L’OPINIONE / Santo Gioffrè: I medici cubani non sono un fenomeno da baraccone

di SANTO GIOFFRÈ – È commovente questo abbraccio di benvenuto verso i Compagni Medici Cubani nella desolata Provincia reggina. Professionisti con una preparazione scientifica di altissimo livello che operano in ben 53 Paesi al Mondo.

Zone di guerra e, soprattutto, Paesi del III mondo dove non esiste alcun genere di assistenza sanitaria, come in Calabria. Vengono perché un furbissimo e disperato Occhiuto, dopo tanto blaterare, si è accorto che i gruppi sono arrivati dove non batte mai il sole e il Comunismo è il suo unico sole dell’avvenire. Ma, anche, perché si è accorto che essere Calabresi vale fino a dopo Laino Castello.

Poi, rimane il core, la Tarantella, la supprazzata e la Calabria meravigliosa, tanto che nessun medico calabrese, che lavora nel favoloso Nord, è voluto tornare nella Terra dei Padri e dove abbiamo il sole, l’Aspromonte, la Sila, il favoloso mare. A ragione, dico io. Si troverebbero ad operare in katoi, senza alcuna rete di protezione, dentro un sistema che, introitato il concetto del Calabrese animale da circo, hanno rubato, in piena tranquillità e impunità, miliardi e, pure, le maniglie delle porte. Ma, torniamo ai compagni medici cubani… grande afflato, dicevo.

Selfie, pacche sulle spalle… d’altronde, quando capiterà, più, di vedere gente che viene da uno degli ultimi paesi Comunisti al mondo, dove si applica la pianificazione totale, in economia e la Medicina ha, solo, la finalità del benessere fisico delle Persone? Già! La stessa propulsione all’accoglienza, i Sindaci, gli inviati della Regione, presenti in massa in queste dolci ostentazioni, dovranno garantirla nei luoghi in cui i Medici opereranno.

Perché io non voglio peccare, conoscendo l’andazzo, di ritrosia retrostrutturale del mio sub-coscienzioso pensiero e, cioè, di non trasformare i Compagni Medici Cubani in fenomeno da baraccone, oppure, usarli o trattarli con sufficienza, tipo, non dando i cambi nella turnazione o fargli fare turni massacranti. Attenti, i Medici son venuti ad aiutare e a lavorare, da Professionisti… (sg)

I medici cubani sono arrivati a Locri, Calabrese: «Grazie per il vostro lavoro»

I medici cubani sono arrivati a Locri. I 16 medici, che presteranno servizio all’Ospedale di Locri per i prossimi due mesi, sono stati accolti dall’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, portando i saluti del presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Insieme all’assessore Calabrese, l’Amministrazione comunale di Locri, oggi guidata da Giuseppe Fontana, accompagnato dall’assessore alle politiche sociali Domenica Bumbaca, e il neo assessore Marco Cavaleri. Presenti anche i consiglieri regionali Giacomo Crinò e Salvatore Cirillo e rappresentanti istituzionali che hanno salutato i medici mostrando disponibilità e supporto, ribadendo la carenza dei medici nei nostri ospedali e esprimendo condivisione per tale azione che può solo potenziare e creare cooperazione.

I medici, infatti, lavoreranno a supporto della sanità calabrese, grazie all’accordo stipulato da Occhiuto col sistema sanitario internazionale. Grazie ad esso la sanità calabrese potrà avvalersi di validi medici che già hanno operato in molte Nazioni e su più fronti, a supporto dei qualificati medici che lavorano sul territorio.

Dopo l’intervento dei vari esponenti, l’assessore Calabrese ha rimarcato  «la valenza di questo accordo che, su decisione del presidente Occhiuto, oggi costituisce un modello alternativo, e ricordato, quanto già precisato dal presidente, che si può iniziare a rispondere alla distorsione del mercato delle professioni sanitarie, che sta creando profonde difficoltà al sistema della sanità pubblica, tra tutti i medici a gettoni inseriti nelle cooperative. La medicina cubana è di eccellenza ed è riconosciuta in tutto il mondo. La Regione ha utilizzato le opportunità offerte da un accordo di cooperazione fatto dal Governo cubano e dalla Commissione europea».

