L’OPINIONE / Tonino Russo: Servono azioni per vero sviluppo e lavoro, non assistenzialismo

di TONINO RUSSOLe previsioni della Svimez per il triennio 2023-2025 ci parlano di un Sud che ha partecipato attivamente alla ripartenza nel biennio 2021-2022, anche se si registra che “il Pil del Mezzogiorno, nonostante la ripresa sostenuta, rimane ancora di oltre sette punti al di sotto del livello del 2008, da quando ha preso le mosse una lunga stagione di ampliamento dei divari territoriali”.

L’analisi dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno ci dice anche che restano non sciolti i nodi drammatici del lavoro povero, dei bassi salari, della precarietà dell’occupazione: questioni che riportano in primo piano l’esigenza di tutelare le fasce deboli della popolazione, ma al tempo stesso l’urgenza di promuovere politiche attive del lavoro, perché i sussidi erogati in favore di chi si trova in situazioni di grave disagio non si trasformino in forme di assistenzialismo che mortificano la persona e non fanno crescere il tessuto delle nostre comunità nel suo insieme.

Così com’è importante, più in generale, coinvolgere i lavoratori nelle scelte che riguardano la gestione delle aziende, come si propone la Cisl promuovendo la proposta di legge di iniziativa popolare per l’attuazione dell’art. 46 della Costituzione: la partecipazione fa crescere l’impresa, migliora produttività e redditi.

Tornando al Sud e alla Calabria, non c’è dubbio che la coesione sociale sia fortemente a rischio nel nostro territorio e che sia necessario impegnare maggiori risorse per la tutela dei soggetti fragili anche rilanciando le politiche regionali di welfare, perché nessuno sia lasciato indietro. Ma è fondamentale che si attivino, al tempo stesso, processi di formazione per nuove competenze, realizzare le condizioni per agganciare crescita e ripresa, per creare nuovo lavoro.

La stagione dell’assistenzialismo, pur necessaria, deve essere finalizzata non a perpetuare dipendenze, ma a creare autonomia, a restituire dignità alle persone. È questo l’obiettivo verso il quale tendere, non limitandosi alla protesta, ma partecipando senza stancarsi ai tavoli nazionali e regionali del confronto, proponendo soluzioni per un utilizzo efficace dei finanziamenti del Pnrr, dei fondi per la coesione, di tutte le risorse disponibili per lo sviluppo. Oggi più che mai non serve il conflitto che rischia di essere fine a sé stesso; serve invece un grande patto sociale per un’alleanza a favore del lavoro(tr)

[Tonino Russo è segretario generale di Cisl Calabria]

L’OPINIONE / Rubens Curia: Attuiamo il Pnrr per garantire una democrazia delle cure

di RUBENS CURIA – Il Pnrr ha reso, finalmente, attuale un nuovo lessico sanitario con termini quali: “Territorio, Prossimità, Reti, Medicina Proattiva, Continuità, Digitalizzazione, Casa come primo luogo di cura”. La valorizzazione della medicina territoriale garantisce la “democrazia delle Cure” implementando l’eguaglianza nell’accesso alla prevenzione e alle terapie che è obiettivo primario del Pnrr il cui strumento principale sono le Case della Comunità (C.d.C.), le Cot e gli Ospedali di Comunità (O.d,C.).

L’ultimo monitoraggio del Pnrr del 15 luglio da parte del ministero della Salute e della Regione Calabria e le notizie in merito ad un corposo ridimensionamento, da parte del Governo nazionale, dei fondi del Pnrr che interesserebbero le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità non possono lasciarsi tranquilli perché ciò potrebbe comportare, a breve, la riduzione delle 61 C.d.C. e dei 20 O.d.C. programmati per la Calabria. La verifica del 15 di luglio ci dice che “permangono criticità significative per 41 C.d.C.e per 11 O.d.C.” molti dei quali previsti, giustamente, nei Comuni delle Aree Interne che in Calabria sono 326 su 404.

La mancata o rinviata costruzione degli O.d.C. e delle C.d.C., che sono il luogo dove operano le équipes multiprofessionali composte dai mmg/Pediatri di libera scelta/ Infermieri di comunità e Specialisti ambulatoriali interni e del raccordo operativo (Transitional Care) tra Ospedale e Territorio e dell’integrazione sociosanitaria tra Azienda Sanitaria ed Ente Locale, sarebbe un fatto grave perché isolerebbe ulteriormente queste Aree, alcune delle quali subiscono già un grave ritardo nell’utilizzazione, da parte della nostra Regione, dei fondi della Strategia Nazionale Aree Interne (Snai) finanziati da molti anni!

