Fondazione Mediterranea: Si demolisce Piazza De Nava per costruire uno spazio per mercati e fiere

La Fondazione Mediterranea, in merito alla questione del restyling di Piazza de Nava a Reggio, ha riferito come, alla fine, «si demolisce un impianto storico, in stile razionalista e probabilmente disegnato dallo stesso Camillo Autore, progettista del palazzo fronteggiante il Museo piacentiniano, per costruirvi uno spazio aperto da dedicare a “fiere, mercati ed esposizioni».

«La lettura del parere positivo – si legge in una nota – dato dall’amministrazione comunale alla demolizione di piazza De Nava in sede di Conferenza dei Servizi, ci fornisce un criterio per ipotizzare come sarà la nuova Piazza De Nava. Cosa resta dell’ambizioso progetto della Soprintendenza? Praticamente nulla. Attraverso la demolizione dell’esistente, secondo l’arch. Vitetta, si sarebbe dovuti arrivare a un’integrazione del Museo con una piazza completamente pedonalizzata e in connessione pedonale con il Monumento a Corrado Alvaro. Per quanto riguarda l’apertura del museo all’esterno, è stata rifiutata la proposta della Fondazione Mediterranea sulla creazione di teche protette in cui esporre materiale non deperibile contenuto negli scantinati museali. Con il diniego da parte del Comune di pedonalizzare via Vollaro, cadono gli altri due obiettivi: non vi sarà l’allargamento della piazza pedonalizzata sul lato sud e non vi sarà la connessione al Monumento Alvaro. Resta solo la demolizione dell’esistente per la creazione di uno spazio aperto, che avrà sostanzialmente la stessa volumetria dell’attuale piazza, da dedicare a “fiere, mercati ed esposizioni” (testuale dal progetto della Soprintendenza)».

«Se è questa – continua la nota – l’idea di città che ha in mente la Soprintendenza, che dovrebbe per sua mission tutelare i beni culturali, ovvero una città che in pieno centro storico demolisce piazze storiche per creare spazi aperti da dedicare a “fiere, mercati ed esposizioni”, siamo messi molto male. La cosa che lascia quantomeno perplessi, è la supina sottomissione dell’Amministrazione alle idee demolitive della Soprintendenza: le firme in calce al documento ne sono un inequivocabile segno. L’arch. Alberto DiMare, il dr. Giuseppe Melchini, l’arch. Domenico Macrì, l’ing. Domenico Scalo, l’arch. Domenico Beatino, come giustificano il loro parere positivo? Nel documento non c’è traccia di approfondimenti e analisi ma un semplice, e direi banale, “non si rilevano motivi ostativi”».

«È questo il modo di gestire i beni culturali di una città? – conclude la nota –. Nessuna discussione, nessun dibattito, nessun approfondimento, nessun coinvolgimento della cittadinanza. Solo un banalissimo “non si rilevano motivi ostativi” alla demolizione di una storica piazza cittadina». (rrc)

L’OPINIONE/ Enzo Vitale: L’imbarazzato silenzio dell’Università Mediterranea su Piazza De Nava

di ENZO VITALE* – Come mai l’Università non si pronuncia su un progetto “fragile”, come definito dal suo già Rettore, l’ingegnere e urbanista prof. Alessandro Bianchi, oltre che “poco attento” all’identità dei luoghi, per come descritto dal presidente del Comitato scientifico del Louvre, archeologo e architetto prof. Salvatore Settis?

