Restyling Piazza De Nava, una riflessione del Circolo Culturale “Guglielmo Calarco”

di CIRCOLO CULTURALE “GUGLIELMO CALARCO” – Il Circolo culturale Guglielmo Calarco, fondato dalla Coop. V. Veneto in ricordo dell’avv. Guglielmo Calarco illustre protagonista della storia culturale e politica della città di Reggio Calabria, è attivo nella nostra città sin dal 1978 e si propone di rilanciare una cultura del territorio nel territorio attraverso l’attività culturale che si ispira alla riscoperta della ricchezza culturale e della bellezza della Calabria .

Ed è per questa ragione che il Circolo G. Calarco ritiene necessario esprimere, insieme alle altre associazioni cittadine, il proprio pensiero sugli interventi previsti per la riqualificazione di Piazza De Nava, oggi al centro del dibattito cittadino.

Piazza De Nava rappresenta, per i reggini, un luogo di appartenenza. e di riferimento. È infatti, per tutti, una certezza: sede del Museo Archeologico nazionale, per cui luogo che custodisce le radici della nostra cultura, punto di inizio del Corso Garibaldi ovvero dell’arteria storica della città, e principale snodo con il lungomare. Ognuno ha un ricordo della propria vita legato a questo luogo, centro di cultura, storia e socialità ed è questo che giustifica il coinvolgimento emotivo  e culturale che i cittadini stanno manifestando nei confronti del nuovo progetto. La piazza intitolata a Giuseppe De Nava è spazio di conservazione della memoria storica della città per cui, davanti alla reale esigenza di una riqualificazione, il timore è quello della perdita dell’identità del luogo stesso.

Ben venga tutto ciò che rimette in moto gli animi, che fa discutere, che fa parlare dei propri luoghi, riscoprirli ed amarli, anche a prezzo della critica più feroce, tuttavia, è indispensabile tenere in considerazione la storia e rispettare il contesto e il significato. 

La riqualificazione della piazza deve passare per una più ampia visione di valorizzazione dello spazio urbano, che coinvolga i palazzi che vi si affacciano, le strade che la delimitano, il monumento dedicato a Giuseppe De Nava, gli spazi destinati al verde, custodendone i valori storici che costituiscono questo luogo, pur con lo sguardo rivolto al futuro che ogni città moderna deve avere. Il progetto dovrebbe recuperare e valorizzare il paesaggio costruito conservando le impronte che gli uomini vi hanno lasciato, attraverso un’opportuna scelta progettuale che rispetti la gamma dei colori predominati, incentivi l’utilizzo di materiali sostenibili e il recupero di quelli esistenti, infine dia il giusto spazio al verde. 

La voce delle Associazioni culturali e di settore dovrebbe quindi essere ascoltata da chi opera nella progettazione delle piazze e di tutti gli spazi comuni di una città. È sempre più essenziale prevedere forme di coinvolgimento e partecipazione attiva dei cittadini alle scelte e alle strategie progettuali di luoghi che per loro natura sono e saranno sempre condivisi dalla collettività.

L’attenzione che oggi i cittadini rivolgono alla progettazione di Piazza De Nava, dovrà rimanere tale anche dopo la realizzazione dei previsti lavori, convogliando le energie sia a sostegno e rispetto del concetto di bene comune appartenente, appunto, a tutti i cittadini, sia a pretesa che le aree interessate da tutte le opere e le ristrutturazioni future, dopo il taglio del nastro, rimangano al centro dell’’attenzione degli Amministratori della città di Reggio Calabria e sottoposte, dagli addetti ai lavori, a una diligente e continua cura e manutenzione e non lasciata alla incuria e noncuranza come, purtroppo, raccontano alcuni angoli della città.n (cgl)

Restyling Piazza De Nava, interpellanza della sen. Corrado e Lamberti critica il Comune

Non c’è pace per Piazza De Nava di Reggio Calabria, che l’Amministrazione comunale vuole distruggere con un progetto irricevibile dalla cittadinanza: vietano persino alla cittadinanza di ripulirla aderendo all’iniziativa apartitica promossa dalla Fondazione Lamberti Castronuovo. Il dott. Eduardo Lamberti Castronuovo con una diretta tv da Piazza De Nava ha fatto benissimo a criticare il Comune che ha impedito la pulizia dell’area a cura della Fondazione intitolata ai suoi genitori, con l’entusiastica e spontanea adesione di moltissimi cittadini, che volevano anche mettere a dimora qualche alberello di Bergamotto di Reggio Calabria, simbolo identitario della Città. A Lamberti i funzionari del Comune hanno opposto risibili pretesti per impedire la simbolica protesta di una città che non può più accettare il degrado cui l’Amministrazione comunale la sta costringendo. È un video da vedere, perché nella lettera del Comune che il dott. Lamberti Castronuovo esibisce c’è tutta la cieca burocrazia del potere. E il sindaco Falcomatà che risponde di non saperne niente fa un danno peggiore della toppa: le immagini – impietose – della piazza abbandonata a spazzatura, erbacce e incuria totale si commentano da sole e non c’è giustificazione che tenga. La pulizia della piazza è stata affidata a un’associazione “Reset-La Svolta” che evidentemente non ha trascurato gli impegni presi, li ha proprio dimenticati.

