Consegnato il prestigioso Premio Pericles alla Presidente del Senato

di MARIA CRISTINA GULLÍ – L’11 dicembre scorso la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati non aveva potuto partecipare alla cerimonia di consegna dei Premi Pericles, alla sala Imago dell’Hotel Hassler di Trinità de’ Monti a Roma e, il suo prestigioso riconoscimento realizzato dal maestro orafo Gerardo Sacco era rimasto imballato. Ieri una piccola cerimonia a Palazzo Giustiniani ha concluso la cerimonia di questo prestigioso premio scientifico, ideato quando insegnava all’Università di Catanzaro dal prof. Giuseppe Nisticò, farmacologo di fama internazionale, già Presidente della Regione Calabria. Il quale, con particolare soddisfazione, date le origini calabresi della famiglia del padre della Alberti Casellati, ha voluto sottolineare l’importanza del riconoscimento assegnato alla Presidente del Senato.

«Il Premio – ha detto il prof. Nisticò – è stato conferito lo scorso anno a dicembre a personalità di altissimo livello che hanno dato un contributo fondamentale nella lotta al Covid e altre terribili malattie infettive come l’Ebola: il prof. Giuseppe Ippolito, già direttore scientifico dell’Ospedale Spallanzani di Roma e oggi direttore generale della Ricerca del Ministero della Salute, il prof. Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all’Università Cattolica di Roma nonché consulente scientifico del ministro della Salute. Ieri è stato consegnato di persona alla presidente Casellati per il ruolo straordinario da lei svolto nel campo della Sanità e della Ricerca scientifica  nel nostro Paese. Sono molto felice – ha sottolineato Nisticò – di aver svolto l’attività di sottosegretario alla Sanità quando a presiedere la Commissione Sanità del Senato c’era proprio la Alberti Casellati. Da lei, con grande umiltà ho imparato che è necessario aggiungere al profilo scientifico delle leggi sulla sanità anche il fondamentale profilo normativo giuridico, di cui ella era già allora maestra».

La presidente del Senato ha molto gradito il Premio, apprezzando particolarmente il fine lavoro di cesello del maestro orafo Gerardo Sacco che non ha potuto essere presente ieri a Palazzo Giustiniani. La Presidente ha ricordato gli ottimi rapporti intrattenuti con la Regione Calabria ai tempi del presidente Nisticò, relazioni che si sono mantenute nel tempo. La stessa Presidente ha ricordato con orgoglio la “calabresità” della sua famiglia, rimasta immutata pur essendo lei nata nel Veneto. 

I Premi Pericles (nati originariamente nel 1984 come Alkameon International Prize su ispirazione del prof. Giuseppe Nisticò) rappresentano una sorta di premio Nobel italiano per la scienza. Il primo riconoscimento dell’Alkameon Academy, era stato assegnato al prof. Renato Dulbecco, nato a Catanzaro, vissuto a Londra prima e successivamente a San Diego, in California, insignito del Premio  Nobel e ancora oggi riconosciuto come il “padre della decodificazione del genoma umano”. 

Ma non solo Dulbecco: negli anni altri Premi Nobel hanno ricevuto il premio Alkameon (oggi Pericles): sir John Vane (1985), sir John Eccles (1994), Arvid Carlsson (2001) e Rita Levi Montalcini (2003), oltre a “giganti della scienza” come sir Salvador Moncada, Leslie Liversen e Graham Collingridge. Più recentemente il Pericles è stato assegnato, tra gli altri, al prof. Roberto Crea, considerato il padre delle biotecnologie e direttore del nascente Dulbecco Institute di Lamezia Terme, e ai premi Nobel Aaron Ciechanover e Thomas Südhof. 

Il prestigio del Premio viene dalle tante personalità prescelte da un Comitato scientifico internazionale che valuta ogni anno candidature di elevato spessore, non più soltanto in ambito medico-scientifico ma, da qualche anno a questa parte, anche nel campo del diritto, delle istituzioni, della cultura e dell’Etica, nel nome del padre delle leggi: quel Pericle che costituisce un faro di civiltà e di conoscenza che il mondo occidentale ha potuto prendere a modello non solo come padre della democrazia ma anche come uomo e stratega straordinario aperto al mondo della scienza, dell’arte e della società civile. (mcg)

Quirinale: lo scivolone di Salvini/Casellati inguaia il centro-destra

di SANTO STRATI – A voler essere generosi, si può affermare che Matteo Salvini, dopo la grande cavolata del Papeete, sembra abbia preso gusto a non azzeccarne manco una. Sarà la rivalità, fin troppo evidente con la Meloni per la primazia sull’area di centrodestra, sarà l’ansia da prestazione, ma è un disastro totale, uno dopo l’altro. Lo scivolone istituzionale “imposto” alla Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati (la seconda carica dello Stato) non solo si poteva e doveva evitare, ma – a nostro avviso – incrina ulteriormente la finta “unità” del centrodestra e apre una seria ipoteca sullo stesso Salvini. 