Ci permettiamo di invitare il presidente Occhiuto a: A) sollecitare gli uffici tecnici preposti delle Aziende Sanitarie Provinciali a lavorare, senza interruzione, per superare le criticità evidenziate nel rapporto Regis del 15 luglio, specialmente per le Strutture delle Aree Interne; B) non tagliare nel nuovo programma le C.d.C.e gli O.d.C. utilizzando i fondi non spesi dell’articolo 20 della legge 67/88; C) attuare un cambio di passo nell’ utilizzazione dei finanziamenti Snai che interessano l’Area Grecanica, il Versante Ionico Serre, la Sila- Pre Sila Crotonese e Cosentina ed il Reventino Savuto. Attuiamo pienamente in Calabria la 833/78 che ha trasformato la tutela della salute da diritto dei lavoratori a diritto dei cittadinI. (rc)

[Rubens Curia è portavoce di Comunità Competente]

PNRR, MANCANO I DATI DELLA CALABRIA E SOLO CROTONE E VIBO SONO “VIRTUOSI”

di FRANCESCO CANGEMIIn Calabria il 100% dei capoluoghi di provincia non ha fornito dati sui progetti del Pnnr attraverso domanda di accesso civico “generalizzato” (la cosiddetta Foia). Il drammatico dato emerge dalla seconda edizione del Rapporto che fotografa l’attivazione e la conoscibilità dei progetti del Pnnr presentato da Libera e Gruppo Abele.

«In Calabria – commenta Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera Calabria – considerando l’assenza dei dati dei capoluoghi di provincia, i calabresi non sono posti nelle condizioni di sapere dove il Pnrr si stia concretizzando in Calabria. Chiediamo trasparenza e inclusione nelle scelte e nella rendicontazione del Pnrr a livello locale. Per capire davvero dove sia il Pnrr, il rispetto dei principi della completezza e della certezza dei dati dovrebbe essere un’indispensabile premessa. Tuttavia, i risultati che presentiamo vanno nella direzione opposta e la trasparenza è ancora una chimera, nonostante l’allarme lanciato dalle procure calabresi sul pericolo delle infiltrazioni della ‘ndrangheta sui fondi del Pnrr. In una situazione molto delicata, come quella calabrese, solo la trasparenza, presupposto essenziale per il monitoraggio “dal basso”, può rappresentare l’antidoto più efficace contro ogni forma di corruzione e infiltrazione. Non possiamo perdere l’occasione del Pnrr. Il cambiamento passa per la capacità dello Stato di garantire partecipazione e rendicontabilità».

Libera e Gruppo Abele spiegano che da mesi si parla di Pnrr di bandi, di riformulazione di progetti ma la verità è che il Pnrr continua ad essere un piano misterioso: siti istituzionali incompleti, dati che non coincidono, una trasparenza che viaggi su binari diversi e mai coincidenti.

Il rapporto curato Progetto Common – Comunità monitoranti di Libera e Gruppo Abele in collaborazione con la rivista “lavialibera” è un monitoraggio civico che ha visto la partecipazione di 124 volontarie e volontari dei presidi territoriali di Libera.

In Calabria, è stato possibile mappare solo 4 progetti, per una spesa totale di circa 1 milione e 700mila euro, nei soli comuni di Crotone e Vibo Valentia attraverso la pubblicazione dei dati in Amministrazione Trasparente. Confrontando il dataset di Libera con i dati sui progetti di Pnrr rilasciato in Italia Domani (giugno 2023) in Calabria: 2 progetti dei 4 mappati da Libera non sono presenti (o almeno non sono coincidenti) nel database istituzionale.

Ai capoluoghi di provincia è stato chiesto, attraverso la domanda di accesso civico “generalizzato” (cosiddetta Foia, acronimo di Freedom of information act), di fornire informazioni e dati circa la quantità di denaro speso per singolo progetto, l’origine di quel denaro (chi è il soggetto titolare) e l’obiettivo di ogni progetto. In Calabria nessun capoluogo di provincia ha risposto positivamente inviando i documenti richiesti. Un triste primato assoluto, unico caso in Italia, che evidenzia nella nostra regione la grandissima difficoltà di raccogliere dati utili sugli interventi concreti del Pnrr.