Un imbarazzato silenzio attanaglia il Dipartimento Pau (patrimonio, architettura, urbanistica). Comprensibile, visto che allegato al progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’arch. Giuseppina Vitetta troviamo il parere della prof. Francesca Martorano del Pau. Lo abbiamo letto. Interessante ed esaustivo, con buoni spunti e sostanzialmente corretto nella sua essenzialità. Mi sarei stupito di trovare punti oscuri. Con una sola eccezione, al punto sette delle conclusioni, in cui si legge a proposito di “eliminazione di barriere superflue”: “Potrebbero essere rimossi ad esempio i parapetti, oggi fortemente degradati, che delimitano la piazza”.
È un’affermazione che collide con quanto esposto in dettaglio nelle pagine precedenti, non motivata nè giustificata, buttata così senza alcun legame con quanto dichiarato in precedenza. È stato “suggerito” il suo inserimento dopo che il committente aveva letto il pregevole pezzo, in cui peraltro vengono poste delle precisazioni sullo storico dello scorrere delle acque torrentizie nella zona, suggerimenti ampiamente trascurati? Oppure è stata una banale svista? Comunque è un non sense: non si demolisce un manufatto storico sol perché è degradato: lo si restaura adeguatamente. Personalmente propendo per la seconda ipotesi anche se non mi sento di escludere la prima.
Comunque, è un’affermazione quantomeno imbarazzante, soprattutto perché ha legittimato l’azione dei demolitori. Infatti, l’arch. Vitetta, chiamata a deporre di fronte alla Commissione cultura della Regione, dopo il rinvio della decisione per acquisire anche il suo parere, a riguardo della prevista “demolizione” si è giustificata dicendo che aveva avuto il parere da parte del Pau e che, comunque, avrebbe riutilizzato il materiale lapideo di risulta (ovvero, mutatis mutandis, con le pietre del Colosseo costruire in situ uno stadio al fine di salvaguardarne la memoria).
È così che la Commissione cultura della Regione Calabria ha avuto l’occasione, purtroppo non persa, per essere annoverata tra i demolitori di piazza De Nava, esempio della scuola razionalista architettonica italiana del primo Novecento. (rrc)
*Presidente Fondazione Mediterranea

L’OPINIONE/ Enzo Vitale: Demolizione Piazza De Nava, una questione estetica e identitaria

di ENZO VITALE* – All’arch. Vitetta, che si è studiata a tavolino la demolizione di piazza De Nava, suggeriamo di leggere La città come opera d’arte di Marco Romano (Giulio Einaudi, 2008), o di rileggere il volumetto se già letto. Sono elegantemente rappresentati alcuni concetti di estetica urbana il cui mancato rispetto, per un architetto soprintendente alla tutela e conservazione dei beni storici e culturali, potrebbe divenire un caso: proponendo la demolizione del bello e dell’antico si potrebbe andare in collisione con la mission dell’Istituto che si rappresenta.

Mi spiego meglio. Posto che piazza De Nava così com’è ha bisogno solo di un delicato restauro per rivivere in pieno il suo antico splendore, e che a sua struttura corrisponde ad alcuni canoni di bellezza urbana cui si rifanno tutti i centri storici di tutte le città europee, la sua demolizione collide frontalmente con la mission della Soprintendenza. Vi è, insomma, un grosso problema.
Un po’ come se io, medico pediatra, andassi a blaterare idee no-vax: posizione legittima, anche se delirante, ma che non mi posso permettere di sostenere pena il sanzionamento da parte del mio ordine professionale. Così per l’arch. Vitetta: potrebbe esprimere legittimamente qualsiasi opinione demolitiva del bello e dell’antico, anche la più strana, ma non lo può fare per la carica che ricopre.
Comunque nel citato lavoro di Marco Romano c’è tutto ciò che serve per demolire il progetto che il MiC Calabria ha approvato. Ma ho citato solo un lavoro. Se ne potrebbero citare molti altri. Comunque sia, mettendo a raffronto il rendering e l’attuale piazza, ciò che immediatamente salta agli occhi è la questione estetica: la banale pochezza concettuale del nuovo rispetto all’elegante compostezza del vecchio. (ev)
*Presidente Fondazione Mediterranea

Piazza De Nava, Milia (FI) chiede di attendere consiglio comunale aperto prima di decidere

Il capogruppo reggino di Forza ItaliaFederico Milia, ha chiesto, tramite una lettera indirizzata alla Soprintendenza dei Beni Culturali della Regione Calabria, alla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Reggio Calabria, e per conoscenza anche al ministro competente Dario Franceschini, in merito al restyling di Piazza De Nava, di «sospendere la Conferenza dei beni e servizi fino a che non si terrà il Consiglio comunale aperto sul tema in oggetto di discussione».

Lo stesso Consigliere comunale di opposizione, insieme ai colleghi del centrodestra, infatti, nei giorni scorsi ha richiesto una convocazione in seduta pubblica della massima assise cittadina, con all’ordine del giorno l’esame del progetto di restauro e riqualificazione della Piazza intitolata a Giuseppe De Nava, ritenendo «indispensabile coinvolgere la popolazione, gli esperti, le associazioni di categoria e le associazioni culturali, prima di assumere una decisione destinata a modificare radicalmente non solo la conformazione urbanistica e l’aspetto della Città, ma finanche l’identità di Reggio Calabria».