Chi sovrintende alla “disponibilità” di associazioni che hanno adottato un giardino o anche solo un’aiuola per valutare se c’è o meno cura del bene? Il Comune, evidentemente, troppo occupato a scardinare la memoria storica della Città (perché il progetto di Piazza De Nava non è un restauro, ma un inaccettabile scolvolgimento dell’esistente), non manda nessuno a controllare. E il sindaco Falcomatà? Di fronte alle fontane di piazza De Nava sporche, luride, ricolme di spazzatura, dovrebbe farsi un accurato esame di coscienza e chiedersi come si fa a parlare di restyling di fronte al degrado totale di buona parte della città. (s)

https://www.facebook.com/edi.lamberti.2/videos/10159103806803340

Intanto, contro il cosiddetto restyling della piazza i senatori del Movimento 5 StelleMargherita Corrado, Luisa AngrisaniElio Lannutti, hanno presentato una interpellanza al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, con richiesta di risposta orale. Una iniziativa che ha trovato il pieno appoggio da parte del Soroptimist di Reggio Calabria, Fondazione Mediterranea, dall’Associazione 50&Più, dall’Associazione di imprese centro commerciale Naturale Piazza De NavaAmici del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che hanno voluto ringraziare i senatori per l’iniziativa e rendendo noto che danno «la propria disponibilità a prendere parte alla seduta aperta del Consiglio Comunale di Reggio Calabria» sullo stesso argomento e «rinnovano alla Soprintendenza Abap di Reggio Calabria la richiesta di partecipazione ad una conferenza dei Servizi Pubblici, sempre sul medesimo progetto».

L’interpellanza

«Al Ministro della Cultura.

Premesso che: la storia più recente di Reggio Calabria, quella dell’ultimo secolo, segnata dalla ricostruzione seguita al terremoto del 1908, trova nella piazza dedicata al reggino Giuseppe De Nava il luogo simbolico del suo sviluppo architettonico e l’elemento di cerniera con i quartieri di nuova edificazione a nord del vecchio nucleo urbano; l’attuale sistemazione della piazza è stata realizzata, su disegno dell’architetto palermitano Camillo Autore, in coincidenza con l’avvento della tipica architettura “razionalista”, riconducibile cioè a uno dei movimenti architettonici più significativi della cultura italiana del ‘900, caratterizzata da un richiamo di classica monumentalità. La piazza è “connotata”, quindi, da quel preciso stile, sia nell’impianto sia nei caratteri formali; tali elementi si trovano rappresentati anche in altre architetture del centro storico cittadino, come piazza del Popolo, la Casa del mutilato di guerra e soprattutto il museo archeologico nazionale, progettato dal più importante architetto dell’epoca, Marcello Piacentini, prospiciente la stessa piazza De Nava, e, sul lato opposto, l’edificio di civile abitazione progettato ancora da Camillo Autore; si devono all’architetto Autore anche il tempio della Vittoria, la fontana “La Luminosa”, il monumento a Vittorio Emanuele III, il complesso della stazione centrale, nonché numerosi altri edifici: tutti progetti e realizzazioni di alcuni dei maggiori architetti dell’epoca, chiamati a cimentarsi in quell’imponente opera di rinascita di Reggio di cui De Nava fu l’epigono; il valore identitario della piazza fu confermato nel 1936, quando si decise di erigervi il solenne gruppo marmoreo che la città, con pubblica sottoscrizione, volle innalzare in memoria dell’artefice di quella risurrezione: Giuseppe de Nava, l’uomo politico reggino che, nella veste di Ministro delle finanze e poi dei lavori pubblici, consentì in maniera determinante che Reggio ritornasse ad essere una grande città. Lo testimonia inequivocabilmente l’artistico bassorilievo che orna il monumento, opera dello scultore Francesco Ierace».

«Considerato che, per quanto risulta – si legge – Piazza De Nava conserva tuttora, per i reggini, la precisa identità storica descritta e un profondo significato sociale, ragione della viva polemica innescata dall’intervento in atto. Con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali n. 429 del 29 settembre 2017 venivano infatti finanziati il progetto e l’esecuzione dei lavori di “restauro e riqualificazione per l’integrazione tra il Museo archeologico nazionale ed il contesto urbano di Reggio Calabria”, finanziati per un importo di 5.000.000 euro con fondi rinvenienti della programmazione 2007-2013; il 31 gennaio 2019 il Ministero e Invitalia sottoscrivevano il disciplinare operativo. Nel luglio 2019, la seconda pubblicava, per il segretariato regionale per la Calabria del Ministero, il bando di appalto per l’affidamento dei servizi tecnici; alla gara, condotta attraverso una procedura aperta, partecipavano 11 gruppi di progettazione. In data 7 novembre 2019 Invitalia proponeva l’aggiudicazione al raggruppamento temporaneo di progettisti che aveva offerto un ribasso del 55 per cento oltre Iva, al quale il segretariato ha affidato in effetti i servizi di progettazione l’11 giugno 2020; il progetto, però, interviene modificando lo stato attuale della piazza con una trasformazione che, secondo una parte della cittadinanza, ne annulla l’identità per farne qualcosa di diverso, con l’intenzione dichiarata di utilizzarla anche per tenervi “esposizioni, fiere, mercati”. Nella relazione che accompagna il progetto si legge anche di una “nuova piazza de Nava, sulla quale saranno realizzati, al posto del leggero declivio che la caratterizza, dei ‘terrazzamenti’ e delle ‘gradonate'”. Si procederà, si legge fra l’altro (p. 73): “alla demolizione delle sue parti architettoniche ritenute obsolete e ormai incongrue, quale la balaustra perimetrale” e il monumento a Giuseppe De Nava, oggi al centro della scenografia complessiva, risulterà eccentrico nella nuova situazione».

«Sono state molte, a Reggio – si legge ancora – le reazioni negative al progetto e numerose le associazioni culturali che hanno dichiarato la loro assoluta contrarietà alla sua realizzazione. Si teme, infatti, che sia cancellata una parte significativa della storia urbanistica e sociale della città; ci si interroga, inoltre, sulla legittimità oltre che sull’opportunità dell’iniziativa. Per le caratteristiche illustrate, piazza De Nava è infatti percepita dai reggini non solo come un bene culturale ma dalla duplice valenza, materiale e immateriale, che sommate la rendono doppiamente “preziosa” ai loro occhi; che essa rientri nella casistica prevista dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, codice dei beni culturali e del paesaggio, è indubbio, e alla sua tutela è preposta proprio la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio territorialmente competente cui si deve il contestato progetto. Del resto, in un’ordinanza del 29 marzo 2007, l’allora Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio della Calabria, pronunciandosi su un’ipotesi di risistemazione della piazza presentata dall’amministrazione comunale di allora, a giusta ragione asseriva essere “proibiti tassativamente interventi che snaturino l’identità ed il valore della piazza”».

