La consigliera Straface: Calabria modello nazionale per ricorso ai medici cubani

La consigliera regionale Pasqualina Straface ha ricordato come «il ricorso ai medici cubani è stata una delle diverse iniziative lungimiranti assunte dal Presidente della Giunta Regionale e Commissario Roberto Occhiuto oltre due anni fa, con la quale si è riusciti a governare un’emergenza drammatica sul fronte della storica carenza di personale medico nei nostri ospedali così come nel resto del Paese, scongiurando il rischio di chiusura di interi reparti».

«Ebbene – ha aggiunto – quella scelta coraggiosa, oggi apprezzata da tutti gli osservatori e dall’utenza calabrese, è diventata perfino un modello di riferimento nazionale, tant’è che diverse regioni di centrodestra e centrosinistra stanno reclutando personale medico ed infermieristico da altre realtà straniere e lo stesso Governo, attraverso il Ministro alla Salute Orazio Schillaci, ha annunciato la volontà di reclutare a breve 10mila infermieri indiani».

«Insomma, tutti in Italia sono impegnati su questa linea – ha scandito – per risolvere il problema relativo alla grave carenza di personale sanitario e per garantire servizi e cure ai cittadini, tranne il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Cosenza, Eugenio Corcioni, che come l’ultimo soldato giapponese nel 1944 nelle Filippine si scaglia cocciutamente contro la scelta, seppure in via emergenziale, di aprire il mercato italiano a medici e infermieri stranieri, senza mai avanzare alcun genere di proposta per risolvere questa carenza così drammatica».

«È del tutto evidente – ha concluso – che a Corcioni che torna ad attaccare in modo livoroso e incomprensibile la Regione sulla scelta dei medici cubani – conclude la Straface – interessi più la propaganda politica a vantaggio dello schieramento a lui più vicino – dal quale ha ereditato l’abitudine delle chiacchiere sterili – piuttosto che la garanzia del diritto alle cure mediche da parte dei cittadini calabresi». (rcs)

Sanità: Occhiuto, io precursore su medici stranieri in Italia, oggi li vogliono tutti

«Quando io ho preso i medici cubani, e credo di essere stato precursore di questa pratica, l’ho fatto per disperazione, perché altrimenti avrei dovuto chiudere tutti gli ospedali calabresi». È quanto ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, intervenendo a Mattino 5 su Canale 5.

«Quando io ho preso i medici cubani – ha spiegato – e credo di essere stato precursore di questa pratica, l’ho fatto per disperazione, perché altrimenti avrei dovuto chiudere tutti gli ospedali calabresi. La mia Regione è commissariata da 15 anni e in 12 anni – quando ancora non c’ero io – non è stato assunto alcun medico o infermiere».

«Da quando ho avuto il ruolo di commissario, 3 anni fa – ha ricordato – ho assunto 3.000 unità di personale, a fronte però di 2.500 lavoratori che sono andati in pensione. Ho scelto dunque di avvalermi dei medici cubani perché provengono da un sistema eccellente, tra i migliori al mondo. Devo dire che c’è stata grande soddisfazione soprattutto tra i pazienti calabresi: chi è curato da questi medici esprime sempre grande apprezzamento per la qualità del loro lavoro».

«Io li ringrazio – ha detto ancora –. Ora in Calabria ce ne sono quasi 400, i primi sono arrivati nella provincia di Reggio. Dopo qualche settimana di formazione linguistica all’Università della Calabria, vengono inseriti negli ospedali per un periodo di tutoraggio e alla fine riescono a reggere anche da soli alcuni servizi che altrimenti sarebbero completamente sguarniti».

«All’inizio di questa operazione fui criticato da tutti, oggi invece tutti quanti sono convinti che sia una strada percorribile», ha ricordato ancora, sottolineando come «ci vuole coraggio, perché spesso non si fanno le cose impopolari anche quando sono giuste».

«Secondo me le cose giuste vanno fatte anche quando sono impopolari – ha detto –. Se si avesse lo stesso approccio nel sistema sanitario nazionale, facendo riforme, magari anche un po’ impopolari, come nel campo dei medici del territorio o per dare più risorse per gli stipendi dei medici e degli infermieri, siccome queste cose sono giuste, diventerebbero anche assai popolari».

«In Italia – ha spiegato – spesso si parla di aumentare le risorse per la sanità, che ovviamente servono e sono fondamentali, ma si parla troppo poco della necessità di riformare il sistema sanitario».

«Noi abbiamo medici e infermieri – ha ricordato ancora – che sono pagati molto meno che in altri Paesi europei, e abbiamo bisogno di rafforzare il sistema dell’assistenza territoriale, anche attraverso un rapporto diverso col pubblico dei medici di Medicina generale, perché altrimenti tutta l’utenza arriva nei Pronto soccorso».

