A Reggio giovedì seminario di approfondimento sul Pnrr

Giovedì 20 luglio a Reggio, alle 9.30, a Palazzo San Giorgio, si terrà il seminario Le risorse del Pnrr per la strategia digitale degli Enti locali, promosso dal Comune e dalla Città metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il seminario propone un approfondimento ed un confronto sugli interventi di digitalizzazione previsti all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in particolare degli enti locali. Un processo di trasformazione già in corso, favorito dalle linee di finanziamento promosse del Pnrr, che riguarderà in maniera specifica i Comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria, già all’opera nella collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale per lo sviluppo dei processi di transizione.

Al seminario interverranno per i saluti istituzionali i sindaci facenti funzioni del Comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, e della Città Metropolitana, Carmelo Versace. Introduzione affidata agli interventi dell’assessore comunale Smart City, Domenico Battaglia, e del Consigliere comunale delegato all’Innovazione tecnologica Giuseppe Sera.

Relazioneranno Michele Vitiello per la Presidenza del Consiglio dei ministri, su “Consulenza tecnica del Dipartimento Trasformazione Digitale sul territorio”, “PA digitale 2026: i numeri della Città Metropolitana di Reggio Calabria”, “Il modello della transizione digitale per i Comuni” e “Caratteristiche attuative delle misure”, e Fabio Nicita, RTD Città Metropolitana, su “Innovazione di processo e Change Management”. Le conclusioni e coordinamento dei lavori saranno affidate a Giuseppe Quartuccio RDT del Comune di Reggio Calabria, che approfondirà su “Il digital divide: tra transizione e transazione”. (rrc)

L’OPINIONE / Massimo Mastruzzo: È bene ricordare che all’Italia è stato assegnato il 30% del Pnrr

di MASSIMO MASTRUZZOSarebbero, ma si potrebbe tranquillamente dire sono, 145 i miliardi di euro che, a seguito dall’applicazione degli stessi criteri che la Commissione Europea ha adottato nella ripartizione tra gli Stati membri delle risorse del Recovery Fund :

  • popolazione;
  • inverso del Pil pro-capite;
  • tasso medio di disoccupazione negli ultimi 5 anni;

toccherebbero al Mezzogiorno, ovvero il 70% delle risorse complessive assegnate all’Italia. 

E non si tratterebbe certo di un regalo o di chissà quale illuminata scelta di politica economica nazionale, tutt’altro. 

Purtroppo è soltanto in virtù delle pessime condizioni economico-sociali del Mezzogiorno che l’Italia ha ricevuto quasi il 30% delle risorse complessive del Next Generation Eu,  quindi appare logico, oltre che giusto ed equo, che la maggior parte delle risorse destinate all’Italia vengano destinate a progetti di investimento reali nel Mezzogiorno, al fine di promuovere quella fase di sviluppo che possa portare nel medio termine a colmare quel gap infrastrutturale col resto del Paese che ha portato la disomogeneità territoriale tra il nord e il sud del territorio italiano ai primi posti nella Ue. 

Basti pensare alla diversa distribuzione dell’alta velocità sul territorio nazionale, o al mancato potenziamento del sistema portuale calabrese, vedi il potenziale inespresso del porto di Gioia Tauro, per comprendere come le risorse si potrebbero tranquillamente impiegare dove ve n’è più logico bisogno. 

Per questo è utile ribadire che è il Mezzogiorno in termini di disoccupazione e di reddito pro-capite (i criteri adottati dalla Commissione Europea per la ripartizione delle risorse) il territorio che tra gli Stati membri è messo peggio su questi indicatori. Non sfruttare questa occasione significa chiaramente il voler mantenere uno status quo che, alla faccia della coesione sociale, prevede di mantenere un Paese duale con una chiara e anticostituzionale suddivisione in un’area, il Nord,  economicamente più ricca ed un’altra, il Sud, condannata all’emigrazione. (mm)

[Massimo Mastruzzo è del direttivo nazionale del Movimento Equità Territoriale]

A Lamezia Terme l’incontro su come ottimizzare le risorse del Pnrr per le Zes

Domani pomeriggio, alle 15, nella sede Zes di Lamezia Terme, si terrà una conferenza stampa promossa dal Commissario Zes, Giosy RomanoUnindustria Calabria e i sindacati.

Nel corso dell’evento si parlerà di come le risorse del Pnrr e le ulteriori forme di finanziamento europeo destinate alle aree Zes? Come incentivare il sistema delle imprese per la crescita economica e per la creazione di occupazione stabile?  Come favorire la conoscenza delle opportunità offerte dalle norme, coinvolgendo attivamente istituzioni, parti sociali e anche i Comuni interessati alla valorizzazione di siti ed aree finora trascurati?  

Nel corso dell’incontro sarà firmato un protocollo con obiettivi specifici. Intervengono il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, il Commissario straordinario del Governo della Zes Calabria, Giosy Romano, e i Segretari generali dei Sindacati calabresi, Tonino Russo, Santo Biondo, Angelo Sposato(rcz)

Cgil, Cisl e Uil Calabria: Abbandonare Vertenza Calabria errore inaccettabile

I segretari di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, rispettivamente Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, hanno lanciato un appello al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, affinché dichiarino le loro «reali intenzioni su una vertenza (Calabria ndr) sostenuta dai vertici nazionali dei Sindacati confederali e alla quale si era catalizzato il sostegno di un campo largo di istituzioni e politica».

Per i sindacalisti, infatti, «accantonare questa piattaforma sia un errore madornale, inaccettabile», soprattutto se, il 21 luglio 2020, «i Segretari generali Cgil, Cisl, Uil, dalla piazza di Siderno, hanno coralmente lanciato la vertenza Calabria – hanno ricordato Sposato, Russo e Biondo – mettendo un tratto di evidenziatore su quelle che sono le tante problematiche ancora aperte in questo territorio. L’appello di Bombardieri, Landini e Sbarra è stato raccolto e rilanciato dal Presidente della giunta regionale e dal Consiglio regionale ma, ad oggi, i temi contenuti nella Vertenza Calabria non sembrano essere più al centro dell’agenda politica di chi governa la cosa pubblica in questa regione».

