Torna “Puliamo il mondo” di Legambiente: Le tappe calabresi

Ha compiuto 30 anni Puliamo il mondo per un clima di pace, la campagna di volontariato per ripulire strade, aree verdi, spiagge e sponde dei fiumi dai rifiuti abbandonati di Legambiente.

L’iniziativa, infatti, ha animato tutta la Penisola lo scorso weekend, ad eccezione di alcune date in programma per tutto il mese di ottobre che, nello specifico, si terranno in Calabria: l’8 ottobre a Corigliano Rossano per pulire le aree dove sono collocate tre canali di acqua potabile; il 21 ottobre a Roseto Capo Spulico (Cs). Inoltre, altre date, su Tropea, Ricadi, Rombiolo, Nicotera, Isola Capo Rizzuto, sono ancora in via di definizione.

«Legambiente Calabria, grazie alla passione dei suoi soci volontari, prosegue nella propria azione di sensibilizzazione portando avanti un forte messaggio di rispetto e cura del territorio e dell’ambiente e lottando contro l’incuria ed il degrado – ha dichiarato Anna Parretta, presidente regionale dell’Associazione –. Dinnanzi alla crescente consapevolezza dell’importanza delle questioni ambientali è essenziale ed inderogabile che le Amministrazioni competenti diano risposte incisive, concrete e celeri».

«La Calabria ha, purtroppo – ha spiegato – ancora grandi problemi nella gestione del ciclo dei rifiuti che dovrà essere migliorata puntando su un deciso incremento non solo della raccolta differenziata in termini percentuali ma soprattutto in termini di qualità della raccolta, per raggiungere nel minor tempo possibile l’obiettivo europeo del 65% di riciclo netto di materiali e per evitare l’avvio di procedure di infrazione a livello comunitario».

«La priorità calabrese – ha proseguito – è quella di programmare e realizzare gli impianti necessari al recupero e riciclo delle frazioni di rifiuto più importanti e strategiche massimizzando il riciclo ed il riuso dei materiali e riducendo al minimo i materiali indifferenziabili. Si tratta di una strada obbligata per uscire, finalmente, da quella logica delle discariche e dei termovalorizzatori ancora così viva nella nostra Regione ma assolutamente contraria ai principi dell’economia circolare e dello sviluppo ecosostenibile».

Tra le iniziative di Puliamo il mondo, c’è anche l’indagine Park Litter, che denuncia il problema dei rifiuti abbandonati nei parchi urbani: sono 31.961 rifiuti raccolti e catalogati da 697 volontari di volontari di Legambiente nei 66 transetti eseguiti in 56 parchi urbani di 28 città, circa 5 rifiuti ogni metro quadrato monitorato.

A farla da padrone i mozziconi di sigarette che rappresentano il 42,2% dei rifiuti raccolti (13.483 su 31.961 totali), seguiti da tappi di bottiglia o di barattoli e linguette lattine (3.005 pezzi trovati pari al 9,4% del totale), pezzi non identificabili di carta (2.575, l’8,1%), pezzi non identificabili di plastica (1.838, il 5,8%), bottiglia di vetro e pezzi di bottiglie (1.710, il 5,4%), e sacchetti di patatine e dolciumi e caramelle (1.009, il 3,2%). Per quanto riguarda i DPI (dispositivo di protezione individuale), le mascherine sono state ritrovate in 25 dei 56 parchi monitorati (44,6% dei parchi) mentre i guanti in 7 dei 56 parchi (12,5% dei parchi).

La maggior parte dei rifiuti rinvenuti, oltre alla categoria dei rifiuti da fumo, sono riconducibili a quella dei prodotti “usa e getta” e quelle degli “imballaggi” che rappresentano rispettivamente il 21% (6.622 pezzi) e il 26% del totale (con 8.189 pezzi).

Al centro di Park Litter 2022 anche i cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti presenti in 62 dei 66 transetti monitorati: solo nel 24,2% dei casi (15 su 66 transetti) sono predisposti per la differenziazione dei rifiuti secondo materiali. La presenza di tombini e canali di scolo è stata rilevata in 45 dei 66 transetti monitorati (68,2%). Questo parametro è stato rilevato in quanto studi a livello mondiale hanno stabilito che uno dei principali vettori di rifiuti in ambiente marino sono proprio i canali e i corsi d’acqua spesso collegati con la rete fognaria urbana e la principale fonte dei rifiuti è la cattiva gestione di quelli di origine urbana.  (rcz)

Legambiente: No a Ponte sullo Stretto, ci sono altre priorità

Ponte sullo Stretto? Abbiamo altre priorità. È decisa la posizione assunta da Legambiente in merito all’infrastruttura, che è tornato a essere uno dei temi più dibattuti nel corso della campagna elettorale.

L’ultimo a parlarne, è stato il neo governatore della Sicilia, Renato Schifani, a cui gli ha fatto eco il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che ha parlato di «condizioni irripetibili per farlo».

«Puntuale è ripartita la retorica di questa grande opera – si legge in una nota – utile solo a buttare al vento altri soldi pubblici, dopo il miliardo di euro che, fino ad oggi, sono costati studi, consulenze e stipendi della società Stretto di Messina. Stavolta diciamo noi, le priorità dell’Italia sono davvero altre».

«Nelle regioni – viene spiegato – c’è urgente bisogno di riforme che garantiscono ai cittadini un servizio di trasporto di qualità e focalizzare gli investimenti sull’ammodernamento della rete infrastrutturale e in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola. Abbiamo bisogno di nuovo materiale rotabile per utilizzare al meglio la linea tirrenica e moderni traghetti Roll-on/Roll-off (Ro-Ro) lunghi 200 metri, che permettono di far entrare le Frecce senza scomporle, dimezzando i tempi di attraversamento. Servono investimenti importanti per l’elettrificazione delle linee al sud e il potenziamento di alcune direttrici che permetteranno di rendere più veloci e sicuri i viaggi. Per le merci quello che serve è garantire che le linee tirrenica, jonica e adriatica al sud possano essere utilizzate da treni lunghi 750 metri».

«Inoltre – continua l’Associazione – occorre riqualificare terminali passeggeri e stazioni (oggi in condizione di degrado), migliorare accessibilità e coincidenze con il trasporto pubblico ma anche con percorsi pedonali e ciclabili, rinnovare le navi in circolazione. Investimenti importanti che devono essere accompagnati da una strategia e un’autorità che coordini l’offerta dei diversi servizi per semplificare gli spostamenti e gli scambi tra treni, autobus locali e regionali e traghetti».

