Rigassificatori, Saccomanno (Lega): La zona più adeguata è Gioia Tauro

Il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha evidenziato come «la zona maggiormente adeguata ed attrezzata» per fare il rigassificatore «è quella di Gioia Tauro, dove si potrebbe creare un grande polo del freddo, con sostegno all’agricoltura dell’intero Sud e all’incremento dei trasporti portuali».

«Leggere, sul rigassificatore, le posizioni e motivazioni negative della sinistra è un qualcosa di abnorme! – ha spiegato –. Una contraddizione all’interno degli stessi argomenti che sconcerta veramente. Grazie a questa sinistra ed ai tanti inspiegabili no, l’Italia è stata fortemente penalizzata e gli ultimi accadimenti, come guerra in Ucraina e rottura rapporti con la Russia, hanno dimostrato la profonda fragilità del nostro paese nel campo energetico, che poi si riversa in quello economico e della sostenibilità. Il rifiuto all’utilizzo dei tantissimi pozzi di gas del mediterraneo, il blocco di quelli esistenti che ci rifornivano di petrolio, la negazione al nucleare e la chiusura di centrali all’avanguardia, ecc., tenendo presente che tutte le nazioni limitanti, invece, sfruttano tali tipologie di energia, dimostrano la mancanza di strategia e di intelligenza di chi ci ha governato negli ultimi decenni».

«Una vergogna che ha messo in ginocchio l’Italia ed ha fatto vacillare la nostra economia. Danni rilevantissimi che hanno piegato la nazione e che dovrebbero addebitarsi a chi ha assunto decisioni, veramente, incomprensibili. Ora si permettono anche di affermare che il rigassificatore a Gioia Tauro è un’idea sciagurata! Mi chiedo se questa sinistra abbia mai letto le relazioni economiche, quelle per lo sviluppo delle aree, e se conosce sia l’entità complessiva della possibile energia rinnovabile e le conseguenze successive per il dovuto smaltimento, non durando le relative strutture in eterno. Mi chiedo se sono a conoscenza come e quanto potrebbe costare, poi, lo smaltimento? E quali nazioni verrebbero avvantaggiate? Non penso che vi siano stati questi approfondimenti, altrimenti certe cose non si potrebbero dire».

«Affermare che il progetto risale a vent’anni fa – ha proseguito – non ha alcuna valenza, in quanto questi devono essere innovati e integrati secondo le nuove tecnologie. Parlare poi di rischio sismico o di riduzione del traffico al porto o, ancora, di collocazione a ridosso di altri impianti vietata dalla normativa, è, veramente, molto imprudente. Ci sono in Italia tante normative per la sicurezza che spesso spaventano gli imprenditori, ma che, comunque, garantiscono tutti. Lasciamo, quindi, agli esperti tali valutazioni e decisioni. La politica deve lavorare per far crescere i propri territori e consentire sviluppo, benessere ed occupazione».

«Il rigassificatore a Gioia Tauro consentirebbe – ha concluso – un salto di qualità enorme ed allontanerebbe tanti giovani dal miraggio dei guadagni facili offerti dalla criminalità organizzata. Facciamo squadra e pensiamo al futuro e non fermiamoci al presente per difendere i piccoli orticelli. Bisogna terminare con le stagioni dei no». (rrc)

Occhiuto: Considerare “area disagiata” sanità calabrese per poter pagare di più i medici

Ritenere la sanità calabrese “area disagiata” per permettere di pagare di più i medici. È la proposta che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha avanzato nel corso del suo intervento a Morning News su Canale 5.

Una proposta fatta dal Governatore citando l’esempio dei magistrati e delle forze dell’ordine «che scelgono di venire a lavorare in Calabria sono pagati di più e hanno dei benefici di carriera. Benissimo, perché la nostra è una Regione complicata per chi deve assicurare il rispetto della legalità e il contrasto alla criminalità, ed è giusto che venga considerata un’area disagiata».

