Piazza De Nava Reggio: incontro sulla sua storia e il suo futuro

Organizzato e promosso dalla Fondazione Mediterranea si è tenuto al Circolo di Società di Reggio un incontro su “Piazza De Nava, la sua storia e il suo futuro”. 

Dal confronto cui hanno partecipato il presidente della Fondazione Mediterranea prof. Vincenzo Vitale, il dr Eduardo Lamberti Castronuovo e l’ing. Vincenzo Ziparo, è emersa la forte richiesta di un democratico coinvolgimento popolare nelle decisioni che stravolgono l’assetto urbanistico della Città. In particolare, si raccoglie un sentiment  di rifiuto della “devastazione” della piazza molto cara ai reggini, in nome di un restyling molto discutibile, che prevede demolizioni e stravolgimento dell’idea originaria della piazza.

È stata un’analisi oggettiva, ma non fredda, dell’iter progettuale di “demolizione” di Piazza De Nava che la Soprintendenza reggina sta portando avanti, affermando di avere le “carte a posto”, nonostante  che si siano dimostrate contrarie o fortemente perplesse tutte le maggiori associazioni ambientaliste a base nazionale (Fai, Legambiente, ecc.), l’assoluta maggioranza delle associazioni culturali reggine (Amici del Museo, Fondazione Mediterranea, ecc.), la quasi totalità dei reggini (oltre il 90%) che hanno potuto esprimere tramite i social la loro opinione, le organizzazioni professionali e accademiche degli urbanisti e, last but not least, il Consiglio Comunale nella sua interezza e unanimità nella seduta plenaria del 31 gennaio 2022. 

Ad aprire i lavori Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, che ha “spersonalizzato” tutta la questione riportando un insieme di fatti e inoppugnabili documenti su come la Soprintendenza reggina, ottenuti i relativi nulla osta ed effettuata la gara per l’affidamento dei lavori impropriamente definiti di restauro, stia portando avanti un progetto di trasformazione urbanistica della piazza antistante il museo archeologico e delle zone limitrofe. Citando tra l’altro il verbale n. 5 della Conferenza dei Servizi e riportando i qualificati giudizi di Alessandro Bianchi, Urbanista già Rettore dell’Università Mediterranea, e di Salvatore Settis, presidente del Comitato scientifico del museo del Louvre, Vitale ha posto l’accento sulla “fragilità” scientifica ed estetica del progetto della nuova piazza e sulla mancata dovuta trasparenza dell’iter progettuale, affermando l’ineludibilità di una consultazione popolare sul tema.

Sul nuovo assetto di piazza De Nava, che non avrà nulla che si riporti a quello attuale e che dovrebbe divenire nelle intenzioni dei progettisti uno “spazio ampio” in cui effettuare “mostre ed eventi folkloristici”, si è polarizzato l’intervento di Eduardo Lamberti Castronuovo, direttore di ReggioTV. La proiezione del filmato del rendering progettuale ha reso tra l’altro evidentissima la mutilazione della base del monumento a Giuseppe de Nava che, secondo il rendering, perderebbe le due fontane in stile liberty alla sua base. Questo pesantissimo intervento nel centro storico della città, con lavori della durata dichiara di tre anni e durata presunta di almeno cinque, anche per il fatto che la popolazione reggina non è stata dovutamente informata e non ha avuto modo di esprimere democraticamente la sua opinione, secondo Lamberti Castronuovo andrebbe bloccato e ridiscusso con opportune modifiche che lo rendano rispettoso dell’identità dei luoghi e della memoria cittadina. 

Ed è appunto sul vulnus storico ed estetico che hanno sostanzialmente parlato gli storici Pasquale Amato e Franco Arillotta che, ognuno secondo i propri studi e sensibilità politica, hanno evidenziato come la demolizione di una piazza in pieno centro cittadino, caso unico in Italia ed Europa, comporterebbe la completa perdita di un pezzo di storia cittadina e come si possa parlare quantomeno di mancato rispetto da parte della Soprintendenza della sua specifica mission di conservazione e tutela.

Alberto Ziparo, urbanista dell’Università di Firenze, affrontato il tema dal punto di vista tecnico e architettonico, ha sottolineato quanto dichiarato dal prof. Salvatore Settis: l’ineludibilità del coinvolgimento popolare in decisioni che comportino la modifica, nel nostro caso stravolgimento, dell’ambiente urbano in cui la cittadinanza si riconosce e la necessità del coinvolgimento delle organizzazioni professionali, come peraltro a suo tempo assicurato dalla Soprintendenza all’epoca del progetto Prosperetti / Di Battista.    

