MEDITERRANEO E PONTE SULLO STRETTO
SUD RESTA IL PARENTE POVERO D’EUROPA

di PIETRO BUSETTA – Il ponte sullo stretto di Messina non è una passerella per collegare Messina a Reggio Calabria. Non è nemmeno il collegamento stabile tra i quasi due milioni di abitanti della Calabria e i cinque milioni della Sicilia. Il ponte del Mediterraneo è il collegamento tra i 4 miliardi di popolazione dell’India, della Cina, del Giappone e di tutto l’estremo oriente con i 500 milioni di abitanti dell’Europa.

In questa visione le farneticazioni di Marco Ponti diventano grida alla luna che non vale la pena né di ascoltare né di contestare.
Anche il risparmio di 6 miliardi e mezzo che in un anno avrebbe la Sicilia per l’eliminazione dei costi dell’insularità, che ne fa un’opera unica nel mondo di tal genere, che viene pagata in un solo anno, quando queste opere si ammortizzano in un periodo di tempo vicini ed oltre i 50 anni, non diventa fondamentale nella scelta di costruirlo.

Perché il vero motivo che fa sì che l’Europa lo abbia inserito nel corridoio uno riguarda il fatto che le grandi vie di comunicazione europee verso il Sud della stessa e verso il Nord Africa diventano fondamentali per qualunque tipo di politica economica che guardi verso quella parte del mondo, che nel giro di qualche anno diventerà quella più popolata e piena di giovani.
Non fa male ricordare che l’Africa è anche una miniera di materie prime indispensabili per i Paesi dell’Unione.
Ed allora non vi sono calcoli di costi benefici che tengono perché se li avessimo fatti , peraltro a bocce ferme, bucare in parecchi punti le Alpi era un’operazione economicamente non valida, fare il Mose a Venezia non era conveniente piuttosto era meglio farla annegare nell’acqua alta.

Eppure il costo del Mose è pari a quello del ponte. A chi sostiene che ci sono problemi tecnici, in malafede o per dabbenaggine, in entrambi casi estremamente colpevole, va ricordato che quando si lanciano i satelliti per andare sulla luna spesso si interrompe il conto alla rovescia perché si è riscontrato un guasto.

Quando si fanno operazioni innovative così all’avanguardia, come può essere la costruzione di un ponte a campata unica con oltre 3000 m di salto, è evidente che potranno esserci in fase di attuazione dei problemi rispetto ad un progetto validato dai più grandi architetti del mondo, ma questo non vuol dire che tale progetto sia da buttar via, piuttosto che va in fase di realizzazione adeguatamente verificato.
Solo in una situazione come quella del Sud, che non avendo alcuna difesa politica può essere trattato come il parente povero che piglia uno schiaffo al giorno, poteva accadere quello che è accaduto con il ponte sullo stretto, al di là di ogni logica visione.
Banalmente senza alcun tipo di approfondimento, il ponte andava costruito agli inizi del 900 o certamente subito dopo la seconda guerra mondiale. Ma la condizione di pensiero dominante dalla madrepatria bulimica e arraffatutto, per cui è opportuno spendere 2 miliardi per la Milano cortina, sei per lil Mose , 11 per la TAV, infiniti per l’alta velocità ferroviaria fino a Napoli ed invece non impegnare risorse adeguate per ponte sullo stretto.

Il ponte sarà costruito certamente perché va nel senso della storia, per lo stesso motivo per cui dalle carrozze si é passati alla ferrovia e alle auto, per cui si è andati sulla luna, per cui si è allargato il Canale di Suez, con molto ritardo rispetto alle esigenze lasciando nel sottosviluppo, che poi viene pagato da tutto il Paese, da tutto il Mezzogiorno.

Il ritardo è dovuto alla voglia incredibile di concentrare su Genova e Trieste tutti i traffici, di lasciare il Mezzogiorno come colonia da cui estrarre capitale umano e in cui posizionare le produzioni inquinanti, in cui lasciare i migranti che arrivano dal Nordafrica.

