I candidati alla Regione si confrontano con ‘Mare Pulito’ su come “Salvare il Tirreno Cosentino”

Salvare il Tirreno Cosentino. È stato questo il focus dell’incontro, promosso dall’Associazione Mare Pulito e che ha visto la partecipazione dei candidati alle regionali Nicola Irto (PD), Luigi De MagistrisCarlo Tansi (Lista Civica).

Presenti, all’incontro, presentato da Alessandro Ruvio e coadiuvato da Andrea Caputo, rispettivamente presidente e segretario dell’associazione Mare Pulito, anche il consigliere regionale di Forza ItaliaAntonio De Caprio, l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio e il presidente della Provincia di Cosenza, Franco Iacucci

Si tratta del secondo dibattito organizzato da Mare Pulito. Il precedente, quello che si è tenuto il mese scorso e che ha visto protagonisti i 21 sindaci della costa tirrenica cosentina, ha già portato a un primo importante risultato, ossia: la stesura di un protocollo di intesa (il primo di questo tipo), realizzato dalla Provincia di Cosenza e supervisionato da Mare Pulito, mirato a coordinare un lavoro congiunto tra tutti i comuni della costa, sul tema dell’inquinamento marittimo. Protocollo che anche l’assessore De Caprio ha in qualche modo fatto suo, inviando a sindaci, Capitaneria di porto, ArpaCal, prefetti e Forestale, una mail che ne ricalca gli intenti e gli obiettivi.

Un dibattito sicuramente spinoso che, a ridosso della stagione estiva e in periodo di campagna elettorale, poteva trasformarsi in una delle solite passerelle politiche. Ma così non è stato. Un dialogo, a volte elettrico, altre volte disteso, ma caratterizzato da confronto, ascolto e proposte costruttive, sia a lungo termine che immediate, nella consapevolezza che la soluzione definitiva all’inquinamento marittimo non potrà certo avvenire in tempi brevi.

Ad ogni modo, e questo è l’importante risultato scaturito dal nuovo dibattito, il presidente Iacucci e l’assessore De Caprio hanno deciso di organizzare un incontro in Regione per il prossimo mercoledì, al fine di discutere del protocollo d’intesa lanciato da Mare Pulito e chiarire come mai gli investimenti programmati sul Tirreno cosentino che riguardano la depurazione, nella maggior parte dei casi sono ancora fermi; tenendo presente, inoltre, che per alcuni di questi interventi la Regione è stata addirittura commissariata.

Davanti a un pubblico Facebook decisamente vasto (quasi 9.000 le visualizzazioni fino ad ora sulla sola pagina, e circa 700 tra commenti, condivisioni e like) il Capitano Ultimo ha spiegato, in maniera schietta, le problematiche incontrate nel corso dell’anno dal suo assessorato, tra tutte «la mancanza di pianificazione preventiva da parte delle forze di sicurezza».

Ha, inoltre, sottolineato le difficoltà dell’Arpacal, incapace di fare tutti i controlli necessari, poiché, malgrado capacità e impegno, la struttura «ha un bilancio uguale a quello dell’Arpa Umbria, avendo però 800 km di costa da salvaguardare», e ha, quindi, comunicato di aver richiesto al Ministero un aumento dei fondi.

«Insieme al dipartimento Ambiente e ai sindaci», infine «abbiamo ripianificato e finanziato con dei fondi integrativi il lavoro dei collettamenti, con l’obiettivo di fare uscire i comuni dalle procedure di infrazione. Insomma, non è tutto negativo, qualcosa si sta muovendo».

A contribuire al dibattito con spunti interessanti sono stati anche i tecnici di Mare Pulito, ossia Vincenza Calabrò (docente di prima fascia del dipartimento di Ingegneria Informatica, Modellistica, Elettronica e Sistemistica dell’Università della Calabria), l’ingegnere ambientale Italo Romano e Renato Rolli (avvocato e professore di diritto amministrativo presso l’Università della Calabria). I tecnici, rivolgendosi ai candidati, hanno a più riprese chiesto quali sono gli interventi concreti che vorranno portare avanti per il mare, qualora venissero eletti.

Ferme restando le difficoltà oggettive nel sintetizzare una linea unica su un tema complesso e vasto, le idee sono state diverse. Secondo Tansi, un piccolo intervento che si può praticare già nell’immediato è di dotare di gps i camion degli autospurgo, che «producono molto dell’inquinamento dei mari, poiché raccolgono fanghi inquinanti che spesso sversano illegalmente nei fiumi». Un’idea a bassissimo costo da unire a una progettazione più ampia, ma che «permetterebbe già ora di tracciare il percorso dei mezzi, segnalandoli quando e se dovessero avvicinarsi ai corsi d’acqua».

«Bisogna aiutare i sindaci ad avere una burocrazia che corre e maggiore controllo del territorio» è stata, invece, la posizione di Irto, «va bene progettare interventi immediati, ma quello che servirebbe davvero è dar loro la possibilità di assumere più dipendenti e più vigili urbani. Questa maggiore presenza sul territorio darebbe loro una prospettiva a più ampio raggio».