Chi comanda a destra? Ma c’è ancora una “destra” compatta e coesa? No, sicuramente non più e la stessa posizione di Giorgia Meloni – l’unica che sta uscendo in qualche modo “vincente” da questo osceno teatrino della politica – alla fine non ricaverà sostanziosi vantaggi alla sua leadership. La Casellati doveva – e poteva – largamente immaginare che sul suo nome si sarebbero scatenati i franchi tiratori  della sua stessa parte politica. Un gioco al massacro, al quale, astutamente, si è sottratta la sinistra che, però, non può portare alcun vanto da questa impensabile (ma immaginabile) situazione).

È una palese guerra di veti contro voti e, alla faccia del popolo italiano che li ha mandati in Parlamento o ai Consigli regionali, l’attuale classe politica italiana (ovvero i 1009 grandi elettori) sta mostrando la sua becera e insulsa cialtronaggine istituzionale. È una guerra di posizione di cui gli italiani avrebbero volentieri fatto a meno e che, crediamo, non sono più disposti a subire.

Possibile, si chiede la gente per strada, che una maggioranza di governo che conta all’incirca 900 voti su 1009 non riesca a mettersi intorno a un tavolo e convergere su un nome, tenendo conto dell’onorabilità del ruolo, dell’esigenza di una personalità non divisiva, del bisogno da parte del popolo italiano di poter riconoscere nel nuovo Capo dello Stato il continuum del settennato di Mattarella? 

I 1009 grandi elettori non sono stati convocati d’improvviso, da tempo era evidente la scadenza naturale del mandato di Sergio Mattarella e già da agosto erano cominciati i rumours sui quirinabili. E sono arrivati – tutti impreparati – il 24 gennaio a guardarsi in cagnesco, senza il minimo indizio di un’idea, senza alcuna indicazione se non il risibile obbligo di fottere l’avversario mettendolo all’angolo.

Non ne esce alcuno bene da questa terribile esperienza quirinalizia che dopo sei inutili votazioni non trova di meglio che ricominciare da Mattarella, oppure “ripiegare” sull’idea di una donna al Colle (che sarebbe una cosa magnifica ma non frutto di una via d’usita in meno miserevole possibile)

A momenti è sembrato che fosse in corso un casting per un talent televisivo (ops, politico!) dove naturalemente non contavavano nè capacità, nè competenza, né tanto meno onorabilità e autorevolezza. Eppure, non mancano queste doti in tante personalità che hanno reso – e rendono ancora – tanto lustro al Paese con il proprio impegno quotidiano, con la loro storia, la serietà e la specchiata onestà, non solo intellettuale. Basta un nome per tutti, Gianni Letta, gran cerimoniere di Stato, che Berlusconi poteva indicare spiazzando tutti sapendo di incontrare un consenso trasversale e soprattutto di non trovare alcun tipo di veto.

Berlusconi, in ospedale “ufficialmente” per un controllo (ma temiamo che la cosa sia molto più seria) ha rinunciato alla candidatura, rinunciando persino a fare il king maker, ruolo lasciato in mano al “pasticcione” Salvini che non l’ha saputo svolgere nella maniera adeguata.

