Il direttore generale di Confindustria a Cosenza per parlare di PNRR

Il Paese si trova ad affrontare sfide impegnative che richiedono scelte coraggiose, anche a livello territoriale. Le prospettive economiche a breve termine annunciano una crescita estremamente fragile (+0,4% Pil nel 2023 secondo le stime del nostro Centro studi) e impongono particolare attenzione sui consumi delle famiglie e sugli investimenti. In una fase così delicata occorre una strategia nazionale condivisa e al tempo stesso calibrata sulle specificità territoriali, che sfrutti gli spazi di crescita evitando il rischio di lacerazioni del tessuto economico-sociale”. Lo ha detto il direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti, intervenendo a Cosenza, nella sede territoriale degli industriali durante il seminario ‘Politiche, strumenti e opportunità per lo sviluppo del territorio’.

“La Calabria, ma è un discorso che può estendersi a tutto il Mezzogiorno, rappresenta – ha aggiunto la Mariotti – un enorme capitale sottoutilizzato per l’Italia e l’Europa. Promuoverne lo sviluppo significa affrontare i nodi principali, talvolta storici: l’avvitamento demografico e la fuga dei giovani, il mercato del lavoro, il ritardo infrastrutturale, la generazione di adeguata capacità amministrativa per mettere a frutto le risorse, nazionali ed europee, che pur ci sono. Non esistono bacchette magiche, ma affrontare questi nodi con politiche di lungo periodo, che pongano l’impresa al centro dei piani di sviluppo, è una scelta che non può essere rinviata”.

Al centro del focus c’è stato l’andamento dell’economia territoriale nel contesto di quella italiana e internazionale, in uno con il confronto sulle possibili prospettive future. All’incontro, moderato dal direttore degli industriali Rosario Branda, sono intervenuti il sindaco di Cosenza Franz Caruso, il prefetto Vittoria Ciaramella, la presidente della Provincia Rosaria Succurro, la consigliera regionale Luciana De Francesco, i presidenti di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli, di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante, di Unindustria Calabria Aldo Ferrara che ha posto l’accento sull’agenda Calabria messa a punto con il Centro studi Confindustria sulle priorità utili a colmare i gap territoriali ed a sconfiggere nuove sacche di povertà. “Di certo i livelli essenziali di prestazione di cui si parla a proposito di autonomia differenziata e la relativa copertura finanziaria – ha detto Ferrara – saranno al centro del dibattito e saranno determinanti per la sopravvivenza di molte aree”.

“Il Pnrr – ha detto il presidente di Confindustria Cosenza Fortunato Amarelli – è fondamentale, ma dall’analisi delle attività fatte finora si evince che forse un sistema fatto con bandi competitivi, che mette in diretta concorrenza città del Sud e del Nord Italia, probabilmente non è quello più giusto se non vi è un accompagnamento adeguato per le città meridionali. Se pensiamo alla Calabria, dove 180 Comuni su 400 sono in dissesto, capiamo quanto possa essere difficile attuare quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ci auguriamo che il Governo trovi nuove soluzioni e spero si faccia in fretta, altrimenti il divario tra Nord e Sud, che secondo Svimez è in aumento, non sarà recuperato”.

“Le amministrazioni periferiche non sono dotate di personale tecnico per avviare le pratiche con celerità e questo è un pericolo altissimo” – ha sottolineato il presidente di Ance Calabria Giovan Battista Perciaccante. “I soldi del Pnrr sono la nostra ultima possibilità per recuperare il gap. Infrastrutture, trasporti e turismo sono ambiti essenziali dove spendere bene i soldi, perché sbagliare ora significa sbagliare per sempre”. Le conclusioni del seminario sono state affidate al vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati Alfredo Antoniozzi. “L’Europa si è presa qualche tempo in più per valutare alcuni dei progetti presentati prima della nascita di questo Governo – ha sostenuto Antoniozzi parlando con i giornalisti – ma questo esecutivo sta lavorando per risolvere i problemi residui. La necessità, però, di rimettere a posto alcuni progetti credo sia doverosa. Non ci sono rischi legati alla spesa, c’è solo un Governo serio che sta lavorando per portare a compimento le opere che riguarderanno l’Italia e la Calabria”.