«Sono riforme che, però – ha concluso – non sono state mai fatte, anzi negli anni passati c’è stato il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, un imbuto formativo che non ha offerto ai nostri ospedali abbastanza specializzati». (rrm)

In Calabria arrivati altri 66 medici cubani

In Calabria sono arrivati altri 66 medici cubani a dare supporto alla sanità calabrese. Lo ha reso noto il Dipartimento Sanità e Welfare della Regione Calabria, illustrandone la loro distribuzione: 18 all’Asp di Catanzaro, 17 all’Asp di Vibo Valentia, 12 all’Asp di Crotone, 9 all’Asp di Reggio Calabria, 6 all’Ao ’Annunziata’ di Cosenza e 4 all’Asp di Cosenza.

I 66 camici bianchi sono il quarto si vanno ad aggiungere ai 267 che ormai lavorano stabilmente nei nostri ospedali. Come i loro colleghi, anche loro, prima di raggiungere gli ospedali di assegnazione, seguiranno l’ormai collaudato corso di lingua italiana presso l’UniCal di Cosenza.

In Calabria attualmente, dunque, ci sono 333 medici cubani, «e altri ne arriveranno nei prossimi mesi fintanto che la Regione non riuscirà con i concorsi a coprire tutte le carenze di organico ancora presenti – ha riferito il Dipartimento in una nota –. I nuovi arrivati andranno a lavorare soprattutto nella rete dell’emergenza-urgenza, per rafforzare questo settore nevralgico e per dare maggiori e migliori servizi ai cittadini». (rcz)

Calabria por Cuba difende i medici sudamericani dalle polemiche sollevate da Corcioni

Calabria por Cuba, in un comunicato stampa, difende i medici sudamericani dalle polemiche sollevate da Corcioni, presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza.

«L’associazione Calabria por Cuba – scrivono – esprime sconcerto e preoccupazione per la polemica gratuita e, per molti aspetti strumentale e pretestuosa, nei confronti dei medici cubani in servizio negli ospedali calabresi, che nei giorni scorsi è stata scatenata sugli organi di informazione dal presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza. Risulta molto grave ed offensiva la posizione assunta dal Presidente dott. Corcioni, poiché nel tentativo di sapore razzista di infangare la presenza dei medici cubani negli ospedali calabresi, è giunto perfino a mettere in discussione la loro comprovata competenza e professionalità. È davvero singolare che in Calabria ci possano essere ancora dichiarazioni così faziose e ostili, dopo oltre un anno nel quale abbiamo potuto constatare con mano e direttamente il grandissimo e straordinario contributo che i medici cubani hanno dato alla sanità calabrese, curando ed assistendo con capacità, impegno e qualità tantissimi cittadini e cittadine che quotidianamente sono stati costretti a fare ricorso ai pronto soccorso ospedalieri della regione».

«Pertanto – aggiungono – nel respingere fermamente queste posizioni espressione di un preconcetto discriminatorio, vogliamo esprimere ai medici cubani impegnati in prima linea a tutela della salute della nostra comunità la piena e totale solidarietà dell’associazione Calabria por Cuba, pensando di interpretare il sentimento di vicinanza e di fratellanza che proviene dalla stragrande maggioranza del popolo calabrese.
Inoltre, vogliamo riaffermare la validità della scelta coraggiosa assunta dal presidente della Regione on. Roberto Occhiuto, che è stata motivata dalla condizione disastrosa e drammatica in cui versa la sanità calabrese. Una scelta che abbiamo sostenuto e condiviso fin da subito, anche perché si muove controcorrente: in un mondo segnato da muri e barriere è assai importante che dalla Calabria sia partito questo messaggio forte di apertura, dialogo e condivisione. Peraltro, la presenza dei medici cubani conferma la grande visione di Fidel Castro che in passato aveva più volte detto, “Cuba non esporta bombe, ma medici che salvano le vite”. Ed è proprio così».

«Cuba, nonostante il bloqueo ultra sessantennale degli Stati Uniti d’America – conclude la nota – è riuscita a costruire negli anni un sistema sanitario, educativo, sportivo e culturale di eccellenza, esempio per tutti i paesi in via di sviluppo e la sua sanità è considerata la migliore di tutta l’America Latina. Pertanto, rivolgiamo un sentito ringraziamento alla Repubblica di Cuba che in un momento di grave emergenza della sanità calabrese ha messo a disposizione le sue risorse per aiutare la nostra regione e per fare in modo che fosse impedita la chiusura di interi reparti e di diversi ospedali, garantendo la prestazione di servizi, assistenza e cure che altrimenti sarebbero stati negati. Resta fermo il fatto che ciò evidentemente non rappresenta la soluzione definitiva e strutturale dei problemi della sanità calabrese che richiede scelte nuove e riformatrici che mettano al centro la sanità pubblica contro le privatizzazioni selvagge che stanno cancellando il diritto alla salute dei cittadini». (rrc)

Sanità, in arrivo altri 98 medici cubani

Sono 98 i medici cubani che, assieme ai 270 già presenti sul territorio, andranno a rinforzare gli ospedali calabresi. Lo ha reso noto il commissario ad acta Roberto Occhiuto, nel corso di una conferenza stampa in Cittadella regionale.