«Ho chiamato i medici da Cuba, ne sono arrivati 52 qualche mese fa – ha ricordato – e tra qualche giorno ne arriveranno altri 126.
I medici cubani sono stati riconosciuti come estremamente qualificati sia dai colleghi italiani che hanno lavorato con loro negli ospedali che da parte dei pazienti. Certo, non è una soluzione strutturale, lo so, la soluzione strutturale è quella dei concorsi. Io ad esempio ho fatto nella mia Regione, in un anno e mezzo, 2.300 nuove assunzioni di unità di personale sanitario, però 1.700 persone sono andate in pensione e molte altre hanno preferito andare a lavorare nella sanità privata, anche perché oggi in Italia conviene di più che operare nel pubblico».

«Il privato tra l’altro può pagare i medici e gli infermieri come gli pare – ha detto – mentre nel pubblico siamo vincolati ai contratti collettivi nazionali di lavoro che sono davvero scoraggianti per molti medici e operatori sanitari, ancor di più in una Regione come la mia con un sistema sanitario ancora fatiscente».

Sempre di sanità ne ha parlato domenica all’interno di Agenda, su SkyTg24. In quest’occasione Occhiuto ha ricordato che «sulla sanità, in tutta Italia, si è fatto poco negli ultimi decenni, adesso il governo Meloni sta tentando di riformare alcuni aspetti che, purtroppo, sono stati ignorati per tantissimi anni. Ad esempio, sul numero chiuso per la Facoltà di Medicina ricordo che anni fa l’Ordine dei medici sosteneva che si laureavano troppi medici in Italia e quindi bisognava restringere. Poi, dopo il Covid, ci siamo resi conto che i medici non bastano».

«Non si è mai intervenuti sulla retribuzione dei medici – ha proseguito – che sono i peggio pagati in Europa e si dimettono per andare a lavorare all’estero. In Calabria sono costretto a farli venire da Cuba, perché altrimenti dovrei chiudere gli ospedali. Ci sono stati dei giganteschi errori di programmazione del sistema sanitario. La Calabria negli ultimi 15 anni è stata abbandonata. C’è stato un lungo commissariamento che avrebbe dovuto accertare i conti e migliorare il sistema sanitario, ma in tutti questi anni non hanno nemmeno quantificato il debito».

«Si diceva che la Calabria avesse una contabilità sanitaria ‘orale’. Io in un anno sono riuscito a dimostrare che siamo in avanzo d’amministrazione e che non abbiamo deficit – ha ricordato ancora – e, soprattutto, dopo 12 anni, grazie ad un contributo in termini normativi da parte del governo, siamo riusciti a chiudere i bilanci delle Aziende sanitarie. Stiamo facendo un lavoro davvero importante.
Anche in Veneto e in Lombardia, dove ci sono sistema sanitari efficienti, hanno difficoltà ad assumere medici, figuriamoci in una Regione come la Calabria che per decenni non ha fatto investimenti né in strutture, né in tecnologie, né in personale. Ora gli investimenti li stiamo facendo, ma è difficile farli in tutta Italia ed è dunque ancora più difficile farli in Calabria».

Nel corso del programma, poi, il Governatore ha annunciato che «il ministro Pichetto Fratin mi ha assicurato che inserirà Gioia Tauro nel piano nazionale dei nuovi rigassificatori. Sto facendo una battaglia, sia con questo governo che con quello precedente, per ospitare in Calabria questa importante infrastruttura strategica».

1Il rigassificatore di Gioia Tauro – ha evidenziato – potrebbe produrre la metà del gas che prima importavamo dalla Russia, e aumenterebbe il potere negoziale dell’Italia nei confronti dei Paesi dai quali al momento acquistiamo questa fondamentale materia prima: potremmo imporre prezzi per noi più convenienti. È dunque un investimento estremamente strategico, ha tutte le autorizzazioni già pronte, possiamo partire anche domani, e sono contento che il ministro Pichetto Fratin abbia deciso di inserirlo in questo piano.
Voglio questa grande infrastruttura anche perché per rigassificare serve la piastra del freddo, e con questa realtà potrei costruite a Gioia Tauro un grande distretto dell’agroindustria per congelare i prodotti alimentari prodotti non solo in Calabria, ma anche ad esempio in Sicilia o in Campania».