Da registrare gli interventi preordinati di Lidia Liotta, Francesco Suraci, Giuseppe Cantarella, Antonella Postorino e Mario Dito. Secondo le proprie esperienze professionali e la loro visione politica hanno portato il contributo all’incontro di studio, dal quale è emersa una “verità” difficilmente contestabile dagli organi amministrativi reggini e dalle articolazioni periferiche dello Stato: la forte richiesta di un democratico coinvolgimento popolare e della concretizzazione dei deliberati del Consiglio Comunale del 31 gennaio del 2022 che, nella sua interezza e unanimità, si è espresso per il “rispetto della storia cittadina e dell’identità dei luoghi”. 

L’OPINIONE / Clelia Giovanna Li Gotti: Reggio è un bene culturale da tutelare, non da distruggere

di CLELIA GIOVANNA LI GOTTILa città di Reggio Calabria ha origini molto antiche, come testimoniano i ritrovamenti nei pressi del Calopinace, che attestano nuclei abitativi risalenti al II millennio A.C. In alcuni casi la città ha anche origini verosimilmente mitologiche, secondo la tradizione che vuole la città fondata da Aschenez o da Eracle o da altri ancora, ma l’epoca in cui  Reggio Calabria comincia ad avere un vero e proprio assetto urbano è certamente quella greca.

È dunque possibile parlare di storia dell’urbanistica e dell’architettura di Reggio Calabria a partire dalla fondazione della colonia greca Rhegion, prima in Calabria, che risale all’ VIIIa.c.  ad opera dei Calcidesi. E, quindi, considerando Reggio Calabria la più antica città d’Europa su può dimostrare che è già un bene culturale e, quindi, non può essere modificata, perché sennò si inciampa nel penale. E La Corte Suprema di Cassazione, Servizio Penale, che ha approvato le seguenti leggi: “Disposizioni in materia dei reati contro i patrimoni culturali” (legge 09/03/2022 n. 22).

518-bis (Furto di beni culturali); 518-ter (Appropriazione indebita di beni culturali); 518-quater (Ricettazione di beni culturali); 518-quinquies (Impiego di beni culturali provenienti da delitto); 518-sexies (Riciclaggio di beni culturali); 518-septies (Autoriciclaggio di beni culturali); 518-octies (Falsificazione in scrittura privata relativa a beni culturali); 518-novies; (Violazioni in materia di alienazione di beni culturali); 518-decies (Importazione illecita di beni culturali); 518-undecie; (Uscita o esportazione illecite di beni culturali); 518-duodecies (Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento,; imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici); 518-terdecies (Devastazione e saccheggio di beni culturali e paesaggistici); 518-quaterdecies (Contraffazione di opere d’arte); 518-quinquiesdecies (Casi di non punibilità); 518-sexiesdecies (Circostanze aggravanti); 518-septiesdecies (Circostanze attenuanti); 518-duodevicies (Confisca); 518-undevicies (Fatto commesso all’estero); 707-bis (Possesso ingiustificato di strumenti per il sondaggio del terreno o di apparecchiature per la rilevazione dei metalli).

Nel codice penale non sono numerose le disposizioni che possono essere specificamente ricondotte alla tutela dei beni culturali; esse hanno natura delittuosa (è il caso del delitto di danneggiamento, di cui all’art. 635 c.p., e di deturpamento e imbrattamento di cose di interesse storico o artistico, di cui all’art. 639, nei quali la qualità della cosa offesa dal reato comporta l’applicazione di una specifica aggravante) o natura contravvenzionale (è il caso del reato di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico, di cui all’art. 733, e del reato di distruzione o deturpamento di bellezze naturali, di cui all’art. 734 c.p.).

Nel Codice dei beni culturali (d.lgs. n. 42 del 2004), le disposizioni penali sono contenute nella parte IV, titolo II (sanzioni penali), capi I e II (artt. 169-181) che individuano reati di natura contravvenzionale (realizzazione di opere illecite su beni culturali (art. 169), uso illecito dei beni culturali (art. 170), collocazione e rimozione illecita degli stessi beni (art. 171) e inosservanza delle prescrizioni di tutela indiretta (art. 172)); reati di tutela del patrimonio culturale nazionale (si tratta di una serie di disposizioni, di natura tanto delittuosa quanto contravvenzionale, che mirano a impedire il depauperamento del patrimonio nazionale.

Nel caso di Piazza De Nava  il progetto relativo all’ appalto per la riqualificazione di Piazza De Nava risulta sia stato più volte ritoccato e “rappezzato”  da diversi gruppi di lavoro ; fino al disastroso , stravolgente e impattante elaborato oggi al centro delle unanimi critiche dell’opinione pubblica reggina, compresi molti esperti di altissimo livello.  Tutto questo non e’ serio: sono stati stanziati quasi 5 milioni per poter riqualificare Piazza De Nava, che verrebbero invece impiegati per stravolgerla e dequalificarla.