Nell’occasione, è stato presentato il nuovo commissario di Azienda Zero, Gandolfo Miserendino.

Nello specifico, 44 saranno destinati all’Asp di Cosenza, 17 all’Asp di Vibo, 11 all’Asp di Crotone, 10 all’Asp di Reggio Calabria, 10 all’Asp di Catanzaro e 6 alla “Renato Dulbecco” di Reggio Calabria.

I nuovi medici, come i loro connazionali, dopo un corso di italiano potranno iniziare il loro lavoro in corsia. Si ricorda che il primo “blocco”, composto da 52 medici, è arrivato il 28 dicembre e sono entrati in servizio a metà gennaio 2023, mentre altri 120 il 4 agosto e sono diventati operativi a metà agosto.

Per quanto riguarda i concorsi, il Governatore e commissario ad acta ha illustrato i numeri del concorsone. Per Medicina d’emergenza e Urgenza, per cui c’erano 145 posti disponibili, sono stati in 106 a vincerlo. Di questi, 74 sono specialisti e 39 in formazioni.

Per ortopedia e traumatologia – di cui c’erano 39 posti –  13 sono i vincitori, tutti in formazione specialistica. Per Neurologia – 16 posti disponibili – 14 i vincitori: 3 specialisti e 11 in formazione. Cardiologia: 9 posti disponibili e 51 in graduatoria: 13 specialisti e 38 in formazione.

Anestesia e Rianimazione: 53 posti in graduatoria. Sono 58 gli idonei: 10 specialisti e 48 in formazione. Neuroradiologia: su 1 posto disponibile 8 sono in graduatoria: 1 specialista e 7 in formazione.

In totale, su 263 posti messi a concorso risultano 250 idonei, anche se non distribuiti in modo uniforme.

Numeri che, tuttavia, come detto da Occhiuto in conferenza stampa, non sono pochi: «fra medici cubani e medici italiani assunti attraverso i concorsi, come Regione Calabria in questo ultimo anno ci stiamo accingendo ad assumere circa 600 medici».

Il commissario ad acta, infatti, ha ribadito ciò che disse tempo fa, ossia che i medici cubani non avrebbero tolto posti di lavoro ai medici italiani e che le attività di reclutamento tramite i concorsi sarebbero proseguiti. Iniziative, secondo Occhiuto, che sono «fondamentali sopratutto in Calabria che è contraddistinta da un sistema sanitario assai meno attrattivo rispetto a quello di altre Regioni, e parlo nello specifico dell’attività di reclutamento che ha infatti impedito che molti ospedali chiudessero».

Il Governatore, poi, ha evidenziato come Miserendino sia «una risorsa importantissima per il sistema sanitario regionale» e di come il suo arrivo «la possibilità ai direttori generali delle aziende, ai commissari, di occuparsi del loro “core”, della loro attività principale, che è quella di erogare salute, di realizzare i livelli essenziali di assistenza».

Azienda Zero, dunque, avrà una funzione amministrativa e di coordinamento delle aziende, con l’obiettivo di colmare il loro deficit di capacità amministrativa. L’esperienza di Miserendino, infatti, che è stato al Dipartimento per la Trasformazione digitale del consiglio dei ministri, sarà fondamentale per ciò che riguarda l’organizzazione e digitalizzazione.

Per Miserendino, «ci sono le possibilità di migliorare gli aspetti legati non solo alla qualità di cura, ma anche di rendicontazione delle attività che vengono fatte». E, su questo aspetto, per il commissario di Azienda Zero «la Calabria nell’ultimo periodo, dopo gli anni di commissariamento, sia stata un po’ penalizzata, penso faccia di più di quello che in realtà oggi racconta in termini di rendicontazione amministrativa», quindi uno degli obiettivi «è proprio quello di migliorare questi rendiconti per far emergere il reale lavoro che oggi la sanità in Calabria mette a disposizione dei cittadini».

«Uno dei primi passi – ha spiegato Miserendino – è quello di convocare i direttori e i commissari straordinari delle varie aziende per decidere insieme a loro quali sono le prime funzioni che passeranno ad Azienda Zero. È un percorso complicato, come si è visto dall’avvio, ma si tratta di riunirsi intorno a un tavolo, capire quali sono le eccellenze che sono state sviluppate, che non è detto che siano sempre le stesse all’interno di tutte le aziende e a questo punto». (rcz)

 

LA “SOLUZIONE” CUBANA STA FUNZIONANDO
MA BISOGNA PIANIFICARE PER LA SANITÀ

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Medici cubani, “salvatori” della sanità calabrese o ennesimo tappabuchi di un’amministrazione disastrosa? Quella dei medici cubani arrivati in Calabria – ad agosto ne sono arrivati altri 120 – è stata un’idea lanciata dal presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, per sopperire alla grave mancanza di medici negli ospedali del territorio.