Ma non è solo questo il tema che preme i sindacati. Nei giorni scorsi, infatti, si sono svolte le Segreterie unitarie di Cgil, Cisl, Uil Calabria con l’obiettivo di fare un’analisi di quella che è la situazione del quadro regionale e rilanciare l’azione del Sindacato Confederale  calabrese tenuto conto anche delle tre manifestazioni unitarie di piazza di Milano, Bologna e Napoli che hanno segnato un punto di svolta nell’azione di mobilitazione unitaria delle sigle confederali.

«Manifestazioni che, poi, hanno posto con chiarezza quali sono le proposte di Cgil, Cisl, Uil, nei confronti del governo sui temi del lavoro, del fisco, delle infrastrutture, della sanità, delle pensioni e dello stato sociale – hanno evidenziato –. Cgil, Cisl, Uil Calabria, hanno partecipato, in maniera propositiva e numericamente forte, alla manifestazione di piazza di Napoli, da dove sono stati rilanciati i temi dello sviluppo del Mezzogiorno e chiesto, con forza e determinazione, un deciso cambio di passo al governo nel merito del confronto e delle questioni ancora aperte».

«Durante i lavori delle Segreterie unitarie, ancora – viene spiegato nella nota unitaria – è stato affrontato in maniera specifica il momento in cui si trova lo stato del confronto con la regione Calabria e il contesto che si sta aprendo, alla luce del fatto che la Calabria avrà la possibilità di utilizzare i fondi messi a disposizione dall’Europa attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione sociale. Tutte risorse che, è giusto evidenziarlo ancora una volta, dovranno essere canalizzate nella giusta direzione, puntando alla realizzazione di progetti ben definiti, per evitare che le stesse possano perdersi negli stessi rivoli nei quali è finita una grossa fetta della programmazione europea di questi ultimi anni».

«Il confronto avviato con la Regione Calabria nel 2022 è stato positivo – hanno ricordato –, sono state tante le problematiche affrontare con chi ha la responsabilità di governare questa regionale, ma tante sono ancora quelle da affrontare e portare a risoluzione. Adesso, dopo una prima fase di stabilizzazione dell’azione amministrativa che ha ricevuto la nostra ampia disponibilità all’analisi ed al confronto nel merito delle questioni sempre scevro da condizionamenti politici o di partito, è necessario un cambio di passo radicale che sia in grado di produrre, nell’anno in corso, quei risultati tanti attesi dalle calabresi e dai calabresi».

«Quello che ci preoccupa – hanno sottolineato – in questa fase storica sono i rallentamenti che si stanno registrando nella gestione, nella programmazione e nella trasformazione in opere concrete dei fondi messi a disposizione con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. I rallentamenti a livello nazionale, purtroppo, si riflettono pesantemente anche in ambito regionale e locale, per questo è necessario dare operatività a quella cabina di regia che è stata istituita un anno e mezzo fa per la verifica di questi finanziamenti».

«Solo un’attenta ed informata azione di controllo, infatti – hanno rilanciato – può portare al corretto investimento di queste risorse che rappresentano l’ultima occasione per cambiare il volto di questa regione e rendere operativi e funzionali quei settori, a partire dalla sanità, che sono sempre stati i punti più dolenti per chi ha scelto di vivere in questo territorio. Lo strumento della sorveglianza sociale, lo ribadiamo ancora una volta, è di fondamentale importanza per verificare gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le sue ricadute su comparti, quale quello sanitario, che aspetta di vedere realizzata la medicina del territorio, resi operativi i nuovi ospedali e aperte quelle case della comunità che, ad oggi, sono rappresentate solo nei documenti progettuali».

«Ma non solo. Applicare lo strumento della sorveglianza sociale all’investimento di questi fondi – hanno evidenziato Sposato, Russo e Sposato – vuole dire mettere al riparo gli stessi dalle attenzioni poco meritorie della criminalità organizzata. Purtroppo, poi, siamo stati costretti a registrare un rallentamento del confronto sul tema del lavoro. Ad oggi, fra le altre cose risultano trascurate le istanze provenienti dal bacino del precariato storico, nei confronti del quale il governo regionale aveva assunto una serie di impegni che, ancora oggi, risultano disattesi».

«Per noi vincere le sfide aperte sul lavoro – hanno proseguito i segretari generali – vuol dire sapere mettere insieme il piano Gol – sul quale purtroppo dobbiamo segnalare la totale assenza di confronto con la giunta regionale – al fine di evitare che le politiche attive si realizzino in contrasto con le reali necessità del territorio e con lo sviluppo delle attività produttive attraverso l’atteso potenziamento della Zes».

«Proprio sul futuro della Zona economica speciale, poi – hanno aggiunto –  non possiamo non segnalare l’incomprensibile rallentamento della marcia del governo sulla concreta applicazione di questo strumento indispensabile, insieme ad un corretto ripensamento sulla gestione delle politiche attive per il lavoro, come sostanziale leva di sviluppo per la Calabria. Per questo, ancora una volta ed unitariamente, chiediamo alla Regione Calabria di mettere mano ad un Piano per lavoro, per il lavoro di qualità ed in sicurezza, che riesca a dare concretezza a tutti gli investimenti messi a disposizione dall’Europa e dalla Nazione e, segnando un tratto di discontinuità reale con il passato, siano in grado di evidenziare impatti occupazionali positivi, mettendo al centro il merito, puntando sulle qualità dei giovani calabresi e ricercando quella parità di genere che, sino ad oggi, è stata troppo spesso accantonata».

«Adesso, poi – hanno continuato – sono maturi i tempi per avviare un confronto costruttivo e di merito sulla programmazione del Por 2021/2027 – strumento determinante per consentire alla nostra regione di agganciare senza ritardi le politiche di transizione che provengono dall’Europa – mettendo come solida base dello stesso la discussione con il partenariato economico e sociale. Transizioni, soprattutto quella ambientale, che non possono discostarsi da interventi urgenti e mirati al potenziamento del settore della forestazione, per il quale siamo scesi in piazza lo scorso dodici maggio, che necessita di un potenziamento assunzionale, rispetto al quale la Regione si è impegnata, indirizzato alla cura dell’ambiente, al contenimento del dissesto idrogeologico e, come sintesi di questi due interventi, al rilancio delle aree interne della nostra regione».

