PNRR MISSIONE SALUTE: IL DIVARIO CRESCE
CON IL TARGET RIDOTTO SUD PENALIZZATO

di FRANCESCO COSTANTINO E RUBENS CURIALa rimodulazione della Missione 6 Salute approvata il 24 novembre dalla Commissione Europea desta preoccupazione per varie ragioni.

Innanzitutto perché bisognerebbe tenere in conto che l’obiettivo principale  e dichiarato del Pnrr Italia era quello della riduzione del divario territoriale in ogni settore d’intervento e, più in particolare, per quel che vogliamo evidenziare, nella erogazione dei servizi sanitari ai cittadini italiani.

A questo proposito, la rimodulazione approvata riduce significativamente i target per le Case della Comunità, le Centrali Operative Territoriali e gli Ospedali di Comunità senza alcuna specificazione sul come tale riduzione dovrà essere tradotta nella distribuzione territoriale tra le varie regioni.

Non vorremmo che si pensasse di agire per tagli lineari perché ciò non sarebbe sopportabile, e se si pensasse di poter trovare la giustificazione nei ritardi accumulati nell’attivazione delle procedure da parte delle aziende sanitarie calabresi o della Regione Calabria bisognerebbe reagire in quanto per ovviare, nella situazione data, potevano benissimo essere attivati i poteri sostitutivi dello Stato centrale.

Analoga considerazione va fatta per i tagli approvati ai target per le terapie intensive, sub-intensive e per i pronto soccorso perché, in questo caso, la riduzione sarebbe ancor più ingiustificata.

Basta pensare ai ritardi accumulati per gli interventi previsti dall’art. 2 del D.L. 34/2020 la cui programmazione prevedeva il superamento di un insopportabile gap storico attraverso la realizzazione di ben 134 posti aggiuntivi di TI (di cui realizzati solo 24 pari al 17,9%), di 136 posti aggiuntivi di SI (di cui realizzati solo 11 pari all’8%) e, infine, di 18 nuovi pronto soccorso (di cui realizzato solo 1 pari al 5%).

Ultima considerazione va riservata alla riduzione dei target per gli interventi di adeguamento antisismico per i quali la regione Calabria risulta esposta più che ogni altra regione italiana. 

Per concludere, va benissimo che si sia pensato di rimodulare incrementandoli i target per l’assistenza domiciliare e l’assistenza attraverso la telemedicina, soprattutto se si considera che l’80% del territorio calabrese è costituito da aree interne, ma ciò non dovrà avvenire a spese della riduzione degli altri target. 

Non accada infine, come già è stato prospettato, che si pensi di utilizzare per realizzare le opere non coperte dai target rimodulati  i fondi non spesi per gli interventi finanziati con i fondi dell’art. 20 della legge 67/88 perché i fondi del PNRR sono aggiuntivi e non sostitutivi.

Noi non possiamo permettercelo e la ratio del Pnrr non potrà essere stravolta.

La tabella allegata fotografa la sintesi della rimodulazione approvata dalla Commissione europea. (fc e rc)

Perciaccante (Ance): Scongiurare rischio di definanziamento dei progetti del Pnrr

«Occorre agire con immediatezza per scongiurare il rischio di definanziamento di progetti a valere sul Pnrr che, secondo le stime, potrebbero ammontare per la Calabria a 626 milioni di euro pari all’11% del totale delle risorse assegnate». È l’appello lanciato da Giovan Battista Perciaccante, presidente di Ance Calabria, commentando i dati di Bankitalia.

Dai dati illustrati emergono significativi segnali di attenuazione della fase di espansione fatta registrare nell’ultimo biennio dal settore delle costruzioni. Nel primo semestre dell’anno, infatti, le ore lavorate denunciate alle Casse Edili presenti in regione sono diminuite del 6%, dopo il forte incremento avvenuto nello stesso periodo del 2022 (81%).  

«Le costruzioni sono state in gran parte sospinte dal completamento degli interventi di riqualificazione edilizia stimolati dal Superbonus», ha commentato il presidente dei costruttori calabresi. 

Secondo i dati del monitoraggio congiunto di Enea e Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, infatti, in Calabria gli interventi riferiti al “Superbonus” al 31 ottobre 2023 erano 14.021, per un importo complessivo di 2,8 miliardi di euro ancora in aumento di oltre un quarto rispetto a fine 2022.

«Se si tiene conto, però, delle anticipazioni circa la volontà del Governo di operare una drastica riduzione rispetto alle misure di sostegno sin qui erogate – ha aggiunto il presidente Perciaccante – appare di assoluta evidenza che le prospettive di sbocco per il settore non possono che provenire in misura decisa dalla previsione di realizzazione dei lavori pubblici finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che è stato finora inferiore alle attese degli operatori».

Nel report di Banca d’Italia emerge che i soggetti attuatori pubblici a fine giugno 2023 avevano bandito procedure per un importo di 1,7 miliardi di euro pari circa al 40% del valore dei progetti. 

«Le principali criticità riscontrate – ha commentato il presidente di Ance Calabria Perciaccante – hanno riguardato i rincari dei materiali, le difficoltà di approvvigionamento di alcuni di questi e i tanti ostacoli amministrativi, normativi e gestionali che hanno finito con il determinare una bassa partecipazione delle imprese alle gare bandite». 