Secondo De Magistris, un discorso risolutivo può essere fatto solo se «stiamo attenti a chi affidiamo la cura della Regione. Soluzioni proposte da chi ha fatto parte del sistema di governo in questi anni, personalmente mi generano qualche perplessità. Ci sono delle responsabilità politiche oggettive e conclamate. Miliardi di euro negli anni sono stati gestiti per risolvere questi problemi, ma la situazione del mare non è cambiata».

«L’unica via è eliminare – ha concluso l’ex pm di Catanzaro – l’idea secondo cui il presidente di Regione concede i finanziamenti solo ai sindaci dello stesso colore politico. Un vero presidente di Regione coopera con tutti i sindaci allo stesso modo».

 «Già adesso – ha dichiarato il consigliere Antonio De Caprio – insieme all’assessore all’Ambiente ,stiamo valutando la sperimentazione sulla costa del Tirreno cosentino di due battelli spazzamare. Perché il mare è inquinato non solo dai depuratori, ma anche da altre sostanze che provengono dai corsi d’acqua e che possono essere ripulite da questi battelli».

«Inoltre – ha concluso – si potrebbe estendere il protocollo d’intesa che Mare Pulito ha strutturato con la Provincia, anche ai comuni dell’entroterra, e non solo a quelli della costa». (rcs)

Le Associazioni Ambientaliste per salvare il mare hanno incontrato l’assessore De Caprio

Le Associazioni Ambientaliste unite nell’alleanza per il mare hanno incontrato l’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio, dove sono state chieste risposte in merito al funzionamento e all’efficienza degli impianti di depurazione costieri, ai progetti e i finanziamenti in corso,  ai controllo sugli stessi depuratori  e sulle altre possibili fonti inquinanti quali fiumi, canali e torrenti, al ruolo dell’Arpacal  e delle altre autorità addette alla vigilanza sul territorio e, soprattutto, cosa aspettarsi per la prossima stazione estiva.

Hanno partecipato all’incontro Roberto Laprovitera di Italia Nostra Alto Tirreno, Nadia Gambilongo dei Giardini di Eva, Francesco Cirillo del Comitato ambientale Diamante e Cirella, Giorgio Berardi della Lipu regionale, Fabio Spinelli del WWF Calabria Citra, Rocco Trifilio dell’ Ass. Artemis, Giovanni Peta del Comitato Ambientale Presilano, che hanno chiesto, anche, se sugli impianti di depurazione possono essere installati dei campionatori per un controllo telematico da affidare all’Arpacal, se si poteva rivedere il master plan regionale sull’erosione costiera sentito anche l’Assessore ai lavori pubblici competente.

L’assessore De Caprio ha avuto modo di spiegare che tutta la progettazione per gli interventi, finanziati a seguito della procedura di infrazione comunitaria  per violazione della Direttiva 91/271/Cee, con sentenza di condanna per i ritardi nella realizzazione di efficienti sistemi di depurazione delle acque reflue urbane, era stata fatta in maniera astratta, non aderente alla realtà, per cui sono stati approntati subito dei progetti integrativi in modo tale che, con ulteriori risorse aggiuntive, si potrà uscire dalla procedura di Infrazione Comunitaria. 

La richiesta di finanziamenti aggiuntivi  è stata  presentata al Cipe e, nelle prossime settimane, i comuni avranno ulteriori risorse per superare quegli aspetti che impedivano l’uscita  della procedura di infrazione. Si tratterebbe  di un insieme di lavori che darà frutti velocemente. Alcuni depuratori, a seguito di detti lavori, andranno in esercizio anche a giugno, altri poco dopo.

L’assessore De Caprio ha dichiarato che, ragionevolmente, fra due anni avremo un mare pulito in Calabria perché «gli interventi integrativi sono piccoli di dimensione e, quindi, non c’è bisogno di attività che durino più a lungo. In un anno se si lavora bene si realizzano le opere perché sono quasi tutti interventi inferiori a 500 mila euro, però certamente i comuni hanno bisogno di supporto per l’espletamento rapido delle gare».

L’ Assessore ha anche specificato che, secondo quanto appreso dai sindaci, il  motivo principale dell’inquinamento e della pessima gestione degli impianti di depurazione è causato dalla mancata separazione delle acque bianche dalle acque nere in quasi tutti i comuni della regione. Per cui, è stata presentata una richiesta di finanziamento di 266 milioni di euro sul Recovery Fund, ed il ministro della Transizione Ecologica avrebbe compreso benissimo l’importanza della questione. Si dovrebbe intervenire, in tal modo, su tutti i comuni della Regione Calabria,  facendo sì che i depuratori non traciminino ogni qualvolta la portata è cinque volte superiore a quella prevista.

