I gruppi di opposizione in Consiglio regionale chiedono convocazione straordinaria per Pnrr e Por

Fare il punto dello stato di attuazione del Pnrr e del Por. È quanto hanno chiesto i consiglieri regionali di opposizione Mimmo Bevacqua (Pd), Davide Tavernise (M5S) e Antonio Lo Schiavo (Misto), depositando la richiesta di convocare un’Assemblea straordinaria a riguardo.

«I ritardi che si stanno registrando a tutti i livelli – hanno spiegato i consiglieri regionali di opposizione – stanno destando profonda preoccupazione e una Regione estremamente fragile come la Calabria non può permettersi di disperdere risorse. Riteniamo, dunque, indispensabile che la giunta regionale guidata da Roberto Occhiuto riferisca puntualmente sullo stato di attuazione di Pnrr e Por».

«Il Consiglio regionale non può continuare ad essere mortificato nelle sue funzioni e prerogative – hanno concluso – in quanto in ogni occasione possibile abbiamo evidenziato la mancanza di informativa in merito a tale problematiche. Ora ci auguriamo che con questa  richiesta si faccia  chiarezza su tante questioni e dubbi inerenti le prospettive di crescita  della nostra Regione». (rrc)

Russo (Cisl): Ci sono le condizioni per creare lavoro dignitoso con fondi del Pnrr

Il segretario generale di Cisl CalabriaTonino Russo, ha evidenziato come «ci sono le condizioni per creare lavoro dignitoso e sicuro grazie ai fondi del Pnrr e ad altre risorse europee e nazionali, che devono essere spese bene per qualificare il lavoro, modernizzare il Paese, e agganciare anche nel Sud e nella nostra regione crescita e ripresa».

La Cisl calabrese, infatti, è a Potenza con una nutrita rappresentanza di tutte le categorie di lavoratori e dei pensionati per partecipare alla manifestazione nazionale unitaria con Cgil e Uil sul tema Una Repubblica fondata sul lavoro, nel 75° anno della Costituzione.

«Vogliamo sottolineare – ha proseguito il sindacalista – la necessità di compiere uno sforzo ulteriore, tutti insieme, perché il significato della Festa dei Lavoratori possa essere condiviso e assaporato da tutti anche in Calabria, dove ancora l’occupazione scarseggia, è troppo spesso precaria, e dove ci si imbatte, in tante situazioni, nella mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro».

«Per la Cisl – ha ribadito – è particolarmente importante il richiamo della manifestazione di Potenza alla Costituzione della Repubblica nel 75° anno dalla sua entrata in vigore. È importante il richiamo all’art. 1, ma anche all’art. 5 che ci parla di una Repubblica “una e indivisibile” e ci fa ribadire che ogni ipotesi di regionalismo differenziato deve essere affrontata e discussa con le parti sociali, con i territori, nel Parlamento, senza forzature».

«E, ai fini dell’attuazione dell’art. 46 della Costituzione – ha annunciato – la Cisl avvierà nelle prossime settimane una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare sulla democrazia economica, perché sia finalmente concretizzato il “diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende».

«Il nostro Paese è in una fase delicata – ha concluso – in cui bisogna investire per il futuro delle nuove generazioni. Ciò – conclude Tonino Russo – dovrebbe spingere tutti, Governo, parti sociali, forze sane dei territori, alla responsabilità del confronto e del dialogo per individuare insieme le strade da percorrere. È l’appello che la Cisl lancia in questo Primo Maggio e che vuole testimoniare con la sua presenza in piazza». (rcz)

Occhiuto (FI): Le risorse del Pnrr vanno spese, e bene

Il senatore di Forza Italia, Mario Occhiuto, intervenendo sull’informativa del ministro Fitto sul Pnrr, ha ricordato come «il Pnrr italiano è stato concepito in un momento storico di grande allarme che ha fatto sentire tutti compartecipi e, allo stesso tempo, tutti in qualche modo esenti da precise responsabilità».