L’auspicio del numero uno di Ance in Calabria è che «la rimodulazione del Pnrr possa tenere in considerazione il mutato contesto geopolitico e di variazione di fattori strategici per la realizzazione delle opere: gli extracosti dovuti al caro materiali, l’inadeguatezza della pubblica amministrazione e la mancanza di manodopera per la realizzazione delle opere».

«Eppure – ha concluso il presidente Perciaccante – siamo assolutamente consapevoli che se realmente attuato nella nostra regione, il Pnrr consentirebbe la realizzazione di infrastrutture in grado di modernizzare il territorio, di proteggerlo dai molteplici rischi e, soprattutto, di valorizzarlo». (rcz)

 

IN CALABRIA A RISCHIO 626 MLN DEL PNRR
L’11% DELLE RISORSE ASSEGNATE A REGIONE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria si rischia di perdere 626 milioni di euro per i progetti del Pnrr. È quanto emerso dal rapporto di Bankitalia sull’Economia della Calabria, in particolare nel paragrafo dedicato proprio alle risorse dei fondi europei e del Pnc – Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr. La perdita dei fondi sarebbe causata da una proposta di modifica del Pnrr presentata dal Governo lo scorso agosto, «per tenere conto sia del mutato contesto geopolitico, a cui sono connessi alcuni fattori di ostacolo alla realizzazione delle opere (come ad esempio l’aumento dei costi), sia delle criticità emerse durante la prima fase di attuazione». E, da qui, l’ipotesi di eliminare alcune misure la cui attuazione per tenere conto sia del mutato contesto geopolitico, a cui sono connessi alcuni fattori di ostacolo alla realizzazione delle opere (come ad esempio l’aumento dei costi), sia delle criticità emerse durante la prima fase di attuazione.

Nel paragrafo, infatti, viene ricordato che alla data del «10 ottobre risultavano assegnati 5,6 miliardi di euro a soggetti attuatori pubblici per progetti da realizzare sul territorio calabrese, pari a 3.044 euro per abitante (tav. a2.1). Tali fondi risultavano concentrati soprattutto negli interventi associati alle missioni dedicate alla “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo” e “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, che assorbono circa il 45 per cento delle risorse allocate. Per il 33 per cento dei fondi assegnati, la responsabilità di gestione fa capo a operatori nazionali (enti pubblici e società partecipate); tra le amministrazioni locali il ruolo di maggiore rilievo spetta ai Comuni, competenti per il 28 per cento degli importi».

«Con riguardo ai progetti del solo Pnrrper interventi da realizzare in Calabria – viene rilevato nel rapporto – a giugno 20232 i soggetti attuatori pubblici avevano bandito procedure per un importo stimato di 1,7 miliardi, pari a circa il 40 per cento del valore dei progetti che necessitano di una gara. In particolare, la percentuale di gare avviate per gli interventi relativi a “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e “Inclusione e coesione” risultava più elevata, a fronte di un minor grado di avanzamento degli interventi rivolti a “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” e “Salute”».

Ma non sono solo i fondi del Pnrr a preoccupare.

«Nella prima parte del 2023 la crescita dell’economia calabrese ha perso vigore, proseguendo nella tendenza che si era già manifestata a partire da metà dello scorso anno», ha rilevato Bankitalia, aggiungendo come «in base all’indicatore Iter elaborato dalla Banca d’Italia nel primo semestre l’attività economica in regione è aumentata dell’1,1 per cento, in linea con quanto osservato nel resto del Paese».

Per quanto riguarda le imprese, infatti, in un sondaggio condotto tra settembre e ottobre, «il fatturato delle imprese calabresi nei primi nove mesi dell’anno ha registrato in media un moderato incremento, ancora sostenuto dall’aumento dei prezzi di vendita. La situazione reddituale è migliorata, beneficiando anche della riduzione dei prezzi dei beni energetici, mentre gli investimenti sono rimasti su livelli contenuti, risentendo probabilmente del clima di incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico e dell’innalzamento del costo del credito».

«A livello settoriale – si legge – il rallentamento ha riguardato maggiormente l’industria in senso stretto. Le costruzioni sono state ancora in parte sospinte dal completamento degli interventi di riqualificazione edilizia stimolati dal Superbonus, mentre in prospettiva potrebbe incidere di più il contributo dei lavori pubblici finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che è stato finora inferiore alle attese degli operatori. Nel terziario la congiuntura è rimasta positiva, pur risentendo della frenata delle vendite nel commercio e della debole crescita delle presenze turistiche».

«Tra i settori di specializzazione, la crescita è stata più accentuata nell’industria alimentare, che ha tratto vantaggio anche dal sostegno della domanda estera; le attività connesse all’edilizia hanno invece mostrato una dinamica peggiore», mentre il settore delle costruzione «sono emersi segnali di attenuazione della fase di espansione registrata nell’ultimo biennio. Nel primo semestre dell’anno, le ore lavorate denunciate alle Casse edili presenti in regione sono diminuite del 6 per cento, dopo il forte incremento avvenuto nello stesso periodo del 2022 (81 per cento)».

«Considerando le aziende con almeno 10 addetti, sulla base del sondaggio della Banca d’Italia condotto tra settembre e ottobre, poco meno di due terzi delle imprese si attende comunque un aumento del valore della produzione nel 2023, mentre il 14 per cento ne prevede un calo», continua il rapporto, evidenziando come invece il comparto residenziale ha registrato un andamento «ancora vivace» che ha tratto vantaggio dal completamento dei lavori stimolati dalle agevolazioni fiscali introdotte dal decreto rilancio.