«Questa sarebbe un’ulteriore opportunità di sviluppo per Gioia Tauro, che non dimentichiamolo è il primo porto d’Italia, ma anche per tutta la mia Regione», ha ricordato Occhiuto. (rrm)

CATANZARO – Il rigassificatore non è più un tabù. Se ne parla al convegno Ande

Ha riscosso grande interesse l’incontro di studio promosso dall’associazione Ande di Catanzaro, unitamente ai Consigli degli ordini professionali degli architetti, degli ingegneri e dei dottori agronomi e forestali della provincia di Catanzaro, e alla Camera di commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia avente ad oggetto “Il rigassificatore: tra esigenze di fabbisogno energetico e salvaguardia dell’ambiente”.

Nonostante le numerose iniziative in contemporanea nel capoluogo calabrese, il convegno ha registrato una grande partecipazione nella sala della Camera di commercio gremita di un pubblico attento e partecipe, anche al dibattito, fino alla fine.

Il tema trattato è argomento di grandissima attualità seppure i mezzi d’informazione finora si sono occupati poco, nonostante esso, in seguito all’emergenza energetica dovuta al conflitto Russia-Ucraina, ci tocchi tutti da vicino ed in particolare noi calabresi, stante il progetto di realizzare il più grande rigassificatore italiano presso il Porto di Gioia Tauro.

Infatti l’obiettivo del convegno, ampiamente soddisfatto, era quello, attraverso gli interventi di relatori di differente esperienza professionale, di capire, da un punto di vista tecnico ed ambientale, cos’è, a cosa serve e che rischi per la salute può comportare la realizzazione di un rigassificatore. Dopo i saluti dei presidenti degli ordini professionali ing.Gerlando Cuffaro e dott. Antonio Celi, la presidente Ande di Catanzaro Roberta Porcelli ha brevemente presentato l’associazione ed ha spiegato la scelta dell’argomento oggetto del convegno che segue un primo appuntamento sull’autonomia differenziata.

«Del rigassificatore – ha detto Porcelli – se ne sente parlare da molti anni ma in questi ultimi mesi in particolare. La Russia fino allo scorso anno è stata la prima fornitrice di gas dell’Italia. L’interruzione del gasdotto russo lungo l’Ucraina e quindi la necessità di diversificare gli approvvigionamenti e di acquistare il gas da altri Paesi ha ridato vita al progetto di costruire un rigassificatore nel porto di Gioia Tauro. Un impianto molto grande, tra i più grandi d’Europa, che occupa circa 47 ettari ricadenti nei Comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno. Ma un’opera così imponente – ha aggiunto fra l’altro l’avvocato Roberta Porcelli – oltre a costituire una prospettiva di sviluppo per la nostra regione, comporta una contropartita in termini ambientali? E cosa ne pensa l’Unione europea, la cui politica è quella di ridurre drasticamente, entro il 2030, l’utilizzo dei combustibili fossili?».

L’ing. Pino Solano, titolare di un’azienda con sede a Vibo Valentia, leader del settore della consulenza e progettazione di torce ed inceneritori, che ha realizzato l’impiantistica a servizio di rigassificatori di tutto il mondo, partendo dal fabbisogno attuale di gas in Italia, si è soffermato sulle varie possibilità di approvvigionamento (estrazione, gasdotti e rigassificatori), sulle caratteristiche dei rigassificatori e sulla loro messa in sicurezza, proiettando alcuni lucidi del rigassificatore galleggiante di Piombino, la cui torcia è stata progettata e costruita proprio dalla sua azienda.

Sulla sicurezza degli impianti si è intrattenuto anche Francesco Sabatino, ingegnere ambientale, che si è intrattenuto sul rapporto costi/benefici della costruzione dei rigassificatori di nuova generazione, in termini di impatto sull’ecosistema.

L’assessore comunale di Catanzaro all’Ambiente, Aldo Casalinuovo, si è soffermato proprio sulla tematica dei rischi ambientali che vanno valutati con estrema attenzione per evitare disastri. L’importanza di costruire un rigassificatore in Calabria, per i notevoli benefici di sviluppo per l’economia e l’occupazione che ne deriverebbero, è stato l’oggetto dell’intervento di Aldo Ferrara, presidente di Unindustria regionale.

