È nata la Comunità Patrimoniale “Faro per i Forti dello Stretto”

È nata la Comunità Patrimoniale “Faro per i Forti dello Stretto”, una iniziativa che unisce il territorio e le comunità delle sponde di Reggio e Messina.

L’obiettivo dell’iniziativa, che coinvolge istituzioni locali e associazioni del terzo settore, è riconoscere e tutelare questa ricchezza, favorendo la cooperazione tra i vari soggetti coinvolti e mirando al riconoscimento della Comunità da parte del Consiglio d’Europa.
È stato sottoscritto nel Salone degli Specchi della Città Metropolitana di Messina, alla presenza del sindaco di Messina, Federico Basile, e dell’assessore alla Valorizzazione e Promozione del Patrimonio Fortificato della città, Enzo Caruso, l’atto di costituzione della Comunità Patrimoniale “Faro per i Forti dello Stretto”, promossa dal Centro Studi MedFort. In rappresentanza del sindaco del Comune di Reggio Calabria, per la firma era presente il consigliere comunale con delega al turismo, Giovanni Latella e altre autorità locali.
In questo contesto il Centro Studi MedFort avrà il ruolo di coordinare tutte le azioni promosse dai firmatari, garantendo una comunicazione coerente coi principi condivisi.

La Comunità Patrimoniale rappresenta un’importante iniziativa per valorizzare il patrimonio culturale e territoriale costituito dalla vasta rete di fortificazioni costruite lungo le due sponde di Reggio e Messina, a partire dall’indomani dell’Unità d’Italia. Un patrimonio che si intreccia con i numerosi edifici di architetture fortificate che caratterizzano lo Stretto, e si propone di essere un ponte ideale dal forte valore identitario e turistico.
La sinergia tra le istituzioni, come sottolineato dal sindaco Basile e dall’assessore Caruso, è fondamentale per creare una rete di valorizzazione e promozione di un patrimonio unico, capace di diventare uno dei principali asset culturali, architettonici.
Nel suo intervento, il consigliere Latella ha evidenziato: «Dopo il workshop sul turismo del mese di giugno, si continua con l’organizzazione dell’evento sui fortini d’autunno, con il protocollo firmato in questi giorni. Un passo importante che va nella direzione del lavoro sinergico per la valorizzazione di tutti 23 i fortini presenti nell’Area dello Stretto, sia su sponda reggina che su sponda messinese, con eventi che verranno organizzati nel periodo primaverile, che potrà essere un momento di attività culturale e ricreativo, divenendo punto di riferimento di visitatori e turisti. Si lavora insieme per la promozione e la tutela di questo straordinario patrimonio». (rrc)

A Reggio concluso il Meeting del Turismo dello Stretto

Per la prima volta l’Area dello Stretto ha parlato di turismo in modo unitario. E lo ha fatto con la seconda edizione del Meeting del Turismo sullo Stretto, svoltosi nei giorni scorsi tra Messina e Reggio, promosso dal Comune e Città metropolitana di Messina, dal Comune e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, e dall’Autorità portuale dello Stretto e che ha visto partecipare 22 buyer internazionali, provenienti da Norvegia, Finlandia, Brasile, Stati Uniti d’America, Germania, Romania, Slovenia e Ungheria, e oltre 30 operatori del turismo locale.

«Sei giorni importanti», li ha definiti il consigliere comunale con delega al Turismo, Giovanni Latella, che, fin dall’inizio, ha seguito tutte le fasi del progetto, ringraziando il sindaco di Messina Federico Basile, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà e l’assessore al Turismo di Messina, Enzo Caruso «che hanno avuto fortemente che questo evento venisse fatto per tutta l’area dello Stretto».

«Un evento – ha aggiunto – che a mio avviso ha avuto un’importanza fondamentale per tutto il territorio: si parla dell’Area dello Stretto che abbraccia un realtà da Stilo a tutta la Costa Viola, e da Taormina alle Isole Eolie. È riuscito a dare la possibilità di farsi conoscere ed apprezzare, facendo emergere le potenzialità economiche offerte dal comparto turistico. Parliamo di un’area che ha 2.700 anni di storia, cultura, al quale si aggiungo lo sport, di mare e montagna».

«Chi ha partecipato a Reggio Calabria – ha evidenziato – in questi due giorni è rimasto colpito anche dalle bellezze delle tradizioni, non solo dai tanti tesori culturali che ogni realtà della nostra area possiede, dell’enogastronomia, ma anche dal folclore musicale della tradizione».

D’altronde, l’Area dello Stretto «è ricchissima di storia, cultura, paesaggi, enogastronomia, sono numerose le attività che si possono intraprendere. Ci sono tre porti turistici di riferimento, altri più piccoli ma ben attrezzati, un aeroporto», ha detto Latella, sottolineando la necessità di parlare sempre di più dell’Area dello Stretto, perché può essere determinante per lo sviluppo di molti comparti, non solo quello turistico».

«Oggi con i B2B – ha concluso – abbiamo registrato ulteriori elementi positivi che ci convincono della strada intrapresa».

I buyer, infatti, dopo Messina, sono sbarcati al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Per il direttore del MArRC, Fabrizio Sudano, «è una bella iniziativa, sicuramente era una cosa auspicabile forse già da tempo. Che venga ora, in questo periodo, in cui le rotte Ryanair hanno portato più turisti a Reggio Calabria e in generale anche a Messina, che le crociere che arrivano a Messina possono avere uno sbocco pure su Reggio pensando anche al MarRc a noi fa estremamente piacere. C’è tutto un museo da scoprire che parte dai meravigliosi Bronzi di Riace, che molti ancora non conoscono a livello internazionale, passando alle altre splendide collezioni, agli altri spazi quali la stessa terrazza».