Secondo i dati del monitoraggio congiunto di Enea e Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, in Calabria gli interventi riferiti al “Superbonus” al 30 settembre 2023 erano 13.783, per un importo complessivo di 2,7 miliardi di euro, ancora in aumento di oltre un quarto rispetto a fine 2022; i lavori risultavano conclusi all’81 per cento.

Il settore terziario, invece, «ha continuato a crescere, pur mostrando segnali di rallentamento. Secondo i risultati del sondaggio Sondtel su un campione di imprese dei servizi privati non finanziari, la quota di aziende con fatturato nominale in crescita nei primi nove mesi dell’anno è stata pari al 46 per cento, quella delle aziende con fatturato in calo al 15 per cento».

Nel commercio al dettaglio non alimentare, tale saldo scende però al 4 per cento. All’interno di quest’ultimo comparto, segnali più favorevoli provengono dal segmento degli autoveicoli: secondo i dati diffusi dall’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (ANFIA), le immatricolazioni sono tornate a crescere, dopo il forte calo dell’anno scorso dovuto anche alle difficoltà di approvvigionamento delle aziende produttrici, sebbene in misura inferiore rispetto al resto del Paese (9,5 contro 20,6 per cento).

Turismo. Dopo il sensibile recupero dello scorso biennio seguito allo shock pandemico, la crescita dei flussi turistici in regione si è fortemente attenuata. Secondo le informazioni provvisorie sui primi otto mesi del 2023 fornite dall’Osservatorio sul turismo della Regione Calabria, le presenze nelle strutture ricettive in regione sono salite solo del 2 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2022 (tav. a2.3). In particolare, i turisti stranieri sono aumentati del 18 per cento, mentre quelli domestici sono lievemente diminuiti. I pernottamenti risultano ancora inferiori di circa il 20 per cento rispetto al 2019 (37 per la componente straniera).

Per quanto riguarda il settore dei trasporti, i passeggeri transitati per gli aeroporti regionali nei primi 8 mesi dell’anno sono cresciuti del 17 per cento, tornando sostanzialmente sui livelli pre-pandemia. In particolare, i voli sono aumentati in linea con i maggiori flussi di stranieri e con la ripresa degli spostamenti dei residenti in regione.

Segnali importanti arrivano dal porto di Gioia Tauro, in cui è continuata la fase di crescita in atto dalla seconda metà del 2019. La movimentazione di container nei primi nove mesi dell’anno è salita del 2,1 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno scorso (era cresciuta di oltre il 7 per cento nel 2022).

Dopo la ripresa del biennio precedente, nella prima parte del 2023 l’occupazione ha iniziato a mostrare segnali di rallentamento. Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel primo semestre dell’anno in corso il numero degli occupati in regione è cresciuto dello 0,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022 (fig. 3.1.a e tav. a3.1), un aumento molto più contenuto di quello registrato nel Mezzogiorno e in Italia (rispettivamente 2,4 e 2,0 per cento).

Nella media dei primi sei mesi del 2023, il tasso di occupazione ha raggiunto il 43,5 per cento (5 decimi in più rispetto allo stesso periodo del 2022), sospinto anche dalla continua riduzione della popolazione in età da lavoro (15-64 anni) che, tra gennaio e giugno, è diminuita di circa lo 0,6 per cento; il divario del tasso di occupazione regionale dalla media nazionale si è tuttavia ampliato di quasi un punto percentuale. Anche il tasso di disoccupazione è tornato ad aumentare, raggiungendo il 16,8 per cento (14,6 nello stesso periodo del 2022). L’incremento è stato alimentato da una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, con la conseguente crescita del tasso di attività di quasi due punti, al 52,4 per cento.

L’incremento tendenziale dell’occupazione ha riguardato esclusivamente gli uomini mentre il numero delle lavoratrici è leggermente diminuito, anche se − grazie alla crescita registrata nel biennio precedente − resta complessivamente superiore a quello del primo semestre 2019 – si legge nel rapporto –; il divario di genere nel tasso di occupazione è comunque tornato ad ampliarsi, arrivando a 24,9 punti percentuali (era 22,8 nello stesso periodo dell’anno precedente). Tra i settori, i servizi hanno fornito un contributo positivo alla crescita, a fronte di una sostanziale stabilità degli occupati nelle costruzioni; il numero di lavoratori è risultato in calo nell’agricoltura e, in minor misura, nell’industria.

L’aumento dell’occupazione è stato alimentato in particolare dal lavoro autonomo: nel primo semestre 2023 il numero dei lavoratori indipendenti calabresi è infatti cresciuto di quasi il 7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (fig. 3.1.b) pur rimanendo al di sotto dei livelli pre-pandemia. Il lavoro alle dipendenze, invece, dopo l’espansione che ha caratterizzato gli ultimi due anni, ha fatto registrare una lieve riduzione (-0,9 per cento).

I consumi delle famiglie calabresi hanno risentito del forte calo del potere di acquisto, accompagnato da un deterioramento del clima di fiducia. L’inflazione, dopo aver raggiunto un picco a fine 2022, ha iniziato gradualmente a ridursi nei primi mesi dell’anno in corso, pur restando ancora su livelli elevati. Le famiglie in difficoltà economica hanno continuato a beneficiare di misure straordinarie volte a limitare l’impatto dei rincari dei prezzi di energia e gas. Al contempo, a seguito delle recenti modifiche normative, ha iniziato a ridursi la quota di famiglie beneficiarie del Reddito di cittadinanza, che sarà totalmente sostituito a partire dagli inizi del 2024 dall’Assegno di inclusione, destinato a una platea più ristretta di nuclei familiari.