In considerazione di quanto valutato e chiesto, il capogruppo forzista Milia ha, dunque, sottoposto alla valutazione delle rispettive Soprintendenze l’opportunità di attendere quali saranno le decisioni di merito a cui perverrà il Consiglio comunale aperto prima di convocazione la Conferenza dei Servizi riguardante il progetto in questione. (rrc)

Restyling Piazza De Nava, una riflessione del Circolo Culturale “Guglielmo Calarco”

di CIRCOLO CULTURALE “GUGLIELMO CALARCO” – Il Circolo culturale Guglielmo Calarco, fondato dalla Coop. V. Veneto in ricordo dell’avv. Guglielmo Calarco illustre protagonista della storia culturale e politica della città di Reggio Calabria, è attivo nella nostra città sin dal 1978 e si propone di rilanciare una cultura del territorio nel territorio attraverso l’attività culturale che si ispira alla riscoperta della ricchezza culturale e della bellezza della Calabria .

Ed è per questa ragione che il Circolo G. Calarco ritiene necessario esprimere, insieme alle altre associazioni cittadine, il proprio pensiero sugli interventi previsti per la riqualificazione di Piazza De Nava, oggi al centro del dibattito cittadino.

Piazza De Nava rappresenta, per i reggini, un luogo di appartenenza. e di riferimento. È infatti, per tutti, una certezza: sede del Museo Archeologico nazionale, per cui luogo che custodisce le radici della nostra cultura, punto di inizio del Corso Garibaldi ovvero dell’arteria storica della città, e principale snodo con il lungomare. Ognuno ha un ricordo della propria vita legato a questo luogo, centro di cultura, storia e socialità ed è questo che giustifica il coinvolgimento emotivo  e culturale che i cittadini stanno manifestando nei confronti del nuovo progetto. La piazza intitolata a Giuseppe De Nava è spazio di conservazione della memoria storica della città per cui, davanti alla reale esigenza di una riqualificazione, il timore è quello della perdita dell’identità del luogo stesso.

Ben venga tutto ciò che rimette in moto gli animi, che fa discutere, che fa parlare dei propri luoghi, riscoprirli ed amarli, anche a prezzo della critica più feroce, tuttavia, è indispensabile tenere in considerazione la storia e rispettare il contesto e il significato. 

La riqualificazione della piazza deve passare per una più ampia visione di valorizzazione dello spazio urbano, che coinvolga i palazzi che vi si affacciano, le strade che la delimitano, il monumento dedicato a Giuseppe De Nava, gli spazi destinati al verde, custodendone i valori storici che costituiscono questo luogo, pur con lo sguardo rivolto al futuro che ogni città moderna deve avere. Il progetto dovrebbe recuperare e valorizzare il paesaggio costruito conservando le impronte che gli uomini vi hanno lasciato, attraverso un’opportuna scelta progettuale che rispetti la gamma dei colori predominati, incentivi l’utilizzo di materiali sostenibili e il recupero di quelli esistenti, infine dia il giusto spazio al verde. 

La voce delle Associazioni culturali e di settore dovrebbe quindi essere ascoltata da chi opera nella progettazione delle piazze e di tutti gli spazi comuni di una città. È sempre più essenziale prevedere forme di coinvolgimento e partecipazione attiva dei cittadini alle scelte e alle strategie progettuali di luoghi che per loro natura sono e saranno sempre condivisi dalla collettività.

L’attenzione che oggi i cittadini rivolgono alla progettazione di Piazza De Nava, dovrà rimanere tale anche dopo la realizzazione dei previsti lavori, convogliando le energie sia a sostegno e rispetto del concetto di bene comune appartenente, appunto, a tutti i cittadini, sia a pretesa che le aree interessate da tutte le opere e le ristrutturazioni future, dopo il taglio del nastro, rimangano al centro dell’’attenzione degli Amministratori della città di Reggio Calabria e sottoposte, dagli addetti ai lavori, a una diligente e continua cura e manutenzione e non lasciata alla incuria e noncuranza come, purtroppo, raccontano alcuni angoli della città.n (cgl)

Restyling Piazza De Nava, interpellanza della sen. Corrado e Lamberti critica il Comune