Secondo le previsioni di quasi tutte le maggiori istituzioni internazionali è solo nel 2024 che l’inflazione totale tornerà più vicina alla soglia del +2% annuo, valore cui aspirano le banche centrali. A confermarlo è anche uno documento del Centro studi Confindustria da cui si evince che per tutto il 2023 si faranno ancora i conti con un’inflazione alta sebbene in diminuzione. Secondo le stesse analisi previsionali, l’andamento del Pil italiano nel 2023 (+0,4%) appare in netto rallentamento rispetto alla media del 2022. Ma è più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa, quando si prevedeva una variazione annua nulla dell’economia italiana. Nel 2024, invece, grazie al rientro dell’inflazione, alla politica monetaria meno restrittiva e alla schiarita nel contesto internazionale, si registrerà una dinamica migliore anche in Italia (+1,2% annuo). (rcs)

DISTRETTI TURISTICI E AGROALIMENTARI
SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE COL PNRR

di GIOVANNI LENTINI E DOMENICO MAZZA – Con il Pnrr l’Italia ha programmato e pianificato, l’utilizzo di risorse imponenti e strategiche. Lo ha deciso pure per il Sud, anche se con meno risorse di quante avrebbe dovuto riservarne alle Comunità meridionali. Non solo perché il Pnrr prevedeva la distribuzione delle disponibilità in maniera da diminuire il divario infrastrutturale esistente tra i territori all’interno della stessa Nazione, ma, anche e soprattutto, perché il Mezzogiorno si conferma centrale per lo sviluppo dell’Italia e dell’Europa tutta.

A tal riguardo, i dati sono chiari: «Se il Sud avesse avuto negli ultimi 20 anni un tasso di crescita medio annuo di almeno 2 punti superiore, il Pil italiano sarebbe stato allineato a quello degli altri Paesi europei, invece che sistematicamente sotto». Questo per dire che una ripresa strutturale dell’economia italiana può avvenire solo se il Sud cresce di più e in maniera sostenibile. Per centrare l’obiettivo, però, occorre una comprensione articolata e flessibile dei contesti geo-politici. Perchè se l’Italia è un insieme di territori, simili ma non uguali, aggregati dalla forza unificante della lingua, il Sud è un mosaico composito e prezioso, unico e raro, di territori, di tradizioni e di storie.

Stabiliamo preliminarmente che il Meridione, contrariamente alla narrativa in voga nel nostro Paese, non è un deserto industriale. A sostenere quanto su riportato non siamo noi scriventi, ma i numeri. Le oltre 95mila imprese manifatturiere presenti nel Mezzogiorno farebbero del Sud (qualora fosse uno Stato autonomo dell’Ue) una delle Nazioni a maggior presenza industriale. Per essere più precisi: l’ottava. Risulterebbe, pertanto, più corretto — a nostro avviso — porsi il problema di cosa sarebbe necessario ad un rilancio sistemico dell’industria nell’estremità della Penisola.

E — come dicevano — un ragionamento del genere non può prescindere da un’analisi degli ambiti concorrenti a formare il Sud nel suo insieme. Quindi, partire dall’assunto che il Meridione potrebbe essere candidabile per ospitare filiere energetiche, logistiche, turistiche ed agroalimentari. Riteniamo, in funzione di quanto riferito, e non già per partigianeria, che l’area del golfo di Taranto sia quella più predisposta ad accogliere un vero e proprio ecosistema delle richiamate filiere.

Si pensi ai tre Distretti agroalimentari di qualità presenti nell’area: Sibaritide, Metapontino, Salento.

Si aggiunga la possibilità di creare, a fianco quello di Taranto, almeno altri tre Distretti turistici (partendo da quello “Sybaris e Kroton – destinazione Magna Graecia”).

Inoltre, mettendo a sistema gli Asset infrastrutturali posizionati nel contesto (porti ed aeroporti), l’area della baia jonica si inquadrerebbe nella duplice veste di georeferenziazione ottimale e terminal naturale agli interessi medio-orientali, africani e atlantici. Settorialmente, rispetto le soluzioni logistiche riguardanti la nuova centralità mediterranea. Quindi, come appendice agli interessi continentali.

Infine, i progetti per le nuove Comunità energetiche green (quella già esistente a Taranto e prevista tra Crotone e Corigliano-Rossano con il coinvolgimento di Enel, Eni ed A2a) inquadrano il contesto in una rinnovata visione territoriale. Vieppiù, amplificano la sua appetibilità nell’attrarre nuovi investimenti. Richiedendo e sollecitando, a questo proposito, anche un ruolo guida delle grandi imprese partecipate dallo Stato.

Una nuova valorizzazione delle filiere, ordunque, per promuovere la riscoperta e, non per ultimo, un restiling delle funzioni economiche caratterizzanti l’Arco Jonico.