«La conseguenza – ha aggiunto – è stata un Piano con investimenti di entità mai vista prima ma, per certi versi, troppo ambizioso rispetto ai limiti temporali. Il governo di centrodestra si è assunto la responsabilità di correggere e recuperare una situazione difficilissima: stiamo lavorando, insieme, nell’interesse del Paese».

«I finanziamenti – ha proseguito – devono essere distribuiti su tutto il territorio nazionale per superare i perduranti svantaggi di alcune regioni del Sud. Sarebbe paradossale se si pensasse di usare questi fondi principalmente al Nord, aumentando il gap infrastrutturale e lasciando i cittadini del Sud più indebitati. Conosciamo i problemi legati alla cronica incapacità di spesa della pubblica amministrazione italiana, così come la lentezza degli iter per le opere pubbliche: non a caso, da questo punto di vista, l’Italia è penultima in Europa».

«Sappiamo, anche – ha concluso – che il blocco del turnover nella Pa ha portato all’invecchiamento del personale e alla desertificazione degli uffici. Nonostante ciò, abbiamo il dovere di spendere tutte, e di spendere bene, le risorse del Pnrr non solo per far ripartire il Paese ma anche per l’obbligo etico di rispondere alle sfide che ci attendono, dalla transizione ecologica alla tutela della salute, fino all’inclusione sociale». (rp)

PER IL PNRR SI PUÒ ANCORA RIMEDIARE,
OCCHIO, PERÒ, AI “FURBETTI” DEL NORD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Con il sì anche della Camera quello che è stato sempre un invito alla politica italiana di passare dal disimpegno automatico alla sostituzione dei poteri diventa un fatto acquisito. Ci si chiede perché avviene solo adesso e non si è mai avuto lo stesso approccio per i fondi strutturali. La risposta risiede nel fatto che l’approccio alla spesa dei fondi strutturali, contrariamente a quello della Spagna  per esempio, è stato ritenuto un fatto che riguardava le Regioni meridionali più che tutto il Paese. E quindi si è trascurato di intervenire.

Adesso che invece il Pnrr viene ritenuto un progetto che riguarda tutto il Paese si corre ai ripari per evitare di perdere le risorse. Si tratta del terzo decreto legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tante volte ho auspicato l’accentramento dei poteri presso la Presidenza del Consiglio. E con la ratifica del decreto legge la governance del Pnrr passa ufficialmente a Palazzo Chigi. Anche se siamo ancora a oltre tre anni dalla scadenza del 31/12/2026, data prevista per il completamento delle opere finanziate con il Piano di Ripresa e Resilienza, è sembrato opportuno cambiare le regole e rivedere la cabina di regia, oltre che semplificare per accelerare gli investimenti e raccordare in modo virtuoso il Pnrr con le politiche di coesione.

È un correre ai ripari per evitare quella che sembrava essere la “cronaca di una morte annunciata”. Perché è evidente che le amministrazioni locali, sopratutto nel Mezzogiorno, a corto di risorse umane oltre che di qualifiche adeguate, rischiavano di fallire gli obiettivi. Problema che continua a rimanere e che in questo modo si cerca di superare ma che è facile prevedere non potrà essere totalmente risolto.

In tale logica va anche la norma sulla stabilizzazione del personale. Fatto importantissimo perché spesso le istituzioni meridionali, Regioni e Comuni, hanno avuto professionalità impiegate a tempo determinato per progetti europei. Anche se prevedere un periodo di 24 mesi per accedere a tale beneficio forse è eccessivo, perché in genere gli incarichi sono stati dati da meno tempo. In tale direzione va  la normativa che prevede che i vertici apicali aprano le porte ai pensionati della stessa Pubblica amministrazione, i quali potranno ricoprire incarichi retribuiti di vertice presso Enti e Istituti. 