Legambiente, poi, parla di «tre grandi bugie»: la prima, ovvero che «si può ripartire dall’attuale progetto. «Il Governo Monti – ha spiegato Legambiente – sulla base di valutazioni tecniche ed economiche, dichiarò il fallimeno del progetto, dopo che il Generale Contractor Eurolink non era stato in grado di dimostrare la fattibilità e a risolvere i problemi tecnici, geologici e paesaggistici dell’opera».

La seconda «grande bugia»: Presto arriverà l’alta velocità da connette al ponte per rilanciare il Sud. Falso, per Legambiente: «È previsto – viene spiegato – un finanziamento con 10 miliardi di euro per una tratta che non sarà completata prima del 2030 (e per 5 e 10 minuti di risparmio). È evidente che non si possono aspettare 20 o 30 anni prima di avere un cambiamento nei collegamenti tra la Sicilia, la Calabria e Roma».

Terza «grande bugia»: Le risorse europee aiuteranno la realizzazione del Ponte: «Il ponte – ha ricordato Legambiente – non è previsto nel Recovery Plan e neanche nella programmazione europea 2021-2027, e non rientra nel programma Connecting Europe Facility, che fornisce assistenza finanziaria alle reti e alle infrastrutture transeuropee».

L’Associazione, infatti, ha ricordato cosa prevedere il Pnrr: 60 mln a Rete Ferroviaria Italiana Spa per l’acquisto di 3 nuove navi passeggeri per l’attraversamento dello Stretto; 20 milioni per le navi che traghetteranno i treni con alimentazione ibrida; per le flotte private sono disponibili 35 per rinnovare i mezzi; l’acquisto di 12 treni Frecciarossa da 4 vagoni ciascuno per i collegamenti di lunga distanza.

Le vere priorità per Legambiente

Abbandonare il progetto e rilanciare gli investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra Sicilia, Calabria e resto della Penisola. Portare le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma. Potenziare il trasporto via nave lungo lo Stretto con moderni traghetti Roll-on/Roll-off (Ro-Ro); rafforzare i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari.

«Non possiamo più aspettare – ha concluso Legambiente –. L’Italia deve attuare la transizione ecologica e deve farlo subito».

L’Associazione, infatti, ha lanciato una petizione per chiedere al nuovo Governo e Parlamento una «rievoluzione davvero verde».

IL FUTURO DELLA CALABRIA SARÀ “GREEN”
DA LEGAMBIENTE 100 IDEE PER LA SVOLTA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Il futuro della Calabria parte e passa dalla transizione ecologica. Per questo Legambiente ha presentato 100 proposte da sottoporre al nuovo Parlamento in cui sono inserite, riforme e interventi su un tema che è stato dimenticato nella campagna elettorale conclusasi da poco, ma che è stata quasi completamente ignorata.

«La Calabria, così come l’intero Paese – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria nel corso della conferenza svoltasi a Lamezia Terme –  ha bisogno di programmazione e di capacità di visione. I temi ambientali che sono strettamente connessi a quelli sociali ed economici, devono costituire la priorità della prossima legislatura».

«Cambiamenti climatici, crisi energetica e fonti rinnovabili, rigenerazione urbana ed efficientemente energetico, ciclo dei rifiuti, economia circolare come pilastro della transizione ecologica, mobilità sostenibile: sono i temi che per Legambiente riguardano il futuro della Calabria, insieme alla tutela della biodiversità, al turismo sostenibile, all’agricoltura biologica, alla salvaguardia del patrimonio forestale ed un no deciso al ponte sullo Stretto, una cattedrale nel deserto».

Ma non è soltanto all’infrastruttura che l’Associazione ha detto no. Bocciatura secca anche per il rigassificatore di Gioia Tauro che, secondo Legambiente, non si dovrebbe fare.

Come spiegato dalla presidente Parretta, «anche l’impianto di Gioia Tauro avrebbe la funzione ipotetica di attenuare la gravità della crisi in corso diversificando le fonti di approvvigionamento energetico del Paese. Ribadiamo che non c’è logica alcuna nel realizzare rigassificatori per liberare il Paese dal ricatto del gas russo comprando il gas da Paesi come Egitto, Algeria, Libia, il Congo o gli Usa. L’Italia e la Calabria devono realizzare un’autentica transizione ecologica che renda l’Italia indipendente dall’estero in materia di energia».

Nella sede del Civico Trame di Lamezia Terme, dove Cristina Porcelli, direttrice Fondazione Tre e responsabile del Civico Trame ha ritenuto «significativo ospitare ospitare un dibattito pubblico sui temi ambientali proprio a Civico Trame, un presidio democratico e di legalità che vuole porsi come punto di riferimento del territorio nell’ambito del confronto e della partecipazione civica, della fruizione della cultura, dell’esercizio dei diritti», sono state presentate le 100 proposte, che hanno al centro: lotta alla crisi climatica, dimenticata in questa campagna elettorale, innovazione tecnologica, lavoro e inclusione sociale.

Nello specifico, si parla di nuove leggi da approvare, come ad esempio quelle sull’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, sul consumo di suolo, sul riordino dei bonus edilizi, in materia di lotta alla gestione illecita dei rifiuti, alle illegalità lungo le filiere agroalimentari, e per la tutela della fauna e della flora protette; semplificazioni; velocizzazione degli iter autorizzativi a partire dagli impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare;  approvazione di decreti attuativi mancanti, da quelli sull’end of waste per il riciclo  a quelli della legge di recepimento della direttiva Red II sulle rinnovabili, sull’agricoltura biologica o sui controlli del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (Snpa), solo per citarne alcuni.

E poi, tra gli altri interventi da mettere in campo: uno spostamento di risorse pubbliche dai settori più inquinanti a quelli più innovativi e con minor impatto ambientale, intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi; potenziamento in organico e competenze degli uffici centrali e territoriali preposti al rilascio delle valutazioni di impatto ambientale, delle autorizzazioni e ai controlli; investimenti in nuove infrastrutture green, a partire da impianti eolici a terra e mare, fotovoltaici sui tetti, agrivoltaici, impianti industriali dell’economia circolare, quelli per smaltire l’amianto, mobilità urbana a zero emissioni, trasporto pendolare, ammodernamento di acquedotti, adeguamento dei depuratori esistenti e realizzazione dei nuovi, riqualificazione degli edifici scolastici, solo per citarne alcuni.