«Non possiamo, poi, dimenticare che in Calabria è ancora viva un’emergenza sanitaria fatta di ritardi, omissioni e inadempienze. Noi siamo convinti che, anche su questo settore, sia necessario e non più rinviabile un confronto serio ed approfondito, aperto ai responsabili di Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere – hanno concluso – per stabilire quali debbano essere le linee di indirizzo applicabili per realizzare, finalmente, la medicina del territorio; procedere alla stabilizzazione del personale precario, individuare le risorse necessarie alla creazione di nuovi posti di lavoro e, in ultimo ma non per ultimo, realizzare un’attenta ricognizione, propedeutica ad un’azione di razionalizzazione, degli accreditamenti del settore privato». (rcz)

L’OPINIONE / Massimo Mastruzzo: L’Italia fa preoccupare Bruxelles con autonomia e Pnrr

di MASSIMO MASTRUZZOPerché l’Italia rispetto a gestione e uso dei soldi del Pnrr sta facendo preoccupare Bruxelles?

Tanto per essere chiari: direttamente proporzionale alla Popolazione; inversamente proporzionale al livello del Reddito pro-capite; direttamente proporzionale al tasso di disoccupazione medio degli ultimi 5 anni: È principalmente in base a questi tre criteri che all’Italia sono stati attribuiti i 209 miliardi di euro del Pnrr.

Se Bruxelles appare preoccupata dello squilibrio del Pnrr italiano è perché ha il forte sospetto che i soldi non saranno usati per ridurre il divario Nord-Sud, soprattutto per quanto riguarda inclusione e coesione.

La Missione del Pnrr è principalmente nel perseguimento degli obiettivi a sostegno dell’empowerment femminile (processo grazie al quale le donne (ri)acquistano potere e controllo sulle proprie vite acquisendo, di conseguenza, la capacità di fare scelte strategiche per loro stesse.) e al contrasto alle discriminazioni di genere, di incremento delle prospettive occupazionali dei giovani, di riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne. E non di meno per la transizione ecologica e la digitalizzazione. 

Appare invece evidente dalla ripartizione nazionale dei fondi europei, che cercava di far passare i progetti degli stadi di Firenze e Venezia (ed infatti i servizi della Commissione hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani Urbani integrati), che nulla centravano con gli obiettivi del piano, come non solo si corre il rischio di mantenere lo status quo del divario di cittadinanza economico-sociale-infrastrutturale, ma peggio ancora di aumentarlo.

Se a questa distorsione dei reali obiettivi del Pnrr si aggiunge l’incostituzionale progetto del DL Calderoli, approvato da tutto il governo, dell’autonomia differenziata, si comprende ancora di più la bocciatura delle riforme a cui sta lavorando il Governo Meloni.

Una bocciatura alla quale ha personalmente contribuito l’europarlamentare e segretario del Movimento Equità Territoriale (MET) Piernicola Pedicini, dopo aver interrogato più volte i commissari europei, a partire da Gentiloni, e dopo aver illustrato puntualmente tutto quello che oggi la Commissione ha messo nero su bianco. (mm)

[Massimo Mastruzzo è del Direttivo nazionale Movimento Equità Territoriale]

 

GLI INGANNATORI SERIALI DEL POVERO SUD
PNRR: IL DIVARIO COL NORD SI ACCENTUA

di MIMMO NUNNARI – Abraham Lincoln, che è stato il XVI° Presidente degli Stati Uniti d’America ed è ricordato per la sua vita straordinaria – partendo da umilissimi origini, riuscì ad ottenere la più alta carica dello Stato – amava ripetere: «Potete ingannare tutti per qualche tempo, o alcuni per tutto il tempo, ma non potete prendere per i fondelli tutti per tutto il tempo».

Questo aforisma, che riassume in poche parole una verità indiscutibile, si potrebbe, parafrasandolo, adattare al caso – unico nell’Occidente – dei Governi italiani, tutti: ingannatori seriali nei confronti del Sud, fin dal tempo dellUnitaNonostante proclami, promesse e chiacchiere in libertà, il Sud è da sempre preso per i fondelli, bollato come perso irredimibile, e perciò non meritevole delle medesime attenzioni che si hanno per gli altri territori del Paese.

C’è da chiedersi – stando così le cose – quanto a lungo, si possa continuare a prendere per i fondelli il Mezzogiorno, e quanto potrà reggere ancora un rapporto così squilibrato tra Nord e Sud, senza che ci siamo conseguenze per l’unità, la sicurezza e la stabilità del Paese. I problemi del Sud, sono rimasti quelli di cinquanta o cento anni fa. Problemi, sui quali piove di tanto in tanto, come un elemosina, un’opera pubblica o un investimento finanziario, che accendono una speranza che poi resta delusa:«Gocce d’acqua in una terra assetata», diceva Gaetano Afeltra, mitico direttore negli anni Sessanta e Settanta di grandi giornali all’epoca, come il Giorno, ed editorialista del Corriere della Sera, nativo di Amalfi.

Anche con questo Governo di centrodestra, presieduto dalla leader di FdI Giorgia Meloni, si profila l’ennesima presa in giro del Meridione, in continuità con quell’ottica di tipo coloniale che ha sempre caratterizzato l’azione dei precedenti governi di ogni colore politico. Non c’è – propaganda ed annunciazioni a parte – un piano di sviluppo economico organico e credibile, che affronti lo squilibrio economico tra Nord e Sud. È tutto sulla carta e nelle verbosità stucchevoli, sparate al vento da alcuni leader della coalizione di governo.

C’è molto fumo e molto poco in cantiere: le infrastrutture, le strade, i porti, gli aeroporti, le scuole, gli asili, gli incentivi, le semplificazioni burocratiche mirate, capaci di attrarre investimenti con la capacità di leggere la complessità della realtà del Sud sono come l’araba fenice: l’uccello di fuoco che viveva nell’Arabia Felix. Tutti dicevano che c’era, ma nessuno riusciva a vederlo. Nel migliore dei casi mancano le coperture finanziarie per le cose annunciate, ponte sullo Stretto e statale 106 comprese. C’è un silenzio preoccupante su questo già “poco” che si profila per il Sud.

