La Fondazione “G. Tripodi”: Demolizione di Piazza De Nava è delittuosa

La Fondazione “Girolamo Tripodi” è convinta che «siamo giunti al momento in cui occorre fare argine, in maniera unitaria e compatta, per fermare un progetto che colpisce al cuore l’identità storica e culturale di Piazza De Nava».

«Pertanto – si legge in una nota – la Fondazione Girolamo Tripodi ritiene opportuno e necessario far sentire anche la propria voce, unendosi a quanti, a partire dal prof. Pasquale Amato,  dal dott. Eduardo Lamberti Castronuovo e dal dott. Vincenzo Vitale sono impegnati attivamente nella forte e motivata opposizione al progetto del Segreteriato regionale per la Calabria del Ministero per i Beni e le Attività Culturali».

«In particolare, tra le ragioni che intendiamo porre a sostegno della nostra decisa contrarietà – viene spiegato – c’è sicuramente la difesa e la tutela del monumento celebrativo dedicato a Giuseppe De Nava, che sorge al centro della Piazza, di fronte al Museo Nazionale della Magna Grecia». 

«Questa bellissima e complessa opera d’arte, com’è noto – viene spiegato nella nota – è stata realizzata dal grande scultore polistenese Francesco Jerace: fu questo, l’ultimo grande monumento creato dallo scultore, essendo stato eretto nel 1936, un anno prima della sua scomparsa e fu possibile realizzarlo grazie ad una raccolta di fondi popolare scaturita dal bisogno collettivo di esprimere, in tal modo, il ringraziamento sentito del popolo reggino al personaggio che più si era impegnato, nell’opera di ricostruzione della città di Reggio Calabria, dopo il devastante terremoto del 1908».

«Orbene – si legge – da quanto si è potuto apprendere, il progetto, prevede tra l’altro, addirittura, la manomissione del monumento, con la demolizione delle conchiglie di ornamento della fontana, che costituiscono parte integrante dell’opera dell’artista polistenese».

«Questa specifica problematica, integra e completa le forti argomentazioni che vengono presentate per dire “no” – viene spiegato ancora – a un delitto contro la Memoria, l’Identità, la Storia e la Cultura».

«Infine, a proposito del dibattito e delle polemiche di questi giorni circa le manifestazioni per ricordare il Cinquantesimo anniversario del ritrovamento dei Bronzi di Riace che ricorre nel 2022 – prosegue la nota – ci sembra del tutto evidente per qualsiasi persona dotata di buon senso, che il miglior biglietto da visita per i turisti ed i visitatori che si recheranno al Museo Nazionale non può essere un cantiere aperto che renderà assai complicato anche lo stesso accesso alla struttura museale».

«Ciò consiglia di rinviare ad altra data l’apertura del cantiere e, quindi – viene spiegato – di avere altro tempo a disposizione per un riflessione supplementare da parte del Mibac e, segnatamente, del ministro Franceschini per unA profonda rimodulazione del progetto, al fine di salvaguardare la Piazza De Nava nelle sue peculiariri caratteristiche identitarie e storiche».

«In tal senso, la Fondazione Girolamo tripodi dichiara – conclude la nota –  la propria disponibilità a partecipare a tutte le iniziative che saranno promosse a difesa di Piazza De nava e degli interessi generali della città.

Bisogna ricordare con forza a chi se n’è dimenticato che, a Polistena come a Reggio e dappertutto, le piazze sono di tutti e nessuno può pensare di appropriarsene per altri fini o per perseguire azioni che sono un oltraggio alle comunità locali». (rrc)

Piazza De Nava RC: s’allarga il fronte dei contrari ai lavori

Si è svolta, a Reggio, una riunione di studio e approfondimento sul progetto di demolizione di piazza De Nava progettato dalla Soprintendenza e sulle dinamiche che lo hanno determinato organizzata dalla Fondazione Mediterranea.

Una riunione proficua che, oltre a dare un sostanziale “riconoscimento accademico” al Comitato Civico De Nava, ha decisamente allargato il fronte di chi si oppone alla demolizione da parte della Soprintendenza di uno storico manufatto urbanistico per la creazione di uno “spazio ampio” in cui tenete “mostre, esposizioni ed eventi folkloristici”.

Al meeting ha partecipato una rappresentanza di professori universitari, architetti e ingegneri urbanisti, fino ad ora non coinvolti nella questione né tantomeno aderenti al Comitato Civico Piazza Nava. 

Questa qualificata rappresentanza professionale si è dichiarata d’accordo, dal punto di vista concettuale e scientifico, con le posizioni assunte fin ora dal Comitato e convenuto sulla loro legittimità e sostanziale esattezza: mancato rispetto della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi; negazione a piazza De Nava dello status d’insieme urbanistico e sua dequalificazione a mera somma di elementi materici di nessuna importanza storica o architettonica; ecc.

Ma, a parte queste considerazioni di ordine urbanistico e storico, si è anche fortemente sottolineato che, contrariamente a quanto formalmente a suo tempo promesso dal dott. Prosperetti e dalla Soprintendenza in esito alla bocciatura del vecchio Progetto Di Battista sulla piazza da parte delle associazioni cittadine, oggi non si è seguita la strada della progettazione partecipata, tant’è che solo dopo l’approvazione del progetto da parte del Comune e per le denunce fatte dalla Fondazione Mediterranea le categorie professionali rappresentate alla riunione ne hanno avuto notizia. 

Il vulnus democratico e di credibilità delle Istituzioni è stato pertanto molto grave: la mancata formale partecipazione delle categorie professionali all’iter progettuale, per non parlare del mancato coinvolgimento della cittadinanza, ha pertanto fatto sì che in Conferenza dei Servizi si presentasse un progetto già definito in tutte le sue parti e approvato da Comune e Città Metropolitana, con l’unica prescrizione comunale la viabilità in via Vollaro. 

È stata sottolineata l’eccessiva fretta da parte della Segreteria Regionale del MIC nel voler definire al più presto tutta la questione senza coinvolgere le categorie professionali per come formalmente promesso, si è fatto notare come la prescrizione comunale circa la viabilità in via Vollaro ha reso di fatto inattingibile il principale obiettivo progettuale di creare uno spazio aperto pedonale a servizio del Museo in continuità con piazzetta Alvaro.

