NICOLA IRTO DICE SÍ ALLA PROPOSTA DEM
MA CHIEDE DI AZZERARE LE CANDIDATURE

di SANTO STRATI – È un sì convinto, ma insieme sofferto, quello dell’ex Presidente del Consiglio regionale Nicola Irto (oggi alla vicepresidenza) alle tante sollecitazioni pervenute dopo l’ “investitura” ricevuta lo scorso 8 febbraio a Lamezia Terme: accetta di correre a Presidente della Regione per il centro sinistra. Badate bene, per il centrosinistra, non solo per il PD. Irto ha ben chiara la situazione e non fa questione di nomi ma di progetto politico: gli errori del passato (Pippo Callipo, per essere chiari) devono servire da monito per evitare di rifare un capitombolo con esiti disastrosi. Ovviamente, se si parla di progetto politico del centrosinistra non si può far finta di non vedere che Luigi De Magistris sta facendo un’intensa campagna elettorale con l’obiettivo di essere il candidato unico della sinistra, supportato dai movimenti civici e, possibilmente, da buona parte dei dem e di quel che rimane dei grillini.

Irto, però, per quanto giovane e candidamente “inesperto” dei vecchi giochi della politica non può essere considerato uno sprovveduto: anzi con il comunicato diffuso ieri sera dimostra di avere idee ben precise e pone precise condizioni. «Ragioni di carattere privato, e non certamente di furbizia o calcolo di natura politica – ha dichiarato –, mi hanno spinto a chiedere al mio partito qualche giorno di tempo prima di far mia la proposta, avanzata ufficialmente dal Pd, di candidarmi alle prossime elezioni come Presidente della Regione Calabria, in uno schieramento che non potrà che scegliere con nettezza l’intero mondo calabrese del centrosinistra e, se possibile e con ancor più nettezza, l’Europa con tutti i suoi vantaggi e tutte le sue spinte rinnovatrici.

«Oggi, che ho potuto meglio verificarlo, ho scoperto di essere stato nei giorni scorsi raggiunto da sollecitazioni pressanti di ogni tipo, provenienti da un’ampia fascia della Calabria, quella che punta a un cambiamento reale. Una pioggia di messaggi e sollecitazioni di amministratori locali, professionisti, esponenti del mondo intellettuale, militanti del mondo sindacale, rappresentanti delle associazioni di categoria, miei vecchi amici dell’università e del volontariato, impegnati su fronti delicati che aspettano risposte.
«Sanno tutti che non ho mai chiesto niente alla politica e forse proprio per questo sono stato oggetto di richieste sempre più massicce d’impegno alle quali non mi sono mai sottratto. Neanche in questa occasione ho chiesto nulla. La politica e la disponibilità a servire i calabresi sono le mie passioni. Verrà un momento in cui non ce ne sarà più bisogno e tornerò alle mie attività private e al mio lavoro. Intanto, come sempre, oggi mi rimetto al servizio del partito di cui faccio parte e del collettivo, aperto e ampio, dentro cui mi sono sempre collocato, alla pari con tutti gli altri. Donne e uomini assieme a cui abbiamo sognato e continuiamo a sognare una Calabria migliore, capace di affrontare e sciogliere le sue stridenti contraddizioni, allentando da subito la nostra situazione sociale e facendo crescere pari e reali opportunità per tutte e tutti, a cominciare dalle nuove generazioni.
«La mia risposta alle richieste è sì. Sono disponibile a guidare una coalizione riformista allargata, capace di cambiare la Calabria. Sono convinto che si costruirà uno schieramento adatto a vincere le prossime elezioni regionali. Uno schieramento riformista chiaro, idoneo a tenere insieme il mondo politico, civico e culturale del centro e della sinistra, di tutti i democratici ed europeisti. Però, siccome il mio sì non è dettato da egoismi e da interessi personali, sono personalmente disponibile, senza riserva alcuna, ad un azzeramento totale di tutte le candidature che possono dividere il centrosinistra, purché dentro un rigido progetto riformista e senza accordi che prevedano spartizioni di poltrone e di prebende. Ma bisogna essere chiari. Il voto, al di là delle incertezze imposte dal virus, è alle porte. I tempi per avere un rapporto politico reale e diffuso coi  calabresi sono ristrettissimi».
E qui la richiesta – apprezzabilissima – di Irto: «Se si azzereranno entro 48 ore tutte le autocandidature fin qui emerse nell’ambito del mondo del centrosinistra e si configurerà una soluzione unitaria e definitiva, chiederò io stesso per primo al mio partito di sospendere, e dopo, se necessario, di cancellare la mia candidatura a presidente. Se, invece, passato questo tempo il mio appello dovesse cadere nel vuoto e non verrà accettato, diventerà chiaro che c’è chi gioca a ridurre ancor di più il tempo necessario allo svolgimento di una proficua campagna elettorale. Ma è nostro dovere, per il bene della Calabria, uscire da queste sabbie mobili e andare avanti per dare un governo riformista e di cambiamento alla nostra regione, per vincere e bloccare la destra. Io sarò in prima linea, con tutto me stesso, per respingere con forza e determinazione qualsiasi tipo di populismo che rischia di isolare la Calabria negli anni decisivi per il futuro del Paese e lavorerò per l’affermazione di una regione che crei opportunità e solidarietà per tutti, che valorizzi donne e giovani, che si liberi dalla povertà, dalla ‘ndrangheta e da ogni tipo di illegalità».
Cosa vuol dire Irto? Che la frammentazione che si sta prospettando tra dem, cinquestelle, sinistra alternativa e movimenti civici non può portare a niente di buono. Occorre – secondo Irto – ripartire da zero e individuare il progetto politico di respiro progressista e riformista su cui far convergere l’attenzione non solo del popolo della sinistra, ma degli elettori, quelli più disorientati, quelli delusi dalla politica, che cercano soluzioni e proposte degne di considerazione. De Magistris è convinto di poter andare avanti da solo, l’ing. Domenico Gattuso del Movimento 10 Idee per la Calabria, ha lanciato, da parte sua, la proposta di azzerare tutto e puntare su una figura “esterna”  in grado di cogliere consensi tra le tante anime della sinistra, Anna Falcone, e i movimenti civici (tipo quello di Pino Aprile) credono di poter scuotere l’elettorato, ma bisogna aprire gli occhi e fare i conti con la realtà dei numeri. Quello che sta facendo l’ex presidente del Consiglio regionale.
Ragioniamo per un attimo: il centrodestra si presenta coeso (la Lega, dopo la risibile proposta di Matteo Salvini di candidare Nino Spirlì a governatore per dare continuità alla Presidenza, appoggerà Roberto Occhiuto e anche Fratelli d’Italia e le altre forze di destra sono propensi a deporre l’ascia di guerra e fare battaglia comune. Di fronte a questo blocco, è evidente che il centrosinistra deve giocare carte importanti e tessere alleanze anche non gradite.
De Magistris e Tansi, per male che vada, il loro posto in Consiglio regionale ce l’hanno assicurato, ovviamente come consiglieri di minoranza. Ma, se per ipotesi, De Magistris dimenticasse l’opzione che il Pd possa essere costretto a votarlo pur di battere la destra, rinunciando a un proprio candidato, forse potrebbe osservare che c’è un orizzonte diverso. Dove un’intesa, previo azzeramento delle attuali candidature degli arancioni sbandierate ad ogni dove, su un candidato unico autorevole e apprezzabile del centro sinistra, su cui far convergere i consensi dei movimenti civici, potrebbe non solo confermare il posto in Consiglio regionale, ma addirittura (in caso di vittoria) un posto di governo.
È fin troppo evidente che l’intesa raggiunta nelle scorse settimane tra Tansi e De Magistris è figlia della constatazione per l’ex capo della Protezione civile che non ha i numeri per imporre – come aveva sperato – la sua candidatura a Presidente. E  la promessa di avere la Presidenza del Consiglio è puro fumo negli occhi, perché comunque, anche se risultasse presidente De Magistris, non gli competerebbe come nomina, che com’è noto viene espressa dall’assemblea. Da qui la primazia del sindaco di Napoli a puntare su Germaneto, ma non ha i numeri e non è detto che, obtorto collo, i dem siano disposti al suicidio politico e gli riconoscano il ruolo dell’unico condottiero in grado di portare il centrosinistra alla vittoria. De Magistris dovrebbe, allora, fermarsi un attimo a riflettere: se insiste a voler guidare la coalizione (che in atto non esiste) il massimo cui può aspirare è un seggio in Consiglio, all’opposizione; se invece, ingoia il rospo, e si mette a disposizione di un altro leader (ovviamente condiviso) del centrosinistra ha buone aspettative di entrare nel governo regionale. Tutto questo, Irto non lo può, per ovvie ragioni, dire, ma il senso della sua proposta sottintende proprio questo. Riuscirà De Magistris a convincersi che avrebbe tutto da guadagnare a fare il gregario? Ci sono 48 ore per decidere. (s)

REGIONE, BERLUSCONI SVELA IL CANDIDATO
FORZA ITALIA SCEGLIE ROBERTO OCCHIUTO

di SANTO STRATI – Mentre prende sempre più piede la probabile nomina a sottosegretario del forzista Roberto Occhiuto, il presidente Silvio Berlusconi gli rinnova la sua fiducia, prima designandolo come capogruppo vicario a Montecitorio, poi annunciando che è il candidato ufficiale di Forza Italia per la poltrona di Governatore della Calabria. Da tempo era stato indicato il nome del più giovane dei fratelli Occhiuto (Mario è l’attuale sindaco di Cosenza) come candidato ideale per Germaneto e, soprattutto, per guidare le truppe azzurre verso una vittoria quasi scontata delle destra. Quasi scontata perché non è ancora chiaro il disegno politico della sinistra che giocando per perdere facile.