Lo stesso Latella, quel giorno, ha parlato di «un momento storico», in quanto «è la prima volta che possiamo far parlare con voce unica lo Stretto, in questo caso sul turismo, cercando di esaltare le nostre bellezze sia del versate tirrenico, che del versante ionico, ma anche della montagna».

«Spesso si parla di Area integrata dello Stretto – ha detto il sindaco Falcomatà – si parla di una necessità di concreta sinergia e scambi di buone pratiche fra le due sponde dello Stretto. Credo che non soltanto il momento sia propizio come non mai, ma ritengo che questa sia una stagione di dialogo istituzionale che già sta dando concretamente i suoi frutti. Perché le istituzioni nelle persone che ho ricordato davvero in pochissimo tempo hanno raggiunto questo obiettivo, con un coinvolgimento operoso di chi, concretamente, sta operando per fare conoscere le nostre meravigliose realtà a tutti coloro che hanno interesse investire nel nostro territorio».

Per il primo cittadino, infatti, era convinto della necessità «che vada sfruttata al meglio questa congiuntura temporale garantita anche dagli arrivi nel nostro aeroporto, con l’impegno di Ryanair e della Regione Calabria, che stanno portando tantissimi visitatori, turisti e naturalmente investitori che hanno la possibilità di conoscere meglio la nostra realtà».

L’evento finale, poi, si è svolto all’Hotel Resort Altafiumara di Villa San Giovanni, affaccio unico sullo Stretto che ha ospitato anche una tavola rotonda sul turismo e la presentazione dei ‘Seller’, aziende turistiche in rappresentanza di b&b, hotel, percorsi, escursioni in barca, consorzi turistici (ionica, tirrenica e città).

I commenti dei buyer a conclusione anche dell’esperienza nell’area metropolitana di Reggio Calabria, sono stati molto lusinghieri, i più hanno apprezzato, le bellezze ambientali, culturali, paesaggistiche, l’enogastronomia, le tradizioni e il clima in generale dell’accoglienza.

Per i ‘Seller’ si è trattato di un momento di costruttivo e produttivo confronto con operatori internazionali, in grado di poter portare un ritorno in termini di presenze.

«In passato ci sono state altre esperienze di questo tipo – hanno detto alcuni operatori turistici locali – ma non in questi termini di numeri o di qualità di interesse verso il territorio reggino. Per questo ringraziamo l’impegno della Città metropolitana e del sindaco Giuseppe Falcomatà».

Ligia Hofnar, della Marketing and Event Manager Network@Comunication ha ringraziato «per l’opportunità che ci è stata data, non soltanto come azienda che ha portato il buyer per questa edizione di Meet, ma soprattutto a nome di tutti i buyers che vi hanno preso parte, perché la maggior parte di loro non aveva mai visto la Calabria né Reggio Calabria, la Sicilia qualcuno la conosceva, però Reggio molto poco. Per tutti è stata una sorpresa, sia dal punto di vista culturale perché appare evidente che Magna Grecia ha lasciato un’impronta su tutta la storia, la cultura della città, ma anche per quello che offre dal punto di vista turistico».

«È difficile fare un bilancio di cosa è piaciuto di più, tra la cultura e il mare. Il taglio professionale di questi buyer – ha aggiunto – è quello culturale, in grado di portare turisti di categoria medio-alta da tutto il Mondo. Però la bellezza del mare dello Stretto è senza eguali, ci ha lasciato dentro quell’effetto ‘wow’ dall’alba e soprattutto al tramonto».

«L’ultima serata a Scilla e Chianalea – ha concluso –Hofnar – è stata un susseguirsi di ammirazione delle luci sul mare, dei colori notturni sull’acqua. Quindi ritegno che sia stata una cosa stupenda e che ne è valsa la pena».

 

Falcomatà incontra il sindaco di Messina Basile per la promozione territoriale dello Stretto

Il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, ha incontrato il sindaco di Messina, Federico Basile, per discutere delle linee guide di un piano strategico di promozione territoriale dell’Area dello Stretto.

L’incontro, svoltosi a Palazzo Zanca, sede del Comune di Messina, ha visto la partecipazione del vicesindaco di Messina Salvatore Mondello, gli assessori Massimo Finocchiaro e Enzo Caruso, il direttore generale Salvo Puccio ed il Capo di Gabinetto della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Francesco Dattola.

È emersa, nel corso del confronto, la volontà congiunta di restituire allo Stretto lo storico ruolo di baricentro del Mediterraneo per una nuova e più avanzata dimensione internazionale, e a tal fine, l’idea è quella di sviluppare un Piano strategico di comunicazione e sviluppo per la creazione dell’Area Turistica dello Stretto, ritenuto strumento fondamentale di marketing per promuovere in sinergia eventi musicali, culturali, turistici e sportivi per favorire un processo di cambiamento quantitative e qualitativo dell’Area dello Stretto.

Un incontro, dunque, che è stato «uno scambio reciproco e cordiale di idee e opinioni riguardanti il futuro per la costruzione di una visione più ampia di Area metropolitana dello Stretto al fine di promuovere lo sviluppo condiviso e favorire la conurbazione delle Città metropolitane di Messina e Reggio Calabria – ha spiegato il sindaco Basile – attraverso le rispettive potenzialità strategiche per una rinascita raggiungibile attraverso la valorizzazione e l’integrazione tra le due sponde delle rispettive risorse economiche, ambientali e culturali, elementi essenziali per rendere lo Stretto polo attrattivo per i flussi turistici».

Il sindaco Falcomatà ha evidenziato l’importanza del rapporto tra le città di Reggio e Messina, caratterizzate cultura e tante tradizioni comuni, «unite da un brevissimo tratto di mare, rappresentano entrambe un’unica area dello Stretto che condivide progettualità per la continuità territoriale», ha detto Falcomatà.