Secondo Legambiente, infatti, «se la transizione ecologica italiana andrà in questa direzione potrà contribuire davvero a tutelare l’ambiente, creare nuova occupazione, realizzare nuovi impianti di economia verde e aiutare famiglie e imprese a ridurre il caro bollette. Sul fronte occupazionale l’Italia, secondo l’ultimo Rapporto Green Italy di Fondazione Symbola e Unioncamere, vantava a fine 2020 oltre 3,1 milioni di occupati in green job».

«La spinta che può arrivare dalle rinnovabili – viene spiegato – in coerenza con il pacchetto europeo REPowerEU, secondo l’associazione confindustriale Elettricità Futura garantirebbe 470.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, in aggiunta ai 120.000 di oggi. Secondo Fondazione Enel e The European House – Ambrosetti in Italia il percorso verso emissioni nette pari a zero entro il 2050 creerà 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro».

Tra gli errori da evitare, poi, l’Associazione si focalizza sul ritorno al nucleare e, in particolare, sul Ponte sullo Stretto, un «insensato progetto» per Legambiente che, invece, suggerisce di concentrarsi sugli «investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola, portando le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma, potenziando il trasporto via nave lungo lo Stretto e rafforzando i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari» .

Viene evidenziato, anche, il bisogno di accelerare sull’economia circolare, «facilitando, in primis, la realizzazione di una rete impiantistica innovativa su tutto il territorio nazionale e semplificando l’iter tortuoso di approvazione dei decreti End of waste».

Legambiente, infatti, ha ricordato che in diverse parti del Paese ci sono nuovi impianti industriali a servizio della «transizione ecologica che meritano di essere replicati» e, tra questi, cita i digestori anaerobici che producono biometano a Rende.

Accanto a queste proposte, poi, Legambiente indica tre fasi da seguire:  la prima, «l’Europa che ha una leadership importante a livello internazionale nella lotta alla crisi climatica; seguita poi dalla «riconversione ecologica del tessuto produttivo, che può garantire milioni di nuovi posti di lavoro, l’apertura di nuovi impianti produttivi o  la riconversione di quelli già esistenti».

L’ultima fase è rappresentata, infine, dalla «giusta transizione ecologica, un obiettivo da perseguire in primis penalizzando economicamente le aziende più inquinanti, a partire da quelle che hanno fatto extraprofitti clamorosi nel settore delle fossili; favorendo le riconversioni delle competenze professionali e dei cicli produttivi a maggior impatto ambientale, utilizzando anche le risorse europee del Just Transition Fund; contrastando gli interessi ecomafiosi che stanno già puntando ad acquisire appalti e risorse dedicati alla riconversione ecologica dell’economia; combattendo la povertà energetica e facilitando l’accesso a servizi e più innovative ai meno abbienti».

Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente, ha evidenziato come «nei prossimi cinque anni, il nuovo esecutivo dovrà date risposte concrete ed efficaci per contrastate la crisi climatica, superare l’emergenza energetica e garantire una vera transizione ecologica. Non c’è più tempo, l’Europa ha fissato il 2026 come termine ultimo de cantieri del Pnrr e il 2030 per gli obiettivi climatici. I prossimi 5 anni saranno quindi fondamentali per il raggiungimento di questi traguardi».

«Occorre, dunque, correggere la rotta rispetto a quanto fatto fino ad oggi – ha concluso –. Noi non faremo mancare il nostro contributo, come dimostra l’Agenda di Legambiente che abbiamo presentato ai partiti e che mette al centro la difesa dell’ambiente e gli interessi delle imprese e delle famiglie».

Interessante, poi, l’intervento del prof. Raffaele Agostino, docente del Dipartimento di Fisica all’Università della Calabria, per mettere in luce come «fra le proposte di Legambiente, elementi trasversali sono l’Energia e la formazione».

«In questo contesto – ha detto – il sistema regionale universitario e quello della ricerca è attivo e pronto a rispondere alle sfide del cambiamento climatico, dell’uso razionale dell’energia, del rafforzamento delle infrastrutture anche attraverso la riduzione della piaga dell’emigrazione dei cervelli».

Ma non deve essere solo il sistema universitario e della ricerca a scendere in campo per la transizione ecologica. Serve anche che le istituzioni, in primis la Regione, facciano la propria parte in questo lungo percorso che è determinante per il futuro della Calabria e dei suoi cittadini. (ams)

 

 

Legambiente Calabria. Rigassificatore di Gioia Tauro impianto che non si deve fare

«Tra gli impianti a fonti inquinanti che non si devono realizzare secondo Legambiente, c’è il rigassificatore di Gioia Tauro, in Calabria, che rientra tra i progetti già approvati ma sinora mai realizzati ed ora  tornati in auge nella corsa al gas a cui stiamo assistendo». È quanto ha dichiarato la presidente di Legambiente CalabriaAnna Parretta, facendo riferimento alla mappa L’Italia fossile, che raccoglie dati e numeri sugli impianti a fonti inquinanti.

«Anche l’impianto di Gioia Tauro avrebbe la funzione ipotetica di attenuare la gravità della crisi in corso diversificando le fonti di approvvigionamento energetico del Paese – ha continuato Parretta –. Ribadiamo che non c’è logica alcuna nel realizzare rigassificatori per liberare il Paese dal ricatto del gas russo comprando il gas da Paesi come Egitto, Algeria, Libia, il Congo o gli Usa. L’Italia e la Calabria devono realizzare un’autentica transizione ecologica che renda l’Italia indipendente dall’estero in materia di energia».

Legambiente, infatti, ha ricordato che il Governo «ha imposto un’accelerata alla realizzazione di due rigassificatori, quello di Piombino e quello di Ravenna, che stanno godendo di procedure autorizzative semplificate» e che sono stati individuati, a oggi,  almeno 15 progetti tra rigassificatori e depositi presentati al Mite per procedure Via e Aia tra nuove infrastrutture e ammodernamenti di quelli esistenti. A questi si aggiungono due rigassificatori – Gioia Tauro e Porto Empedocle – e il deposito GNL di Brindisi approvati ma poi mai realizzati e ora tornati in auge».