La crescita dei prestiti bancari alla clientela privata si è indebolita, riflettendo principalmente il calo della domanda connesso con il rialzo dei tassi. La dinamica dei prestiti è risultata peggiore per le imprese, soprattutto per quelle di minore dimensione; per le famiglie il ricorso al credito al consumo è rimasto sostenuto, mentre le nuove erogazioni di mutui residenziali sono scese. Nonostante il peggioramento congiunturale, il tasso di deterioramento del credito si è mantenuto contenuto. I depositi bancari delle famiglie e delle imprese si sono lievemente ridotti, anche in conseguenza della ricomposizione del risparmio verso strumenti con rendimenti più elevati. (ams)

Pnrr, Occhiuto: Italia deve spendere bene le risorse Ue per riforme necessarie

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha dichiarato che si riterrà «soddisfatto se riusciremo a spendere gran parte delle risorse Pnrr, ma sarò davvero felice se per spenderle facessimo davvero quelle riforme ormai indispensabili per l’Italia».

«Riformare, del resto, significa creare le condizioni per spendere presto e bene», ha evidenziato il governatore intervenendo a Roma all’evento Pnrr, a che punto siamo?, promosso da Affari&Finanza, il settimanale economico di Repubblica.

«Ricordo il dibattito nella fase preparatoria del Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha proseguito –. Si diceva che ci volevano le risorse, ma anche le riforme. Del resto, se mettessimo sui piatti di una bilancia da una parte le risorse e dall’altra le riforme, credo che peserebbero molto più le riforme. E invece negli ultimi anni abbiamo riempito i vagoni di un treno con risorse, molte prese solo a prestito dall’Europa, ma nel frattempo non abbiamo costruito i binari per far viaggiare speditamente questo treno».

«C’è un vezzo tipico del nostro Paese – ha aggiunto – che è quello di concentrarsi più sulle risorse che sulle riforme. E per questa ragione oggi siamo impegnati a fare le riforme mentre il treno è in corsa, una cosa molto complicata. Alla fine del ciclo previsto dal Pnrr noi misureremo la qualità dell’azione istituzionale del governo nazionale e dei governi regionali in relazione alla capacità che questi esecutivi avranno avuto di riformare il Paese per spendere le risorse».

«Vede, io sono presidente della Regione Calabria da due anni – ha ricordato –. Appena insediatomi ho trovato 1 miliardo di fondi del Fondo di sviluppo e coesione e 1 miliardo di fondi Por non spesi dai miei predecessori, e sto facendo di tutto per spendere queste risorse e non perderle».

«In generale nel Paese paghiamo spesso un eccesso di ottimismo in relazione ai fondi comunitari – ha concluso – rimandiamo, non rendicontiamo per tempo, dilatiamo alcune procedure, e spesso finiamo per perdere fondi. Questo non deve succedere». (rrm)

L’OPINIONE / Francesco Napoli: Come creare sviluppo se non si spendono fondi Pnrr?

di FRANCESCO NAPOLI –  Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede per l’Italia le risorse più ingenti, 191 miliardi di euro. Tantissimi soldi, gran parte a prestito, che però il nostro Paese fa fatica a spendere: appena il 14%.

Gli economisti milanesi Boeri e Perotti hanno osservato che «si è voluto portare a casa più soldi possibili per porsi il problema di come spenderli».

Al contrario si sarebbero dovute definire «le nostre esigenze e le nostre priorità, le nostre capacità di realizzare e decidere di conseguenza quanto prendere a prestito».

Entro quest’anno l’Italia avrebbe dovuto spendere 60 miliardi, siamo a meno della metà. Se si dovesse continuare su questa strada ovvero ad avanzare a ritmo di 500 milioni di spesa al mese non solo l’economia non ripartirà ma difficilmente si chiuderà il piano entro giugno 2026.

Il Pnrr è nato per rilanciare l’economia e avviare le transizioni verde digitale ed aumentare, come effetto a medio e lungo termine, la resilienza del tessuto economico rispetto alle sfide del mercato globale

È urgente, in un periodo di crescita zero per l’intero territorio nazionale con una situazione allarmante per il Sud, accelerare semplificazioni e snellimenti della macchina burocratica, azioni necessarie per mettere a terra subito le risorse, aprire i cantieri e, sul fronte privato, far decollare un grande piano di sviluppo economico. (fn)

[Francesco Napoli è presidente di Confapi Calabria]

SERVE IL CONFRONTO E UN PATTO SOCIALE
LA RICETTA CISL PER RIPARTENZA E PNRR

di TONINO RUSSOIl tema del lavoro, e del lavoro dignitoso resta centrale nella nostra regione per i tanti precari, per i giovani costretti a lasciare la Calabria, per chi perde l’occupazione, per le famiglie. Ci aspettiamo parole chiare al “Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro” convocato per il 13 novembre alla Regione Calabria.

Ad ogni livello del confronto, dal Governo alle Regioni, nel dialogo con le associazioni datoriali la Cisl è impegnata con senso di responsabilità a cercare soluzioni condivise secondo una precisa linea di azione che è nel nostro Dna e si riassume in tre parole: concertare, contrattare, partecipare. Si riassume nello stare ai tavoli senza stancarsi; nell’agire non come partito politico, ma dialogando con tutti e facendo valere le proprie ragioni senza fare sconti a nessuno.