Una scelta che ha fatto molto rumore, ma che, alla fine, sta permettendo al sistema sanitario di respirare appena. Questo perché, nonostante il gran numero di professionisti arrivati da Cuba, non bastano, né sono – come più volte detto da Occhiuto – la soluzione. Gli ospedali hanno “fame” di medici, i calabresi hanno bisogno di medici. Hanno bisogno – e diritto – di una sanità giusta, senza la necessità di dover emigrare al Nord per potersi curare.

Intanto, tra un intoppo e l’altro, i medici cubani «hanno dato alla nostra regione un contributo fondamentale per tenere aperti gli ospedali e per dare risposte ai pazienti», come detto dal commissario Occhiuto quando, a inizio agosto, ha accolto i 120 medici che si aggiungono ai 51 che, da dicembre 2022, prestano servizio in quattro ospedali della Provincia di Reggio Calabria.

«All’inizio fui criticato per questa mia iniziativa, per aver portato in Calabria dei medici cubani», ha ricordato Occhiuto, sottolineando come «oggi tutti vorrebbero ripeterla nelle altre regioni. Lo scorso mese di agosto, quando firmai l’accordo presso l’ambasciata cubana a Roma, sostenni che questi medici non avrebbero rubato alcun posto di lavoro agli italiani. E infatti nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assunto in Calabria 2.500 unità di personale sanitario».

Una scelta che «mi ha provocato critiche da tutti i partiti – ha dichiarato il presidente Occhiuto in una intervista al giornalista Giuseppe Smorto – e dagli ordini professionali: io devo solo governare una regione molto complicata, le buone idee non sono di destra né di sinistra».

«Questi professionisti – ha sottolineato Occhiuto – non hanno rubato un solo posto di lavoro. Hanno uno stipendio lordo di 4.700 euro, vivono in case in affitto, portano indotto e movimento nei piccoli paesi».

«I medici a gettone, le finte cooperative sono uno scandalo», dice Occhiuto, spiegando che «ci hanno chiesto anche 150 euro l’ora per ognuno, alla fine sono decine di migliaia di euro sottratti all’assistenza pubblica ogni mese. Sulla salute abbiamo fatto giganteschi errori di programmazione, il ministro competente era sempre considerato di serie B, oggi mancano risorse e riforme, speriamo nelle riforme».

«La presenza dei medici cubani sarà fondamentale per allentare la pressione nei Pronto soccorso, ma anche a recuperare i troppi ritardi accumulati nelle liste d’attesa per le visite specialistiche, che sono drammaticamente aumentati a causa della pandemia», ha dichiarato il consigliere regionale Antonio Montuoro, difendendo l’arrivo dei medici.

«Oltre un ventennio di commissariamento e assoggettamento al Piano di rientro – ha ricordato – hanno progressivamente acuito le criticità sia sul piano dell’assistenza ospedaliera che su quello della medicina territoriale e di prossimità si sono progressivamente acuite – scrive ancora Montuoro – La chiusura o il depotenziamento di numerosi ospedali considerati inefficienti e insicuri (in particolar modo i punti nascita e le chirurgie) non si sono tradotti in riqualificazione e riorganizzazione dell’offerta di servizi sociosanitari sul territorio determinando molteplici disfunzioni e traducendosi in tassi di emigrazione sanitaria ancora drammaticamente elevati pari a circa il 20%. A soffrire di questa situazione soprattutto le aree interne».

Per Montuoro, dunque, il «nuovo personale a supporto dell’attività dei pochi medici che resistono e garantiscono con grande professionalità e competenza il proprio operato in condizioni critiche, rappresenta una importante risposta alle preoccupazioni del territorio».

A parte qualche criticità riscontrata a Vibo – che è rientrata grazie all’intervento tempestivo del consigliere regionale del PD Raffaele Mammoliti, che ha fatto collocare i medici cubani dall’ospedale al Pronto Soccorso di Vibo Valentia, dove c’era più necessità – si può dire che la ricetta dei medici cubani sta funzionando.

Ne ha parlato, sul Venerdì di Repubblica Giuseppe Smorto, raccontando una bellissima storia di integrazione di questi medici che, tra un qualche difficoltà linguistica e magari qualche intoppo (hanno riparato un ecografo), quotidianamente danno un prezioso contributo alla sanità calabrese. Smorto, nel suo articolo, non racconta una favola, ma la dura realtà che, ogni giorno, medici, infermieri e personale devono affrontare tra strumenti malfunzionanti, poco personale e nervosismo alle stelle da parte dei pazienti e dei medici stessi.