I due “ragazzi irresistibili” Luigi De Magistris e Carlo Tansi hanno trovato l’intesa giusta per affrontare la contesa elettorale senza beccarsi a vicenda, sottraendo consenso l’uno all’altro: il sindaco di Napoli è il candidato presidente a capo della coalizione “arancione”, Tansi farà il capolista del suo movimento Tesoro di Calabria: uniti e con l’appoggio delle altre forze di sinistra costituiscono un’interessante base di confronto con il centrodestra, ma se viene a mancare loro l’apporto di cinquestelle e dem, potranno al massimo spuntare un paio di consiglieri regionali. Il che, tutto sommato sarebbe comunque un buon risultato per entrambi: De Magistris dal 9 giugno è ufficialmente “disoccupato” e Tansi vuole la rivincita sulle passate consultazioni.

Com’è noto, il Partito Democratico (in Calabria) ha indicato Nicola Irto, l’ex Presidente del Consiglio regionale, oggi vice, il quale pur ringraziando della designazione, mantiene ancora intatta la sua riserva. E ne ha ben ragione: l’ipotesi di tentare un accrocco per la Regione sul modello del fu governo Conte 2 (cinquestelle e dem insieme) sta trovando ostacoli seri, soprattutto in casa grillina e appare difficile immaginare, anche in presenza della più che certa spaccatura del Movimento, di trovare i voti necessario per portare a casa un risultato positivo. De Magistris da un lato (con la tentazione pentastellata di appoggiarlo senza presentare una lista propria) e i dem dall”altro significano solamente dispersione di voti e vittoria servita a tavolino al centro destra. A questo punto l’alternativa possibile per i dem è fare coalizione (accantonando il giustificato maldipancia di qualche politico calabrese) proprio con gli arancioni, al solo fine di non permettere alla triade Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia di riprendersi la Cittadella di Germaneto. Proprio domani sarà un anno esatto che la compianta Jole Santelli prendeva possesso di Germaneto, ma l’eredità della governatrice, scemati l’eco mediatica e l’effetto psicologico della commozione che avrebbero aiutato il centro-destra nella riconquista del potere se si fosse votato subito, è fin troppo modesta per garantire una vittoria certa. Una lezione l’hanno, però, imparata al centro-destra: se uniti rappresentano una forza temibile, ma non invincibile, quindi una qualsiasi debolezza potrebbe rivelarsi letale. Così, il ritardo nell’annuncio del candidato di centro-destra stava cominciando a impensierire il popolo che non vota a sinistra: tra disorientamento e perplessità, fin troppo facile la tentazione di non andare proprio alle urne, con le immaginabili conseguenze, tutta a favore della parte avversaria.

I movimenti civici avrebbero, obiettivamente, la possibilità – se convincono dem e cinquestelle – di ottenere un risultato sorprendente, considerato il consenso di molti gruppi affascinati dall’esperienza di sganciamento dai partiti tradizionali. il Movimento 10 idee per la Calabria, per esempio, che alle passate elezioni sosteneva Pippo Callipo, ma non riuscì neanche a raccogliere le firme necessarie per presentare una propria lista, ha lanciato la proposta di unire «le forze sane per fermare la destra e la Lega».

«Nella scorsa tornata delle elezioni in Calabria – si legge in un documento – le forze in campo che si opponevano al Centrodestra si sono presentate divise, con tre candidati Presidenti diversi e alternativi; purtroppo  si è visto come è andata, con una vittoria della destra peggiore. E con il 15% di elettori che non hanno potuto vedere eletto neppure un consigliere (Liste Tansi e Aiello sotto la soglia dell’8%). È sempre difficile fare la storia con i se, ma se in quell’occasione si fosse andati uniti, la somma dei consensi di tutte le forze che si opponevano al Centrodestra, avrebbe consentito, forse, di competere per la vittoria, soprattutto con il concorso di molti elettori tradizionali del Centrosinistra che, in previsione di una sconfitta annunciata, hanno rinunciato al voto, aumentando oltremisura la percentuale degli astenuti (55,7%). Oggi, ancora una volta, la storia sembra ripetersi e, pur in assenza di una data certissima per lo svolgimento delle elezioni, ci si appresta a marciare divisi, con poche o nulle possibilità di vittoria di una delle singole componenti, ancorché in presenza di una coalizione di destra che, questa volta, appare mena vigorosa rispetto alle precedenti elezioni». E allora, dice Domenico Gattuso leader del Movimento 10 idee, «azzeriamo tutto, ritirando ogni candidatura velleitariamente avanzata» e ripartiamo con «la costruzione unitaria di un Progetto politico solido, di un Programma di governo essenziale e condiviso». E con quale candidato? Gattuso ha un’idea al femminile e propone Anna Falcone, avvocata calabrese che vive a Roma, molto vicina a De Magistris. Ma la diretta interessata, lusingata ma già invitata a sua volta dal sindaco di Napoli a mettersi in lista con lui,  metterebbe in discussione la stima (reciproca) che c’è con De Magistris? Anche nel civismo non mancano dunque tentazioni di attrito a proposito di leader che si autonominano, senza ascoltare il territorio.

Per questo, l’annuncio in prima persona di Berlusconi sottintende l’esigenza di eliminare dubbi a sinistra sulla compattezza del centro-destra. Occhiuto ha le carte in regola e ha più volte mostrato, nei suoi interventi a Montecitorio, di avere a cuore le sorti della Calabria: per esempio, nel dibattito sul Recovery Plan ha vivacemente contestato la prima bozza del documento varato dal Governo Conte, ma sul suo nome dovranno esprimersi Salvini e la Meloni per ufficializzare la candidatura e avviare la campagna elettorale calabrese che si preannuncia ricca di colpi di scena.

Prima che Berlusconi, lo scorso anno, decidesse di candidare la Santelli, Roberto Occhiuto sembrava l’opzione più adeguata dopo l’obbligata rinuncia del fratello Mario, ma il fuoco amico cosentino, guidato dall’ex senatore Piero Aiello e da Pino Gentile, ha avuto la meglio. Si ripeterà lo stesso copione?  E soprattutto una candidatura lanciata qualche giorno prima delle nomine di sottogoverno (viceministri e sottosegretari) non nasconde una strategia (in casa forzista) per togliere di mezzo un candidato fin troppo ideale? L’Ordine britannico della Giarrettiera ha come motto “honi soit qui mal y pense” e Andreotti l’aveva tradotto e adattato a sua misura: a pensar male si fa peccato, ma spesso ci s’azzecca. Parole sante, date le circostanze. (s)

 

REGIONALI, DUE PRESIDENTI IN ARANCIONE
E IL PD DECIDE DI CANDIDARE NICOLA IRTO

di SANTO STRATI – Richiama l’immagine di Bartali che sporge la borraccia a Coppi, Carlo Tansi, per spiegare la scelta di fare da gregario a Luigi De Magistris, come annunciato lunedì pomeriggio a Cosenza. Due galli nello stesso pollaio, normale che finisca a rissa, invece – è lo stesso Tansi a rivelarlo – la soluzione per una pax duratura era semplicissima. Ci ha pensato – ha raccontato – tutta la notte e ha avuto l’illuminazione: perché un presidente e un vice? Meglio due presidenti. Così ha illustrato a De Magistris un ingegnoso piano di “spartizione” che pialla ogni primogenitura e fa contenti tutte e due i contendenti: all’attuale sindaco di Napoli la Presidenza della Regione e il Palazzo ora intitolato alla compianta Jole Santelli, a Germaneto, e all’ex capo della Protezione civile regionale la Presidenza del Consiglio regionale e Palazzo Campanella a Reggio. Risolto il busillis, al via un’intesa granitica per mettere insieme una “gioiosa macchina da guerra” (frase che Tansi e De Magistris si guardano bene dal ripetere, vista l’ingloriosa fine nel 1994 della coalizione guidata da Occhetto contro Berlusconi), ma ill comune sentire è quello. Certo, non va trascurato che la spartizione è conseguente alla vittoria, ma questo si rivela un particolare trascurabile nella strategia di Tansi, che ha mandato una lettera aperta affettuosissima ai suoi sostenitori, per illustrare quello che potrebbe apparire un ripiegamento dalle intransigenti posizioni della prima ora (Tansi Presidente o niente).

