SCREENING E PREVENZIONE, LA CALABRIA
È ANCORA INDIETRO: L’ALLARME DELLA UIL

di MARIAELENA SENESE, FRANCESCO DE BIASE E ANNA COMI – Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Screening (ONS), la Calabria è allultimo posto nella prevenzione. Almeno per quanto riguarda i dati relativi al 2023 consultabili nell’ultimo report nazionale pubblicato in ordine di tempo. I programmi di screening oncologico attivi in Italia, e quindi anche nella nostra regione,  riguardano la prevenzione secondaria del tumore della mammella, del tumore del colon-retto e del tumore della cervice uterina.

Tuttavia, esistono da regione a regione delle differenze, soprattutto nella percentuale di popolazione avente diritto che aderisce.

In Calabria spicca, per numero più alto in percentuale,  la provincia di  Reggio Calabria per la quale abbiamo, nel dettaglio, i dati relativi al  primo semestre del 2024 pubblicati dalla stessa Asp.

L’Asp della città in riva allo Stretto dichiara nel proprio bilancio che, rispetto allo screening mammografico,  su 36.120 donne target di riferimento, (quindi con un età compresa tra i 50 e i 69 anni) sono stati effettuati 2.077 screening di primo livello pari al 5,75%. Rispetto allo screening del colon-retto (sempre in riferimento al primo semestre 2024) su una popolazione target di 70892, che comprende sia donne che uomini tra i 50 e i 69 anni, gli screening di primo livello effettuati sono 1756 pari al 2,5%.

Per quanto riguarda lo screening del collo dell’utero, il target di riferimento sono le donne tra i 30 e i 64 anni. Ebbene su 27.871 donne solo 2407 hanno effettuato lo screening pari a 8,6%.

Come riporta la relazione stessa, nella seconda parte del 2024 ci si aspetta un ulteriore miglioramento dei dati grazie a numerose iniziative volte alla sensibilizzazione dei cittadini.

L’ Asp di Catanzaro, nell’ultimo bilancio pubblicato, si limita a riportare la classificazione di Agenas (l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) la quale le conferisce il colore giallo, cioè una valutazione media, nell’ambito della prevenzione. Secondo i dati  riportati proprio dalla stessa Agenas, Catanzaro raggiunge nel 2023 il 5,52% di screening mammografico, il 16,5% di screening alla cervice e il 2,5% di screening del colon retto. L’Asp di Cosenza dichiara, sempre sulla relazione relativa all’ultimo bilancio, che continua la campagna screening iniziata negli anni precedenti è che, in relazione al tumore della mammella ha attivato una convenzione con l’Associazione Komen Italia che ha permesso di eseguire 2500 screening inserite sulla banca dati del servizio screening.

Per il cancro al colon si limita a scrivere di aver distribuito i kit per la ricerca del sangue occulto presso le AFT pubbliche e che l’esame colposcopico (quello relativo al collo dell’utero) viene effettuato negli ambulatori ginecologici  e nei poliambulatori.

A  Vibo Valentia (dove a inizio anno erano state sospese le visite per un guasto al macchinario,  poi riprese a metà febbraio) le mammografie effettuate presso l’ospedale, nel 2024, sono state 3500.

Sugli screening non sono noti i dati dall’ Asp di Crotone neanche sull’ultimo bilancio pubblicato.

Riassumendo i numeri del Sistema Sanitario Nazionale  (Passi 2022-2023) la copertura screening mammografica organizzata nella nostra regione è pari al 9,7% del target, quella cervicale è pari al 19% e quello del colorettale è dell’8,3%.

Se le percentuali di partecipazione agli screening,  nella nostra regione, è bassissima di contro purtroppo c’è che ogni anno, in Italia, migliaia di donne ricevono una diagnosi di tumore al seno, il più diffuso nella popolazione femminile a ogni età.

La diagnosi precoce, quindi la prevenzione, può fare la differenza: se il tumore viene scoperto in fase iniziale, le possibilità di guarigione superano il 90%. Eppure, non tutte le donne, soprattutto le calabresi, sanno oggi di aver accesso a uno screening gratuito. Così se in altre regioni la prevenzione ti salva la vita, dalle nostre parti purtroppo siamo ancora ben lontani da questa possibilità ed è inaccettabile che laccesso alla prevenzione oncologica dipenda dal luogo in cui si vive.

L’invito a sottoporsi agli screening avviene attraverso un sms che le Asp inviano alle donne che rientrano nell’età indicata. In realtà alcune regioni, in particolare quelle su cui non vige un piano di rientro, hanno ottemperato alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione 2020- 2025, al Piano oncologico nazionale 2023-2027 e alle nuove Raccomandazioni del Consiglio europeo emanate a fine 2022 estendendo alle fasce di età 45-49 e 70-74 lo screening mammografico e alla fascia di età 70-74 lo screening colorettale.

Quindi in regioni virtuose, per esempio in Lombardia, in Piemonte e in Emilia Romagna, giusto per citarne alcune, lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario si rivolge alle donne di età compresa tra i 45 e i 74 anni.

In Calabria, dove vige un piano di rientro, la possibilità di estendere la copertura ad altre fasce di età è preclusa.

C’è però una legge, che poche donne conoscono, che dà diritto a eseguire i test tramite Servizio Sanitario Nazionale anche se non si rientra nell’età target di riferimento. Basta andare dal medico di famiglia,  farsi fare limpegnativa per poi prenotare, tenendo presente che i tempi dattesa possono essere lunghi. Come riportato sul sito del Ministero della Salute, il medico di base che effettua la prescrizione sul ricettario del SSN e deve riportare il relativo codice di esenzione.

In particolare: codice D01: prestazioni diagnostiche nell’ambito di campagne di screening autorizzate dalla Regione; codice D02: esame citologico cervico-vaginale (PAP Test); codice D03: esame mammografico; codice D04: colonscopia; codice D05: prestazioni di approfondimento diagnostico correlate alla diagnosi precoce del tumore della mammella.

Lintervallo di tempo indicato per ciascuna prestazione deve essere rispettato, anche se il primo accertamento è stato eseguito privatamente. Lesenzione per diagnosi precoce di alcuni tumori è del tutto indipendente dal reddito dellassistita e/o dal suo stato di occupazione/disoccupazione.