REGGIO – “Mutilato” un lampione a piazza De Nava. La denuncia del prof. Amato

Non se n’era accorto nessuno: in piazza De Nava improvvisamente si scopre uno degli storici lampioni “mutilato”. È rimasta solo la base. La denuncia parte dal prof. Pasquale Amato, apprezzato storico e docente reggino, che ha scritto una lettera al sindaco ff di Reggio Paolo Brunetti.  «Le chiedo – scrive al sindaco il prof. Amato –  di chiarire con Lettera Aperta un fatto increscioso: nell’ingresso davanti al Museo dei Bronzi, di cui in questi giorni il Direttore ci mostra con orgoglio le file davanti all’ingresso,  quello stesso Museo in cui vengono organizzati tanti incontri culturali, a cinquanta metri dalla Biblioteca De Nava (sede anch’essa di una serie di di incontri ed eventi culturali), nessuno si è accorto (o ha fatto finta di non accorgersi, per “farsi i fatti suoi”) che i due splendidi artistici  lampioni che caratterizzavano proprio davanti al Museo l’ingresso della storica Piazza, simbolo della memoria della ricostruzione dopo il 1908, si sono ridotti ad uno perché dell’altro è rimasta soltanto la base.

I lampioni di Piazza De Nava a Reggio

«Ritengo che la cittadinanza reggina abbia il diritto di essere informata su questa  mutilazione.
Passando con l’autobus avevo intravisto qualcosa che mancava nella Piazza. Ero certo di aver preso un abbaglio ed oggi ci sono tornato e ho purtroppo avuto la conferma che era avvenuto ciò che speravo fosse un mio errore. Ho fotografato la base dove si può notare che il lampione è stato divelto. 
La tanto poco gradita demolizione di Piazza De Nava – contro la quale buona parte della Città si oppone anche mediante un Comitato Civico e la Consulta Reggina della Cultura nella sua prima riunione si è espressa all’unanimità  –  è iniziata alla chetichella mutilando uno dei due Lampioni? Oppure c’è un’altra ragione che non conosciamo e vorremmo giustamente essere informati? 
Attendo – assieme alla Città – con urgenza un chiarimento da parte sua come capo dell’Amministrazione».  (rrc)
Il lampione prima della "mutilazione"

L’OPINIONE / Enzo Vitale: Un’offesa il Premio Anassilaos alla Soprintendenza

di ENZO VITALECome lo potremmo definire il Premio Anassilaos alla Soprintendenza? Nella migliore delle ipotesi una sonora scivolata, dando per scontata la buona fede degli organizzatori, che vogliamo ancora credere non adusi al “servo encomio”. Il riconoscimento è un’offesa alla città: piuttosto che essere tutelata dalla Soprintendenza, Reggio è stata oggetto di interventi a lei lesivi, sia dal punto di vista prettamente urbanistico che da quello più generale culturale. Di ciò si hanno eclatanti esempi che, pur non entrando per brevità nel loro merito, è utile ricordare: pavimentazione del Corso Garibaldi, resti archeologici in piazza Garibaldi, Lido Comunale, progetto demolitivo su piazza De Nava. Sono casi di devastazione del centro urbano che tutti hanno sotto gli occhi e che non necessitano di ulteriori descrizioni.

Reggio è afflitta da troppi premi, il più delle volte autosollecitati, con una sostanziale perdita di credibilità del premiante. Il Premio Anassilaos si pone in questo svilente trend con l’aggravante che la motivazione del premio assegnato alla Soprintendenza è palesemente una forzatura.

Oltre agli esempi appena citati, di pubblico dominio, dobbiamo evidenziare due perle di saggezza urbanistica dei nostri. In conferenza dei servizi, nel corso dell’audizione della progettista della demolizione di piazza De Nava, arch. Giuseppina Vitetta, si è verbalizzato il concetto che di un manufatto storico, per conservarne la memoria, basta non mandare in discarica i resti della sua demolizione ma utilizzarli per una nuova costruzione. Tale concetto è stato fatto proprio dalla Commissione Regionale Cultura, presieduta dal segretario regionale del Mic, dott. Salvatore Patamia, e di cui era componente l’attuale soprintendente reggino, arch. Fabrizio Sudano. Quest’ultimo, forse resosi conto dell’enormità di quanto avallato, con una comunicazione formale diffusa anche sulla stampa, in un momento successivo ha cambiato idea, condividendo l’assunto presente nel progetto esecutivo su Piazza De Nava: il materiale lapideo di pregio, residuante della demolizione della piazza, non verrà usato per la sua pavimentazione bensì come “paracarri” ovvero dissuasore di parcheggio nelle strade adiacenti. Anche a queste perle di saggezza urbanistica viene assegnato il Premio Anassilaos.

Sulla base di queste documentate considerazioni, ritenendo che il Premio Anassilaos non dovesse essere attribuito alla Soprintendenza, ne chiediamo formalmente il suo ritiro, coerentemente peraltro con la posizione critica assunta in precedenza dall’Anassilaos sul progetto demolitivo della Soprintendenza su Piazza De Nava. Per coerenza, infatti, pur non entrando nel merito della risibile motivazione, non si sarebbe dovuto assegnare un premio a una struttura il cui operato si è in precedenza stigmatizzato. (ev)

L’OPINIONE / Enzo Vitale: Va avanti il progetto demolitivo di Piazza De Nava nonostante il dissenso

di ENZO VITALE – Una gara bandita e vinta, lavori assegnati e un progetto che va avanti nonostante l’unanime dissenso del Consiglio Comunale. Questa si chiama arroganza del potere, di un potere amministrativo sordo a qualsiasi input che non provenga da suoi interessi, certamente legittimi ma che collidono con l’interesse pubblico. Oggettivi dubbi e incongruenze macchiano il progetto esecutivo, sostanzialmente copia di quello definitivo approvato in conferenza dei servizi, che a sua volta era un copia e incolla di quello preliminare nato all’interno della Soprintendenza a firma dell’arch. Giuseppina Vitetta.