L’annuncio dell’intesa, comunque, non ha sorpreso più di tanto, visto che era già nell’aria un accordo che avrebbe comunque privilegiato De Magistris (che vanta più popolarità, l’esperienza amministrativa decennale al Comune di Napoli, e un indiscutibile fascino sull’elettorato femminile), ma Tansi non aveva vie d’uscita, bisognava lanciare la campagna elettorale senza equivoci e senza tentennamenti. E un risultato immediato l’ha comunque provocato: i dem si sono subito riuniti a Lamezia, con la vigile assistenza del commissario regionale Stefano Graziano e hanno estratto dal cilindro magico l’unico coniglio in grado di suggestionare la platea: la candidatura di Nicola Irto, più volte sussurrata, più volte contrastata, più volte messa in discussione, improvvisamente si materializza come una di quelle decisioni che faranno la storia.

Diciamoci la verità, in un partito lacerato da divisioni e contrasti, privato da anni di un congresso che avrebbe quanto meno potuto mettere un po’ d’ordine tra gli iscritti, la soluzione Irto era, ed è, l’unica possibile: è giovane, ha guidato senza eccessi l’Aula di Palazzo Campanella durante la presidenza Oliverio, inoltre ha un profilo indiscutibile di persona perbene ed è stato il più votato in Calabria il 26 gennaio 2020 (12.568 preferenze). Una figura ideale, forse poco condottiero e ancora politicamente scarso d’esperienza, ma in grado di guidare la coalizione di centrosinistra… Ma quale coalizione? La situazione a sinistra è molto più ingarbugliata di quanto possa apparire e il tandem che reggeva il Conte 2 (dem + cinquestelle) in Calabria non ha mai trovato il pur minimo tentativo di emulazione. Tanto che molti grillini – quelli che non portano avanti l’improbabile candidatura del deputato Carmelo Massimo Misiti – si erano lasciati suggestionare dalla lusinga arancione di De Magistris.

La situazione è ingarbugliata perché il centro-sinistra calabrese che si presenta spaccato e diviso alle elezioni non potrà mai farcela: i dem il 26 gennaio 2020 raccolsero poco meno del 16% e la coalizione che vedeva candidato presidente Pippo Callipo (Pd, Democratici e Progressisti, Io resto in Calabria) arrivò a 30,14% contro il 55,29% del centrodestra che mandò la Santelli a Germaneto. Quali voti si aggiungeranno a quelli del Partito Democratico a sostegno della candidatura di Irto? Ecco, è questo in punto: ad oggi non si capisce questa coalizione da chi sarà formata, visto che i CinqueStelle, sono indecisi tra il fare l’occhiolino all’accoppiata arancione e civica De Magistris-Tansi o il tentare un’amorosa alleanza con i dem. Ma il loro peso politico si è molto ridimensionato dai successi del 2018 e il 7,35% raccolto fa da Francesco Aiello, sempre a gennaio dello scorso anno, non rappresenta l’attuale forza politica pentastellata in Calabria.

Tansi con le sue tre liste raccolse 58.700 voti (7,22) non riuscendo ugualmente ad entrare in Consiglio vista la penalizzante norma del quorum minimo dell’8%: potrà raddoppiare i consensi? Anche ammesso che arrivi al 15% e che gli arancioni (forti di una presenza importante sulla Piana capitanata dal sindaco di Cinquefrondi Michele Conia e dall’ex sindaco di Polistena Michele Tripodi) raccolgano un altro 15%: dove va a finire col 30%  questa coppia di “ragazzi irresistibili”? Tansi cita a tal proposito l’eccellente risultato della lista civica a Crotone (dove il Pd – ricordiamolo – non riuscì nemmeno a presentare il simbolo), ma le elezioni regionali, il geologo Tansi non lo ha ancora capito, sono una cosa diversa. Contano i numeri, che – allo stato attuale – ha solo la coalizione di centrodestra, la quale, peraltro, non ha ancora espresso il candidato ufficiale.

Per contro, la Lega cerca di far dimenticare i fin troppo modesti risultati riportati durante le ultime amministrative in Calabria (con l’eccezione di Roy Biasi eletto sindaco a Taurianova) con una campagna di incontri guidata personalmente dal neo segretario regionale Gianfranco Saccomanno, accompagnato dal presidente ff Nino Spirlì, che parte stamattina da Catanzaro. L’ex vicepresidente, oggi facente funzioni, sta rivelando un inaspettato attivismo e, probabilmente, sta seriamente pensando di guidare la lista della Lega in Calabria. Con quali esiti, bisognerebbe chiedere alla zingara o o qualche negromante esperto di bizzarrie elettorali, ma non si sa mai. Chiunque sia il candidato (il deputato Roberto Occhiuto, l’assessore all’Agricoltura e al welfare Gianluca Gallo?) o la candidata (la sindaca di Vibo, Maria Limardo?), il centro-destra appare , allo stato attuale vincente, perché, se unito, ha i numeri. E la sinistra, a cui piace perdere facile, con le sue divisività sta facendo di tutto per ottenere una nuovo, vergognosa dêbacle.

Senza contare che tutti stanno dimenticando che con queste elezioni entra in vigore la parità di genere e quindi il 40% dei seggi spetta a candidati di sesso femminile. Per molti uscenti – neanche se, per scherzo, si mettono parrucca e rossetto – le porte di Palazzo Campanella resteranno dunque sbarrate. Ma nessuno dei vertici di partito sembra preoccupato di questa (sì, meravigliosa) realtà che taglierà molte ambizioni in un Consiglio regionale che aveva espresso, nel 2020, appena due donne (Tilde Minasi per la Lega, e Flora Sculco per i Democratici e Progressisti).

Peraltro, tutti aspettano nelle prossime ore di vedere la composizione del nuovo governo e valutare come gestire anche indicibili alleanze, in nome del momento particolare, della pandemia, o della necessità di fare presto. A proposito di fare presto, checché insistano tutti, la data dell’11 aprile appare improponibile (vista la situazione del covid), quindi è bene che si consideri la necessità di immaginare il 9 giugno la data più realistica per il voto anche delle regionali calabresi (sono in programma, con un election-day il voto amministrativo di grandi città come Roma, Milano, Napoli e tanti altri piccoli centri). E quest’ulteriore rinvio farà perdere alla destra la valenza del lascito psicologico della Santelli, mentre darà l’illusione ai civici di avere più tempo per serrare le fila in termini di nuovi consensi. Di sicuro, siamo alle prime battute, ma è garantito che non ci sarà da annoiarsi, aspettando colpi di scena clamorosi. Del tipo che i dem – pur di non ridare la vittoria alla destra – rinuncino a Irto per sostenere De Magistris e la sua coalizione civico-populista e tentare il sorpasso. Ma anche questa ipotesi, per quanto surreale, dovrebbe fare i conti con un gregario che si chiama Bartali, ops, scusate Tansi, e che le sue borracce non le vuol dare ad alcuno. (s)

Il Pd calabrese sceglie di candidare l’ex presidente Nicola Irto a Governatore

Riunito a Lamezia lo stato maggiore del partito democratico calabrese, con la presenza del commissario regionale Stefano Graziano, ha deciso per la candidatura di Nicola Irto alla Presidenza della Regione. Erano presenti, tra gli altri il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà e il riconfermato presidente della Provincia di Cosenza Franco Iacucci, oltre a consiglieri regionali, parlamentari e i segretari provinciali. La decisione cancella d’un colpo le continue indecisioni sul candidato dem per Germaneto e irto rappresenta, per molti versi, la scelta più naturale. Pur riservandosi di accettare, in realtà l’ex presidente del Consiglio regionale ha già deciso in termini positivi e ha lanciato un post inequivocabile sulla sua intenzione di guidare l’offensiva dem alla conquista della Cittadella di Germaneto.

«La Calabria, la mia regione – ha scritto –, è una terra meravigliosa. Sono orgoglioso di essere calabrese. Qualunque sia il nostro compito, lavoriamo con amore, umiltà e impegno per migliorarla. Abbiamo bisogno di pensare positivo e volare alto. Calabria nel cuore».

L’indicazione di Irto ha trovato subito numerosi consensi. La conferenza regionale delle donne democratiche – in un documento – «condivide e sostiene la proposta di Nicola Irto quale candidato a presidente della Regione Calabria per la coalizione di centrosinistra. Figura autorevole, giovane, dinamica, profondo conoscitore del territorio e delle esigenze dei calabresi e uomo politico di riconosciute doti morali e di pensiero, caratteristiche che nei giorni scorsi, in un incontro online con il commissario Graziano, avevamo auspicato potessero incarnare proprio la figura del candidato alla presidenza. Il nostro cruccio è quello di non aver costruito una candidatura al femminile, ma già nelle prossime ore chiederemo a Nicola Irto un incontro per definire i criteri e le condizioni affinché le donne svolgano comunque un ruolo da protagoniste alle prossime elezioni e, successivamente, nella rappresentanza istituzionale. L’autorevolezza del nome dell’attuale vicepresidente del Consiglio regionale crediamo sia la migliore garanzia per un progetto solido e lungimirante, capace di includere tutte le forze politiche riformiste, progressiste e democratiche, così come le forze sociali, professionali e la cittadinanza attiva».