Altro dato che vorremmo mettere in evidenza è quello per l’esame del tumore colon rettale che coinvolge non solo le donne ma anche gli uomini. Anche in questo caso, come riportato in tabella, e come abbiamo già detto, la percentuale di chi accede ai programmi di prevenzione è nettamente inferiore al pool.

Il Coordinamento per le Pari Opportunità della Uil Calabria preoccupato per una così bassa adesione ai programmi gratuiti di prevenzione ha pensato di promuovere una campagna di sensibilizzazione sugli screening oncologici gratuiti, coinvolgendo Caf e Patronati che fanno parte della rete territoriale della Uil nella consapevolezza che prevenire è vivere.

Lo scopo è quello di informare un maggior numero di donne e uomini (coinvolti nel caso dell’esame del colon rettale) sui propri diritti. Lo screening organizzato riduce notevolmente le disuguaglianze sociali di accesso alla prevenzione e per la gran parte delle donne meno istruite o con maggiori difficoltà economiche lofferta di un programma rappresenta lunica possibilità di fare prevenzione.

Il nostro appello è rivolto anche agli operatori sanitari: lefficacia della promozione dello screening cresce se allinvito/sms della Asl si accompagna il consiglio del proprio medico. L’invito così da solo è evidente che  non basta a garantire la partecipazione delle donne allo screening, mentre è fondamentale il consiglio medico.

Chiediamo con forza quindi che anche in Calabria tutte le donne tra i 45 e i 74 anni vengano non solo informate ma anche incluse nei programmi di screening gratuito, con inviti attivi da parte delle Asp e percorsi organizzati per garantire una diagnosi tempestiva e unassistenza di qualità.

La salute non può aspettare. Prevenire è un diritto, non un privilegio che dipende dal posto in cui risiedi. (ms, fdb e ac)

[Mariaelena Senese, Francesco De Biase e Anna Comi sono rispettivamente segretario generale Uil Calabria, segretario generale Uilp Calabria e responsabile coordinamento Pari Opportunità Uil Calabria]

Lea: Occhiuto: Calabria verde anche su prevenzione

«Anche l’area della prevenzione – possiamo adesso dirlo con certezza – è verde». Lo ha reso noto il presidente della Regione e commissario ad acta. Roberto Occhiuto, dopo essere stato informato dal ministero della Salute che il Comitato Lea, nel corso della riunione dello scorso 26 marzo, ha accolto la richiesta della Regione Calabria in merito al riconteggio delle vaccinazioni riguardante l’area della prevenzione.

«Pertanto – scrive il Ministero – a seguito delle rielaborazioni condotte per il 2023 sono stati aggiornati i valori degli indicatori P01C (92,63) e P02C (93,49) e, di conseguenza, è stato aggiornato il punteggio per l’area della prevenzione (che arriva a 68), che supera la soglia di sufficienza (60)».

«Un risultato storico per la Calabria – ha detto Occhiuto – la certificazione avuta dagli uffici tecnici della Salute, che si occupano di monitorare i livelli essenziali di assistenza di tutte le Regione, che stiamo facendo un buon lavoro e che abbiamo imboccato la strada giusta.

«Tutte e tre le aree che compongono il punteggio Lea – ospedaliera, prevenzione e distrettuale – ce lo aveva detto la Fondazione Gimbe qualche settimana fa, sono in costante crescita», ha continuato Occhiuto, evidenziando come «oltre che nell’area ospedaliera siamo dunque verdi anche su quella della prevenzione, e siamo ottimisti per il prossimo futuro per l’area distrettuale».

«Inoltre, dai calcoli che la struttura commissariale ha fatto in questi mesi – ha proseguito – quando tra qualche settimana uscirà il report definitivo della Salute, la Calabria – dopo decenni – non sarà più ultima nella classifica Lea.
Tutte buone notizie che ci spronano ad andare avanti, ma siamo consapevoli del titanico lavoro che ancora ci aspetta nei prossimi anni. Siamo contenti, ma non festeggiamo, sono ancora troppi i problemi da risolvere per dare ai calabresi un sistema sanitario che garantisca loro il sacrosanto diritto alla cura».

«Per di più – ha continuato – ci muoviamo in un contesto storico nel quale tutti i sistemi sanitari regionali vivono anni complicatissimi. In questo scenario, però, mentre c’è una generale retrocessione della sanità in tutta Italia, la Calabria – in controtendenza nazionale – recupera qualche posizione».

«Usando una metafora calcistica, è come se i sistemi sanitari di eccellenza fossero scesi dalla serie A alla serie B; mentre nello stesso arco temporale noi siamo riusciti a portare in serie C una Calabria che tre anni e mezzo fa avevamo ereditato in terza categoria. Ma la scalata è ancora lunga», ha concluso il governatore.

«Siamo fieri del percorso che stiamo facendo», ha detto il consigliere regionale Domenico Giannetta, a margine del decimo Simposio sulla Pneumatologia dell’Area Grecanica a Reggio Calabria, ribadendo come «faremo di tutto per superarla anche nell’area distrettuale».

«Sono risultati che non ci bastano – ha evidenziato –. Ma che ci danno la misura dell’inversione di tendenza rispetto al passato. Con Roberto Occhiuto la sanità calabrese sta crescendo progressivamente e ogni passo in avanti è fondamentale».

«Voi medici conoscete la sanità delle vostre regioni e vivete dall’interno la complessità del momento  – ha sottolineato Giannetta ai medici congressisti – in Calabria, le complessità sono particolarmente pesanti, ma mai come in questo momento, la nostra sanità regionale sta dimostrando di avere imboccato la strada giusta».

«La Regione è al vostro fianco – ha ribadito  crede e sostiene le professionalità sanitarie e sta cercando di recuperare il proprio svantaggio competitivo anche con investimenti in risorse tecnologiche, in termini di robotica all’avanguardia, di innovazione e nella formazione universitaria, per fare in modo che i nostri talenti possano formarsi e lavorare in Calabria».

«Così come ha scelto la Calabria la luminare della robotica polmonare, la prima al mondo ad eseguire un intervento chirurgico oncologico con un robot, Franca Melfi, che ha scelto di tornare qui ad insegnare», ha detto, sottolineando come «sono segnali importanti, di recupero di credibilità, di fiducia, che ci incoraggiano ad andare a avanti».

«Così come l’aver superato la sufficienza nei Lea anche dell’area prevenzione. Dopo quella ospedaliera. Ecco – ha continuato – sappiamo molto bene che sono fatti concreti, ma che non bastano. Ma sappiamo anche molto bene che sono fatti che possono dar fastidio».