E con l’autonomia differenziata questo Nord bulimico pensa di tagliare lo stivale e farlo affondare da solo e non si rende conto che esso si può trascinare tutto il Paese. La salvezza può avvenire soltanto da una consapevolezza diffusa di essere dominati, anche mentalmente, da una parte; dal riconoscere una serie di collaborazionisti locali che hanno fatto un patto scellerato con la classe dirigente del Paese contro i loro stessi corregionali. O da utili idioti che tengono il sacco agli interessi del Partito Unico del Nord.

Ma allora probabilmente ritorneranno i fasti della Magna Grecia. (pb)

[Pietro Busetta è professore ordinario all’Università di Palermo]

Giro d’Italia, a Messina l’evento “Make Sport not war” con la direzione artistica di Peppe Livoti

Giuseppe Livoti, presidente de Le Muse, è il direttore artistico, insieme a Marisa Arena, della mostra Make Sport not War, inaugurata a Palazzo Zanca di Messina, organizzata dall’Associazione Le Muse di Reggio e l’Associazione Impronte di Messina.

Si tratta di un evento unico e proiettato nel panorama degli eventi sportivi nazionali, che vede unita l’area metropolitana dello Stretto e che ha visto la partecipazione di 40 artisti dove si è simbolicamente ribadito un nuovo modo di dire mutuato dal “fate l’amore non fate la guerra”, divenuto “fate sport non fate la guerra”. Questa installazione, poi, sarà trasferita a Reggio per un nuovo evento.

Una inaugurazione che ha visto la partecipazione di tantissima gente e simpatizzante dello sport che ha esaltato i  valori della competizione e del senso di fare squadra e gruppo, evidenziando anche che occorre parlare e confrontarsi sulle tematiche del tempo attuale. Ed in concomitanza del Giro d’Italia 2022, che partito da Budapest, arriva in Sicilia per risalire per la Penisola, Palazzo Zanca sede del Municipio siciliano ospiterà fino all’undici maggio una installazione insieme alla mostra fotografica dedicata al simbolo assoluto del ciclismo messinese, siciliano ed italiano Vincenzo Nibali.

I direttori artistici di tale vento sono stati Marisa Arena e Giuseppe Livoti, i quali hanno voluto fare realizzare in una ideale tastiera, un deskstop di icone o formelle 30×30, un messaggio in cui il movimento è parte comunicativa ed essenziale. Livoti in qualità di critico d’arte ha ribadito come tale esperimento è “opera condivisa” in tempi in cui l’arte vive un minimalismo storico e provocatorio e l’eco lontano del futurismo esalta ancora con artisti contemporanei, linee che si dipanano in elementi sintetici ed essenziali come una bici o ancora il senso della condivisione quale lo storico passaggio della borraccia tra Coppi e Bartali.

Un’installazione che nasce nel momento della composizione e finirà nel momento della scomposizione di un cruciverba figurato, tra lettere che creano parole e atmosfere che identificano pace, serenità ed il potere sano della competizione sportiva. Il colore identificativo che primeggia chiaramente è il Rosa, simbolo di una delle più importanti corse a tappe creato da Armando Cougnet – storico direttore della Gazzetta dello Sport – nel 1931. Durante la serata di inaugurazione, Francesco Giorgio responsabile del Comitato Tecnico si è soffermato su questo evento come momento collaterale, proprio perchè con l’allestimento della mostra si è voluto fare coniugare sport ed arte, rendendo omaggio ad una manifestazione trasmessa in quasi 200 televisioni al mondo. Abbiamo lavorato al meglio per avvicinare le città metropolitane di Rc e Messina per lasciare una traccia sui giovani del luogo  e sul mondo del ciclismo.

Lollo La Rosa, manager team Nibali, soddisfatto delle celebrazioni intorno al giro che vedono gli scatti d’autore di Filippo Mazzullo sul famoso ciclista Vincenzo Nibali soprannominato “lo squalo dello Stretto” si è soffermato su come si può fare cultura seguendo un doppio binario, un  viatico – sano – per attività che i giovani dell’area metropolitana devono conoscere e promuovere.