«Davanti questa fotografia – scrivono le due organizzazioni – non ci sorprende se secondo una recente indagine di Demos per Libera il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) viene dipinto come un oggetto misterioso nella percezione delle cittadine e dei cittadini. Circa sette intervistati su dieci (68%) affermano di averne “nessuna” o “scarsa conoscenza”. Contestualmente, la stessa indagine mostra che è alta la preoccupazione che la grande mole di denaro impiegata in investimenti pubblici possa favorire infiltrazioni mafiose. Infatti, ben l’88% degli intervistati ritiene che il Pnrr – per quanto avvolto in una nebbia di incertezza sulla sua reale natura – sia comunque a rischio di corruzione e infiltrazioni mafiose, presumibilmente al pari di ogni altra forma di investimento di risorse pubbliche in Italia».

Cinque le questioni sollevate dal rapporto di Libera e Gruppo Abele al decisore nazionale e locale, rispetto al Pnrr: «Perché i dati da noi raccolti interpellando i Comuni non coincidono con quelli istituzionali? E che ne è dell’unicità del dato per i progetti di Pnrr? Come facciamo a ricostruire la filiera informativa dei progetti di Pnrr fin dalla fase decisionale, se vengono cambiati in corsa gli elementi tramite i quali poter confrontare i dati? Quando è prevista la pubblicazione del portale di Pnrr fondato su “trasparenza, semplicità, immediatezza e personalizzazione”, per come promesso nel Pnrr stesso? Perché questo duplice rilascio con tempistiche inusuali? E con quale frequenza saranno aggiornati i dati d’ora in avanti? Quanti e quali sono quindi i progetti di Pnrr oggi attivi in Italia?».

In seguito alla gran confusione e l’impossibilità di ottenere informazioni pulite e chiare in un clima politico insofferente a qualsiasi forma di controllo esterno, Libera e Gruppo Abele avanzano al Governo due proposte: istituire un portale unico nazionale che diffonda i dati aggiornati e trasparenti sul Piano; alle amministrazioni comunali di dotarsi di pagine specifiche per i progetti, così che non possano esserci dubbi sul come e il perché un comune decida di utilizzare le risorse del Piano.

«Come Libera e Gruppo Abele – scrivono nel rapporto – riteniamo che un buon modo per generare un modello di attuazione del Pnrr che risulti più resistente all’infiltrazione corruttiva e dei clan è nella ricerca di risposte alle cinque domande che presentiamo in questo report, capaci di attivare un processo virtuoso che può e deve tradursi in soluzioni organizzative concrete da parte dei decisori, tanto a livello nazionale che locale». (fc)

Venerdì in Regione il webinar informativo sul bando Imprese-Borghi-Pnrr

Venerdì 21 luglio, alle 12.30, è in programma il webinar informativo organizzato dalla Regione sull’Avviso Pubblico  Bando imprese borghi-Pnrr a cui parteciperanno l’Unità di missione del ministero della Cultura e Invitalia.

Durante l’iniziativa saranno approfonditi i contenuti del bando destinato al sostegno di micro, piccole e medie imprese, associazioni, organizzazioni non profit ed enti del terzo settore iscritti al Runts interessati a sviluppare attività imprenditoriali nei 16 Comuni calabresi aggiudicatari delle risorse Pnrr inerenti la linea B del bando borghi, nel quadro dei progetti locali di rigenerazione culturale e sociale presentati.

Il bando, con una dotazione finanziaria per la Calabria pari a circa 9 milioni di euro mira a sostenere iniziative imprenditoriali che promuovano in modo innovativo e sostenibile dal punto di vista ambientale la rigenerazione dei piccoli borghi attraverso servizi per la popolazione locale e per i visitatori.

L’apertura istituzionale del webinar è affidata all’assessore allo aviluppo economico e attrattori culturali, Rosario Varì. Intervrranno il dirigente generale dell’Unità di missione-Mic per l’attuazione del Pnrr, Angelantonio Orlando, e il dirigente generale del dipartimento sviluppo economico e attrattori culturali, Paolo Praticò. L’intervento tecnico è a cura di Vittorio Fresa di Invitalia. (rcz)

A Reggio giovedì seminario di approfondimento sul Pnrr

Giovedì 20 luglio a Reggio, alle 9.30, a Palazzo San Giorgio, si terrà il seminario Le risorse del Pnrr per la strategia digitale degli Enti locali, promosso dal Comune e dalla Città metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il seminario propone un approfondimento ed un confronto sugli interventi di digitalizzazione previsti all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in particolare degli enti locali. Un processo di trasformazione già in corso, favorito dalle linee di finanziamento promosse del Pnrr, che riguarderà in maniera specifica i Comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, già all’opera nella collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale per lo sviluppo dei processi di transizione.