Vedremo cosa accadrà e cosa ci dirà periodicamente il Met, al quale è rimasto il monitoraggio. Ovviamente si tratta di una rivoluzione che avrà bisogno di tempo per essere attuata, con tutte le incognite della ripartenza. Ci vorrà molta determinazione per non perdere tempo prezioso.

L’altro aspetto che non bisogna perdere di vista e che in questa confusione dovuta al cambiamento, sicuramente  necessario, non si sposti la destinazione dei fondi per cui qualche “furbetto” sottragga risorse al Mezzogiorno per destinarle ad altre aree, che probabilmente avranno anche più capacità di spesa, ma tradendo i principi base per cui tali risorse sono state destinate all’Italia, cioè di ridurre le disuguaglianze.

Alla struttura centralizzata sarà più facile interloquire con la Commissione Europea, che certo, però, dovrà rendersi conto delle maggiori difficoltà che le realtà a sviluppo ritardato possano avere. Se avessero infatti buona capacità di spesa non sarebbero a sviluppo ritardato. Forse bisogna prevedere trattamenti differenti.

Non va certamente utilizzata la scorciatoia, più volte adombrata da Giuseppe Sala piuttosto che da Luca Zaia, di fare spendere a chi é magari più bravo e che é pronto a monopolizzare le risorse.

Nella possibile revisione del Pnrr due suggerimenti: il primo di concentrare le risorse piuttosto che sulla equiparazione dei diritti di cittadinanza, asili nido, scuole, sanità, sulle condizioni per favorire gli investimenti produttivi, cioè nell’attuare le condizioni di stato minimo nella infrastrutturazione e nella lotta alla criminalità e nei vantaggi competitivi rispetto alle aree sviluppate, riguardanti cuneo fiscale e tassazione degli utili di impresa, in particolare nelle Zone Economiche Speciali.

Ovviamente l’equiparazione é un obiettivo da raggiungere ma con le risorse ordinarie. Il secondo di concentrare le risorse su pochi grandi progetti,  come l’alta velocità ferroviaria, il completamento delle autostrade mancanti, anche se é chiaro che i tempi potrebbero essere insufficienti per tali grandi opere.

Certo l’ultima opzione, di rinunciare alle risorse a debito, concesse a tassi particolarmente favorevoli che, in una condizione di inflazione non più  zero virgola, sono a tassi negativi, mi pare quella proprio da scartare.

L’occasione del Pnrr può essere utile per il Paese per una riflessione di come gestire le risorse messe a disposizione dall’Unione. Che forse andava fatta prima e che porterà a semplificazioni ed all’ammodernamento di tante procedure. Il processo che stiamo vivendo forse sarà utile a tutto il Paese. Dai momenti di crisi possono venire le spinte giuste per una ripartenza complessiva. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

Baldino (M5S): Grave decisione del Consiglio regionale di bocciare Commissione speciale per Pnrr

La deputata del M5S, Vittoria Baldino, ha definito «grave la decisione del consiglio regionale in Calabria, a maggioranza di centrodestra, di bocciare la nostra proposta di istituire una commissione speciale sui fondi del Pnrr e sui fondi europei».

«Si rischia, così  – ha spiegato – di perdere oltre 1,4 miliardi di euro parte dei quali sono destinati al potenziamento della medicina territoriale, alla realizzazione di case e ospedali di comunità, in un territorio come quello calabrese che già registra i livelli essenziali di assistenza (Lea) ripetutamente al di sotto della sufficienza. Con questa decisione il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, si palesa come il maggiordomo di un governo che sta seriamente mettendo in pericolo la messa a terra del Pnrr».