Francesca Liotta, direttrice sanitaria dell’Ospedale-presidio della Piana di Gioia Tauro di Polistena, racconta al giornalista come «l’urgenza era tale che li abbiamo messi subito nei turni, perfino in rianimazione». E così è stato più o meno ovunque, perché in Calabria è una continua urgenza, nonostante la presenza dei medici cubani.

Ai tanti problemi, adesso, se ne aggiunge uno più grave: «la storia dei 497 medici cubani di cui nell’estate del 2022 il presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto aveva annunciato l’assunzione a tempo determinato finisce alla Corte penale internazionale», scrive Il Foglio.

Nel giornale diretto da Claudio Cerasa, «grazie ad alcuni accordi, la regione del sud Italia poteva “affittare” da Cuba il personale sanitario – certo, a condizione che venissero prese precauzioni per impedire loro di disertare, ad esempio con pressioni sulle famiglie; e senza considerare che il grosso degli emolumenti li prende il regime dell’Avana».

«Nel caso particolare, in Calabria, su 4.700 euro pagati dalla regione a ogni medico ne vanno solo 1.200», riporta ancora Il Foglio, spiegando che «sono arrivate anche varie accuse di schiavismo: anche dalla ong Prisoners Defenders, che già lo scorso dicembre aveva denunciato appunto Italia, Qatar e Messico come corresponsabili di una tratta di persone e schiavitù in un rapporto che era stato inviato allo studio della Corte penale internazionale».

Un’accusa che è emersa a Miami nel corso del Tink Tank Interamerican Institute for Democracy, sul tema “Tratta di persone da parte della dittatura di Cuba. Schiavismo nel secolo XXI”, in cui «la posizione attiva dei governi della regione Calabria (Italia), del Qatar e del Messico nel contrattare con il governo di Cuba contingenti di operatori sanitari in condizioni di schiavitù avalla l’accusa formale di questi governi presso le Nazioni Unite e presso la Corte penale internazionale per tratta di esseri umani, schiavitù, persecuzione e altri atti disumani, crimini contro l’umanità tipizzati dallo Statuto di Roma all’articolo 7».

Sul caso è intervenuto il sindaco di Polistena, Michele Tripodi, sottolineando come l’indagine aperta dall’Aia abbia trasformato «un’opera di aiuto civile e sociale, addirittura in un crimine internazionale compreso tra i reati che riguardano la tratta degli esseri umani».

«È sorprendente – ha scritto – la doppia retorica inquisitoria fatta da L’Aia. La prima infatti sanziona un impegno solidale ed anche volontaristico di uno stato socialista come Cuba che ha avuto la capacita di formare e istruire migliaia di medici, a differenza di molti stati capitalistici che hanno privatizzato il diritto all’assistenza sanitaria e l’accesso alle cure mediche, di fatto mercificandolo e subordinandolo al profitto. E poi la domanda sorge spontanea. Anche le Ong che basano la loro missione sull’opera umanitaria di volontari, che fanno… tratta di volontari?».
«La seconda. Ma come? La precarietà, la flessibilità del lavoro – ha proseguito – il salario minimo, non sono forse retorica dell’economia capitalistica che nel tempo ha distrutto la cultura del lavoro e del salario garantito sostituendola con la precarizzazione non solo degli stipendi, ma degli orari di lavoro ma anche dei tempi di vita? Per fare un esempio i lavoratori dei Tis, impegnati negli enti pubblici percepiscono al mese un sussidio tra 600 e 700 euro (prima era di 500), senza un’ora di contribuzione a fini previdenziali e la possibilità di godere della indennità di malattia».
«Insomma la Corte penale internazionale di L’Aia si preoccupa dello stipendio dei medici cubani di 1200 euro impegnati a salvare (e menomale) quel che resta della sanità pubblica calabrese dopo anni di ruberie che di certo sono rimaste impunite nel silenzio colpevole di tutte le istituzioni statali e internazionali».
«Ma per un medico cubano uno stipendio di 1200 euro nel proprio Paese vale molto di più che uno di 3000 in #Europa ed in Italia.
È un fatto intuitivo. Per tutti tranne che per la corte penale internazionale. Curiosità… L’Aia è la stessa corte che ha emesso un mandato di cattura contro Putin, e non perché avrebbe aggredito un paese sovrano ma udite udite… perché avrebbe deportato i bambini ucraini in Russia. Ma le Onlus americane che li hanno portati per un periodo in Italia ed in altri paesi, li hanno invece salvati dalle bombe? (Stessa giustificazione data dalle autorità russe…)».
«Come si può notare dipende molto dai punti di vista. Un fatto è certo. Se il Presidente Roberto Occhiuto non avesse ricorso a Cuba, e Cuba non avesse risposto presente alla chiamata solidale, i nostri ospedali sarebbero già collassati prima del tempo», ha rilevato Tripodi.
Quelle del sindaco Tripodi sono parole vere ma, come detto dalla direttrice sanitaria di Polistena, «quando andranno via loro, come faremo?». (ams)

Mammoliti (PD): I medici cubani a Vibo solo perché è stato sollevato il problema

Il consigliere regionale Raffaele Mammoliti ha evidenziato come «sono sicuro che i medici cubani arriveranno al Pronto soccorso semplicemente perché è  stato sollevato pubblicamente ed ufficialmente il problema».