Anche i giovani democratici hanno espresso il loro plauso alla scelta di Irto come candidato a Governatore. «È da tempo – affermano in un documento – che sottolineiamo la necessità di costruire un progetto politico che, già nella prima scelta del candidato presidente, tenesse conto delle esigenze di rinnovamento e programmazione nella nostra regione. Già nello scorso mese di dicembre scrivevamo in una nota di ritenere opportuna l’individuazione di una personalità giovane, che possedesse competenze ed esperienza politica tali da poter ricercare le soluzioni concrete più adeguate ai problemi della Calabria. Oggi ritroviamo nella figura di Nicola Irto, che il nostro partito ha individuato quale candidato governatore per la coalizione di centro-sinistra, l’identificazione migliore del profilo da noi tracciato ormai mesi fa. Conosciamo da sempre l’impegno che Nicola Irto profonde per la Calabria e per le giovani generazioni calabresi e la sua attenzione verso i temi, come quelli dell’Università e della Ricerca, che più sono cari a questa organizzazione, ci appelliamo, dunque, a Nicola affinché, sciogliendo la riserva, possa accettare di essere il candidato presidente del centrosinistra alle prossime elezioni regionali. Reputiamo Nicola la migliore espressione di quella politica rinnovata capace di parlare con franchezza ai problemi della nostra terra individuandone soluzioni adeguate. A lui affidiamo le nostre richieste di un rilancio di una politica verso i giovani, perché restare in Calabria al termine del proprio percorso di studi non continui ad essere un’alternativa quasi eroica all’emigrazione, ma un’occasione per contribuire alla crescita del tessuto sociale ed economico della nostra regione».

Scrivono i giovani dem «Se la giovane età ci consente di comprendere meglio quali siano le problematiche vissute in prima persona dagli studenti e dalle giovani generazioni che, pur volendo prendere parte al processo di trasformazione della regione, si ritrovano privi degli strumenti necessari per costruire il proprio futuro in Calabria, il nostro impegno politico ci obbliga ad individuare, fin da subito, dei primi punti di programma su cui chiediamo al Partito Democratico calabrese e a Nicola Irto un’attenzione particolare. È il caso dell’attuazione di un sistema che abbia come fine l’interazione tra formazione universitaria negli atenei calabresi ed accesso al mondo del lavoro, del sostegno alle eccellenze calabresi e della creazione delle condizioni utili a favorire l’imprenditoria giovanile, non con interventi sporadici, ma con soluzioni strutturali ed infrastrutturali sul territorio. I Giovani Democratici saranno, al fianco di Nicola Irto, del Partito Democratico e di tutta la coalizione di centrosinistra, parte attiva del cambiamento di questa regione». (rp)

REGIONALI, CERCANSI AVVERSARI POLITICI
ASTENERSI PERDITEMPO E INQUALIFICATI

di SANTO STRATI – La conferenza stampa indetta per oggi pomeriggio da Carlo Tansi e Luigi De Magistris a Cosenza, dove con buona probabilità saranno definiti i ruoli (De Magistris presidente, Tansi vice e assessore all’Ambiente?), mette in evidenza in modo preciso il vuoto di candidature che si registra per le prossime elezioni regionali. Oddio, non è che manchino i nomi che circolano in lungo e largo, da destra a sinistra, ma di fatto, a circa 60 giorni dalla data dell’11 aprile, ci sono solo due candidati che ufficialmente si sono fatti avanti, l’ex capo della Protezione civile calabrese e l’attuale sindaco di Napoli. Che, poi, realtà, la candidatura a governatore sarà una sola, sempre che Carlo Tansi accetti di fare il gregario e non il leader.

Le consultazioni previste con l’ordinanza del presidente ff Nino Spirlì per l’11 aprile, per la verità, saranno quasi certamente spostate, causa covid, al 9 giugno, giorno già individuato dal Governo come election-day (si rinnovano i Consigli comunali di Roma, Milano, Napoli e di altri centri piccoli e medi), quindi c’è, in buona sostanza, ancora tempo per definire alleanze e coalizioni. Anzi, c’è il tempo di aggiustare strategie e scenari, con la soluzione della crisi di governo.

Sul rinvio delle elezioni, ignorando che l’emergenza proclamata dal Governo vale fino al 30 aprile e quindi non permetterebbe il voto la domenica successiva a Pasqua, il presidente ff si è arrabbiato con un giornalista di LacNews24 (Riccardo Tripepi) il quale aveva scritto che Spirlì «preme per ottenere un nuovo rinvio» delle elezioni regionali. La reazione di Spirlì è stata pressoché immediata con una nota fatta diffondere dall’Ufficio stampa regionale: «Si tratta – si legge nel documento –, invero, di una ricostruzione priva di qualsiasi fondamento, frutto di una interpretazione personale a dir poco fantasiosa. Le elezioni sono state da me indette per il prossimo 11 aprile e, per quanto mi riguarda, non esistono alternative o ipotesi di rinvio, anche in considerazione del fatto che il presidente di Regione, in questa fase, non ha il potere per spostare ulteriormente in avanti la data delle consultazioni; né si capisce rispetto a quale istituzione avrei la facoltà di fare pressioni per posticipare il voto. Il giornalista svolge un mestiere importante quanto difficile: chi si pone l’obiettivo di informare l’opinione pubblica dovrebbe perciò agire con grande scrupolo e permettere ai lettori di capire la differenza tra fatti e opinioni personali senza riscontri». Una reazione spropositata e, probabilmente, evitabile quanto inutile.

Ma il problema non è quando si vota, bensì chi sono i candidati a governatore. È evidente che la soluzione della crisi di governo con un nuovo esecutivo “istituzionale” con l’appoggio (diretto, esterno, etc) di tutti, (ad esclusione, per ora, della sola Giorgia Meloni che ne fa una questione di forma e non di sostanza nella persona di Draghi) avrà seri riflessi sugli scenari futuri della competizione elettorale calabrese. Soprattutto nell’ottica di una alleanza grillini-dem sulla falsariga del governo appena concluso.

Come prevedibile, si fanno nomi, ma non si presentano programmi, il che è significativo del totale disorientamento che si va a provocare negli elettori: l’esperienza del 26 gennaio dello scorso anno non ha insegnato nulla: viaggiare disuniti provoca danni e sicuri insuccessi e puntare su outsider (vedi il caso Callipo) può portare a disastri pre e post-elezioni (Callipo, ricordiamolo, abbandonò il Consiglio regionale dopo le prime sedute). Il discorso vale sia a destra sia a sinistra.

A destra c’è un gran fermento e il deputato azzurro Francesco Cannizzaro, reduce del nuovo colpaccio da 15 milioni con l’emendamento dell’ultimo minuto sulla legge finanziaria a favore del Porto di Reggio, è rilassato, quanto dubbioso, pur contando nella provincia reggina su una solida base di consensi. Non escludendo, alla fine, una sua diretta scesa in campo, deve individuare una soluzione, d’intesa col coordinatore regionale – che di fatto non c’è – che riesca a costituire una coalizione coesa e fortemente convinta di poter vincere (come appare sulla carta). I candidati ideali sono l’attuale assessore regionale all’Agricoltura e al Welfare Gianluca Gallo, il deputato Roberto Occhiuto (attuale vice coordinatore vicario di Forza Italia alla Camera, la sindaca di Vibo Valentia Maria Limardo. Tre belle figure “istituzionali” che però al di fuori della propria provincia nessuno conosce. Per accordi pregressi, il governatore della Calabria spetta a Forza Italia, ma la politica nazionale potrebbe riservare sorprese… E rispunta il nome di Wanda Ferro, ma l’ipotesi di riproporre la candidata sconfitta da Oliverio nel 2014, deputata di Fratelli d’Italia, non trova grandi entusiasmi nel centro-destra e la posizione intransigente della Meloni contro il governo Draghi non sarebbe certo d’aiuto.

Di contro, quelli messi peggio sono i dem. I quali un candidato valido e prevedibilmente di buona affermazione ce l’avrebbero (Nicola Irto, ex presidente del Consiglio regionale e attuale uno dei vicepresidenti) ma, a quanto sembra, non trova l’adeguata accoglienza al Nazareno. Non dimentichiamo che il Partito democratico è commissariato da un paio di anni e continua a mostrare inconciliabili posizioni divisive: basti vedere cosa è successo alle elezioni comunali di Crotone dove non era presente neanche il simbolo. La verità è che non c’è un partito, ma tante anime divise che, perché da quanto sembra i compagni amano farsi male da soli. C’è, inoltre, da considerare la posizione dell’ex Mario Oliverio (che non si candida ma non sarà semplice spettatore) e la tentazione di Antonio Viscomi (già vicepresidente con Oliverio e attualmente deputato) che non esclude una sua scesa in campo. Il problema è che se i cinquestelle vanno a supporto del civismo proposto dai “ragazzi irresistibili” (Tansi&De Magistris), il Pd con chi fa accordi? Da soli i dem non vanno da nessuna parte e, c’è la seria possibilità che, nell’incapacità di esprimere una personalità di rilievo, ripieghino (almeno una buona parte) a sostenere la lista civica arancione di Tansi-De Magistris. Un suicidio politico, siamo d’accordo, ma resterebbe l’unica chance per fermare il bis del centrodestra a Germaneto. (s)

 

UNA SINISTRA ‘SMARRITA’ PER LA REGIONE
ELEZIONI DA RINVIARE E LE BEFFE DI TANSI

di SANTO STRATI – Ma siamo sicuri che le elezioni regionali si terranno il 14 febbraio? La festa degli innamorati non invita a stringere fidanzamenti tra i partiti della sinistra, smarrita come già avvenuto per il 26 gennaio scorso, senza un vero leader e, soprattutto senza idee. Pur rispettando il lavoro del commissario Stefano Graziano, non si può non notare come il centrosinistra di fronte alla grande opportunità di riprendersi la Cittadella di Germaneto sembra voglia giocare al ribasso, con l’idea di perdere facile. Ci mette del suo l'”intruso” Carlo Tansi che sta facendo un girotondo di illusioni per pd e Cinque Stelle, ma pensa solo a finalizzare il risultato a suo favore. È incredibile che l’ex capo della Protezione Civile calabrese, che ha provato alle elezioni di gennaio a dare una scossa alla sonnecchiosa vita politica della regione (senza riuscire a raggiungere il quorum minimo dell’8%), stia diventando l’ago della bilancia per tutto il centrosinistra. Un po’ ammicca la sua disponibilità, Tansi, poi la respinge sdegnato. E a chi gli chiede perché – dopo aver parlato del “partito unico della torta” mettendo insieme tutte le coalizioni attuali – vada ai tavoli di confronto con i dem e i Cinquestelle, replica via facebook che l’intento suo è quello di diventare «una spina nel fianco della Casta», per poterla distruggere. Insomma, un cavallo di Troia che penetra nelle segrete stanze del potere dem e poi scatena l’inferno.