In questo processo di ricucitura, chiaramente, devono entrare di diritto le questioni legate ai porti, ai retroporti, alle aree industriali dismesse e alle aree ZES che, quasi senza soluzione di continuità, costellano tutta la linea di costa che va da Crotone a Gallipoli, passando per Corigliano-Rossano, Pisticci e Taranto.

La vantaggiosa condizione descritta, rende il luogo in esame indicato alla genesi di un “processo territoriale ad incremento rapido”. Ovvero, ambiente naturale per cogliere più opportunità economiche (finanche accelerando i tempi di ottimizzazione delle priorità), legate con sussidiarietà, fra contesti d’ambito ad affini interessi. Trasformando, quindi, con investimenti mirati, settori e filiere largamente sottoutilizzate in, vero e proprio, valore aggiunto. Come, d’altronde, ci insegnano i principi macroeconomici. Le capitalizzazioni effettuate nelle aree arretrate, infatti, restano suscettibili di promuovere una crescita più elevata rispetto a quelle effettuate in zone più avanzate.

Sotto quest’aspetto, quindi, è conveniente che un’area come il golfo di Taranto decolli. Perché, a regime, disporrebbe di qualità tali da trainare il resto del sistema calabro-appulo-lucano ed in generale il Mezzogiorno.

Così facendo, si individuerebbero i settori da cui partire per immaginare processi di economie circolari finalizzati a permettere, anche al territorio più isolato e marginale dell’intero Mezzogiorno (l’Arco Jonico e, soprattutto, il suo anello debole: l’asse Sibari-Crotone), la possibilità di declinare nuove prospettive di sviluppo.

Sostenibilità, razionalizzazione, innovazione, management evolutivo devono essere i capisaldi a cui guardare con fiducia ed ottimismo, affinché si alzi forte il vento e la voce di un altro Sud. Ma, soprattutto, di un altro ambito jonico: quello che non subisce le scelte imposte dai centralismi. Al contrario, che indirizza, con intelligenza e cognizione di causa, un nuovo paradigma economico condiviso con le popolazioni locali. (gl e dm)

[Giovanni Lentini e Domenico Mazza sono del Comitato Magna Graecia]

LAMEZIA – Il ministero finanzia progetto per strutture intelligenti per ottimizzare raccolta differenziata

Il ministero dell’Ambiente finanzierà, con 995 mila euro, il progetto presentato dal Comune di Lamezia Terme per realizzare strutture intelligenti per ottimizzare la raccolta differenziata, soprattutto nelle zone periferiche.

Il detto importante intervento riguarda l’acquisto di isole ecologiche intelligenti da installare nelle zone periferiche e nel centro urbano (eventualmente interrate) in grado di ottimizzare la raccolta attraverso l’utilizzo di contenitori ad accesso controllato; l’Ecopiazzola sarà anche provvista di un sistema di controllo che permette di identificare l’utente e valutare il riempimento e sarà dotata di videosorveglianza e sistema fotovoltaico atto a rendere l’attrezzatura autonoma.

«È un importante risultato – ha dichiarato il sindaco, Paolo Mascaro – che la Città di Lamezia Terme raggiunge grazie all’indispensabile e competente lavoro portato avanti dalla Lamezia Multiservizi che ha avuto parte fondamentale nella stesura del progetto che consentirà alla Città di Lamezia Terme, che sta facendo eccellenti passi in avanti nell’ambito della raccolta differenziata, di ulteriormente migliorare il servizio soprattutto nelle zone più periferiche nelle quali non è attivo il servizio porta a porta. Si tratta  dell’ennesimo finanziamento ottenuto nell’ambito del Pnrr e la soddisfazione è enorme perché conferma la bontà dell’operato dell’Amministrazione che, nonostante le difficoltà in termini di personale, riesce sempre a centrare gli obiettivi».

Alla luce dell’ennesimo finanziamento ricevuto, appare evidente che la Città di Lamezia Terme costituisce oggi esempio positivo di organizzazione amministrativa riuscendo a raggiungere sia risultati eccellenti nel risanamento finanziario che nell’acquisizione di continue risorse economiche. (rcz)

Pnrr, Occhiuto: I soldi del Sud devono restare al Sud

«A mio avviso i soldi del Pnrr stanziati per la Calabria, ad esempio, devono restare in Calabria, così come quelli assegnati ad ogni Regione». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in una intervista ad Avvenire.