«A chi dice di volere una Calabria migliore – ha concluso – ma quando poi questo succede, fa di tutto per screditarla. D’altra parte, come ci insegna Esopo: “Quando la volpe non arriva all’uva dice che è acerba”».

«Il Ministero della Salute, attraverso una comunicazione al Presidente Occhiuto inviata in data odierna (venerdì 4) ha riconosciuto l’errore e provveduto alla correzione. Secondo i dati dell’Anagrafe Nazionale Vaccini, infatti, le coperture vaccinali per l’anno 2023 risultano superiori al 90%», ha detto la consigliera regionale Pasqualina Straface, parlando di un altro risultato storico del presidente Occhiuto.

«In generale – ha spiegato la Presidente della Terza Commissione Sanità del Consiglio regionale – rispetto al 2023 la Regione Calabria ha registrato un aumento del punteggio Lea in tutte e tre le aree, assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e lavoro (prevenzione), assistenza distrettuale; assistenza ospedaliera, con un incremento complessivo di 18,21 punti, passando da 135,25 a 153,46».

«I risultati prodotti dal Presidente e Commissario Roberto Occhiuto – ha sottolineato Straface – sono misurabili. Tra il 2022 e il 2023, il punteggio LEA dell’area della prevenzione aumenta da 36,59 a 43,82 (+7,23 punti); in quella distrettuale da 34,88 a 40,48 (+5,60 punti); in quella ospedaliera da 63,78 a 69,16 (+5,38 punti). Siamo verdi, dunque adempienti, nell’area ospedaliera e nell’area prevenzione; ancora rossi, ma in crescita, nell’area distrettuale».

«In merito alle postazioni di emergenza urgenza sul territorio, come specificato anche dal direttore generale di Azienda Zero Gandolfo Miserendino, per il reclutamento di personale (infermieri ed autisti) si attingerà dalle graduatorie esistenti. In generale – ha concluso – il servizio di emergenza-urgenza registra un potenziamento. Lo testimoniano le Pet passate da 54 a 75 con l’assunzione di 163 autisti e 153 infermieri. Con le ambulanze del Terzo settore incrementeremo le postazioni attuali». (rcz)

 

Da Catanzaro l’appello alla prevenzione contro il cancro al colon retto

L’informazione e l’accessibilità agli esami diagnostici è cruciale nella lotta ai tumori, ancor di più se si tratta del cancro del colon-retto (Crc), un killer tanto pericoloso quanto troppo spesso invisibile. È il messaggio-appello partito da Catanzaro, nel corso dello speciale Prevenzione del cancro al colon retto – Uniti per la salute di tutti”, registrato al Teatro Comunale di Catanzaro e moderato da Domenico Gareri e in onda oggi e domani.

Un appello partito non a caso dalla Calabria, regione in coda alla classifica delle adesioni agli screening.

Un vero e proprio appello accorato, a cui si sono uniti Medici, Istituzioni, ma anche alcuni ex malati che, grazie ad una corretta prevenzione e le giuste cure, sono riusciti a vincere la malattia: tra questi, anche il cantante Pierdavide Carone, sul palco di Catanzaro con la sua musica ma anche con la sua diretta e commovente testimonianza.

Nel corso dell’appuntamento scientifico e sociale sono stati divulgati sul tema i dati di Fondazione Gimbe, che parlano chiaro: nel 2022 il 4,8% di italiani è risultato positivo tra quelli sottoposti a screening colon-retto, mentre nella Penisola è stato identificato un carcinoma in 1,1 persone ogni mille e un adenoma avanzato in 5,5 persone ogni mille.

In Calabria, invece, il ritardo sulla prevenzione del Crc è ancora enorme: l’adesione agli screening due anni fa era appena al 2,72% contro il dato italiano del 28,23%. Ma anche il tumore alla cervice uterina vede un tasso di partecipazione ai controlli che in Calabria si ferma al 12,29% contro il 41,23% italiano e per quanto riguarda la mammella siamo all’8,61% nella punta dello Stivale a fronte del 43,1% nel Bel Paese.

Secondo il Gimbe, in Calabria non sono stati identificati quasi il 96% dei carcinomi (13 diagnosticati su 301 diagnosticabili) e degli adenomi avanzati (64 diagnosticati su 1.507 diagnosticabili). Tirando le somme, mentre in Italia, dal 2005 al 2011, la mortalità per tumore al colon-retto è calata in media del 25%, con punte del 45%, in Calabria è rimasta stabile, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità. 

Durante l’iniziativa, il messaggio di sensibilizzazione circa l’importanza di informarsi e fare rete tra cittadini, specialisti, strutture sanitarie e istituzioni è arrivato anche dalla presentazione in anteprima di un documentario con il contributo di 12 gastroenterologi calabresi che sensibilizzano l’opinione pubblica sugli stili di vita corretti per prevenire il Crc e illustrano i sintomi dai quali riconoscere la patologia.

Il video è anche un viaggio nei reparti, nella formazione specialistica e nella rete di screening della regione, con un focus sull’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie diagnostiche.

«I dati sugli screening sono particolarmente allarmanti nelle regioni del Sud – ha detto Nino Cartabellotta, presidente Fondazione Gimbe –. Questa situazione compromette la possibilità di una diagnosi precoce e di un trattamento tempestivo di tumori che, se individuati nelle fasi iniziali, potrebbero salvare molte vite».

«Stiamo sprecando un’opportunità cruciale – ha aggiunto –per ridurre la mortalità. È indispensabile un piano straordinario che migliori sensibilizzazione e accessibilità, riportando gli screening al centro delle politiche sanitarie. Solo così possiamo tutelare la salute e il benessere della popolazione».

Guido Costamagna, direttore Centro di malattie gastrointestinali Ospedale Isola Tiberina Gemelli, a sua volta ha chiosato: «Sul fronte delle tecnologie diagnostiche abbiamo a disposizione strumenti che solo qualche anno fa erano inimmaginabili. Ma il problema è l’aderenza delle persone alla prima fase dello screening per poi arrivare alla colonscopia, che comporta rischi bassissimi e altissima probabilità di trovare lesioni e rimuoverle per chi ha rinvenuto in prima battuta sangue occulto nelle feci».

«La sfida è italiana, non solo calabrese, anche in altre regioni i numeri della prevenzione non sono brillanti. È un peccato mortale – ha rimarcato l’esperto – far finta di nulla a fronte di tecnologie ormai strabilianti».