Citiamone solo una di queste incongruenze. La Soprintendenza afferma che (nota stampa del 24 aprile) “Non esistono vincoli diretti sui monumenti presenti nell’Area né su alcuno degli elementi materiali che compongono la piazza” e che “L’Area del Museo e di piazza De Nava, comprese le immediate adiacenze, non è interessata da vincoli archeologici derivanti da appositi provvedimenti di tutela sia diretta che indiretta”. La prima affermazione collide con il vincolo paesaggistico ambientale, certificato dal Comune, e con il vincolo naturalmente presente su ogni monumento storico. La seconda è più grave, anche se meno evidente, perché è la stessa Soprintendenza ad aver posto in passato vincoli di natura archeologica su tutta l’Area.
Soprattutto per questo motivo è abortito un progetto del Comune che nel 2007 avrebbe voluto restaurare la piazza sostituendone la pavimentazione. Addirittura la Soprintendenza ha in quell’occasione imposto: la presenza di un suo funzionario ai lavori di scavo, peraltro superficiali, per il rifacimento dell’impianto di illuminazione; l’effettuazione di rilievi fotografici prima e dopo il restauro dei bordi delle aiuole, in pietra tufacea di nessuna importanza. Tutto questo minuzioso e capillare controllo su un progetto del Comune, derivante da precisi vincoli posti dalla Soprintendenza, si scioglie come neve al sole quando il progetto nasce all’interno della stessa struttura di controllo. Ed è soprattutto a causa di questa inversione di giudizio a 180 gradi che è stato aperto un procedimento penale.
A questo punto è legittimo il sospetto di interessi personali a effettuare comunque e presto i lavori, avanzato sui social dalla cittadinanza? (Peraltro, caso unico in Europa, in Italia le percentuali spettanti agli aventi diritto sull’ammontare del progetto scattano a inizio lavori e non alla loro fine). La posizione della Fondazione Mediterranea è sempre stata chiara: gli interessi vi sono, sono legittimi e tutelati dalle leggi ma collidono con gli interessi della collettività. Cosa fare, quindi? Un passaggio ineludibile è che la Soprintendenza dica chiaramente quanto sarà l’importo che spetterà ai progettisti e ai funzionari interni alla Soprintendenza e alla Segretaria Regionale del MIC.
Da una sommaria analisi delle carte fatte in corso di Conferenza di Servizi, mi sembra di ricordare la cifra di € 270.00 (duecentosettantamila) per il solo progetto, più altre somme (tra il 2 e il 4 per certo) fino ad arrivare a ben oltre il 10% dell’importo complessivo. Si può sbagliare sull’esattezza dei numeri, non certo sul fatto che i numeri comunque vi siano.
È un obbligo etico della Soprintendenza dichiarare i propri legittimi interessi, anche per mettere definitivamente fine a chiacchiere e illazioni. (ev)

L’OPINIONE / Enzo Vitale: Va avanti il progetto demolitivo di Piazza De Nava

di VINCENZO VITALE – Dopo ben tre mesi dalla prima richiesta effettuata per Pec, dopo un sollecito effettuato dal legale della Fondazione Mediterranea e un minacciato esposto all’Autorità nazionale anticorruzione, Anac, forse anche a seguito dell’interpellanza parlamentare dell’on. Francesco Cannizzaro, finalmente la Soprintendenza reggina si è decisa a dare riscontro positivo all’accesso agli atti. Si è così ottenuto il link di accesso per visionare il progetto esecutivo della prevista demolizione di piazza De Nava.

Ma perché tanta ritrosia a rendere di pubblico dominio qualcosa che è nel diritto della cittadinanza conoscere? Si capisce leggendo le carte, quelle prodotte dopo la chiusura della Conferenza dei Servizi, nel cui verbale conclusivo si prometteva di rendere meno impattante il progetto esecutivo: non vi è stata alcuna revisione progettuale e, con un banale copia e incolla, si va spediti verso la distruzione della memoria architettonica reggina della ricostruzione dopo il sisma del 1908, nonostante l’unanime OdG del Consiglio Comunale che rispecchia l’orientamento dell’assoluta maggioranza della cittadinanza.
In poche parole, dell’attuale piazza De Nava non resterà nulla ovvero verrà spianata a zero per realizzarvi al suo posto uno “spazio aperto” in cui ospitare “mostre ed eventi folkloristici”.
Le parole rassicuranti del Segretario regionale del Mic, dott. Salvatore Patamia, e del Sovrintendente reggino, arch. Fabrizio Sudano, non hanno un riscontro fattuale. Si aveva ragione, quindi, a non dare loro credito. I nostri hanno scientemente mentito alla cittadinanza o si sono semplicemente arrampicati sugli specchi per tentare di giustificare l’ingiustificabile distruzione della memoria civica e dell’identità dei luoghi?
Un’unica concessione è stata fatta, ma è un plateale insulto al buon senso oltre che ai canoni urbanistici. I pilastrini non verranno buttati in discarica (le transenne si) ma saranno riutilizzati come “paracarri” o dissuasori di parcheggio sui marciapiedi delle vie adiacenti alla piazza: Romeo, Tripepi e Vollaro. Che mesta fine per un esempio di architettura razionalista italiana voluta da Camillo Autore per cordonare la sua piazza De Nava.
Testuale dal progetto: “La nuova collocazione permette l’utilizzo dei pilastrini con funzione di paracarri che eviteranno il parcheggio sui marciapiedi. Il mantenimento nell’invaso dello spazio di Piazza De Nava ne preserva il valore di testimonianza storica”. È la linea sostenuta in Conferenza dei Servizi: per mantenere la memoria di un insieme architettonico è sufficiente il riutilizzo del suo materiale lapideo di pregio, non più da usare per la pavimentazione, come allora proposto dall’arch. Vitetta, ma restaurato e usato come “paracarri”. Che vergogna.
Ma c’è dell’altro. Come ben evidente nel rendering, in ben cinque riproduzioni si vede chiaramente il basamento della statua mutilato delle simmetriche fontane in stile liberty. I nostri travet della Soprintendenza devono rispondere alla cittadinanza, se non in sede giudiziaria, di questo loro accanimento distruttivo e giustificarlo, se riescono, in un pubblico dibattito.
Essere buoni servitori dello Stato significa anche ammettere i propri errori e porvi riparo in un’ottica di maggiore interesse della collettività, senza trincerarsi in proposizioni offensive del comune buon senso oltre che di condivisi canoni estetici ed urbanistici. (ev)

Il Restyling di Piazza De Nava arriva al ministro Franceschini

È grazie a una interpellanza presentata dal deputato di Forza ItaliaFrancesco Cannizzaro, che la questione del restyling di Piazza De Nava di Reggio Calabria è arrivata sul tavolo del ministro alla Cultura, Dario Franceschini.