Questi i 40 artisti che sono stati fondamentali per realizzare l’opera: Morena Aquila, Antonello Arena, Alberto Avila, Cristina Benedetto, Emanuele Bernava, Elvira Bordonaro, Carmen Crisafulli, Veronica Diquattro, Pippo Galipò, Maurizio Gemelli, Giuseppe Geraci, Hugo, Sonia Impalà, Alessandra Lanese, Adele Leanza, Natalia Lisitano, Sabrina Lo Piano, Manuela Lugarà, Davide Lupica, Pippo Maggio, Santina Milardi, Monica Miraglia, Dania Modello, Lidia Muscolino, Nansicily, Antonio Nicolò, Marco Pavone, Re, Carmen Restifo, Rosa Rigano, Angelo Savasta, Marisa Scicchitano, Giovanna Sanò, Wilma Salzillo, Piero Serboli, Gianfranco Sessa, Nino Siragusa, Mimma Oteri, Taimo, Gaetano Villegiante. (rrc)

 

Successo a Messina per l’asta d’arte di beneficenza per il popolo ucraino: tra gli artisti Natino Chirico

Grande successo per l’asta d’arte di beneficenza svoltasi a Messina, organizzata da Exante Galleria e l’artista reggino LSB – Bruno Salvatore Latella per il popolo ucraino.

L’asta, battuta da Giulia Greco, e che ha visto partecipe una moltitudine di persone,  dai più giovani fino ad arrivare ai più maturi, ha raccolto una cospicua somma a 3  zeri: oltre i 1000 euro.

L’evento, appoggiato dalla Croce Rossa Italiana e l’iniziativa social  #Putinpeace, con lo scopo di raccogliere una somma devoluta interamente agli  aiuti umanitari per il popolo ucraino, ha visto la partecipazione artistica di artisti affermati quali Alex Caminiti, Natino Chirico, Glauco, LBS, ed artisti emergenti  provenienti dalle due città dello Stretto, Reggio Calabria e Messina.

Ma l’aiuto da parte dell’arte non si ferma qui, è pronta una seconda asta d’arte di  beneficenza presso la città di Palermo con le opere non battute durante l’evento  messinese.

Hanno partecipato, dunque, gli artisti Alex Caminiti, LBS, Galuco, Natino Chrico, Priscilla, P. Mantilla, N. Mancuso, Lola,  M. Tuccia, L. Malaspina, Alphatelescopii, Nunzio Enrico Bonina, P. Anna, V.  Macadino, C. Piccini, G. Telli, J. Iannì, D. Pellicanò, M. D’Ascola, R. Grande. (rrm)

1908 Reggio e Messina: il terremoto più catastrofico della storia dell’umanità

di PASQUALE AMATO –  Le immagini parlano della tragedia che colpì la regione dello Stretto, con la perdita del 95%degli edifici e con essi di tutti quegli oggetti della memoria di vita di ciascuno; con quasi tutte le famiglie distrutte o mutilate di alcuni membri; con la moltitudine di orfani rimasti senza genitori; con tanti genitori privati dei figli; quindi distruzioni di case con tutti gli oggetti cari e perdita di affetti familiari.

Aiuti nel terremoto 1908

Nel contempo ci raccontano dell’enorme mobilitazione di solidarietà nazionale e internazionale che suscitò; dell’epopea delle città di legno in cui i superstiti vissero non tanto provvisoriamente complice la grande guerra che interruppe l’avvio della ricostruzione. Ci fanno infine intendere quanto fu dura la ricostruzione e quanta determinazione ancora una volta fu necessaria ai popoli dello Stretto di Scilla e Cariddi per risollevarsi e rinascere.