Proprio sul tema delle innovazioni diagnostiche Guido Beccagutti, neo-direttore generale di Confindustria dispositivi medici, ha spiegato che «le tecnologie servono ai medici e questa filiera produttiva ha in Italia molte eccellenze, perché la nostra creatività si sposa ai fabbisogni del mondo clinico».

Ciò vale in tutta Italia, Calabria compresa. Ernesto Esposito, sub-commissario alla Sanità della Regione, ha evidenziato: «È cruciale potenziare gli screening, ma è un boomerang non avere poi una rete oncologica che prenda in carico i pazienti. Come struttura commissariale, in prima battuta abbiamo aumentato gli inviti alla prevenzione di quasi il 50% e raggiunto il 72,5% della popolazione target. Se l’adesione rimane al 2% sul colon-retto, allora si tratta di un problema di consapevolezza, ecco perché abbiamo intrapreso una campagna informativa massiccia».

«Poi bisogna colmare la carenza della medicina di prossimità: per il 2025 abbiamo previsto l’acquisto di cinque motorhome attrezzati per gli screening dei tre tumori principali, cervice uterina, mammella e appunto colon-retto. Saranno uno per provincia, in modo da raggiungere anche i piccoli centri più remoti. Infine – ha concluso Esposito – c’è l’attività con i medici di medicina generale: nell’accordo integrativo regionale abbiamo previsto che lo screening oncologico sia istituzionale in seno alle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft)».  (rcz)

REGGIO – Si presenta la campagna di prevenzione “Amati sempre”

Lunedì, a Reggio, alle 10.45, nella Sala Trisolini di Palazzo Alvaro, sarà presentata “Amati sempre – alla tua salute ci pensi tu”, la campagna di prevenzione al seno messa in campo dal Garante della Salute della Regione Calabria, Anna Maria Stanganelli.

Interverranno, oltre alla stessa Garante Stanganelli: la presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Nuove Frontiere terapeutiche nei tumori della mammella”, la deputata Simona Loizzo; il sindaco della città, Giuseppe Falcomatà; il direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria, Lucia Di Furia; il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria, Sandro Giuffrida; la dr.ssa Alba Di Leone, della Komen Italia e lo Chief Operating Officer Board Member Caffè Mauro Spa, Valerio Chinè.

Quella messa in campo dalla Garante Stanganelli, infatti, è una massiccia campagna indirizzata alla popolazione femminile, con una serie di di iniziative che toccherà le diverse province del territorio calabrese.

Dalle 9 alle 15, infatti, al piazzale stazione Lido del lungomare cittadino, verranno effettuate gratuitamente visite ed esami diagnostici, quali ad esempio mammografie, per la prevenzione dei tumori al seno, nell’ambito del programma nazionale itinerante di promozione della salute femminile, “Carovana della prevenzione” attraverso due camper messi a disposizione da Komen Italia, un’organizzazione in prima linea nella lotta ai tumori, eseguiti da personale dell’Azienda Sanitaria provinciale, diretta dalla dr.ssa Lucia Di Furia.

Durante la giornata sarà, inoltre, possibile ritirare il materiale informativo necessario ad eseguire l’HPV Test in auto-prelievo. (rrc)

IL VERO PROBLEMA NON È IL RANDAGISMO
MA L’ABBANDONO: SI FACCIA PREVENZIONE

di ANTONIO LOIACONOIl randagismo in Calabria è una piaga sociale complessa, e nessuno lo sa meglio di Caterina Semerano, presidentessa e fondatrice dell’Associazione Adozione “Oasi Argo” di Cirò Marina, la quale insieme ai soci del sodalizio si occupa di recuperare ed accudire i cani randagi e quelli abbandonati dagli esseri umani!

Nella nostra intervista, Semerano ha affrontato con passione e fermezza la questione, denunciando le gravi carenze istituzionali e proponendo soluzioni concrete per un problema che affonda le radici non solo nell’abbandono degli animali, ma in una cultura ed in un sistema di gestione che necessitano di un cambiamento radicale.

Il randagismo in Calabria rappresenta una delle emergenze sociali più critiche della regione, ma viene sistematicamente trascurato dalle istituzioni. La discrepanza tra i dati ufficiali e quelli reali è solo la punta dell’iceberg di una gestione inefficace e disorganizzata. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Salute, nei canili e nei rifugi calabresi sarebbero presenti solo 1.096 cani, ma i numeri reali raccontano una storia diversa: sono almeno 17 mila i cani che popolano le strutture della regione. Questo scarto allarmante indica non solo una mancata comunicazione, ma anche un problema di monitoraggio che ha avuto conseguenze significative sulla gestione delle risorse e sull’efficacia delle politiche di prevenzione del randagismo.

Secondo Semerano, parlare di randagismo è riduttivo.

«Molti dei cani che vediamo vagare per le strade calabresi non sono randagi, ma animali abbandonati dai loro proprietari», ci dice Caterina. Questa distinzione è fondamentale, perché trasforma il problema da una questione di gestione di animali selvatici ad una questione di responsabilità umana e civica. «Il vero problema non è il randagismo, ma l’abbandono», afferma Semerano, ponendo l’accento su come l’incuria e la mancanza di responsabilità da parte dei proprietari generino non solo sofferenza per gli animali, ma anche costi sociali ed economici rilevanti.

Caterina difende con forza l’operato dei volontari, spesso ingiustamente criticati o sottovalutati. «Alle volontarie ed ai volontari – secondo la fondatrice dell’Oasi Argo – dovrebbero essere “baciati i piedi” per il lavoro che svolgono. Essi non solo salvano vite animali, ma alleggeriscono il peso economico sui Comuni, che altrimenti sarebbero obbligati a gestire in prima persona il problema. I volontari aiutano i Comuni a non spendere soldi», spiega Semerano, ribadendo come il loro impegno sia un servizio indispensabile per la comunità.

Il costo della gestione dei canili in Calabria è significativo: circa 17.000 cani sono ospitati nei rifugi ad un costo medio di 2-2,50 euro al giorno per animale! Semerano evidenzia come questo rappresenti un danno erariale evitabile. «Se si investisse in prevenzione, in particolare attraverso campagne di sterilizzazione obbligatorie e gratuite, il numero di cani abbandonati diminuirebbe drasticamente, riducendo così i costi per i Comuni e migliorando la qualità della vita degli animali».