«Considerando anche questi ultimi – ha spiegato Legambiente – sono 16 le possibili nuove infrastrutture per la rigassificazione e lo stoccaggio di GNL, di cui 6 nuovi depositi e 10 rigassificatori che si aggiungono ai tre già in funzione, per una nuova capacità di stoccaggio di 800 mila metri cubi di gas e di rigassificazione di più di 31 miliardi di metri cubi di gas, raggiungendo, così, una capacità strutturale complessiva di quasi 47 miliardi di metri cubi l’anno».

«Invece – ha continuato l’Associazione – tenendo in considerazione solamente i progetti presentati presso il MITE, e dunque escludendo Gioia Tauro, Porto Empedocle e Brindisi, l’aumento della capacità di rigassificazione sarebbe di 12 miliardi di metri cubi di gas, raggiungendo quasi 28 miliardi di metri cubi totali annui di capacità nazionale di rigassificazione. Numeri che raccontano bene il rischio dipendenza per i prossimi 25 anni, considerando che proprio il rigassificatore di Ravenna dovrebbe sostare nelle acque marine proprio per tutto questo periodo».

«Il futuro della nostra Regione – ha concluso Parretta – passa per la realizzazione di impianti di energia rinnovabile, come quelli basati su sole e vento, gli unici in grado di combattere le crisi climatica ed energetica supportando, nel contempo, uno sviluppo ambientalmente sostenibile e creando occasioni di lavoro».

Per Legambiente, infatti, servono  interventi e politiche concrete per accelerare lo sviluppo delle rinnovabili e che permettano la realizzazione di almeno 85 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili entro il 2030 con cui raggiungere l’84% di elettricità rinnovabile nel mix elettrico, come da proposta dell’associazione confindustriale Elettricità Futura.

Fondamentale, poi, non realizzare nessuna altra nuova centrale a gas. Infatti, quelle costruite negli ultimi due decenni hanno prodotto una situazione di sovracapacità. «Sul medio periodo, per l’associazione ambientalista – si legge in una nota – sarà necessario intervenire in termini di sprechi visto che una certa quantità di gas metano viene dispersa lungo l’intera filiera delle infrastrutture a fonti fossili. Infine, va pianificata una strategia di medio – lungo periodo di uscita totale dal gas fossile, arrivando al 2040 all’obiettivo emissioni zero nette».

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha evidenziato come per frenare la crisi climatica «è indispensabile mettere in campo interventi concreti non più rimandabili, a partire da una legge che elimini i sussidi alle fonti fossili, e politiche climatiche più coraggiose, come sottolineano anche i tanti giovani che domani scenderanno in piazza per il clima. Richieste al momento rimaste inascoltate tra amnesie politiche e temi ambientali dimenticati in questa campagna elettorale, giunta ormai al rush finale».

«Purtroppo – ha continuato – il nostro Paese per bilanciare la carenza di gas, che prima arrivava in gran parte dalla Russia, sta scegliendo come soluzione l’utilizzo sempre maggiore delle fonti fossili da altri paesi grazie ai gasdotti e ai rigassificatori. Si tratta di un grave errore che si ripercuoterà anche sul clima».

«Le fonti su cui concentrare le risorse pubbliche e private devono essere il sole e il vento. Per questo – ha concluso – è fondamentale puntare su semplificazioni, autorizzazioni veloci per gli investimenti su efficienza, accumuli, pompaggi, reti, impianti a fonti rinnovabili». (rrm)

AGOSTO, SPIAGGIA LIBERA NON TI CONOSCO
DA LEGAMBIENTE È ALLARME SU EROSIONE

Al contrario di quello che avviene nel resto d’Italia, dove le spiagge libere sono sempre meno, in Calabria l’occupazione degli stabilimenti balneari è dentro la “norma”: è del 29,4%.

La costa della Calabria si sviluppa per 710 km, di cui 457 di costa bassa e 253 di costa alta (Tnec 2018). Dai dati ufficiali relativi allo Studio della Commissione De Marchi (1970) fenomeni di erosione accentuata erano già presenti in diverse zone del litorale, in particolare nelle aree interessate da opere infrastrutturali, quali porti, autostrade e ferrovie. Si stima che l’arretramento significativo della spiaggia interessasse circa 170 km. 

Secondo fonti Apat del 1995 lungo le coste calabre erano già state costruite 494 opere rigide tra pennelli e scogliere. Gli ultimi dati regionali pubblicati anche nelle Linee Guida Nazionali sulla erosione costiera (TNEC – 2018) sono riferiti al periodo 1985-2013 e riportano la presenza di 278,8 km di tratti di litorale in erosione, pari a circa il 61% del totale delle spiagge basse sabbiose, indicato in 457 km, mentre le spiagge alte sarebbero 253 km. Nello stesso periodo l’area di spiaggia erosa è stimata in 6,5 milioni di metri quadrati. L’ordine di grandezza del fenomeno erosivo ha comportato, data anche la particolare morfologia delle coste calabre, la perdita di almeno 200 km di coste basse negli ultimi 30 anni con un arretramento medio di circa 25 metri, che ha indirettamente prodotto un incremento delle coste alte nel periodo considerato di circa 150- 200 km (coste basse che sono diventate coste alte per la scomparsa della spiaggia). 

Tutto questo nonostante nel rapporto Tnec si riporti che vi sono 178 km di spiagge in accrescimento con 5,5 milioni di metri quadrati di nuove spiagge. Lo squilibrio della dinamica costiera risulta evidente. 

Nel periodo 2008-2013 sono stati anche realizzati ripascimenti per 1,2 milioni di metri cubi e diversi interventi con altre opere rigide. L’incidenza sui fenomeni erosivi della costa della riduzione dell’apporto sedimentario dei fiumi e dell’incremento del livello marino, è certamente sensibile, ma minoritaria rispetto agli effetti legati alla artificializzazione del litorale, dovuta alle opere portuali ed alle varie strutture rigide di “protezione”. 

Secondo i dati Ispra tratti dal “Rapporto sul dissesto idrogeologico 2021” in Calabria, tra il 2007 ed il 2019, il 26,2% della costa bassa ha subito fenomeni di erosione. 

