LE OSSERVAZIONI DEL PROF. BUSETTA (UNIPALERMO) SUL RISCHIO DI NON RIUSCIRE A UTILIZZARE LE RISORSE UE;
Il ministro Raffaele Fitto

VOLONTÀ POLITICA E CAPACITÀ TECNICA
PER NON PERDERE L’OCCASIONE DEL PNRR

di PIETRO MASSIMO BUSETTA  Si è compreso finalmente che se non si centralizzano alcune funzioni il rischio che le risorse del PNRR non si riusciranno a spendere  è molto alto.  E la linea del  centralismo fa passi da gigante nel nostro Paese. Anche se tale  concetto va in rotta di collisione con il progetto di autonomia differenziata di Calderoli, che invece punta a trasferire funzioni alle Regioni.

Ma pare si segua il consiglio  del Vangelo, a chi fa della carità, cioè  “che la sinistra non sappia quello che fa la destra” e il Governo sta lavorando attuando bene tale indicazione. 

Il ministro Raffaele Fitto con decreto del Presidente che rende operativa la nuova governance ormai ha la sua task force. In realtà in questo modo si depotenzia il Ministero della Economia a guida leghista, dando potere e responsabilità al Ministro Fitto, che come è noto aderisce a Fratelli d’Italia.

In realtà si supera l’impostazione di Draghi, che aveva previsto una distribuzione di competenze tra Chigi e Met. Si fa prevalere il primo sul secondo. In tutto questo il ruolo delle Regioni diventa meno fondamentale, anzi alcune volte possono essere bypassate  e quindi si spiega il loro malcontento, così come quello dei Comuni,  ed il controllo sulla semplificazione e l’attuazione del Pnrr va in mano Fitto  e conseguentemente alla Meloni. 

Ma forse si potrebbe approfittare di tale opportunità per indirizzare meglio i fondi  che, dispersi in tanti rivoli e soprattutto indirizzati a finanziare i diritti di cittadinanza, potrebbero perdere quella forza dirompente che dovrebbe consentire alle attività produttive, in particolare del Mezzogiorno, di partire con un’accelerazione finora mai vista. 

La Struttura di missione  sarà guidata da un coordinatore e composta da 50 impiegati e 14 dirigenti, a cui si aggiungeranno 20 esperti, anche esterni alla Pa. Quindi parliamo di 84 unità. Così  la task force di Fitto non solo “indirizzerà e coordinerà” ma avrà anche il monitoraggio del lavoro dei Ministeri che sono i soggetti attuatori. La missione 1, quella che riguarda la digitalizzazione e ha anche la missione istruzione e ricerca, avrà il compito dell’attuazione.  E all’interno di tale missione vi é la realizzazione dei 265 mila posti negli asili nido.  Compito estremamente complesso e che registra ancora ritardi considerevoli. Anche la parte della comunicazione e gli obblighi di pubblicità saranno affidati all’Ufficio IV. 

Al Mef resta l’Ispettorato generale, una nuova struttura che sarà ubicata presso la Ragioneria e che viene coinvolta  solo quando si parla dell’acquisizione dei dati sull’attuazione dei progetti. 

Un ruolo importante ma da ufficio statistico. Il vero problema é che si altera nel Governo proprio il rapporto tra i due ministeri considerato che anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha in mente di rivedere il Piano, riallocando le risorse in maniera da privilegiare alcuni progetti rispetto ad altri e qui la partita é tutta politica. E riguarda la posizione di un Ministro che dovrebbe avere una attenzione maggiore alle problematiche del Mezzogiorno rispetto ad un altro che ricorderete é volato negli Usa per spostare la Intel da Catania o dalla Puglia a Vigasio in Veneto, a pochi chilometri da Verona. 

Come dice il sommo Poeta “O muse, o alto ingegno, or m’aiutate; o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate”. E qui si vedrà la capacità di Raffaele Fitto di attuare gli obiettivi veri per cui le risorse del Pnrr sono state concesse all’Italia in cosi larga misura. 

Cioè di cercare di chiudere i divari e cercare di valorizzare la posizione logistica dell’Italia, ormai stivale immerso nel Mediterraneo non più della sola Italia ma anche  dell’Europa. Nonché di far partire quella seconda locomotiva che dovrebbe consentire al nostro Paese di continuare a mantenere i ritmi accelerati dell’ultimo periodo. 

In tale logica potrebbe essere interessante provare a  realizzare alcune opere a terra che riguardano il ponte sullo stretto di Messina e che potrebbero trovare risorse nel piano.    

Molti progetti, riguardanti la parte logistica sono  già pronti, ma ovviamente c’è bisogno di due azioni contemporanee: una riguardante una volontà politica determinata, ed un’altra una capacità tecnica adeguata per consentire ad alcuni progetti di rientrare nelle condizioni previste dall’Unione. 

Non è un compito semplice, neanche per Raffaele Fitto, che dovrà fare i conti con gli interessi contrapposti e con la solita  bulimia di una parte del Paese, che ha visto nell’abbondanza di risorse un’occasione unica per potere completare alcuni investimenti rimasti al palo, come si è visto con i due stadi di Venezia e di Firenze, che sono il simbolo di un approccio dietro il quale è facile prevedere si nascondano tanti altri interventi che all’Unione Europea possono essere sfuggiti. 

La lotta è impari: tra chi ha corpo e gambe ben allenate per combattere e chi esile ed emaciato deve raccogliere tutte le proprie forze per fare l’indispensabile e che sarà soccombente se qualcuno dall’esterno non lo aiuterà a non essere sopraffatto. 

La centralizzazione dei poteri effettuata nel Ministero per il Sud dovrebbe avere questo obiettivo, in una logica di Paese, mai in realtà veramente perseguita.  Ma un secondo compito, estremamente complesso, riguarderà un Ministro, che ha un apparato che é diventato centrale, come mai lo é stato nella politica italiana, ed è quello di evitare che in un gioco delle tre carte, perseguendo interessi di bilancio complessivi, si spostino risorse destinate al Sud per le esigenze più varie, in una logica di bancomat, spesso utilizzata nel passato dal nostro Paese, che ha adottato in tutti i vertici decisionali ed istituzionali la teoria della locomotiva che deve essere in qualche modo aiutata a non fermarsi.

Anche la recente presa di posizione di Confindustria di destinare alcune risorse del Pnrr a industria 4.0 va nella stessa direzione, perché è evidente che tale indirizzo non potrà che concentrarsi sul sistema produttivo italiano che è fondamentalmente nordico, se non si limita l’intervento con quote stabilite opportunamente vincolate al solo Sud. Le forze in campo sono tante ed ognuna tira la coperta in modo da coprirsi, la battaglia mediatica che é partita sull’opportunità del ponte di Messina la dice lunga  sulla posta in campo. Il cambio di passo é difficile ma necessario  per il bene di tutti. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]