Attenzione, qui non c’entrano i poemi omerici, nè l’Eneide, e soprattutto Tansi è difficile vederlo nel ruolo di novello Ulisse: il gioco è talmente scoperto ed evidente che, alla fine, probabilmente, gli si ritorcerà contro. È un personaggio tosto Carlo Tansi, determinato e forse troppo pieno di sé per rendersi conto che la politica è l’arte del compromesso e che se si minano le fondamenta non solo non si costruiscono i palazzi, ma quasi certamente si fa crollare anche quel poco che si è costruito.

Risponde secco Tansi a chi gli rinfaccia di essersi seduto al tavolo dei politici di professione e dei civici di area progressista che «Non c’è alcun accordo o inciucio con nessuno. Noi abbiamo presentato le nostre tre liste con Carlo Tansi Presidente e con questa squadra andremo avanti fino in fondo. Ecco perché a qualche leoncino da tastiera in evidente malafede, che vuole farci apparire come prossimi a stringere accordi con il PUT (Partito Unico della Torta), rispondo parafrasando un pezzo del Rigoletto: ‘Centrodestra – centrosinistra per me pari sono. Questa o quella per me pari sono’.

«In verità – dice Tansi su FB –, quindi, è solo ed esclusivamente per amore della Calabria che mi sono dichiarato disponibile a confrontarmi con qualsiasi formazione politica e civica realmente intenzionata a salvare la nostra terra dalle troppe malefatte commesse spudoratamente e soprattutto impunemente. Parlo di interessi privati e di lobbies ed ancora di speculazioni che hanno impedito la naturale evoluzione di una terra dalle enormi potenzialità, un Tesoro (Calabria) appunto! Finora sono stato invitato a un confronto solo dalle forze di centrosinistra. Ma sono pronto a un dialogo costruttivo anche con i movimenti civici e i partiti tradizionali di centrodestra (eccetto la Lega), per liberare finalmente la nostra amata regione dalla zavorra dei politicanti di professione. La coalizione Carlo Tansi Presidente vuole vincere le prossime elezioni contro il PUT anche per liberare finalmente la Calabria dalla zavorra dei politicanti di professione. E per vincere è necessario far tornare i calabresi liberi e perbene alle urne».

Dunque, spariglia i giochi Tansi – dopo aver già presentato tre liste pronte – aprendo (provocatoriamente) alla destra per farsi desiderare di più dalla sinistra. Ma gli elettori siamo sicuri che, incazzati come, non reagiranno sdegnati a questo giochino che non sembra né astuto né percorribile? Tansi ha snobbato i movimenti civici che potrebbero costituire un elemento di rottura col passato (tanto per fare un nome, Pino Aprile), ma evidentemente l’aspirante governatore si è gasato sul risultato di Crotone e ritiene di poter far valere la sua forza “politica” (stimabile in un 7-10% al massimo) nei tavoli in cui si decide. Di sicuro, sta approfittando a piene mani della debolezza di un centrosinistra che sconta la mancata convocazione di un congresso e un commissariamento del pd che non piace a nessuno. E, bisogna dire, fa persino bene a mantenere questo ruolo di negromante dei partiti in disfacimento, perché di fronte alla debolezza dell’avversario o del presunto partner occorre giocare pesante, per essere sicuro di vincere. Perché forse così col suo atteggiamento, quanto meno, potrà far risvegliare la sinistra dal suo inspiegabile torpore letale.

La crisi di smarrimento della sinistra ha origini lontane, in Calabria, legata agli atteggiamenti divisivi che hanno caratterizzato gli ultimi decenni e che nemmeno i governatori (di sinistra) che si sono succeduti sono riusciti ad evitare: manca una visione d’insieme, manca l’unità d’intenti che potrebbe portare al risultato. Succede che, poco onorevolmente vista la storia che ha alle spalle, il partito democratico si stia appoggiando, in modo rinunciatario, alla stampella del partner governativo pentastellato. Ignorando la caduta libera in cui sono coinvolti i grillini e tutto il Movimento. E pensa di poter replicare in Calabria l’accordo (?) di governo che tiene in piedi il Conte 2. Ora, premesso che l’attuale esecutivo si regge per scommessa e ogni giorno rischia di inciampare (non è successo a causa dell’emergenza Covid), di quale accordo stiamo parlando? Di una visione che viaggia in modo parallelo sempre verso estremi opposti? Tant’è che dentro ai dem l’insofferenza mista a fastidio verso il partner pentastellato cresce giorno dopo giorno. E allora?

Allora succede che le elezioni hanno bisogno di numeri e nessuno, inclusa la “macchina da guerra” del centrodestra, li ha in misura tale da poter guardare con ottimismo il futuro. La destra è confusa e tentenna sul candidato da proporre pur avendo delle interessanti carte da giocare: il vicecapogruppo alla Camera di Forza Italia, Roberto Occhiuto, già “scartato” da Salvini quando dichiarò guerra (vincendola) al di lui fratello Mario e sul quale ci sarebbe ancora più di un mugugno leghista; la decisionista sindaca di Vibo Valentia, Maria Limardo, che potrebbe continuare la declinazione al femminile del Presidente della Regione e il pur ottimo avv. Gianluca Gallo, attuale apprezzato assessore all’Agricoltura e al Welfare, nonché esponente di spicco di Forza Italia. Salvo che, rimischiando gli accordi che assegnano a Forza Italia la Cittadella di Germaneto, nella strategia nazionale che vede la scadenza del Comune di Roma una significativa opportunità di rilancio, si faccia posto a Fratelli d’Italia con la sua inossidabile (non solo nel nome) Wanda Ferro. I giochi sono apertissimi e l’endorsement di ieri mattina del Corriere della Sera che ha dedicato mezza pagina al “papa straniero” Bernardo Misaggi (forte dell’amicizia personale con Berlusconi) quale potenziale candidato governatore, in realtà serve a destabilizzare un quadro già confuso di suo.

La sinistra un candidato ideale ce l’ha già, è Nicola Irto, ex presidente del Consiglio regionale, oggi uno dei vicepresidenti dell’Assemblea, che avrebbe le caratteristiche funzionali al gradimento dell’elettorato calabrese. Ma da Roma al mattino si dicono entusiasti, il pomeriggio diventano pensierosi e alla sera scartano la candidatura cercando un asso vincente. E la storia si ripete, giorno dopo giorno, mentre il tempo scorre e l’ipotesi delle elezioni a febbraio mette i brividi a tutti. Una cosa è certa, Zingaretti non ripeterà l’errore – clamoroso – che ha commesso con Callipo, ma il suo partito sta dando troppa importanza ai Cinque Stelle in Calabria e lasciando troppo spazio a Tansi.

Tutta la sinistra e il centro si schierano contro le elezioni nel giorno di San Valentino, ma il governo che ha stabilito l’arco temporale su cui doveva scegliere la data delle urne il presidente pro-tempore Nino Spirlì, nel caso ve lo foste scordati, è composto da dem e grillini. In buona sostanza, l’Esecutivo usa una mano per dare il via e l’altra per stoppare la corsa. I calabresi, in ansia per ben altri motivi (covid e crisi economica che distrugge le attività) rischiano francamente di infischiarsene. Con buona pace dei sognatori di una terra che ha bisogno di essere governata da gente seria, competente e capace di superare il guado della stagnazione. Il Recovery Fund, checché se ne pensi, è il grimaldello per scardinare la porta (chiusa) dello sviluppo mancato. Ci sarà qualcuno a saperlo utilizzare per il bene della Calabria e dei calabresi? (s)

 

L’ADDIO A JOLE, GIÀ IN CAMPO LA POLITICA
LA DIFFICILE SCOMMESSA DELLA CALABRIA

di SANTO STRATI – Non si è ancora spenta l’eco del lungo, affettuoso, commosso addio alla presidente Jole, persino inaspettato per la sua vasta eco mediatica, che la politica, spietatamente, si è rimessa immediatamente in moto.