Bisogna smettere di prendere di mira le nostre belle piazze, considerandoli spazi disponibili, da consumare e distruggere per i comodi dei poteri istituzionali e affaristici presenti: il patrimonio storico-culturale della nostra città e del suo hinterland costituisce un enorme bene culturale da tutelare e valorizzare e non da distruggere. Reggio deve salvaguardare i caratteri che ne sottolineano i suoi connotati di città di grande cultura.

Come può affermare tra l’altro il gruppo di esperti (tra cui chi scrive) che ha lavorato per la Carta Archeologica di Reggio Calabria ed  ha anche Catalogato tutti i Beni Ecclesiali di Reggio Calabria e provincia: una  grande ricchezza che dobbiamo essere in grado di saper salvaguardare e valorizzare.

La nostra città è un bene culturale, non deve essere danneggiata. Art. 733 c.p. dove il 3 marzo la Camera ha approvato, in via definitiva, la proposta di legge recante “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale” pubblicata sulla “ “Gazzetta Ufficiale” n. 68 del 22 marzo 2022, la legge 9 marzo 2022, n. 22 “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale” con l’indicazione della entrata in vigore mercoledì 23 marzo(cglg)

L’OPINIONE / Clelia Giovanna Li Gotti: Piazza De Nava non si tocca

di CLELIA GIOVANNA LI GOTTI – Nel corso dei secoli alcuni eventi distruttivi, sia naturali che causati dall’uomo, hanno profondamente cambiato l’aspetto di Reggio Calabria, che oggi si presenta come una città moderna principalmente per l’effetto delle ricostruzioni avvenute dopo il sisma del 1908.

Molte opere d’arte ed edifici realizzati nei nei secoli precedenti sono andati perduti, tuttavia la città conserva esempi monumentali di pregio e antiche vestigia che testimoniano la sua storia. Affacciata sul mare e ricca di storia e cultura, Reggio Calabria è una città sorprendente e dinamica. Il clima mediterraneo e la sua storia millenaria la rendono il luogo più adatto per chi cerca relax, buon cibo e non vuole rinunciare a fare un tuffo nel passato. Il centro storico è in prevalenza caratterizzato da palazzi in stile liberty, senza soluzione di continuità. Reggio Calabria è una città ricca di storia. La sua fondazione risale al lontano 734 a.C. ad opera di greci calcidesi.

Da allora la città è sempre risorta sullo stesso sito, anche dopo il disastroso terremoto del 1908 che la distrusse interamente. Fu però a seguito di quell’evento che emersero le vestigia della Reggio classica e della sua ricca storia. Di lì a poco la fondazione del Museo della Magna Grecia contribuirà a far rinascere nei reggini il desiderio di cultura e bellezza. Oggi Reggio è una città culturale e non solo grazie al suo Museo, ma anche la Pinacoteca Civica, il Castello Aragonese, il Teatro Comunale, il Museo del Bergamotto etc.

Bisogna viverla la nostra città e non distruggerla perché noi abbiamo una grande ricchezza noi non siamo l’ultima ruota del carro come possono pensare glia altri. io dico “adesso basta alla nostra distruzione” e Piazza De Nava non si tocca. Dobbiamo, in prima persona, sperimentare le esperienze culturali che può regalare l’area reggina. Può essere un modo davvero unico di vivere la nostra terra. (cglg)

[Clelia Giovanna Li Gotti è storica della critica d’arte]

Lo storico Pasquale Amato: piazza De Nava non si tocca!

Il prof. Pasquale Amato, apprezzato storico reggino e docente di Storia all’Università per Stranieri di Reggio, sta conducendo una strenua difesa di piazza De Nava su cui c’è la minaccia di una insensata demolizione per un presunto “restauro” che in realtà vuole stravolgere l’impianto urbanistico della piazza stessa.

Su facebook, il prof. Amato ribadisce il suo pensiero: «Piazza De Nava è il cuore, l’anima, la memoria del popolo reggino. È il patrimonio storico e culturale della Reggio risorta dopo il catastrofico terremoto del 1908. Piazza De Nava si può migliorare, abbellire, curare. Ma non si demolisce. I suoi pilastrini saranno gli spalti del nostro Forte Apache.La Terza Assemblea della Consulta Metropolitana della Cultura ha deliberato che “PIAZZA DE NAVA NON SI TOCCA”.

Nel mio breve intervento ho lanciato la Giornata per “PIAZZA DE NAVA NON SI TOCCA”. L’idea è stata accolta da un caloroso lungo applauso. Sarà organizzata nella seconda decade di novembre. Noi reggini manifesteremo contro la demolizione della nostra storica Piazza, legandoci ai 20 pilastrini che la delimitano. Sarà un simbolico forte atto d’amore per un luogo collettivo della memoria che nessun burocrate può decidere di demolire scavalcando i sentimenti di un popolo. Reggio, tante volte colpita nella sua storia plurimillenaria, ha rialzato sempre la testa ogni volta che altri hanno pensato di colpirla e umiliarla. Lo farà anche stavolta».