Al seminario interverranno per i saluti istituzionali i sindaci facenti funzioni del Comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, e della Città Metropolitana, Carmelo Versace. Introduzione affidata agli interventi dell’assessore comunale Smart City, Domenico Battaglia, e del Consigliere comunale delegato all’Innovazione tecnologica Giuseppe Sera.

Relazioneranno Michele Vitiello per la Presidenza del Consiglio dei ministri, su “Consulenza tecnica del Dipartimento Trasformazione Digitale sul territorio”, “PA digitale 2026: i numeri della Città Metropolitana di Reggio Calabria”, “Il modello della transizione digitale per i Comuni” e “Caratteristiche attuative delle misure”, e Fabio Nicita, RTD Città Metropolitana, su “Innovazione di processo e Change Management”. Le conclusioni e coordinamento dei lavori saranno affidate a Giuseppe Quartuccio RDT del Comune di Reggio Calabria, che approfondirà su “Il digital divide: tra transizione e transazione”. (rrc)

L’OPINIONE / Massimo Mastruzzo: È bene ricordare che all’Italia è stato assegnato il 30% del Pnrr

di MASSIMO MASTRUZZOSarebbero, ma si potrebbe tranquillamente dire sono, 145 i miliardi di euro che, a seguito dall’applicazione degli stessi criteri che la Commissione Europea ha adottato nella ripartizione tra gli Stati membri delle risorse del Recovery Fund :

  • popolazione;
  • inverso del Pil pro-capite;
  • tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni;

toccherebbero al Mezzogiorno, ovvero il 70% delle risorse complessive assegnate all’Italia. 

E non si tratterebbe certo di un regalo o di chissà quale illuminata scelta di politica economica nazionale, tutt’altro. 

Purtroppo è soltanto in virtù delle pessime condizioni economico-sociali del Mezzogiorno che l’Italia ha ricevuto quasi il 30% delle risorse complessive del Next Generation Eu,  quindi appare logico, oltre che giusto ed equo, che la maggior parte delle risorse destinate all’Italia vengano destinate a progetti di investimento reali nel Mezzogiorno, al fine di promuovere quella fase di sviluppo che possa portare nel medio termine a colmare quel gap infrastrutturale col resto del Paese che ha portato la disomogeneità territoriale tra il nord e il sud del territorio italiano ai primi posti nella Ue. 

Basti pensare alla diversa distribuzione dell’alta velocità sul territorio nazionale, o al mancato potenziamento del sistema portuale calabrese, vedi il potenziale inespresso del porto di Gioia Tauro, per comprendere come le risorse si potrebbero tranquillamente impiegare dove ve n’è più logico bisogno. 

Per questo è utile ribadire che è il Mezzogiorno in termini di disoccupazione e di reddito pro-capite (i criteri adottati dalla Commissione Europea per la ripartizione delle risorse) il territorio che tra gli Stati membri è messo peggio su questi indicatori. Non sfruttare questa occasione significa chiaramente il voler mantenere uno status quo che, alla faccia della coesione sociale, prevede di mantenere un Paese duale con una chiara e anticostituzionale suddivisione in un’area, il Nord,  economicamente più ricca ed un’altra, il Sud, condannata all’emigrazione. (mm)

[Massimo Mastruzzo è del direttivo nazionale del Movimento Equità Territoriale]

A Lamezia Terme l’incontro su come ottimizzare le risorse del Pnrr per le Zes

Domani pomeriggio, alle 15, nella sede Zes di Lamezia Terme, si terrà una conferenza stampa promossa dal Commissario Zes, Giosy RomanoUnindustria Calabria e i sindacati.

Nel corso dell’evento si parlerà di come le risorse del Pnrr e le ulteriori forme di finanziamento europeo destinate alle aree Zes? Come incentivare il sistema delle imprese per la crescita economica e per la creazione di occupazione stabile?  Come favorire la conoscenza delle opportunità offerte dalle norme, coinvolgendo attivamente istituzioni, parti sociali e anche i Comuni interessati alla valorizzazione di siti ed aree finora trascurati?  

Nel corso dell’incontro sarà firmato un protocollo con obiettivi specifici. Intervengono il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, il Commissario straordinario del Governo della Zes Calabria, Giosy Romano, e i Segretari generali dei Sindacati calabresi, Tonino Russo, Santo Biondo, Angelo Sposato(rcz)

Cgil, Cisl e Uil Calabria: Abbandonare Vertenza Calabria errore inaccettabile

I segretari di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, rispettivamente Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, hanno lanciato un appello al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, affinché dichiarino le loro «reali intenzioni su una vertenza (Calabria ndr) sostenuta dai vertici nazionali dei Sindacati confederali e alla quale si era catalizzato il sostegno di un campo largo di istituzioni e politica».