Rovine di Reggio dopo il terremoto del 1908

Emersero in quella fase storica personalità forti che in mezzo alle macerie non si persero d’animo e riuscirono ad immaginare la rinascita coadiuvate da personalità che accorsero da lontano e si legarono a noi collaborando per una splendida ricostruzione. A Reggio furono decisivi gli apporti del Ministro Giuseppe De Nava, dell’Assessore e poi grande Sindaco Giuseppe Valentino e dell’ing. Pietro De Nava autore del piano di ricostruzione; di personalità che pur venendo da lontano scelsero di porsi al nostro fianco come Umberto Zanotti Bianco e Don Luigi Orione ; di tecnici di grande valore che, sebbene inviati dallo Stato, si impegnarono prendendo a cuore la missione e lasciando un segno indelebile nella caratterizzazione liberty delle nuove città.

Se ci riuscirono allora i nostri antenati dopo una tragedia di quelle proporzioni, è inaccettabile che di fronte a problematiche molto meno gravi di quelle ci siano reggini e messinesi che dicono che “non si può”. Si può se si ama la propria comunità. E se si è animati dall’amore riesce tutto. (amp)

Il video:

 

Lunedì la tavola rotonda “Un patto per la parità di genere” dell’Autorità Portuale dello Stretto

Si intitola Un patto per la parità di genere: l’impegno dei porti dello Stretto, la tavola rotonda in programma per lunedì 4 ottobre, alle 11.30, in diretta FB, organizzato dall’Autorità di Sistema portuale dello Stretto, nell’ambito degli Italian Port Days – Opening port life and culture to people 2021.

All’incontro, introdotto dalle Consigliere di parità delle due Città metropolitane dello Stretto, Mariella Crisafulli e Paola Carbone, parteciperanno Rosi Perrone, Segretario Generale della CISL di Reggio Calabria, la Prof.ssa Cinzia Ingratoci, Ordinario dell’Università di Messina e le due operatrici portuali Mariagiovanna Cacopardi, raccomandataria marittima, e Alessandra Latino, Managing Director dei Cantieri Palumbo di Messina.

Le conclusioni saranno curate dalla sen. Barbara Floridia, Sottosegretario di Stato.

Durante l’evento, verrà illustrato al territorio e sottoscritto dal Presidente Mario Mega il Patto per la Parità di Genere, documento con il quale tutti i porti nazionali si impegnano a sostenere e valorizzare il pluralismo e le pratiche inclusive nel mondo del lavoro portuale.

Nella stessa giornata del 4 ottobre, infatti, a partire dalle ore 10,00 il Patto verrà presentato anche a livello nazionale da Assopporti con una conferenza alla quale parteciperà il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.

Infine, per dare massimo risalto all’iniziativa dei Porti dello Stretto e sensibilizzare tutti sul tema dell’uguaglianza di genere, la stele della Madonnina del porto di Messina verrà illuminata con il colore assegnato a tale obiettivo dall’Agenda ONU 2030 per uno sviluppo sostenibile. (rrc)

57.ma Traversata dello Stretto: la vittoria di Marcello Guidi

Si è svolta ieri a Villa San Giovanni la 57.ma edizione della storica Traversata dello Stretto. Ha vinto il nuotatore delle Fiamme Oro Campania  Marcello Guidi, al suo primo successo nella classica del nuoto di fondo. Per le donne prima Sofie Callo (quinta nella classifica generale).

La gara, come da tradizione, è partita da Capo Peloro (Messina), ma quest’anno forti correnti e mare agitato con molte onde hanno reso ancora più difficile la prova dei partecipanti. L’appuntamento è per agosto 2022, con immutata emozione.

A Messina un altro incontro sul Ponte: la telenovela deve finire

Oltre al convegno di Villa San Giovanni per firmare il Patto sul Ponte, sempre ieri si è tenuto a Messina un altro incontro sul Ponte con la partecipazione del presidente ff Nino Spirlì e del presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, accompagnati dagli assessori alle Infrastrutture delle rispettive regioni, Domenica Catalfamo per la Calabria e Marco Falcone per la Sicilia. Era presente anche il viceministro per le Infrastrutture Alessandro Morelli.