«Prendo atto della nota del consigliere Comito – ha detto – comparsa sulla stampa e mi rendo conto che innescare  una polemica mediatica su aspetti sostanzialmente irrilevanti è l’unico modo per tentare di “distrarre”  l’opinione pubblica dal “pasticcio” politico-istituzionale nel quale si è cacciato chi governa la Sanità  vibonese quando ha deciso, di propria iniziativa, di destinare i medici cubani ai reparti dell’ospedale  di Vibo Valentia e non al Pronto Soccorso, per come era stato in precedenza pubblicamente  annunciato. Sinceramente non sono affatto interessato alle polemiche politiche strumentali che si sperticano in  inconcludenti, inutili quanto nervose difese di ufficio».  

«Pertanto, andiamo ai fatti per come si sono realmente svolti – ha ricordato – il giorno dell’arrivo a Vibo dei medici  cubani, mi sono recato, di mia spontanea iniziativa e senza aver ricevuto alcun invito in tal senso,  all’ospedale Jazzolino per rendere, a detti medici, anche il mio doveroso e sentito saluto istituzionale.  In quella sede, ho appreso, con sorpresa e dispiacere, che i predetti medici cubani sarebbero stati  assegnati ai reparti dell’ospedale e non più al Pronto Soccorso, come era stato in precedenza detto  sulla stampa che aveva, fra l’altro, riportato a caratteri cubitali, anche le dichiarazioni rese dal  Presidente Occhiuto, secondo cui i medici cubani avrebbero aiutato “soprattutto ad allentare la  pressione nei Pronto Soccorso” dei nostri ospedali». 

«Sempre nella medesima sede, registravo anche, il forte disappunto, espresso verbalmente, dal  Primario del Pronto Soccorso, nei confronti di questa scelta dell’ultimo minuto, di destinare i medici  cubani ai reparti dell’ospedale e non al Pronto Soccorso. 

«Dopodiché – ha detto ancora – mi decidevo ad esercitare le mie prerogative di Consigliere regionale preoccupandomi di  sottoporre il caso al Presidente della Giunta Regionale Dott. Roberto Occhiuto, nella sua qualità di  Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della  Regione Calabria, al quale presentavo un’apposita interrogazione a risposta immediata. In particolare,  con l’anzidetta interrogazione chiedevo, al Presidente Occhiuto, nella sua precitata qualità, di sapere  chi e per quale valida ragione aveva disposto l’assegnazione dei medici cubani destinati al Pronto  Soccorso dell’ospedale di Vibo Valentia ai reparti del medesimo ospedale. Tutto qui. Questi, cioè, i fatti per come si sono realmente svolti».

«Evidentemente, al consigliere Comito ha dato fastidio la mia interrogazione – ha proseguito – perché, portando il caso  all’attenzione non solo dell’opinione pubblica ma anche delle massime cariche istituzionali regionali,  detta interrogazione ha destabilizzato e sconvolto i piani che, presumibilmente, erano stati predisposti  da chi governa la Sanità vibonese in merito all’utilizzo dei medici cubani nell’ospedale di Vibo Valentia». 

«La mia azione politica ed istituzionale è, dunque servita – ha sottolineato – a quanto pare, a portare alla luce del sole  una realtà e delle decisioni che, probabilmente, si voleva che passassero nel silenzio e all’insaputa  dell’opinione pubblica. E ciò mi rassicura in merito alla circostanza che, ora, una volta che il  “bubbone” è scoppiato ed il caso è stato sollevato pubblicamente ed ufficialmente, chi governa la  Sanità vibonese sarà “costretto” a destinare i medici cubani al Pronto Soccorso, per come  precedentemente annunciato e rispettato in tutti gli altri ospedali calabresi». 

«È bene che il consigliere Comito sappia che il mio impegno sul tema della Sanità non si fermerà e  proseguirò, imperterrito – ha ribadito – la mia azione diretta a riportare il sistema sanitario vibonese in un quadro di  efficienza e maggiore funzionalità. Nei prossimi giorni, provvederò a mettere in campo ulteriori  iniziative in favore della Sanità calabrese e vibonese di cui darò ampie informazioni». (rvv)

Medici cubani a Vibo, Comito (FI): Da Mammoliti speculazione politica

Il consigliere regionale Michele Comito ha replicato al consigliere regionale Raffaele Mammoliti in merito ai medici cubani al pronto soccorso di Vibo Valentia. Per Comito, infatti, «certe dichiarazioni cozzano con la realtà dei fatti, una realtà, quella della decisione di destinare i medici cubani prima nei reparti e poi al pronto soccorso, vissuta in maniera diretta dalla stessa persona che oggi fa finta di non ricordare».