«L’incontro di oggi è andato oltre il semplice saluto istituzionale – ha aggiunto il sindaco di Reggio Calabria – ed è servito a mettere insieme alcuni punti sui quali ragionare rispetto alle prospettive di sviluppo comune dell’area dello Stretto. Dalla promozione del territorio, alla cultura, alla ricettività turistica».

«Naturalmente uno degli snodi fondamentali – ha concluso – è quello della mobilità e dei collegamenti tra le due sponde dello Stretto. Ma al netto delle attività programmatiche credo sia molto importante sottolineare il messaggio che lanciano due realtà importanti come le nostre, due città metropolitane sorelle, con territori limitrofi uniti dal mare, che sono in grado dialogare individuando tratti comuni che danno forza all’intera comunità dello Stretto anche in ottica nazionale». (rrm)

Le Muse di Reggio all’evento “Notte d’Arte” di Messina

L’Associazione Culturale Le Muse – Laboratorio delle Arti e delle Lettere di Reggio Calabria parteciperà, per il quinto anno consecutivo, all’evento Notti d’Arte, in programma domani, sabato 13 e domenica 14 gennaio.

La manifestazione è patrocinata dal Comune di Messina, dalla Città Metropolitana di Messina e dalla IV Circoscrizione. Madrina dell’evento sarà, come nelle edizioni precedenti, l’attrice Daniela Conti. Il presidente Muse, Giuseppe Livoti, ha ringraziato per l’invito l’organizzatrice, la presidente dell’Associazione “Impronte”, Marisa Arena insieme al direttore artistico il fotografo Lillo Lo Cascio.

L’installazione sarà aperta al pubblico sabato e domenica e, sempre domenica, dalle 17 si terrà una full immersion con scrittori e poeti calabresi e siciliani. Per “Le Muse” saranno presenti Clara Condello, Salvatore Curto’, Enza Cuzzola, Sonia Impalà, Carmen Miranda Monteleone, Patrizia Pipino i quali presenteranno i loro ultimi lavori da poco pubblicati. Questa edizione invernale sottotitolata “Figli delle Stelle” è dedicata all’Associazione Fasted Messina Onlus (Federazione Associazioni Siciliane di Talassemia  Emoglobinopatie e Drepanocitosi),che opera da anni per promuovere e sensibilizzare l’opinione  pubblica sul tema della donazione del sangue.

«Per questo nuovo appuntamento – ha detto Giuseppe Livoti nella qualità di presidente e curatore della Pinacoteca dell’Area Grecanica di Bova Marina – dopo avere scelto per tematica il mare che unisce e che divide, dopo avere raccontato forme artistiche e comunicative collegate alle tradizioni popolari, ritorniamo in questa importantissima manifestazione  che vede come location tutti i palazzi ed i luoghi di prestigio della città di Messina».

«Dopo il Cortile del Palazzo Vescovile – ha aggiunto – la chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani quest’anno saremo presenti a Palazzo Zanca ovvero presso la sede del municipio della nota città siciliana. In un momento di grande sconforto e perdita di valori umani, sociali, civili con gli artisti Cosimo Allera, Antonella Laganà, Cristina Benedetto, Francesca Avenoso, Francesca Perina, Grazia  Papalia, Manuela Lugara’, Maria Grazia Musolino, Antonio Nincolò, Rossella Marra, Santa Maria Milardi, Gaetano Antonio Villegiante si è pensato non ad un momento espositivo in solitaria, autonomo, ma alla  creazione, all’interno di Palazzo Zanca di Messina, luogo deputato ed istituzionale, di una installazione che possa servire come  – stazione del pensiero – ed isola per un messaggio condiviso ed universale, tenuto insieme dalla circolarità della sua composizione formale». 

Pace non guerra. Questo il senso dell’installazione, ovvero un’idea nata mantenendo ancora l’utilizzo della classica tela come dimensione fisica, tra il figurativo ed il simbolico ed una successiva fase compositiva, di assembramento che allude ad un ipotetico volo di ali in cui micro messaggi si allineano in un iter compositivo ed ideativo comune.

Un mondo neutro, identificato con un materiale povero, in plastica opaca, prende forma sferica: è una ideale geografia dei luoghi che  accolgono  – cocci – in frantumi, sopravvissuti da tutto ciò che è stato. Un cosmo freddo e triste è agitato da un bandolo di una matassa, un filo d’Arianna di garze dipinte e disegnate, che seguono la circolarità della vita tra sole, luna, frecce direzionali, segni di ribellioni, richiami di una cultura che unisce oriente ed occidente. 

Un volo di tele unite, da vita ad una mente che unisca un abbraccio di popoli, richiama il volo delle idee e delle culture, anima un cuore versatile, dal corpo composto da farfalle, simbolo di rinascita e rigenerazione, su ali di cromatismi aggrovigliati, ma anche libertà piumate, tra grigi e danneggiati ambienti urbani militarizzati ed un messaggio di – pace – tra simbolici colombi della tradizione. All’interno di questo cosmo, una esile figura di uomo, scarno, essenziale, primordiale, libero da orpelli e sedimentazioni, passato il momento della riflessione, attende il tempo del Volo…

«La non violenza è la più forte arma mai inventata dall’uomo» il messaggio visivo e digitale che richiama il Mahatma Gandhi e che viene consegnato allo spettatore affinché possa capire che, «…l’aumento della circolazione di armi rende la guerra sempre più crudele, fa crescere il numero delle vittime, alimenta l’odio reciproco e ci avvicina a un punto di non ritorno pericolosissimo per tutti. Su questa strada non ci saranno vincitori, perché tutti saranno vittime della violenza e tutti i conflitti precedenti questa guerra resteranno sul campo». (rrc)

 

I “No ponte” calabresi invitano ad aderire alla manifestazione del 2 dicembre a Messina

Il movimento No Ponte Calabria rinnova l’invito alla partecipazione alle realtà calabresi per la manifestazione di sabato 2 dicembre a Messina.