Le maggiori criticità

In Calabria, gran parte delle criticità derivano dalla presenza di infrastrutture portuali e dal relativo insabbiamento, con conseguenti fenomeni erosivi nelle aree adiacenti. È quanto avviene nelle zone di Gioia Tauro (RC), Reggio Calabria, Villa San Giovanni (RC), Vibo Valentia, Corigliano Calabro (CS) e Crotone. 

Le zone più colpite dall’erosione costiera nell’area metropolitana di Reggio Calabria sono quelle di Pellaro e Bocale. In particolare la riduzione degli apporti dei sedimenti da parte delle fiumare (che rappresentano la fonte prioritaria di ripascimento dei litorali) ha contribuito a questo fenomeno, unitamente alla realizzazione di manufatti ed opere, quali il porto di Saline Joniche (nel comune di Montebello Jonico), mai entrato in funzione e danneggiato dalle mareggiate, e responsabile dell’erosione che colpisce il tratto di litorale compreso tra Saline e Melito di Porto Salvo.

Questa condizione si ripete anche nei casi in cui sono presenti porti di minore grandezza. Ad esempio la spiaggia di Sant’Andrea Apostolo sullo Jonio (CZ), a causa del vicino porto di Badolato che accumula sabbia, si è ridotta in 5 anni di 150 metri ed è quasi scomparsa. Altra situazione purtroppo nota è quella del litorale attorno la foce dello Stombi, un porto-canale che rappresenta la via di accesso al complesso turistico-ricreativo del “Laghi di Sibari”, in provincia di Cosenza, e che mostra continui problemi di insabbiamento, mentre a nord della foce è sempre più evidente l’arretramento della linea di costa. 

La qualità del mare lungo le coste italiane è un altro fattore cruciale per capire le condizioni in cui versano i litorali nel nostro Paese. Per capire le contraddizioni nel modo di gestire le spiagge in Italia e approfondire la situazione di inquinamento e i tratti di costa non balneabili basta accedere al Portale Acque del Ministero della Salute. In molti casi gli stabilimenti balneari hanno di fronte tratti di mare dove è interdetta la balneazione perché i livelli di Escherichia Coli e/o Enterococchi superano i limiti di legge, quasi sempre per malfunzionamento o assenza di depuratori. 

Il 7,2% dei tratti di coste sabbiose in Italia è di fatto interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento, in linea con lo 7,7% dello scorso anno. 

Questo dato viene fuori dall’analisi di numeri e immagini satellitari del Portale Acque del Ministero della Salute sui tratti spiaggiosi non balneabili, escludendo dunque dal calcolo aree portuali, aeroportuali, industriali e le coste alte rocciose. 

Il numero delle aree interdette è rilevante perché vi sono aree vietate alla balneazione per inquinamento (perché sono stati effettuati campionamenti che hanno dato esiti in tal senso), ma anche aree di fatto “abbandonate”, ossia non campionate, ma comunque non balneabili per motivi che non sono espliciti. In alcuni casi sono foci di fiume e di torrenti, ma in altri casi non si comprende perché non vengano più analizzate e ricomprese tra le aree non balneabili.

Incredibile è la quantità di aree costiere interdette alla balneazione a causa dell’inquinamento, in special modo in Sicilia, Calabria e Campania, che in totale contano circa 65 km su 72 km interdetti a livello nazionale. 

Il risultato è che complessivamente la spiaggia libera e balneabile si riduce al 50% mediamente nel nostro Paese, ma con aree dove diventa perfino difficile trovare quelle al contempo libere e balneabili. 

Ma i maggiori incrementi rispetto alle imprese registrate nel 2011 riguardano le regioni del sud, con la Calabria in testa (+328 aziende), seguita da Sicilia (+198 attività), Campania (+184) e Puglia (+160). 

«Parlare di spiagge significa anche parlare di sostenibilità ambientale», ha spiegato Sebastiano Venneri, responsabile Territorio e Innovazione di Legambiente, nel corso della presentazione del Report Spiagge 2022, dove è stato registrato un vero e proprio SOS Spiagge libere.

Secondo l’Associazione, infatti, ci sono troppe concessioni balnerari, che toccano quota 12.166, ed è per questo che ha presentato un pacchetto di cinque proposte e sul Ddl concorrenza.

In sostanza, servono «subito i decreti attuativi. Nella prossima legislatura si approvi una legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale, innovazione e qualità».

Per Venneri, infatti, «occorre accelerare nella direzione della qualità e sostenibilità ambientale, replicando quelle esperienze virtuose e green messe in campo già da molti lidi e apprezzate sempre più dai cittadini che cercano qualità e rispetto dell’ambiente. A questo riguardo la Prassi Uni, nata dal lavoro di Legambiente insieme alle principali categorie di balneari, è un’esperienza preziosa e unica che definisce i criteri dei lidi sostenibili e accessibili e che spinge proprio in questa direzione. In più dal 2022 all’interno del Fondo previsto dalla Legge di Bilancio destinato alla realizzazione di interventi per l’accessibilità all’offerta turistica delle persone con disabilità, sono previsti finanziamenti per chi decide di accedere alla prassi UNI codificata grazie a Legambiente».

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, invece, ha parlato di «un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio», parlando del fatto che non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione.

«L’errore della discussione politica di questi anni – ha evidenziato – sta nel fatto che si è concentrata tutta l’attenzione intorno alla Direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare. È un peccato che non si sia riusciti a definire le nuove regole in questa legislatura, in modo da togliere il tema dalla campagna elettorale».

«Occorre, infatti – ha concluso – dare seguito alle innumerevoli sentenze nazionali ed europee, altrimenti si arriverà presto a multe per il nostro Paese per violazione delle direttive comunitarie e, a questo punto, anche di una legge nazionale che stabilisce di affidarle tramite procedure ad evidenza pubblica a partire dal primo gennaio 2024». (rrm)

 

DEPURAZIONE IN CALABRIA, NON CI SIAMO
BEN 11 PUNTI SONO OLTRE I LIMITI DI LEGGE

La Calabria sul filo del rasoio per la qualità delle acque che sono irrimediabilmente inquinate. Dei 21 campioni d’acqua prelevati da Goletta Verde di Legambiente, 11 campioni sono risultati oltre i limiti di legge. È quanto è emerso dalla presentazione dei risultati raccolti avvenuta a Catanzaro, in cui è stato evidenziato che di questi 11, tutti alle foci dei fiumi, di cui 10 risultati fortemente inquinati e 1 inquinato. 