Lo sanno le opposizioni parlamentari e i sindacati che di tutto parlano meno che di sviluppo concreto del Mezzogiorno e dell’urgenza di un riequilibrio tra le diverse aree del Paese. Sono tutte cose che dovrebbe essere scritte al primo posto dell’agenda di ognuno è che invece non figurano neppure all’ultima pagina o all’ultimo rigo del planning dove si appuntano le cose da fare. Il Pnrr, come è stato detto da più parti e in più occasioni, rappresenta l’ultima opportunità per tentare di rimettere in giusto equilibrio lo sbilanciamento tra la parte settentrionale d’Italia toccata dal benessere e la parte meridionale,  che sta continuando a scontare  la consunzione e lo spreco delle sue notevoli risorse umane e sociali. Ciò che preoccupa maggiormente è la fumosità dei programmi e dei progetti insieme alla chiara difficoltà di “mettere a terra” (espressione che realmente non vuol dire niente ma che ormai è sulla bocca di tutti) le poche cose già previste. Facciamo un solo, illuminante, esempio: qualcuno sa dire con chiarezza se l’Alta velocità ferroviaria raggiungerà Reggio Calabria?

E se il tracciato previsto accorcerà le attuali distanze o se invece, paradossalmente, le allungherà, isolando ancora di più di quanto non lo siano già i territori della Calabria meridionale? Compresa la Gioia Tauro, capitale della navigazione nel Mediterraneo? E la baricentrica nel Mediterraneo città metropolitana dello Stretto ? La reticenza, nel discutere di queste questioni, induce a pensare amaramente che si profila ancora una volta uno stravolgimento di programmi e progetti strategici per lo sviluppo del territorio terminale dell’Europa. Il rischio del fallimento è legato anche al mancato supporto alle pubbliche amministrazioni locali, storicamente deboli e da decenni paurosamente svuotate di organici e competenze. Come ha denunciato recentemente la Svimez, il 62 per cento dei Comuni del Sud ha giudicato complessa la partecipazione ai bandi del Pnrr, al limite, cioè, di non riuscire a farcela; per cui onde scongiurare rischi di non riuscire a portare a termine le opere sarebbero necessarie robuste e incisive azioni di aiuto delle amministrazioni locali, evitando gli scandalosi tentativi – che vedono trasversalmente d’accordo alcuni amministratori del Nord – di portare  nel Settentrione finanziamenti destinati al Meridione.

La stessa idea del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria, di cui si parla da secoli, attuale cavallo di battaglia del vicepremier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini, rassomiglia molto alla storia del cavallo di Troia, che fu un dono subdolo, che in realtà danneggio’ chi lo ricevette. Nel silenzio avvilente delle opposizioni e nei balbettìi soliti dei parlamentari meridionali, si sta ripetendo la scena di un vecchio film già visto, con promesse che difficilmente saranno mantenute. Ma bisogna fare attenzione: i meridionali sono stanchi, oltre che delusi e c’è un fuoco che se non si vede, cova però sotto la cenere. Chi oggi si mostra amico si ricordi le parole di San Girolamo: “È facile trasformare un amico in nemico, se non si mantengono le promesse”. Poche voci  preoccupate, si sentono, anche nel Mezzogiorno. Fa eccezione il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: «Vedo poco Sud nella manovra del Governo». Manfredi auspica che ci sia maggiore coesione istituzionale tra le amministrazioni del Sud, ma le sue parole finora sembrano cadute nel vuoto. Qual è la situazione oggi, con riferimento al Pnrr, la spiega  Gianfranco Viesti, economista autorevole e docente universitario, autore di Riuscirà il Pnrr a rilanciare l’Italia? (Saggine Donzelli), un libro che può aiutare i cittadini a capire meglio quel che è successo e soprattutto cosa può accadere. Viesti tempo fa ha coniato quel termine “secessione dei ricchi” che ha messo in guardia il Sud sul grande imbroglio che si cela dietro la riforma proposta dal ministro Calderoli.

Riguardo al Pnrr, dice: «Un paese non si rilancia con una lista di riforme e di investimenti scritte da tecnici, ma solo attraverso una visione politica del suo futuro. Il Pnrr, può rappresentare una tappa molto importante, ma senza queste scelte non può produrre un cambiamento». Non sembra, tuttavia, che per il nuovo governo il divario Nord Sud sia un problema, come, in verità, non lo è stato per tutti i precedenti: i segnali che arrivano – ripetiamo propaganda a parte – sembrano non andare nella giusta direzione, anzi la situazione sta peggiorando rispetto alle impostazioni del Governo di Mario Draghi che aveva vincolato il 40% degli investimenti alle regioni meridionali.

Di quelle percentuali, raccomandate anche dall’Ue, non si parla più, si sono perse le tracce come  si sono perse dei progetti capaci di risolvere l’annoso problema delle disuguaglianze tra Nord e Sud. Resta il ponte, per il quale, nonostante le date già sbandierate per l’inizio dei lavori, mancano le coperture finanziarie. C’è scritto nel Def (Documento di Finanza  pubblica) del Governo in carica. (mnu)

Romano (Zes): Perdere risorse del Pnrr sarebbe vilipendio

Per Giosy Romano, commissario Zes in Calabria, «perdere i fondi del Pnrr sarebbe un vilipendio», ma non solo: «sarebbe una sconfitta non soltanto per i soggetti attuatori ma per tutti i territori che ne potrebbero essere invece beneficiari».

«E lo ribadisco per mettere a disposizione la mia funzione, con i poteri straordinari di cui essa è depositaria e sfruttando quindi l’impianto normativo esistente, per consentire di portare a termine i progetti ed allocare tutte le risorse per nuovi investimenti», ha detto ancora, nel corso del suo intervento all’evento promosso da Fratelli d’Italia e dal Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) dal titolo Europa e territori calabresi, le infrastrutture che servono per favorire sviluppo e lavoro svoltosi a Corigliano Rossano.