«Voglio ricordare a me stesso – ha aggiunto – che il giorno dell’arrivo dei medici allo Jazzolino, entrambi, io e il collega Mammoliti, abbiamo ascoltato quali fossero gli intendimenti dell’Azienda sanitaria e quindi del commissario, generale Antonio Battistini, e del direttore sanitario, Luigi Mandia, persone di alto profilo e competenza. Intendimenti messi nero su bianco ed attuati, tra l’altro, anche da altre Aziende calabresi: ovvero impiegare i medici, in una prima fase, all’interno di alcuni reparti per consentire loro di ambientarsi e soprattutto familiarizzare non tanto con la lingua parlata quanto con la scritta, che riveste un’importanza decisiva specie in un settore come l’emergenza-urgenza; e successivamente destinarli proprio al pronto soccorso, cosa che avverrà a brevissimo. E ricordo benissimo come in quella sede il collega Mammoliti avesse palesato approvazione per questa scelta, salvo oggi far finta di niente denunciando a mezzo stampa l’“usurpazione”».

«Ecco perché – ha aggiunto Comito – non posso nascondere le mie perplessità ed il disappunto nel constatare con quanta leggerezza ci si lasci andare a speculazioni politiche su un tema che è probabilmente il più importante e il più sentito da tutti i cittadini, la sanità. E purtroppo sulla sanità, anche sulla migliore sanità d’Italia, e parlo per esperienza diretta, qualunque lamentela troverà facile sponda nell’opinione pubblica. Ma la serietà del nostro ruolo, rammento sempre a me stesso, imporrebbe un contegno ed un atteggiamento differente».

«Quanto ai Lea, altro argomento brandito dal collega Mammoliti – ha proseguito – se egli ha la soluzione immediata alla problematica, beh non resta che implorarlo di condividerla con la Regione Calabria e con tutte le altre Regioni che, da Nord a Sud, con le dovute differenze, non navigano certo in acque tranquille. Cercare lo slogan ad ogni costo può forse tornare utile in campagna elettorale, ma per risolvere i problemi della sanità, tanti e di difficilissima soluzione, serve innanzitutto serietà negli atteggiamenti e coraggio nelle decisioni, come dimostrato dal presidente Roberto Occhiuto con questa scelta sui medici cubani, portata avanti ostinatamente malgrado da più parte venissero suggeriti altri tipi di soluzioni…».

«Una scelta sulla quale, evidentemente – ha concluso – oggi si è dovuto ricredere anche il Pd, quello stesso partito che gridava allo scandalo ed oggi si “batte” per avere i medici cubani in servizio». (rvv)

Montuoro difende la scelta dei medici cubani: «Essenziali per gli ospedali delle aree interne»

«Sono arrivati in pieno agosto, uno di quei periodi dell’anno in cui i presidi ospedalieri del nostro territorio, sia per l’incremento della popolazione dovuta alla presenza di turisti e all’emigrazione di ritorno, soffrono maggiormente per carenza di personale e strutture. La presa di servizio di altri 120 medici cubani rappresenta una risposta alle difficoltà ataviche di un sistema sanitario che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, nella sua veste di commissario ad acta. Una sanità in macerie, quella davanti a cui si è trovato davanti il nostro presidente, da riformare, sistemare, migliorare per tutelare il sacrosanto diritto alla cura e alla salute nei calabresi. Un passo dopo l’altro, anche con decisioni importanti come quello di reclutare medici da fuori regioni che nei mesi scorsi ha suscitato tante polemiche e oggi si rivela una scelta giusta».

È quanto afferma il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, presidente della commissione consiliare Bilancio, Antonio Montuoro.

«La presenza dei medici cubani sarà fondamentale per allentare la pressione nei Pronto soccorso, ma anche a recuperare i troppi ritardi accumulati nelle liste d’attesa per le visite specialistiche, che sono drammaticamente aumentati a causa della pandemia – afferma Montuoro – Oltre un ventennio di commissariamento e assoggettamento al Piano di rientro hanno progressivamente acuito le criticità sia sul piano dell’assistenza ospedaliera che su quello della medicina territoriale e di prossimità si sono progressivamente acuite – scrive ancora Montuoro – La chiusura o il depotenziamento di numerosi ospedali considerati inefficienti e insicuri (in particolar modo i punti nascita e le chirurgie) non si sono tradotti in riqualificazione e riorganizzazione dell’offerta di servizi sociosanitari sul territorio determinando molteplici disfunzioni e traducendosi in tassi di emigrazione sanitaria ancora drammaticamente elevati pari a circa il 20%. A soffrire di questa situazione soprattutto le aree interne. Ho avuto più di una occasione per interloquire con il presidente Occhiuto delle sofferenze e delle criticità dei presidi sanitari delle aree interne, e della situazione di strutture dell’area centrale della Calabria, in particolare della situazione di Soverato, Lamezia Terme e Soveria Mannelli: in queste aree cresce la percezione di insicurezza, soprattutto nelle persone anziane; la collettività teme di non poter ricevere cure adeguate, in particolare nelle situazioni di emergenza; scarseggiano le ambulanze, a volte non sono disponibili gli autisti, in non pochi casi mancano i medici a bordo, i tempi di percorrenza dei mezzi di soccorso superano il valore già oltre soglia registrato a livello medio regionale. Giusto per citare qualche esempio».