«Investire nella prevenzione, invece che nel pagamento dei canili, è la chiave per risolvere il problema – afferma Caterina Semerano – proponendo un approccio a lungo termine che possa finalmente spezzare il ciclo di abbandono e sofferenza».

Uno dei problemi principali, secondo Caterina, è la mancanza di una cultura che veda il cane come un vero e proprio membro della famiglia. Troppo spesso, i cani sono considerati “semplici animali,” e vengono abbandonati al primo segno di difficoltà. Questa mentalità porta inevitabilmente ad un aumento del numero di animali abbandonati e, di conseguenza, ad un aggravarsi del problema del randagismo.

Semerano non risparmia critiche alle istituzioni locali e regionali, che accusa di non aver rispettato la legge del 1991, la n. 281, che regolamenta la gestione degli animali d’affezione e la prevenzione del randagismo.

«La mancanza di azioni concrete da parte dei sindaci, delle Asl e delle regioni ha portato a un perpetuarsi del problema, senza che nessuno sia stato chiamato a rispondere per i danni causati. Perché nessuno è stato denunciato? Perché nessuno paga per questo danno?», si chiede Semerano, facendo appello ai cittadini affinché prendano coscienza dell’importanza di una gestione responsabile ed attiva del problema.

«L’inadeguatezza nel fornire dati aggiornati da parte della Regione Calabria dal 2018 – ha proseguito la responsabile dell’Oasi Argo – ha comportato la perdita di fondi essenziali, che avrebbero potuto essere utilizzati per arginare il fenomeno. La Regione aveva a disposizione 1,2 milioni di euro per la costruzione di canili sanitari, ma nessun Comune ha presentato richiesta per utilizzarli, preferendo invece convenzioni con strutture private. Questa scelta è indicativa di una mancanza di programmazione o, peggio ancora, un disinteresse verso una soluzione strutturale del problema».

L’intervista a Caterina Semerano non è solo una denuncia, ma un richiamo all’azione. La fondatrice dell’Associazione Argo offre una visione chiara e concreta di come affrontare il randagismo, mettendo al centro la prevenzione, la responsabilità istituzionale e la valorizzazione del volontariato. In un contesto come quello calabrese, dove il problema del randagismo è particolarmente acuto, le sue parole rappresentano una speranza ed una guida per un cambiamento necessario ed urgente.

Il randagismo in Calabria è un problema complesso che richiede un approccio sistematico e coordinato. Attraverso una gestione trasparente, l’utilizzo efficace dei fondi disponibili ed il rafforzamento del coordinamento interistituzionale sarà possibile affrontare questa emergenza in modo efficace e duraturo. Il tempo delle soluzioni tampone è finito; è ora di adottare strategie lungimiranti che mettano fine a questa piaga sociale. (al)

LE AREE VERDI E BLU SE USATE BENE
SONO EFFICACI CONTRO GLI INCENDI E L’EROSIONE

DI MARIO PILEGGI – Il recente convegno Arpacal  su “il buon uso degli spazi Verdi e Blu per la promozione  della Salute e il benessere del Progetto VeBS, finanziato dal Ministero della Salute, pone l’attenzione sulle specificità del Territorio. E quindi sulla necessità di prevenire l’estendersi del degrado idrogeologico che mette a rischio popolazioni e risorse naturali.

Specificità che rendono la “Calabria una delle regioni con le più vaste aree verdi e blu d’ Europa. Ma sempre con la fragilità del noto “sfasciume pendulo sul mare” di Giustino Fortunato.

Tra le specificità da considerare: la notevole varietà di rocce e suoli, le ingenti disponibilità d’acqua e il diffuso e articolato reticolo idrografico superficiale. Queste, ed altre specificità idro-geomorfologiche, rendono l’insieme del Territorio calabrese un Mosaico di aree verdi e blu

Un prezioso mosaico ricco di geo-diversità e biodiversità, nel centro del Mediterraneo, con un clima molto favorevole e pieno di risorse naturali. Come, ad esempio, i vari giacimenti minerari con oro, argento, rame e tanti altri minerali, noti ed utilizzati fin dall’antichità. 

E come la grande disponibilità di acqua, di ottima qualità, per uso potabile ed anche per uso termale. Sono 20 mila le sorgenti censite nella Regione, con una portata complessiva di oltre 43 mila litri al secondo; disponibilità notevole, che corrisponde ad 1 miliardo e 300 milioni di metri cubi d’acqua.

Nel passato, dal buon uso di queste risorse blu e dal buon uso delle circostanti aree verdi e, quindi, dal mantenimento dell’equilibrio idro-geomorfologico tra i vari tasselli del mosaico, le popolazioni hanno tratto benessere e ricchezze. 

Invece, quando non c’è stato un buon uso delle stesse aree, e si è alterato l’equilibrio tra i tasselli del mosaico, si sono avuti disastri, morti e misera ovunque.

Un esempio della ricchezza e del benessere derivanti dal buon uso delle aree verdi e blu è quello che, a partire dagli ultimi decenni dell’VIII secolo a.C., ha portato allo straordinario sviluppo socio-economico, culturale e artistico nelle numerose città-stato della Magna Grecia sul Tirreno e sullo Jonio dell’attuale Calabria.

Basta ricordare la opulenza e la ricchezza di Sibari, le sue straordinarie produzioni ed esportazioni di prodotti agricoli come: vino, olio, frutta, legname per la costruzione di navi, ecc. 

Produzioni e ricchezze legate alla ingegnosa capacità di realizzare diffusi sistemi di irrigazione, di canali e di aree verdi e blu, in perfetto equilibrio con gli assetti naturali del territorio costiero, collinare e montano.  

Purtroppo i periodi e gli esempi anche recenti di cattivo utilizzo e distruzione delle aree verdi, e delle rovinose conseguenze, sono molti di più e ricorrenti

Mi limito soltanto a richiamare alla memoria la mappa della diffusione della malaria lungo tutte le coste della Regione. Malaria che, fino ai primi decenni del secolo scorso, era endemica su tutto il perimetro costiero.

Va ricordato che la salubrità e il benessere sulle stesse coste sono ritornate solo dopo le opere di bonifica. Dopo la raccolta e regimazione delle acque. In pratica, solo dopo la realizzazione e il buon uso di tante aree blu e verdi come i preziosi boschi litoranei.   