«Parte degli abitanti – dice ancora l’interpellanza – vi riconoscono un luogo simbolo dell’eccezionale volontà di ripresa che la comunità dimostrò dopo il distruttivo terremoto del 1908, un luogo dove fare e che fa esso stesso memoria della storia civile di Reggio, oltre che scenario della vita dei singoli nella veste di semplici cittadini. Sfuggono loro, in questa luce, le ragioni, la necessità di cancellarne i tratti distintivi consolidati in nome di una presunta obsolescenza che essi hanno cara, invece, come le rughe di un viso amato e vorrebbero trasmettere inalterata alle generazioni future; soprattutto, lamentano che il progetto, pur introducendo importanti modifiche, non ultima un’organizzazione della circolazione veicolare in tutta la zona nord del centro storico, non sia stato in alcun momento portato ufficialmente a conoscenza della cittadinanza per darle, eventualmente, la possibilità di esprimersi al riguardo e convenire o meno sull’opportunità dell’iniziativa, avendo comunque cura di non perdere un euro dell’importante finanziamento, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto sopra e se non ritenga di farsi paladino, mediando con la Soprintendenza competente, della genuina aspirazione dei cittadini di Reggio Calabria a partecipare e co-progettare quando s’intervenga su testimonianze architettoniche poco meno che centenarie e di pregio culturale modesto in termini assoluti ma che, in una città trimillenaria eppure violentemente stravolta nell’impianto e defraudata di quasi tutto il suo patrimonio architettonico nel 1908, assumono un carattere identitario più intenso che altrove, meritando rispetto e tutela nella stessa misura che i cittadini attribuiscono loro». (rrc)

Fondazione Mediterranea: Dubbi su parere positivo Commissione regionale Beni Culturali su Piazza De Nava

La Fondazione Mediterranea, in una nota, ha illustrato che «molte ombre e dubbi sono evidenziabili sul parere positivo della Commissione Regionale Patrimonio Culturale al progetto della nuova piazza De Nava avanzato dalla Segreteria Regionale del Mibact».

«Il parere, acquisito il 20 di aprile e basato esclusivamente sulla relazione fatta dall’arch. Vitetta – continua la nota – è inattendibile perché la citata relazione presenta alcune inesattezze e imprecisioni che ne delegittimano la validità. Pur tralasciando che venga erroneamente adombrata una maggioranza di associazioni dichiaratesi favorevoli al progetto, la qual cosa è palesemente falsa essendo vero l’esatto contrario, non è vero, come afferma la dott.ssa Vitetta, che la piazza così com’è faccia parte di un “contesto urbano fortemente degradato dal punto di vista sociale e strutturale”. Non può accadere che azzerando la storia e la memoria di un luogo lo si predisponga a essere pulito e ben frequentato. La piazza, addossata ai luoghi della movida reggina, non sarà mai, se non la si rende tale con un’attenta manutenzione, pulita e ben frequentata. Ma non è questo il motivo principale per cui la relazione della Vitetta debba essere contestata».

La commissione, infatti – continua la nota – sulla base di quanto dichiarato dalla Vitetta, afferma di prendere atto che il materiale storicizzato, ovvero il materiale lapideo della cintura, sarà oggetto di riutilizzo. Sono solo parole, in quanto in nessuna parte del progetto che ci è stato sottoposto si prevede il riutilizzo dei materiali lapidei di risulta dalla demolizione. A questo punto le ipotesi sono due. Prima. La Vitetta ha indotto la Commissione in errore fornendo indicazioni imprecise o quantomeno fuorvianti. Seconda. Esistono delle variazioni progettuali che non sono state fornite in visione agli aventi diritto come avrebbero dovuto.
Comunque, alla base dell’induzione in errore della Commissione, vi sono due equivoci di fondo. Il primo è costituito da fatto che a giustificare la demolizione della piazza storica la Vitetta si rifà a un solo schizzo preparatorio del Piacentini, subito rinnegato dallo stesso perché collidente con il progetto della piazza, deliberato antecedentemente a quello del museo. Il secondo è di palmare evidenza. Pur tralasciando la constatazione che vi è un’insanabile contraddizione tra il termine “restauro”, come si intitola il progetto, e il termine “demolizione”, chiaramente espresso nel progetto, non è che riutilizzando il materiale di risulta della demolizione si mantiene la memoria storica della piazza, come affermato dalla Vitetta e incautamente recepito dalla Commissione. Ovvero non è che si mantiene la memoria di Roma demolendo il Colosseo e usando il materiale lapideo di risulta per costruirci uno stadio. Mutatis mutandis, in piccolo, è questo che propone l’arch. Vitetta e che inopportunamente la Commissione ha avallato».
«La memoria di Reggio della ricostruzione – conclude nota – non risiede nella singola pietra del pilastrino ma nel complesso architettonico della piazza che si vuole demolire. È una considerazione di tale semplicità ed evidenza che getta delle lunghe ombre di inattendibilità sulle motivazioni della Commissione. Comunque, che sia stata indotta in errore o che l’errore l’abbia prodotto autonomamente, il parere della Commissione non può essere accettato e, in quanto collidente con i basilari principi di buon restauro e conservazione del patrimonio culturale, è suscettibile a essere impugnato nelle opportune sedi».

REGGIO – L’iniziativa della Fondazione “Lamberti-Castronuovo”: Ripulire Piazza De Nava

Una manifestazione civica al fine di ripulire Piazza De Nava di Reggio Calabria «con l’aiuto dei singoli cittadini, associazioni, nonchè con l’intervento dei Vigili del Fuoco e della Soc. Avr per l’asporto dei rifiuti». È quanto ha chiesto la Fondazione Lamberti-Castronuovo in una lettera indirizzata alle istituzioni.