«Dall’interlocuzione con il governo – ha detto – capisco che il presidente Meloni e tutti i ministri, Fitto in testa, stanno facendo il massimo per accelerare sul Pnrr. Da due anni si parla di questi 191 miliardi di euro che arriveranno entro il 2026 nel nostro Paese, ma è stato fatto davvero poco per costruire il software di riforme necessario per spendere presto e bene questi soldi. Però al momento, anche secondo l’Ue, i progressi dell’Italia sono stati positivi. Quindi restiamo ottimisti e lavoriamo per raggiungere gli obiettivi prefissati».

«L’Italia – ha proseguito Occhiuto – ha storicamente delle difficoltà nell’utilizzo dei fondi Ue, raramente riusciamo a spendere più del 50% dei soldi che ci arrivano da Bruxelles. Con il Pnrr, dunque, dobbiamo assolutamente fare un salto di qualità. Non giudico un’eresia la possibilità di spostare finanziamenti da un progetto ad un altro: meglio finire bene e per tempo una cosa, piuttosto che avere due opere incompiute. Diverso, invece, sarebbe cambiare il territorio di destinazione».

Per Occhiuto «le Regioni come enti sono state coinvolte pochissimo sia nella fase di costruzione del Pnrr che in quella successiva della messa a terra dei progetti. Sono i Comuni le amministrazioni maggiormente interessate dal piano. In Calabria al momento sono arrivati 3,8 miliardi per un totale di 5.798 progetti sul territorio: di questi 107 sono già chiusi e 5.691 al momento attivi».

«Non siamo messi male, ma –  ha evidenziato il presidente della Regione – scontiamo le difficoltà di deficit amministrativo che hanno diverse Regioni del Mezzogiorno. Servirebbe un immediato supporto da parte dello Stato, magari con il coinvolgimento attivo dell’Agenzia per la Coesione, che potrebbe accompagnare per mano gli enti in difficoltà. Servono soprattutto esperti nella gestione dei fondi comunitari, e servono subito».

«Le guerre di campanile in questo momento sono l’ultima cosa della quale abbiamo bisogno – ha ribadito –. L’Italia ha ottenuto oltre 191 miliardi di euro dall’Europa proprio perché è stata riconosciuta anche da Bruxelles una certa fragilità del nostro Sud. Ma i problemi vanno risolti, non acuiti».

«Se il Mezzogiorno è in difficoltà – ha concluso – occorre lavorare per supportarlo: le risorse stanziate per il Sud devono restare al Sud. Il Nord porti avanti i suoi progetti e si metta in testa che il Paese deve correre insieme e unito: con un’Italia a due velocità perdiamo tutti». (rrm)

L’OPINIONE / Giuseppe Nucera: Il destino della Calabria sia dato in mano ai calabresi

di GIUSEPPE NUCERAL’invito di governare in Calabria fatto da Roberto Occhiuto a Giuseppe Sala, anche se provocatorio, non sarebbe strano o incredibile vederlo tramutato in realtà. Da diversi anni infatti, numerosi ruoli chiave e incarichi di spessore, dove si determina lo sviluppo della Calabria, vengono assegnati a persone che vengono da altre regioni.

È una moda tristemente in aumento, del tutto incomprensibile e offensiva per la Calabria. Nelle regioni del centro-nord e all’estero, i professionisti calabresi sono stimati e riconosciuti per le loro capacità, tanto da rivestire ruoli di prestigio in tutti i settori della politica e dell’economia. Soltanto in Calabria, proprio nella loro terra madre, stranamente le possibilità di emergere per i calabresi si riducono al lumicino.

Evidentemente a pesare sono più le amicizie influenti nei salotti romani, piuttosto che le competenze e l’attaccamento verso il territorio. Il caso della Zes è emblematico: nulla da eccepire sulle competenze del Commissario Romano, il quale però riveste lo stesso ruolo anche per la Regione Campania, con un evidente conflitto di interessi che rischia di danneggiare lo sviluppo della Zes calabrese. 

In merito ai tanto discussi fondi del Pnrr, la mia domanda è la seguente: come mai sono stati destinati miliardi di euro per infrastrutture strategiche del nord come il Porto di Trieste, il Porto di Genova o la metropolitana di Torino e nemmeno un euro per il Porto di Gioia Tauro, la S.S. 106 o la strada Bovalino-Bagnara? 

Il compito non credo spettasse al sindaco di Milano o ai governatori del nord, bensì alla classe politica calabrese o (nella fattispecie del Porto di Gioia Tauro) al Presidente dell’Autorità Portuale, tra i tanti soggetti provenienti da altre regioni e che ricoprono ruoli chiave.