Per i sindacalisti, infatti, «accantonare questa piattaforma sia un errore madornale, inaccettabile», soprattutto se, il 21 luglio 2020, «i Segretari generali Cgil, Cisl, Uil, dalla piazza di Siderno, hanno coralmente lanciato la vertenza Calabria – hanno ricordato Sposato, Russo e Biondo – mettendo un tratto di evidenziatore su quelle che sono le tante problematiche ancora aperte in questo territorio. L’appello di Bombardieri, Landini e Sbarra è stato raccolto e rilanciato dal Presidente della giunta regionale e dal Consiglio regionale ma, ad oggi, i temi contenuti nella Vertenza Calabria non sembrano essere più al centro dell’agenda politica di chi governa la cosa pubblica in questa regione».

Ma non è solo questo il tema che preme i sindacati. Nei giorni scorsi, infatti, si sono svolte le Segreterie unitarie di Cgil, Cisl, Uil Calabria con l’obiettivo di fare un’analisi di quella che è la situazione del quadro regionale e rilanciare l’azione del Sindacato Confederale  calabrese tenuto conto anche delle tre manifestazioni unitarie di piazza di Milano, Bologna e Napoli che hanno segnato un punto di svolta nell’azione di mobilitazione unitaria delle sigle confederali.

«Manifestazioni che, poi, hanno posto con chiarezza quali sono le proposte di Cgil, Cisl, Uil, nei confronti del governo sui temi del lavoro, del fisco, delle infrastrutture, della sanità, delle pensioni e dello stato sociale – hanno evidenziato –. Cgil, Cisl, Uil Calabria, hanno partecipato, in maniera propositiva e numericamente forte, alla manifestazione di piazza di Napoli, da dove sono stati rilanciati i temi dello sviluppo del Mezzogiorno e chiesto, con forza e determinazione, un deciso cambio di passo al governo nel merito del confronto e delle questioni ancora aperte».

«Durante i lavori delle Segreterie unitarie, ancora – viene spiegato nella nota unitaria – è stato affrontato in maniera specifica il momento in cui si trova lo stato del confronto con la regione Calabria e il contesto che si sta aprendo, alla luce del fatto che la Calabria avrà la possibilità di utilizzare i fondi messi a disposizione dall’Europa attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione sociale. Tutte risorse che, è giusto evidenziarlo ancora una volta, dovranno essere canalizzate nella giusta direzione, puntando alla realizzazione di progetti ben definiti, per evitare che le stesse possano perdersi negli stessi rivoli nei quali è finita una grossa fetta della programmazione europea di questi ultimi anni».

«Il confronto avviato con la Regione Calabria nel 2022 è stato positivo – hanno ricordato –, sono state tante le problematiche affrontare con chi ha la responsabilità di governare questa regionale, ma tante sono ancora quelle da affrontare e portare a risoluzione. Adesso, dopo una prima fase di stabilizzazione dell’azione amministrativa che ha ricevuto la nostra ampia disponibilità all’analisi ed al confronto nel merito delle questioni sempre scevro da condizionamenti politici o di partito, è necessario un cambio di passo radicale che sia in grado di produrre, nell’anno in corso, quei risultati tanti attesi dalle calabresi e dai calabresi».

«Quello che ci preoccupa – hanno sottolineato – in questa fase storica sono i rallentamenti che si stanno registrando nella gestione, nella programmazione e nella trasformazione in opere concrete dei fondi messi a disposizione con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. I rallentamenti a livello nazionale, purtroppo, si riflettono pesantemente anche in ambito regionale e locale, per questo è necessario dare operatività a quella cabina di regia che è stata istituita un anno e mezzo fa per la verifica di questi finanziamenti».

«Solo un’attenta ed informata azione di controllo, infatti – hanno rilanciato – può portare al corretto investimento di queste risorse che rappresentano l’ultima occasione per cambiare il volto di questa regione e rendere operativi e funzionali quei settori, a partire dalla sanità, che sono sempre stati i punti più dolenti per chi ha scelto di vivere in questo territorio. Lo strumento della sorveglianza sociale, lo ribadiamo ancora una volta, è di fondamentale importanza per verificare gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le sue ricadute su comparti, quale quello sanitario, che aspetta di vedere realizzata la medicina del territorio, resi operativi i nuovi ospedali e aperte quelle case della comunità che, ad oggi, sono rappresentate solo nei documenti progettuali».