Non c’è pace per Piazza De Nava di Reggio Calabria, che l’Amministrazione comunale vuole distruggere con un progetto irricevibile dalla cittadinanza: vietano persino alla cittadinanza di ripulirla aderendo all’iniziativa apartitica promossa dalla Fondazione Lamberti Castronuovo. Il dott. Eduardo Lamberti Castronuovo con una diretta tv da Piazza De Nava ha fatto benissimo a criticare il Comune che ha impedito la pulizia dell’area a cura della Fondazione intitolata ai suoi genitori, con l’entusiastica e spontanea adesione di moltissimi cittadini, che volevano anche mettere a dimora qualche alberello di Bergamotto di Reggio Calabria, simbolo identitario della Città. A Lamberti i funzionari del Comune hanno opposto risibili pretesti per impedire la simbolica protesta di una città che non può più accettare il degrado cui l’Amministrazione comunale la sta costringendo. È un video da vedere, perché nella lettera del Comune che il dott. Lamberti Castronuovo esibisce c’è tutta la cieca burocrazia del potere. E il sindaco Falcomatà che risponde di non saperne niente fa un danno peggiore della toppa: le immagini – impietose – della piazza abbandonata a spazzatura, erbacce e incuria totale si commentano da sole e non c’è giustificazione che tenga. La pulizia della piazza è stata affidata a un’associazione “Reset-La Svolta” che evidentemente non ha trascurato gli impegni presi, li ha proprio dimenticati.

Chi sovrintende alla “disponibilità” di associazioni che hanno adottato un giardino o anche solo un’aiuola per valutare se c’è o meno cura del bene? Il Comune, evidentemente, troppo occupato a scardinare la memoria storica della Città (perché il progetto di Piazza De Nava non è un restauro, ma un inaccettabile scolvolgimento dell’esistente), non manda nessuno a controllare. E il sindaco Falcomatà? Di fronte alle fontane di piazza De Nava sporche, luride, ricolme di spazzatura, dovrebbe farsi un accurato esame di coscienza e chiedersi come si fa a parlare di restyling di fronte al degrado totale di buona parte della città. (s)

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Intanto, contro il cosiddetto restyling della piazza i senatori del Movimento 5 StelleMargherita Corrado, Luisa AngrisaniElio Lannutti, hanno presentato una interpellanza al ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, con richiesta di risposta orale. Una iniziativa che ha trovato il pieno appoggio da parte del Soroptimist di Reggio Calabria, Fondazione Mediterranea, dall’Associazione 50&Più, dall’Associazione di imprese centro commerciale Naturale Piazza De NavaAmici del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, che hanno voluto ringraziare i senatori per l’iniziativa e rendendo noto che danno «la propria disponibilità a prendere parte alla seduta aperta del Consiglio Comunale di Reggio Calabria» sullo stesso argomento e «rinnovano alla Soprintendenza Abap di Reggio Calabria la richiesta di partecipazione ad una conferenza dei Servizi Pubblici, sempre sul medesimo progetto».

L’interpellanza

«Al Ministro della Cultura.

Premesso che: la storia più recente di Reggio Calabria, quella dell’ultimo secolo, segnata dalla ricostruzione seguita al terremoto del 1908, trova nella piazza dedicata al reggino Giuseppe De Nava il luogo simbolico del suo sviluppo architettonico e l’elemento di cerniera con i quartieri di nuova edificazione a nord del vecchio nucleo urbano; l’attuale sistemazione della piazza è stata realizzata, su disegno dell’architetto palermitano Camillo Autore, in coincidenza con l’avvento della tipica architettura “razionalista”, riconducibile cioè a uno dei movimenti architettonici più significativi della cultura italiana del ‘900, caratterizzata da un richiamo di classica monumentalità. La piazza è “connotata”, quindi, da quel preciso stile, sia nell’impianto sia nei caratteri formali; tali elementi si trovano rappresentati anche in altre architetture del centro storico cittadino, come piazza del Popolo, la Casa del mutilato di guerra e soprattutto il museo archeologico nazionale, progettato dal più importante architetto dell’epoca, Marcello Piacentini, prospiciente la stessa piazza De Nava, e, sul lato opposto, l’edificio di civile abitazione progettato ancora da Camillo Autore; si devono all’architetto Autore anche il tempio della Vittoria, la fontana “La Luminosa”, il monumento a Vittorio Emanuele III, il complesso della stazione centrale, nonché numerosi altri edifici: tutti progetti e realizzazioni di alcuni dei maggiori architetti dell’epoca, chiamati a cimentarsi in quell’imponente opera di rinascita di Reggio di cui De Nava fu l’epigono; il valore identitario della piazza fu confermato nel 1936, quando si decise di erigervi il solenne gruppo marmoreo che la città, con pubblica sottoscrizione, volle innalzare in memoria dell’artefice di quella risurrezione: Giuseppe de Nava, l’uomo politico reggino che, nella veste di Ministro delle finanze e poi dei lavori pubblici, consentì in maniera determinante che Reggio ritornasse ad essere una grande città. Lo testimonia inequivocabilmente l’artistico bassorilievo che orna il monumento, opera dello scultore Francesco Ierace».