Il nutrito ed autorevole parterre di ospiti chiamati a raccolta dall’Eurodeputato Denis Nesci in una affollatissima sala eventi dell’Hotel Roscianum è stato coordinato dal comunicatore e lobbista Lenin Montesanto che ha sottolineato a più riprese come, con la presidenza di Giorgia Meloni si stia finalmente diffondendo un approccio più normale, pacifico e salutare per la stessa alternanza democratica, rispetto alla necessità che su ogni questione e prospettiva di governo della cosa pubblica, locale e nazionale, possano e debbano essere assunte scelte politiche nette e come tali e senza alcun imbarazzo, identitarie, distintive ed anche virtuosamente divisive.

E della utilità di un governo finalmente politico e decisionista, da più parti auspicato anche per colmare con la prossima amministrazione comunale della Città di Corigliano-Rossano l’attuale gap nella filiera istituzionale del centro destra di governo, ha parlato anche Mario Smurra, presidente nazionale dell’Ente di Patronato e di Assistenza Sociale (EPAS) e vice segretario nazionale della Federazione Nazionale Agricoltura (FNA) che ha aperto l’evento, ripercorrendo le diverse tappe del suo storico impegno nel sociale e nel territorio, l’antico legame di collaborazione, stima ed amicizia con Cosimo Nesci, attuale segretario nazionale della Federazione Nazionale Agricoltura (FNA) e col figlio Denis, oggi – ha detto – prezioso rappresentante di questa grande città e di questo territorio nel Parlamento Europeo.

Sono quindi intervenuti Michele Arnoni del coordinamento provinciale di Fdi, Giuseppe Villella commissario del Circolo Fdi di Corigliano-Rossano, Gioacchino Campolo coordinatore cittadino di Fdi.

E poi ancora Luciana De Francesco, presidente della prima commissione affari istituzionali del Consiglio Regionale che ha sottolineato la necessità di destinare finalmente tutta l’attenzione necessaria all’infrastruttura portuale di Corigliano-Rossano; elogiando le iniziative del Presidente Occhiuto rispetto al rilancio degli scali aeroportuali, del Ministro Fitto in tema di Pnrr e degli assessori regionali, all’organizzazione e alle risorse umane Pietropaolo ed alle politiche per il lavoro Calabrese, rispettivamente per le loro iniziative in tema di società digitale e sulle politiche attive del lavoro. Hanno quindi portato il loro contributo, lo stesso assessore Calabrese che ha rimarcato la priorità di investire e favorire la formazione nei settori strategici per la Calabria, dell’agricoltura, del turismo e dell’edilizia; ed il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro in videoconferenza che ha insistito sulla utilità delle Zes digitali in Calabria finalmente in grado di poter giocare – ha scandito – un ruolo centrale rispetto agli investimenti che si stanno mettendo in campo.

«Sto cercando di dimostrare ovunque nella mia regione – ha concluso Nesci – che il ruolo di eurodeputato non equivale a prepensionamento ma a militanza a difesa degli interessi dei territori e dell’Italia».

Ringraziando Smurra per le parole di stima e affetto ma anche gli ex sindaci di Rossano Longo e Caputo presenti in sala per avergli consentito insieme a tutta la classe dirigente di Fdi di Corigliano-Rossano di essere – ha detto Nesci – l’eurodeputato più votato in Calabria; sottolineando inoltre il grande e distintivo impegno del senatore Rapani rispetto alla possibilità di riapertura dell’ex Tribunale di Rossano e sulla fattibilità della SS106; facendo gli auguri di successo ad Aldo Grispino nel pubblico e candidato a sindaco a Mandatoriccio; unendosi, infine, anch’egli alle attestazioni di elogio per l’impegno gigante messo in campo dal ministro Fitto in tema di Pnrr e «per smontare – ha aggiunto – le fake news anti nazionali diffuse dalla sinistra a Bruxelles, Nesci ha concluso sottolineando che, così come la questione migranti è finalmente al centro dell’agenda politica europea con tre consigli europei in pochi mesi (mai accaduto fino ad oggi) soltanto grazie all’autorevolezza del Governo Meloni, allo stesso modo – ha chiosato – il decisionismo politico e le scelte di buon senso dell’attuale classe di governo nazionale saranno lo stimolo più importante per un Sud ed una Calabria che vuole e saprà riprendersi in mano il proprio destino, per competere alla pari e vincere tutte le sfide sul tavolo». (rcs)

CALABRIA, SONO A RISCHIO I FONDI UE
IMPEDIRE DI FARLI TORNARE A BRUXELLES

di FRANCESCO CANGEMI – Quando si tratta di fondi europei la nostra regione rischia sempre di far tornare indietro ciò che arriva da Bruxelles. La Calabria, infatti, è agli ultimi posti nella classifica regionale italiana per la spesa dei fondi strutturali della politica di coesione dell’Ue. È quanto emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea e che coprono l’andamento delle allocazioni fino al 31 dicembre 2022. Alla fine dell’anno scorso la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa 1,3 miliardi di euro su 2,2 miliardi, cioè il 58% del fondo che unisce, nel caso della Calabria, sia quello per lo sviluppo regionale (Fesr) sia quello sociale (Fse) nel periodo di programmazione 2014-2020.

Restano quindi da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno circa 940 milioni di euro per non rischiare di perdere le risorse. È da notare che le risorse assegnate alla Calabria sono tra le più consistenti tra le regioni italiane. Dai dati esaminati emerge inoltre che le regioni hanno speso in media il 75% (circa 25 miliardi di euro) delle risorse Ue, mentre i programmi nazionali si sono fermati al 43% (circa 13 miliardi). Restano quindi ancora quote importanti da spendere entro la fine dell’anno, termine ultimo per non perdere risorse sempre più preziose alla luce delle ristrettezze che si stanno profilando per il bilancio nazionale anche nella prospettiva del ripristino delle regole Ue sui conti pubblici.