In una nota le ragioni del movimento. «Il prossimo 2 dicembre, migliaia di donne e uomini scenderanno ancora una volta in strada a Messina per ribadire la ferma opposizione alla costruzione del ponte sullo Stretto – scrivono nel comunicato – In un clima di gioia e determinazione, la manifestazione sarà l’espressione di una consapevolezza diffusa riguardo agli impatti negativi che tale progetto avrebbe sul nostro territorio già vulnerabile e sulle popolazioni che già soffrono per una serie di bisogni inevasi. Il ponte sullo Stretto è, ormai, riconosciuto come la manifestazione più evidente di una politica che privilegia gli interessi delle grandi imprese del cemento e delle élites di alcune categorie professionali a discapito delle necessità delle fasce più deboli della popolazione. Rappresenta un attacco contro un territorio già fragile e un’offesa diretta alle comunità locali. È evidente come il ponte sullo Stretto non rappresenti solo un’infrastruttura, ma un dispositivo politico e finanziario che, da sempre, sposta risorse a favore degli interessi di pochi. Saranno le popolazioni locali a subire le conseguenze più devastanti della eventuale cantierizzazione, vedendo negato ulteriormente il soddisfacimento dei bisogni fondamentali riguardanti la salute, l’istruzione, la mobilità. Le più recenti analisi smentiscono l’ennesima menzogna dei sostenitori del progetto che promettono vantaggi occupazionali e sviluppo per le comunità locali, chiarendo bene che i vantaggi economici derivanti dalla costruzione del ponte favoriranno principalmente l’apparato industriale e finanziario del Nord, a discapito della Sicilia e della Calabria. Ma d’altronde questo non è una novità per territori destinati a diventare pomposamente hub energetico per l’Italia e l’Europa da un versante e hub militare e di controllo strategico del Mediterraneo dall’altro. Altro che futuro sostenibile, ma saccheggio e consumo delle nostre risorse!».

«Il ponte sullo Stretto riflette quindi – continua il comitato – un modello produttivo rapace ed estrattivista, che ignora i limiti imposti dalla natura e considera le popolazioni locali come un ostacolo piuttosto che una risorsa. La crisi ambientale e climatica richiede una revisione del modo di produzione e consumo, ma i sostenitori del ponte persistono nell’ideale negazionista dello sviluppo infinito. La partecipazione attiva dei calabresi al corteo del 2 dicembre è un atto di resistenza contro un progetto che mette a rischio il nostro territorio, la nostra cultura e il benessere delle future generazioni. La lotta contro il ponte sullo Stretto è la difesa della nostra identità, del nostro ambiente e della giustizia sociale, per questo rilanciamo l’appello alla partecipazione a tutti i comitati, le realtà associative, i movimenti impegnati a contrastare le tante e diverse aggressioni ai territori. Noi ci saremo, costruendo insieme alle tante realtà che in tutti questi anni hanno sempre portato avanti la lotta contro il Ponte, a prescindere dalla colorazione politica del governo in carica, uno spezzone colorato dai simboli e dalle bandiere delle tante battaglie a difesa delle comunità e dei territori. Le battaglie dei “cavernicoli” insomma, come le veline pontiste ci definiscono. Ma è distruggendo il territorio, svendendolo per due spiccioli, e infischiandosene del domani che ci faranno tornare nelle caverne, non altrimenti. Diamo appuntamento a tutte e tutti i cavernicoli alle 13.30 di sabato 2 dicembre alla stazione di Villa San Giovanni per traghettare insieme». (rrc)

L’Area integrata dello Stretto diventa realtà: oggi il primo tavolo operativo

L’Area integrata dello Stretto diventa realtà. Con decreto del Ministro Matteo Salvini è stato riattivato il tavolo tecnico per i trasporti nell’area dello Stretto.

Una nota informa che la prima riunione è stata prevista per oggi, martedì 8 agosto, alle ore 11.30, all’Università di Messina.

«L’iniziativa – spiega il ministero – si inserisce nell’ambito delle attività avviate dal ministero per pervenire in tempi rapidi alla realizzazione del Ponte» con l’obiettivo di promuovere iniziative finalizzate allo sviluppo dell’intermodalità in ambito ferroviario, aeroportuale e marittimo nell’area.

Il tavolo è coordinato dall’ammiraglio ispettore Nunzio Martello, vice comandante generale della Guardia di finanza.

Vi partecipano tecnici ed esperti del Ministero, delle due Regioni (Calabria e Sicilia), dell’Autorità portuale dello Stretto, delle Città metropolitane di Reggio Calabria e Messina e delle rispettive Università.
«Il tavolo, oltre a servire da luogo di coordinamento delle strategie e delle iniziative tra i soggetti istituzionali coinvolti, si pone l’obiettivo di elaborare delle proposte volte alla definizione di un sistema unitario, anche dal punto di vista tariffario, dei collegamenti marittimi nello Stretto di Messina e dei servizi di trasporto pubblico locale a terra, assicurando integrazione funzionale delle reti, accessibilità, qualità, flessibilità adeguate alle esigenze di mobilità attuali e future», si legge nel testo.

Inoltre il tavolo si propone di assicurare «massima attenzione e qualità al sistema di infrastrutture e trasporti esistenti, per preparare al meglio la realizzazione del collegamento stabile». (rrc)

AEROPORTO REGGIO-MESSINA: NON CI SONO
ALTRE VIE PER LO SCALO DELLO STRETTO

di SANTO STRATI – Basterebbero soltanto i numeri di questi ultimi dieci anni a decretare l’agonia irreversibile dell’Aeroporto dello Stretto, il sogno mancato di un’Area strategica che nella ideale conurbazione con Messina poteva esprimere un grande progetto di sviluppo e rilancio del territorio. Da 600mila passeggeri a 200mila (arrotondando) in dieci anni significa non solo il fallimento di un’intrapresa commerciale, ma soprattutto l’incapacità di visione e di pianificazione di una classe politica distratta e assente.