Su posizione non così favorevole si è infine collocato Italo Reale, politico ed avvocato ambientalista, il quale ha sottolineato come, scaricandosi a mare l’acqua utilizzata per il processo di rigassificazione, la temperatura dell’acqua circostante scenda di circa 7 gradi, con un impatto negativo sull’ambiente marino e come le conseguenze dannose si aggravino per il fatto che essa viene mischiata con il cloruro di sodio usato per la pulizia delle tubature. A ciò si aggiunga che il rischio di incidenti, anche catastrofici, non può essere mai escluso del tutto.

Infine, la scelta di dotarsi di rigassificatori non può che essere di breve periodo, poiché è evidente a tutti la necessità di chiudere con i combustibili, che sono la prima causa del cambiamento climatico. In questo senso, l’Ue ha assunto impegno di giungere al divieto assoluto di utilizzo di combustibili fossili a partire dal 2055, fissando rigide scadenze intermedie. Bisogna pertanto puntare sulle energie rinnovabili. Preferibile sarebbe, dunque, una struttura mobile temporanea.

Tra gli interventi non programmati, particolarmente ricco di contenuti è stato quello del consigliere regionale Ernesto Alecci che, pur non dichiarandosi in linea di principio contrario al rigassificatore di Gioia Tauro, ha esposto, tra l’altro, la necessità di compensazioni finanziarie rispetto al sacrificio ambientale richiesto ai calabresi. È seguita l’opinione di altri presenti, come quella di Annamaria Fonti Iembo, in un libero dibattito. Gli interventi contrastanti, che talvolta hanno raggiunto momenti di sana tensione e confronto, sono stati moderati dal giornalista Luigi Stanizzi.

La presidente nazionale dell’Ande Marisa Fagà ha tratto le conclusioni, dichiarandosi soddisfatta del confronto, ricco di spunti di riflessione. (rcz)

CATANZARO – Il convegno su “Il rigassificatore, tra esigenze di fabbisogno energetico e salvaguardia dell’ambiente”

Il rigassificatore, tra esigenze di fabbisogno energetico e salvaguardia dell’ambiente è il titolo del convegno in programma domani pomeriggio, alle 17, alla Camera di Commercio Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia.

L’evento è stato promosso da Ande – Associazione Nazionale Donne Elettrici Catanzaro e dai Consigli degli Ordini professionali e patrocinato dall’Ente camerale.

L’evento mira ad approfondire, da un punto di vista tecnico ed ambientale, un tema di grande attualità, soprattutto per noi Calabresi, essendo in programma l’installazione di un rigassificatore nel porto di Gioia Tauro. Ai partecipanti iscritti agli Ordini che hanno aderito all’iniziativa verranno riconosciuti i crediti formativi, ma le adesioni stanno anche arrivando da altri comparti, da tecnici a politici, ambientalisti, semplici cittadini,  «interessati – ha dichiarato la Presidente Ande Catanzaro Roberta Porcelli – ad assistere a questo incontro di scottante attualità per capire cos’è un rigassificatore, come funziona, a che cosa serve, se può costituire un’opportunità di sviluppo per la nostra Regione ed eventualmente per quali motivi, se possano esserci rischi per la salute».

Introduce i lavori la Presidente Ande di Catanzaro Roberta Porcelli, relazionano due tecnici esperti della materia, gli Ingegneri Pino Solano e Francesco Sabatino, intervengono  il Presidente di Unindustria Aldo Ferrara e l’Avvocato ambientalista Italo Reale; portano il loro saluto il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita e il Presidente della Camera di commercio Pietro Falbo. Le conclusioni sono a cura di Marisa Fagà, Presidente nazionale Ande. Modera il giornalista Luigi Stanizzi(rcz)

LE POLEMICHE SULLE FONTI ALTERNATIVE
DI ENERGIA: SERVE LA REGOLAMENTAZIONE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAE se fossero, invece che specchietti per indigeni con l’anello al naso, veri brillanti di molti carati? Il dubbio nasce  e in molti si pongono tante domande. Parlo della polemica sollevata da Renato Schifani ma anche da Roberto Occhiuto sugli impianti eolici, solari, ma anche sui rigassificatori e su tutte le fonti di energia alternativa.