«La Regione più povera d’Italia che non riesce a programmare e a spendere le ingenti risorse messe in campo dall’Unione europea. I dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea parlano chiaro: la spesa certificata da Bruxelles è pari al 58%, tra fondi Fers e Use, ossia 1,3 miliardi sui 2,20 miliardi che dovevamo spendere nel periodo 2014-2020. Un totale di 940 milioni di euro che rimanderemo al mittente se non saremo in grado di spenderli entro il 31 dicembre 2023». A dirlo è il consigliere regionale e capogruppo del Movimento 5 stelle in consiglio regionale, Davide Tavernise.

«Alla luce di tutto ciò appare sempre più incomprensibile il comportamento della maggioranza Occhiuto che si è permessa il lusso di bocciare la commissione speciale da me promossa in consiglio regionale per monitorare i Fondi europei e quelli specifici del Pnrr. E appare ancora più grave questa scelta, alla luce delle ristrettezze economiche che promette l’ultimo documento finanziario presentato dal Governo, che proprio oggi pomeriggio in maniera maldestra e scoordinata è stato bocciato per mancanza di numeri della maggioranza, e del ripristino delle regole Ue sui conti pubblici».

«Ci troviamo di fronte – ha detto ancora Tavernise – ad una classe dirigente regionale e nazionale che ogni giorno contraddice se stessa e mette seriamente in pericolo l’economia del nostro Paese, in un periodo in cui si profila all’orizzonte una nuova e più stringente austerity. Ancora una volta porgiamo una mano per il bene della nostra regione a questa maggioranza rilanciando la necessità di costituire nel più breve tempo possibile una commissione di controllo sulla spesa dei fondi europei e del Pnrr».

«Il risultato che emerge da un’analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion data della Commissione europea e che coprono l’andamento delle allocazioni fino al 31 dicembre 2022 fa emergere una situazione drammatica se si considera che la regione Calabria è agli ultimi posti in Italia per la spesa dei fondi strutturali della politica di coesione della Ue». Queste le dichiarazioni del consigliere regionale Antonio Billari, a commento del report della Commissione Europea sull’utilizzo dei fondi dedicati alla Regione Calabria.

«Se alla fine dell’anno scorso la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa 1,3 miliardi di euro su 2,2 miliardi, cioè il 58% del fondo che unisce, nel caso della Calabria, sia quello per lo sviluppo regionale (Fesr) sia quello sociale (Fse) nel periodo di programmazione 2014-2020 il dato che abbiamo il dovere di analizzare – afferma Billari – è il fatto che resterebbero da spendere e rendicontare entro la fine dell’anno circa 940 milioni di euro per non rischiare di perdere le risorse destinate al nostro territorio».

Secondo il consigliere regionale «la sfida che la Regione Calabria ha dinnanzi è molto complessa e ci deve fare riflettere come fino ad oggi al netto delle chiacchiere e degli annunci “i fatti stanno a zero”», dichiara Antonio Billari che afferma: «Non credo sia utile valorizzare il fatto che le altre regioni hanno speso in media il 75% (circa 25 miliardi di euro) delle risorse Ue, mentre i programmi nazionali si sono fermati al 43% (circa 13 miliardi) ma è certa la necessità che gli uffici preposti a seguire questo iter cruciale per la nostra regione meritano di avere personale in numero sufficiente e con competenze specifiche per non bucare la sfida con l’Europa rispetto alla valorizzazione del nostro territorio».

«Chiederò al presidente della Regione – conclude il consigliere regionale – di istituire una task force con le migliori energie della nostra regione e che coinvolga anche le eccellenze universitarie perché la sfida che abbiamo difronte riguarda la possibilità di immettere nel tessuto sociale ed economico della nostra regione risorse certe e spendibili».

«Mi farò carico anche coinvolgendo l’intero consiglio regionale della Calabria che questo complesso iter burocratico e progettuale venga seguito con massima attenzione e priorità – dice – consapevole che l’Europa è vicina se però le opportunità che da essa ne derivano vengano colte e non disperse».

Sulla questione interviene anche il Pd Calabria con una nota. «Desta profonda preoccupazione il ritardo con il quale la Regione sta procedendo alla spesa delle risorse messe a disposizione dalla  programmazione europea 2014-2020 riferita ai fondi Fesr e Fse – scrive in una nota il Partito democratico calabrese –. Secondo i dati pubblicati, già da qualche tempo, sul portale Cohesion data della Commissione europea tracciano un quadro davvero allarmante. Al 31 dicembre 2022 la spesa certificata della Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a circa a 1,3 miliardi di euro su 2,2. La Regione ha dunque utilizzato soltanto il 60% delle risorse».

«Il rischio concreto, dunque, – continua la nota dei dem – è quello di vedere evaporare qualcosa come 900 milioni di euro se tali risorse non saranno messe a terra entro il prossimo 31 dicembre. È evidente che esistono problemi strutturali all’interno della macchina amministrativa e burocratica regionale che, da sempre, non agevolano una snella e efficace programmazione della spesa. Non è possibile, però, che non si provi ad effettuare alcun cambiamento per tentare di invertire la rotta. Il centrodestra è ormai al governo da alcuni anni e non può non assumersi la propria parte di responsabilità. Fuori da ogni strumentalizzazione chiediamo al presidente Occhiuto di avviare immediatamente un tavolo di confronto permanente con il Consiglio regionale, i sindacati, le associazioni di categoria, i sindaci, le Università e tutti i soggetti in grado di fornire il proprio contributo per fare in modo di intervenire prontamente per mettere in salvo la maggior parte delle risorse possibili. La Calabria non può permettersi di perdere ulteriori occasioni, specialmente in questo periodo in cui la crisi economica e l’aumento dei costi di energia e materie prime stanno mettendo a dura prova il suo già fragile sistema socio-economico».

In più i consiglieri regionali di opposizione, rappresentati dal Pd, dai Cinquestelle e dal Gruppo misto, hanno chiesto la convocazione di un Consiglio ad hoc sul tema.

A rispondere sulla questione ci pensa, con una nota, Marcello Minenna, assessore all’Ambiente, alle partecipate, alla programmazione unitaria e ai progetti strategici della Regione Calabria.