A prendere parte all’incontro vi sono stati Andrea Dominijanni, presidente Circolo Legambiente Catanzaro; Alice De Marco, portavoce Goletta Verde; Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria; Caterina Cristofaro, direttrice Legambiente Calabria; Domenico Pappaterra, direttore generale ARPACAL; Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro; Giusi Iemma, vicesindaco di Catanzaro; Maurizio ArcidiaconoResponsabile CONOU Coordinamento Area Nord-Ovest; Salvatore Siviglia, Dirigente Dipartimento Tutela Ambiente della Regione Calabria.

Quello che è emerso dal rapporto di Goletta Verde, dunque, è una Calabria divisa in due, dove da una parte c’è un mare “malato”, dall’altra, uno pulito che è una gioia non solo per i calabresi, ma anche per i turisti.

Alla luce di ciò, è alquanto evidente che «la depurazione rimane il problema principale che mina la qualità delle acque e del turismo in Calabria – ha rilevato Legambiente –. Non è un caso se tutti i punti giudicati oltre i limiti di legge ricadono presso 11 delle 12 foci campionate. L’89% degli “agglomerati” calabresi (circa 188) è sotto infrazione comunitaria e circa i due terzi della popolazione sono serviti da impianti di depurazione non più al passo con i tempi».

Andando nel dettaglio, è stato rilevato che «6 cUn pampioni sono stati prelevati rispettivamente lungo la costa nella provincia di Reggio Calabria e 6 a Cosenza, 5 in quella di Vibo Valentia, 3 in quella di Catanzaro e 1 di Crotone».

Complessivamente 11 i risultati oltre i limiti di legge secondo il giudizio di Goletta verde, tutti alle foci dei fiumi, di cui 10 risultati Fortemente inquinati e 1 Inquinato. Si tratta del punto presso la foce del canale sulla spiaggia a destra del Castello nel comune di Isola di Capo Rizzuto, località le Castella (KR); il punto tra Montepaone lido e Soverato (CZ), alla foce del fosso Beltrame.

Il punto presso la foce del torrente Caserta presso il lido comunale di Reggio Calabria; a Bagnara Calabra (RC), presso la foce del torrente in prossimità del campo sportivo; la foce del fiume Petrace a Gioia Tauro (RC); la foce del fiume Mesima a San Ferdinando (RC); a Ricadi (VV), in località Torre Ruffa la foce del torrente Ruffa; a Briatico (VV), alla spiaggia della torretta, la foce del torrente Murria; a Pizzo (VV), la foce del fiume Angitola; a Catanzaro Lido, nel comune di Catanzaro, la foce del fiume Corace. Il punto risultato inquinato, invece, è quello tra il comune di Gizzeria (CZ) e Lamezia Terme, in località Marinella/Gizzeria Lido, presso la foce del torrente Spilinga.

«Dai monitoraggi effettuati nell’ambito della Campagna Goletta Verde – ha dichiarato Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – risulta che la situazione delle acque calabresi non è migliorata rispetto allo scorso anno anzi risulta un lieve peggioramento. È paradossale che alcuni dei punti risultati fortemente inquinati presentino da anni, se non da decenni, le medesime problematiche».

«Negli ultimi mesi – ha aggiunto – la Regione Calabria ha compiuto passi in avanti, ad esempio, sulla gestione dei fanghi di depurazione le cui anomalie la nostra associazione ha sempre denunciato. Anche l’azione della Magistratura è stata incisiva e meritoria e speriamo conduca alla punizione dei colpevoli per come consentito dalla legge n. 68/2015 sugli eco-reati. Tuttavia, vista la grave situazione del sistema depurativo calabrese ed il verificarsi dei troppi sversamenti illegali si tratta di progressi insufficienti».

«È prioritario ed estremamente urgente che tutte le Amministrazioni competenti effettuino controlli rigorosi e continui sul territorio ed intervengano celermente per risolvere le criticità a tutela dell’ambiente, della salute ed a salvaguardia dell’economia della Regione – ha evidenziato –. In Calabria verranno assegnati 24,7 milioni di euro dai fondi del Pnrr destinati alla depurazione (su un totale di 600 milioni a livello nazionale), speriamo che anche grazie a questi fondi si potrà cambiare passo per permettere l’adeguamento impiantistico ove presente, il collettamento fognario e un adeguato trattamento delle acque dove invece ancora manca».

«Goletta Verde, ancora una volta – ha detto Alice De Marco, portavoce Goletta Verde – intende denunciare la mala depurazione come problema cardine dello stato d’acqua della nostra Nazione. L’89% degli agglomerati calabresi è sotto infrazione comunitaria e due terzi della popolazione sono serviti da impianti di depurazione ormai obsoleti».

«La gravità della situazione – ha concluso – non può più aspettare e tutti siamo chiamati a denunciare tale questione prioritariamente per la Calabria, ma, in generale, per tutte le coste italiane. Confidiamo nelle amministrazioni locali e nazionali e nei fondi europei per l’adeguamento di cui c’è bisogno».

Il direttore Pappaterra, ha parlato di «un lavoro complementare e non sostitutivo rispetto a quello svolto da Arpacal», in quanto sovrapponendo i dati e le criticità elencate dall’associazione ambientalista con i dati della campagna di monitoraggio Arpacal non si può non notare che le zone critiche sono spesso coincidenti; va inoltre ricordato che degli 11 punti inquinati o fortemente inquinati presentati da Legambiente quasi tutti si trovano alle foci dei fiumi dove per legge è vietata la balneazione.

«Dai dati in nostro possesso – ha proseguito il dg Pappaterra – il 94% delle acque analizzate è in qualità eccellente e solo il 3% in qualità scarsa»;  questi numeri ci restituiscono una fotografia di una regione dalle potenzialità spesso inespresse e che ha i propri punti deboli nel sistema depurativo ma anche negli scarichi illegali di aziende agricole o industriali, villaggi turistici e proprietà private.

Proprio questa approfondita conoscenza delle criticità e grazie alle iniziative di alcune Procure e associazioni, dalla sinergia con l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Capitaneria di Porto e dalla determinazione del Presidente della Regione del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, si è potuta creare, già nell’inverno scorso, una task force per il mare che sta operando sul mar Tirreno nel tratto compreso tra Tortora e Nicotera permettendo un netto miglioramento dei parametri rispetto al passato.