Adesso, come già capitato altre tante volte negli ultimi anni, si svegliano tutti, nuove Cassandre che prefigurano la sciagura di una chiusura (a questo punto davvero inevitabile) e gridano all’abbandono, alle strategie inesistenti, all’indifferenza e s’impegnano, con lodevole – ridicolo – accanimento a indicare responsbailità dall’una e dall’altra parte politica.

La verità, ahimè, è che, in rtealtà, questo dell’Aeroporto di Reggio è semplicemnte un nuovo pretesto politico per accertuare, in maniera aspra, forse cruenta, la lotta politica tra una sinistra al comando (pur con troppi interrogativi) e una destra incapace di esprimere risorse umane e progetti in grado di convincere gli elettori.

È la scusa per attaccare a testa bassa il “nemico” (il fair play inesistente ci impedisce di parlare di “avversario”) caricandolo di responsabilità, che, a nostro modesto avviso, andrebbero equamente divise tra due entità politiche che, al giorno d’oggi, risultano davvero antistoriche: destra e sinistra. C’è ancora chi è convinto di poter muovere i pezzi sulla scacchiera politica solamente sventolando ideali (superati) di presunto riformismo e concrete dimostrazioni di ottuso conservatorismo. La lotta politica, in tal modo, diventa battibecco di vago sapore provinciale, con ritorni campanilistici che, decisamente, appaiono stupidamente datati.

Il problema quindi, è aggirare le chiacchiere e le accuse che in questo momento crescono in quantità industriale, e individuare possibili soluzioni alla crisi dello scalo.

Partiamo da un errore di fondo: è vero che la “vivacità” di un aeroporto si misura anche dalla quantità di rotte gestite, ma non occorre strapparsi le vesti perché le gare indette da Sacal (con il contributo di 13 milioni della Regione per contribuire e compensare la continuità territoriale) per collegare Torino, Venezia e Bologna. A Reggio non serve, adesso, raggiungere (non sappiamo con quale quantità di traffico) le tre città del Nord che pur sono affollate di calabresi e reggini, ma avrebbe molto più senso ampliare l’offerta dei voli da e per Roma e Milano. Già questo rimetterebbe in moto lo scalo se venisse coinvolta l’Area dello Stretto, ovvero se l’Aeroporto diventasse finalmente di Reggio e Messina. La città dirimpettaia ha sì l’Aeroporto di Catania a un’ora di macchina, ma con un collegamento diretto via aliscafo dimezzerebbe i tempi volando da Reggio.

Sappiamo già che in molti grideranno al sacrilegio: ci hanno provato e l’esperimento è naufragato. Forse sarebbe opportuno chiedersi il perché del fallimento di un progetto che trova sicuramente ampia disponibilità dei siciliani a scegliere lo scalo reggino per la propria mobilità aerea. Sempre che vi fossero le condizioni ideali per l’utilizzo. In altri termini, se, per ipotesi, i voli per Roma e Milano diventassero tre o quattro per ciascuna destinazione non ci sarebbero scuse per non viaggiare da Reggio. Roma e Milano sono due hub internazionali e con un’intelligente griglia di orari di volo diventerebbero per i reggini e per i messinesi una soluzione ideale per qualunque destinazione. Invece, continuiamo ad avere orari poco attrattivi e di scarsa funzionalità per i passeggeri dello Stretto.

Quando subentrò la Sacal, nel 2017, dopo il fallimento della precedente società di gestione aeroportuale (Sogas), lo scalo reggino contava su poco più di 380 mila passeggeri, divenuti – dopo la forzata inoperatività per pandemia – appena 159mila. Spiegazione facile della débacle: se non ci sono orari utili e i prezzi continuano a restare alle stelle (600 euro solo andata un Milano-Reggio non si può accettare!) come fa a crescere o a mantenersi un qualsiasi livello di traffico?

Appare evidente che, nonostante le promesse e le premesse del presidente reggino Arturo De Felice, prima, di De Metrio poi, e di Franchini di qualche mese fa, la Sacal non mostra di avere alcun interesse a mantenere in vita gli scali di Crotone e di Reggio. Sono una zavorra fastidiosa per i piani di sviluppo che riguardano Lamezia ed è difficile non pensare che, evidentemente, per la Sacal ogni passeggero in più negli altri due scali probabilmente è un passeggero sottratto a Lamezia. Solo una totale mancanza di visione potrebbe giustificare un ragionamento del genere, perché – a nostro avviso – l’errore che Sacal (e la Regione Calabria) continuano a fare è non guardare alla necessità di fare rete. Facile affermare che per un territorio di un milione e 800mila abitanti tre aeroporti sono troppi, ma significa non ammettere e rifiutarsi di capire lo sviluppo possibile dei voli dell’area dell’alto Jonio né tanto meno il potenziale di traffico dell’area dello Stretto, ove ci fossero soddisfacenti condizioni di mobilità aerea.

Ad agosto del 2019 il Presidente Sacal De Felice fu a Reggio con il deputato Francesco Cannizzaro per annunciare l’utilizzo dei 25 milioni che lo stesso Cannizzaro abilmente aveva fatto mettere a favore dello scalo reggino nella finanziaria. Annunci in pompa magna, slides, orgoglio e niente pregiudizi: sono passati cinque anni e di quei 25 milioni (ai quali se ne sono aggiunti altri tre dai fondi di coesione) non è stato speso un centesimo. E sulle discutibili destinazioni di spesa (quattro milioni solo per rifare il pavimento, probabilmente col linoleum oro 750k) non c’è stata alcuna disputa, visto che i bandi in parte devono ancora partire e gli appalti non sono stati assegnati.