«I bandi relativi ai Programmi operativi regionali sono in stand by non solo in Calabria, ma in tutte le Regioni del Paese – dice l’assessore regionale – Questo perché il governo nazionale ha deciso di procedere ad una accurata ricognizione di tutte le risorse comunitarie non spese, prima di rendere disponibili ai territori i nuovi fondi. Come noto il Por viene utilizzato essendo in parte cofinanziato dalla Regione, attraverso il Fondo di sviluppo e coesione».

«Non avendo ancora le risorse dell’Fsc la diretta conseguenza è avere dei ritardi nei bandi per il Por – ha spiegato ancora –. Il ministro Raffaele Fitto sta facendo un lavoro encomiabile e preciso per evitare gli errori degli scorsi decenni, ed è quasi inevitabile che in questi primi mesi questo approfondimento abbia dei contraccolpi temporali in merito al timing con il quale utilizzare le risorse Por. Il governo ci ha comunque rassicurato, e ha dato la sua disponibilità a predisporre nelle prossime settimane le delibere Cipess attraverso le quali i fondi Fsc verranno distribuiti alle Regioni, per poter così procedere al corretto utilizzo del Programma operativo regionale».

«Avremo qualche piccolo ritardo, ma – questa l’intenzione dell’esecutivo nazionale – con i conseguenti contratti che verranno siglati con le singole Regioni il nostro Paese – ha concluso – dovrebbe essere messo nelle condizioni di spendere meglio e bene le risorse Ue, e di controllare, territorio per territorio, il corretto cronoprogramma dell’utilizzo di questi fondi». (fc)

Sanità, Straface: Nell’ambito del Pnrr già consegnate 163 grandi apparecchiature

«Nell’ambito del Pnrr già consegnate 163 grandi apparecchiature su 285». È quanto ha reso noto la consigliera regionale e presidente della Terza Commissione Sanità, Pasqualina Straface.

Nel corso dei lavori della terza commissione regionale Sanità, attività sociali, culturali e formative, è stato audito il dirigente della unità organizzativa autonoma Investimenti sanitari, Pasquale Gidaro. Nella precedente seduta il dirigente aveva fatto il punto sulla realizzazione dei tre ospedali della Sibaritide, della Piana e di Vibo Valentia. In questa seconda parte della sua audizione l’attenzione era puntata su argomenti quali l’accordo di programma quadro riferito agli investimenti per la rete regionale ospedaliera, sugli investimenti in nuove tecnologie e sull’attuazione del Pnrr per la Sanità calabrese. 

«Introducendo l’argomento – ha spiegato a margine della commissione, Pasqualina Straface – ho sottolineato il forte impulso che il presidente Occhiuto ha voluto imprimere alle attività di definizione del Piano Operativo Regionale della Missione Salute del PNRR, che erano in forte ritardo di attuazione all’atto del suo insediamento. In pochi mesi, grazie alle attività di indirizzo del commissario ed alla pronta risposta del competente settore regionale del Dipartimento Tutela della Salute e dei commissari straordinari e degli uffici tecnici delle aziende del servizio sanitario regionale, sono stati portati a termine tutti gli adempimenti previsti dalla road-map del Ministero della Salute e di Agenas. Il Piano Operativo Regionale Pnrr-M6 costituisce parte integrante del Contratto Istituzionale di Sviluppo sottoscritto il 30 maggio 2022 dal governatore e commissario ed il Ministro della Salute».

«Il Piano stesso – ha ricordato – è strutturato in 11 linee di investimento ed è costituito complessivamente da 424 interventi, per un importo complessivo di 350.010.679,47 euro. Una linea di investimento prevede la fornitura di  285 grandi apparecchiature tra tac, risonanze magnetiche, mammografi, angiografi, pet/tac e acceleratori lineari: 163 sono state consegnate, e tra queste 156 sono già in esercizio. Tra l’altro l’informatizzazione e la digitalizzazione sono aspetti importantissimi per il nostro sistema sanitario regionale. In questo ambito sono previsti 20 ospedali di comunità con un finanziamento di 52 milioni di euro. Si tratta di strutture sanitarie territoriali che svolgono funzione intermedia tra il domicilio, la residenzialità socio sanitaria e il ricovero ospedaliero che operano a bassa e media intensità di cura, nei deficit funzionali o cronici. Le procedure attuative degli interventi sono sostanzialmente in linea con i target e milestones previste dal cronoprogramma del Pnrr».

«Rispetto al programma di ammodernamento delle tecnologie – ha sottolineato ancora la presidente Straface – la Regione ha previsto di rinnovare e potenziare il parco delle grandi apparecchiature biomediche delle aziende sanitarie e ospedaliere della Regione Calabria, per garantire percorsi diagnostici terapeutici più efficaci, soprattutto in campo oncologico, e di ridurre le liste di attesa. Con proprio Dca il presidente Occhiuto, commissario ad acta per il piano di rientro, ha approvato il “Programma di ammodernamento tecnologico”, con dieci apparecchiature ammesse a finanziamento con decreto del Ministero della Salute».

«L’amministrazione regionale – ha detto ancora Pasqualina Straface – ha programmato anche la riqualificazione dei servizi di radioterapia oncologica di ultima generazione, in attuazione ad un decreto ministeriale. Rispetto ai 100milioni complessivi stanziati alle regioni del mezzogiorno, alla Calabria sono stati destinati 9,4 milioni, integrati con una quota aggiuntiva a carico della Regione pari a 600 mila euro. L’attuazione del programma consentirà alla Regione di dotarsi di apparecchiature di ultima generazione in grado rispondere alle sempre più complesse esigenze cliniche in campo radioterapico. Anche questo programma è in fase di attuazione». (rrc)

VOLONTÀ POLITICA E CAPACITÀ TECNICA
PER NON PERDERE L’OCCASIONE DEL PNRR

di PIETRO MASSIMO BUSETTA  Si è compreso finalmente che se non si centralizzano alcune funzioni il rischio che le risorse del PNRR non si riusciranno a spendere  è molto alto.  E la linea del  centralismo fa passi da gigante nel nostro Paese. Anche se tale  concetto va in rotta di collisione con il progetto di autonomia differenziata di Calderoli, che invece punta a trasferire funzioni alle Regioni.

