (così dice Salvini) si ponga la prima pietra: è incredibile la quantità di sparate senza senso (e soprattutto senza cognizione alcuna) a proposito della realizzabilità dell’Opera. E ci fa piacere che (come avevamo suggerito molti mesi fa) il Governo abbia pensato a investire qualche soldo (7 milioni in 7 anni) per la comunicazione. Sperando non per compiacere i media degli “amici” ed elargire corposi compensi a comunicatori professionali (che peraltro sarebbe soldi ben spesi) ma per sgomberare il campo dalle troppe falsità che stanno confondendo l’opinione pubblica.
È opportuna una decisa azione di informazione e comunicazione che spieghi nel dettaglio agli italiani e non solo quali sono i vantaggi, le opportunità, ma anche i rischi del non fare l’opera.

Con numeri, dati di fatto, elementi concreti elaborati da tecnici ed esperti di costruzione.
I nostri ingegneri sono tra i migliori al mondo e il progetto del 2011 che in tanti – senza capire un’ acca di realizzazioni ingegneristiche – continuano a ripetere sia “vecchio”, in realtà va semplicemente aggiornato perché in 12 anni le tecnologie hanno scoperto nuovi materiali e ci sono altre esperienze cui fare riferimento. Tant’è che in Turchia hanno preso il progetto del Ponte sullo Stretto del 2011 e ci hanno fatto nel 2022 il Çanakkale Bridge, un ponte sullo Stretto dei Dardanelli, lungo 2.023 metri (quello di Messina sarà di 3.660 metri).

Il Ponte della Battaglia di Gallipoli (questo il nome ufficiale dell’opera realizzata in Turchia in tempi brevissimi) ha superato di 32 metri quello che era il Ponte più lungo del mondo (nello Stretto di Akashi, in Giappone) e naturalmente dovrebbe essere superato, come lunghezza da quello che dovrebbe collegare Sicilia e Calabria. Permetteteci il condizionale, ma il Ponte di Salvini rimane a forte rischio di realizzabilità perché in questo Paese l’instabilità politica e i poteri forti spesso decidono sulla testa degli italiani.

Proviamo a pensare se non ci fosse stato l’insensato stop di Monti all’Opera sullo Stretto nel 2011, quando già a Cannitello si era realizzata la variante ferroviaria che serviva al Ponte: oggi, già da almeno quattro anni, avremmo avuto un’opera invidiata da tutto il mondo, frutto della creatività e del genio italico che avrebbe fatto da traino allo sviluppo del territorio calabro e siculo anche in termini infrastrutturali.
I “benaltristi”, ovvero quelli che sostengono che vengono “prima” altre esigenze infrastrutturali (strade, ferrovie, etc in Calabria e in Sicilia), continuano a ignorare che il Ponte non può fare a meno di poter contare su una rete ferroviaria e stradale adeguata, in grado di convogliare e gestire traffico tra la Sicilia e il Continente, ovvero l’Europa.

Inutile recitare geremiadi sull’Alta Velocità che non si farà mai (e ancora nessuno ha spiegato perché il tracciato proposto allunga di 50 minuti il percorso) e che invece diventa irrinunciabile in presenza del Ponte o della famigerata Statale 106 (la strada della morte) che dovrà necessariamente diventare una nuova autostrada per favorire la crescita di tutta l’area jonica. E a maggior ragione in funzione del Ponte. Ma i troppi saccenti che predicano a piè sospinto contro la realizzabilità del Ponte fanno il paio con i “benaltristi” si muovono – evidentemente – con finalità sconosciute e ignoti obiettivi di parte. Viene il sospetto che accanto all’ignoranza globale dimostrata nelle argomentazioni contro il Ponte, vi sia anche una regia occulta che remi contro per ragioni non soltanto squisitamente economiche.
Si pensi ai costi dell’insularità di questi 12 anni sprecati: la Sicilia spende 6 miliardi l’anno, se ne potevano costruire quattro di ponti… Ma, ancora oggi, questo tema viene regolarmente sottaciuto o messo in disparte.

E che dire della sinistra che dopo il ripensamento degli anni scorsi (quando il premier Conte rispolverò l’idea dell’attraversamento stabile) che vedeva persino una parte dei Cinque Stelle non più contraria, oggi ne sta facendo un cavallo di battaglia contro la destra che ha riproposto l’Opera. E, soprattutto, contro Salvini che si sta giocando il suo futuro politico proprio con il Ponte.

Volenti o nolenti, bisogna riconoscere al leader leghista una straordinaria determinazione a proposito del Ponte: ha preso in mano l’iniziativa e la sta “vendendo” come frutto del suo personale impegno nei confronti del Sud (che elettoralmente gli sta dando qualche dispiacere). È singolare che a volere il Ponte sia quel leghista che prima “detestava” i meridionali (le sue cadute di stile e gli insulti gratuiti sono reperibili su Internet), ma ben venga il fervore di Salvini e gli si intesti pure l’Opera, se riuscirà nell’intento.

Stranamente, la premier Meloni non si allarga più di tanto sul tema Ponte: lascia fare – prudentemente – alla Lega il lavoro “sporco”, ma risulta chiaro che l’attuale maggioranza ha i numeri per varare – finalmente – la più grande opera infrastrutturale del mondo, là dove gli omerici Scilla e Cariddi erano il terrore dei naviganti.

Secondo le (ottimistiche) previsioni a luglio dell’anno prossimo partono i lavori. Intanto si pensi alla formazione di muratori, carpentieri, elettricisti e manovali (ne serviranno in quantità industriale) che gli istituiti professionali potrebbero adeguatamente preparare, ma soprattutto non si perda l’opportunità di usare il gigantesco e qualificato bacino di tecnici e laureati di cui dispongono Calabria e Sicilia. Il Ponte è strumento di crescita dei territori interessati e offrirà occupazione e sviluppo a chi ci vive. Sono considerazioni che dovrebbero bastare a far smettere di parlare di uccelli e pesci e (inesistenti) danni ambientali e invece pensare alle occasioni di lavoro che si andranno a realizzare.

In buona sostanza, il Ponte non è solo la messa a terra di due piloni giganteschi e la costruzione di una campata unica mai vista fino ad ora in nessuna parte del mondo, bensì è una fonte inesauribile di opportunità per il territorio e tutto il Mezzogiorno, con la creazione (perché no?) di stabilimenti e fabbriche in grado di produrre e lavorare anche i materiali che serviranno nonché l’information technology necessaria per il progetto esecutivo e la sua realizzazione.

L’ideale sarebbe che su un progetto del genere che riguarda il Paese e non solo il Sud o le due regioni interessate, ci fosse una larga intesa parlamentare. L’opposizione faccia la sua parte ma in termini costruttivi e non palesemente politici. (s)