«Tra l’altro -– ha proseguito – la nostra proposta di istituire una commissione speciale è già passata in altre regioni. Un dato che rende ancor più inaudito la scelta in Calabria, una regione già in debito con i suoi cittadini per gli innumerevoli disservizi, come quelli sulla sanità o sui trasporti. La Calabria non merita di essere un esempio negativo per colpa di una politica regionale che vuole essere cieca e piegata a logiche di partito». (rp)

 

Senese (Fenealuil): Creare struttura speciale per monitorare in Calabria interventi del Pnrr

La segretaria generale di Fenealuil Calabria, Maria Elena Senese, ha ribadito la necessità di creare «una struttura speciale col compito di monitorare tutti gli interventi del Pnrr localizzati in Calabria, in supplenza dello Stato, per dare una mano a tutti i comuni che sono sprovvisti di tecnici esperti anche sul fronte della  progettazione e della partecipazione ai bandi».

Un appello lanciato dopo i dati allarmanti emersi dallo studio realizzato dall’Autorità nazionale anticorruzione e Openpolis che ha analizzato tutti i bandi finanziati dal Pnrr fino ad oggi.

«Tanti gli elementi di criticità – ha spiegato Senese – sui quali sarebbe quanto mai opportuno  un risolutivo intervento del Governo, e che vanno al di là dei gravi e noti ritardi sin qui accumulati nell’attuazione delle misure: scarsa trasparenza, troppi i soggetti attuatori, soprattutto nel Mezzogiorno, che non sono  in grado di attuare gli interventi per le gravi deficienze tecniche e strutturali. Il monitoraggio evidenza una situazione a dir poco disarmante».

«Rispetto alla linea concordata in Europa – ha aggiunto – ad oggi la percentuale di completamento delle riforme si assesta al 67,29% (oltre 11 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni del I trimestre 2023: 78,55%). Ancora più marcato e grave il ritardo relativo al completamento degli investimenti: 27,93% la percentuale ad oggi, a fronte del 43,76% prevista sempre per il I trimestre. Il fallimento del Pnrr segnerebbe il fallimento di importanti obiettivi di modernizzazione del Paese a partire dalle transizioni gemelle, ecologica e digitale per non parlare poi della riqualificazione della patrimonio scolastico!».

«Non avremmo dovuto chiedere più tempo – ha proseguito – ma più strumenti per riqualificare la manodopera e per politiche industriali in grado di aiutare le imprese.  La messa in sicurezza dell’edilizia scolastica rientra nelle missioni del Pnrr. Per la Calabria sono stati messi a disposizione oltre 90 milioni di euro, per la copertura finanziaria di circa 40 interventi, cui vanno ad aggiungersi le risorse aggiuntive messe a disposizione dal ministero dell’Istruzione per coprire 21 progetti».

«Questa dote – ha evidenziato – potrebbe risolvere diversi problemi e rendere le scuole calabresi, almeno quelle rientrati nei finanziamenti, più innovative, sicure, inclusive e sostenibili. Il condizionale, però, è d’obbligo. I comuni e gli altri enti territoriali potrebbero da subito avviare la definizione delle progettazioni e delle procedure di appalto dei lavori. Ma, il cosiddetto sistema dei bandi competitivi non garantisce ai comuni, soprattutto a quelli più piccoli, tanti dei quali sono in dissesto o predissesto, di poter partecipare con le stesse modalità di quelli più organizzati, finendo per allargare il divario già esistente fra il Nord e il Sud del Paese».

«Nella convinzione che la spesa si accelera se la stessa viene decentrata – ha detto ancora – noi crediamo che le amministrazioni locali debbano essere sostenute in questa partita così delicata. E questo sostegno non si ottiene accentrando tutto sui ministeri o lasciando allo sbando comuni che, per una strutturale carenza di organico, non sono capaci di gestire la mole di lavoro che i bandi presuppongono».

«Per noi – ha ricordato – rappresenta un errore enorme bypassare totalmente le Regioni nella spesa del Pnrr. Le amministrazioni regionali, grazie alla loro dotazione organica, hanno una capacità molto più elevata, rispetto a quelle delle amministrazioni comunali, per organizzare la spesa di questi fondi e riuscire a metterli a terra concretamente senza dispersioni o rallentamenti pericolosi. Ad oggi, invece, le Regioni non riescono neanche a monitorare i progetti in essere».