L’iniziativa, richiesta per l’8 maggio con inizio alle 14.30, «sarà coordinata ed è finalizzata alla pulizia, alla piantumazione di alberelli di bergamotto e quant’altro necessario» ha scritto Eduardo Lamberti Castronuovo, presidente della Fondazione, aggiungendo che «ai vigili del fuoco  viene chiesto un apporto per la pulizia mediante idranti sia del piazzale, dopo la rimozione dei rifiuti, che del monumento a De Nava e della fontana sottostante. L’apporto degli uffici tecnici del comune potrebbe essere quello della rimessa in funzione della fontana». (rrc)

Fondazione Mediterranea: Nel progetto di restyling di Piazza De Nava non ci sono alberi tipici locali

La Fondazione Mediterranea, ha reso noto che, nel progetto di restyling di Piazza De Nava di Reggio Calabria, «non viene inserito nessun albero tipico dei nostri luoghi, come l’ulivo o l’arancio per non parlare del bergamotto, o che facciano parte della nostra storia».

«Nel progettato restyling di Piazza De Nava – si legge nella nota – viene, più volte, nominata un’ipotetica comunione tra “natura e cultura”, che si avrebbe con la demolizione delle attuali storiche strutture e loro sostituzione con un non-luogo alla Marc Augé. Sull’offesa alla cultura che questo progetto comporterebbe, si è ampiamente detto, con quasi unanime consenso. Sull’offesa alla natura non se ne è ancora parlato».

«Nel progetto di restyling di piazza Da Nava – continua la nota – precisamente alle pagine 74 e 77, si descrivono le essenze arboree, per in non addetti ai lavori comunemente chiamate alberi, che andrebbero a corredo di una piazza che fin ora è stata identitaria. Albizia Julibrissin, altrimenti detta acacia di Costantinopoli, originaria delle regioni dell’Asia orientale e sud-occidentale comprese tra l’Iran orientale, Azerbaigian, Cina e Corea. Erythrina Crista Galli, definito anche albero di corallo, originario di Argentina,  Uruguay, Brasile, Bolivia e Paraguay. Schinus Molle, chiamato falso pepe, originario degli altopiani di Bolivia, Perù, Cile. Cercis Siliquastrum, ovvero albero di Giuda, originario della Giudea e del Vicino Oriente».

«Nel progetto – prosegue la nota – non viene inserito nessun albero tipico dei nostri luoghi, come l’ulivo o l’arancio per non parlare del bergamotto, o che facciano parte della nostra storia, come quelli piantati a suo tempo sul nostro meraviglioso lungomare con illuminata progettualità: si pensa solo a tagliare quelli esistenti per sostituirli con specie arboree non usuali alla nostra vista e per nulla identitarie dei luoghi. L’elenco delle essenze arbustive, volgarmente chiamate piante da aiuola, lo si può trovare alla pagina 54 del progetto: la musica non cambia. Ulteriori approfondimenti sulle piante selezionate sono reperibili facilmente in rete ed è pertanto inutile soffermarsi. Ciò che va sottolineato, è la totale disattenzione dei progettisti verso le specie autoctone locali e per quelle che, pur non autoctone, fanno ormai parte integrante del patrimonio arboreo cittadino».

«Questo patrimonio – conclude la nota – come documentato nella foto dello storico fotografo della Gazzetta del Sud, Rosario Cananzi, era oggetto di grande attenzione da parte anche del nostro compianto grande sindaco Italo Falcomatà, ritratto mentre osserva una palma in piazza De Nava ammalorata dal punteruolo rosso e, pertanto, poi sostituita. Tutte le sindacature reggine hanno posto particolare attenzione al patrimonio arboreo reggino, alcune con successo e altre meno, ma sempre con l’obiettivo di una sua tutela. E oggi?». (rrc)

In copertina, foto di Rosario Cananzi

Occorre una sintesi tra le diverse opinioni sul progetto di restyling di Piazza De Nava

di ENZO VITALE* – In una città normale, la “questione piazza De Nava” si sarebbe già risolta: la ragionevolezza e il buon gusto estetico, per non parlare del senso del bene comune e del rispetto della storia, avrebbero avuto la meglio su atteggiamenti integralisti e irrispettosi dell’idea del bello, o guidati da interessi personali e miopi particolarismi.

In una città normale, l’Amministrazione comunale, prima di procedere alla demolizione di una piazza storica per sostituirla con un assolato “non-luogo” senza storia né memoria, terrebbe conto dell’opinione contraria al progetto espressa sostanzialmente all’unanimità dalla società civile tramite le sue associazioni. Parliamo di unanimità in quanto i pochissimi pareri positivi sono inquinati da conflitti di interesse, da interessi personali e di gruppo, da obbedienza ideologica, da intenzioni adulatorie o, nel migliore dei casi, da una disinteressata ma erronea visione del bello e del bene comune. In altri termini, questi pareri positivi non si possono definire come libere espressioni di pensiero bensì condizionate.

Siccome non siamo in una città normale, ma in una che ha già immesso nel tritacarne prima i suoi palazzi liberty, negli anni Sessanta, e recentemente le sue strade e le sue piazze, c’è il rischio concreto che, in presenza di un attento e vigile gruppo di associazioni, per legittimamente opporsi a un discutibile progetto, ci si avvii a un’ispezione ministeriale sulle attività della Segreteria regionale del Mibact, a interrogazioni parlamentari e a un ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Eppure, per non perdere il finanziamento di cinque milioni, cui tanto tengono l’amministrazione comunale e i sostenitori interessati o piaggianti, la soluzione ci sarebbe: operare delle modifiche che, pur tenendo conto dei pochissimi pareri positivi espressi, vengano incontro ai desiderata dell’assoluta maggioranza, che intende rispettare la storia della città e la memoria cittadina.