Un imprenditore reggino, già assessore della Giunta Falcomatà (padre), Pino Falduto, un inguaribile innamorato della sua Reggio, ha proposto con un modesto incremento di spesa di evitare gli adeguamenti e fare una nuova aerostazione, mettendo a profitto la rete ferroviaria (c’è una stazione lato mare mai entrata in funzione e potrebbe essere una metropolitana di superficie stazione-aeroporto) e i pontili utilizzati poco e male per il collegamento con Messina.

Al “povero” Falduto mal gliene colse: lo hanno deriso, insultato e sbeffeggiato: ma qualcuno di quelli che ora si strappa le vetsi per lo scalo morente ha mai dato un’occhiata al progetto gratuito messo a disposizione della collettività per rifare completamente l’aeroporto? Vi rispondiamo con certezza: escludendo qualche animoso sostenitore delle ragioni di Reggio (come Massimo Ripepi, di Fratelli d’Italia) non ci risulta che sia stata affrontata la questione in termini tecnici.

Ora è il momento di mostrare i muscoli, senza mettere la polvere sotto il tappeto: ci sono le condizioni del rilancio dello scalo? Si può fare a meno della Sacal? Reggio e Messina possono costituire col placet dell’Enav una società di gestione autonoma per l’Aeroporto dello Stretto? Sono queste le domande alle quali i reggini (e i messinesi) esigono risposte precise e puntuali, con un piano strategico serio e con una visione di futuro finalmente realizzabile. (s)

Geologi a confronto sul Ponte: Sì, ma valutare prima tutte le variabili

All’Università Mediterranea di Reggio Calabria il Consiglio nazionale dei Geologi si è riunito per discutere degli Aspetti geologici, sismici e normativi delle opere infrastrutturali complesse nell’area dello Stretto di Messina”.

Un vero e proprio confronto scientifico, su cui  tecnici, professionisti, accademici e ricercatori hanno affrontato numerosi temi per cercare di comprendere in che contesto si andrà ad inserire il Ponte sullo Stretto, che è diventato recentemente legge.

Il presidente del Consiglio Nazionale, Arcangelo Francesco Violo, ha ribadito che «il Ponte sia un’opera utile se inserita in un quadro organico di ammodernamento infrastrutturale e anche di risoluzione delle tante problematiche di carattere geologico-ambientale del territorio».

Al Corriere della Calabria, Violo ha spiegato che si tratta «di un’opera complessa, che tra l’altro si inserisce in un territorio, in un’area che è quella dello Stretto di Messina, con particolari caratteristiche geologiche e sappiamo essere un territorio un’area ad elevato rischio sismico. Noi su questo vogliamo fare appunto degli approfondimenti tecnici scevri da ogni pregiudizio politico perché la categoria professionale dei geologi vuole dare proprio il contributo per i necessari aggiornamenti che ci vogliono per ricostruire e usare per la progettazione ingegneristica a modelli geologici, geomorfologici e sismici affidabili. Il ponte sarà sicuramente un’opera infrastrutturale utile, ma dev’essere un’opera di completamento. Sarà utile solo se verranno realizzate tutte le opere infrastrutturali a corredo: pensiamo ad esempio all’alta velocità ferroviaria».

«Bisogna lavorare con un piano pluriennale di interventi – ha ribadito – di mitigazione del rischio idrogeologico che preveda anche attività di tipo strutturale e la necessità che hanno anche queste regioni di un aggiornamento continuo dei piani territoriali, dei piani urbanistici, dei piani di assetto idrogeologico ma anche dei piani di emergenza, perché sappiamo quant’è importante l’informazione dei cittadini per questi eventi, per poter adottare le corrette procedure di autoprotezione».

Durante il suo intervento, il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha ribadito l’importanza strategica del ponte sullo Stretto di Messina nel corridoio Scandinavo – Mediterraneo, che rappresenta un volano per lo sviluppo economico e un’occasione di crescita per la regione siciliana e per il Paese. Un’opera green e di grande valore infrastrutturale.

Concorda con il ministro il Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Massimo Sessa, che ha evidenziato come gli studi e approfondimenti realizzati siano il risultato del contributo che professionisti e universitari hanno inteso offrire per il ‘Messina Type deck’, mostrandosi pronti ad una sfida di tale portata con la solidità della tecnica italiana, che già per il passato ha più volte dimostrato la capacità di realizzare grandi opere come questa.

Il Presidente dal Consiglio Nazionale dei Geologi, Arcangelo Francesco Violo, ed il Presidente del suo Centro Studi, Lorenzo Benedetto, nel ringraziare per gli interventi, hanno garantito che i geologi sono pronti a dare il proprio supporto tecnico per la realizzazione di tale infrastruttura complessa, tenuto conto che il ‘DL Ponte’, nel testo convertito in legge, richiede una particolare attenzione all’aggiornamento della modellazione geologica.

Il ministro della Protezione Civle e delle Politiche del Mare, Nello Musumeci, nel suo intervento durante la seconda giornata di convegno – tenutosi all’Università di Messina – ha ribadito il compito incontestabile di «tenere la politica lontana dalla tecnica e tenere lontana la tecnica dalla politica».

«Abbiamo il dovere di comprendere che il ponte è una struttura che deve essere realizzata, ed è vostro il compito di dirci come realizzarlo», ha detto, sottolineando come «il Ponte renderebbe il Mediterraneo cerniera verso l’Europa».