«Considerato che, per quanto risulta – si legge – Piazza De Nava conserva tuttora, per i reggini, la precisa identità storica descritta e un profondo significato sociale, ragione della viva polemica innescata dall’intervento in atto. Con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali n. 429 del 29 settembre 2017 venivano infatti finanziati il progetto e l’esecuzione dei lavori di “restauro e riqualificazione per l’integrazione tra il Museo archeologico nazionale ed il contesto urbano di Reggio Calabria”, finanziati per un importo di 5.000.000 euro con fondi rinvenienti della programmazione 2007-2013; il 31 gennaio 2019 il Ministero e Invitalia sottoscrivevano il disciplinare operativo. Nel luglio 2019, la seconda pubblicava, per il segretariato regionale per la Calabria del Ministero, il bando di appalto per l’affidamento dei servizi tecnici; alla gara, condotta attraverso una procedura aperta, partecipavano 11 gruppi di progettazione. In data 7 novembre 2019 Invitalia proponeva l’aggiudicazione al raggruppamento temporaneo di progettisti che aveva offerto un ribasso del 55 per cento oltre Iva, al quale il segretariato ha affidato in effetti i servizi di progettazione l’11 giugno 2020; il progetto, però, interviene modificando lo stato attuale della piazza con una trasformazione che, secondo una parte della cittadinanza, ne annulla l’identità per farne qualcosa di diverso, con l’intenzione dichiarata di utilizzarla anche per tenervi “esposizioni, fiere, mercati”. Nella relazione che accompagna il progetto si legge anche di una “nuova piazza de Nava, sulla quale saranno realizzati, al posto del leggero declivio che la caratterizza, dei ‘terrazzamenti’ e delle ‘gradonate'”. Si procederà, si legge fra l’altro (p. 73): “alla demolizione delle sue parti architettoniche ritenute obsolete e ormai incongrue, quale la balaustra perimetrale” e il monumento a Giuseppe De Nava, oggi al centro della scenografia complessiva, risulterà eccentrico nella nuova situazione».

«Sono state molte, a Reggio – si legge ancora – le reazioni negative al progetto e numerose le associazioni culturali che hanno dichiarato la loro assoluta contrarietà alla sua realizzazione. Si teme, infatti, che sia cancellata una parte significativa della storia urbanistica e sociale della città; ci si interroga, inoltre, sulla legittimità oltre che sull’opportunità dell’iniziativa. Per le caratteristiche illustrate, piazza De Nava è infatti percepita dai reggini non solo come un bene culturale ma dalla duplice valenza, materiale e immateriale, che sommate la rendono doppiamente “preziosa” ai loro occhi; che essa rientri nella casistica prevista dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, codice dei beni culturali e del paesaggio, è indubbio, e alla sua tutela è preposta proprio la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio territorialmente competente cui si deve il contestato progetto. Del resto, in un’ordinanza del 29 marzo 2007, l’allora Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio della Calabria, pronunciandosi su un’ipotesi di risistemazione della piazza presentata dall’amministrazione comunale di allora, a giusta ragione asseriva essere “proibiti tassativamente interventi che snaturino l’identità ed il valore della piazza”».