«Ho deciso di sospendere a breve il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico. ..questa attività porta lavoro? L’energia rimane in Sicilia? No. La Sicilia paga un prezzo non dovuto per una risorsa sua. Il danno e la beffa. E allora intendo discutere col Governo».           

Le parole del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, sono molto decise e possono creare molti problemi al Paese. E continua «dobbiamo trovare una soluzione che consenta alla Sicilia di chiedere a chi insedia impianti fotovoltaici non soldi ma energia, per avere una bolletta meno pesante grazie a ciò che si produce sul nostro territorio».  

Il tema è di quelli che divide. Da una parte il Paese con il suo sistema industriale che ha bisogno di energia, molte grandi multinazionali estremamente potenti specializzate in tali impianti. Si pensi che l’impianto al largo delle Egadi prevede un investimento miliardario. Ed è Bernardo Tortorici di Raffadali, presidente e fondatore dell’Associazione Amici dei Musei Siciliani, che evidenzia i propri dubbi sul parco eolico offshore parlando di una “preoccupante campagna mediatica”, che viene in questi giorni sostenuta a favore del mega impianto. “I punti di forza che ci vengono sbattuti in faccia sono gli 8 miliardi d’investimento e la creazione di centinaia di posti di lavoro”.  

Ricordo a me stesso che solo un albergo di 400 posti letto ne crea di più. Mentre Svimez stima che la Sicilia potrebbe essere destinataria di ulteriori 8,8 miliardi di investimenti green. 

Dall’altro lato ci sono due presidenti di Regione, ma il contenzioso rischia di allargarsi a macchia d’olio alle altre Regioni, che vorrebbero che la messa a disposizione del proprio territorio non si risolvesse in una prestazione simile a quella fatta per gli impianti di raffineria, che stanno lasciando il deserto di cattedrali dismesse e abbandonate, inquinamento, tante malattie tumorali e pochissima occupazione, tale anche nei momenti d’oro. 

Gela, Milazzo, Pozzallo, Taranto, Bagnoli sono a testimoniare il fallimento di una sedicente politica industriale, che in realtà si è rivelata uno sfruttamento coloniale di un territorio. I due Presidenti vorrebbero che non si ripetesse la storia della batteria energetica del Paese che in loco lascia solo inquinamento. Non bisogna dimenticare che dopo  il loro ciclo di vita gli impianti solari e anche quelli eolici lasciano scorie che devono essere smaltiti. 

Prima di decidere nuove installazione sarebbe opportuno definire la regolamentazione per lo smantellamento, chi ne pagherà i costi, dove saranno i siti per sistemarli. 

Ma se tutto questo portasse una occupazione di migliaia di posti di lavoro potrebbe pagarsi il prezzo, ma in realtà l’occupazione di questi impianti, anche se c’è, è estremamente contenuta.  

Ed allora visto che le Regioni del Sud mettono a disposizione i loro territori, ospitando impianti che certo non migliorano la bellezza del paesaggio, o nel caso dei rigassificatori, cambiano l’equilibrio dei propri mari bisogna avere dei ristori

Niente di particolare: lo Stato lo sta facendo a Piombino. Ed in ogni caso i due Presidenti parlano solo della energia che si esporta, certamente non chiedono nulla per quella che serve alla Regione di appartenenza.  

In realtà molte delle regioni meridionali producono più energia di quella che consumano: la Calabria il triplo di quella che consuma, la Puglia, calcolando anche le produzioni fossili (prevalenti), produce il 70% in più del suo fabbisogno, la Basilicata possiede una miniera tra i giacimenti di petrolio, gas e impianti rinnovabili: assicura il 13% di produzione di eolico nazionale, la Campania é la prima regione per produzione di energia eolica pari a 3.557 gigawattora anno, garantita da 625 impianti (quarta in Italia).

Come si vede sono numeri importanti che aggiunti a quelli che soprattutto dal fotovoltaico provengono dalla Sicilia (seconda per numero di impianti alle spalle della Lombardia) o dalla Puglia (quinta) spiegano perché al Sud il tema delle rinnovabili e delle loro ricadute economiche e sociali era e rimane a dir poco sensibile. 