Per i controlli  sugli impianti di Depurazione e sugli  altri  fattori di rischio (fiumi, ecc), l’assessore ha evidenziato che con 800 chilometri di costa e con l’ingente superficie delle spiagge, l’Arpacal  riesce ad effettuare soltanto 1/3 della propria attività, a discapito anche dei controlli sulla depurazione in quanto le dotazioni finanziarie dell’Ente sono di circa 15 milioni di  euro a fronte del 36 previsti dal DPGR 137/2002.

La questione è stata posta presso il Ministero della Salute, in quanto il finanziamento dell’Arpacal è legato al Sistema Sanitario Regionale attualmente commissariato dal Governo Centrale. Per quanto riguarda il controllo telematico dei depuratori con i campionatori, ne saranno attivati  almeno una cinquantina sui depuratori più sensibili e sicuramente prima della stagione saranno collegati.

Sulla sicurezza e sui controlli sui fiumi interessati da scarichi abusivi, ma anche dagli scarichi degli impianti di moltissimi  depuratori dei comuni interni, l’assessore ha affermato che è stato fatto un lavoro particolarmente  attento, e sul Recovery Fund sono stati  richiesti 140 milioni di euro per fare i Contratti di Fiume su tutte le aste fluviali, in modo che saranno fiumi controllati con  piste ciclabili  e dove  non sarà più possibile scaricare. Il fiume sarà un corridoio di sviluppo naturalistico dove i cittadini saranno a contatto con la natura. La Calabria sarebbe l’unica regione ad aver fatto una richiesta del genere sui contratti di fiume e di costa.

L’assessore, infine, ha stigmatizzato che in Calabria non ci sono controlli e che questo è stato presentato al Ministro degli Interni. La Calabria non ha una polizia regionale e le associazioni fanno bene a denunciare alle autorità  l’insicurezza e l’assenza di controlli sulle coste e sui fiumi, ed ha dichiarato:  «Io insieme a voi in maniera costruttiva l’ho rappresentato, continuerò a farlo, non mollate, continuate a segnalare ed a denunciare l’assenza di forze deputate al controllo perché è incredibile ed inaccettabile, però è la realtà».

«L’Alleanza per il Mare – si legge in una nota – e tutte le Associazioni che la compongono, prendono atto delle dichiarazioni dell’assessore  e continueranno a svolgere  non solo l’attività di segnalazione e di denuncia che hanno sempre svolto, ma,  in questa fase soprattutto, anche l’attività di attento  monitoraggio e di controllo su tutto quanto, in merito alla questione in particolare  della depurazione, viene annunciato dalla Regione , dai comuni e da altri soggetti istituzionali, facendo presente a tutti che i nostri referenti sono i cittadini  che hanno il diritto, come più volte abbiamo affermato, ad avere un mare pulito. La verificheremo a partire dalla prossima stagione estiva. (rcs)

Protocollo d’intesa per la salvaguardia e la tutela del Tirreno Cosentino

Salvare il Tirreno Cosentino. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa realizzato dalla Provincia di Cosenza, supervisionato dall’Associazione Mare Pulito e che vede come firmatari 21 Comuni della costa, la Guardia Costiera e l’ArpaCal.

Scopo del protocollo, già ricevuto dalle parti coinvolte, è quello di fare rete tra tutti i soggetti interessati, grazie a un’azione decisa, unitaria e coordinata, al fine di contrastare l’inquinamento marino, tramite un sinergico monitoraggio del territorio.

Il documento è frutto del lavoro intrapreso in questi mesi da Mare Pulito, nasce in seguito al dibattito online che l’Associazione ha organizzato lo scorso 26 febbraio. All’incontro erano presenti, tra gli altri, i sindaci, la Regione, e il presidente della Provincia Franco Iacucci.

Durante il dibattito, la proposta di Mare Pulito di creare un tavolo tecnico per procedere, tutti insieme, nel contrasto all’inquinamento marino, era stata accolta positivamente da tutti i partecipanti. Il presidente della Provincia Iacucci, che si era offerto di coordinare il tavolo, strutturando quindi il protocollo, è stato di parola. Si attende adesso la firma dei sindaci, per capire se anche loro confermeranno l’impegno preso davanti alla cittadinanza. 

«Mare Pulito – si legge in una nota – continuerà intanto il proprio lavoro di “collante” con un nuovo dibattito in streaming. Il prossimo 2 aprile, infatti, in diretta online, a partire dalle 18, si continuerà a discutere del mare, interpellando questa volta i candidati alla presidenza della Regione, che risponderanno alle domande dei cittadini, ed esporranno le loro idee su come migliorare la situazione della costa tirrenica cosentina. Per il momento sono state confermate le presenze di Luigi De Magistris e Carlo Tansi, Nicola Irto e dell’assessore all’Ambiente Sergio De Caprio. Si attende conferma dal centrodestra, che non ha ancora un candidato ufficiale, e dal presidente della Regione f.f. Nino Spirlì».