Una salubrità, riconosciuta anche dai 3 mila medici pediatri italiani e stranieri che, da anni, assegnano alla regione Calabria il primato del maggior numero di bandiere Verdi della Penisola. Un primato che è stato confermato anche per l’attuale stagione. E non solo per l’ampiezza e sicurezza delle spiagge, ma soprattutto per la qualità delle acque marine in gran parte classificate di qualità eccellente.

Qualità confermata dalla ricca biodiversità marina e dalle tantissime specie rare sottoposte a protezione dalle Direttive europee e Convenzione di Rio de Janero

Specie rare rilevate anche: nella Riserva Naturale Foce del Crati”; nell’“Area Marina Protetta Capo Rizzuto”; e nei 5 Parchi marini regionali: “Baia di Soverato”; “Riviera dei Cedri”; “Costa dei Gelsomini”, “Scogli di Isca” e “Fondali di Capocozzo S. Irene Vibo Marina Pizzo Capo Vaticano Tropea”. 

E confermata anche dalle analisi ufficiali effettuate sulle acque di balneazione. Analisi che hanno certificato l’idoneità su ben 650 Km di spiagge. Una disponibilità che supera l’insieme di sette regioni.    

In pratica, la lunghezza delle aree idonee per fare un bagno in sicurezza, in Calabria supera quella dell’insieme delle regioni: Veneto, Emilia-Romagna, Friuli, Abruzzo, Molise, Marche e Basilicata.

Ampie spiagge naturali, che si alternano a tratti di costa frastagliata, con baie e calette formate da rocce di tutte ere geologiche. Dove, ad esempio, è possibile toccare i fossili marini che documentano la presenza nei nostri mari di specie tipiche di mari freddi e caldi e, quindi, dei cambiamenti climatici del passato geologico.

Una grande varietà di spiagge in un contesto caratterizzato: – da estesi rilievi collinari e montuosi; – da suoli fertilissimi e abbondanti disponibilità di risorse idriche che ospitano e nutrono la straordinaria varietà di esseri viventi presenti: nei 3 Parchi Nazionali:  dell’Aspromonte, del Pollino e della Sila;  nei 2 Parchi Regionali: delle Serre e della Valle del Coriglianeto;  nelle Riserve Naturali Regionali: “Vergari”; “Valli Cupe”,  “Foce del Fiume Mesima ”; e in particolare nelle preziose aree blu sul fiume Crati, il più grande della Regione, le Riserve Naturali Regionali  “Lago di Tarsia” e  “Foce del Fiume Crati” dove  nei giorni scorsi è stata registrata anche la presenza di un Cigno Reale.

Contesto nel quale sono stati individuati e delimitati i 131 habitat marini e terrestri riportati nella “Carta Natura” della Calabria 

Sulla straordinaria varietà dei paesaggi costieri è da ribadire che alcuni di essi sono formati da rocce granitiche generate dallo stesso magma che ha generato le più note e ambite coste della Sardegna, e dalle quali sono state separate, a causa dei rilevanti movimenti della crosta terrestre, iniziati circa dieci milioni di anni fa con l’apertura del bacino del Mar Tirreno.

Questi tratti costieri con spiagge bianche simili a quelle della Maddalena, si osservano nel Sito d’Interesse Comunitario: “Zona Costiera fra Briatico e Nicotera” e nella Zona Speciale di Conservazione “Scogliera di Staletti” con le rinomate spiagge di Copanello, Caminia e Pietragrande.

Altri tratti di costa, formati da rocce di antichissima formazione e unici nel resto della Penisola, si trovano in corrispondenza di altre Zone Speciali di Conservazione come i “Fondali di Iscae i “Fondali di Scilla”.

Caratteri geomorfologici e colori differenti caratterizzano le spiagge di altre “Zone Speciali di Conservazione” come quella di “Capo Colonna” e del “Promontorio di Capo Rizzuto”. Spiagge ancora diverse sono presenti nelle Zone Speciali di Conservazione, come la gariga costiera su ciottoli di “Montegiordano Marina”, l’Oasi di Scolacium e le varie Dune come: le “Dune Marinella”, le “Dune di Guardavalle”, le “Dune dell’Angitola”

Di grande interesse naturalistico e storico-scientifico anche gli habitat di altre aree blu come la laguna retrodunale della Zona Speciale di Conservazione di “Saline Ioniche”; della “Palude di Imbutillo” e del “Lago la Vota”. 

Può favorire il buon uso delle aree verdi e blu considerare che, sulle rocce che le ospitano, si possono osservare i segni e la evoluzione del paesaggio circostante. Come i terrazzi marini, formati dalle antiche spiagge che, dal livello del mare, sono state sollevate e spinte fino a quote superiori ai mille metri, durante l’ultima era geologica.

Come si possono osservare gli effetti dei cambiamenti climatici più recenti e storicamente documentati. Effetti che hanno condizionato fortemente la qualità della vita delle popolazioni.

Di rilevante interesse Storico e Scientifico, e ben documentati sulle nostre coste, sono gli effetti dei cambiamenti climatici registrati negli ultimi 3 mila anni. Effetti importanti nei periodi con clima più caldo-arido come quello Medioevale che va dall’anno 1.000 al 1.300 e il precedente detto dell’Età romana.  

Effetti ancor più rilevanti nei tre periodi di clima più freddo-umido e piovoso. In particolare, durante quello più recente della “Piccola Età Glaciale, dal 1500 al 1850, con effetti disastrosi su coste e tutti i centri abitati della Regione proprio a causa del cattivo uso delle aree verdi e blu. 

Così come va ricordata la specificità della composizione mineralogica di varie spiagge e habitat dove sono state rilevate concentrazioni significative di minerali anche d’interesse dal punto di vista industriale come, ad esempio, Magnetite, Granati, Ilmenite, Rutilio; e anche di altri minerali di interesse nucleare come: ortite, zircone e Monazite.  

In alcune spiagge come, ad esempio, quelle di Capo Vaticano e del comune di Montauro è abbondante la presenza della Monazite che è un minerale ricco di elementi di terre rare e che altera i valori di radioattività senza alcuna rilevanza sanitaria.   In proposito è da ribadire che, al contrario di quanto percepito e sospettato a seguito di allarmanti e fuorvianti servizi televisivi, non esiste alcuna contaminazione radioattiva di tipo artificiale o antropica. Come evidenziato nel Rapporto dell’Arpacal del 2017.