In un momento peraltro in cui le Regioni più ricche, destinatarie dell’energia che viene prodotta al Sud, parlano del loro residuo fiscale. Che con l’autonomia differenziata vogliono trattenere nei loro territori. E quindi è legittimo che le Regioni del Sud non vogliano fare gli utili idioti, le riserve coloniali di energia, oltre che di ragazzi formati pronti ad essere utilizzati alla bisogna,  in una ripetizione di approccio già visto che ha lasciato macerie come l’ilva di Bagnoli rovinando un territorio baciato da Dio.  

Ma ormai è certo che la vicenda non potrà concludersi come avvenne negli anni ’60 con alcune raffinerie ed altri impianti industriali che sul territorio ormai si è visto hanno lasciato molto poco, non incidendo in alcun modo sulla soluzione della questione meridionale. 

Il risultato è stato che alcuni territori sono stati massacrati, vedasi Gela con la raffineria costruita a fianco delle  mura greche o Bagnoli con una vocazione turistica incredibile tradita, che poi sopravvive con il reddito di cittadinanza. E se è vero che l’Unione Europea ha bocciato una tassa sul tubo del gas proposta dalla Sicilia non vi è dubbio che il tema non potrà essere archiviato senza uno scambio tra disponibilità all’investimento nelle energie rinnovabili e industrializzazione vera, quella alla Intel, che porta posti di lavoro veri e di livello. 

È chiaro che sarà difficile per i Presidenti delle Regioni  contrapporsi agli interessi enormi del sistema imprenditoriale del Nord oltre che delle aziende multinazionali interessati al loro business, probabilmente lo stesso Governo avrà pressioni indicibili,  ma non vi è dubbio che non si potrà non tener conto della complessità dei temi che inciderà ovviamente anche sul percorso dell’autonomia differenziata di Calderoli. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’altravoce dell’Italia]

PIATTAFORMA ENERGETICA PER L’EUROPA
LA CALABRIA GUARDA AL RIGASSIFICATORE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAProporsi di diventare piattaforma energetica dell’Europa è una idea importante che Meloni sta portando avanti. Adesso anche Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, ne ha parlato e sembra che il progetto stia entrando nella fase operativa. Ha nel Mezzogiorno e nel Nord Africa la sua base, ma tutto il Paese é coinvolto, come è giusto che sia. 

Le fonti che devono essere usate sono il gas con i collegamenti stabili, come gli impianti che collegheranno la Sicilia e il Nord Africa. Ma a fianco ad essi, per utilizzare anche lo stesso gas proveniente da più lontano, trasportato dalle navi gasiere, sono necessari i rigassificatori che trasformino il gas da liquido in gassoso. E Ravenna e Piombino sono già pronti ad entrare in funzione.                       

In realtà ne servono anche altri e la Calabria del presidente Occhiuto si è dichiarata pronta ad ospitarne uno fisso nella piana di Gioia Tauro. Fra l’altro in quell’aerea il freddo che proviene dal procedimento potrebbe essere usato per una catena per i prodotti agricoli della zona.        In realtà l’Enel ne vorrebbe costruire uno anche a Porto Empedocle. Ma tale impianto è molto contestato dalla popolazione locale che ritiene inconcepibile che si possa localizzare un rigassificatore a poche centinaia di metri dalla Valle dei Templi, il più grande ed interessante sito archeologico, complesso della Magna Grecia, esistente in Italia e nel Mondo. Utilizzando Porto Empedocle, che ha una vocazione turistica importante perché ai margini della Valle ma anche frontaliera delle isole Pelagie. Arcipelago che comprende Lampedusa, Linosa e la disabitata Lampione.     

D’altra parte considerato che vi é Gela , Pozzallo e anche Augusta, con vocazione prevalente  industriale, pensare di cambiare indirizzo ad una zona che oltre alla Valle possiede anche Punta Bianca é una forzatura inaccettabile. L’altro combustibile fossile  che fornisce energia é il petrolio, che trova nelle raffinerie presenti sopratutto in Sicilia  un complesso industriale importante, ma che nel tempo, per attuare la transizione ecologica, dovrà essere chiuso. Gli impianti eolici pare che possano trovare collocazione solo nel Sud, considerato che la Pianura Padana ha poco vento e che le Alpi si vogliono preservare dall’inquinamento estetico, oltre che acustico, che inevitabilmente esse portano, in una difesa inaccettabile che deturpa solo alcune parti.  