Perché quando le nostre richieste non vengono ascoltate, come sta avvenendo con il Governo in tema di pensioni, in relazione alla legge di bilancio che speriamo venga corretta in Parlamento, questo non ci sta affatto bene. Il Segretario Generale Luigi Sbarra ha, con tutto il Comitato Esecutivo nazionale, messo in evidenza luci ed ombre della manovra finanziaria. La Cisl propone con determinazione, anche in tema di unità nell’azione sindacale, “la via che porta a un nuovo Patto sociale per far ripartire investimenti e riforme, difendere il potere d’acquisto e i risparmi di lavoratori e pensionati, realizzare una nuova politica dei redditi, innalzare e redistribuire la produttività, sbloccare le infrastrutture materiali, energetiche, digitali e sociali guadagnando il Sud allo sviluppo e alla coesione, estendere in senso universale tutele e diritti dei lavoratori, abbassare le tasse sui ceti medi e popolari, affrontare in modo efficace le crisi aziendali azzerando morti e infortuni sul lavoro, rilanciando le politiche industriali, valorizzando la contrattazione e sostenendo il target strategico di una più forte partecipazione dei lavoratori alla vita e agli utili delle aziende”.

Per queste ragioni la Cisl “auspica la più ampia convergenza delle Parti Sociali e delega la Segreteria Confederale a verificare la disponibilità di Cgil e Uil a sostenere questa strategia con una manifestazione nazionale unitaria, per indicare il sentiero di un Progetto-Paese fondato sulla piena attivazione delle energie, delle responsabilità e delle competenze sociali nella costruzione del futuro”. Questa posizione  la Cisl calabrese l’ha condivisa all’interno dell’Esecutivo nazionale e la fa propria qui, nel nostro territorio. Mai come oggi è possibile attingere a risorse importanti, come quelle del Pnrr, quelle del Fondo Sviluppo e Coesione di cui l’80% va al Sud e la spesa è molto rallentata, per intervenire in vari ambiti, per rilanciare la crescita, per creare lavoro finalizzato alla realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali. Risorse del Fondo sviluppo e coesione e Zes unica devono far diventare attrattivi i territori del Sud, a partire dai sistemi portuali. Abbiamo giudicato positivamente lo stanziamento di 3 miliardi per la S.S. 106: ora si tratta di mettere a terra gli investimenti e realizzare le opere, aprendo i cantieri, ma anche ultimando gli interventi.

Per queste ragioni urge il confronto con Regione, Anas, Rete Ferroviaria Italiana, sugli interventi programmati, per fare chiarezza su cronoprogrammi, percorsi e tempi di realizzazioni. Per queste ragioni è necessario un confronto serrato sui temi del lavoro dignitoso, sicuro, stabile, orientato verso lo sviluppo. Per queste ragioni tutti gli interventi sul sistema sanitario devono essere orientati verso il miglioramento del servizio, il dare dignità al personale che vi opera tra mille difficoltà, la qualificazione dell’offerta, la riduzione di liste d’attesa ed emigrazione sanitaria.

La tutela dell’ambiente e la messa in sicurezza del territorio necessitano di una più attenta ed oculata riflessione sugli interventi necessari ad evitare tragiche sciagure. A valorizzare le tante ricchezze naturali che la Calabria offre, a partire dalla risorsa mare, per incentivare il mercato turistico.  Le tante vertenze aperte negli enti strumentali della Regione Calabria richiedono immediati tavoli di confronto utili a migliorare la qualità dei servizi erogati e ad evitare mortificazioni al personale che vi opera, spesso insufficiente e sottodimensionato.

La Cisl crede nella partecipazione, come testimonia anche la raccolta di firme in corso per la presentazione della legge popolare sul coinvolgimento dei lavoratori nella gestione delle imprese, impegno che stiamo portando avanti anche qui in Calabria. È un segnale di speranza, di novità, una proposta che porteremo in Parlamento perché sia finalmente attuato l’art. 46 della Costituzione per una più matura democrazia economica che veda protagonisti i lavoratori. ν

(Tonino Russo è il segretario generale Cisl Calabria)

PER IL VERO RISCATTO DEL SUD SI DEVONO
UTILIZZARE TUTTE LE RISORSE DEL PNRR

di ANTONIETTA MARIA STRATIPer il riscatto del Sud bisogna attuare integralmente gli investimenti del Pnrr e fare molto di più sull’occupazione giovanile e femminile, realizzare infrastrutture sociali e materiali che assicurino a tutti pieno godimento dei diritti di cittadinanza». È la via indicata dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nel corso dell’assemblea organizzativa della Cisl Calabria svoltasi nei giorni scorsi a Pizzo.

Una vera e propria Guida al cambiamento, dove identità, partecipazione e innovazione sono le parole chiavi e l’emblema della lotta e dell’impegno che la Cisl – non solo nazionale, ma anche regionale – sta portando avanti da mesi, perché, ad oggi, la partecipazione, in ogni settore, è fondamentale per la vera crescita del Paese e del Mezzogiorno.

E proprio per quanto riguarda il Sud il cislino ha ribadito la necessità non più rinviabile di «rafforzare la fiscalità di sviluppo, realizzare impianti energetici come i rigassificatori di Gioia Tauro e Porto Empedocle, investire su rinnovabili e nuove tecnologie, infrastrutture che facciano della Calabria e del Sud un hub energetico e industriale».