Messo da parte il dolore per la prematura scomparsa di una “guerriera” come poche, i giochi di potere non aspettano neanche un minuto per tracciare il percorso obbligato che rimette tutto in discussione. La facile vittoria del centro-destra (soprattutto in assenza del voto disgiunto) su un candidato fin troppo debole (Pippo Callipo) giusto nove mesi fa non deve ingannare: la partita si riapre con altri scenari in grado di sovvertire qualunque previsione ottimistica.

La Santelli aveva giocato, nella conferma dell’alternanza che ha caratterizzato 50 anni di Regione, un ruolo di ape regina, riuscendo a coagulare una destra rissosa e inizialmente non proprio coesa, col vantaggio di avere come avversario una sinistra divisiva e confusa. Gli sgarbi di Oliverio e a Oliverio, una sinistra che mal digeriva la figura di Callipo a capo della coalizione (e lo ha fatto brutalmente pesare già nelle prime sedute del Consiglio, favorendo l’addio del cavaliere di Pizzo sconfortato e disilluso), una sinistra dalle tante anime che non riusciva nemmeno a creare quel minimo di coagulo necessario per spuntare quanto meno una sconfitta meno clamorosa.

La domanda è: esiste ancora quella sinistra o ci sono le condizioni per ricostruire un percorso che, nel solco riformista, sappia riconquistare i cuori dei suoi elettori scoraggiati e delusi? In verità, il risultato prestigioso delle elezioni reggine (non c’entra Falcomatà, parliamo di liste) ha riacceso gli animi e la speranza che si può risalire la china, a patto che finisca il commissariamento (che più sbagliato con l’incolpevole Graziano non poteva essere) e che si faccia finalmente il congresso regionale. Le condizioni, nel dopo elezioni di Reggio, sembravano ideali per esigere una nuova rotta del Partito democratico in Calabria e, probabilmente, subito dopo Natale si stava individuando una data per riunire i dem e decidere cosa fare da grandi: spettatori o protagonisti?

Andava capitalizzato il vantaggio di Reggio, messa a profitto la pessima figura a Crotone (dove non è stato nemmeno presentato il simbolo), andavano radunate le forze fresche che, a braccetto con la vecchia guardia, potevano marcare la differenza.

Il 15 ottobre è venuto giù tutto. La povera Jole è scomparsa lasciando non solo inebetiti i suoi sodali della coalizione, ma ancor più smarrita l’opposizione che si trova, inevitabilmente, impreparata a gestire una “sede vacante” con lo sguardo obbligato a un futuro troppo vicino.

Questa volta non c’è il tempo di litigare, ma occorre individuare immediatamente la migliore strategia che possa condurre alla conquista della Cittadella di Germaneto. E questo vale – attenzione! – per entrambi gli schieramenti, a destra e a sinistra. Non ci sono le condizioni per un’avventura dal sapore civico – e sappiamo di dare un dispiacere a Carlo Tansi ringalluzzito dal successo crotonese – ma, obiettivamente, manca il tempo per organizzare e strutturare una coalizione di liste civiche in grado di non impantanarsi sotto il quorum capestro che lo statuto regionale impone. Quindi, i calabresi si mettano l’animo in pace e intuiscano da subito che sarà una partita a due, difficile e complicata, molto più della volta passata, perché c’è l’ombra e la minaccia malefica del Covid sulle elezioni e c’è una politica nazionale che non offre grande aiuto. L’unica cosa certa, al momento, è che non ci può essere, almeno formalmente, la rottura dei patti tra dem e cinquestelle, non c’è alcuna possibilità di una crisi di governo (anche se i numeri sono sempre più ballerini, soprattutto al Senato) né di rimpasto, perché quest’ultima (auspicabile) opportunità potrebbe rompere una corda già fin troppo tesa. Ci sono da prendere le decisione sul Mes (e la lite dem-grillini non accenna a placarsi) e c’è da stabilire cosa presentare all’Europa di fronte alle prospettive del Recovery Fund.

E allora, sono cavoli amari, da gestire sì con l’occhio vigile di Roma, per entrambi gli schieramenti, ma le scelte e le indicazioni devono essere prese in Calabria.

In questo momento non si può tentare un risiko di candidature a effetto, tanto per bruciare qualcuno e portare a risultato antipatie e asti remoti, ma occorre individuare lo scenario in cui si svilupperà il confronto.

Se si vuol dar credito alla regola dell’alternanza (una volta a destra, una volta a sinistra) la partita dovrebbe essere della sinistra. Sì, ma con quali candidati? Ce ne sono appena due, spendibili, e di sicuro avvenire: l’ex presidente del Consiglio Nicola irto (che nell’attuale consiliatura è stato vicepresidente) e Franco Iacucci, presidente dell’Amministrazione provinciale di Cosenza, nonché commissario del Pd a Crotone.

Sono due assi con caratteristiche assai diverse. Irto, molto conosciuto e apprezzato in tutta la provincia reggina, in realtà è ancora un “pivellino” della politica, pur avendo svolto con molta diligenza e assoluto rigore il suo ruolo durante la presidenza Oliverio, ma gli manca la presenza sul territorio. Gli basteranno due mesi scarsi per incrociare in lungo e in largo tutta la Calabria, ovvero le due province forti di Cosenza e Catanzaro, per raccogliere consensi? Il tempo è nemico che si rivela spesso imbattibile.

L’altro candidato di rilievo, Iacucci, ha dalla sua una serie di situazioni che lo favorirebbero non poco: conosce perfettamente la macchina regionale (è stato per tre anni nella segreteria di Oliverio) e ha una profonda conoscenza del territorio, ancor più allargata con la presidenza della Provincia cosentina, senza contare che è sindaco ad Aiello Calabro e ha avuto un ruolo da protagonista nell’Associazione dei Comuni italiani, sicché conosce a menadito quasi tutti i piccoli paesi della regione. Sia Irto che Iacucci sono apprezzati a Roma, il che non guasta, e una loro candidatura non troverebbe di certo ostacoli, sperando che non si debba arrivare di nuovo alla farsa delle primarie che, si è visto, non servono a nulla e, soprattutto, non rappresentano i veri orientamenti degli iscritti. La carta Irto-Iacucci (la scelta in casa dem non sarà certo facile) potrebbe tornare a far sorridere i dem calabresi e far sedere a Germaneto di nuovo un uomo di sinistra. A maggior ragione ove i cinquestelle (pur in caduta libera) decidano di convogliare sul candidato dem, evitando figuracce e facendo diligentemente la parte di chi rispetta i patti con l’alleato.

Ma la destra non starà certo a guardare: dopo l’assurda vicenda del veto di Salvini su Mario Occhiuto e il rischio di una frattura insanabile nella coalizione, con il nome di Jole Santelli “imposto” da Berlusconi si era creato il giusto amalgama per arrivare alla vittoria (come in effetti è stato). Qui, però, il vento a favore della destra è lievemente calato e, soprattutto, Salvini non conta più di tanto, qualora si pensasse di rivoluzionare il patto a tre che assegna la regione, in Calabria, a Forza Italia. La Meloni tiene un profilo basso, a livello delle amministrazioni locali perché punta in alto, con la segreta speranza di puntare a Palazzo Chigi, prima donna premier in Italia, quindi non spingerà sugli alleati a favore dell’unica candidata di successo attualmente sul mercato: Wanda Ferro. La Ferro ha l’unico difetto di essere di Fratelli d’Italia, ma sarebbe, certamente, un candidato forte per tutta la coalizione. Era già pronta per le elezioni del 26 gennaio scorso, quando scoppiò la crisi Salvini-Occhiuto, ma di fronte alla candidatura della Santelli fece onorevolmente un passo indietro. Oggi si presenta con un pedigree di tutto rispetto e tanta esperienza amministrativa (è stata presidente della Provincia a Catanzaro). Oltretutto ha saputo coltivare il suo elettorato in un territorio difficile come quello vibonese, mostrando capacità e competenza. Ha sfidato senza successo Oliverio nelle elezioni regionali del 2014, ma ha dovuto attendere che il Tar le riconoscesse il diritto di entrare in Consiglio quale miglior perdente.

Se prevale la logica dell’appartenenza, le cose si complicano, perché in casa del centro-destra, nel cortile di Forza Italia, ci sono troppi galli e l’individuazione del candidato diventa un esercizio alquanto difficile.

Per restare nel Vibonese, spicca la figura del sen. Giuseppe Mangialavori, un medico specialista (è senologo) bolzanino trapiantato da anni in Calabria, eletto al Senato nel 2018 dopo essere stato in Consiglio regionale “scalzato” poi da Wanda Ferro che rientrava di diritto in Consiglio. Ha buona conoscenza del territorio vibonese, ma non è abbastanza conosciuto nella Circoscrizione Sud né in quella cosentina. La sua candidatura, comunque, non è di quelle che scaldano gli animi, pur essendo un ottimo professionista della politica.