Vi é un grande investimento al largo delle Eolie, che ha  trovato l’approvazione della Lega Ambiente, ma é contrastato dai pescatori e dalle comunità locali. Vi sono tentativi di incanalare l’energia proveniente dal moto ondoso,  con un impianto sperimentale a Pantelleria di grande interesse. Ad agosto 2019 è stato ufficialmente inaugurato il, primo dispositivo italiano in scala 1:1 per la produzione di energia elettrica dal moto ondoso: il prototipo, ormeggiato a 800 m dalla costa dell’isola di Pantelleria e a 35 m di profondità, è il frutto del lavoro decennale sviluppato da Politecnico di Torino con il supporto di Enea e Iamc-Cnr.

Poi vi sono gli impianti che catturano l’energia solare che hanno due filoni. Il primo riguarda la possibilità di utilizzare grandi estensioni di campi e le superfici dei tetti per collocarvi pannelli solari. Questo sta avvenendo in modo massiccio e certamente daranno un contributo decisivo alla autonomia energetica del nostro Paese. In Europa le possibilità sono limitate dalla insufficiente insolazione. 

Per supportare tali impianti Enel Green Power ha aperte uno stabilimento a Catania che ha iniziato la produzione del pannello bifacciale nel sito del modulo 5, contribuendo alla costruzione di quel sistema virtuoso che remuneri il Sud per la disponibilità dei propri territori con impianti ad intensità di manodopera.

Il secondo riguarda la costruzione di cavi elettrici da posare sul fondo del mare per trasportare l’energia dalla sponda sud del mare nostrum. I cavi tra Europa ed Africa passeranno da Castelvetrano, in Sicilia. La Terna, società a prevalenza pubblica, sta investendo miliardi di euro per un collegamento con la Sardegna che poi arrivi con collegamenti stabili in Toscana. Inoltre con la Tyrrhenian Link, l’interconnessione sottomarina che collegherà Campania, Sicilia e Sardegna,

Pochi riferimenti all’energia proveniente dalle centrali nucleari, che la Francia saggiamente non ha mai abbandonato e invece altri Paesi stanno considerando seriamente, dopo la sbornia dell’abbandono degli anni 80, che tanto danno ha fatto, grazie  all’opera di ambientalisti improvvisati. Ma che ha il suo grande problema nello smaltimento delle scorie non ancora risolto. Problema che però hanno anche le raffinerie da dismettere come i pannelli solari e che hanno meno le pale eoliche. 

Il progetto di porsi come piattaforma energetica europea é nelle cose, dopo che si sono chiusi, probabilmente per sempre, gli approvvigionamenti dalla Federazione Russa. Ma evidentemente, cosi come il Sud pretende di avere dei ritorni dalla disponibilità del proprio territorio, anche l’Italia vuole che tale disponibilità abbia un ritorno da parte dell’Europa.

Per il Sud dovrebbe essere rappresentato  dalle localizzazioni di impianti manifatturieri, che utilizzino la grande quantità di capitale umano formato disponibile, senza costringerlo all’emigrazione  forzata, come avviene dalla fine della seconda guerra mondiale. Il passo dell’Enel con lo stabilimento di Catania va in tale direzione, ma rappresenta una goccia rispetto a quello che serve. 

Nei confronti dell’Europa quello che va chiesto attiene alla contribuzione agli investimenti strutturali necessari, con risorse a fondo perduto da destinare sia alla realizzazione dei collegamenti stabili necessari ma anche degli impianti. I destinatari dovrebbero essere le aziende pubbliche o private che intraprendono tale iniziative. Il rapporto dell’Italia dovrebbe capovolgersi e da predatorio diventare collaborativo rispetto alle aree del Nord Africa ed anche del Mezzogiorno. 