Il destino della Calabria sia dato in mano ai calabresi. Siamo capaci di difenderci da soli e affrontare nel migliore dei modi le sfide attuali, fondamentali per superare il complesso momento storico che viviamo e costruire prospettive migliori per le generazioni future. (gn)

[Giuseppe Nucera è presidente del movimento La Calabria che vogliamo]

Pnrr, il presidente Occhiuto chiede flessibilità all’Ue: Facciamo meno opere, ma finanziamole

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha chiesto più flessibilità all’Ue per i fondi del Pnrr.

«Cosa non dobbiamo fare – ha chiesto, nel corso del suo intervento ad Agorà su Rai 3 – per non fallire sul Pnrr? Intanto che cosa non abbiamo fatto. Ricordo il dibattito sul Recovery, che poi diede luogo al Pnrr: si diceva che l’Europa chiedeva riforme e ci dava risorse. In sostanza, però, il Pnrr ha riempito di risorse solo un piatto della bilancia, mentre sull’altro resta la necessità di riformare uno Stato che difficilmente riesce a conseguire i target di spesa dei Fondi comunitari».

«Non abbiamo fatto le riforme – ha evidenziato – che necessitavano per spendere le risorse del Pnrr. È come se l’Europa avesse riempito di risorse dei vagoni di un treno, senza che noi avessimo realizzato prima la strada ferrata sulla quale il treno deve correre.
Ora bisogna chiedere all’Europa un po’ di flessibilità. Negli ultimi mesi è intervenuto un consistente aumento dei prezzi per la realizzazione, ad esempio, delle opere pubbliche, e ora molti cantieri sono bloccati anche per questo».

«Allora – ha detto – sarebbe una cosa di buon senso rimodulare queste risorse, magari facendo meno cose, destinandole prima di tutto per terminare le opere che si possono da subito completare».

Per il Governatore «bisogna andare avanti sulle procedure di semplificazione per le autorizzazioni che rendono davvero difficile concludere le opere del Pnrr».

«Nella mia Regione – ha continuato – io ho le Zone economiche speciali che sono anche zone logistiche speciali, nelle quali praticamente il commissario Zes si sostituisce ad una serie di autorità e concede autorizzazioni con procedure semplificate: stiamo dando autorizzazioni alle imprese per insediarsi in cinque giorni. Ecco, forse pensare ad una forma simile di commissariamento per semplificare le procedure per le autorizzazioni velocizzerebbe la spesa».

«Poi – ha proseguito – c’è certo da investire sulla capacità amministrativa. Ci sono moltissimi Comuni, soprattutto al Sud, nei quali per ragioni di dissesto o di predissesto non c’è neanche il segretario comunale o l’ingegnere capo: allora diventa davvero difficile progettare e realizzare le opere nei tempi stabiliti».

«La consistenza delle risorse che abbiamo ottenuto con il Pnrr – ha spiegato – deriva dal fatto che l’Europa ha assegnato più fondi all’Italia proprio per colmare i divari territoriali tra Nord e Sud. Alcuni territori del Mezzogiorno sono in difficoltà? Vero. Ma affrontare un problema significa trovare una soluzione, non acuirne un altro».

«Se non c’è sufficiente capacità amministrativa nelle strutture tecniche dei Comuni del Sud – ha concluso – bisogna intervenire in quella direzione, aiutandoli. Se ci sono tempi più lunghi per le autorizzazioni, bisogna semplificare maggiormente al Sud.
Ma non è una soluzione dire ‘diamo i soldi non spesi al Nord’, così si crea un altro problema, e si acuisce il divario già esistente tra Nord e Sud». (rrm)

Cisl Fp Calabria: Per attuazione del Pnrr nella Pa servono professionalità adeguate

Luciana Giordano, segretaria generale di Cisl Fp Calabria, ha ribadito la necessità di «fare presto e intervenire, con urgenza, sulla capacità amministrativa della nostra  Pubblica Amministrazione di gestire le risorse del Pnrr e di realizzare i progetti  connessi al Piano».

«È questo l’argomento – ha spiegato –che infervora il dibattito politico in questo  momento, soprattutto qui in Calabria. Un problema che riguarda certamente tutta Italia  ma che nella nostra Regione assume maggiore rilievo, visti i deficit strutturali e visti i  ritardi registrati negli anni nella progettazione e nell’utilizzo dei Fondi europei».