«Vorremmo solo ricordare che, con proprio decreto – ha aggiunto – per assicurare il rispetto dei tempi indicati dalle milestone europee del Pnrr, il Governo ha potenziato le misure di accelerazione per l’esecuzione di interventi di edilizia scolastica. Sindaci e presidenti di provincia e di Città metropolitana, ai quali già dal 2020 spettano, per l’edilizia scolastica, i poteri di Commissario straordinario,  potranno avvalersi di altre strutture pubbliche, centrali e locali, per ricevere supporto specialistico».

«In questo modo i tempi per i lavori di messa in sicurezza potranno essere ulteriormente accelerati – ha concluso Senese – nel rispetto della normativa nazionale ed europea e garantendo sostegno agli enti locali di minori dimensioni, sprovvisti di professionalità tecniche specifiche che possano seguire gli appalti. Ma il tempo scorre e all’orizzonte non ci è dato vedere nulla, salvo dati sconfortanti». (rcz)

Bevacqua (PD): I ritardi del Pnrr si accumulano, occorre fare presto

Il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «nonostante le modifiche apportate dal governo Meloni alla governance del Pnrr con l’ultimo decreto, continuano ad accumularsi ritardi e inefficienze che rischiano di far evaporare le risorse e lasciare incompleti tantissimi progetti, soprattutto al Sud».

«In un’intervista rilasciata a La Repubblica – ha spiegato Bevacqua – il Commissario Romano ammette il mancato avvio delle opere e ha dichiarato di avere  scritto diverse lettere a enti e ministeri chiedendo semplicemente a che punto fossero le gare di appalto per le  infrastrutture  senza avere ricevuto mai alcuna risposta, maturando l’idea che tali fondi non saranno mai spesi. Eppure Campania e Calabria, insieme a tutte quelle delle regioni del Sud, sono state inserite nelle Zone economiche speciali (Zes) per accelerare le procedure burocratiche e agevolare nuovi insediamenti. Evidentemente, come spiegato da Romano, le Regioni meridionali restano poco attrattive per le imprese, anche perché in gran parte delle aree industriali sono semi abbandonate, con pochi servizi e senza collegamenti con porti e ferrovie».

«Anche il Commissario Gentiloni, del resto – ha proseguito – ha fatto sapere che prima ci si mette al tavolo per le modifiche al Pnrr meglio è, anche per evitare di perdere i fondi già previsti per la terza rata in scadenza a dicembre. Insomma una situazione che desta moltissime preoccupazioni specialmente in Regioni come la Calabria che agganciano al Pnrr la speranza di non soccombere e di avere una speranza di sviluppo e progresso. La stessa Corte dei Conti della Calabria nella relazione semestrale di qualche giorno fa mette in evidenza le criticità nell’attuazione del Pnrr e delle Zes in particolare, nonostante la corposa struttura commissariale».

«Come gruppo del Pd – ha detto ancora Bevacqua – chiediamo nuovamente al governatore Roberto Occhiuto di  rendere un’informativa sullo stato di attuazione dei progetti in Calabria in attesa che la stessa operazione la faccia il ministro Fitto in Parlamento. Non si può perdere altro tempo e, soprattutto, non possiamo correre il rischio di disperdere risorse».

«Vanno aiutati i Comuni nella progettazione – ha concluso – e si deve far fronte all’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia che hanno fatto lievitare i costi originari dei vari progetti. Davvero serve uno sforzo unitario, senza distinzione di colore politico, per fare il punto della situazione e accelerare procedure e messa a terra delle risorse». (rcz)

Anbi Calabria: I Consorzi di Bonifica hanno rispettato il cronoprogramma per Pnrr

Anbi Calabria ha reso noto che i Consorzi di Bonifica, in particolare quelli della Calabria, sono «promossi a pieni voti nel rispettare il cronoprogramma per i progetti del “Pnrr e Coerenti”, riguardanti investimenti in infrastrutture irrigue».