«Seguo la vicenda del progetto di ammodernamento di Piazza De Nava sin dagli albori – ha spiegato Cannizzaro –. Sono rimasto in posizione defilata fino ad una decina di giorni fa, finché la Fondazione Mediterranea, il Comitato Civico ed altre associazioni culturali reggine non mi hanno investito della questione, chiedendomi di intercedere direttamente con il Ministro. Ho preso un impegno e sto cercando di portarlo avanti».

«Nei giorni scorsi – ha proseguito – ho fatto già presente per le vie formali la vicenda Piazza De Nava al Ministro, attraverso la presentazione di una interpellanza parlamentare urgente. Ma vista l’importanza che la questione ha per la Città e l’alto interesse che riscuote nella cittadinanza, ho voluto sottoporla alla sua attenzione personalmente. L’ho incontrato e ne abbiamo parlato a lungo».

«Attendo riscontri già nei prossimi giorni – ha detto ancora –. Personalmente ho inteso farmi carico delle istanze della cittadinanza, dei comitati spontanei e delle associazioni culturali, rimaste finora inascoltate o prive di risposte, dopo essere stato ospite della Fondazione Mediterranea, da annoverare tra gli oppositori più fermi al progetto così come è stato pensato e approvato dalla Soprintendenza».

«Il Ministro Franceschini – ha detto ancora – ha assunto l’impegno di verificare nel più breve tempo possibile tutto l’iter ed entrare nel merito della questione – spiega ancora il parlamentare calabrese – Ho fatto mie le rimostranze del pubblico sentire e le ho fatte presenti al primo difensore della Cultura italiana. Non escludo che, nelle prossime settimane, voglia anche ricevere una delegazione in rappresentanza delle associazioni che tanto si stanno battendo in difesa della storia e dell’identità cittadina».

«Intanto – ha concluso – l’aspetto fondamentale è che la questione Piazza De Nava sia arrivata per la prima volta a Roma, al Ministero e direttamente sulla scrivania del Ministro competente anche brevi manu, accompagnata da una lucida spiegazione basata su validi elementi. Credo ci siano tutte le condizioni affinché la questione possa essere affrontata. Ad ogni buon conto, la voce di Reggio anche stavolta è arrivata fino al diretto interessato a Roma. Continuerò a seguirla fino ad avere dei riscontri concreti». (rrc)

La Fondazione Mediterranea risponde al riscontro della Soprintendenza su Piazza De Nava: è lacunoso e impreciso

La Fondazione Mediterranea, guidata da Enzo Vitale, ha respinto la risposta della Soprintendenza in merito al chiarimenti richiesti in merito a Piazza De Nava di Reggio Calabria, definendo tale riscontro «impreciso e lacunoso» in quanto «non va al cuore della questione: non affrontava minimamente la vera questione posta dalla Fondazione Mediterranea: rispetto per la storia cittadina, la memoria collettiva e l’identità dei luoghi».

La risposta, indirizzata al soprintendente Fabrizio Sudano, ha evidenziato come la risposta fornita «offre una visione dell’insieme approssimativa e distorta; nega dati oggettivi ed evidenza fotografica; più che all’oggettiva analisi del problema, è finalizzato a difendere tesi e proposizioni che non ci si aspetterebbe di trovare in elaborati di servitori dello Stato con ruoli di responsabilità».

«I cittadini reggini – si legge nella lettera – non sono incivili sudditi, non portano l’anello al naso e non si azzuffano per decidere chi si debba ornare della sveglia al collo, ignari di cosa avvenga nelle stanze del vero potere (cosi sembra vengano giudicati quando si affronta il problema dei “pilastrini”, equivalenti di perline e specchietti); la cittadinanza non può accettare una sua risposta, difensiva e in tutela solo degli interessi d’ufficio, in cui non si fa il minimo accenno a ciò che sostanzialmente interessa: rispetto per la storia cittadina, per la memoria collettiva, per l’identità dei luoghi».

«Nella sua – si legge – non un solo cenno a queste tematiche, non una minima apertura al dialogo e al confronto, solo un fermo arroccamento su posizioni che, se ancora mantenute, farebbero entrare Reggio e la sua Soprintendenza del Guinness dei primati. Ciò premesso, si confutano le sue affermazioni, fuorvianti e funzionali alla difesa di tesi francamente indifendibili, non in maniera puntuale ma, tentando di dare una sufficiente visione d’insieme, su diversi intersecanti registri: urbanistico, estetico, storico, identitario, etico e politico».

«Aspetto Urbanistico – Le piazze di una città – prosegue la lettera – si possono intendere in due modi diversi: come bene storico-culturale, da tutelare e proteggere, su cui effettuare restauri conservativi quando necessario; ovvero come strumento urbanistico, da usare senza vincoli di sorta per creare servizi alla collettività. Nel caso di piazza De Nava da parte della Soprintendenza si è scelto di considerarla nel secondo modo: con una “demolizione” (termine usato nel progetto definitivo) completa dell’assetto e delle componenti esistenti per farne una nuova, di servizio al Museo Archeologico e alla viabilità urbana, e renderla uno “spazio ampio” in cui tenere anche “mostre” ed “eventi folkloristici” (testuale dal progetto definitivo)».