Le modifiche progettuali sono state presentate nei primi giorni di aprile da parte della Fondazione Mediterranea, che ha per prima sollevato pubblicamente il caso all’Amministrazione comunale ed alla Conferenza dei servizi, fatta in modalità asincrona in modo da non dover sostenere alcun contraddittorio. Di seguito si riportano alcuni sintetici stralci.
Mantenimento inalterato dell’impianto della piazza “dov’era e com’era”, per come si legge in tutti libri di architettura a proposito del restauro; eventuale sostituzione solo della pavimentazione, che non presenta particolarità da tutelare, con pietra di Macellari; accurato restauro di tutti gli elementi decorativi e delle aiuole oltre che dei sedili, caratteristici anche del Lungomare; rimodulazione degli impianti di illuminotecnica previsti a terra, sì da armonizzarli con lo stile della piazza; eliminazione della progettata fontana a zampilli, prevista nell’angolo basso lato via Vollaro; pedonalizzazione delle strade, come previsto, e restauro del basolato originario, senza le programmate rimozioni a scacchiera; creazione di teche espositive esterne al Museo, concretizzando così non a parole ma nei fatti la sua apertura all’esterno; eliminazione dell’alto palo di illuminazione e sua sostituzione con una lampionatura che riproduca quella ora presente; uso di essenze arboree e arbustive originali dei nostri luoghi, al posto delle previste originarie del Sud America; utilizzo dei fondi in esubero per ripristinare il basolato lavico delle strade che affluiscono alla piazza restaurata.

Tutte le modifiche proposte, facilmente implementabili nel progetto, che si potrebbe così realmente chiamare di “restauro e riqualificazione”, non snaturerebbero la piazza e concretizzerebbe con maggior gusto e funzionalità le finalità postesi dal Mibact, sulle quali si può anche convenire: aprire il museo all’esterno, pedonalizzare l’area e raccordarla con il monumento a Corrado Alvaro. Si opererebbe così una giusta sintesi tra le esigenze degli aventi interesse al progetto originario e le idee di chi ha interesse solo al bene pubblico. (ev)

*Presidente Fondazione Mediterranea

REGGIO, SI DEMOLISCE IN NOME DEL NUOVO
MA SI IMPEDISCE DI COSTRUIRE IL FUTURO

di SANTO STRATI – Dopo aver visto il video del rendering di come dovrà esser la nuova piazza De Nava a Reggio Calabria (la piazza su cui si affaccia il Museo dei Bronzi, per intenderci) non riusciamo a vincere un forte senso di perplessità. E leggendo, in questi giorni, la furiosa polemica che si sta scatenando tra i fautori del “nuovo” e chi spinge per un restauro vero e proprio che rispetti le caratteristiche originarie, stupisce come, ancora una volta, la città di Reggio riesca a creare due fronti, quasi uguali, ma opposti. Non si tratta di avere ragione a voler mantenere lo spirito illuminato che ha ispirato la piazza, ma non è spiegabile questa sorta di furia iconoclasta che vuole a tutti i costi demolire per fare, con una parola che riempie la bocca, un adeguato restyling. Adeguato a cosa? Al nuovo sentire dei reggini? Non ci sembra che i reggini, nella stragrande maggioranza, sentano la necessità di distruggere la piazza così com’è – e come era stata concepita – per creare uno slargo che, per bene che vada, al primo violento acquazzone non fermerà più l’acqua diretta addosso al Museo che rischierebbe l’allagamento continuo.

Peggio viene da pensare, leggendo in qualche sito online una motivazione che dimostra la grande ignoranza che pervade i cosiddetti “demolitori”: la piazza va rasa al suolo – qualcuno ha dichiarato – perché è un simbolo del fascismo. A parte che quando venne edificata del fascismo non c’era nemmeno l’insopportabile accenno, se prevalesse quest’idea – stupidissima – del polically correct, bisognerebbe radere al suolo centinaia o migliaia di palazzi e non solo a Reggio Calabria.

La cosa più inquietante, però, è un’altra. Se da un lato l’amministrazione Falcomatà 2 spinge verso il “nuovo” e la necessità di innovare, guardando alle esigenze dei cittadini (?), dall’altro licenzia provvedimenti che sono del segno opposto. Prendiamo il piano spiaggia, di cui parliamo in altra parte del giornale: questa grande innovazione non riusciamo a trovarla, anzi, pensando a com’è ridotto il Lido comunale che un tempo era il vanto di tutta la provincia, si viene colti dallo sconforto. Come si può immaginare di “sconvolgere” il fronte-mare di una città, trascurando il suo simbolo più evidente? Quella Rotonda Nervi (ricostruita su quella che rendeva felici le estati dei nostri padri e nonni e di noi ragazzi della seconda metà del Novecento) che oggi rappresenta il monumento più vergognoso all’incuria e alla trascuratezza. A cosa serve un piano spiaggia che, di fatto, blocca lo sviluppo di qualsiasi economia del mare proibendo di mettere punti di ristoro dove ci siano gli ormeggi ? Probabilmente i progettisti dell’Amministrazione Falcomatà che sognano una città di mare (e non più una città sul mare) in barca non ci sono mai andati, ovvero non sanno cosa significhi navigare e cercare un approdo. La nostra posizione marina è eccellente per tutto il turismo da diporto che va da Gibilterra fino alla Grecia, ma chi naviga sceglie l’approdo per le tante soste che l’andar per mare consente di fare basandosi sulle facilities che le località di ormeggio offrono. Bene, a quanto pare (non è ancora il testo definitivo questa variante al piano spiaggia) non sarà possibile offrire punti di ristoro nei pochi approdi esistenti.