«Il  problema è concreto – ha continuato – perché la maggior parte dei progetti previsti dal Piano dovranno  essere realizzati a livello locale, proprio dalle Amministrazioni regionali e territoriali che  non hanno le professionalità necessarie, in grado di garantire una governance  consapevole e competente delle varie fasi procedurali e attuative del Pnrr. Qui in  Calabria da più parti viene segnalato l’urgente bisogno di reclutare risorsa umana  qualificata per scongiurare il rischio di vedere vanificare anche questa ennesima e grande  opportunità; dai Dipartimenti della Giunta regionale della Calabria, che necessitano di  figure apicali e di professionalità specializzate nelle materie tecniche, giuridiche, informatiche, fino ai Comuni, dove oltre alla grave carenza di Dirigenti, continuamente  utilizzati a scavalco fra due o più Enti, servono funzionari con specifiche e adeguate  competenze nei Settori della progettazione e delle fasi esecutive del Pnrr».

«Ben vengano – ha proseguito – tutte le misure introdotte dal Decreto Legge n. 13 del 24 febbraio 2023 (Decreto PNRR  Ter) volte a rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa delle amministrazioni  titolari delle misure PNRR e dei soggetti attuatori. Accogliamo con favore l’introduzione della possibilità riconosciuta dall’art. 8 del citato provvedimento, fino al 31 dicembre  2026, di conferire incarichi dirigenziali ai sensi dell’art. 110 del Tuel fino alla misura  massima del 50%, innalzando così il tetto finora fissato al 30%. E ben venga la stabilizzazione prevista dall’art. 4 del Decreto Pnrr Ter, a partire dal 1 marzo 2023, del  personale di livello non dirigenziale assegnato alle Unità di missione Pnrr, i 500 tecnici  assunti presso le Amministrazioni centrali con il decreto Reclutamento (D.L. 80/2021),  che abbiano prestato servizio continuativo per almeno quindici mesi nella qualifica  ricoperta». 

«Ma queste misure non sono sufficienti!», ha evidenziato la segretaria, spiegando come «a livello nazionale la Cisl e la Cisl Funzione Pubblica già prima dell’emergenza Covid  e dell’adozione del Pnrr rivendicavano a gran voce l’improcrastinabile necessità di un  Piano straordinario di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, sia centrali che locali.  Un’esigenza dettata da decenni di tagli indiscriminati alla spesa pubblica e da una Funzione Pubblica scellerata politica di rigore che ha letteralmente messo in ginocchio i pubblici uffici. Il  blocco del turn over e i rigidi tetti alla spesa del personale hanno ridotto la forza lavoro  negli ultimi 10 anni di circa 310.000 unità e come se non bastasse, oggi oltre 430.000  dipendenti hanno un’età superiore ai 60 anni, ampliando così la platea dei futuri  pensionamenti». 

«Alla luce di queste valutazioni – ha detto ancora – diventa difficile individuare valide motivazioni che  giustifichino provvedimenti normativi che prevedono assunzioni a tempo determinato  nella Pubblica Amministrazione. E risulta difficile anche comprendere le motivazioni che  hanno indotto il Governo nazionale a non prevedere la stabilizzazione dei 2.800 tecnici  assunti a tempo determinato presso i Comuni del Mezzogiorno a seguito del  superamento dei concorsi indetti dall’Agenzia per la Coesione, i cui contratti scadranno il prossimo 31 dicembre».

«In Calabria sono circa 1.000 i Tecnici del Sud – ha riferito – che hanno dovuto  superare un concorso impegnativo con una rigida selezione, ma per essere assunti a  tempo determinato e a fine anno dovremo fare i conti con i contratti in scadenza! I Tecnici  del Sud della Calabria, ovviamente, stanno chiedendo la stabilizzazione, una giusta  rivendicazione che la Cisl Fp Calabria sosterrà con tutte le sue forze. E lo stesso  ragionamento vale per i circa 8.000 addetti all’Ufficio per il processo assunti a tempo  determinato presso il Ministero della Giustizia, assegnati anche negli Uffici del processo  della Calabria».  

«È evidente – ha sottolineato – che in Calabria si percepisce ancora di più che nel resto d’Italia, il bisogno di  aprire la Pubblica Amministrazione ai giovani, ai tanti laureati, nativi digitali con  procedure selettive serie e severe ma che immettano negli Uffici pubblici le indispensabili  nuove energie e competenze con rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Basta con gli  interventi normativi che creano altro precariato».

«È necessario, altresì – ha ribadito – dare risposte  concrete a quei Lavoratori che vantano reali e qualificate competenze che stanno dando  il loro contributo pur in condizioni di precarietà alle nostre Amministrazioni Locali. La Calabria ha bisogno di dotarsi in maniera stabile e duratura di un ampio contingente di  funzionari pubblici che vantino capacità e competenze specialistiche in campo  economico, giuridico, informatico, statistico-matematico, ingegneristico, ingegneristico gestionale».