Il prof. Amato nei giorni scorsi aveva spiegato le ragoioni del suo dissenso, che esprime una corale condanna da parte di quasi tutta la città.

«Una cosa – ha scritto il prof. Amato – è ricostruire una città sulle macerie di un terremoto o di una distruzione per aggressione di un nemico esterno. In questi casi si possono effettuare anche modifiche radicali. E Reggio è stata riedificata diverse volte nella sua plurimillenaria storia dopo eventi sismici o devastazioni per attacchi esterni a cominciare da quello del tiranno Dionisio I di Siracusa nel 386 aC. Tutt’altra cosa è invece sconvolgere una Piazza storica come quella dedicata dai reggini a Giuseppe De Nava senza una specifica necessità o emergenza. È un’operazione assurda, di cui si fa fatica a intendere i motivi. E rappresenta un secondo tentativo di distruggere la Piazza, passando dall’orrenda “escavazione selvaggia” che venne neutralizzata da una corale contestazione della città ad uno spianamento altrettanto sconcertante contro cui si sta levando una nuova espressione collettiva di dissenso.

«Si parla di Restyling. Ma è una finzione. Infatti non si tratta di restauro ma di vero e proprio stravolgimento della Piazza ideata e realizzata nella fase epica della riedificazione della città dopo il terremoto catastrofico del 28 dicembre 1908 che distrusse il 95% degli edifici esistenti a Reggio e Messina e nelle rispettive aree limitrofe delle due sponde dello Stretto. Una Piazza dedicata peraltro a Giuseppe De Nava, il più autorevole leader politico a livello nazionale che Reggio abbia espresso dal 1861 ad oggi. De Nava svolse altresì un ruolo preminente nella splendida ricostruzione, supportando nei suoi numerosi incarichi di governo l’azione condotta dall’on. Giuseppe Valentino (prima da Assessore e poi da Sindaco) e dall’ing. Pietro De Nava, Responsabile del Piano Regolatore. Una Piazza su cui fu eretto il pregevole monumento scolpito dall’artista polistenese Francesco Jerace e che fu completata su un lato dall’imponente splendido edificio piacentiniano del Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia e sull’altro dall’edificio dell’Ente Edilizio progettato dall’architetto Camillo Autore. Una piazza armoniosa e legata ad una specifica memoria storica, creata sulle macerie del Rione Santa Lucia raso al suolo dal sisma. Una Piazza la cui configurazione è proporzionata con il nuovo accesso al Corso Garibaldi, prolungato verso Nord sulle macerie del Rione!.

«Piazza De Nava rappresenta pertanto un orgoglio per il popolo reggino, che non è disposto ad accettare la sua demolizione rimpiazzata da uno spianamento. Il Segretariato Regionale dei Beni Culturali – titolare del Progetto contestato – deve quindi scegliere tra un suo radicale ridimensionamento e un azzeramento. I segnali sinora espressi sono quelli di un arroccamento sugli spalti di Fort Alamo in una posizione di difesa del progetto, accampando inattendibili motivazioni o meglio giustificazioni. Che senso ha dire che questo disfacimento sia originato dalla volontà di avvicinare il Museo alla Città? Mai sentita una motivazione così avventata, come se davanti all’ingresso dell’edificio di Piacentini ci fosse un muro che ne impedisce l’accesso. Che senso ha parlare di modernizzazione mentre si cancella la memoria storica della magnifica ricostruzione? Piazza Navona a Roma, Piazza della Signoria a Firenze, Piazza Plebiscito a Napoli, Piazza S. Marco a Venezia – e tante altre – sono testimonianze dell’epoca in cui sono state pensate e realizzate. Qualcuno ha mai pensato di stravolgerle per una presunta “modernizzazione”? Perché deve verificarsi solo per la Piazza De Nava di Reggio? E che senso ha azzardare la forzatura di uno scontro di vago segno politico tra conservatori tradizionalisti e innovatori illuminati? Io spero vivamente che non prevalga questo estremo tentativo di alterare un dibattito che è super partes. Se prevalesse tale opzione sarebbe un grave oltraggio alla Città e alla sua storia plurimillenaria». (rrc)