«Ciò risulta dall’esito del Tavolo partenariale nazionale di settore – ha spiegato l’Anbi – presieduto dal ministro Francesco Lollobrigida, che si è tenuto al ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, con le rappresentanze di regioni, province, comuni, organizzazioni agricole e sindacali, il 13 aprile u.s. in merito alle misure del Pnrr».

«Tutti i target e i milestones fissati dalla Commissione Europea per il Pnrr al 31 dicembre 2022 e l’interim step previsto al 31 marzo 2023, sottoposti al tavolo del partenariato, sono stati raggiunti dai Consorzi della Regione Calabria – ha detto ancora Anbi – che hanno conseguito questo  risultato con tutti i progetti ammessi a finanziamento.

«La Calabria risulta ai primi posti in Italia – si legge nella nota – avendo rispettato  le tempistiche e la loro attuazione poiché  le gare per le opere  finanziate stanno procedendo speditamente e gli enti di bonifica, attraverso le Sua provinciali, stanno procedendo alla chiusura delle procedure di selezione».

 Questo – ha detto ancora Anbi Calabria– è motivo di soddisfazione da ascriversi alle capacità delle strutture tecniche e amministrative consortili  e dei loro presidenti e commissari e, ci sia permesso, è anche la migliore risposta di chi non riconosce  in Calabria, a torto,  i singoli Consorzi come strutture  necessarie al  sistema produttivo  del comprensorio di appartenenza».

«I Consorzi Calabresi, amministrati dagli agricoltori – viene sottolineato – nonostante l’ attuale fragilità finanziaria indotta ( per come ben  rappresentato nel dossier depositato e pubblicato presso la VI commissione consiliare), stanno rispondendo alla sfida posta dal Pnrr ,meglio  che in  altre realtà regionali,   con capacità e autorevolezza in una visione coordinata e condivisa con le strutture regionali  sugli obiettivi da raggiungere».

«Nonostante le enormi difficoltà – ha concluso Anbi – i Consorzi Calabresi hanno avuto la capacità di  rappresentare una Calabria diversa dai soliti stereotipi, attenta  e professionalmente attrezzata  nell’ utilizzare e “mettere a terra”  le opportunità offerte». (rcz)

Pnrr, Minasi (Lega) risponde a Irto: Da maggioranza nessuna inadeguatezza

La senatrice della Lega, Tilde Minasi, ha risposto alle dichiarazioni del senatore del Pd, Nicola Irto, in merito al Decreto Pnrr, ribadendo che «dalla maggioranza nessuna inadeguatezza né confusione sul decreto, ma solo il perseguimento degli interessi del Paese».

Irto, infatti, «giudica la discussione delle ultime settimane “inadeguata” – ha spiegato Minasi – e contesta quanto il Governo sostiene, ovvero la necessità di riformulare i relativi progetti. Per l’esponente Pd, infatti, ci si dovrebbe concentrare “esclusivamente per realizzare gli interventi programmati”, da cui la presentazione, da parte sua, di un emendamento, che è stato bocciato, per chiedere la stabilizzazione di circa 2000 lavoratori precari in tutta Italia, come “primo strategico tassello per accelerare la messa a terra delle risorse».

«Ebbene – ha aggiunto – per quanto la stabilizzazione dei precari sia sempre un intervento auspicabile, se in tema di Pnrr stabilizzare il numero di lavoratori indicato da Irto bastasse per poter centrare gli obiettivi inseriti nel Piano al momento della sua stipula, saremmo stati davvero tutti degli sciocchi a perdere tempo, in Commissione e poi in Aula, per elaborare, attraverso un lavoro intenso e alacre, le misure che abbiamo fin qui introdotto, perché appunto avremmo avuto a portata di mano una soluzione semplicissima: la sua».