«Èsu questi obiettivi – ha concluso – che invitiamo gli amministratori locali a uno sforzo  comune per ottenere misure che superino i vincoli alle facoltà assunzionali e consentano  il reclutamento di quelle energie lavorative ormai indispensabili per il raggiungimento  delle nuove frontiere fissate dal Pnrr». (rcz)  

Fenealuil Calabria: C’è rischio concreto di perdere le risorse del Pnrr

La segretaria generale di Fenealuil CalabriaMaria Elena Senese, ha denunciato come ci sia il rischio concreto di perdere le risorse del Pnrr.

«Sono sconcertanti – ha spiegato – i dati del Sole 24 Ore, che anticipano la relazione semestrale al Parlamento della Corte dei conti, relativamente alla spesa effettiva dei fondi del Pnrr. In base ai dati emersi dal sistema ReGis, il cervellone telematico della Ragioneria generale che censisce in tempo reale tutte le articolazioni del Piano, i magistrati contabili calcolano in 20,441 miliardi la spesa effettiva realizzata a fine 2022. Con un aggiornamento ulteriore al 13 marzo scorso, il contatore sale a 23 miliardi, legati a 107 (105 investimenti e 2 riforme) delle 285 misure elencate dal Pnrr. Il tasso di realizzazione si attesterebbe quindi al 12% delle risorse complessive messe a disposizione da qui al 2026».

«Si tratta di un dato basso ed allarmante! – ha evidenziato –. Ma il quadro effettivo dell’attuazione degli interventi è ancora più preoccupante in quanto  il valore complessivo della spesa è comprensivo anche dei cosiddetti “incentivi automatici”: ossia di quegli interventi già previsti in altri programmi, e trasferiti poi nel Pnrr, come i crediti d’imposta di Transizione 4.0, che hanno assorbito 2,3 miliardi più del previsto, e quelli relativi ai bonus edilizi. Interventi “automatici” e quindi non imputabili  alla capacità effettiva di spesa della pubblica amministrazione per gli interventi previsti dal Piano».

«La Corte dei conti – ha continuato – ha provato a depurare il dato degli incentivi stornando questa tipologia di interventi: il dato effettivo dei miliardi spesi è quindi sceso a 10,024 miliardi su 168,31, attestando la spesa al 6% del totale. Dalla relazione si evince che viaggiano particolarmente a rilento i pagamenti delle Missioni legate alle politiche agricole, all’istruzione scolastica, agli interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni».

«È, dunque necessaria – ha continuato – non solo una revisione complessiva del Pnrr ma sopratutto occorre rafforzare le amministrazioni comunali, prive di personale e di tecnici competenti, con una task force di tecnici esperti anche avvalendosi dell’università. I problemi che ostacolano la partecipazione ai bandi del Piano di ripresa e resilienza sono tanti e monitorarli è difficile».

«I comuni del Sud – ha ribadito – sono in difficoltà con la partecipazione ai bandi del Piano di ripresa e resilienza. Molti i problemi che minano l’attuazione degli investimenti da 235 miliardi di euro e monitorarli è un’impresa complessa, specie per le amministrazioni del meridione».

«Al Sud – ha detto ancora – il 62 per cento dei comuni ha giudicato complessa la partecipazione ai bandi del Pnrr (contro il 57 per cento del Centro-Nord) e, secondo quanto ricostruito dall’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno (Svimez),  ci vogliono nove mesi in più rispetto alla media nazionale per costruire le infrastrutture sociali».

«Riteniamo che la realizzazione del Pnrr – ha concluso – abbia di gran lunga la precedenza sulla flat tax e sul Ponte sullo stretto. Pertanto per non fallire servono tecnici esperti al servizio di cittadini e amministratori». (rcz)

Biondo (Uil): Il Governo frena su attuazione del Pnrr

Il segretario generale di Uil Calabria, Santo Biondo, ha denunciato come il Governo, mentre accelera sul progetto Calderoli, «che autonomia differenziata non è, frena su attuazione del Pnrr e la politica locale e gli amministratori locali, il Mezzogiorno e la Calabria stanno a guardare».