Lo stesso Sbarra ha sottolineato la necessità di dare vita a un modello di sviluppo più equilibrato, competitivo, partecipativo. E da qui l’appello al Governo, affinché venga siglato un «patto con sindacati ed imprese che porti al riscatto delle fasce medie e popolari, ad una nuova politica dei redditi, ad una manovra redistributiva che difenda e rilanci salari e pensioni dissanguati dal caro  vita».

«L’appello alla corresponsabilità, al dialogo sociale del nostro Segretario Generale Luigi Sbarra è un appello al bene comune, a “rilegare”, ad unire», ha detto Tonino Russo, segretario generale di Cisl Calabria.

«Dentro c’è il senso profondo dell’essere Cisl, la motivazione di tante scelte del passato, del presente e del futuro prossimo di un Sindacato libero», ha continuato Russo, sottolineando come «qui  troviamo anche il senso del nostro impegno ed il percorso da compiere per un’organizzazione capace di essere all’altezza delle nuove sfide. Un’organizzazione che di fronte alle grandi transizioni green e digitale, alle trasformazioni del mercato del lavoro, della società, non arretra, ma accetta la sfida del cambiamento».

«Un’organizzazione capace, come recita il titolo della nostra Assemblea Organizzativa, di guidare il cambiamento – ha aggiunto – mettendo al centro del proprio essere, la dimensione organizzativa, identità, partecipazione, innovazione. Tre parole chiave nel nostro futuro».

«Le radici ancorate nella terra dei nostri padri, lo sguardo dritto e aperto sul futuro. Un sindacato riformista, innovativo, che fa della partecipazione il suo tratto distintivo. La Cisl a tutti livelli  – ha ricordato – è impegnata nella campagna di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare “La partecipazione al Lavoro”, nei territori e sui luoghi di lavoro, tante iniziative realizzate in questi mesi». 

«Per la Cisl la grande riforma della partecipazione – ha proseguito – è un tassello fondamentale per ripartire dal Patto sociale. Le sfide della ripresa, della resilienza e del futuro, le cogliamo e le vinciamo solo insieme. Al nostro Paese non servono divisioni, contrapposizioni, fazioni, ma un grande Patto sociale, una nuova stagione di dialogo sociale, concertazione, partecipazione. Serve costruire relazioni, conquistare tavoli, anche quando è forte la tentazione di buttare la palla in tribuna, di fronte ai mali atavici di una regione che continua ad arrancare, senza riuscire a risalire la china». 

«Cito solo alcuni dati dei nostri divari persistenti – ha detto ancora – il tasso di occupazione al 43,5%, a fronte della media italiana del 60%; i dati sui Lea vedono la Calabria in gravissimo affanno, maglia nera per l’area distrettuale e della prevenzione, terz’ultima per l’area ospedaliera (dati Gimbe)».

Ma non sono solo i dati Gimbe a fotografare una Calabria in affanno: in un articolo de Il Sole 24 Ore, a firma di Gianni Trovati, la Calabria è tra le sette regioni “bocciate” per i Lea – livelli essenziali di assistenza, qualità dei servizi raggiunta dagli ospedali e attività di prevenzione, sono appena sufficienti.

«Lavoro e sviluppo, sanità e sociale restano le due grandi priorità – ha ribadito Russo –, insieme al superamento dei divari generazionali, di genere e digitali che sono i grandi obiettivi del Pnrr. Siamo preoccupati, da questo punto di vista, per il percorso di attuazione del Pnrr, viste le difficoltà degli enti locali calabresi. Restiamo in attesa di capire con certezza le modalità di finanziamento delle risorse assegnate alla Calabria dal Pnrr, circa un miliardo, oggetto della rimodulazione legata al Piano Repower Eu, che cerca di aiutare il Paese a superare i tanti problemi energetici».

«Il nostro compito è di lavorare insieme alle Istituzioni, ognuno per la propria parte», ha detto ancora.

Nel corso del suo intervento di apertura, Russo si è soffermato anche sulla necessità di un’attenzione rinnovata ai giovani: «La Cisl calabrese – ha detto tra l’altro – riprenderà l’esperienza dei campi scuola, sulla quale proprio Gigi Sbarra da Segretario regionale ha puntato. Una palestra di vita e un luogo nel quale hanno mosso i primi passi tanti attuali dirigenti».

«In questa delicata fase, in cui le parole “crescita” e “sviluppo” possono e devono avere concretezza – ha concluso il Segretario della Cisl regionale –, tutti i soggetti sociali sono chiamati a dialogare, per sostenere persone e famiglie, per seminare speranza, per costruire un futuro diverso». (ams)

Agostinelli (Autorità Portuale): Corap restituisca disponibilità risorse Pnrr ad aree ex Enel

L’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, guidata dal presidente Andrea Agostinelli, ha invitato il Corap – Consorzio regionale per lo sviluppo elle Attività produttive a trasferire i 10 mln del Pnrr alle aree ex Enel.

Queste aree, infatti, sono destinatarie dei fondi per realizzare opere infrastrutturali di viabilità.

Si tratta di un’area che, da anni, vede l’Ente in giudizio contro il Corap che, in seguito alla recente sentenza della Corte d’Appello, è stato riconosciuto proprietario, ma niente altro è se non il mero intestatario. Si basa su questa considerazione la posizione che l’Ente, guidato dal presidente Andrea Agostinelli, ha assunto nei confronti del Corap in base al parere, richiesto all’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Reggio Calabria, obbligatorio in caso di transazioni tra Pubbliche Amministrazioni.