«L’ambientalismo fondamentalista – ha aggiunto – non è servito all’Italia e non serve. Bisogna mettersi attorno a un tavolo e ragionare. Il ponte – ha ricordato – è sempre stato un obiettivo del Centrodestra, basta con l’ambiguità politica, alternare il sì al no è un metodo politico che non fa bene».

«Nessuno – ha rimarcato – nasconde la complessità dei problemi o dei disagi di cambiare la morfologia dei luoghi, ma se opere analoghe sono state realizzate in altre parti del mondo, credo si possa fare anche da noi».

Il presidente Violo ha ricordato come «il Ponte, per avere davvero una sua utilità, deve essere inserito in un contesto strutturale aggiornato: alta velocità Sa-RC e gli assi siciliani Palermo–Messina–Catania» e ha ribadito la necessità dell’aggiornamento del progetto, «contemplando la valutazione di tutto il contesto geologico».

Carlo Domiglioni, presidente dell’Ingv, dopo una valutazione tecnica, legata alle problematiche dello Stretto, tra cui salinità, temperatura del Tirreno, sismicità dell’area, ha sottolineato come prima della costruzione del Ponte è «necessario ipotizzare le situazioni più estreme, rivedendo il progetto in funzione delle accelerazioni possibili, che prevedono eventi di magnitudo 7.3». (rrm)

PONTE, SI RIPARTE DA MESSINA: INCONTRO
SICILIA-CALABRIA COL MINISTRO SALVINI

Di ROBERTO DI MARIA – “Si riparte”: è tutto un programma il titolo della tavola rotonda in programma oggi a Messina, al Dipartimento di Economia dell’Università. Ovviamente si parla del Ponte sullo Stretto e si discuterà dell’iter progettuale e del ruolo delle infrastrutture per la competitività al Sud, mettendo insieme non solo alte professionalità e competenze specifiche, ma anche i due governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani a confronto con il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini. È una premessa o una promessa quella del titolo? Il convegno servirà proprio a chiarire se finalmente si può passare dalle parole ai fatti, mettendo una volta per tutti a tacere presunti esperti e “abituali incompetenti” che sul Ponte hanno detto e continuano a dire tutto e il contrario di tutto.

La tavola rotonda (ore 14) sarà coordinata dal direttore di StrettoWeb, il giornalista Peppe Caridi, e vedrà la partecipazione del sottosegretario Matilde Siracusano, del vicepresidente della Regione Calabria Giusy Princi, del prof. Daniele Schilirò, dell’avv. Giuseppe Giuffrè, dei professori Michele Limosani, Claudio Borrì, Piero D’Asdia, Giuseppe Muscolino e Alberto Prestininzi, dell’ing. Fabrizio Averardi Ripari, dell’architetto Anna Carulli, del vicesindaco di Messina arch. Salvatore Mondello e dell’ing. Mimma Catalfamo. Introduce il prof. Bruno S. Sergi, concluderà i lavori il prof. Enzo Siviero, rettore dell’Università eCampus, che con l’architetto Patrizia Bernadette Berardi anticiperà l’uscita del numero speciale della rivista Galileo dedicato al Ponte.

Da questa tavola rotonda potrebbe, forse, venir fuori un protocollo programmatico che possa dare esecuzione al progetto approvato nel 2001 e, realisticamente, immediatamente cantierabile. Chiunque conosca il progetto del Ponte sullo Stretto e gli studi allegati, che occupano un volume di circa 10 metri cubi, sa che gli studi geologici in esso contenuto hanno già analizzato oltre 20 anni fa tutta l’aera dello stretto. Hanno praticamente rivoltato come un calzino tutti il territorio compreso tra Sicilia e Calabria, ricostruendo, nei minimi dettagli, i complessi movimenti reciproci fra le due sponde sin da diverse decine di milioni di anni fa. È grazie a questo studio che sono state individuate le cause del sisma del 1908, tracciando una mappa estremamente precisa delle faglie sui fondali dello Stretto e sulla terraferma. E da questi studi deriva il posizionamento dei piloni del Ponte a campata unica, individuato in due aree prive di faglie e relativamente stabili.

Ad ogni modo, come sa anche il più svogliato degli studenti di qualsiasi corso di Scienza delle costruzioni, quello del sisma, per un ponte sospeso, è un problema del tutto secondario: un ponte sospeso, normalmente, è il luogo più sicuro dove trovarsi in caso di sisma. Proprio la tipologia della struttura dell’impalcato, libera da vincoli appoggiati direttamente al terreno, la rende capace di assorbire il più distruttivo dei movimenti sismici. Per quanto concerne i piloni, una robusta fondazione ed un baricentro relativamente basso sono requisiti più che sufficienti a garantirne l’incolumità dalle scosse sismiche: per quanto concerne il Ponte sullo Stretto, la struttura è stata progettata in maniera tale da non subire alcun danno neanche se si verificasse un terremoto di magnitudo 8.5 sulla scala Richter, di gran lunga più potente di quello verificatosi nel dicembre del 1908.

D’altronde, non mancano al mondo esempi di ponti sospesi realizzati in aree ben più problematiche dello Stretto, per quanto riguarda la sismicità: si pensi al Giappone, che conta decine di ponti simili, fra cui l’Akashi-Kaikyo, lungo 3.911 metri, con campata centrale di quasi 2 km,  che ha resistito a un terremoto di intensità 6,8 della scala Richter.

Per quanto concerne l’ipotesi del ponte a tre campate, tirata fuori dalla Commissione di esperti nominata nell’agosto del 2021 dall’allora ministra alle Infrastrutture De Micheli, che ha giustificato la scelta affermando che “costerebbe presumibilmente meno”, verrebbe da sorridere, se non ci fossero in ballo diversi miliardi di euro ed il futuro di una parte consistente d’Italia.