E non esiste alcuna contaminazione nel resto della Regione. Come certificato, nel 1997 dall’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, nel rapporto “La Radioattività̀ Ambientale sulle coste delle Regione Calabria”. Redatto dopo approfondite indagini e controlli, eseguiti dalle massime autorità militari e scientifiche nazionali su tutte le spiagge, sul pescato e le acque marine della Calabria. 

Va ricordato che a decidere queste indagini fu Mario Signorino, primo Presidente dell’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, ora Ispra, e fondatore di “Amici della Terra Italia”.

Paradossalmente, chissà perché, c’è ancora qualcuno che sospetta la presenza di contaminazione, proprio nell’unica Regione d’Italia nella quale è stata dimostrata e certificata l’assenza di contaminazione nei mari, nelle spiagge e nel pesce pescato sull’intero perimetro costiero.

Un’ultima considerazione sul buon uso delle aree blu e la necessità della loro implementazione per contrastare la piaga degli incendi che distruggono aree verdi, foreste e boschi, cioè quella vegetazione necessaria per stabilizzare il suolo,  prevenire l’erosione e per favorire l’infiltrazione delle acque piovane per la ricarica delle falde acquifere.

In pratica, il buon uso degli spazi Verdi e Blu, utile ovunque per promuovere Salute e benessere, per il mosaico di verde e blu della Calabria è anche una necessità per mettere in sicurezza le popolazioni e promuovere l’uso sostenibile delle ingenti risorse naturali disponibili. (mp)

[Mario Pileggi è geologo del Consiglio nazionale Amici della Terra]

L’OPINIONE / Pasquale Andidero: Servono interventi per prevenire incendi a Mosorrofa

di PASQUALE ANDIDERO – Sabato scorso si è verificato a Mosorrofa in un costone collinare che si trova tra le località Casciaro e Tracale, al di sopra del torrente Medha, un vasto incendio che ha richiesto l’intervento dei Canadair. La popolazione si è messa subito all’erta, scottata com’è dal rogo del 23 luglio dello scorso anno quando ad essere interessato è stato tutto l’abitato di Mosorrofa e Sala di Mosorrofa. 

Il comitato di Quartiere Mosorrofa, giusto due giorni prima, ha scritto alle autorità competenti una lettera con la richiesta urgente di interventi per poter prevenire eventuali futuri roghi.  Siamo a fine giugno, si avvicina la stagione dei probabili incendi e non vogliamo trovarci nuovamente impreparati.

Chiediamo, quindi, con urgenza di verificare la reale funzionalità degli idranti e la costante presenza di acqua; di assicurarsi che i serbatoi dell’acquedotto non rimangano mai vuoti; la pulizia e lo sfalciamento dei bordi stradali (della San Sperato- Mosorrofa, della Mosorrofa- San Salvatore e della Sala di Mosorrofa- Cannavò) che sono ormai dei veri cespuglieti; di ripulire adeguatamente l’ex campo sportivo e l’area di Bufano.

Crediamo che sia importante prevenire, alla luce di quanto già successo. Andare a cercare i buoi dopo che sono scappati dalla stalla è inutile e controproducente. Prevenire, non solo è un obbligo per salvaguardare la salute dei cittadini, ma è anche conveniente dal punto di vista economico. 

La stagione degli incendi purtroppo è già partita, chiediamo ancora una volta a chi di dovere di accelerare al massimo la cura degli spazi e degli strumenti di competenza. Chiediamo anche a tutta la cittadinanza di tenere puliti i propri ambienti, perché a volte è inutile avere uno spazio pulitissimo se quello vicino e pieno di sterpaglie ed erbacce. 

In questa opera di bonifica e di prevenzione inseriamo ancora una volta le discariche presenti sul territorio, prodotte dall’inciviltà dei cittadini, ma se mai bonificate resteranno sempre una bomba ecologica con la quale purtroppo ormai da tempo Mosorrofa e Sala di Mosorrofa deve fare i conti. (pa)

[Pasquale Andidero è presidente del Comitato Quartiere di Mosorrofa]

Al Sol di Vinitaly col Consorzio Olio di Calabria Igp e Lilt si è parlato di prevenzione

Al Sol di Vinitaly, lo storico salone dedicato all’olio d’oliva e ai prodotti affini, si è parlato del ruolo dell’olio extravergine di oliva nella lotta ai tumori, grazie all’incontro organizzato dal Consorzio Olio di Calabria Igp in sinergia con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

L’iniziativa, finanziata dal Feasr – Psr Calabria 2014/20220 Misura 3.2, ha riscosso una partecipazione senza precedenti con molto interesse verso l’aspetto salutistico e la prevenzione.

All’evento, dal titolo Prevenzione in ogni goccia, hanno partecipato il presidente del Consorzio, Massimino Magliocchi, Francesco Schittulli, presidente di Lilt, Fulvia Michela Caligiuri, presidente Arsac, l’on. Marco Cerreto, capogruppo FdI e membro della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, e Rosario Varì, assessore allo Sviluppo economico della Regione Calabria. Ha moderato l’incontro il giornalista Claudio Brachino.

«L’olio extravergine di oliva può essere un alleato nella prevenzione dei tumori, soprattutto quando fa parte di una dieta equilibrata e di alta qualità», ha ribadito il presidente del Consorzio calabrese, Massimino Magliocchi.
Non bisogna avere per nulla paura se un buon litro di olio costa, in media, qualche euro in più. Soprattutto, se si confronta – ad esempio – con l’acquisto di una bottiglia di vino pregiato che potrebbe essere consumata in 5-6 bicchieri, mentre l’olio in mesi.
Il Consorzio sta lavorando moltissimo negli ultimi anni per far capire che l’olio calabrese, extravergine di oliva, contiene polifenoli, che agiscono come antiossidanti. Questi neutralizzano i radicali liberi, riducendo il rischio di danni cellulari che possono portare alla formazione di tumori.
Interessante l’annuncio del parlamentare Cerreto, che ha anticipato un possibile decreto legge per entrare, anche, nella tutela del prezzo e della qualità. Ne è convinta anche la Caligiuri che, attraverso il braccio operativo della regione per il comparto agricolo, cioè l’Arsac, ha innalzato qualità e controlli.
«Per benefici ottimali, è importante scegliere olio extravergine di oliva di alta qualità. L’olio extra vergine deve avere bassa acidità e caratteristiche organolettiche integre», ha chiosato il presidente della Lilt, Schittulli. Che si arrabbia quando, anziché puntare sulla prevenzione, la politica annuncia milioni di euro per costruire nuovi ospedali e quindi curare la malattia già in essere.
L’olio di Calabria, dunque, al centro della prevenzione con una imponente e qualificata campagna mediatica.
“Siamo orgogliosi di essere al fianco della Lilt in questo impegno nella corretta diffusione di abitudini alimentari sane, alla base di uno stile di vita salutare», ha concluso presidente Magliocchi il quale, ha già annunciato la partecipazione attiva del Consorzio calabrese per le prossime campagne nazionali della Lilt.
Alla fine del convegno una degustazione di cocktail a base di oli e liquori calabresi: “Calabrian drink experience”, un evento unico nel suo genere con protagonisti i drink dal gusto particolare, creati per l’occasione grazie alla collaborazione tra il Consorzio Olio di Calabria Igp e Qual’italy, di Enzo Serra, “sartoria dei liquori specializzata nella produzione di infusi e amari che rendono omaggio al territorio calabrese”. (rrm)