«È, quindi, – si legge ancora – palesemente falsa l’affermazione, riportata anche nel suo riscontro, che non vi sarà demolizione bensì solo un restauro conservativo: di quanto c’è ora, tranne la statua, non rimarrà nulla; nel progetto definitivo si vede e si legge che niente resta in piedi dell’impianto storico della piazza, rasato a zero per costruirvi al suo posto una piazza completamente nuova. Se l’italiano è la lingua che parliamo e se le parole hanno un significato condiviso, lei continua a sostenere la falsità che non è prevista nessuna demolizione».

«Aspetto Estetico – La nuova piazza – perché così la si deve definire – è oggettivamente brutta – viene detto – insignificante, senz’alcun colpo d’ala che giustifichi la distruzione di quella storica, un classico non-luogo alla Marc Augé senza storia né identità, buono per una periferia da recuperare in cui sono presenti spazi aperti da utilizzare come strumenti urbanistici per fornire servizi al cittadino. Il progetto, giudicato “fragile” dal prof. Alessandro Bianchi, Urbanista di chiara fama e già Rettore dell’Università Mediterranea, (e si sa cosa un docente intenda comunemente per “fragile”: che un elaborato nemmeno sfiori la sufficienza), è banale, quasi elementare nella concezione, con un uso scolastico degli arredi urbani (fontana a zampilli, panchine e aiuole lineari, ecc.) che a volte scivola francamente nel pacchiano (basta pensare ai festoni a led che passano tra le chiome dei ficus e si illuminano all’imbrunire: forse nemmeno a Las Vegas sono arrivati a tanto)».

«Aspetto Storico – La piazza così com’è  – viene spiegato dalla Fondazione – fa parte della storia cittadina ed è il simbolo della ricostruzione dopo l’immane tragedia del terremoto del 1908, perno su cui urbanisticamente è stato fatto ruotare lo sviluppo a nord della città, intitolata proprio a chi fu di questa ricostruzione il più importante mallevadore. Questa è storia, ampiamente riportata sui testi, agevolmente consultabili ove non la si conosca».

«Nella parte iniziale del suo scritto, invece – ha proseguito il presidente Vitale – lei tratta il sito da perfetto burocrate, citando leggi e regolamenti, trascurando la sua storia centenaria, sostenendo che sull’area non vi sono i vincoli da noi invocati perché “abrogati”. Da chi? Quando? E pur fossero stati incautamente rimossi, lei Soprintendente, in ossequio alla mission ministeriale e ai suoi doveri d’ufficio, non dovrebbe rimetterli piuttosto che pensare a demolire?».

«Aspetto identitario – Fa pendant con quello estetico e storico. Nel suo riscontro – si legge ancora – lei sembra irridere la tesi sulla presenza di tre stili architettonici diversi nella piazza (l’Umbertino, il Liberty, il Razionalista). Ma così è, anche se non poco imbarazzante per chi ha deciso di radere al suolo l’esistente. L’impianto generale è nel classico stile Umbertino che ritroviamo in tantissime città italiane, dove nessuna Soprintendenza si è mai sognata di fare interventi demolitivi. Il basamento della statua è chiaramente liberty: anche questo si vuole mutilare con l’eliminazione delle fontane a conchiglia. Lei scrive non essere vero, ma viene sconfessato platealmente non solo dal rendering ma dalla relazione progettuale dove si descrive la nuova impostazione da dare al monumento».

«Il cordone delimitante la piazza – si legge ancora – costituito da una serie di pilastrini in pietra di Lazzaro collegati da elementi tubolari metallici, è in puro stile razionalista e, identico e coevo, lo ritroviamo sul sagrato della chiesa di San Giorgio al Corso, trecento metri a sud, sul perimetro di Piazza del Popolo, trecento metri a nord, in tanti altri cortili cittadini e in Provincia, come alla pineta di Gambarie. Questo tipo di recinzione, altamente identitario, è tipico degli anni della ricostruzione reggina e del secondo dopoguerra».

«Problema Pilastrini – Forse perché in pietra di Lazzaro – si legge – la loro prevista demolizione ha determinato un discreto disagio alla Soprintendenza, tanto da doversi arrampicare sugli specchi, come ora fa lei in prima persona. L’arch. Vitetta, progettista, nell’audizione tenuta in Conferenza dei Servizi alla Commissione Cultura, in cui era presente anche lei, ha sostanzialmente affermato che per rispettare l’identità dei luoghi e la memoria cittadina sarebbe stato sufficiente non mandare in discarica il “materiale lapideo” residuo della demolizione ma riutilizzarlo per la nuova pavimentazione della piazza. Tesi esilarante, da lei comunque sottoscritta in quella sede. Successivo cambio di rotta del Segretariato, per la penna del suo direttore dott. Patamia: i pilastrini non verranno demoliti; si demoliranno solo i “tubi di ferro”».

«Ora – si legge ancora – lei scrive che verranno rimossi, restaurati e riposizionati su di un nuovo perimetro, non facendo cenno alcuno agli elementi tubolari metallici. In altri termini, lei continua a negare l’evidenza fotografica insistendo non esservi un insieme architettonico che, appunto in quanto tale, costituisce un valore da tutelare e proteggere: stralcia il pilastrino dal contesto attuale e lo riposiziona in uno nuovo, pensando di risolvere il problema identitario salvando i “pilastrini” che, ripeto, isolati dall’insieme di cui fanno parte perdono il loro valore architettonico e identitario».

«Problema Concettuale – Il concetto che – si legge ancora – un insieme che non è la semplice somma dei suoi costituenti (il Colosseo non è la semplice somma delle sue pietre e, se si demolisce e con queste si costruisce un palazzo, certamente non se ne mantiene storia e identità), comune a tutte le discipline sia scientifiche che umanistiche, è di una tale elementarità che non dovrebbe essere ricordato in questa sede. Eppure si è costretti a farlo: non si può trattare in mero linguaggio burocratico ogni singolo costituente della piazza come un qualcosa avulso dal contesto, un semplice numero ovvero una pratica amministrativa da sbrigare il più velocemente possibile. Come detto nell’incipit, i cittadini reggini non possono tollerare di essere trattati come “primitivi” con l’anello al naso cui si regalano perline e specchietti».