«Ma non solo. Applicare lo strumento della sorveglianza sociale all’investimento di questi fondi – hanno evidenziato Sposato, Russo e Sposato – vuole dire mettere al riparo gli stessi dalle attenzioni poco meritorie della criminalità organizzata. Purtroppo, poi, siamo stati costretti a registrare un rallentamento del confronto sul tema del lavoro. Ad oggi, fra le altre cose risultano trascurate le istanze provenienti dal bacino del precariato storico, nei confronti del quale il governo regionale aveva assunto una serie di impegni che, ancora oggi, risultano disattesi».

«Per noi vincere le sfide aperte sul lavoro – hanno proseguito i segretari generali – vuol dire sapere mettere insieme il piano Gol – sul quale purtroppo dobbiamo segnalare la totale assenza di confronto con la giunta regionale – al fine di evitare che le politiche attive si realizzino in contrasto con le reali necessità del territorio e con lo sviluppo delle attività produttive attraverso l’atteso potenziamento della Zes».

«Proprio sul futuro della Zona economica speciale, poi – hanno aggiunto –  non possiamo non segnalare l’incomprensibile rallentamento della marcia del governo sulla concreta applicazione di questo strumento indispensabile, insieme ad un corretto ripensamento sulla gestione delle politiche attive per il lavoro, come sostanziale leva di sviluppo per la Calabria. Per questo, ancora una volta ed unitariamente, chiediamo alla Regione Calabria di mettere mano ad un Piano per lavoro, per il lavoro di qualità ed in sicurezza, che riesca a dare concretezza a tutti gli investimenti messi a disposizione dall’Europa e dalla Nazione e, segnando un tratto di discontinuità reale con il passato, siano in grado di evidenziare impatti occupazionali positivi, mettendo al centro il merito, puntando sulle qualità dei giovani calabresi e ricercando quella parità di genere che, sino ad oggi, è stata troppo spesso accantonata».

«Adesso, poi – hanno continuato – sono maturi i tempi per avviare un confronto costruttivo e di merito sulla programmazione del Por 2021/2027 – strumento determinante per consentire alla nostra regione di agganciare senza ritardi le politiche di transizione che provengono dall’Europa – mettendo come solida base dello stesso la discussione con il partenariato economico e sociale. Transizioni, soprattutto quella ambientale, che non possono discostarsi da interventi urgenti e mirati al potenziamento del settore della forestazione, per il quale siamo scesi in piazza lo scorso dodici maggio, che necessita di un potenziamento assunzionale, rispetto al quale la Regione si è impegnata, indirizzato alla cura dell’ambiente, al contenimento del dissesto idrogeologico e, come sintesi di questi due interventi, al rilancio delle aree interne della nostra regione».

«Non possiamo, poi, dimenticare che in Calabria è ancora viva un’emergenza sanitaria fatta di ritardi, omissioni e inadempienze. Noi siamo convinti che, anche su questo settore, sia necessario e non più rinviabile un confronto serio ed approfondito, aperto ai responsabili di Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere – hanno concluso – per stabilire quali debbano essere le linee di indirizzo applicabili per realizzare, finalmente, la medicina del territorio; procedere alla stabilizzazione del personale precario, individuare le risorse necessarie alla creazione di nuovi posti di lavoro e, in ultimo ma non per ultimo, realizzare un’attenta ricognizione, propedeutica ad un’azione di razionalizzazione, degli accreditamenti del settore privato». (rcz)

L’OPINIONE / Massimo Mastruzzo: L’Italia fa preoccupare Bruxelles con autonomia e Pnrr

di MASSIMO MASTRUZZOPerché l’Italia rispetto a gestione e uso dei soldi del Pnrr sta facendo preoccupare Bruxelles?

Tanto per essere chiari: direttamente proporzionale alla Popolazione; inversamente proporzionale al livello del Reddito pro-capite; direttamente proporzionale al tasso di disoccupazione medio degli ultimi 5 anni: È principalmente in base a questi tre criteri che all’Italia sono stati attribuiti i 209 miliardi di euro del Pnrr.

Se Bruxelles appare preoccupata dello squilibrio del Pnrr italiano è perché ha il forte sospetto che i soldi non saranno usati per ridurre il divario Nord-Sud, soprattutto per quanto riguarda inclusione e coesione.

La Missione del Pnrr è principalmente nel perseguimento degli obiettivi a sostegno dell’empowerment femminile (processo grazie al quale le donne (ri)acquistano potere e controllo sulle proprie vite acquisendo, di conseguenza, la capacità di fare scelte strategiche per loro stesse.) e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne. E non di meno per la transizione ecologica e la digitalizzazione. 