Cosa contiene il protocollo e cosa si chiede ai comuni

Il protocollo per la salvaguardia e la tutela del mare è composto da 21 pagine, sviluppate in 13 articoli e relativi commi. Ai comuni si richiede di effettuare dei passaggi basilari. Si va dal trasmettere la rappresentazione cartografica della propria rete fognaria, all’informare la Provincia circa lo stato di avanzamento di ogni singolo progetto per la realizzazione di nuovi impianti di depurazione delle acque reflue urbane; dalla pubblicazione di un report relativo ai rifiuti prodotti dalla gestione degli impianti, a quella riguardante i costi energetici sostenuti per garantire l’ottimale funzionamento del sistema fognario/depurativo.

Si cercherà, anche, di definire e realizzare, nel più breve tempo possibile, tutti i nuovi progetti di potenziamento degli impianti di depurazione comunale, ovvero del sistema fognario (nero o bianco), già finanziati o da finanziare.

Tali azioni concrete saranno coordinate dalla Provincia, che tra le proprie funzioni avrà quello di istituire entro 180 giorni dalla sottoscrizione del presente documento, un portale istituzionale online su cui verranno pubblicati tutti gli aggiornamenti dei dati relativi a impianti di depurazione e analisi dei diversi comuni. Inoltre, si cercherà di individuare tutti gli impianti pubblici di depurazione delle acque reflue urbane autorizzati allo scarico, e di pubblicare entro la fine di ogni anno, uno specifico report relativo ai rifiuti prodotti dalla gestione dei sopraddetti impianti e regolarmente smaltiti.

Fondamentale, sarà anche la collaborazione dell’ArpaCal, che dovrà effettuare e trasmettere i risultati degli studi analitici circa le acque di balneazione dei comuni. Anche alla Guardia Costiera spetterà un ruolo importante, ossia l’individuare le potenziali fonti inquinanti e gli scarichi abusivi.

Inoltre, in prossimità della stagione estiva, sarà organizzato un incontro pubblico con un rappresentante per ogni ente coinvolto nell’accordo. Durante questo incontro si esporranno i risultati e i dati relativi all’applicazione di quanto sottoscritto dalle parti. I comuni avranno anche il compito di organizzare con cadenza almeno annuale, una giornata durante la quale ricercare eventuali fonti inquinanti insistenti sul proprio territorio di competenza.

L’associazione Mare Pulito, dal canto suo, organizzerà con gli studenti 5 giornate di informazione/formazione ambientale sul tema della depurazione e del ciclo delle acque. Lo scopo di questi incontri è quello di responsabilizzare e coinvolgere le nuove generazioni nella tutela dell’ambiente. Oltre a questo, come sta già facendo, continuerà a tenere informati i cittadini sulla salute del mare, tramite la propria pagina Facebook “Mare Pulito – Salviamo il Tirreno Cosentino”. (rcs)

 

 

Il 2 aprile i candidati alla Regione si confrontano sull’inquinamento del Tirreno cosentino

È sull’inquinamento del Tirreno cosentino il tema su cui si confronteranno, in diretta streaming il 2 aprile, i candidati alla Regione Calabria: Luigi De Magistris e Carlo Tansi (lista civica), Roberto Occhiuto (Forza Italia), Nicola Irto (Partito Democratico).

L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione Mare Pulito, così «ognuno di loro potrà chiarire, davanti alla cittadinanza, quale sarà la propria linea politica per risolvere l’annoso problema dell’inquinamento delle acque marittime del Tirreno cosentino».

L’assessore regionale alla Tutela ambientale, il colonnello Sergio De Caprio, anche noto come Capitano Ultimo, ha già confermato la sua presenza, mentre si attende conferma da parte del presidente f.f. Nino Spirlì, anche lui invitato a partecipare.

A condurre il dibattito sarà l’ingegnere Alessandro Ruvio, membro dell’Associazione Mare Pulito.

«Le modalità saranno simili – viene spiegato in una nota – a quelle già viste nel dibattito del 26 febbraio scorso, a cui hanno preso parte quasi tutti i sindaci dei comuni del Tirreno Cosentino, i quali, alla fine del confronto streaming, sono riusciti a mettere in piedi, per la prima volta, un tavolo tecnico condiviso che sarà coordinato dal presidente della provincia di Cosenza, Franco Iacucci. Tra gli obiettivi del tavolo di lavoro, che avrà i primi aggiornamenti verso fine marzo (sempre sulla pagina di Mare Pulito – Salviamo il Tirreno cosentino), ci saranno la realizzazione di un piano per la separazione tra acque nere e acque bianche, l’inizio di una mappatura degli scarichi abusivi che fluiscono in mare, e l’individuazione di un metodo chiaro per rendere trasparente lo smaltimento dei fanghi dei depuratori».

«A breve, infine – conclude la nota – una delegazione dell’Associazione Mare Pulito, incontrerà il presidente della Provincia per delineare un primo piano operativo, al fine di dare un proprio contributo al lavoro che dovrà essere svolto dalle istituzioni». (rcs)

Mare Pulito, la Provincia di Cosenza coordinerà primo tavolo tecnico dei sindaci della costa Tirrenica

La Provincia di Cosenza, per la prima volta, si farà coordinatrice di un tavolo tecnico a cui siederanno tutti i sindaci della costa tirrenica. L’obiettivo, è quello di realizzare un piano strategico congiunto per il risanamento delle acque marittime.