«La priorità – ha proseguito Calabrese, che già da primo cittadino della città locrese per dieci anni ha lottato duramente per ridare dignità alla sanità e ha rivendicato più volte il diritto alla salute,  è quella di espletare le procedure concorsuali finalizzate all’assunzione stabile di medici e personale sanitario e si sta lavorando per impiegare tutte le risorse finanziate per la programmazione e riqualificazione del nosocomio. Questo intervento non è risolutivo, non vuole penalizzare o sottovalutare i nostri professionisti, ma è la fase di una nuova sanità, un nuovo inizio».

«Il presidente Occhiuto – ha evidenziato infine l’assessore – ci ha creduto con determinazione e convinzione senza arrendersi, superando ostacoli burocratici, pregiudizi e falsi allarmismi. Oggi è un giorno importante per tutto il territorio. Abbiamo lottato per anni perché la sanità è la priorità per il benessere fisico e sociale di una comunità. Abbiamo e stiamo soffrendo la carenza di medici e oggi possiamo solo gioire per questa importante entrate dei medici che daranno il loro apporto. Una azione di cooperazione internazionale e di alta valenza sociale».

I sedici professionisti inizieranno a lavorare lunedì prossimo e saranno ospitati all’ostello della Gioventù, gestito dal consorzio Goel, guidato da Vincenzo Linarello, presente all’evento. Un luogo di riscatto sociale da dove può partire una nuova fase di rinascita. (rrc)

Il Centro Linguistico di Ateneo UniCal, l’attenzione e la dedizione per il territorio

Il Centro Linguistico dell’Università della Calabria sta formando i medici cubani che andranno a rinforzare la rete del sistema sanitario locale.

«In questo inizio 2023 – si legge in una nota –  il Team linguistico e tecnico-amministrativo non è quindi impegnato soltanto con le attività linguistiche rivolte alla popolazione studentesca dell’Università, ma anche con il progetto che mette in prima linea l’impegno del Centro per il territorio. Il Centro Linguistico UniCal non è nuovo ad iniziative e progetti che abbiano una ricaduta forte sul territorio».

«La terza missione dell’Università – si legge ancora – quando rivolta alle competenze linguistiche, è stata sempre pienamente appoggiata dal Cla, con la creazione di attività ad hoc dedicate a diverse categorie. Si fa riferimento, ad esempio, al Clil, che ha visto il Centro organizzare e coordinare le attività in diversi punti della regione. Il programma è stato realizzato al fine di formare i docenti, promuovere e implementare un nuovo modo di proporre la didattica agli studenti delle scuole secondarie superiori. Innumerevoli, poi, i progetti organizzati e ideati per la comunità accademica, dai corsi per i dottorandi, all’attenzione verso il personale tecnico amministrativo dell’università stessa».

«Ma non solo. In seguito all’impegno profuso dalla professoressa Argondizzo – continua la nota – l’intero Centro Linguistico ricopre ruoli di prestigio dal punto di vista nazionale e internazionale. Il Cla, infatti, ha svolto funzioni di Segreteria (2010-2013) e svolge funzione di Presidenza per ben due mandati (2013-2016; 2019 ad oggi) dell’Associazione Italiana Centri Linguistici di Ateneo. In virtù di tale prestigiosa posizione è, quindi, capofila di circa 50 Cla Italiani. L’impegno profuso a livello internazionale si palesa con un Centro Linguistico che attualmente, svolge anche le funzioni di Vicepresidenza del CercleS, Confederazione Europea dei Centri Linguistici di Alta Formazione, a cui aderiscono oltre 360 Centri dislocati in tutti i Paesi dell’Unione».