Assai significativo il titolo del convegno messinese: “Ponte sullo Stretto: è tempo che la telenovela finisca”. Secondo il presidente ff Spirlì «Noi non possiamo oggi chiedere per cortesia, oggi pretendiamo il Ponte perché è indispensabile. Non è un favore, è un dovere che Europa e Italia devono avere nei confronti di questi territori. Il Governo e il presidente Draghi devono impegnarsi».

«Il Ponte Ulisse – ha detto il presidente Spirlì – è un dovere. Si tratta dei primi territori europei per chi viene da India e Cina, ormai signori dei commerci, e dall’Africa. Calabria e Sicilia sono l’ingresso che non può essere staccato dal resto della casa europea. Non può esserci frattura che rallenti il passaggio di uomini e cose, l’Europa non se lo può permettere».«Non si può continuare ad “annacare il pecoro”, c’è da prendere una decisione definitiva. Questo è il momento, non un altro. I tempi – ha sottolineato Spirlì – sono cambiati e questi tempi impongono il Ponte. Il progetto è già pronto. Aspettare ancora significa prendere in giro le genti d’Europa. Noi aspettiamo notizie dal Governo».«È anche arrivato il momento – ha concluso il presidente – di riflettere sullo sposalizio tra pubblico e privato per la realizzazione del Ponte. La preoccupazione che l’opera non si possa fare perché mancano i fondi è figlia di una visione parziale».

MORELLI: «È IL MOMENTO GIUSTO». «Ha ragione Spirlì – ha detto il viceministro Morelli –, questo è il momento giusto. Voglio prendere il testimone di Calabria e Sicilia e rappresentare le proposte di queste due regioni in sede governativa».«Il Ponte – ha proseguito – è un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del Paese. Siamo nella fase del Pnrr e Governo e Parlamento stanno legiferando per l’Italia del 2050. La pretesa di cui parla il presidente Spirlì è la pretesa di aziende e lavoratori che hanno diritto di essere collegate a Roma, Milano e a Bruxelles. Se vogliamo, e lo vogliamo, che l’alta velocità arrivi fino alla Sicilia, realizzare il ponte e le infrastrutture collegate sono evidenti conseguenze. In Parlamento c’è una squadra di parlamentari che, a prescindere dal colore politico, sta portando avanti la bandiera Italia. Porto il testimone di Sicilia e Calabria convinto che stavolta il buonsenso prevarrà. Questo è il momento giusto».

MUSUMECI: «CENTRALI IN EUROPA». «Siamo qui – ha affermato il presidente della Sicilia Musumeci – per riprodurre la ferma determinazione di due regioni stanche di essere periferia d’Europa e che vogliono diventare centrali nell’area del Mediterraneo rendendo attraente l’estremo sud dell’Italia». «Negli ultimi mesi – ha aggiunto –, il dibattito attorno al ponte si è arricchito di nuovi contributi di idee. Speravamo che i governi Conte potessero mettere al centro della propria agenda l’esigenza di affrontare il tema del collegamento tra le due sponde. Non lo hanno fatto. Il Governo Draghi diventa ora per noi il punto di riferimento anche per la presenza di forze politiche che in passato hanno manifestato l’intenzione di realizzare l’infrastruttura».

«SUD PIATTAFORMA MEDITERRANEO». «L’Ad di Webuild Salini – ha detto ancora Musumeci – ha manifestato la volontà di aprire subito il cantiere. Siamo convinti che, ormai, ogni perdita di tempo sia inopportuna e dettata dalla volontà di rinviare sine die, ancora una volta, il tema. La nostra è una adesione convinta e non formale, perché siamo pronti a intervenire anche finanziariamente».«Ci sono – ha concluso Musumeci – tutte le condizioni per porre in termini perentori la questione. Il Mezzogiorno può diventare la piattaforma del Mediterraneo e, per farlo, c’è bisogno che le persone e le merci attraversino lo Stretto in tre minuti». (rp)

Il video dell’incontro

Conurbazione Reggio-Messina: le idee del vicesindaco reggino Tonino Perna

Il vicesindaco di Reggio Calabria Tonino Perna ha lancia con un documento una serie di ipotesi progettuali per la conurbazione tra le due città dello Stretto: lo sviluppo di Reggio e Messina passa proprio da qui – sostiene Perna.