Il rendering del progetto Mediterranean Life
Il rendering del progetto Mediterranean Life

E che dire, sempre seguendo il discorso dell’economia del mare, del progetto Mediterranean Life che vorrebbe riqualificare (con investimenti privati) tutta l’area a sud, da Pellaro all’Aeroporto, con un avveniristico villaggio dove turismo, aree commerciali e cultura andrebbero a braccetto per offrire esperienze di turismo uniche in tutto il Mediterraneo, con ormeggi per le navi da crociera, alberghi e residences di alto livello, etc? Il progetto proposto dall’arch. Pino Falduto (già assessore nella giunta di Falcomatà padre, un’altra vita fa) non piace all’Amministrazione Falcomatà, non piace alla Città Metropolitana, non piace alla Regione. O almeno così si deve supporre visto che che ai tanti solleciti per avere riscontri sulla fattibilità del progetto continua ad esserci un silenzio assordante. Sono anni che Falduto e gli altri investitori che caldeggiano il progetto aspettano un motivato diniego, ma non arriva nemmeno quello. All’incirca un mese fa, l’arch. Falduto è stato convocato in Comune da una commissione municipale (non sappiamo quale) per illustrare il progetto. Sono trascorsi trenta giorni, ancra una volta senza alcun esito.

Dunque, da un lato si vuole demolire, ma dall’altro s’impedisce di creare crescita e sviluppo: tanto per dare qualche numero, il progetto che vorrebbe trasformare la costiera sud in una sorta di Dubai calabrese vale seimila posti di lavoro e svariati milioni di ricavi l’anno, ricavi che si traducono a loro volta in imposte comunali che potrebbero essere di grande utilità per un Comune in grande sofferenza finanziaria ormai da troppo tempo.

Quindi, demolire sì, costruire per offrire occupazione e sviluppo no. Le motivazioni dell’abbattimento della piazza sono illogiche e prive di sostanza, nonostante i pareri illuminati di personalità cittadine. Secondo lo storico reggino Pasquale Amato è un finto restauro che, in realtà, riuscirà nell’intento di cancellare la memoria storia della città in nome di “pseudo cultura”. «E assistiamo – dice il prof. Giacomo Oliva, direttore della Biblioteca del Museo Archeologico di Reggio, condividendo la posizione di Amato – alla più becera contraddizione. Un ministero preposto alla tutela del patrimonio culturale che approva la distruzione della storia, dell’estetica e della memoria. Che ingrato destino ha questa terra!!!»

Secondo il prof. Amato «Una cosa è ricostruire una città sulle macerie di un terremoto o di una distruzione per aggressione di un nemico esterno. In questi casi si possono effettuare anche modifiche radicali. E Reggio è stata riedificata diverse volte nella sua plurimillenaria storia, dopo eventi sismici o devastazioni per attacchi esterni, a cominciare da quello del tiranno Dionisio I di Siracusa nel 386 aC. Tutt’altra cosa è, invece, sconvolgere una piazza storica come quella dedicata dai reggini a Giuseppe De Nava, senza una specifica necessità o emergenza. È un’operazione assurda, di cui si fa fatica a intendere i motivi. E rappresenta un secondo tentativo di distruggere la Piazza, passando dall’orrenda “escavazione selvaggia” che venne neutralizzata da una corale contestazione della città ad uno spianamento altrettanto sconcertante contro cui si sta levando una nuova espressione collettiva di dissenso.

«Si parla di restyling. Ma è una finzione – sostiene Amato, con il convinto sostegno del prof. Enzo Vitale della Fondazione Mediterranea, del prof. Francesco Arillotta, presidente degli Amici del Museo, di Legambiente e di tante altre associazioni cittadine –. Infatti, non si tratta di restauro, ma di vero e proprio stravolgimento della Piazza, ideata e realizzata nella fase epica della riedificazione della città dopo il terremoto catastrofico del 28 dicembre 1908 che distrusse il 95% degli edifici esistenti a Reggio e Messina e nelle rispettive aree limitrofe delle due sponde dello Stretto. Una Piazza dedicata peraltro a Giuseppe De Nava, il più autorevole leader politico a livello nazionale che Reggio abbia espresso dal 1861 ad oggi. De Nava svolse, altresì, un ruolo preminente nella splendida ricostruzione, supportando nei suoi numerosi incarichi di governo l’azione condotta dall’on. Giuseppe Valentino (prima da assessore e poi da sindaco) e dall’ing. Pietro De Nava, Responsabile del Piano Regolatore. Una Piazza su cui fu eretto il  pregevole monumento scolpito dall’artista polistenese Francesco Jerace, e che fu completata su un lato dall’imponente splendido edificio piacentiniano del Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia, e sull’altro dall’edificio dell’Ente Edilizio progettato dall’architetto Camillo Autore».

Il sindaco Falcomatà, da parte sua, difende la sua scelta: «In città – ha scritto su Facebook – si sta dibattendo molto, come è giusto che sia, ed è importante che cittadini e associazioni espongano le loro idee e proposte. Penso, tuttavia, che non bisogna avere paura dei cambiamenti. Vi ricordate le polemiche che ci furono su piazza Duomo prima dell’inizio dei lavori? Il progetto prevede anche il recupero della stele di Corrado Alvaro, proprio ieri ricorrevano i centoventisei anni dalla sua nascita, che diceva che il calabrese vuole essere parlato». Certo se poi chiedete a un reggino (com’è capitato di ascoltare su ReggioTv) se è favorevole al “miglioramento” della piazza, è fin troppo evidente che chiunque risponderà di sì: ma come si fa? Come si fa a valutare il gradimento d’una città chiedendo ai cittadini se sarebbe opportuno un “miglioramento”, senza specificare chi e cosa? E chi è per il peggioramento? Nemmeno il più cinico odiatore seriale della città potrebbe ammettere che preferisce il non “miglioramento”…

Perciò, lasciando perdere Alvaro che, a nostro avviso, sarebbe inorridito di fronte alla proposta di sventramento della piazza, l’impressione che si coglie è che questa Amministrazione sia alla ricerca di tutti i mezzi di distrazione di massa utili per distogliere l’attenzione dai disastri, ahimé, vedibili in ogni angolo che le passate attive amministrazioni hanno realizzato (non è solo colpa di Falcomatà se la città è ridotta così, certo poteva fare molto di più). Distrarre e minimizzare i problemi, a cominciare da un Consiglio comunale sempre più delegittimato dalle inchieste penali sui presunti brogli elettorali e sempre più impegnato a fare due passi avanti e tre indietro. Ci piacerebbe, veramente, che fosse solo un’impressione. (s)

REGGIO – La Commissione Cultura a confronto sul progetto Piazza De Nava

La commissione consiliare cultura del Comune di Reggio Calabria, presieduta da Marcantonio Malara, ha audito la prof.ssa Marisa Cagliostro, presidente della Consulta comunale politiche sociali, del lavoro e cultura, sul progetto della nuova Piazza De Nava, realizzato dalla Sovrintendenza nel quadro di un finanziamento di 5 milioni da parte del Ministero dei beni culturali.