“DEMOLITION-PEOPLE“ CONTRO LA CITTÀ
REGGIO SUBIRÀ UN CRIMINE URBANISTICO

di SANTO STRATI – A ragione, moltissimi reggini sono convinti che il progetto di demolizione di Piazza De Nava, “salotto” della città, dirimpettaia al Museo dei Bronzi, sia un vero “crimine. urbanistico”. A nulla valgono le prese di posizione di intellettuali, professionisti, imprenditori, semplici cittadini che temono il “vandalismo autorizzato” che qualcuno vuol mascherare come “restauro”, ma in realtà, secondo il progetto, una vera e propria “devastazione” della piazza. Senza alcun vantaggio per i cittadini, in spregio a qualunque buonsenso che, quantomeno, inviterebbe a un confronto schietto e senza  prevaricazioni. Il problema è che per fare un confronto occorrerebbe che ci fosse qualcun0 con cui dialogare: purtroppo non si vede nessuno. Tutti sordi e muti, tanto che la domanda che nasce spontanea è: ma dove vivono gli amministratori di Reggio? Si guardano mai in giro a vedere lo stato di abbandono in cui è ridotta quella che un tempo era Reggio “bella e gentile”? Basterebbe fare una passeggiata sul Corso, o in via Marina (senza bisogno di vedere il disastro delle periferie completamente dimenticate) per avvertire un fortissimo senso di vergogna per l’incapacità di agire. E poi qualcuno si chiede perché la gente non va a votare.

Questa brutta storia di piazza De Nava è semplicemente l’esempio tangibile dell’inefficienza, dell’indifferenza e dell’insensibilità che viene dimostrata verso cittadini, tartassati – per fare un esmepio –  da un servizio rifiuti che, pur richiedendo altissimi oneri, funziona malissimo. E non è solo un problema di pulizia e decoro: è tutta la città che si sente dimenticata, non-governata (attenzione non malgovernata) da amministratori comunali e metropolitani che si entusiasmano per qualsiasi iniziativa pseudoculturale (ma ce ne sono state e ce ne sono di ottime da far invidia alle capitali della cultura, con associazioni che fanno tantissimo ricevendo in cambio il nulla totale) e dimenticano di guardare ai problemi di ogni giorno. Eppure, crediamo, non servirebbe molto per trasformare il cosiddetto fancazzismo di tanti in una inedita e inedita operatività. L’efficienza si attiva pensando al bene della città, ma servono modelli (che non ci sono), servono riconoscimenti (solo di merito, non finanziari) a chi si adopera per tenere pulito il pezzo di strada prospiciente il proprio portone o pulire le scalinate storiche di via Giudecca (grazia Angelina De Salvo e tutti gli altri “angeli” della città che continuano imperterriti a mostrare quanto la città è nei loro cuori). Ma sono episodici gesti di civismo e buona volontà, frutto di spontaneismo che deriva dall’amore per la città, e finisce tutto lì. E pensare che ai tempi di Italo Falcomatà, il sindaco della primavera reggina, passavano le autobotti con acqua profumata di bergamotto  (dopo la regolare raccolta della spazzatura) per rendere ancora più pulita e vivibile la città. E il buon Falcomatà (padre) subiva con molta felicità il rito mattutino del caffè con gli spazzini (si chiamavano così perché spazzavano per davvero) felici di avere reso la città più bella e persino profumata. Un altro mondo, difficile da replicare soprattutto perché manca una classe politica e dirigente degna di tale appellattivo.

Piazza De Nava, dicevamo, è l’esempio più orrido di come non si amministra una città, ignorando le elementari basi del buonsenso e del bene comune. Se c’è questa rivolta “popolare” che cresce di giorno in giorno non ci vuole la zingara per capire che il malcontento qualche base la deve pur avere. Ma qualcuno ha pensato  che la “creazione di uno spazio ampio in cui tenere mostre ed eventi folcloristici (inclusi pipi e patate e il panino cu satizzu?) forse non è proprio quello che avevano in mente i progettisti della piazza originaria? Per questo vi invitiamo a leggere quanto scrivono Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea e il prof. Pasquale Amato, apprezzato docente e storico reggino, strenui difensori della piazza, contro l’imbarbarimento del potere (ma quale?) che vuole invece distruggerla.

Ma non è solo piazza De Nava: il Lido (per il quale si aspetterà, naturalmente, il prossimo mese di luglio per decidere gli interventi da fare), l’aeroporto su cui sono destinati 60 milioni del Contratto interistituzionale di Sviluppo (che ci auguriamo non saranno utilizzati per chiudere con la rete “il gallinaio” aeroportuale), i rifiuti che appestano l’aria e rendono invibile qualunque angolo della cità,, un Piano Turismo inesistente e tantissimo altro ancora.