Ancor più ridicolo è il riferimento alle “antenne” da piantare in pieno Stretto di Messina: non si sono mai viste “antenne” in mare con fondazioni grandi come un campo di calcio, e per giunta a 150 metri di profondità. Queste sarebbero, infatti, le caratteristiche dei piloni in mare di un eventuale ponte a più campate, improvvidamente chiamati “antenne”.

Se consideriamo che le fondazioni in alveo più profonde ad oggi realizzate sono quelle del ponte Rion Antirion in Grecia, possiamo comprendere come queste “antenne” siano del tutto particolari… E come l’affermazione della commissione De Micheli sui costi di un ponte a più campate debba “presumibilmente” essere riconsiderata.

L’ultima precisazione riguarda il “un nuovo studio di fattibilità” che sarebbe stato affidato alle Ferrovie dello Stato. Uno studio non soltanto inesistente, ma che, a quanto sembra, non è mai stato affidato a chicchessia. Smentendo clamorosamente una fonte piuttosto autorevole: l’ex ministro Giovannini. Fu proprio lui ad affermare l’intenzione di affidare lo studio ad FS lo scorso anno, garantendone la presentazione entro la primavera del corrente 2022, come riporta la Gazzetta del sud del 5 agosto 2021. Tutto saltato, a quanto pare, a causa delle lungaggini burocratiche che non hanno consentito neanche la formalizzazione del finanziamento dello “studio” per la modica cifra di 50 milioni di euro.

Poco male, potremmo dire. Il nuovo governo, senza dover revocare alcun atto, avrà modo di sgomberare finalmente il campo dall’idea, a dir poco balzana, di allungare con un altro inutile studio di fattibilità la lunga serie di atti relativi al Ponte sullo Stretto. Il quale, anche se molti sembrano esserselo dimenticato, è dotato di un progetto definitivo: un corposissimo ed esaustivo elaborato, frutto di una scelta già fatta nei primi anni Novanta, proprio a favore del ponte a campata unica.

 

Biennale dello Stretto: siglato in traghetto il protocollo d’intesa per il via

Nata dal progetto Mediterranei invisibili dell’archistar Alfonso Femia la Biennale dello Stretto, alla sua prima edizione, è pronta a vedere la luce: ieri a bordo della nave Telepass di Caronte-Tourist, in navigazione nello Stretto è stato siglato il protocollo d’intesa con le città metropolitane di Reggio e Messina, da rispettivi sindaci Federico Basile e il ff Carmelo Versace. A firmare il protocollo anche il presidente degli architetti di Reggio Ilario Tassone e il presidente della società benefit 500×100 arch. Alfonso Femia.

La Biennale dello Stretto vuole invitare a scoprire il Mediterraneo, la sua storia, il paesaggio e l’abitare nelle due sponde che si specchiano là dove il mito colloca Scilla e Cariddi. Ovviamente non sarà soltanto limitata ai territori di Reggio e Messina, bensì coinvolgerà tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, quindi Europa e Africa, per racocntare l’urbanizzazione dell’ambiente, la storia e la cultura del Mare Nostrum.

Secondo Carmelo Versace «La Biennale dello Stretto è una straordinaria opportunità per il nostro territorio una occasione per costruire attraverso il confronto e l’incontro tra i tecnici e la comunità territoriale, una visione d’insieme sul futuro di quest’area che contiene nel suo Dna geografico, paesaggistico e culturale un bagaglio di potenzialità davvero unico al mondo. Oggi proseguiamo sul cammino avviato, mettendo a frutto i risultati raggiunti in questi anni e continuando ad offrire la nostra piena collaborazione, in sinergia con gli altri enti territoriali, per la creazione di una visione omogenea delle politiche dello sviluppo sull’area metropolitana dello Stretto». Gli ha fatto eco il sindaco metropolitano di Messina Federico Basile che ha auspicato una «conurbazione di Messina e Reggio Calabria, condivisa da tutti e fondata sulla qualità delle proprie produzioni, su una rinnovata identità culturale e su un progetto di rinascita credibile e raggiungibile, che possa coinvolgere tutti i cittadini».

L’ideatore dle progetto, arch. Femia ha voluto sottolineare che non si tratta semplicemente di un evento «ma la tappa importante di un percorso intrapreso cinque anni fa, che ha permesso di incontrare, osservare e ascoltare in diretta le voci dei territori mediterranei, particolarmente di quelli celati. Il progetto vuole essere un’occasione di proiezione nel futuro, attraverso l’attivazione di un laboratorio internazionale sulle tre rive del Mediterraneo e sulle relazioni tra il Mediterraneo e il resto del mondo, costruendo un dialogo che il mutante contesto ambientale rende sempre più necessario e urgente».

Ilario Tassone, presidente degli Architetti della provincia reggina, ha rimarcato come la Biennale dello Stretto sia  «uno scenario ideale per spiegare come l’architettura sia attivatrice di valori sociali, etici, ambientali ed economici alla scala urbana e territoriale, che attraverso l’impegno progettuale genera processi internazionali di scambio e riflessione».

Il taglio del nastro ha visto la partecipazione anche della prof.ssa Francesca Moraci curatrice della Biennale che, insieme con l’architetta Mariangela Cama, coordinatrice del progetto, ha espresso un pensiero comune: «C’è una condizione culturale che si sta evolvendo – ha detto la Morace – unita ad una capacità sociale di pensare al futuro dello Stretto nella duplice dimensione di baricentro del Mediterraneo». La coordinatrice Cama ha, quindi, sottolineato che il progetto «è frutto di una profonda condivisione di idee e di intenti e il processo virtuoso che la Biennale ha già iniziato ad innescare, sono un risultato straordinario che riattribuisce allo Stretto e a tutto il Sud la storica dimensione internazionale che gli appartiene». (rrc)