«C’è un forte elemento identitario che accomuna reggini e messinesi, ovvero la consapevolezza di non essere totalmente calabresi o siciliani bensì, prima di tutto, abitanti dello Stretto» – sostiene convinto il professor Tonino Perna, vicesindaco di Reggio Calabria che proprio sull’Area dello Stretto detiene una specifica delega –. «Un comune sentire che affonda le proprie radici nel vissuto di intere generazioni, nella fitta rete di relazioni sociali, culturali ed economiche tra le due sponde e persino in un dialetto che spesso pare sovrapponibile».

Tutto questo però non è ancora stato sufficiente per la costruzione di un unico contesto condiviso e comune tra queste due importanti realtà territoriali. «Ma il percorso e l’interlocuzione istituzionale vanno avanti, – sottolinea il vicesindaco – e appena le misure anti Covid lo permetteranno, ci ritroveremo insieme al vicesindaco di Messina, ai loro e ai nostri assessori, proprio per discutere di conurbazione e strategie di sviluppo comuni. A cominciare dal rilancio dell’aeroporto dello Stretto che deve essere lo scalo di riferimento per le due sponde, fino alla possibilità di promuovere sinergie istituzionali tra le due Città Metropolitane, nel quadro di una visione unitaria in grado di valorizzare posti straordinari e un enorme patrimonio culturale e paesaggistico che va dalle Eolie a Taormina, da Gerace all’Aspromonte e fino a Scilla, solo per citarne alcuni»

Anche la partecipazione è una delega a cui il professor Perna tiene particolarmente, «perché credo sia la linfa vitale della democrazia e di qualsiasi comunità. Se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria avrei certamente promosso diversi momenti pubblici di confronto e dialogo. Stiamo comunque lavorando in questa direzione, con un’attenzione particolare al coinvolgimento del tessuto sociale e al mondo delle associazioni sugli indirizzi strategici e sul bilancio».

Dalla partecipazione all’identità il passo è breve e la Reggio che conosciamo è frutto del disegno urbano nato nel fascismo con la fusione di diverse porzioni del territorio e di tutte le loro specifiche identità. «Ma dopo cento anni la Grande Reggio voluta dal fascismo ancora non si è realizzata. Da molti quartieri periferici si dice ancora ‘vado a Reggio’. E adesso ci arriva un compito ancora più gravoso: costruire una identità di città metropolitana. Se avessi potuto scegliere io l’avrei costruita con la sponda messinese: la città metropolitana dello Stretto. Dobbiamo costruire una identità territoriale che oggi non può nutrirsi solo di turismo e ricettività, ma deve necessariamente guardare anche all’innovazione, alla creazione di opportunità per le migliori forze economiche, all’alta formazione, ai centri di ricerca, facendo di questa area un luogo attrattivo per i più importanti circuiti culturali e formativi nazionali e internazionali». (rrc)

1908: il ricordo del catastrofico terremoto. Un mini-racconto di Santo Gioffrè e…

Il medico-scrittore Santo Gioffrè ha affidato a Facebook un tenerissimo ricordo personale sul terremoto del 1908, che riproponiamo ai nostri lettori.