«Di recente – conclude la nota – lo Staff del Cla ha festeggiato i Venticinque anni di attività organizzando un seminario che ha visto la partecipazione di studiosi e studiose provenienti da tutta Europa che si sono ritrovati dal vivo o in collegamento digitale per intervenire in una due giorni di lavori rivolta alle Best Practice dei diversi Centri Linguistici. Il programma attuale realizzato per i medici provenienti da Cuba non è che la conferma di un impegno verso il territorio di un Centro che saprà continuare ad interfacciarsi positivamente con il contesto in cui si trova». (rcs)

Sanità, Occhiuto: I medici cubani non ruberanno alcun posto di lavoro

I medici cubani sono un ponte per evitare il tracollo delle strutture ospedaliere in Calabria, non per rubare il posto di lavoro ai medici calabresi. È quanto ha ribadito il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in una intervista a La Repubblica.

E, proprio riferendosi ai medici calabresi, Occhiuto ha garantito che «quando ci saranno o decideranno di partecipare ai concorsi che continuiamo a bandire saremo felici di assumerli. Il paradosso è questo. Che la sanità calabrese può assumere, ma diciamo che ha difficoltà di reclutamento».

«È chiaro che questa non può essere una soluzione strutturale – ha proseguito – ma una soluzione ponte per evitare un tracollo di alcune strutture ospedaliere. La sanità calabrese è stata distrutta da 12 anni di commissariamento in cui non solo non sono mai stati aumentati i livelli di prestazione, ma non sono mai neanche stati fatti i conti sull’ammontare del debito. Noi abbiamo bisogno di 2.500 medici, 500 dei quali subito se non vogliamo chiudere pronto soccorso e reparti».

In merito alla questione che in Italia non ci siano medici disponibili, il Governatore ha spiegato: «No, qui abbiamo fatto e stiamo facendo concorsi per assunzioni a tempo indeterminato, ma non troviamo gli specialisti che servono. Evidentemente il sistema sanitario calabrese è poco attrattivo e il turnover non è stato garantito dal numero chiuso all’Università. In più molti medici ospedalieri si dimettono».

«E sa perché? Per una stortura del sistema – ha spiegato –. Si dimettono perché trovano più conveniente andare a lavorare nelle cooperative che forniscono medici a gettone. Qui in Calabria un medico a gettone prende 150 euro all’ora. Un medico così puó arrivare a costare fino a 50 mila euro al mese e non ce lo possiamo permettere».

Sul ricorso ai medici cubani che non è stato visto di buon occhio dall’Ordine dei Medici, Occhiuto ha spiegato che «noi abbiamo utilizzato un varco normativo, quello dell’emergenza Covid, che non prevede l’iscrizione all’Ordine dei medici. Ma, aldilà di questo, io ho avuto l’impressione di aver toccato qualche interesse. Se andiamo a guardare i fatturati che stanno sviluppando queste cooperative a gettone forse capiamo perché. Preferisco pensare che questo nostro modello potrebbe essere adottato da altre Regioni in difficoltà come noi». (rrm)

Medici cubani, L’OPINIONE / Pasquale Amato: Perché la formazione a Rende quando c’è l’Università per Stranieri a Reggio?

di PASQUALE AMATO – I primi 50 medici cubani giunti in Calabria – pur essendo destinati alle strutture sanitarie reggine, che sono le più sguarnite di personale – sono arrivati a Lamezia e non a Reggio, sono stati portati alla Cittadella di Germaneto per essere ricevuti dal Presidente (li avrebbe potuti ricevere a Reggio).

Ora  vengono portati a Reggio per le procedure di accesso presso l’Ufficio Emigrazione. Tuttavia saranno trasferiti a Rende per il corso di formazione linguistica che faranno all’Unical.

Eppure a Reggio esiste – con personale docente qualificato che da decenni insegna la lingua italiana a stranieri – l’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, unica nel Sud e Isole e una delle tre d’Italia assieme a Perugia e Siena. Si faccia avanti chi si fa venire il prurito quando si parla e si scrive di “Regione Straniera”. E per favore nessuno dica che siamo “campanilisti” quelli che non ci stiamo a subire soprusi e schiaffi continui.