Ci sono altri nomi spendibili se Forza Italia mantiene il diritto di esprimere il presidente della Regione: escludendo il ritorno di Mario Occhiuto c’è l’opzione del fratello Roberto, attualmente deputato e vicecapogruppo di FI alla Camera. Potrebbe essere un’opzione di buon profilo, ma gioca contro di lui il fattore tempo. Lo stesso discorso vale per l’assessore Gianluca Gallo, infaticabile nel portare avanti la sua delega all’Agricoltura e al welfare in questi otto mesi di Giunta Santelli, e per l’ex assessore Mario Caligiuri (con delega alla Cultura dal 2010 al 2014 con presidente Scopelliti). Entrambi sono nomi sussurrati senza molta convinzione.

Poi c’è l’attuale sindaco di Catanzaro, che tentenna a fasi alterne verso Salvini e una Lega che in Calabria probabilmente non riuscirà mai ad attecchire. Secondo voci riservate, aveva siglato un patto con Salvini per andare a sostituire Nino Spirlì come vicepresidente: la Santelli avrebbe rimosso dall’incarico l’eccentrico autore televisivo lasciandogli probabilmente la delega della Cultura. Un disegno che l’improvvisa morte della presidente Jole ha completamente stravolto. L’idea di mantenere fino a fine consiliatura la vicepresidenza – secondo logica – gli avrebbe aperto le porte di Germaneto al successivo turno elettorale.

Messo recentemente in discussione dai suoi stessi consiglieri per la sfacciata simpatia nei confronti della Lega e lo stesso Salvini (da lui accolto sempre con grande entusiasmo a Catanzaro) Abramo è un ex di Forza Italia e non avrebbe quindi titolo per aspirare di entrare nemmeno nella rosa dei candidati.

E, naturalmente, c’è la solita incognita reggina di Francesco (Ciccio) Cannizzaro. Al deputato non manca l’acume di capire che, essendo Forza Italia il primo partito in Calabria (nonostante la mancata vittoria a Reggio e Crotone) e soffiando sul sentimento di dolore degli elettori di centrodestra orfani della Santelli, è prevedibile un pressoché sicuro bis del centrodestra a Germaneto. E a questo punto il buon Ciccio potrebbe seriamente pensare alla poltrona di governatore, vista la riduzione pesante di deputati che la Calabria subirà alle prossime politiche. Un candidato che ha carisma e intuito politico, più temuto che amato dai reggini, ma conosciuto in quasi tutto il territorio. Non gli mancherebbero le chances, purché non torni a fare il signor tentenna nell’individuazione di candidato presidente e liste. Queste ultime sono la versa Forza del centro-destra rispetto alla sinistra.  (s)

Convocato per il 18-19 marzo il Consiglio regionale, intanto tutti dalla Santelli per il Covid-19

Il presidente uscente del Consiglio regionale Nicola Irto ha riconvocato la prima seduta del nuovo Consiglio per il 18-19 marzo. L’insediamento doveva avvenire lo scorso lunedì 9 marzo, ma era stato rinviato per l’emergenza coronavirus. E proprio per fare il punto sul Covid-19 la presidente Jole Santelli ha convocato oggi pomeriggio alla Cittadella regionale di Germaneto i rappresentanti di tutte le forze politiche regionali: Pippo Callipo (Io resto in Calabria), Nicola Irto (PD), Libero Notarangelo (PD), Walter Rauti (Lega), Francesco Talarico (Udc); e in collegamento telefonico Francesco Aiello (5Stelle), Wanda Ferro (FdI) e Carlo Tansi (Carlo Tansi Presidente). Una prova di grande responsabilità da parte di tutti e un segnale che, di fronte alle emergenze, occorre ritrovare un impegno condiviso e un comune senso di partecipazione.

«È stato – ha dichiarato la Santelli – un confronto serio e costruttivo per discutere l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e per condividere le misure da adottare. È emersa la necessità, attraverso una politica condivisa, di fare fronte comune all’emergenza per dare sicurezza ai calabresi. Successivamente a quanto verrà stabilito dal Governo, sarà necessario l’intervento regionale, attraverso una rimodulazione dei fondi PAC e POR. È già iniziata, infatti, l’interlocuzione con il Governo e la Commissione Europea, per una applicazione più flessibile degli aiuti di Stato». A questo proposito, il cav. Callipo ha chiesto di riservare particolare attenzione al settore produttivo e alle imprese della Regione.

La presidente ha voluto esternare la sua soddisfazione per l’incontro: «Ho apprezzato molto lo spirito costruttivo emerso dalla riunione che, d’altronde, ho constatato nell’interlocuzione costante che sto avendo con tutte le forze politiche e con tutti i consiglieri regionali. L’unità della politica, in un momento particolarmente serio della nostra regione e del nostro Paese, è un importante segnale di serietà. Ci sono momenti in cui è necessario essere tutti coesi e senza protagonismo, nell’interesse della Calabria e dei calabresi».

Il presidente uscente Nicola Irto ha voluto sottolineare l’importanza dell’incontro svoltosi a Germaneto, e ha ringraziato la Presidente per «la sensibilità istituzionale dimostrata in questa fase, rinnovandole la disponibilità ad affrontare insieme e con spirito di responsabilità questa situazione».
«Personalmente – ha scritto su Fb Irto – ho proposto quelle che a mio avviso sono assolute necessità e priorità del momento. Le ho chiesto di mettere in campo un’ampia rimodulazione del Por Calabria per riallocare le risorse europee, con una nuova prospettiva che deve tener conto delle mutate esigenze economico-sociali aggravate dalla crisi del coronavirus. Avremo davanti a noi diversi fronti assai problematici, e alla luce della strutturale ingessatura del bilancio della Regione (che va approvato necessariamente entro il 30 aprile) ho sottolineato che bisogna indirizzare le risorse della programmazione comunitaria sul fatto straordinario e nuovo che questa emergenza ci lascerà, con la speranza che ciò avvenga presto».
«Ho inoltre sollecitato – conclude Irto – l’entrata a pieno regime delle task force regionali, sanitaria ed economica. Oltre ovviamente di una giunta regionale nel pieno delle sue funzioni. La situazione in Calabria è difficile e potenzialmente più pericolosa che altrove, considerata soprattutto la drammatica condizione dei nostri ospedali.
Siamo stati informati dell’aumento dei posti in terapia intensiva (90) e subintensiva (310) su tutto il territorio regionale, uno sforzo molto apprezzabile ma che nessuno può prevedere fin d’ora se potrà essere sufficiente. Occorre perciò mantenere altissima l’attenzione su questi temi, oltre che sull’economia che deve fare i conti con la strutturale fragilità del sistema produttivo regionale. Sarebbe troppo facile, per me, mettermi a criticare dall’opposizione. Avremo tempo e modo di scontrarci nel merito delle questioni, ma è uno dei momenti più difficili della nostra storia e per questo dobbiamo lavorare insieme, ognuno con le proprie responsabilità e prerogative, per aiutare la Calabria a superarlo» (rcz)

L’assemblea dei Presidenti regionali: insieme per la sfida delle politiche di coesione

29 ottobre 2018 – Soddisfazione tra i Presidenti dei Consigli regionali di tutt’Italia riuniti a Reggio per l’assemblea plenaria per la comune intesa raggiunta sulla sfida delle politiche di coesione. Il presidente Nicola Irto, presidente del Consiglio regionale della Calabria, che ha ospitato l’assemblea ha voluto sottolineare l’unità d’intenti «a tutela delle esigenze e degli interessi delle comunità regionali, secondo il profilo rigorosamente istituzionale che ci appartiene».
Irto, introducendo i lavori della plenaria della Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome ha detto «Siamo soddisfatti del ruolo, del dinamismo, della visione che, tutti assieme, stiamo dimostrando di avere nella Conferenza«. Un organismo che «si sta dimostrando una ‘best practice’ in termini di dialogo e collaborazione interistituzionale. Ci attendono sfide delicate – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – a cominciare da quella della nuova politica di coesione. Credo che assumere una posizione comune, pure in questo ambito, sia lo strumento più forte per far sentire la voce non solo delle Assemblee legislative, ma anche e soprattutto dei territori e delle comunità che rappresentiamo»
Aprendo i lavori del seminario “Politiche di coesione e PAC post 2020“, il presidente Irto ha detto che «Il futuro delle politiche di coesione – con le prospettive, i rischi, le preoccupazioni, ma anche le opportunità e le speranze – è da tempo al centro del lavoro della nostra Conferenza. Non potrebbe essere diversamente, perché l’Europa è la nostra radice, il nostro presente e il nostro futuro».
«Il confronto tra le Regioni, la Commissione e le altre istituzioni europee riguarda strettamente le prospettive di sviluppo delle comunità regionali e delle aree urbane che, a nostro avviso, non sono garantite dall’impostazione data al Quadro finanziario pluriennale, alla politica di coesione e alla politica agricola comune per il settennato 2021-2027 – ha aggiunto Irto -. E stamattina la Plenaria ha adottato un ordine del giorno proprio su questi temi, ribadendo, nel preambolo politico che ho fortemente voluto, la nostra inderogabile collocazione europeista».
«Riteniamo sbagliata – ha aggiunto Irto – la riduzione del bilancio della politica di coesione, della politica agricola comune e dei programmi di cooperazione territoriale. Consideriamo poco lungimirante la scelta del principio della flessibilità del bilancio e difficilmente attuabile la revisione del bilancio di metà periodo, considerata la natura degli investimenti strutturali che sono, per definizione, oggetto di una programmazione di medio-lungo periodo; così come la pensiamo diversamente sulle modifiche ai termini di rendicontazione della spesa certificata, che aumenteranno il disimpegno delle risorse ma difficilmente accelereranno i processi. Auspichiamo inoltre indicazioni più puntuali e approfondite sulla condizionalità relativa al rispetto dello Stato di diritto che, così com’è, risulta generica e oscura».