«Abbiamo raccolto, con interesse – ha detto Malara – la richiesta della professoressa Cagliostro di esporre in commissione l’analisi dettagliata ad opera della Consulta cittadina riguardante tale progetto, perché crediamo che su ogni iniziativa o azione che riguardi lo sviluppo e la crescita della città, sia necessario favorire e sostenere sempre l’ascolto e il dialogo tra le parti. Siamo perfettamente consapevoli che la proposta di riqualificazione della storica piazza De Nava elaborata dalla Sovrintendenza, abbia aperto un vivace dibattito tra addetti ai lavori, associazioni e cittadini e a maggior ragione riteniamo utile alimentare un dialogo pacato e costruttivo intorno a questo progetto».

«La professoressa Cagliostro – ha evidenziato il presidente della settima commissione Cultura – ha illustrato una sua interessante relazione ricca di spunti di carattere storico che, peraltro, testimoniano come anche in passato ogni intervento o spinta innovatrice abbia sempre generato tesi opposte e diverse correnti di pensiero. Così come è apparso evidente, dalla disamina offerta da parte della presidente della Consulta, che le traiettorie dello sviluppo urbano di ogni città, compresa la nostra, siano degli elementi dinamici, di fatto in continua evoluzione. Ciò anche in virtù di quelli che sono gli eventi naturali come nel caso di Reggio Calabria, il cui assetto è stato radicalmente stravolto in poco più di due secoli a causa, com’è noto, dei due gravi eventi sismici del 1783 e 1908».

«In questa direzione – ha concluso il consigliere Malara – crediamo che il progetto che interessa piazza De Nava debba essere esaminato con grande attenzione da parte degli osservatori di settore e di tutta la cittadinanza, nell’ambito di un confronto ragionato e obiettivo ma che muova dalla consapevolezza che i processi di cambiamento non siano minacce da cui doversi difendere ma, semmai, un valore aggiunto per ogni comunità e nel contempo, delle opportunità per ciascuno di potersi esprimere al meglio e con spirito costruttivo a favore della propria comunità». (rrc)

L’OPINIONE/ Pasquale Amato: Si parla di restyling di Piazza De Nava, ma è finzione

di PASQUALE AMATO – Una cosa. è ricostruire una città sulle macerie di un terremoto o di una distruzione per aggressione di un nemico esterno. In questi casi si possono effettuare anche modifiche radicali. E Reggio è stata riedificata diverse volte nella sua plurimillenaria storia, dopo eventi sismici o devastazioni per attacchi esterni, a cominciare da quello del tiranno Dionisio I di Siracusa nel 386 aC.

Tutt’altra cosa è, invece, sconvolgere una Piazza storica come quella dedicata dai reggini a Giuseppe De Nava, senza una specifica necessità o emergenza. È un’operazione assurda, di cui si fa fatica a intendere i motivi. E rappresenta un secondo tentativo di distruggere la Piazza, passando dall’orrenda “escavazione selvaggia” che venne neutralizzata da una corale contestazione della città ad uno spianamento altrettanto sconcertante contro cui si sta levando una nuova espressione collettiva di dissenso.

Si parla di Restyling. Ma è una finzione. Infatti, non si tratta di restauro, ma di vero e proprio stravolgimento della Piazza, ideata e realizzata nella fase epica della riedificazione della città dopo il terremoto catastrofico del 28 dicembre 1908 che distrusse il 95% degli edifici esistenti a Reggio e Messina e nelle rispettive aree limitrofe delle due sponde dello Stretto.

Una Piazza dedicata peraltro a Giuseppe De Nava, il più autorevole leader politico a livello nazionale che Reggio abbia espresso dal 1861 ad oggi. De Nava svolse, altresì, un ruolo preminente nella splendida ricostruzione, supportando nei suoi numerosi incarichi di governo l’azione condotta dall’on. Giuseppe Valentino (prima da assessore e poi da sindaco) e dall’ing. Pietro De Nava, Responsabile del Piano Regolatore. 

Una Piazza su cui fu eretto il  pregevole monumento scolpito dall’artista polistenese Francesco Jerace, e che fu completata su un lato dall’imponente splendido edificio piacentiniano del Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia, e sull’altro dall’edificio dell’Ente Edilizio progettato dall’architetto Camillo Autore.

Una piazza armoniosa e legata ad una specifica memoria storica, creata sulle macerie del Rione Santa Lucia, raso al suolo dal sisma. Una Piazza la cui configurazione è proporzionata con il nuovo accesso al Corso Garibaldi, prolungato verso Nord sulle macerie del Rione.

Piazza De Nava rappresenta, pertanto, un orgoglio per il popolo reggino, che non è disposto ad accettare la sua demolizione rimpiazzata da uno spianamento. Il segretariato Regionale dei Beni Culturali – titolare del Progetto contestato –  deve, quindi, scegliere tra un suo radicale ridimensionamento e un azzeramento. I segnali sinora espressi sono quelli di un arroccamento sugli spalti di Fort Alamo in una posizione di difesa del progetto, accampando inattendibili motivazioni o meglio giustificazioni. 