Al via la seconda edizione del progetto “Cultura è sicurezza”

Il 17 aprile, all’Ite “Grimaldi Pacioli” di Catanzaro, guidato dalla dirigente Cristina Lupia, prenderà il via la seconda edizione del progetto Cultura è sicurezza, le attività formative di approfondimento sui rischi ambientali e antropici che interessano la nostra regione.

Lo ha reso noto la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, spiegando come quello di Catanzaro – che coinvolgerà anche la Provincia di Crotone – è il primo della serie di incontri promossi dal Dipartimento di Protezione Civile regionale, con la proficua collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale, di cui è dirigente generale Antonella Iunti, che coinvolgeranno tutte le province calabresi e avranno come destinatari i referenti di educazione civica e i responsabili del servizio prevenzione e protezione (rspp) di ogni Istituto del territorio.

«Il 18 e 19 aprile al Liceo scientifico “A. Volta” – ha spiegato – diretto da Marisa Monterosso, per la città metropolitana di Reggio Calabria; il 22 aprile al Liceo Statale “Vito Capialbi” guidato dal dirigente Antonello Scalamandrè, per la provincia di Vibo Valentia; il 23 e 24 aprile all’I.C. “Gullo Cosenza Quarto” diretto da Rosa Maria Paola Ferraro, per la provincia di Cosenza».

Le attività, condotte dal professor Agostino Miozzo, già direttore generale del Dipartimento di Protezione Civile nazionale, e da Domenico Costarella, direttore generale della Prociv regionale, avranno come obiettivo l’analisi e l’approfondimento di tematiche legate alla percezione, conoscenza e gestione dei rischi naturali che interessano il territorio calabrese, e vedrà  coinvolte tutte le province calabresi e avranno come destinatari i referenti di educazione civica e i responsabili del servizio prevenzione e protezione (rspp) di ogni Istituto del territorio.

«Viviamo in una regione bellissima e vulnerabile perché –  ha sottolineato Princi – fortemente esposta a rischi naturali. Da vicepresidente e donna di scuola, trovo fondamentale che gli studenti, per il tramite dei loro docenti, siano coinvolti in un percorso civico teso alla conoscenza dell’alto rischio sismico ed idrogeologico che caratterizza la nostra terra, nonché del ruolo determinante offerto dal servizio nazionale della Protezione Civile».

«Solo attraverso la conoscenza e la prevenzione – ha concluso – è possibile avere un approccio attivo nei confronti di questi fenomeni, così da ridurre la vulnerabilità e l’impatto che posso avere sulla nostra vita». (rcz)

Al Sol di Verona col Consorzio Olio di Calabria si parla di prevenzione

Domenica 14 aprile, alle 15, al Salone Internazionale dell’Olio Evo di Verona, nel padiglione della Regione Calabria, giunto alla 28esima edizione, si parlerà di Prevenzione in ogni goccia. Il ruolo dell’olio extravergine di oliva nella lotta ai tumori, promosso dal Consorzio Olio di Calabria Igp in collaborazione con Lilt – Lega Italiana per la lotta contro i tumori.

«L’olio extravergine di oliva può essere un alleato nella prevenzione dei tumori, soprattutto quando fa parte di una dieta equilibrata e di alta qualità», ha anticipato il presidente del Consorzio calabrese, Massimino Magliocchi.

Insieme a lui, nel talk presentato dal noto giornalista Claudio Brachino, anche la Lilt nazionale, la lega italiana contro i tumori, con la presenza importante del presidente Francesco Schittulli. E poi il capogruppo di FdI, il deputato Marco Cerreto, tra i massimi esperti del settore e componente, anche, della commissione Agricoltura alla Camera. Immancabili all’appuntamento, il presidente dell’Arsac, Fulvia Caligiuri, e l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo.

Il Consorzio sta lavorando moltissimo, negli ultimi anni, per far capire che l’olio calabrese, extravergine di oliva, contiene polifenoli, che agiscono come antiossidanti. Questi neutralizzano i radicali liberi, riducendo il rischio di danni cellulari che possono portare alla formazione di tumori.
«Uno studio ha associato un aumento del 5% delle calorie – ha spiegato Magliocchi –  derivanti dall’olio extravergine di oliva a una riduzione del 28% del rischio di cancro al seno in donne. Per benefici ottimali, è importante scegliere olio extravergine di oliva di alta qualità. L’olio extra vergine deve avere bassa acidità e caratteristiche organolettiche integre».
L’olio di Calabria, dunque, al centro della prevenzione con una imponente e qualificata campagna mediatica.  La prevenzione inizia dalla tavola, per il presidente Magliocchi.
«La sinergia tra la Lilt e il Consorzio Olio di Calabria Igp – ha detto ancora –vuole sottolineare l’importanza di fare fronte comune per tutelare la salute delle persone, puntando sulla prevenzione sanitaria e alimentare come prima arma di difesa nella lotta ai tumori. Siamo orgogliosi di essere al fianco della LILT in questo impegno nella corretta diffusione di abitudini alimentari sane, alla base di uno stile di vita salutare».
L’incontro in fiera è un’occasione unica per far conoscere le proprietà benefiche del nostro oro verde a tutti gli italiani e, allo stesso tempo, «per contribuire al raggiungimento del traguardo comune di un futuro senza cancro».
L’olio extravergine d’oliva calabrese, grazie alle sue numerose proprietà nutraceutiche, è un vero e proprio alleato della salute. L’Igp di Calabria crede fermamente in questo. (rrm)