È ciò che è emerso dall’incontro tra il gruppo Mare Pulito – Salviamo il Tirreno Cosentino, i sindaci, la Provincia di Cosenza e la Regione Calabria, coordinato, in streaming, dall’ing. Alessandro Ruvio.

I partecipanti all’incontro sono stati: Valeria Pizzuti (vicesindaco di San Lucido), Aldo Garritano (assessore e delegato del sindaco di Longobardi), Ugo Vetere (sindaco di Santa Maria del Cedro), Luigi Campagna (consigliere di Grisolia), Vincenzo Montoro (consigliere di Fiumefreddo Bruzio), Giacomo Perrotta (sindaco di Scalea), Massimiliano De Caro (vicesindaco di Acquappesa), Emilio Mantuano (assessore alle Infrastrtture di Paola), Francesco Grosso (sindaco di Bonifati), Pietro Occhiuzzi (vicesindaco di Guardia Piemontese), Antonio Cauteruccio (consigliere di Diamante), Gianfranco Ramundo (sindaco di Fuscaldo), Francesca Curcio (assessore all’Ambiente di Belmonte), Giuseppe Curcio (responsabile ai Lavori pubblici di Cetraro), Vincenzo Cascini (sindaco di Belvedere Marittimo), Antonio Iorio (sindaco di Tortora), Michele Guardia (sindaco di Sangineto).

Per la Provincia di Cosenza è intervenuto il presidente Franco Iacucci. Per la regione Calabria, l’ingegnere  Giovanni Ioele (responsabile amministrativo del dipartimenti Infrastrutture, Lavori pubblici e Mobilità). Il dibattito è stato moderato dall’ingegnere Alessandro Ruvio, coadiuvato dai dottori Luca Boccoli e Andrea Caputo (membri della pagina Mare Pulito – Salviamo il tirreno cosentino). La supervisione tecnica si è avvalsa dei contributi di Renato Rolli, professore ordinario abilitato di diritto amministrativo, dell’ingegnere ambientale Italo Romano e Vincenza Calabrò, professoressa ordinaria di I fascia presso l’Università degli Studi della Calabria, Dimes, Settore scientifico-disciplinare. 

Non sono mancate le stoccate sulle responsabilità organizzative, in particolare tra Provincia e Regione per quanto riguarda il coordinamento; e tra Regione e comuni per quel che concerne la scarsa iniziativa di quest’ultimi nel richiedere e nello spendere i fondi messi a disposizione, che sono risultati comunque sostanziosi.

Entrando nel vivo del confronto, la maggior parte dei rappresentanti, in particolare quelli di Fiumefreddo, San Lucido e Belmonte, ha difeso i propri impianti di depurazione, sostenendone l’efficienza (ad esclusione dei periodi di elevato afflusso turistico). Altri, invece, hanno parlato dell’avvio imminente dei lavori di ammodernamento, come nel caso di Fuscaldo, Cetraro e Diamante.

«Ma se tutto funziona, così come dite, perché allora il mare è sporco?» è la domanda che si è posto Andrea Caputo, intervenuto in rappresentanza di Mare Pulito (insieme a Luca Boccoli e ad Alessandro Ruvio). E qui qualcosa, nel confronto, anche per via delle imbeccate dell’ingegnere ambientale Italo Romano, sembra affondare il colpo: la mancata separazione tra acque nere e acque bianche, l’assenza di una mappatura degli scarichi abusivi che fluiscono in mare, una gestione poco trasparente sullo smaltimento dei fanghi dei depuratori, sono solo alcuni dei problemi sollevati a cui non si è riusciti a dare risposte convincenti.

Insomma, le difficoltà sono diverse, tutte complicate, e risulta chiaro, dunque, che un comune, lavorando singolarmente, anche in buona fede, non ha le risorse per poter sbrogliare una matassa che, oramai, possiamo dirlo, si è troppo ingarbugliata.

«L’unica via è un lavoro congiunto con gli altri comuni», è stato il suggerimento di Renato Rolli, professore di diritto amministrativo presso l’Università della Calabria. Da qui la proposta di Mare Pulito di creare un tavolo di lavoro unico, a cui far sedere tutti i sindaci della costa. La disponibilità immediata di Iacucci per fare da coordinatore al progetto e l’adesione convinta e unanime dei sindaci, hanno spianato la strada all’accordo. 

L’obiettivo della collaborazione, alla luce dei problemi individuati, sarà quello di strutturare un piano d’azione comune su tutta l’area costiera, da mettere poi in pratica con il supporto anche della Regione. Il primo incontro di questo tavolo tecnico è già previsto per fine marzo. Sulla pagina Facebook “Mare Pulito – Salviamo il Tirreno cosentino” si potranno visionare tutti gli aggiornamenti che ci saranno di volta in volta. (rcs)

Le Associazioni e Comitati ambientalisti alle Istituzioni calabresi: salviamo il nostro mare

A Grisolia, c’è stata grande partecipazione alla riunione che ha visto protagoniste le AssociazioniComitati Ambientalisti che, nello stabilimento balneare “Ultima Spiaggia”, hanno discusso della salvaguardia del mare calabrese.