E per cortesia, nessun politico reggino, nel caso decida di denunciare questo ennesimo smacco, apra il suo intervento con la frase “sia chiaro che non parlo per campanilismo”, gettandosi così ancora una volta la classica “zappa sui piedi”. (pa)

I medici cubani a lezione d’italiano all’Unical

Il 2 gennaio partirà, all’Università della Calabria, un corso intensivo di italiano per i 50 medici cubani chiamati dalla Regione a supporto della sanità.

Il corso sarà coordinato dalla prof.ssa Carmen Argondizzo. Al momento all’Unical sono iscritti anche altri quattro medici cubani e un medico dominicano, studenti di Scienze della nutrizione. I cinque studenti, immatricolati tra il 2019 e il 2021, hanno potuto iscriversi all’ateneo grazie ad una borsa di studio sul progetto Pac Unicaribe, finanziato dalla Regione Calabria, di cui è responsabile scientifico il professor Lorenzo Caputi, delegato del Rettore per le relazioni con la Repubblica di Cuba, la Repubblica Dominicana e la Repubblica di Costa Rica. E anche gli stessi medici in arrivo da Cuba potranno beneficiare di una borsa di studio nell’ambito dello stesso progetto. 

La relazione tra Unical e Cuba è, d’altronde, consolidata attraverso una stretta relazione con l’Università di Santiago de Cuba, attraverso la quale nel 2017 sono stati immatricolati nel campus italiano i primi 6 studenti cubani. Negli anni, il numero di iscritti è aumentato notevolmente e, attualmente, conta un totale di 240 studenti provenienti dall’isola caraibica che si sono contraddistinti per l’elevato profitto negli studi. Non è un caso è stata proprio una studentessa cubana a parlare a nome degli studenti nella cerimonia di apertura dell’attuale anno accademico.

I medici cubani frequenteranno lezioni di formazione finalizzate al consolidamento delle competenze linguistiche italiane, organizzate dal Centro linguistico di ateneo, con un corso intensivo di 60 ore più 20 facoltative.

L’esigenza di concentrare i tempi nasce dalla considerazione che il personale medico verrà impiegato, nell’arco. di poche settimane, all’interno delle strutture ospedaliere. Di conseguenza, sarà necessario un supporto linguistico che, nell’immediatezza, possa dare ai medici cubani la possibilità di immergersi nel contesto sociale regionale e riesca, con linguaggio semplice ma accurato, a comunicare per socializzare e per espletare le mansioni professionali. 

In particolare, l’erogazione di corsi consentirà al personale medico cubano di apprendere la lingua italiana per raggiungere obiettivi di tipo professionale (come ad esempio: interagire con i propri colleghi, socializzare con i pazienti e capire le loro esigenze, partecipare a riunioni professionali, comprendere testi di carattere medico-specialistico) e facilitare le relazioni interpersonali nell’ambito della comunità professionale e all’interno del contesto territoriale. Terminati i corsi, i professionisti saranno assegnati dalla Regione, secondo le diverse esigenze e specializzazioni, nelle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi. (rcs)

Sanità, sono arrivati i 50 medici cubani

Sono arrivati in Calabria i 50 medici cubani. Lo ha reso noto il presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, ribadendo che «non ruberanno alcun posto di lavoro ai medici italiani, ma ci aiuteranno a tenere aperti reparti e ospedali».

«Il 2 gennaio – ha aggiunto – inizieranno il corso presso l’Università della Calabria e appena saranno pronti cominceranno a lavorare negli ospedali calabresi. Continuiamo senza sosta a cercare medici italiani tramite i concorsi, ma adesso il pericolo era di dover chiudere strutture sanitarie per carenza di personale».