«Parte degli abitanti – dice ancora l’interpellanza – vi riconoscono un luogo simbolo dell’eccezionale volontà di ripresa che la comunità dimostrò dopo il distruttivo terremoto del 1908, un luogo dove fare e che fa esso stesso memoria della storia civile di Reggio, oltre che scenario della vita dei singoli nella veste di semplici cittadini. Sfuggono loro, in questa luce, le ragioni, la necessità di cancellarne i tratti distintivi consolidati in nome di una presunta obsolescenza che essi hanno cara, invece, come le rughe di un viso amato e vorrebbero trasmettere inalterata alle generazioni future; soprattutto, lamentano che il progetto, pur introducendo importanti modifiche, non ultima un’organizzazione della circolazione veicolare in tutta la zona nord del centro storico, non sia stato in alcun momento portato ufficialmente a conoscenza della cittadinanza per darle, eventualmente, la possibilità di esprimersi al riguardo e convenire o meno sull’opportunità dell’iniziativa, avendo comunque cura di non perdere un euro dell’importante finanziamento, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto sopra e se non ritenga di farsi paladino, mediando con la Soprintendenza competente, della genuina aspirazione dei cittadini di Reggio Calabria a partecipare e co-progettare quando s’intervenga su testimonianze architettoniche poco meno che centenarie e di pregio culturale modesto in termini assoluti ma che, in una città trimillenaria eppure violentemente stravolta nell’impianto e defraudata di quasi tutto il suo patrimonio architettonico nel 1908, assumono un carattere identitario più intenso che altrove, meritando rispetto e tutela nella stessa misura che i cittadini attribuiscono loro». (rrc)

Fondazione Mediterranea: Dubbi su parere positivo Commissione regionale Beni Culturali su Piazza De Nava

La Fondazione Mediterranea, in una nota, ha illustrato che «molte ombre e dubbi sono evidenziabili sul parere positivo della Commissione Regionale Patrimonio Culturale al progetto della nuova piazza De Nava avanzato dalla Segreteria Regionale del Mibact».

«Il parere, acquisito il 20 di aprile e basato esclusivamente sulla relazione fatta dall’arch. Vitetta – continua la nota – è inattendibile perché la citata relazione presenta alcune inesattezze e imprecisioni che ne delegittimano la validità. Pur tralasciando che venga erroneamente adombrata una maggioranza di associazioni dichiaratesi favorevoli al progetto, la qual cosa è palesemente falsa essendo vero l’esatto contrario, non è vero, come afferma la dott.ssa Vitetta, che la piazza così com’è faccia parte di un “contesto urbano fortemente degradato dal punto di vista sociale e strutturale”. Non può accadere che azzerando la storia e la memoria di un luogo lo si predisponga a essere pulito e ben frequentato. La piazza, addossata ai luoghi della movida reggina, non sarà mai, se non la si rende tale con un’attenta manutenzione, pulita e ben frequentata. Ma non è questo il motivo principale per cui la relazione della Vitetta debba essere contestata».

La commissione, infatti – continua la nota – sulla base di quanto dichiarato dalla Vitetta, afferma di prendere atto che il materiale storicizzato, ovvero il materiale lapideo della cintura, sarà oggetto di riutilizzo. Sono solo parole, in quanto in nessuna parte del progetto che ci è stato sottoposto si prevede il riutilizzo dei materiali lapidei di risulta dalla demolizione. A questo punto le ipotesi sono due. Prima. La Vitetta ha indotto la Commissione in errore fornendo indicazioni imprecise o quantomeno fuorvianti. Seconda. Esistono delle variazioni progettuali che non sono state fornite in visione agli aventi diritto come avrebbero dovuto.
Comunque, alla base dell’induzione in errore della Commissione, vi sono due equivoci di fondo. Il primo è costituito da fatto che a giustificare la demolizione della piazza storica la Vitetta si rifà a un solo schizzo preparatorio del Piacentini, subito rinnegato dallo stesso perché collidente con il progetto della piazza, deliberato antecedentemente a quello del museo. Il secondo è di palmare evidenza. Pur tralasciando la constatazione che vi è un’insanabile contraddizione tra il termine “restauro”, come si intitola il progetto, e il termine “demolizione”, chiaramente espresso nel progetto, non è che riutilizzando il materiale di risulta della demolizione si mantiene la memoria storica della piazza, come affermato dalla Vitetta e incautamente recepito dalla Commissione. Ovvero non è che si mantiene la memoria di Roma demolendo il Colosseo e usando il materiale lapideo di risulta per costruirci uno stadio. Mutatis mutandis, in piccolo, è questo che propone l’arch. Vitetta e che inopportunamente la Commissione ha avallato».
«La memoria di Reggio della ricostruzione – conclude nota – non risiede nella singola pietra del pilastrino ma nel complesso architettonico della piazza che si vuole demolire. È una considerazione di tale semplicità ed evidenza che getta delle lunghe ombre di inattendibilità sulle motivazioni della Commissione. Comunque, che sia stata indotta in errore o che l’errore l’abbia prodotto autonomamente, il parere della Commissione non può essere accettato e, in quanto collidente con i basilari principi di buon restauro e conservazione del patrimonio culturale, è suscettibile a essere impugnato nelle opportune sedi».