Reggio non si merita tutto questo né tantomeno può continuare ad essere una città dei facenti funzione: se è rimasto un briciolo di dignità tutto il consiglio metropolitano e comunale dovrebbe andarsene a casa e riconsegnare la città al popolo. Ma così vincerà la destra! griderà subito qualcuno, per legittimare un’improvvida occupazione del potere. Sceglierà il popolo reggino da chi farsi amministrare, scegliendo – speriamo – chi saprà portare argomenti e ragioni serie per una vera rinascita della città. Augurando ogni bene al giovane Falcomatà, con l’auspicio per lui e per la città che possa uscire indenne dalla brutta storia del Miramare e riprendere il suo posto alla guida della città, non possiamo fare a meno di far notare che, in caso di una nuova sospensione in base alla legge Severino, sarebbe gradito un atto di rispetto nei confronti dei reggini che l’hanno votato (soprattutto per fermare il forestiero leghista). (s)

L’OPINIONE / Vincenzo Vitale: Quali sono le “carte a posto” di Piazza De Nava?

di VINCENZO VITALE – In una recente intervista l’arch. Fabrizio Sudano, direttore della Soprintendenza reggina, che in spregio alla sua mission di tutela e conservazione ha progettato la completa demolizione dell’impianto storico della centralissima Piazza De Nava di Reggio Calabria per sostituirla con uno “spazio ampio” in cui tenere “mostre ed eventi folkloristici”, ha affermato che i lavori partiranno appena dopo il 27 novembre perché la Soprintendenza ha “le carte a posto”.

A parte la banale considerazione che avere le “carte a posto” non significa che si è autorizzati a fare una cosa brutta, ingiusta, sbagliata e che nessuno vuole (anche Putin, se deciderà di usare l’atomica tattica dopo la beffa dei referendum, affermerà di avere le “carte a posto”), a quali carte si riferisce il dott. Sudano? Certamente a quell’insieme di pratiche burocratiche che, pur ammettendo che siano formalmente corrette, comunque di fatto configurano un grosso vulnus democratico per la città perché frutto di decisioni prese in oscure stanze da ancora più oscuri travet con l’avallo, che ora tutti si rimangiano, di una politica distratta e di basso livello.
A parte le autorizzazioni superficialmente e colpevolmente rilasciate in modo ancillare e servente, una di queste “carte a posto” illustra il mefitico milieu culturale che ha dato vita al progetto di crimine urbanistico cui stiamo assistendo.
È il 20 aprile del 2021 e, in coda alla Conferenza dei Servizi decisoria e asincrona sul destino di piazza De Nava, prima che venga dato il placet conclusivo, si riunisce la Commissione regionale per il patrimonio culturale della Calabria, costituita da burocrati ministeriali di estrazione locale. Viene ascoltata la progettista arch. Giuseppina Vitetta, che risponde alle eccezioni presentate dalla Fondazione Mediterranea circa la perdita irreversibile di un pezzo di storia cittadina, di memoria collettiva e di identità dei luoghi che deriverebbe dalla demolizione della piazza prevista dal progetto. Cosa afferma la Vitetta? Testuale dal Verbale, il n. 5 del 20 aprile 2021: “nessun materiale lapideo degno di pregio e testimonianza della storia territoriale sarà distrutto, ma verrà recuperato per essere riutilizzato nelle fasi di realizzazione dello stesso progetto … per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali”.
Un’arrampicata sugli specchi che susciterebbe l’ilarità perfino in un bambino appena uscito dal mondo affabulato della prima infanzia. In altri termini, mutatis mutandis, è come se si affermasse che, per mantenere l’identità storica di una Piazza Navona destinata a restyling (inglesismo che piace molto alla Soprintendenza), il materiale residuo della sua demolizione venisse usato “per pavimentazioni, bordure, gradini e cordonali” della nuova piazza. È come se assistessimo a una pièce in un teatro dell’assurdo.
Ebbene questo assurdo, su cui stanno sganasciando dalle risa gli urbanisti di molte università italiane (che figuraccia per la cultura reggina!), è stato approvato dall’arch. Sudano, presente in Commissione, e fatto suo nel proseguo per inserirlo nel carniere delle “carte a posto”.
Posto che “Una professione intellettuale è un’abilità specifica fondata su principi indotti dalle scienze che vengono insegnati normalmente nelle università o scuole superiori e che implica sempre la soluzione di un problema sulla base di quei principi” (così nello statuto dell’Ordine professionale degli architetti); e che per la soluzione del problema identitario di piazza De Nava i progettisti hanno usato soluzioni che non si rifanno a principi indotti dalle scienze e che non vengono insegnati in nessuna università; l’Ordine professionale degli Architetti, che è tenuto a sanzionare questo tipo di comportamenti, potrebbe/dovrebbe intervenire anche solo dal punto di vista deontologico. (vv)

Piazza de Nava, si è riunito il Comitato: in programma molte iniziative

Nei giorni scorsi si è svolta, su input del prof. Alberto Ziparo, a Reggio, una riunione sul tema di Piazza De Nava, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle sigle associative aderenti al Comitato.

In breve, viene spiegato in una nota della Fondazione Medierranea, «viene confermato l’incontro sulla storia urbanistica di piazza De Nava e sul milieu culturale dei tempi della sua edificazione oltre che sul progetto della Soprintendenza riguardante la sua demolizione. L’incontro si svolgerà nel pomeriggio di venerdi 21 ottobre nei locali e sotto l’egida del Circolo di Società».