Appare invece evidente dalla ripartizione nazionale dei fondi europei, che cercava di far passare i progetti degli stadi di Firenze e Venezia (ed infatti i servizi della Commissione hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani Urbani integrati), che nulla centravano con gli obiettivi del piano, come non solo si corre il rischio di mantenere lo status quo del divario di cittadinanza economico-sociale-infrastrutturale, ma peggio ancora di aumentarlo.

Se a questa distorsione dei reali obiettivi del Pnrr si aggiunge l’incostituzionale progetto del DL Calderoli, approvato da tutto il governo, dell’autonomia differenziata, si comprende ancora di più la bocciatura delle riforme a cui sta lavorando il Governo Meloni.

Una bocciatura alla quale ha personalmente contribuito l’europarlamentare e segretario del Movimento Equità Territoriale (MET) Piernicola Pedicini, dopo aver interrogato più volte i commissari europei, a partire da Gentiloni, e dopo aver illustrato puntualmente tutto quello che oggi la Commissione ha messo nero su bianco. (mm)

[Massimo Mastruzzo è del Direttivo nazionale Movimento Equità Territoriale]

 

GLI INGANNATORI SERIALI DEL POVERO SUD
PNRR: IL DIVARIO COL NORD SI ACCENTUA

di MIMMO NUNNARI – Abraham Lincoln, che è stato il XVI° Presidente degli Stati Uniti d’America ed è ricordato per la sua vita straordinaria – partendo da umilissimi origini, riuscì ad ottenere la più alta carica dello Stato – amava ripetere: «Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo».

Questo aforisma, che riassume in poche parole una verità indiscutibile, si potrebbe, parafrasandolo, adattare al caso – unico nell’Occidente – dei Governi italiani, tutti: ingannatori seriali nei confronti del Sud, fin dal tempo dellUnitaNonostante proclami, promesse e chiacchiere in libertà, il Sud è da sempre preso per i fondelli, bollato come perso irredimibile, e perciò non meritevole delle medesime attenzioni che si hanno per gli altri territori del Paese.

C’è da chiedersi – stando così le cose – quanto a lungo, si possa continuare a prendere per i fondelli il Mezzogiorno, e quanto potrà reggere ancora un rapporto così squilibrato tra Nord e Sud, senza che ci siamo conseguenze per l’unità, la sicurezza e la stabilità del Paese. I problemi del Sud, sono rimasti quelli di cinquanta o cento anni fa. Problemi, sui quali piove di tanto in tanto, come un elemosina, un’opera pubblica o un investimento finanziario, che accendono una speranza che poi resta delusa:«Gocce d’acqua in una terra assetata», diceva Gaetano Afeltra, mitico direttore negli anni Sessanta e Settanta di grandi giornali all’epoca, come il Giorno, ed editorialista del Corriere della Sera, nativo di Amalfi.

Anche con questo Governo di centrodestra, presieduto dalla leader di FdI Giorgia Meloni, si profila l’ennesima presa in giro del Meridione, in continuità con quell’ottica di tipo coloniale che ha sempre caratterizzato l’azione dei precedenti governi di ogni colore politico. Non c’è – propaganda ed annunciazioni a parte – un piano di sviluppo economico organico e credibile, che affronti lo squilibrio economico tra Nord e Sud. È tutto sulla carta e nelle verbosità stucchevoli, sparate al vento da alcuni leader della coalizione di governo.

C’è molto fumo e molto poco in cantiere: le infrastrutture, le strade, i porti, gli aeroporti, le scuole, gli asili, gli incentivi, le semplificazioni burocratiche mirate, capaci di attrarre investimenti con la capacità di leggere la complessità della realtà del Sud sono come l’araba fenice: l’uccello di fuoco che viveva nell’Arabia Felix. Tutti dicevano che c’era, ma nessuno riusciva a vederlo. Nel migliore dei casi mancano le coperture finanziarie per le cose annunciate, ponte sullo Stretto e statale 106 comprese. C’è un silenzio preoccupante su questo già “poco” che si profila per il Sud.