Secondo il presidente del Consiglio regionale, «una preoccupazione di fondo è quella che attiene alla riduzione della quota di cofinanziamento. Da presidente del Consiglio di una regione del Sud, considero questo scenario, unito alle attuali modalità di allocazione delle risorse del bilancio nazionale, potenzialmente esiziale per alcune realtà del Mezzogiorno come la nostra. L’indebolimento delle politiche di coesione e della politica agricola comune – ha continuato il presidente Irto – non rafforzerà le prerogative delle istituzioni centrali europee; semmai, aumenterà le spinte centrifughe, rallenterà i processi di recupero del ritardo di sviluppo e metterà in discussione il raggiungimento di obiettivi fondamentali per il futuro dell’ambiente, che ci stanno particolarmente a cuore, come quelli fissati nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi».
«In queste condizioni – ha incalzato Irto – si rischia di avere non più un’Europa di serie A e una di serie B, ma un’Europa di A, una di B e, purtroppo, anche una di serie C. Nella quale, fatalmente, rischieremmo di veder scivolare le nostre regioni, nonostante tutti gli sforzi che stiamo compiendo. Mi domando, allora, che fine abbia fatto il sogno dell’Europa con cui siamo cresciuti: l’Europa dei giovani, della pace e della cooperazione, preconizzata nel Manifesto di Ventotene; un’Europa senza frontiere, moderna e orientata allo sviluppo sostenibile, ma soprattutto ispirata ai principi di eguaglianza, libertà, giustizia e solidarietà. Oggi, l’impostazione che viene data alla nuova politica di coesione e alla politica agricola comune ci espone al rischio di sconfessare i principi e valori fondanti della nostra identità europea, favorendo le spinte alla disgregazione dell’Unione che rifiutiamo e che purtroppo continuano a farsi sentire, nonostante il radicato sentimento di appartenenza all’Europa che, recentemente, anche i cittadini della Gran Bretagna hanno manifestato con forza».
«È una strada, quella della disgregazione, che non intendiamo percorrere. Vogliamo che continui a vivere il sogno di un’Europa che ha il proprio cervello a Bruxelles, ma il cui cuore pulsa qui: nelle regioni, nelle città metropolitane, nelle realtà periferiche, dove un ponte, una strada, un progetto di integrazione sociale, un aiuto all’agricoltura danno la concreta e quotidiana percezione del nostro status di cittadini europei. Per far vivere questa Europa, è necessario continuare a far battere il cuore dei territori. È una battaglia nella quale continueremo a impegnarci quotidianamente – ha concluso il presidente Irto – consapevoli del fatto che dal suo buon esito dipende il futuro di tutti noi». Il bilancio dell’assemblea plenaria dei Presidente dei Consigli regionali italiani è, dunque, largamente positivo.

Agli ospiti della Plenaria è stata offerta domenica una visita al Museo Archeologico Nazionale di Reggio. A guidare la delegazione sono stati il presidente dell’Assemblea legislativa calabrese, Nicola Irto, e la coordinatrice della Conferenza, Rosa D’Amelio, che presiede il Consiglio della Campania. Presenti, oltre ai rappresentanti dei Parlamenti regionali, i relatori del convegno sul futuro della politica di coesione e della politica agricola comune. Il direttore del MarRC, Carmelo Malacrino, ha fatto gli onori di casa ed è stato la guida d’eccezione del gruppo che ha avuto modo di visitare sia la mostra temporanea recentemente inaugurata, sia i quattro livelli di esposizione permanente. I rappresentanti delle Assise sono rimasti affascinati dalle inestimabili testimonianze dell’arte magnogreca conservate nel Museo, fino al momento in cui hanno fatto ingresso nella sala che ospita i Bronzi di Riace, la cui eccezionale bellezza che ha lasciato tutti letteralmente senza fiato.
«Ringrazio il direttore Malacrino per l’ospitalità e la professionalità con cui ci ha accompagnati alla scoperta delle radici della nostra identità storica, artistica e culturale. Credo non esistesse migliore biglietto da visita per il nostro territorio da presentare ai colleghi provenienti dalle altre regioni italiane», ha commentato il presidente Irto. (rrc)

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Oggi a Reggio i presidenti dei Consigli regionali di tutt’Italia

29 ottobre 2018 – Si riuniscono oggi a Reggio, a Palazzo Tommaso Campanella, i presidenti dei Consigli regionali di tutta Italia per la sessione plenaria della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, guidata dalla coordinatrice Rosa D’Amelio (Campania). Un incontro che mette a confronto esperienze delle varie realtà regionali e offre spunti per iniziative comuni. Reggio, per un giorno, riunisce i rappresentanti delle assemblee regionali e svolge un ruolo di primo piano nel campo della politica regionale italiana e coglie, allo stesso tempo, l’opportunità di far conoscere la bellezza del territorio e le sue ricchezze artistiche e paesaggistiche.
«È un momento di grande rilievo istituzionale per noi – afferma il presidente del Consiglio della Calabria Nicola Irto -. Siamo onorati di ospitare nella nostra sede i lavori della Conferenza, organismo che in questi anni ha consentito di rafforzare la rete di collaborazione tra le Assemblee, creando i presupposti per un maggiore riconoscimento del ruolo e del lavoro svolto dal nostro livello istituzionale. Attraverso la Conferenza, i Consigli italiani hanno avviato una serie di rilevanti progetti e condiviso posizioni forti, al di là delle parti politiche, a tutela delle istanze delle comunità regionali. La Plenaria a Reggio sarà anche l’occasione per far conoscere ai prestigiosi ospiti la nostra terra e le sue bellezze naturali, artistiche e culturali, a cominciare dai Bronzi di Riace e dagli altri tesori ospitati nel Museo Archeologico Nazionale che visiteremo assieme».
Uno dei temi di maggiore attualità, nel dibattito politico-istituzionale degli ultimi mesi, è legato al futuro delle politiche di coesione. Proprio su questa materia, al termine della Plenaria, si terrà a Palazzo Campanella (sempre domani, con inizio programmato alle ore 11) un convegno dal titolo “Politiche di coesione e PAC post 2020. Prospettive e sfide per l’Italia e le Regioni”. Dopo i saluti istituzionali dei presidenti Irto e D’Amelio, la prima relazione sarà affidata a Nicola De Michelis, capo di gabinetto del Commissario europeo per la politica regionale e urbana, che interverrà sul tema: “Quale futuro per la politica di coesione post 2020?”. Materia che sarà ulteriormente sviluppata da Antonio Caponetto, direttore generale dell’Agenzia per la coesione territoriale.
La politica agricola europea per il periodo 2021-2027 sarà trattata da Felice Assenza, direttore generale Politiche internazionali e dell’Unione europea del Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo. “Una sfida per i territori: la nuova politica di coesione” sarà l’argomento al centro della relazione di Micaela Fanelli, componente della commissione Coter del Comitato delle Regioni. Le conclusioni del seminario saranno affidate a Silvana Giannuzzi, componente della commissione Politiche dell’Unione europea del Senato.
Una curiosità, a margine dell’incontro: il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti, medico ortopedico, è originario di Taurianova. Ha approfittato della Plenaria di Reggio per una visita istituzionale nella sua città natale, dove il sindaco Fabio Scionti e l’Amministrazione comunale lo hanno voluto insignire di una targa ricordo a riconoscimento del suo impegno politico e della sua attività professionale che rendono onore e lustro alla Calabria.

Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Nino Boeti, l’altro ieri al mare in Calabria

Il dott. Boeti ha postato una riflessione su FB con una sua immagine in riva al mare di Calabria: «È questo il mio mare? Pensavo mentre l’aereo stava scendendo sull’aeroporto di Reggio Calabria. Quello in cui ho imparato a nuotare, lo scoglio dell’ulivo che mi è rimasto nel cuore in tutti questi anni. Un’ assemblea dei Presidenti dei consigli regionali convocata a Reggio Calabria è l’ occasione di tornare dopo tanti anni a Taurianova il paese in cui sono nato e vissuto la mia adolescenza. Ho rivisto i miei amici di un tempo, i miei compagni di squadra. È stato bello stare assieme a loro. Il sindaco Fabio Scionti mi ha accolto in consiglio comunale con il presidente del consiglio comunale Fausto Siclari e quello del consiglio regionale calabrese Nicola Irto. Ho vissuto una grande emozione. Mentre parlavo rivedevo i volti di mio padre e di mia madre. Se fossero stati lì sarebbero stati felici. Grazie a tutti per un affetto che non finisce con il passare del tempo e del quale vi sono grato».
Il presidente Boeti conserva un vivo ricordo degli anni di Taurianova che – ha detto – porta sempre nel cuore. Uno dei tantissimi calabresi, lontani, ma inguaribilmente innamorati della propria terra. Grazie dell’affetto, presidente, da parte di tutti i calabresi. (rrc)