Inoltre, per domenica 23 ottobre, è prevista l’organizzazione di un concerto in piazza. «Ampio appoggio – si legge in una nota – alle idee e progetti che deriveranno dalla riunione della Consulta della Cultura, programmata per sabato 01 ottobre alle ore 17». Si è parlato, poi, dell’organizzazione di una manifestazione per metà novembre, oltre che della possibilità di un flash mob in occasione della processione di ritorno della Madonna della Consolazione.

Tra le altre azioni previste, dal Comitato non viene escluso che ci sia «una possibile occupazione della piazza per non far aprire il cantiere», oltre che una riunione dei legali per un’ulteriore valutazione dei documenti in possesso del Comitato. (rrc)

Piazza De Nava, Auddino (M5S): Fermare lo scempio alla memoria

Tra le fila dei contrari al progetto di rifacimento di Piazza De Nava a Reggio Calabria, si è aggiunto anche il senatore del Movimento 5 StelleGiuseppe Auddino, che ha evidenziato come il progetto «va indubbiamente a minare l’identità storica e culturale della piazza».

Questo perché «prevede – ha spiegato il senatore –la manomissione del monumento celebrativo dedicato a Giuseppe De Nava, che sorge al centro della Piazza, opera realizzata, grazie ad una raccolta di fondi popolare, dal grande scultore polistenese Francesco Jerace nel 1936, un anno prima della sua scomparsa. Nei giorni scorsi cittadini, fondazioni, comitati, associazioni e politici locali hanno già espresso la loro disapprovazione ed io non posso che unirmi all’appello di fermare questo scempio alla memoria».

«Faccio un appello al Ministro Franceschini, alla Regione, Città Metropolitana, Amministrazione comunale di Reggio Calabria, al mondo accademico e a quello dell’informazione, alle forze politiche, ed alla società civile – ha concluso – uniamo le forze e promuoviamo un’ iniziativa pubblica per fermare insieme questo scempio e convinciamo la Soprintendenza a tornare sulla propria decisione! Le piazze sono di tutti e nessuno può pensare di eseguire progetti del genere senza prima ascoltare la voce delle comunità locali». (rrc)

Piazza De Nava, il prof. Aragona: Progetto stravolge identità del luogo

Continua a diventare sempre più ampio la fazione contraria al progetto di demolizione di Piazza De Nava a Reggio Calabria che, come detto dal prof. Stefano Aragona, «stravolge l’idenittà del luogo».

Il prof. Aragona, sentito dalla Fondazione Mediterranea, ha spiegato che «questo progetto stravolge la morfologia urbana, l’identità del luogo, che diverrebbe un “non luogo” del tutto simile a tanti altri posti…».

«Come si fa a scordare la “Carta di Gubbio” del 1960  – ha aggiunto – redatta dall’Associazione Nazionale Centri Storici e Artistici, che proprio ha dichiarato l’importanza del tessuto urbano e non solo dell'”emergenza” storico-architettonica andando oltre la tutela puntuale del 1939? Od anche la Convenzione del paesaggio ed il Codice dei Beni Culturali?».

«Cerchiamo di portare qualità ed identità nelle periferie – ha proseguito – e poi la togliamo ai luoghi che c’è l’hanno? Ricordate Settis, quando nel ricevere la laurea ad honorem in Architettura alla Mediterranea, nella Lectio Magistralis parlò di responsabilità etica di architetti, ingegneri, urbanisti nel loro agire citando Vitruvio. Ed anche Francesco Rosi che ricevette la laurea ad honorem in Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale per il film “Le mani sulla città”… I cittadini, la gran parte delle Associazioni sono contro questo progetto». 

«Quello che serve – ha evideniztao – è un restauro conservativo a scala vasta così come intendeva essere il Concorso di idee del 2010 che fece Barca, allora Ministro della Coesione territoriale, per l’area del Museo Nazionale di Archeologia di Reggio Calabria e per l’area di Pompei e non una distruzione di memoria, storia ed identità locale, elementi di attrazione culturale e turistica a scala nazionale e internazionale».

Si citano, come concettualmente contrari a ogni demolizione, non solo la “Carta di Gubbio”, la “Convenzione del paesaggio”, il “Codice dei Beni Culturali” (che la Soprintendenza con il suo progetto su Piazza De Nava dimostra di non conoscere o volutamente ignorare), ma anche il prof. Settis e regista Francesco Rosi, in occasione del conferimento delle lauree ad honorem dalla Mediterranea, e il ministro Barca con il suo concorso di idee del 2010 per il restauro conservativo dell’area circostante il Museo Archeologico reggino. 