Che senso ha dire che questo disfacimento sia originato dalla volontà di avvicinare il Museo alla Città? Mai sentita una motivazione così avventata, come se davanti all’ingresso dell’edificio di Piacentini ci fosse un muro che ne impedisce l’accesso.

Che senso ha parlare di modernizzazione, mentre si cancella la memoria storica della magnifica ricostruzione? Piazza Navona a Roma, Piazza della Signoria a Firenze, Piazza Plebiscito a Napoli, Piazza S. Marco a Venezia – e tante altre – sono testimonianze dell’epoca in cui sono state pensate e realizzate. Qualcuno ha mai pensato di stravolgerle per una presunta “modernizzazione”? Perché deve verificarsi solo per la Piazza De Nava di Reggio?

E che senso ha, azzardare la forzatura di uno scontro di vago segno politico tra conservatori tradizionalisti e innovatori illuminati? Io spero, vivamente, che non prevalga questo estremo tentativo di alterare un dibattito che è super partes. Se prevalesse tale opzione sarebbe un grave oltraggio alla Città e alla sua storia plurimillenaria. (amp)

 

Fondazione Mediterranea e Amici del Museo scrivono a Franceschini per il restyling di Piazza De Nava

Vincenzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea per l’Area dello StrettoFranco Arilotta, presidente dell’Associazione Amici del Museo di Reggio Calabria, hanno scritto una lettera aperta al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, in merito al restyling di Piazza De Nava.

«Le scriventi organizzazioni culturali di Reggio Calabria, Fondazione Mediterranea per l’Area dello Stretto e Associazione Amici del Museo – si legge nella lettera – al cui interno opera una qualificata selezione della cittadinanza reggina, recepito l’orientamento di altre strutture associative e culturali oltre che di quella comunemente definita come società civile, si permettono di disturbarla per una questione che, pur a prima vista periferica e marginale, a loro avviso è di fondamentale importanza per un Paese “antico” come l’Italia e per un Ministero, come il suo, che questa antichità intende tutelare e proteggere per una sua ottimale fruizione anche attraverso interventi di restauro e riqualificazione». 

«Questa premessa è d’obbligo – continua la lettera – perché a Reggio Calabria è stato programmato, proprio dalla Segreteria regionale Mibact, un intervento che, impropriamente definito come di “restauro e riqualificazione”, nella realtà dei fatti collide con la mission ministeriale in maniera tanto plateale quanto suscettibile di sanzionamenti da parte dell’autorità giudiziaria, alla quale si adirà ove la nostra richiesta non venga presa in considerazione. L’antico di cui si parla, nella città di Reggio, non è solo quello relativo alle vestigia dei suoi antichi fasti greci e romani ma, avendo subito nel 1783 e poi ancor più nel 1908 devastanti terremoti che ne hanno stravolto la struttura primaria, è anche quello della sua ricostruzione in stile liberty e razionalista della prima metà del trascorso secolo, basato sullo schema urbanistico illuminista di fine Settecento». 

«Le sue strade e le sue piazze del centro – continua ancora la lettera – come quella intitolata a Giuseppe De Nava, che della seconda ricostruzione fu uno dei principali mallevadori, rappresentano un unicum urbanistico che, pur in parte devastato dalla speculazione edilizia degli anni Sessanta e dall’inettitudine amministrativa di una classe politica non all’altezza dei suoi compiti, mantiene comunque una sua coerenza ed eleganza. La citata piazza De Nava, antistante al Museo Archeologico Nazionale del Piacentini e chiusa da un palazzo d’epoca di Camillo Autore, è stata concepita nel Ventennio, con una sua esemplare razionalità di corredo e raccordo tra i palazzi e le strade con il loro caratteristico basolato lavico. Il tutto costituisce un insieme coerente e concluso che ne fa un salotto cittadino, per come anche elogiato nel 1936 dallo scultore Francesco Jerace, autore della statua che vi troneggia». 

«La Segreteria regionale del Mibact – viene spiegato – spaccia per restauro un intervento demolitivo che della struttura originaria della piazza non lascia assolutamente nulla, radendo a zero e spianando tutto ad eccezione della statua del De Nava, e chiama il suo intervento “Piazza De Nava – Restauro e riqualificazione per l’integrazione tra in Museo Archeologico Nazionale e il contesto urbano”. A testimonianza che questa lettera non deriva da un atteggiamento integralista o dogmaticamente orientato, si ricorda che: la piazza è un bene culturale da tutelare e conservare ai sensi del codice dei beni culturali di cui al DL n. 42 del 22 gennaio 2004; è stata fatta pervenire all’Amministrazione Comunale e alla Conferenza dei Servizi una serie di modifiche che, mantenendo le finalità di “riqualificazione e integrazione …”, facciano divenire il progetto realmente di “restauro” anziché di demolizione, termine esplicitamente usato dai tecnici contrattati dal Mibact». 

«A sostegno delle nostre tesi – proseguono Arilotta e Vitale – si evidenzia che: non esiste un solo testo di architettura e urbanistica che avalli un simile concetto di restauro; dopo gli anni Sessanta in Italia è stato lo stesso Mibact che si è opposto a simili interventi; che proprio la Segretaria regionale del Mibact si è opposta a un progetto sulla medesima piazza, proposto dal Comune nel non lontano 2007.  Non ci si dilunga ulteriormente in questa sede, rendendosi ampiamente disponibili a produrre atti e documenti per chiarire nel dettaglio tutti gli aspetti di questa mortificante esperienza, ma si ribadisce comunque: la richiesta di un suo intervento per valutare se la Segreteria regionale calabrese del Mibact, come da noi ipotizzato, abbia avallato progettualità che collidono con la mission ministeriale; l’intenzione di intraprendere le opportune azioni giudiziarie a tutela della storia della città e della memoria dei suoi cittadini, certi che comunque vi sia un insanabile contraddizione tra il titolo “restauro” e la demolizione prevista nel progetto». (rrc)