«In questi giorni il governo, nel silenzio da parte della Calabria – ha spiegato – ha provveduto a rivedere la governance del Pnrr e delle politiche di coesione 14/20 e 21/27, questo è un fatto che non aiuta la velocizzazione sull’attuazione delle risorse e degli investimenti per l’apertura dei cantieri proprio nel 2023 anno in cui bisogna avviare gli investimenti, promuovere l’occupazione e migliorare i servizi così come prevede il Pnrr».

«Piuttosto – ha sottolineato – sarebbe più utile e opportuno avviare un confronto sul territorio, avviare la cabina regia, avviare il monitoraggio su piano attuazione per evitare che il Pnrr non diventi un nuovo miraggio come quello del ponte sullo Stretto che ci accompagna dagli anni Settanta».

«La macchina in questa direzione – ha spiegato ancora – è completamente ferma, il rischio di perdere le risorse è pesante, la politica è disattenta. È necessario, invece, che vengano applicate queste risorse e anche trovi applicazione la clausola della destinazione del 40% dei delle risorse del Pnrr allocabili territorialmente, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato  alle  regioni  del  Mezzogiorno».

«Purtroppo – ha detto ancora – si perseguono metodi da vecchia politica, non ci si concentra sull’attuazione progetti e non si risolve il problema che impedisce la giusta applicazione dei fondi che, nei fatti, è il ritardo della pubblica amministrazione locale, la sua incapacità a poter assolvere ai compiti che gli sono stati assegnati».

«In primo luogo – ha suggerito – occorre affrontare, sul livello nazionale e regionale, il tema dell’incapacità amministrativa della pubblica amministrazione, soprattutto dei Comuni. Occorre un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di personale specializzato, che riveda anche i parametri per le assunzioni di quegli enti locali che si trovano in situazioni di dissesto e predissesto, e in Calabria sono più del 50% i comuni che si trovano in questa condizione, e non possono di fatto procedere alle assunzioni di personale. Vanno stabilizzati, così come fatto per i loro colleghi nei ministeri, i tecnici assunti nei mesi scorsi nei comuni calabresi con contratti tempo determinato per attuare il Pnrr».

1Nel frattempo – ha continuato – che si dia l’avvio alle assunzioni, la Regione promuova l’aggregazione dei comuni per ambito territoriale per l’attuazione del Pnrr. Questa è un’operazione funzionale a mettere in campo tra gli enti territoriali una “solidarietà amministrativa” che abbia come centralità la messa a disposizione di competenze da alcuni comuni in favore di altri che ne sono carenti».

«Si convochi subito – ha rilanciato – la cabina di regia per il Pnrr in Regione e nei comuni per facilitare l’azione di sorveglianza sociale sulla spesa di questi importanti finanziamenti europei. Allo stesso tempo vanno attenzionati i cronoprogrammi sulle opere e gli impatti occupazionali delle stesse in Calabria e gli investimenti previsti dal Piano. Vanno applicati i protocolli di legalità e sicurezza sui luoghi di lavoro tra istituzioni, procure e prefetture».

«Solo la corretta applicazione di questi percorsi virtuosi – ha concluso – può evitare alla Calabria di vedere sprecata questa importante occasione di ripartenza e di cadere nella trappola del sottosviluppo». (rcz)

Pnrr, Napoli (Confapi): Preoccupati per il cronoprogramma al 2027

Francesco Napoli, vicepresidente di Confapi e presidente di Confapi Calabria, ha espresso preoccupazione per il cronoprogramma al 2027 del Pnrr, «tenendo presente che la scadenza è perentoria».

In audizione sul Dl di attuazione del Pnrr alla commissione Bilancio del Senato, ha ribadito che il Pnrr «è un’opportunità unica e irripetibile per modernizzare il sistema paese e per sburocratizzare e efficientare la macchina pubblica, ma non possiamo però più indugiare nella realizzazione delle opere strategiche previste dal piano né ritardare le riforme fondamentali per superare il gap che ci separa tuttora dalle altre economie eropee».

«Auspichiamo, quindi – ha continuato – una maggiore attenzione nelle prossime fasi evitando rallentamenti che potrebbero vanificare quanto di buono fatto finora, considerando che ci sono oltre 40 miliardi di euro di affidamenti da perfezionare entro dicembre 2023. Ben vengano gli interventi semplificativi e di razionalizzazione delle procedure di affidamento dei progetti contenute nel provvedimento in esame. Condividiamo anche il rafforzamento delle dotazioni degli organismi di verifica delle varie fasi progettuali».

«Come Confapi – ha concluso Napoli – ci aspettiamo di far parte della cabina di regia in quanto voglia continuare a fornire un proficuo contributo all’attuazione del Pnrr». (rmm)