«Questione EticaPoniamola in modo diacronico – ha scritto ancora Vitale –. Lo stesso soggetto giuridico: individua una fonte di finanziamento; allestisce il progetto preliminare; fa sì che il progetto definitivo sia un copia e incolla; individua la direzione dei lavori; controlla la loro esecuzione; rimuove vincoli ove presenti; non pone prescrizioni, contrariamente a quelle stesse poste in abundantiam su un analogo progetto da parte dell’amministrazione comunale; riceve legittimi compensi. Tutto questo senza che un ente terzo minimamente possa interferire. Non le sembra che qualche problema potrebbe esserci? La Procura su tutta questa storia sta svolgendo la sua inchiesta, pertanto non si approfondirà il tema. È nostro dovere essere comunque garantisti, ma l’esserlo non ci esime dal porre grossi interrogativi dal punto di vista etico».

«Questione Politica – È il classico Rasoio di Occam – si legge –. Posto che la piazza è della Città di Reggio Calabria e non certamente della Soprintendenza, se la città non è d’accordo la piazza non può essere demolita. I carri armati li abbiamo già avuti in Città negli anni Settanta, i morti anche; lo Stato ha già dimostrato al Sud come può essere duro e feroce nell’affermare la sua legge. Non sono più quei tempi, naturalmente, ma lo spirito dei reggini è lo stesso: non vanno toccati nella loro dignità. Il 98 per cento degli interventi sui social media è contrario alla nuova piazza e, fatto storico che non accadeva dai citati anni Settanta, il Consiglio Comunale del 31 gennaio 2022 all’unanimità ha votato un ordine del giorno che sostanzialmente pone in stand by tutta la questione».

«Con queste premesse, Lei, Soprintendente di Reggio – viene evidenziato – come fa ancora a insistere sul progetto senza prevedere una sua revisione che sia rispettosa della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi? Il prof. Salvatore Settis, archeologo, reggino, presidente del Comitato Scientifico del Louvre, interpellato sul tema, non ha dubbi in proposito: la volontà popolare va democraticamente rispettata, qualsiasi essa sia. Non pensa che su un argomento tanto importante la città vada consultata?».

«Nel chiederle scusa per qualche parola un po’ troppo energica – conclude la lettera – dovuta alla passione civile che ci anima, la prego di considerare la possibilità che lei, secondo scienza e coscienza oltre che nel rispetto del suo mandato e della mission ministeriale, valuti con oggettività tutta la questione e proponga soluzioni alternative che, contemperando le varie posizioni e rispettando la volontà popolare, siano finalizzate al maggiore interesse cittadino. La città le sarà sicuramente grata». (rrc)

REGGIO – Gli Amici del Museo: Bene decisioni consiglio comunale per Piazza De Nava

L’Associazione Amici del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ha espresso soddisfazione per le decisioni prese dal Consiglio comunale di Reggio in merito ai problemi sollevati dal progetto di restauro e di riqualificazione della PiazzaGiuseppe de Nava, portato avanti dal Segretariato Regionale per la Calabria del Mibac.

«La testimonianza – viene spiegato in una nota – va a tutte le forze politiche presenti in aula: Gruppo di Maggioranza e Gruppo di Minoranza, che, su un argomento così delicato, hanno saputo trovare la giusta univocità, in difesa degli interessi della Città. E va al Presidente del Consiglio Comunale, Enzo Marra, che ha guidato con adeguatezza il dibattito, consentendo, ai rappresentanti delle Associazioni che avevano chiesto di parteciparvi, di poterlo fare con ampia libertà. Nonché al sindaco ff.,Paolo Brunetti, per aver saputo riversare con esatta interpretazione la volontà del Consiglio, nell’Ordine del giorno conclusivo». 

«Una seduta, quindi – continua la nota – veramente da ricordare negli annali della nostra storia civica.  Adesso, c’è da allontanare definitivamente lo spettro della minaccia che incombeva su quella gentile Piazza. Il dibattito in consiglio ha evidenziato l’essenza del problema: il progetto mette in discussione l’Identità e il Valore storico della Piazza. La Piazza Giuseppe de Nava è una “creazione dell’ingegno umano”, cioè: è non un mero spianamento, ma una struttura architettonica realizzata sulla base di apposito elaborato. Uguale concetto si può esprimere, per esempio, per il nostro superbo Lungomare».

«A suo tempo, un secolo fa – continua la nota – l’Amministrazione Comunale reggina incaricò un suo funzionario tecnico di predisporre un progetto ad hoc; costui misurò, annotò le caratteristiche del terreno, propose la realizzazione di quella Piazza, ispirandosi, tra l’altro, a uno stile architettonico in voga all’epoca: il razionalismo. Quella Piazza, quindi, è anche artisticamente datata, e ha una sua precisa identità».. 

«Inoltre – prosegue ancora la nota dell’Associazione – la Piazza, che è, a tutti gli effetti, di esclusiva proprietà della Città di Reggio Calabria, fu costruita nel posto immediatamente fuori del circuito urbano pre-terremoto 1908, perché rappresentava fisicamente l’accesso alla nuova Reggio, caparbiamente risorta dopo l’ecatombe. E i Reggini l’apprezzarono talmente da sceglierla intenzionalmente per la collocazione del fastoso e celebrativo monumento dedicato all’Uomo che più si era distinto nell’aiutare la Città a risorgere dopo il sisma, ossia il ministro Giuseppe de Nava: Vajiori».

«Identità e Valori – viene evidenziato – elementi fondamentali da tutelare e conservare, sempre; come impone la Legge. In proposito, c’è un illuminante precedente: una ordinanza emessa, il 12 marzo 2007, dalla ‘Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio per la Calabria’ – cioè, cambiata l’intestazione, l’attuale ‘Soprintendenza Abap per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e per la Provincia di Vibo Valentia’ –. Riguarda un progetto di semplice modifica del disegno delle aiuole proprio di Piazza de Nava, avanzato dalla nostra Amministrazione Comunale. In questa ordinanza, testualmente si legge che «è fatto tassativo divieto di operare interventi non autorizzati che snaturino la Piazza dal punto di vista della sua identità e valore». Quando le parole sono macigni…».