Ma pare si segua il consiglio  del Vangelo, a chi fa della carità, cioè  “che la sinistra non sappia quello che fa la destra” e il Governo sta lavorando attuando bene tale indicazione. 

Il ministro Raffaele Fitto con decreto del Presidente che rende operativa la nuova governance ormai ha la sua task force. In realtà in questo modo si depotenzia il Ministero della Economia a guida leghista, dando potere e responsabilità al Ministro Fitto, che come è noto aderisce a Fratelli d’Italia.

In realtà si supera l’impostazione di Draghi, che aveva previsto una distribuzione di competenze tra Chigi e Met. Si fa prevalere il primo sul secondo. In tutto questo il ruolo delle Regioni diventa meno fondamentale, anzi alcune volte possono essere bypassate  e quindi si spiega il loro malcontento, così come quello dei Comuni,  ed il controllo sulla semplificazione e l’attuazione del Pnrr va in mano Fitto  e conseguentemente alla Meloni. 

Ma forse si potrebbe approfittare di tale opportunità per indirizzare meglio i fondi  che, dispersi in tanti rivoli e soprattutto indirizzati a finanziare i diritti di cittadinanza, potrebbero perdere quella forza dirompente che dovrebbe consentire alle attività produttive, in particolare del Mezzogiorno, di partire con un’accelerazione finora mai vista. 

La Struttura di missione  sarà guidata da un coordinatore e composta da 50 impiegati e 14 dirigenti, a cui si aggiungeranno 20 esperti, anche esterni alla Pa. Quindi parliamo di 84 unità. Così  la task force di Fitto non solo “indirizzerà e coordinerà” ma avrà anche il monitoraggio del lavoro dei Ministeri che sono i soggetti attuatori. La missione 1, quella che riguarda la digitalizzazione e ha anche la missione istruzione e ricerca, avrà il compito dell’attuazione.  E all’interno di tale missione vi é la realizzazione dei 265 mila posti negli asili nido.  Compito estremamente complesso e che registra ancora ritardi considerevoli. Anche la parte della comunicazione e gli obblighi di pubblicità saranno affidati all’Ufficio IV. 

Al Mef resta l’Ispettorato generale, una nuova struttura che sarà ubicata presso la Ragioneria e che viene coinvolta  solo quando si parla dell’acquisizione dei dati sull’attuazione dei progetti. 

Un ruolo importante ma da ufficio statistico. Il vero problema é che si altera nel Governo proprio il rapporto tra i due ministeri considerato che anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha in mente di rivedere il Piano, riallocando le risorse in maniera da privilegiare alcuni progetti rispetto ad altri e qui la partita é tutta politica. E riguarda la posizione di un Ministro che dovrebbe avere una attenzione maggiore alle problematiche del Mezzogiorno rispetto ad un altro che ricorderete é volato negli Usa per spostare la Intel da Catania o dalla Puglia a Vigasio in Veneto, a pochi chilometri da Verona. 

Come dice il sommo Poeta “O muse, o alto ingegno, or m’aiutate; o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate”. E qui si vedrà la capacità di Raffaele Fitto di attuare gli obiettivi veri per cui le risorse del Pnrr sono state concesse all’Italia in cosi larga misura. 

Cioè di cercare di chiudere i divari e cercare di valorizzare la posizione logistica dell’Italia, ormai stivale immerso nel Mediterraneo non più della sola Italia ma anche  dell’Europa. Nonché di far partire quella seconda locomotiva che dovrebbe consentire al nostro Paese di continuare a mantenere i ritmi accelerati dell’ultimo periodo. 

In tale logica potrebbe essere interessante provare a  realizzare alcune opere a terra che riguardano il ponte sullo stretto di Messina e che potrebbero trovare risorse nel piano.    

Molti progetti, riguardanti la parte logistica sono  già pronti, ma ovviamente c’è bisogno di due azioni contemporanee: una riguardante una volontà politica determinata, ed un’altra una capacità tecnica adeguata per consentire ad alcuni progetti di rientrare nelle condizioni previste dall’Unione. 

Non è un compito semplice, neanche per Raffaele Fitto, che dovrà fare i conti con gli interessi contrapposti e con la solita  bulimia di una parte del Paese, che ha visto nell’abbondanza di risorse un’occasione unica per potere completare alcuni investimenti rimasti al palo, come si è visto con i due stadi di Venezia e di Firenze, che sono il simbolo di un approccio dietro il quale è facile prevedere si nascondano tanti altri interventi che all’Unione Europea possono essere sfuggiti. 

La lotta è impari: tra chi ha corpo e gambe ben allenate per combattere e chi esile ed emaciato deve raccogliere tutte le proprie forze per fare l’indispensabile e che sarà soccombente se qualcuno dall’esterno non lo aiuterà a non essere sopraffatto. 

La centralizzazione dei poteri effettuata nel Ministero per il Sud dovrebbe avere questo obiettivo, in una logica di Paese, mai in realtà veramente perseguita.  Ma un secondo compito, estremamente complesso, riguarderà un Ministro, che ha un apparato che é diventato centrale, come mai lo é stato nella politica italiana, ed è quello di evitare che in un gioco delle tre carte, perseguendo interessi di bilancio complessivi, si spostino risorse destinate al Sud per le esigenze più varie, in una logica di bancomat, spesso utilizzata nel passato dal nostro Paese, che ha adottato in tutti i vertici decisionali ed istituzionali la teoria della locomotiva che deve essere in qualche modo aiutata a non fermarsi.

Anche la recente presa di posizione di Confindustria di destinare alcune risorse del Pnrr a industria 4.0 va nella stessa direzione, perché è evidente che tale indirizzo non potrà che concentrarsi sul sistema produttivo italiano che è fondamentalmente nordico, se non si limita l’intervento con quote stabilite opportunamente vincolate al solo Sud. Le forze in campo sono tante ed ognuna tira la coperta in modo da coprirsi, la battaglia mediatica che é partita sull’opportunità del ponte di Messina la dice lunga  sulla posta in campo. Il cambio di passo é difficile ma necessario  per il bene di tutti. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]