REGGIO – L’iniziativa della Fondazione “Lamberti-Castronuovo”: Ripulire Piazza De Nava

Una manifestazione civica al fine di ripulire Piazza De Nava di Reggio Calabria «con l’aiuto dei singoli cittadini, associazioni, nonchè con l’intervento dei Vigili del Fuoco e della Soc. Avr per l’asporto dei rifiuti». È quanto ha chiesto la Fondazione Lamberti-Castronuovo in una lettera indirizzata alle istituzioni.

L’iniziativa, richiesta per l’8 maggio con inizio alle 14.30, «sarà coordinata ed è finalizzata alla pulizia, alla piantumazione di alberelli di bergamotto e quant’altro necessario» ha scritto Eduardo Lamberti Castronuovo, presidente della Fondazione, aggiungendo che «ai vigili del fuoco  viene chiesto un apporto per la pulizia mediante idranti sia del piazzale, dopo la rimozione dei rifiuti, che del monumento a De Nava e della fontana sottostante. L’apporto degli uffici tecnici del comune potrebbe essere quello della rimessa in funzione della fontana». (rrc)

Fondazione Mediterranea: Nel progetto di restyling di Piazza De Nava non ci sono alberi tipici locali

La Fondazione Mediterranea, ha reso noto che, nel progetto di restyling di Piazza De Nava di Reggio Calabria, «non viene inserito nessun albero tipico dei nostri luoghi, come l’ulivo o l’arancio per non parlare del bergamotto, o che facciano parte della nostra storia».

«Nel progettato restyling di Piazza De Nava – si legge nella nota – viene, più volte, nominata un’ipotetica comunione tra “natura e cultura”, che si avrebbe con la demolizione delle attuali storiche strutture e loro sostituzione con un non-luogo alla Marc Augé. Sull’offesa alla cultura che questo progetto comporterebbe, si è ampiamente detto, con quasi unanime consenso. Sull’offesa alla natura non se ne è ancora parlato».

«Nel progetto di restyling di piazza Da Nava – continua la nota – precisamente alle pagine 74 e 77, si descrivono le essenze arboree, per in non addetti ai lavori comunemente chiamate alberi, che andrebbero a corredo di una piazza che fin ora è stata identitaria. Albizia Julibrissin, altrimenti detta acacia di Costantinopoli, originaria delle regioni dell’Asia orientale e sud-occidentale comprese tra l’Iran orientale, Azerbaigian, Cina e Corea. Erythrina Crista Galli, definito anche albero di corallo, originario di Argentina,  Uruguay, Brasile, Bolivia e Paraguay. Schinus Molle, chiamato falso pepe, originario degli altopiani di Bolivia, Perù, Cile. Cercis Siliquastrum, ovvero albero di Giuda, originario della Giudea e del Vicino Oriente».

«Nel progetto – prosegue la nota – non viene inserito nessun albero tipico dei nostri luoghi, come l’ulivo o l’arancio per non parlare del bergamotto, o che facciano parte della nostra storia, come quelli piantati a suo tempo sul nostro meraviglioso lungomare con illuminata progettualità: si pensa solo a tagliare quelli esistenti per sostituirli con specie arboree non usuali alla nostra vista e per nulla identitarie dei luoghi. L’elenco delle essenze arbustive, volgarmente chiamate piante da aiuola, lo si può trovare alla pagina 54 del progetto: la musica non cambia. Ulteriori approfondimenti sulle piante selezionate sono reperibili facilmente in rete ed è pertanto inutile soffermarsi. Ciò che va sottolineato, è la totale disattenzione dei progettisti verso le specie autoctone locali e per quelle che, pur non autoctone, fanno ormai parte integrante del patrimonio arboreo cittadino».