Per definire un iter celere che non facesse perdere il finanziamento europeo e quindi che ne permettesse il completamento dei lavori, tante sono state le interlocuzioni con il Corap e con la Regione Calabria. A tale proposito, l’Autorità di Sistema portuale in un prospettato accordo transattivo aveva indicato la possibilità di riacquisire la disponibilità delle aree ex Enel intestate al Corap attraverso la corresponsione di un’indennità, al fine di eseguire nei tempi le opere, come indicato nel Decreto Interministeriale n. 492 del 3/12/2021, nel rispetto delle scadenze imposte per i finanziamenti del Pnrr.

Tali opere sono, altresì, funzionali all’implementazione di un ampliamento dell’intrapresa economica del terminalista Automar S.p.a., con il quale l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio ha sottoscritto uno specifico Accordo di Programma lo scorso 24 febbraio, riguardante proprio l’utilizzo delle aree adeguatamente infrastrutturate, non sottacendo analogo interesse da parte della MedCenter Terminal Container.

Interpellata l’Avvocatura Distrettuale dello Stato ha reso parere negativo, in ordine al prospettato accordo transattivo con il Corap, in quanto l’originaria destinazione dell’area in questione è stata modificata, da «destinazione industrie a destinazione infrastrutture in seguito alla mancata realizzazione del V centro siderurgico e dalla conseguente assegnazione di alcune aree prima rientranti nel progetto per il V centro siderurgico al porto”. Decisioni stabilite dalla variante al Piano regolatore territoriale consortile (P.R.T.C.) approvata con D.P.R. n. 968/1985 e della Delibera CASMEZ n. 9081/1986 riprese dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, con la sentenza n. 111/2023 del 6/2/2023.

Nel quadro delineato, quindi, deve ritenersi comunque dato acquisito in giudizio la modifica del rapporto concessorio riveniente dalla Delibera CASMEZ del 17.6.1986 che riguardò sia lo stralcio e la ridestinazione funzionale di aree inizialmente espropriate nell’ambito del progetto industriale FT82 (V Centro siderurgico), sia il quadro economico, poiché il finanziamento in favore del Consorzio veniva ridotto per la somma corrispondente allo stralcio, pari a Lire 3.515.917.227, con la conseguenza che l’onere relativo alle aree espropriate nell’ambito del progetto industriale FT82 e trasmigrate nel progetto PS22/966/1 (Progetto porto di Gioia Tauro) rimaneva a totale carico dello Stato (cfr. artt. 4 e 5 della Delibera del 17.6.1986).

Ne consegue che le aree in questione sono state già acquisite con fondi a totale carico dello Stato, quindi, sono cioè state già pagate dallo Stato e null’altro è dovuto.

In sostanza, anche alla luce delle statuizioni della Corte d’Appello, non vi sono elementi per sostenere che il Corap sia più che un intestatario meramente formale. Di conseguenza il Consorzio dovrà trasferire allo Stato la proprietà delle aree, nonché dovrà trasferire la reimmissione dell’Autorità di Sistema portuale nella disponibilità delle aree stesse, già destinate ad infrastrutture portuali.

In conclusione, l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, con richiesta formale, ha invitato il Consorzio regionale per lo sviluppo delle Attività produttive a trasferire nella propria disponibilità le aree ex Enel entro 30 giorni, altrimenti si vedrà costretto ad adire le vie legali sia per la riacquisizione delle aree, sia per il risarcimento dei danni consistenti nell’eventuale perdita del finanziamento Pnrr, dell’eventuale maggior costo che questo Ente dovrà sostenere per l’infrastrutturazione portuale, sia ancora per la perdita delle occasioni di sviluppo del porto di Gioia Tauro. (rrc)

ALLARME SU PNRR, LA CALABRIA RISCHIA
DI PERDERE I FONDI: MANCANO I TECNICI

di ETTORE JORIOIl Pnrr arranca ovunque. In Calabria, è persino difficile individuarne traccia. Nella sanità il quasi nulla, con conseguente rovinosa realtà. Negli enti locali va peggio.
Se ne vedranno delle belle sul piano realizzativo.
L’affanno si trasformerà in apnea, sino ad arrivare alla morte per soffocamento di una occasione stupenda ma sprecata. Con tantissime risorse europee mandate in fumo. Andrà peggio nel Paese nella fase di controllo sulle realizzazioni secondo la regola degli stati di avanzamento, sarà meno tollerante di quanto sta avvenendo riguardo alle modifiche programmatiche in itinere.

Nella Calabria dei Comuni vuoti di personale e di competenze tecniche, il Pnrr passerà come le rondini. Da primavera ad autunno senza che nessuno le consideri.
Il Recovery Fund è stato generato come strumento seguendo le logiche di oltremanica, ove la scadenza è tale sempre e comunque.
Ove l’opera finanziata deve essere usufruibile.
Non venduta sul piano del marketing illusorio o peggio ancora fatta passare come piena piuttosto che dannosamente vuota.

Fin quando in tempo, occorre correre ai ripari, prima concettuali che operativi. Il distacco tra vis politica governativa e quella realizzativa di Regioni ed enti locali è notevole. Gli enti territoriali sono ben lontani dalle logiche degli adempimenti puntuali.

Così come il Governo è ben lungi dal considerare la conformazione del Paese e la distribuzione della Nazione.