«Ringrazio, per il lavoro svolto in questi mesi – ha concluso – indispensabile per raggiungere questo obiettivo, il direttore generale della Salute, Iole Fantozzi, i dirigenti del Dipartimento, e il mio consulente giuridico, il vice avvocato generale dello Stato Ettore Figliolia. È nostro dovere affrontare l’emergenza con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, per garantire cure e servizi ai cittadini calabresi. Non ci faremo fermare». (rcz)

L’OPINIONE / Filippo Veltri: Destra, Sinistra e cubani

di FILIPPO VELTRI –  Uno pensa che alla notizia dell’arrivo dei medici cubani in Calabria da sinistra si levi qualche inno, seppur timido, di gioia: Cuba, la rivoluzione, Fidel, il Che… Un po’ di memoria storica esiste ancora, perdio! E invece nulla: non ci sono più le ideologie, forse manco più nemmeno le idee. E poi? Che c’entra Fidel con i medici? Giusto, per carità.

Allora pensi che la storia si  possa restringere alla vicenda specifica della sanità e della grande medicina cubana. Universalmente riconosciuta come una delle migliori al mondo. E invece nulla… Nemmeno su questo tasto c’è qualcosa di positivo da segnalare. Alla decisione del presidente della Regione Occhiuto invece si è alzato fin da subito un muro della sinistra anche estrema, politica, se così  si può dire. Altolà, non va bene affatto. E via di questo passo.

Ora noi non ci incammineremo su una strada tecnica, pseudo scientifica, di analisi nel merito del provvedimento, se cioè era concepito bene, se dovevano essere chiamati prima i medici italiani, poi quelli polacchi (tanto per dire) e infine i cubani. No: non ne ho la minima competenza, che invece hanno e l’hanno già dimostrato, difendendo senza mezzi termini la decisione di Occhiuto Enzo Paolini e Santo Gioffrè, Rubens Curia e Tonino Perna (che appunto di competenza ne hanno molta e sono anche, più o meno, schierati a sinistra e dunque non accusabili di essere adulatori di un nemico di classe come Roberto Occhiuto).

Io dico solo sommessamente una cosa, nel mio piccolo e con assoluta modestia, forse interpretando però un senso comune: come si fa a meravigliarsi e ad attaccare in maniera così preconcetta la decisione di Occhiuto dinanzi allo sfascio drammatico della sanità calabrese? Come si fa a non dire ‘mettiamo una pezza quale che sia’ quando nei pronti soccorso la gente fa file di 24 ore e poi dorme magari su una barella in attesa di un posto letto (se c’e’)? Da anni! 

Come è possibile che non si colga il grido di dolore che sale dall’opinione pubblica calabrese da tempo, da tanto tempo, dinanzi a tanto dramma sociale? L’altro giorno che la proposta del Presidente della Regione Calabria tanto malvagia non era se n’è accorto anche il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, certamente non un amico di Fidel, il quale da Cernobbio sul lago di Como al Forum Ambrosetti ha lodato Occhiuto, il quale pero’ ormai non sa più come dirle le cose.

Né serve a molto ritornare sulla storia di colpe e responsabilità di questo stato di cose visto che trattasi di questioni di vita o di morte. Sempre l’altro giorno, infine, sul TG3 della Calabria uno apre e vede in sequenza prima il berlusconiano Occhiuto che denuncia come ci sono medici che guadagnano fino a 50 mila euro al mese e che bisogna finirla col corporativismo di certi ordini professionali (muti anche sulle improvvise dimissioni del neo primario dell’ospedale di Locri).

Poi segue a ruota intervista a noto esponente di sinistra in cui si dice l’esatto opposto, tutto tra l’altro sulla scia del capo dell’opposizione in Consiglio Regionale, che di mestiere fa la scienziata. Chiudi gli occhi, non vedi le persone, ascolti soltanto e ti chiedi: ma chi e’ di destra e chi di sinistra? Sono indubbiamente i dubbi di una fase politica strana, in cui non si discute più delle cose ma di chi le dice. Una nebbia in vista del 25 di settembre.