«Insomma, cosa vogliamo di più – si legge in una nota della Fondazione Mediterranea –.  Non c’è un solo accademico, cominciando dal già rettore Bianchi, che si sia espresso positivamente sulla demolizione di piazza De Nava». 

«L’ambiente accademico – conclude la nota – si aggiunge alla sostanziale totalità delle associazioni ambientaliste e professionali, alla unanimità del Consiglio Comunale e a quel più del 90% della cittadinanza reggina che boccia il progetto, che comunque va avanti in spregio alla volontà popolare. Tra gli altri primati negativi di Reggio, purtroppo si corre il rischio di aggiungerne un altro». (rrc)

Le Associazioni ambientaliste contro la demolizione di Piazza De Nava

Le Associazioni Ambientaliste e professionali hanno espresso la loro contrarietà alla demolizione di Piazza De Nava a Reggio Calabria, e hanno chiesto la revisione progettuale partecipata e il rispetto dell’Odg votato all’unanimità dal Consiglio Comunale il 31 gennaio 2022.

Al meeting di studio e analisi organizzato dalla Fondazione Mediterranea, infatti, hanno partecipato le associazioni ambientaliste Fai, Legambiente, Wwf, ArcheoClub dello Stretto, Fareverde, insieme a Europa Verde. Erano presenti i rappresentati di altre associazioni cittadine (Il Circolo Zavattini, l’ass. Naz. Combattenti, l’ass. Da Domani, l’ass. Amici del Museo, il Comitato Area dello Stretto, l’ass. di Club Service, l’ass. Le Muse, ecc) e di categorie accademiche e professionali come la sezione calabrese dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e la Società dei Territorialisti.      

La folta e variegata espressione del volontariato reggino ha approvato e deciso di sostenere l’azione fin qui prodotta dalla Fondazione Mediterranea e dal Comitato Civico Piazza De Nava, come peraltro fatto nei giorni scorsi anche da altre organizzazioni, come ad esempio la Fondazione Girolamo Tripodi.  Nel corso della riunione si è ripercorso l’iter che ha prodotto il vero monstrum urbanistico rappresentato dal progetto della nuova piazza De Nava che, demolendo la storia cittadina e la memoria collettiva e l’identità dei luoghi, creerà un “non-luogo” (Marc Augé). I relativi lavori, che dovrebbero partire – con ingiustificata fretta – già dopo le Feste Mariane, dureranno minimo tre anni e ostacoleranno poderosamente le attività museali del Cinquantenario dei Bronzi. 

Si è fortemente evidenziato che, contrariamente a quanto promesso dalla Soprintendenza e dal Segretariato Regionale del MIC in occasione della bocciatura del “Progetto Di Battista / Prosperetti”, non si è avuta una progettazione partecipata che coinvolgesse le associazioni professionali né tantomeno gli ambienti universitari (passaggio che si sarebbe dovuto attuare in fase di progetto preliminare, quindi prima della Conferenza dei Servizi).

Il millantato coinvolgimento dell’Università Mediterranea si è infatti limitato a una relazione tecnica commissionata direttamente alla direttrice del Pau prof.ssa Francesca Martorano, di cui negli ambienti accademici non si sapeva nulla e in cui peraltro non si parla di demolizione.

Una progettualità, quindi, nata all’interno della Soprintendenza e portata avanti senz’alcuna possibilità di intervento esterno (caso unico in Italia di un controllore che è deputato a controllare il proprio stesso operato), che collide frontalmente con gli intessi della Cittadinanza e con l’unanime parere espresso dal Consiglio Comunale nella seduta del 31 gennaio del 2022.

Alla fine della riunione si è concordemente stabilito di: «richiamare l’amministrazione Comunale a rendere cogente – viene spiegato in una nota – quanto stabilito nella seduta consiliare del 31 gennaio 2022; attivare tutte le procedure, anche legali (nonostante sia ancora pendente un procedimento penale aperto dalla Procura reggina), per tentare di modificare il progetto da demolitivo in restaurativo per mantenere la storia e l’identità dei luoghi; stigmatizzare l’operato pilatesco del Ministro Franceschini che, pur sollecitato per ben due volte a intervenire anche con interpellanze parlamentari, come affidando la pecora al lupo, ha incaricato di rispondere prima il dott. Patamia e poi l’arch. Sudano».

Ancora, «evidenziare il disinteresse alla vicenda da parte dei giornalisti reggini operanti sulla stampa nazionale che, tranne una sola accezione, si sono dimostrati interessati solo a venire in città a ritirare premi e presentare libri senza produrre nulla di concreto per Reggio; criticare l’incomprensibile silenzio sulla questione da parte di pur qualificate associazioni culturali reggine; sollecitare il doveroso democratico coinvolgimento della cittadinanza, tramite le associazioni civiche e le organizzazioni professionali, a una rimodulazione e revisione progettuale partecipata».  (rrc)