Ha come idea la Città, prioritariamente quelle metropolitane.
Viaggia tenendo in conto la loro immagine aerofotogrammetrica, i loro servizi diffusi, le loro economie, le loro infrastrutture, le loro banche e tutto quanto fa realtà urbana di buon livello europeo. Simbolo per eccellenza Milano.
Questo è il grande limite italiano che ha come conseguenza gli errori vitali che si registrano nel Paese, quello vero.
Quello fatto di tantissimi comuni, molti dei quali in spoliazione demografica e da tempo denudati dei servizi che avevano: poste in primis, sportelli bancari, uffici pubblici. Presidi sanitari e di assistenza sociale neppure a parlarne.

La foto della distribuzione demografica presenta: 2025 comuni da 0/1000; 2427 da 1001/3000; 2250 da 3001/10mila.
Quanti dei più piccoli nella nostra regione? La maggioranza!

La domanda nasce spontanea, come nota esplicativa agli adempimenti per mettere a terra le opere del Pnrr.
Con quali supporti tecnici questi piccoli comuni dovrebbero rispondere all’appello, atteso che molti di loro sono oramai ridotti con quasi la metà del fabbisogno del personale e tantissimi sono in condizione di dissesto?

Una risposta pretesa, cui dovrebbe in primis proporsi l’Anci che francamente sta agendo anch’essa secondo la foto sbagliata della maggior parte dei comuni rappresentati. Pensa infatti di parlare in nome e per conto delle Città metropolitane e di quelle che non sono tali ma che costituiscono, secondo l’immaginario collettivo, i siti istituzionali destinatari delle opere del Pnrr.
Non è così e bisogna correggere il tiro.

Necessita ridare anche ad una siffatta importante organizzazione associativa del Paese un criterio diverso di rappresentatività, ma non di secondo, terzo o quarto piano.

Sono infatti circa 24 anni che a rappresentarla, fatta eccezione della presidenza ad interim di Osvaldo Napoli (sindaco di Valgioie), sono i primi cittadini di grandi e importanti città, aventi fotografie ben diverse dai piccoli centri dei quali si compone il Bel Paese.

Riconoscendo a quello attuale (Decaro) un impegno improbo in tal senso, forse sarebbe il caso che si tenesse in considerazione, in questo particolare momento, l’album fotografico di quella periferia che il sindaco di Bari conosce ampiamente, nei suoi pregi ma soprattutto nei suoi difetti strutturali.

Per non parlare di ciò che occorre in Calabria, ove la presidenza dell’Anci è stata mantenuta irresponsabilmente vuota per anni.

Necessita che la nuova presidente, proprio perché espressione di una periferia, amabile ma difficile, ponga sul tappeto della fruibilità delle risorse Pnrr un ineludibile impegno a rinforzare i ruoli operativi dei comuni, magari prendendoli in prestito dal sistema universitario e da quegli organismi che sbraitano statistiche senza dare nulla di concreto al Mezzogiorno. (ej)

Federacma Calabria scrive a Gallo per migliorare bando macchinari Pnrr

Federacma Calabria Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei rivenditori di macchine agricole e da giardinaggio, ha rivolto all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo e agli uffici regionali competenti una serie di spunti e suggerimenti al fine di migliorare l’efficacia della misura che conta una dotazione di 22 mln con cui gli agricoltori calabresi potranno sostituire i veicoli agricoli fuoristrada inquinanti con mezzi a zero emissioni e acquistare attrezzatura per l’agricoltura di precisione, con un limite di spesa pari a 70mila euro.

Entro il 2026, 15mila beneficiari dovranno ricevere il contributo come indicato dall’Unione europea.

«Dopo aver avviato le interlocuzioni con l’Unità di Missione Pnrr del Ministero dell’Agricoltura, dove sono state accolte numerose nostre richieste – ha dichiarato Andrea Borio, presidente Federacma – chiediamo ora ascolto alle Regioni che gestiranno questa misura».

«Tra le nostre proposte – ha illustrato – l’utilizzazione del modello operativo già sperimentato con i finanziamenti veicolati tramite il Piano di Sviluppo Rurale dove l’agricoltore può massimizzare la liquidità, a fronte di un prestito bancario, vedendosi sottrarre momentaneamente appena il 20% delle proprie risorse come acconto per prenotare i macchinari».

«Una impostazione che preveda i dealer svolgere un ruolo di anticipatori del finanziamento – ha proseguito – bloccherebbe di fatto la misura. Riteniamo opportuno, inoltre, prevedere tempi di consegna ragionevoli, stante lo scenario internazionale che complica il lavoro delle case produttrici, l’installazione di antifurti di ultima generazione, con rilevamento GPS e collegamento all’Interpol per scongiurare di sostenere con fondi italiani l’agricoltura di Stati esteri nonché eliminare chiaramente la possibilità di acquistare, come accaduto in passato, autovetture fuoristrada 4×4 elettriche o a biometano che nulla c’entrano col mondo produttivo».

Non mancano, infine, i suggerimenti sulla corretta procedura per la sostituzione dei vetusti veicoli inquinanti.

«Contrariamente ad esperienze del passato – ha detto ancora Borio – dovrebbe avvenire solo per mezzi marcianti e funzionanti e, possibilmente, con immatricolazione ante 1996 così da togliere dalle strade e dai campi trattori privi dei dispositivi di sicurezza più basilari come cintura e roll-bar. Basti pensare che ogni anno a causa di rovesciamenti di trattori si registrano almeno 120 decessi. Raggiungeremmo in tal modo – conclude il presidente di Federacma – un doppio risultato a beneficio dell’ambiente e dei lavoratori». (rcz)