Nello specifico, sono il Comitato Torremezzo Bene Comune, Milleneansarts San Lucido, Comitato Ambientale Presilano, Legambiente Riviera dei Cedri e Calabria, V.A.S. Calabria, Mare Pulito Salviamo il Tirreno Cosentino, LIPU Calabria, WWF Calabria Citra, Costa Nostra, MediterraneanMedia, I Giardini di Eva, Italia Nostra Sezione Alto Tirreno Cosentino, Comitato Difesa Ambiente Diamante e Cirella, Associazione Culturale Artemis, Associazione Culturale Calabria Nuova a lanciare l’appello alla Regione Calabria e ai sindaci calabresi, affinché venga affrontato il problema della qualità pessima del mare calabrese.

«Cercheremo, da subito – si legge in una nota – di far sentire la nostra voce e la nostra presenza attiva facendo emergere, dalle secche in cui è stata relegata in questi anni, l’assoluta urgenza del problema della depurazione per la salvaguardia del Mare e del Turismo, come abbiamo documentato questa estate con centinaia di foto che abbiamo reso pubbliche e che mostrano un mare a volte addirittura inguardabile».

Le Associazioni e i Comitati riunitasi a Grisolia – che sono 15 in totale – hanno spiegato di non aver aspettato l’inizio della prossima estate per muoversi: «lo abbiamo fatto – si legge in una nota – quando ancora questa estate non era finita, raccogliendo i molteplici appelli di tanti cittadini che, di fronte ad un mare che va sempre peggiorando di anno in anno, si sono rivolti a noi Associazioni non trovando riscontri confortanti, con qualche eccezione, nell’operato di chi amministra la cosa pubblica».

«Noi faremo di tutto, casomai con più entusiasmo e con più determinazione – prosegue la nota – di quanto comunque avremmo fatto, sapendo che il problema che abbiamo di fronte, incancrenitosi nel corso di questi anni, necessita di un’azione concreta in cui anche i cittadini sono chiamati a fare direttamente la loro parte».

L’auspicio, da parte dei soggetti coinvolti, è che sindaci e Regione «abbiano la sincera volontà politica di affrontare una buona volta, tutti insieme, questo problema ormai annoso della qualità divenuta pessima del nostro mare di Calabria in tantissimi territori costieri e, tra questi, il tratto tirrenico».

«La qualità delle acque di balneazione del nostro mare – si legge ancora nella nota – è strettamente legata alla gestione del ciclo integrato delle acque (sistema fognario depurativo). È, ormai, evidente che i sistemi di depurazione vanno tutti ripensati soprattutto nell’ottica del carico antropico che devono sopportare. È altrettanto risaputo che molti impianti   vengono sottoposti d’estate ad una pressione antropica ed anche meccanica rilevante  che legata ad una scarsa e non costante  manutenzione degli impianti,  determina le criticità del mare che tutti conosciamo».

«Accanto al problema della depurazione – continua la nota delle Associazioni e dei Comitati – pure di primaria importanza, vi è la questione della corretta gestione dei canali, dei fiumi e dei torrenti che sfociano in mare. Quasi sempre il controllo è inesistente, il più delle volte questi corsi d’acqua sono veicolo di inquinamento con scarichi fecali, di rifiuti e di ogni sorta di materiali inquinanti».

Associazioni e Comitati, dunque, si dicono pronti «a dare battaglia per il diritto di questa regione e di ogni suo cittadino a pretendere ed avere un mare pulito. Insieme ci possiamo provare». (rrm)

Mare pulito: sabato 3 ottobre a Grisolia incontro delle associazioni ambientaliste

Le associazioni ambientaliste dell’Alto Tirreno Cosentino si danno appuntamento sabato prossimo a Grisolia, al lido Ultima Spiaggia, per un incontro sul mare pulito. In una nota firmata e diffusa da Italia Nostra Alto Tirreno Cosentino – Comitato difesa ambiente Diamante e Cirella – Associazione Culturale Artemis Grisolia  – Lipu Birdlife Calabria– Legambiente Belvedere M. –WWF Calabria Citra – Comitato Ambientale Presilano – Calabria Nuova Grisolia – Baticos (Bio distretto Alto Tirreno Cosentino) – Mare  Pulito Salviamo il Tirreno Cosentino si legge: «Lo possiamo dire con totale tranquillità, questa estate passata è stata un’estate all’insegna del mare sporco, inquinato in alcuni tratti, con fogna a cielo aperto e immondizie e schiume di vario colore  galleggianti ovunque .  Un mare che solo a tratti ed in particolari giornate risultava pulito. I più, tra operatori ed autorità   hanno avuto inizialmente  un atteggiamento negazionista, che non ha assolutamente contribuito a prendere davvero coscienza del problema ed approntare almeno gli interventi più urgenti e necessari a  gran voce richiesti dalla gente  da tutti i territori costieri nessuno escluso.