Ma – vi prego – non rispondete con dotte argomentazioni tecniche a questa breve e modesta riflessione. Ditela una cosa di sinistra vera! Non difendete i gretti corporativismi di chi ha portato il Paese (e la Calabria) allo sfacelo! E poi, mi raccomando: non lasciate ad Occhiuto la Plaza de la revolucion! Ci manca solo questo. (fv)

L’OPINIONE / Pietro Molinaro: Quella dei medici cubani una misura d’emergenza temporanea

di PIETRO MOLINARORoberto Occhiuto conferma, ogni giorno di più, di essere il presidente di cui la Calabria ha bisogno. Il presidente che sta manifestando la Calabria che l’Italia non si aspetta. La decisione di inserire nelle strutture sanitarie calabresi 500 medici cubani ne è una prova ulteriore, perché si tratta di una misura d’emergenza e temporanea, che testimonia la capacità di Roberto Occhiuto di ricercare soluzioni concrete, anche originali quando serve.

E nessuno credo possa affermare che alla sanità calabrese non servano 500 medici! E nel più breve tempo possibile! In questo momento, la misura emergenziale, più sostenibile, per inserire un numero così cospicuo di medici negli ospedali calabresi è quella di chiedere la collaborazione dei medici cubani. E per questo è stato fatto! Certo, in parallelo si deve lavorare per una soluzione stabile e duratura. E mi risulta che stia avvenendo. Comprendo che ci possano essere dubbi o perplessità sulla scelta di far venire in Calabria dei medici cubani. Alcuni avanzano dubbi sulle effettive capacità di questi medici.

Al riguardo credo che le strutture regionali preposte dovranno essere attente a verificare le competenze ed i titoli di qualificazione del personale che arriverà in Calabria. Chiarito questo, i medici ci servono e bene ha fatto il presidente Occhiuto a scegliere questa strada.  A tutto il personale sanitario, che opera in Calabria e che non mi stancherò mai di ringraziare per il lavoro che ha fatto e fa in condizioni difficili, chiedo di aprirsi a questa scelta mettendo da parte le critiche.

Oggi è necessario accogliere i colleghi cubani con la consapevolezza che questa scelta, in questo momento, è l’unica strada per alleviare la pressione lavorativa sul personale sanitario e per migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie. Arriveranno certamente anche le misure strutturali, ma oggi c’è bisogno di fronteggiare l’emergenza e serve apertura verso il cambiamento. È anche questa la politica che cambia la Calabria. E’ questa la Calabria che l’Italia non si aspetta. (pm)

L’OPINIONE / Ettore Piero Valente: contro la gogna mediatica, qualche riflessione

di ETTORE PIERO VALENTE – La notizia dei 500 medici Cubani, chiamati dal Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, per colmare la carenza degli operatori sanitari nella propria regione, ha innescato unaccesa protesta degli Ordini del settore, dai sindacati ai medici calabresi sparsi per il mondo.

La decisone del Presidente Occhiuto va considerata come una sorta di extrema ratio, verso una situazione atavica ma non certo più sostenibile, e pur condannando l’inutile gogna mediatica, sono necessarie alcune riflessioni. Prima di attuare una scelta di tale portata, mi sarei sincerato che tale intervento fosse legittimo, avrei chiesto consiglio ai Presidenti degli Ordini dei Medici Calabresi e mi sarei confrontato con le sigle Sindacali, prima ancora di effettuare laccordo e non dopo.