di SANTO GIOFFRÈ – “Nonna, nonna perché piangi?” Il pargoletto, seduto ai suoi piedi, stava appeso ad una delle pieghe del lungo saio della donna e guardava, con ansioso patema, l’altra madre che lo stava allevando. Ella, con gli occhi lucidi come solo pianti nascosti ad ogni insulsa curiosità causano, ricambiava donandogli carezze e forzati sorrisi che bastavano a saziare il cuore supplicante del bimbetto. L’anziana donna stava curva, con la testa poggiata alla pila di mattoni ormai sfarinati per l’esposizione secolare al sole ed alle intemperie e che ancora, a fatica, fornivano supporto ad una marcia porta e aspettava… Non sporgeva tutto il suo volto, oltre la porta che dava accesso alla macelleria di via Roma , ma solo per meta’. L’altra metà del suo viso, imprigionato dentro un fazzoletto che le fasciava la testa e finiva serrato da un nodo sotto il mento, lo teneva nascosto, come il suo immenso dolore. “Nonna, perché piangi?” Insisteva il pargoletto, aggrappato a Lei… La vecchia Signora era come assente, immersa tra mille ricordi dove solo lei poteva starci. Pensieri tristi che lei, per tutta la sua vita, portò custoditi dentro un forziere di lacrime amare. Solo quando vedeva la Statua della Madonna Nera varcare la porta della chiesa si ridestava e scoppiava in un pianto singhiozzante, ma non manifesto, sommesso e sottomesso alla sua mano che le tappava la bocca perché i drammi intimi non vanno, mai, resi pubblici. Allora, sollevava il nipotino, l’ultimo dei 10 che aveva cresciuto e lo abbracciava, tenendolo stretto al suo seno. Poi, si ritirava in una solitudine abissale, interrotta, solo, dalle carezze che il bambino le dava e che la chiamava, a volte, mamma, mamma… Mia nonna così ricordava( e io mi ricordo) ogni 28 dicembre, i due figli morti tra le sue braccia dopo che era riuscita a trarli dalle macerie della sua casa. Mia Nonna materna, Caterina, si era sposata a 14 anni.A 16 era già madre. Partorì 14 figli. I primi 2 figli le morirono sotto il terremoto del 1908. Quel ragazzino ero io. Era il 1963… (sg)

I numeri. Ricorda il gen. Emilio Errigo:

28 dicembre 1908
Ore 05.20:27
Terremoto magnitudo 7.2
Durata 37 secondi
Rase al suolo Messina e Reggio Calabria
Morirono più di 100.000 persone

Come dimenticare le strofe di Giovanni Pascoli dedicate alle città distrutte?

Questo mare è pieno di voci
e questo cielo è pieno di visioni.
È un luogo sacro questo.
Tra Scilla e Messina,
in fondo al mare…
è appiattita la morte…
quella cui segue l’oblìo.
Tale potenza nascosta
donde s’irradia
la rovina e lo stritolìo,
ha annullato qui
tanta storia,
tanta bellezza,
tanta grandezza.
Ma ne è rimasta
come l’orma nel cielo,
come l’eco nel mare.
Qui dove è quasi distrutta la storia,
resta la poesia 

Così su Twitter, il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà:

Sono passati 112 anni dal #terremoto dello Stretto. Un evento devastante che rase al suolo #ReggioCalabria e #Messina. Insieme a @comuni_anci, oggi ricordiamo quella tragedia. Siamo un popolo fiero, capace di rialzarsi nelle difficoltà. Allora come oggi.

Nave della Guardia Costiera intitolata a Natale De Grazia, eroe moderno da non dimenticare

Porterà il nome di Natale De Grazia, comandante della Marina morto per la legalità, una nuova nave della Guardia Costiera che opererà nello Stretto. Si è scelta la data del 12 dicembre per presentare e varare questa nuova unità nei cantieri Intermarine di Messina, perché questa giornata è stata segnata, 25 anni fa, dalla prematura scomparsa del Comandante De Grazia, l’ufficiale del Corpo che ha fatto della propria vita una testimonianza di umanità e di coraggio e la cui storia, di amore per la legalità e per il mare, dopo un quarto di secolo, resta viva nel cuore di ognuno, di cittadini e istituzioni e soprattutto rimane indelebile nella memoria di uomini e donne della Guardia Costiera. Ancora oggi sono oscure le cause della sua morte, avvenuta mentre indagava su un traffico di rifiuti tossici nel mar Tirreno.