«Eppure – prosegue la nota – il 14 luglio 2020 otto associazioni ambientaliste ( Italia Nostra , Lipu,Forum Ambientalista, WWf, Legambiente, Casa dei Diritti Sociali Cosenza, Comitato Difesa Ambiente Diamante Cirella, Costa Nostra Curinga) avevano denunciato pubblicamente  la situazione di  criticità delle acque di balneazione e richiesto alle istituzioni interventi immediati per porre rimedio agli innumerevoli episodi di evidente alterazione delle acque del mare. Nulla è stato fatto.

«Le nostre richieste di intervento all’Arpacal per monitorare le varie situazioni documentate hanno avuto da parte del Direttore del Dipartimento di Cosenza una risposta assolutamente inadeguata. La Regione Calabria, Settore Tutela Acque e Contrasto Inquinamento non ha proprio risposto. Nel frattempo, tutte le associazioni ambientaliste nelle settimane di luglio ed agosto e fino ad oggi sono state inondate dalle proteste di cittadini e da foto che hanno evidenziato in lungo e largo le criticità del nostro mare. Abbiamo dato voce alle proteste e spazio a tutte le immagini pervenute. I negazionisti a tutti i costi, alla fine hanno dovuto arrendersi di fronte all’evidenza. E chi fino a ieri ci dava per allarmisti, oggi non si azzarda più a parlare. Abbiamo nel frattempo  nuovamente lanciato  l’appello ai Sindaci di tutti i paesi costieri di incontrarsi, di prendere in mano la situazione, essendo in pericolo l’ambiente marino e l’economia del settore turistico,  di guardare in faccia la realtà e di operare in sinergia con provvedimenti ed iniziative, perché il problema non è del singolo comune ma di tutti i territori. Sappiamo che il tempo del risanamento non è immediato, ma finora non abbiamo notato segnali veramente risolutivi.

«Le Associazioni Ambientaliste, i Comitati  chiedono alle Istituzioni interventi immediati per porre rimedio agli innumerevoli episodi di evidente alterazione delle acque di balneazione che hanno destato da tempo e destano  grande allarme in tutta la costiera Calabra. È ora di rimboccarsi davvero le maniche per il futuro dei nostri territori, basta con l’indifferenza e la sottovalutazione di un  problema che se non risolto per tempo può travolgere l’intera economia regionale.

«Si devono  immediatamente  mettere in atto politiche di controllo del territorio e del mare atte ad evitare scarichi abusivi e interventi per un efficiente funzionamento degli impianti di depurazione. Bisogna individuare immediatamente i comuni a rischio, marini e montani. Ci sono comuni che ancora non hanno il completo collettamento alla rete fognaria, villaggi turistici interi i cui scarichi fognari bisogna sapere con precisione dove sono collegati, paesi montani e non  che scaricano nei fiumi, nei canali e torrenti che portano a mare, i cui impianti di depurazione sono da controllare costantemente soprattutto nel periodo estivo, corsi d’acqua superficiali interessati da scarichi urbani  da vigilare costantemente, condotte sottomarine che scaricano ad una distanza e ad una profondità non adeguata , depuratori che pur se a norma non riescono a smaltire correttamente tutto il carico in arrivo durante il periodo estivo  essendo sotto stimati nelle proprie funzioni. Un depuratore costruito per un carico di fino a 60 mila utenze non può sopportare 150 mila utenze nel periodo estivo.

«Ed inoltre gli stabilimenti balneari, di cui bisogna verificare l’allaccio alla rete fognaria e per chi non è collegato capire e verificare dove scarica e quanto scarica. Ma non sono solo i depuratori che hanno bisogno di controlli continui. La costa tirrenica, anche nelle peggiori stagioni giunge fino a circa 1 milione di presenze. Un turismo non solo fatto da chi sceglie gli alberghi, ma anche di camperisti fai da te, sui quali il controllo il più delle volte sfugge alle autorità, con spettacoli indecorosi di scarichi abusivi. Così come sfuggono gli auto spurgo, che pur se limitati negli orari di spostamento dalla Prefettura di Cosenza con un divieto nelle ore notturne, non vengono tracciati nel carico e nello scarico.

«Anche la navigazione sfugge al controllo. Sappiamo che le Guardie Costiere hanno poche imbarcazioni per controllare il mare e questo determina che barche a motore possano spostarsi come meglio credono lungo tutta la costa, inquinando attorno alle isole di Cirella e Dino, ormeggiando sulle praterie di Posidonia, che vengono anche distrutte dallo strascico abusivo di pescherecci provenienti dai nostri porti e dalla stessa Campania. Basta uno strascico all’alba, per smuovere i fondali, distruggere la Posidonia e riportare a galla la melma che si deposita nei fondali, che in aggiunta alle naturali fluorescenze, portano a riva uno spettacolo indecoroso per un territorio che si dice a vocazione turistica». (rcs)