Lo sanno le opposizioni parlamentari e i sindacati che di tutto parlano meno che di sviluppo concreto del Mezzogiorno e dell’urgenza di un riequilibrio tra le diverse aree del Paese. Sono tutte cose che dovrebbe essere scritte al primo posto dell’agenda di ognuno è che invece non figurano neppure all’ultima pagina o all’ultimo rigo del planning dove si appuntano le cose da fare. Il Pnrr, come è stato detto da più parti e in più occasioni, rappresenta l’ultima opportunità per tentare di rimettere in giusto equilibrio lo sbilanciamento tra la parte settentrionale d’Italia toccata dal benessere e la parte meridionale,  che sta continuando a scontare  la consunzione e lo spreco delle sue notevoli risorse umane e sociali. Ciò che preoccupa maggiormente è la fumosità dei programmi e dei progetti insieme alla chiara difficoltà di “mettere a terra” (espressione che realmente non vuol dire niente ma che ormai è sulla bocca di tutti) le poche cose già previste. Facciamo un solo, illuminante, esempio: qualcuno sa dire con chiarezza se l’Alta velocità ferroviaria raggiungerà Reggio Calabria?

E se il tracciato previsto accorcerà le attuali distanze o se invece, paradossalmente, le allungherà, isolando ancora di più di quanto non lo siano già i territori della Calabria meridionale? Compresa la Gioia Tauro, capitale della navigazione nel Mediterraneo? E la baricentrica nel Mediterraneo città metropolitana dello Stretto ? La reticenza, nel discutere di queste questioni, induce a pensare amaramente che si profila ancora una volta uno stravolgimento di programmi e progetti strategici per lo sviluppo del territorio terminale dell’Europa. Il rischio del fallimento è legato anche al mancato supporto alle pubbliche amministrazioni locali, storicamente deboli e da decenni paurosamente svuotate di organici e competenze. Come ha denunciato recentemente la Svimez, il 62 per cento dei Comuni del Sud ha giudicato complessa la partecipazione ai bandi del Pnrr, al limite, cioè, di non riuscire a farcela; per cui onde scongiurare rischi di non riuscire a portare a termine le opere sarebbero necessarie robuste e incisive azioni di aiuto delle amministrazioni locali, evitando gli scandalosi tentativi – che vedono trasversalmente d’accordo alcuni amministratori del Nord – di portare  nel Settentrione finanziamenti destinati al Meridione.

La stessa idea del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, di cui si parla da secoli, attuale cavallo di battaglia del vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini, rassomiglia molto alla storia del cavallo di Troia, che fu un dono subdolo, che in realtà danneggio’ chi lo ricevette. Nel silenzio avvilente delle opposizioni e nei balbettìi soliti dei parlamentari meridionali, si sta ripetendo la scena di un vecchio film già visto, con promesse che difficilmente saranno mantenute. Ma bisogna fare attenzione: i meridionali sono stanchi, oltre che delusi e c’è un fuoco che se non si vede, cova però sotto la cenere. Chi oggi si mostra amico si ricordi le parole di San Girolamo: “È facile trasformare un amico in nemico, se non si mantengono le promesse”. Poche voci  preoccupate, si sentono, anche nel Mezzogiorno. Fa eccezione il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: «Vedo poco Sud nella manovra del Governo». Manfredi auspica che ci sia maggiore coesione istituzionale tra le amministrazioni del Sud, ma le sue parole finora sembrano cadute nel vuoto. Qual è la situazione oggi, con riferimento al Pnrr, la spiega  Gianfranco Viesti, economista autorevole e docente universitario, autore di Riuscirà il Pnrr a rilanciare l’Italia? (Saggine Donzelli), un libro che può aiutare i cittadini a capire meglio quel che è successo e soprattutto cosa può accadere. Viesti tempo fa ha coniato quel termine “secessione dei ricchi” che ha messo in guardia il Sud sul grande imbroglio che si cela dietro la riforma proposta dal ministro Calderoli.

Riguardo al Pnrr, dice: «Un paese non si rilancia con una lista di riforme e di investimenti scritte da tecnici, ma solo attraverso una visione politica del suo futuro. Il Pnrr, può rappresentare una tappa molto importante, ma senza queste scelte non può produrre un cambiamento». Non sembra, tuttavia, che per il nuovo governo il divario Nord Sud sia un problema, come, in verità, non lo è stato per tutti i precedenti: i segnali che arrivano – ripetiamo propaganda a parte – sembrano non andare nella giusta direzione, anzi la situazione sta peggiorando rispetto alle impostazioni del Governo di Mario Draghi che aveva vincolato il 40% degli investimenti alle regioni meridionali.

Di quelle percentuali, raccomandate anche dall’Ue, non si parla più, si sono perse le tracce come  si sono perse dei progetti capaci di risolvere l’annoso problema delle disuguaglianze tra Nord e Sud. Resta il ponte, per il quale, nonostante le date già sbandierate per l’inizio dei lavori, mancano le coperture finanziarie. C’è scritto nel Def (Documento di Finanza  pubblica) del Governo in carica. (mnu)