A tarda sera le dichiarazioni “domani avremo il Presidente” si sono susseguite (ma nessuno ha spiegato a quale domani si riferisse) e le quotazioni dell’attuale “capa” degli 007 nostrani – Elisabetta Belloni – sono salite alle stelle, soprattutto dopo il tweet di Beppe Grillo (“Benvenuta signora Italia, ti aspettavamo”). Con tutta la stima per la dott.ssa Belloni che ha un curriculum eccezionale, è il metodo che svilisce l’istituzione e dileggia la sacralità del voto per il nuovo Capo dello Stato. Dove sono i leader o presunti tali?  Conte mostra di non essere in grado di guidare se non pochi “smarriti” in cerca di un’identità mai veramente avuta; Enrico Letta rivela la sua incapacità di gestire un partito con una storia gigantesca alle spalle e si “prostra” ai grillini (presunti, ex, e via dicendo) senza essere in grado di individuare, proporre e – perché no? – imporre una personalità di area, non viziata da partigianerie partitiche. E infine, Matteo Renzi, ex enfant prodige del 42% finito a percentuali ridicole, tradisce una debolezza che non trova alcun “ricostituente” in grado di ridare brio e forza a qualche buona idea politica. 

In questo scenario, forse oggi avremo la prima donna al Colle (auguri anticipati dott.ssa Belloni!), ma non mi fiderei. Neanche all’evidenza di una soluzione di compromesso maldigerita a tutte le latitudini, ci sarà chi porrà questioni di opportunità sul mandare al Quirinale il responsabile dell’Intelligence, pur di seminare nuova zizzania e mantenere il caos. A quale fine, lo scopriremo solo vivendo. Ricordiamoci, però, che sono a rischio la governabilità e soprattutto la reputazione del nostro Paese. 

Il Presidente del Senato in visita a Lamezia: «Simili tragedie non devono ripetersi»

8 ottobre – Il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati oggi a Lamezia per portare il cordoglio dello Stato alle vittime del maltempo dei giorni scorsi, una giovane madre e i suoi due figlioletti, ed esprimere la solidarietà nei confronti di popolazione e attività produttive che hanno subito gravissimi danni dal nubifragio che ha colpito tutto il Catanzarese. «Sono qui – ha detto – per dire basta e ribadire, con immane dolore, anche da madre e da cittadina, che simili tragedie non debbano più ripetersi. Non è più tollerabile continuare a piangere morti innocenti come queste».
La Presidente è stata accolta dal Presidente della Regione Mario Oliverio e dal Prefetto di Catanzaro Francesca Ferrandino che l’hanno poi accompagnata poi sui luoghi del disastro. «Questo ultimo evento calamitoso evidenzia, ancora una volta – ha dichiarato Oliverio – la fragilità del territorio ma anche la necessità di intervenire attraverso risorse adeguate da destinare alla realizzazione di precisi interventi. In particolare, ritengo non più procrastinabile la costruzione di un fondo adeguato nel bilancio dello Stato per consentire, ai Comuni ed alle Province, di far fronte alla manutenzione ed alla messa in sicurezza della rete viaria e delle altre infrastrutture di loro competenza. Le quattro Province calabresi e la Città Metropolitana di Reggio Calabria, a cui è affidata la competenza di oltre 8000 chilometri di strade, non sono oggi nelle condizioni di adempiere, in modo adeguato, a questo compito per mancanza di trasferimenti da parte dello Stato. Chiedo per questo a Lei – ha detto il Presidente Oliverio dialogando col Presidente del Senato – di farsi interprete, presso il Governo, anche di questa problematica, finché nella Legge Finanziaria in corso di approvazione, si assumano risposte concrete».
Oliverio ha riferito ai giornalisti presenti che la richiesta di calamità naturale, già avanzata, sarà formalizzata nella Giunta di oggi appositamente convocata, con atto deliberativo. Si procederà, assieme ai Comuni, a una quantificazione dei danni alle strutture ed alle infrastrutture, alle attività produttive, all’agricoltura ed alle attività commerciali.
Il sen. Marco Siclari ha voluto esprimere alla Presidente il suo ringraziamento per aver voluto essere a Lamezia. «In un momento tragico per la Calabria in lutto per Stefania e il piccolo Cristian la vicinanza delle istituzioni è fondamentale, per questo voglio ringraziare la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati per essere stata oggi in Calabria e aver portato l’abbraccio dello Stato a un paese fortemente ferito dall’ultima alluvione».
«In questo momento di lutto e tristezza – ha detto Siclari – la Calabria avrà la forza di alzarsi nuovamente ma con la consapevolezza di non essere abbandonata. Lo Stato deve essere presente e vicino a tutte le popolazioni troppo spesso messe in ginocchio da catastrofi che lasciano cicatrici profonde. In Calabria stiamo pagando la lontananza delle politica che non investe al Sud sulle infrastrutture e sull’ambiente». (rcz)