Calabria, il rischio inquinamento da mascherine e la balneazione eccellente all’88,5%

di PIETRO AMENDOLA – Una macchia nera, scura e putrida. Potrebbe essere questo  il simbolo dell’inizio della Fase 2. Non ci sono volute troppe ore. Dopo la fine del lockdown del 4 maggio, l’essere umano sta tornando parzialmente a vivere. Il mondo esterno è ora di nuovo accessibile agli italiani, e forse l’unico preoccupato di questo evento è proprio l’ambiente che stiamo ritrovando fuori dalle nostre case. Questa immensa macchia nera che è stata avvistata intorno alla foce del canale Agnena, in provincia di Caserta, è il mostro che non volevamo mai più rivedere. È il mostro dell’inquinamento, ma purtroppo è anche il mostro del passaggio umano, delle nostre azioni. Sono state fatte indagini su questo improvviso alone di sporcizia che si dimostra un nemico quasi imbattibile per le acque del nostro paese. Ancora non è stata individuata nessuna chiara manifestazione di criminalità nella zona. Ma la situazione è molto allarmante. C’era da restare esterrefatti, durante le settimane di quarantena, davanti alle foto dei nostri fiumi e dei nostri mari, che sembravano vivere molto meglio senza la nostra presenza.

Il discorso, ovviamente, riguarda anche la regione Calabria, le cui acque costituiscono un patrimonio per il territorio. La domanda che dovremmo porci in questo momento è : “Questo periodo di lockdown ci ha dato maggior consapevolezza dell’importanza di queste risorse e dell’effetto negativo che le azioni umane possono avere, in termini di inquinamento?”.  Probabile. Ma c’è da fare una distinzione tra questa consapevolezza e il vero rispetto per i corsi d’acqua.

La Regione Calabria ha da poco pubblicato sul suo sito i dati della campagna di monitoraggio delle acque di balneazione della regione, iniziata nel 2019. Se da una parte troviamo statistiche confortanti, con l’88,55 %  dei 670 km di costa analizzati risultato “eccellente”, dall’altra comprendiamo anche l’effetto che ha avuto il lockdown su fiumi e mari. Se andiamo a guardare i dati risalienti a Luglio 2019 di Goletta Verde, storica campagna di Legambiente, era emersa una poco adeguata depurazione. Ben 13 dei 24 campioni analizzati, erano risultati fuori dai limiti di legge. Numeri che fanno parte di una fotografia delle coste calabresi, di cui non ci dobbiamo dimenticare, per essere in grado di sostenere nel modo giusto il ritorno alla normalità, nel rispetto delle risorse ambientali.

Sono molti gli interrogativi legati all’inquinamento. Uno di questi è sicuramente lo smaltimento delle mascherine, oggetto divenuto ormai parte integrante di questa fase di “convivenza” con il Covid-19.  Nonostante le scarse informazioni, al momento è importante che questi dispositivi vadano gettati negli appositi contenitori dell’indifferenziata, dopo averli prima avvolti in un sacchetto. Stanno già arrivando segnalazioni di mascherine disperse nell’ambiente, nella violazione di queste indicazioni. Sarebbe utile una maggiore precisione sulle direttive legate allo smaltimento di questi materiali, specialmente nella sezione del sito della regione “Pulizia Spiagge”, al momento vuota. Sarà importante una risposta chiara e decisa, per arginare il pericolo inquinamento dovuto a utensili indispensabili per la nostra protezione. Altra insidia sono gli oli esausti. Si tratta di un rifiuto potente, che deriva da macchinari industriali, automobili e barche e che può determinare gravi effetti inquinanti.  Anche in questo caso, l’assenza di vita umana nel paese ha permesso una diminuzione della presenza di questi materiali nelle acque. La soluzione migliore sarebbe quella legata ad un’economia circolare, che mira a riutilizzare questi oli esausti per trasformarli in nuove risorse. Lo ha già fatto 2 anni fa il Consorzio CONOU, partner della già citata Goletta Verde, consentendo la rigenerazione di 5,3 milioni di tonnellate di oli esausti,  con 3 milioni di tonnellate di olio nuovo prodotte.

C’è molta confusione anche sui fanghi di depurazione, residui derivanti dai processi di depurazione delle acque reflue(come spiegato dall’articolo 2 del Decreto Legislativo 99/1992). L’articolo 127 dello stesso decreto legislativo spiega invece l’importanza del riutilizzo di questi fanghi di depurazione e l’assoluto divieto di un loro smaltimento nelle acque. La Regione Calabria dal 2007 ha avviato un’attività di informazione puntuale sulla corretta gestione di questi materiali. Gli enti provinciali sono stati incaricati di compilare una scheda riguardante i dati sui fanghi di depurazione prodotti e sul loro riutilizzo. I numeri sono aggiornati fino al 31 dicembre 2018, anche se sono numerose le province per le quali ci sono evidenti mancanze di dati precisi. Inoltre per parecchie sezioni territoriali ci sono aggiornamenti solo fino al 2015. Si spera che anche su questo tema verrà fatta maggiore chiarezza. (pa)