«L’onorevole Irto dimostra, innanzitutto – ha proseguito – di non ricordare che, come sottolineato anche dal Ministro Fitto due giorni fa in Senato, il Pnrr è stato elaborato prima della guerra in Ucraina, la quale ha comportato stravolgimenti notevoli che hanno necessariamente modificato le esigenze e le circostanze e reso evidentemente troppo ambiziosi tutta una serie di obiettivi, a questo punto da riprogrammare.

«E dimostra anche – ha detto ancora Minasi – di strumentalizzare la vicenda, anziché preoccuparsi davvero degli interessi del Paese, come d’altronde è consuetudine fare tra gli esponenti della sinistra».

«Voglio, infatti, ricordare al deputato che i fondi Pnrr che non verranno spesi torneranno indietro e li perderemo, con danno per noi tutti. Ecco perché il governo si è preoccupato innanzitutto di rendere realizzabili gli interventi, confrontandosi e discutendo il decreto con le Regioni, l’Anci, l’Upi, le autonomie locali e ottenendo il parere favorevole della Conferenza unificata, poi accogliendo emendamenti di ogni parte politica, senza pregiudizi ideologici, ma pensando solo al bene del Paese».

«E ha, quindi – ha detto ancora – introdotto modifiche che potessero accelerare e semplificare le procedure degli appalti, con riferimento per es. alle stazioni appaltanti, alle agevolazioni per gli enti locali sui contratti di sommistrazione lavoro, ad alcune misure per la stabilizzazione del personale, come quello delle unità di missione dei Ministeri, al piano della banda ultra larga, all’energia green e, soprattutto, ha collegato lo stesso Pnrr con la politica di coesione, adottando così una scelta strategica che ci consentirà senz’altro di usare finalmente appieno fondi preziosi, finora spesi soltanto per un bassissimo 34%».

Ma non è tutto, la Senatrice ha ricordato ancora di essere stata, lei stessa, prima firmataria di una serie di emendamenti che va proprio nella direzione di una velocizzazione degli interventi.

«Nessuna inadeguatezza, né confusione, dunque. Il provvedimento in discussione  – ha detto – non smantella nulla, ma semplicemente migliora il Piano e rende, appunto, concretamente raggiungibili gli obiettivi utili al rilancio dell’Italia».

L’unico confuso – afferma ancora Minasi – è, forse, proprio l’on. Irto.

«Dispiace, anzi –ha concluso – vedere come, di fronte a uno strumento così importante “per costruire il futuro del Paese” – come lui stesso dice – anziché tendere, insieme, verso questo obiettivo che ci accomuna tutti, si cerchino scuse e appigli inconsistenti per avanzare critiche del tutto infondate. Il mio invito è, piuttosto, di abbandonare, almeno in questo caso, gli interessi di parte, per concentrarsi sulla sostanza delle cose e lavorare insieme per ciò che è realmente meglio per l’Italia e gli italiani». (rp)

RISORSE A FONDO PERDUTO E PRESTITI
PERCHÉ VA ‘VALUTATA’ LA SPESA DEL PNRR

di PIETRO MASSIMO BUSETTASi è perso di vista l’obiettivo fondamentale del motivo per cui l’Unione Europea ha fatto debito comune per “regalare“ risorse al nostro Paese, oltre che aver permesso a noi Italia un debito da restituire a trent’anni a tassi assolutamente contenuti, che con questa inflazione, che certamente non durerà per molti anni, ma che ha già aiutato i conti pubblici italiani, diminuirà in termini reali enormemente. 

Il dibattito è aperto e le dichiarazioni di Riccardo Molinari sul Pnrr fanno fibrillare il Governo. Il capogruppo leghista alla Camera insiste: «Meglio non spendere i fondi piuttosto che impiegarli male». Gli fa eco Alessandro Cattaneo, vice coordinatore nazionale di Forza Italia, che dichiara «Soldi a debito vanno presi solo se servono, altrimenti si rinuncia». 