«Certo il lavoro da fare è ancora tanto – ha concluso Pappaterra – ma facendo nostro lo slogan della campagna di Goletta Verde 2022 “non ci fermeremo mai” vogliamo perseguire come obiettivo la diminuzione degli illeciti ambientali al fine di custodire e conservare la biodiversità in Calabria e poter usufruire al 100% di un mare pulito e cristallino». (rrm)

Goletta Verde di Legambiente fa tappa a Catanzaro

Da domani, fino a martedì 26 luglio, la 36esima edizione di Goletta Verde di Legambiente, storica campagna estiva in difesa delle acque e delle coste italiane, fa tappa a Catanzaro.

Quest’anno tema di primo piano sarà anche quello dell’eolico off-shore: un tassello importante per dare soluzioni concrete alla crisi energetica in atto e per la lotta ai cambiamenti climatici contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, ma anche una grande occasione di innovazione e sviluppo per il territorio calabrese

E proprio dell’eolico off-shore se ne parlerà nel corso del dibattito pubblico in programma domani, alle 17.30, al Best Western Plus Hotel Perla del Porto.

Intervengono Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, Andrea Dominijanni, presidente circolo Legambiente Catanzaro, Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, Leo Spina,Comandante Ufficio circondariale marittimo di Soverato/Guardia Costiera, Umberto Surace,comandante Ufficio Locale Marittimo di Catanzaro/Guardia Costiera, Lorenzo Sibio, Legacoop Calabria
Salvatore Vatrano– Presidente Cooperativa Pescatori Catanzaro, Marcello Manna, presidente Anci Calabria  e Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.

Sono stati inoltre invitati, Roberto Occhiuto, presidente Regione Calabria, Filippo Mancuso,presidente Consiglio Regionale, i sindaci dei Comuni di Badolato, Borgia, Botricello, Cropani, Crotone, Cutro, Davoli, Guardavalle, Isca sullo Jonio, Isola Capo Rizzuto, Montepaone, Monasterace, Montauro, Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, San Sostene, Santa Caterina dello Jonio, Satriano, Sellia Marina, Simeri Crichi, Soverato, Squillace, Stalettì.

Eolico offshore, lotta alla crisi climatica e alle fonti fossili, depurazione dei reflui, aree marine protette, bonifiche dei territori inquinati, contrasto all’inquinamento da plastica in maree difesa della biodiversitàsono gli argomenti portanti della campagna 2022.

Goletta Verde sarà anche l’occasione per parlare della tutela delle specie a rischio grazie al Life Delfi, progetto cofinanziato dal Programma LIFE dell’Unione Europea, a cui partecipano enti di ricerca, università, associazioni ambientaliste e aree marine protette nell’intento comune di sviluppare soluzioni e modelli di gestione sostenibili delle interazioni fra delfini e mondo della pesca. Iniziative, dibattiti, dolphin watching e laboratori didattici: quest’anno la Goletta Verde si trasformerà in una vera e propria Goletta dei Delfinicon l’obiettivo di tutelare i cetacei e di sensibilizzare pescatori, amministrazioni e cittadini sugli strumenti che possiamo mettere in campo per conservare la nostra preziosa biodiversità marina.

Goletta Verde si avvale del prezioso aiuto di centinaia di volontari e volontarie, dediti al campionamento delle acque a caccia di inquinamento e situazioni critiche. Si tratta di un’incredibile operazione di citizen scienceper capillarità e presenza su tutto il territorio nazionale. Fondamentale il contributo dei cittadini che tramite il form di SOS Goletta potranno segnalare a Legambiente situazioni sospette di inquinamento di mare, laghi e fiumi, fornendo all’associazione e ai suoi centri di azione giuridica informazioni essenziali che permetteranno di valutare le denunce alle autorità competenti.

Lunedì 25, invece, alle 11, al Porto di Catanzaro, è in programma la conferenza stampa di presentazione dei dati del monitoraggio delle acque di Goletta Verde lungo le coste della Calabria.

Si parte con i saluti di AndreaDominijanni, presidente Circolo Legambiente Catanzaro.
Intervengono: Alice De Marco, portavoce Goletta Verde, Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria, Caterina Cristofaro, direttrice Legambiente Calabria, Domenico Pappaterra, direttore generale Arpacal, Umberto Surace, comandante Ufficio Locale Marittimo di Guardia Costiera di Catanzaro/Ufficio circondariale marittimo di Soverato e Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro. (rcz)

Il degrado ambientale nella foce del Fiume Nicà a Cariati

di ANTONIO LOIACONOÈ difficile coniare un aggettivo, per descrivere il sito della foce di Fiume Nicà a Cariati.

Ma è sufficiente far scorrere le immagini pubblicate questa mattina da Nicola Abruzzese, di Legambiente che, per Goletta Verde ha raccolto “campioni di Jonio” lungo la costa interessata utili a comporre il quadro biologico del nostro mare.

Di certo, il contrasto è lapalissiano: la bellezza dell’antico Nicà e la vastità azzurra del ”Mare Nostrum” e, “nella terra di mezzo”, ahinoi, rifiuti di qualsiasi genere (perfino amianto!)  indisturbati, ad occupare la terra calpestata dagli antichi e gloriosi guerrieri di Crotone e Sibari!

Ritengo attualissime, da ultima ora, le riflessioni operate da Armando Orlando, storico calabrese prestato alle industrie, quando, introducendo il suo libro La Calabria intorno al mille, storia di una diversità, dice :«La fine del secondo millennio…trova in Calabria una terra che non ha ancora modificato i suoi caratteri di “diversità” rispetto alle altre regioni italiane…Robert Putman -docente di scienza della politica all’Università di Harvard- attribuisce, alla mancanza di senso civico, l’arretratezza del Mezzogiorno…che ha visto il territorio sempre sottoposto a regimi autoritari che non hanno incoraggiato la partecipazione da parte dei cittadini».

Una istantanea perfetta, chiara e ben definita della nostra culla!

«Oggi – inizia Abruzzese, presidente del Circolo di Legambiente “Nicà”– in ausilio a Goletta Verde (la storica imbarcazione di Legambiente) che controlla le acque della nostra Penisola, il nostro Circolo è stato impegnato ad effettuare i campionamenti per monitorare la qualità delle acque del nostro mare».