«Questo patrimonio – conclude la nota – come documentato nella foto dello storico fotografo della Gazzetta del Sud, Rosario Cananzi, era oggetto di grande attenzione da parte anche del nostro compianto grande sindaco Italo Falcomatà, ritratto mentre osserva una palma in piazza De Nava ammalorata dal punteruolo rosso e, pertanto, poi sostituita. Tutte le sindacature reggine hanno posto particolare attenzione al patrimonio arboreo reggino, alcune con successo e altre meno, ma sempre con l’obiettivo di una sua tutela. E oggi?». (rrc)

In copertina, foto di Rosario Cananzi

Occorre una sintesi tra le diverse opinioni sul progetto di restyling di Piazza De Nava

di ENZO VITALE* – In una città normale, la “questione piazza De Nava” si sarebbe già risolta: la ragionevolezza e il buon gusto estetico, per non parlare del senso del bene comune e del rispetto della storia, avrebbero avuto la meglio su atteggiamenti integralisti e irrispettosi dell’idea del bello, o guidati da interessi personali e miopi particolarismi.

In una città normale, l’Amministrazione comunale, prima di procedere alla demolizione di una piazza storica per sostituirla con un assolato “non-luogo” senza storia né memoria, terrebbe conto dell’opinione contraria al progetto espressa sostanzialmente all’unanimità dalla società civile tramite le sue associazioni. Parliamo di unanimità in quanto i pochissimi pareri positivi sono inquinati da conflitti di interesse, da interessi personali e di gruppo, da obbedienza ideologica, da intenzioni adulatorie o, nel migliore dei casi, da una disinteressata ma erronea visione del bello e del bene comune. In altri termini, questi pareri positivi non si possono definire come libere espressioni di pensiero bensì condizionate.

Siccome non siamo in una città normale, ma in una che ha già immesso nel tritacarne prima i suoi palazzi liberty, negli anni Sessanta, e recentemente le sue strade e le sue piazze, c’è il rischio concreto che, in presenza di un attento e vigile gruppo di associazioni, per legittimamente opporsi a un discutibile progetto, ci si avvii a un’ispezione ministeriale sulle attività della Segreteria regionale del Mibact, a interrogazioni parlamentari e a un ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Eppure, per non perdere il finanziamento di cinque milioni, cui tanto tengono l’amministrazione comunale e i sostenitori interessati o piaggianti, la soluzione ci sarebbe: operare delle modifiche che, pur tenendo conto dei pochissimi pareri positivi espressi, vengano incontro ai desiderata dell’assoluta maggioranza, che intende rispettare la storia della città e la memoria cittadina.

Le modifiche progettuali sono state presentate nei primi giorni di aprile da parte della Fondazione Mediterranea, che ha per prima sollevato pubblicamente il caso all’Amministrazione comunale ed alla Conferenza dei servizi, fatta in modalità asincrona in modo da non dover sostenere alcun contraddittorio. Di seguito si riportano alcuni sintetici stralci.
Mantenimento inalterato dell’impianto della piazza “dov’era e com’era”, per come si legge in tutti libri di architettura a proposito del restauro; eventuale sostituzione solo della pavimentazione, che non presenta particolarità da tutelare, con pietra di Macellari; accurato restauro di tutti gli elementi decorativi e delle aiuole oltre che dei sedili, caratteristici anche del Lungomare; rimodulazione degli impianti di illuminotecnica previsti a terra, sì da armonizzarli con lo stile della piazza; eliminazione della progettata fontana a zampilli, prevista nell’angolo basso lato via Vollaro; pedonalizzazione delle strade, come previsto, e restauro del basolato originario, senza le programmate rimozioni a scacchiera; creazione di teche espositive esterne al Museo, concretizzando così non a parole ma nei fatti la sua apertura all’esterno; eliminazione dell’alto palo di illuminazione e sua sostituzione con una lampionatura che riproduca quella ora presente; uso di essenze arboree e arbustive originali dei nostri luoghi, al posto delle previste originarie del Sud America; utilizzo dei fondi in esubero per ripristinare il basolato lavico delle strade che affluiscono alla piazza restaurata.

Tutte le modifiche proposte, facilmente implementabili nel progetto, che si potrebbe così realmente chiamare di “restauro e riqualificazione”, non snaturerebbero la piazza e concretizzerebbe con maggior gusto e funzionalità le finalità postesi dal Mibact, sulle quali si può anche convenire: aprire il museo all’esterno, pedonalizzare l’area e raccordarla con il monumento a Corrado Alvaro. Si opererebbe così una giusta sintesi tra le esigenze degli aventi interesse al progetto originario e le idee di chi ha interesse solo al bene pubblico. (ev)

*Presidente Fondazione Mediterranea