L’ira di Palazzo Chigi che non si fa attendere con la dichiarazione “messaggio sbagliato” è comprensibile. Alla fine del 2026 mancano  quattro anni. E se qualcosa non ha funzionato si è in tempo a rimediare. Nello spazio di un paio di settimane intanto le informazione propalare sono diverse. Prima la linea era quella  “è colpa dei Governi precedenti”, che certamente non è illogico. Alcune impostazioni sono state sbagliate come i bandi competitivi per dei servizi essenziali come gli asili nido. 

Poi si è passati più prudentemente a colpevolizzare l’Unione «è colpa di Bruxelles. Finalmente il Paese si sta rendendo conto come é complicato utilizzare le risorse mese a disposizione dall’Europa. Finora il problema é stato dei meridionali e  il mantra  «peggio per loro che sono incapaci», tanto le risorse per il Sud erano sostitutive di quelle ordinarie che il Paese non destinava, come si vede dalla differente spesa pro-capite tra le Regioni del Sud e del Nord. 

Infine la volontà di Meloni di chiudere le polemiche con una dichiarazione più rassicurante «nessuna preoccupazione, le ricostruzioni sono allarmistiche».  

In realtà Fitto dice: «entro il 2026 alcuni progetti non riusciamo a finirli, meglio parlarne subito che aspettare.Come si risolve il problema? Ci sono due vie. O si ricontratta in Europa il Pnrr, e quindi si destinano quei fondi ad altro, oppure se non si riesce piuttosto che spenderli male meglio non spenderli È un ragionamento assolutamente logico. Se la Meloni invece sostiene che riusciremo a spenderli e riusciremo a ricontrattare, il problema riguarda solo come procedere». Così conclude Riccardo Molinari. 

I giornaloni nazionali ospitano gli interventi più vari che sembrano ricompattare il partito unico del Nord. E si passa dal se non sono capaci li spendiamo noi, al meglio non indebitarsi ulteriormente. Tanto é chiaro che le risorse alle quali si rinuncerà sono quelle destinate al Sud. 

Allora una riconsiderazione del programma, quella che si sta contrattando con l’Europa dovrebbe partire dalla mission del Pnrr che mi pare si sia dimenticata. Mettendo a tacere le voci dissonanti di chi come Zaia e Sala si sono candidati a spendere per conto di chi «non è capace di spendere».  Privilegiando gli investimenti che riguardino le condizioni di base per attrarre investimenti dall’esterno dell’area. Cioè prima le precondizioni e poi quelle di vantaggio. In relazione alle prime puntare prevalentemente sulla infrastrutturazione sempre annunciata e mai compiuta. A partire dalle opere a terra del Ponte sullo Stretto che sono già completamente progettate per continuare con quella alta velocità ferroviaria e il completamente delle linee autostradali che innervano il territorio e che consentano di collegare finalmente il Sud. E poi il sistema portuale che consenta di sfruttare la posizione frontaliera verso Suez cosi privilegiata e mai utilizzata. 

E poi tutta la parte che riguarda la messa in sicurezza del territorio a cominciare dalle caserme e dalla logistica per le forze dell’ordine. Vi sono ancora realtà nelle quali le presenza dello Stato è carente, altro che stadi di Firenze e Venezia. Infine cercare di programmare per avere risorse adeguate per far permanere i vantaggi della localizzazione al Sud, come il cuneo fiscale e il credito d’imposta. E se tutto questo diventa incompatibile con le indicazioni europee liberare risorse da progetti già approvati con risorse diverse dal Pnrr per consentire questo gioco di sponda. Quindi nulla per i diritti di cittadinanza che vorrebbe finanziare Calderoli per attuare i Lep  e consentire l’approvazione della pericolosa autonomia differenziata né per spalmare le risorse destinate alla chiusura dei divari con il Nord nelle realtà sviluppate. Il Pnrr deve servire a far crescere il Paese anche se sembra che nemmeno Gentiloni sembra averlo chiaro. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]