«Abbiamo effettuato parte dei campionamenti previsti per la nostra Regione e per il nostro territorio che, successivamente – continua il presidente del Circolo Nicà – in un report finale, saranno presentati in una apposita conferenza stampa. Purtroppo in questi giorni in cui  “vago” per il territorio per sopralluoghi e successive segnalazioni agli Enti competenti, mi imbatto, pedissiquamente, in indiscriminati abbandoni di rifiuti: delle vere e proprie pattumiere! Abbiamo, prontamente, segnalato alle autorità di competenza tali degradi ambientali, penalmente perseguibili e ne attendiamo gli sviluppi!» 

«Speriamo – conclude Nicola Abruzzese – si scuotere le coscienze di chi è ancora troppo “dormiente”».

Conclude, Armando Orlando, nella sua prefazione: «Ecco perché, dai tempi della monarchia feudale normanna e fin o a oggi, i rapporti sociali si sono sviluppati su assi verticali, caratterizzati dal privilegio e dalla clientela che hanno favorito il familismo amorale e la mafia». (al)

Fa tappa in Calabria l’Appennino Bike Tour di Legambiente

È arrivata in Calabria la quinta edizione di Appennino Bike Tour, organizzata da Legambiente e ViviAppennino insieme a Misura e che attraverserà i Comuni di Orsomarso, Sant’Agata d’Esaro, San Benedetto Ullano, Aprigliano, Averna, Amaroni Fabrizia, Mongiana Santa Cristina d’Aspromonte Scilla.

Si tratta di una campagna itinerante lungo i 3100 chilometri della Ciclovia dell’Appennino e che sta attraversando oltre trecento comuni in 44 tappe toccando 56 fra parchi e aree protette. Obiettivo della campagna, partita il 21 giugno dalla Liguria e che si concluderà il 21 luglio in Sicilia, è promuovere le aree interne e i piccoli comuni attraverso una forma di turismo dolce che coniuga mobilità sostenibile, sport e scoperta del territorio.

«Una reale e profonda conoscenza della Calabria – ha dichiarato Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria – può passare solo attraverso forme di turismo lento e sostenibile come quelle che l’Appennino Bike Tour promuove e valorizza. Viaggiare scoprendo i piccoli bellissimi borghi della nostra regione ed i suggestivi paesaggi dell’entroterra con il mezzo ideale della bicicletta, significa varcare non solo lo spazio, ma anche il tempo venendo in contatto con la cultura, le tradizioni locali come quelle enogastronomiche e con la sorprendente biodiversità della Calabria».

«Incentivare la riscoperta delle bellezze del territorio – ha spiegato – mediante il cicloturismo ed oltre i circuiti consueti costituisce un tassello importante per l’economia regionale e per il futuro sostenibile che, anche mediante il nostro lavoro associativo, stiamo cercando di realizzare».

Durante le varie tappe calabresi saranno organizzati degli itinerari cicloturistici per far scoprire il territorio, sarà presentata l’app CicloAPPennino realizzata da Misura, verranno premiati gli ambasciatori dell’Appennino, ovvero quelle persone che con generosità si dedicano quotidianamente all’ambiente e si incontreranno amministratori e aziende che lavorano sul territorio e sarà presentata la guida ciclo turistica “Appennino Bike Tour” curata da Sebastiano Venneri edita da Mondadori. Infine, ad ogni amministrazione verrà chiesto di sottoscrivere il Manifesto per la democrazia energetica promosso da Legambiente e Kyoto Club che chiede di superare l’attuale modello centralizzato di produzione energetica fatto da grandi impianti alimentati a combustibili fossili, inquinanti e climalteranti a favore di una produzione da fonti rinnovabili e diffusa.

Tra le iniziative, si segnala la conferenza dibattito a Mongiana, al Museo delle Reali Ferriere, dal titolo Un nuovo sviluppo per le Serre Calabre attraverso le ciclovie: una rete di promozione turistica locale, nel corso del quale saranno presentati i dati della revisione del tracciato Appennino Bike Tour realizzata grazie alla significativa partecipazione dell’azienda calabrese Mangiatorella.

Intervengono Francesco Angilletta, Sindaco Mongiana, Alfonso Grillo, Commissario Parco delle Serre, Enrico Della Torre,  Direttore Generale Vivi Appennino, Sebastiano Venneri, Segreteria nazionale Legambiente, Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria, Pietro Federico, Amministratore Delegato Mangiatorella SpA, Salvatore Siviglia, direttore Generale Regione Calabria, Dipartimento Ambiente e Territorio, Sergio De Marco, direttore Area Operativa Sorical e Luigi Aloisio, Presidente Unione Comuni Serre Calabre Catanzaresi. (rcz)

Legambiente lancia il concorso fotografico a premi “Primavera a Valli Cupe”

Si intitola Primavera a Valli Cupe il concorso fotografico a premi lanciato da Legambiente, ente gestore della Riserva naturale regionale Valli Cupe, con l’obiettivo di aumentare la visibilità e la conoscenza delle bellezze naturalistiche e della deflagrante biodiversità della Riserva.

La raccolta di fotografie avverrà dal 15 al 30 maggio 2022. Al termine di tale data, le foto saranno pubblicate sulla pagina Facebook della Riserva naturale regionale “Valli cupe” dove gli utenti potranno votare le foto migliori (dal 2 al 20 giugno 2022). Vinceranno le 3 migliori fotografie che al termine del concorso avranno ricevuto il maggior numero di “mi piace”.

I premi avranno come tema il riciclo ed il rispetto dell’ambiente: una borraccia termica “Clima Bottle” in acciaio inossidabile della “24bottles” al primo classificato; un portachiavi in gomma riciclata della “Cingomma” ed al terzo posto una t-shirt con il logo della Riserva Valli Cupe. La t-shirt sarà assegnata anche al primo e al secondo posto.

A tutte le foto in concorso, ed in particolare a quelle vincitrici, sarà data ampia visibilità anche sul sito e sulla pagina instagram della Riserva per valorizzare gli scatti realizzati da tutti i candidati. Entro il 26 giugno 2022 saranno proclamati i vincitori. Info e regolamento nella sezione Bandi e Concorsi sul sito www.riservanaturalevallicupe.it. (rrm)