«Basterà riprendere questo testo – continua la nota – applicarlo al caso attuale, e trarne le ovvie conseguenze. In tal modo, l’identità e i valori storici e sociali di Piazza de Nava saranno definitivamente di sega garantiti!  E si porrà la parola fine a questa diatriba, che affligge ormai da un intero anno l’opinione pubblica reggina». (rrc)

 

Restyling Piazza De Nava, la Fondazione Mediterranea presenta esposto in Procura

Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, ha reso noto di aver presentato in Procura un esposto sul progetto di restyling di Piazza De Nava a Reggio Calabria, a seguito del quale è stato aperto un procedimento penale  con relative indagini tutt’ora in corso.

Nella pec inviata al sindaco f.f. Paolo Brunetti, Vitale ha sottolineato come «la presenza di indagini in corso su un eventuale abuso d’ufficio e altro da parte dei funzionari ministeriali interessati alla progettazione su Piazza De Nava, consiglierebbe che da parte del Comune di Reggio vi fosse una revoca/sospensione dell’approvazione al progetto, almeno fino alla chiusura delle indagini».

«Da segnalare – continua la pec – che la presenza di un procedimento penale con indagini in corso, intervenendo in epoca successiva alla chiusura della Conferenza dei Servizi con il parere positivo da parte dei tecnici comunali, oggi potrebbe legittimare, se possibile dal punto di vista amministrativo, anche una richiesta urgente da parte della Giunta Comunale di interruzione della procedura di gara per l’assegnazione dei lavori, che dovrebbe concludersi il 19 gennaio, prima quindi che se ne discuta in Consiglio Comunale aperto».

Il presidente della Fondaziomne, inoltre, ha denunciato che «il Segretariato Regionale del Mic non ha concesso l’accesso agli atti e che il nuovo Soprintendente non ha risposto alla nostra, educata e garbata, richiesta d’incontro. Oltre che illegittimi sono atteggiamenti francamente scostumati. Ma questi sono, evidentemente, i livelli dei nostri travet».

Il testo integrale dell’esposto in procura

Nel luglio del 2019, curato dal Segretariato Regionale Mibact per la Calabria, diretto dal dott. Salvatore Patamia, viene presentato un progetto di fattibilità tecnica ed economica definito “Restauro e riqualificazione per l’integrazione con il Museo Archeologico Nazionale e il contesto urbano della piazza De Nava nel comune di Reggio Calabria”, redatto dall’arch. Giuseppina Vitetta, direttrice della Soprintendenza, con RUP l’arch. Roberta Filocamo, della stessa Soprintendenza.

Per la realizzazione del progetto sono stati assegnati cinque milioni di euro provenienti da risorse recuperate dalla programmazione 2007/2013. Si è svolta una gara per l’affidamento del progetto definitivo, che ricalca quello preliminare (all. 1 e 2). Si vara la Conferenza dei servizi, decisoria e asincrona, cui viene ammessa a partecipare, su sua richiesta, la Fondazione Mediterranea in quanto portatrice di interessi diffusi. Dopo aver acquisito il parere della Commissione Regionale per il patrimonio culturale (all. 3), la Conferenza si conclude con l’approvazione del progetto e la bocciatura di tutte le proposte di modifica suggerite (all. 4 e 4.1). Il Segretariato avvia l’iter della gara per il progetto esecutivo e l’affidamento dei lavori.

Tutto secondo procedura, almeno così si presuppone. Ma occorre fare una precisazione.

La Fondazione Mediterranea – raccogliendo il comune sentire delle associazioni culturali e della cittadinanza, che ad amplissima maggioranza è fortemente contraria al progetto, e avvalendosi di qualificate consulenze, tra cui quelle del prof. Salvatore Settis e del. Prof. Alessandro Bianchi (all’uopo è disponibile un’ampia rassegna stampa) – si è opposta al progetto, che prevede la totale demolizione dell’esistente, motivando la sua posizione con una serie di considerazioni di ordine storico e urbanistico oltre che etiche e politiche, la cui analisi per brevità si rimanda alla lettura degli allegati:

  • note storiche e urbanistiche su piazza De Nava (all. 5);
  • modifiche proposte (all. 6)
  • interpellanza parlamentare (all. 7);
  • lettera aperta al Ministro titolare del MIC (all. 8);
  • considerazioni in risposta alla relazione del dott. Patamia, sollecitata dal Ministro (all. 9 e 9.1);

Benché trattasi di un progetto demolitivo di azzeramento della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, che non ha alcuna motivazione né urbanistica né politica e che proviene proprio da chi dovrebbe avere la mission di tutelare e conservare e restaurare (all’uopo si vedano soprattutto le considerazioni riportate nell’allegato 9), la questione potrebbe essere limitata all’ambito etico ed estetico o politico e culturale. Il rifiuto della Soprintendenza a un doveroso confronto pubblico con la cittadinanza e il suo arroccamento su posizioni palesemente insostenibili (si veda l’allegato 9.1 e il 9) lascia però molto perplessi e genera il sospetto che, da parte di funzionari dello Stato, vi possano essere interessi personali che, pur legittimi, collidono con quelli pubblici.

Una nuova luce potrebbe illuminare la questione sulla base di una serie di ulteriori e stringenti considerazioni, avallate da fatti e documenti, alcuni dei quali solo recentemente son venuti in nostro possesso (dopo un accesso agli atti effettuato presso il Comune di Reggio Calabria) e che doverosamente si sottopone all’attenzione di codesta spettabile Procura.