«Nuovo personale a supporto dell’attività dei pochi medici che resistono e garantiscono con grande professionalità e competenza il proprio operato in condizioni critiche – conclude Montuoro – rappresenta una importante risposta alle preoccupazioni del territorio, al centro del confronto quotidiano anche con figure apicali del management sanitario come il Commissario Straordinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale Antonio Battistini, il direttore sanitario Antonio Gallucci, con i quali da sempre esiste una proficua interlocuzione. Il nostro compito di amministratori regionali è quello di rimanere vigili, dare voce alle istanze delle comunità che ci onoriamo di rappresentare in ogni latitudine per lasciare a chi verrà dopo di noi una regione più giusta e rispettosa dei diritti di tutti». (rrc)

Sanità, arrivati in Calabria altri 120 medici cubani

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha accolto all’Unical, insieme al Rettore Nicola Leone, i 120 medici cubani giunti stanotte all’aeroporto di Lamezia Terme.

I nuovi 120 camici bianchi caraibici si sommano ai 51 medici arrivati a dicembre 2022, e che da gennaio 2023 prestano servizio, con grande soddisfazione dei cittadini calabresi, presso 4 ospedali della provincia di Reggio Calabria.

«Un caloroso benvenuto a tutti voi, e grazie, grazie davvero per essere qui», ha detto il governatore Occhiuto accogliendo i medici cubani nelle aule della Scuola Superiore di Scienze delle Amministrazioni Pubbliche.

«In questi mesi i vostri colleghi giunti in Calabria lo scorso dicembre – ha aggiunto – hanno dato alla nostra Regione un contributo fondamentale per tenere aperti gli ospedali e per dare risposte ai pazienti, sono certo che anche voi vi integrerete benissimo e che anche questa sarà un’esperienza di successo».

«All’inizio fui criticato per questa mia iniziativa – ha ricordato – per aver portato in Calabria dei medici cubani. Oggi tutti vorrebbero ripeterla anche nelle altre Regioni».

«Lo scorso mese di agosto, quando firmai l’accordo presso l’ambasciata cubana a Roma – ha detto ancora – sostenni che questi medici non avrebbero rubato alcun posto di lavoro agli italiani. E infatti nell’ultimo anno e mezzo abbiamo assunto in Calabria 2.500 unità di personale sanitario».

«Purtroppo sul reclutamento di alcune specializzazioni abbiamo difficoltà – ha proseguito – in Calabria ancor più che nel resto d’Italia. E i medici cubani arrivati oggi sono specializzati, ad esempio, in emergenza urgenza, in ortopedia, in cardiologia, in quelle specializzazioni difficili da trovare per tutte le Regioni. E dunque ci daranno un grande aiuto».

«Ringrazio – ha aggiunto – il Ministero degli Esteri che ci ha aiutato in queste settimane a superare qualche problema burocratico, e ringrazio l’Università della Calabria e il rettore Nicola Leone che ha riaperto l’Ateneo ad agosto per far svolgere a questi medici il corso intensivo d’italiano. Studieranno anche di sabato e domenica ed entro questo mese saranno nelle corsie dei nostri ospedali».

«Ma il grazie più grande va a tutti voi – ha concluso il presidente Occhiuto, salutando i camici bianchi caraibici – perché avete deciso di venire in Calabria a darci una mano, lasciando a Cuba le vostre famiglie e i vostri affetti. Grazie davvero di cuore».

I 120 medici cubani appena arrivati seguiranno, come già avvenuto per i loro colleghi giunti in Calabria 7 mesi fa, un corso intensivo di italiano presso l’Unical, e tra qualche settimana saranno a disposizione del servizio sanitario regionale calabrese.

Ecco dove andranno a lavorare:

– 42 presso l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza;
– 22 presso l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro;
– 17 presso l’Azienda sanitaria provinciale di Crotone;
– 17 presso l’Azienza ospedaliera di Cosenza,
– 9 presso l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia;
– 6 presso l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria;
– 5 presso il Gom di Reggio Calabria;
– 2 presso l’Azienda ospedaliera Dulbecco di Catanzaro. (rcs)