Ormai, sono anni che la Sanità Italiana da terza eccellenza nel mondo è arrivata ad essere la tredicesima e non auto complimentiamoci per aver gestito una pandemia in un modo eccellente, il tutto è stato fatto grazie allabnegazione dell’intero personale sanitario. Il quale, già prima della pandemia, lavorava in un ambiente minato da diverse problematiche sia lavorative sia strutturali, dando vita a quello che è il fenomeno della Great Resignation, il significativo aumento delle dimissioni dei medici dalle strutture pubbliche. Tale fenomeno è dovuto ad una serie di fattori: carichi eccessivi di lavoro, la smisurata mole di burocrazia, la scarsa considerazione del ruolo sociale (vedi aggressione ai sanitari sempre più frequenti), una retribuzione non adeguata alle responsabilità (contratto nazionale in attesa di essere rinnovato), la mancanza di una progressiva carriera meritocratica. Troppe ore in più svolte, spesso in violazione delle norme senza essere totalmente o parzialmente retribuite; non poter usufruire delle ferie spettanti in maniera totale o parziale; poco tempo a disposizione per la vita familiare; lavorare in ambienti ostili e subire mobbing. Tutte problematiche reali che hanno portato al burn out e allo svuotamento degli Ospedali.

Inoltre, non è da meno il fenomeno del turnover medico, bloccato dal numero chiuso di medicina e delle specializzazione e del blocco del contratto nazionale, aggravato dellimmigrazione dei nostri giovani che vanno altrove a cercare futuro. Alcune indagini effettuate da sigle sindacali hanno fatto emergere che solo il 28,4% dei medici ospedalieri vuole rimanere in nosocomio, il resto vuole spostarsi sul privato, andare in pensione anticipata o migrare allestero (questo è più radicato nei giovani che snobbano anche il posto privato) e negli ultimi tre anni il SSN ha perso 21 mila specialisti per dimissioni volontarie, pensionamenti, invalidità e decessi.

Solo nel 2021, in Calabria la media dei medici dipendenti che ha deciso di licenziarsi è stata del 3,8% rispetto alla media nazionale del 2,9%. Quindi non è una novità che esista una carenza di medici su tutto il territorio nazionale, bisogna essere miopi per non vederlo. Per quanto riguarda i concorsi andati deserti, è necessario rimarcare che la promozione di tali bandi non è stata pubblicizzata a dovere e la maggior parte erano a tempo determinato. Inoltre, alcuni concorsi non sono stati mai espletati e degli altri addirittura alcuni colleghi non sono stati mai convocati. Io personalmente ancora sono in attesa di essere convocato da oltre tre anni per 2 concorsi Primariali a Rossano/Corigliano e Melito Porto Salvo. Per non parlare di concorsi truccati (nel passato) che hanno fatto desistere i più tornare nella propria regione. Sono sicuro che esistano altri metodi per colmare il gap medico ma bisogna riformare tutto il sistema Ospedaliero e quello territoriale, non basteranno i medici Cubani o di qualsiasi altro Paese, bisogna investire anche nelle infrastrutture e macchinari.

Nulla da togliere ai colleghi Cubani dal punto di vista professionale, ma chi e come valuterà i curriculum, i percorsi formativi e la conoscenza della lingua Italiana? Egià complicata la burocrazia e lutilizzo di  strumentazione medica per i medici italiani, figuriamoci per uno che viene da un altro setting formativo. Allora non sarebbe meglio effettuare una deregulation del sistema come fu suggerito qualche anno fa da un noto sindacato che aveva proposto di far rientrare dal quarto anno gli studenti italiani che non avevano avuto la possibilità di studiare in patria, in modo tale da permettere loro di terminare gli studi in Italia e inserirli prontamente nel Sistema Sanitario e nel contempo diventare contribuenti delle casse dello Stato. Ma i vari politici, di tutti i colori, fecero orecchie da mercante.

Esistono altre progettualità che si potrebbero esporre, ecco perché come Italia del Meridione, continuando sulla strada della collaborazione e delle battaglie portate avanti dal Movimento proprio in merito alla Sanità, siamo a disposizione del Presidente della Regione per un confronto sulla questione e per l’eventuale istituzione di un tavolo tecnico che discuta delle modalità e scelte da operare per il riordino della rete ospedaliera e quindi uscire dal commissariamento. 

Prof Ettore Piero Valente 

Specialista in Ortopedia e Traumatologia

Presidente CEO Europeo della W.A.M.S.

Responsabile Sanità L’Italia del Meridione