Natale De Grazia
Il comandante Natale De Grazia
A lui, al suo impegno umano e professionale in difesa dell’ambiente, viene intitolata appunto la nuova nave della Guardia Costiera, la CP420 “Natale De Grazia”, che andrà ad aumentare le capacità operative della componente navale del Corpo.
La cerimonia di varo e di presentazione dell’unità si è svolta sabato mattina, nei cantieri navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Messina, alla presenza del Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino, del Direttore Marittimo della Calabria e della Basilicata tirrenica Capitano di Vascello Antonio Ranieri, del Presidente di Intermarine, Antonino Parisi, dell’amministratore delegato di Intermarine, Livio Corghi, e della signora Anna Vespia, moglie del comandante  De Grazia e madrina dell’evento.
La scelta del 12 dicembre, fortemente voluta dal Comando Generale, vuole omaggiare la memoria dell’Ufficiale della Guardia Costiera, un uomo valoroso delle nostre istituzioni, medaglia d’oro al merito di Marina e vittima del dovere, morto in circostanze non ancora chiarite mentre indagava, per conto della Procura di Reggio Calabria, su un traffico di rifiuti radioattivi a bordo di navi mercantili nel Mediterraneo.
La CP 420 è la prima motovedetta di una nuova classe di unità navali, chiamata “Angeli del Mare”, dedicata a chi ha operato in mare con generosità e sacrificio. Navi, pensate e progettate per assolvere il compito più importante che la storia e la legge affidano alla Guardia Costiera: la ricerca e il salvataggio in mare, una missione, che la nuova unità può svolgere anche in condizioni metereologiche e marine particolarmente critiche.
Eccellenza della cantieristica italiana e vanto delle capacità marinaresche del nostro Paese, si distingue per essere una delle navi del comparto SAR (Search and Rescue) più grandi al mondo, nonché la più lunga imbarcazione “autoraddrizzante” e inaffondabile mai costruita in Italia. La CP 420, con i suoi 10 uomini di equipaggio, rappresenta il meglio della tecnologia navale di oggi, con propulsione e strumenti di comunicazione all’avanguardia; un’imbarcazione di 33 metri con un sistema avanzato di comando e controllo che assicura maggiore autonomia, maggiori capacità ricettive e una migliore logistica per l’equipaggio, per il ricovero di naufraghi e di persone a bordo e, dunque, non solo in coperta, durante le operazioni di soccorso che coinvolgono grandi numeri di naufraghi (scheda tecnica di approfondimento dell’unità in allegato).
La nave è stata costruita negli stabilimenti di Messina, dai Cantieri Navali Intermarine (Gruppo Immsi) di Sarzana, che hanno realizzato fino ad oggi 44 unità Cacciamine per le Marine Militari di 8 Paesi, fra i quali USA, Finlandia, Australia e Italia.
“Tenax pro maris salute” è il motto ufficiale della nave che esprime, grazie all’autorevolezza della lingua latina, il senso del lavoro di De Grazia: “ho lottato con tenacia per l’ambiente marino”.
Questo in sintesi il lascito del Comandante alle nuove generazioni e soprattutto a coloro che si apprestano a indossare la divisa e a rendere un prezioso servizio alla collettività.
Al termine della verifica di conformità e del periodo di familiarizzazione da parte del suo equipaggio, che ufficializzeranno la consegna amministrativa, la nave potrà inalberare il Tricolore, affidata al Comandante designato, il Tenente di Vascello delle Capitanerie di porto, Massimiliano Quinto
La CP 420 “Natale De Grazia” è una nave che ambisce, insieme al suo equipaggio – ha sottolineato l’Ammiraglio Pettorino – a dimostrare quei valori, quella generosità quella passione propri del Comandante di cui porta inciso, con orgoglio e fierezza, il nome. (rrc)