  • Vincolo paesaggistico-ambientale. Come si evince da una comunicazione tra uffici comunali di Reggio Calabria del 27 novembre 2003 (all. 10), ai sensi de D. L. 490/99 già Legge 1497/39, Piazza De Nava è soggetta a vincolo paesaggistico-ambientale
  • Mancanza di coerenza tra titolo e contenuti. Il progetto è definito di “restauro”, perché altrimenti non avrebbe potuto accedere al finanziamento. Ma di restauro non vi è nulla perché della storica piazza non rimane assolutamente nulla, a eccezione del complesso statuario intitolato a Giuseppe De Nava, la cui base viene comunque mutilata delle due storiche fontane a conchiglia nello stile liberty della ricostruzione reggina.
  • Autoreferenzialità. Un caso è certamente il potere autoreferente che esercita la Segreteria Regionale del MIC, che: a) individua una linea di finanziamento, b) elabora il progetto preliminare e di fattibilità economica, c) gestisce tramite Invitalia la gara per il progetto definitivo, d) esprime il responsabile del procedimento, e) indice la gara per il progetto operativo e per l’assegnazione dei lavori, f) indica infine anche la direzione dei lavori. Il tutto senza che nessuno possa interferire nelle sue scelte e senz’alcuna possibilità di controllo su come venga gestito il finanziamento. Quale oggettività di pensiero può avere un servitore dello Stato che, in assenza di controlli, può gestire una gran mole di denaro (5 ml di euro di cui 3,8 per i lavori e 1,2 tra iva al 10% e progettazione e direzione lavori, ecc) di cui una parte legittimamente gli spetta?
  • Questione Lido comunale. È sotto gli occhi di tutti il pietoso stato in cui versa il lido comunale degli anni Settanta. Ebbene, non si è potuto demolire e ricostruire perché la Soprintendenza lo ha definito un bene storico tutelabile. Due pesi e due misure, quindi, adottati dalla stessa Soprintendenza, che oggi, su un progetto suo, non reputa di usare lo stesso metro usato per il Lido. Anzi, per come riportato sulla stampa (La Gazzetta del Sud, 16 settembre 2021), si sa che il 10 maggio del 2020 il Segretariato Regionale del Mibact così si è espresso: “Il restauro finalizzato alla riqualificazione sarà conservativo, nel pieno rispetto delle tecniche costruttive e dei materiali storicizzati dell’epoca. Il piano di riqualificazione di due milioni di euro è stato approvato dal Mibact. L’iter burocratico procederà attraverso una convenzione coordinata dal Segretariato regionale. Il tutto in sinergia col comune”. Due pesi e due misure, quindi: restauro conservativo per un immobile degli anni Settanta di nessun valore storico o urbanistico; demolizione competa per una storica piazza più che centenaria e onusta di memorie.
  • Il progetto del Comune su piazza De Nava. Il restauro di piazza De Nava progettato dal Comune tra il 2003 e 2007 (all. 11 e 12), denominato come “Lavori di riqualificazione di Piazza De Nava”, abortì anche per una serie di limitazioni e vincoli posti dalla Soprintendenza, soprattutto relative alla presenza nel sottosuolo della piazza di una necropoli. Il progetto sarebbe costato complessivamente euro duecentomila. Del progetto del Comune di Reggio Calabria su Piazza De Nava se ne parla ai successivi punti 6, 7 e 8.
  • Questione costi. Quello che salta subito agli occhi è l’enormità della differenza dei costi tra il progetto del Comune e quello attuale della Soprintendenza, a distanza di poco più di dieci anni e con un’inflazione stabile: da 200 mila si è passati a 5 milioni di euro. Un’enormità, che fa subito pensare che non vi sia stato l’etico susseguirsi di idea progettuale e ricerca del finanziamento ma piuttosto l’assolutamente poco etico: abbiamo trovato un finanziamento cui accedere, inventiamoci un progetto che utilizzi tutte le somme disponibili. La sostanziale inutilità degli interventi programmati su piazza De Nava dalla Soprintendenza e l’enorme sproporzione dei costi con il precedente progetto del Comune, fanno propendere per la seconda ipotesi.
  • Problema necropoli. La presenza di una necropoli è un problema antico e sempre riemergente, che fa pendant con il vincolo paesaggistico-ambientale, che ha sempre condizionato qualsiasi intervento nella zona di piazza De Nava. Problema di cui questa volta la Soprintendenza sembra non tener conto mentre in precedenza, come per il progetto del Comune, è stata particolarmente attenta: prescrizioni del 27 giugno 2006 (all. 13); del 27 settembre 2007 (all. 14); del 12 febbraio 2007 (all. 15), in cui addirittura si legge: “un assistente di questa Soprintendenza dovrà presenziare ai lavori di scavo per la posa in opera dei pali d’illuminazione”.
  • Vincoli posti dalla Soprintendenza al precedente progetto. Il progetto del Comune, pur oggettivamente molto meno impattante di quello attuale, è stato attenzionato dalla Soprintendenza con nota 5 febbraio 2007 (all. 17) e del 12 marzo 2007 (all. 16): “è fatto assoluto divieto di operare interventi non autorizzati che snaturino la piazza dal punto di vista della sua identità e valore”; “durante l’esecuzione dei lavori sia realizzata un’accurata documentazione fotografica che alla fine degli stessi dovrà essere consegnata a quest’Ufficio”; “sia comunicata con largo anticipo la data di inizio dei lavori per permettere un opportuno e costruttivo controllo”. Con questa nota si manifesta un’attenzione quasi maniacale affinché sia mantenuta l’identità di piazza De Nava e la memoria storica di cui è portatrice. Oggi, su un progetto interno alla Segreteria Regionale del MIC, questa attenzione a interventi che non “snaturino la piazza dal punto di vista della sua identità e valore” non c’è più, con un sostanziale tradimento della mission della Soprintendenza.

Concludendo, si nota un’inversione di orientamento di 180 gradi da parte della Soprintendenza: attentissima alla tutela e conservazione dell’esistente, occhiuta e capillarmente attenta ai dettagli, quando la progettualità proviene da un ente pubblico o da un privato; non così quando si rade a zero una storica piazza cittadina, in spregio a vincoli oggettivi e identitari, con una progettualità interna al Segretariato Regionale del Mic. Pur ammettendo la legittimità dei singoli passaggi amministrativi, ciò che sconcerta è la mostruosità del disegno complessivo derivante dall’unione dei singoli punti: è lecito sospettare che a guidare le scelte dei servitori dello Stato verso una progettualità sbagliata, che peraltro la città non intende subire passivamente, siano stati personali interessi che, pur anche legittimi, comunque collidono con l’interesse pubblico. (rrc)