Così come l’Europa dovrebbe contribuire, come in parte sta facendo, con fondi straordinari nei confronti della infrastrutturazione e dell’industrializzazione del Sud, magari intervenendo con risorse importanti nella costruzione del ponte sullo stretto di Messina, dell’alta velocità ferroviaria, della messa regime dei porti dirimpettai di Suez come quelli di Gela, Augusta e Pozzallo. Credo che questa sia l’obiettivo e per la realizzazione di tale progetto conviene battersi. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Occhiuto: Se vince Centrodestra chiederò di realizzare il rigassificatore di Gioia Tauro

«Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni chiederò al prossimo ministro competente di puntare sul rigassificatore che Sorgenia e Iren sono pronti a costruire, facendola diventare un’opera strategica per il Paese». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in una intervista a Il Giornale.

«Dentro l’area di Gioia Tauro – ha ricordato il Governatore – diventata una Zona economica speciale, realizzeremo anche una piastra del freddo per un grande polo dell’agroalimentare e raddoppieremo le capacità dell’attuale termovalorizzatore”, sottolinea il governatore azzurro. “Non ci sono opere strategiche in Calabria previste dal Pnrr».

«Ho chiesto alle Ferrovie di accelerare sulla dotazione infrastrutturale – ha informato Occhiuto –. Sul tavolo ci sono 30 miliardi, ma sono interventi che non si faranno entro il 2026. Ma qui nel Mezzogiorno il paradigma dello sviluppo è cambiato. I Paesi del Mediterraneo cresceranno più di quelli dell’Europa, e la Calabria non vuole essere da meno».

Sulla depurazione, Occhiuto ha ribadito il suo impegno sul tema, ricordando come si è iniziato a lavorare «a novembre e non a giugno come si faceva gli scorsi anni».

«Su questo tolleranza zero – ha ribadito – ma il problema del trattamento dei fanghi non si supera in sei mesi. Ci saranno sempre meno rifiuti per strada, ogni calabrese spendeva 320 euro per spedirli in Svezia, la gestione accentrata ci porterà un risparmio consistente, dimezzando i costi. E anche sugli incendi boschivi, dopo la brutta esperienza degli anni scorsi, abbiamo messo in campo una task force, tra droni, Protezione civile, forestali e associazioni: adesso i piromani li becchiamo con le mani nella marmellata».

Questione sanità. «In nove mesi – ha spiegato Occhiuo – abbiamo riaperto tre ospedali – Cariati, Trebisacce e Praia a Mare – ripreso ad assumere, avviato l’efficientamento dell’emergenza-urgenza, approvato una riforma grazie alla quale adesso anche in Calabria abbiamo, come in tante altre realtà, un’azienda sanitaria unica regionale che gestisce e coordina il lavoro delle Asp e delle Ao».

«Abbiamo tanti problemi da risolvere – ha concluso – ma anche tante eccellenze: medici e infermieri che quotidianamente fanno i salti mortali per assicurare i servizi ai cittadini». (rrm)

LA LETTERA / Vincenzo Varano: Il rigassificatore si potrebbe installare nella zona industriale dimessa di Crotone

Egregio direttore
Mi chiamo Vincenzo Varano, leggo tutti i giorni il vostro giornale e in data odierna in particolare, l’articolo di Legambiente sul rigasificatore da installare a Gioia Tauro in una area ex nuova di 47 ettari, mi sembra che abbia anche un’alternativa probabilmente altresì valida; mi riferisco alla zona industriale dismessa di Crotone, ex stabilimenti Montecatini e Pertusola adiacente al porto.

Inoltre, sempre nella stessa area, esiste l’impianto di stoccaggio e rilancio del metano provenienti dalle tre piattaforme che estraggono in mare.Sono complessivamente le condizioni richieste, ma da valutare in tutti gli aspetti.

La città di Crotone avrebbe un grande bisogno di un rilancio economico e occupazionale. La mia idea vuole essere un umile pensiero legato all’amore per la città natale, considerata ultima secondo classifica recente nazionale per qualità di vita.

Risiedo fin dal 1961 in provincia di Milano ma rimango un orgoglioso calabrese. (vv)

Saccomanno (Lega): Bene Occhiuto su richieste di decisioni immediate sul rigassificatore

Il commissario regionale della LegaGiacomo Saccomanno, ha espresso soddisfazione per il deciso intervento del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, sulla realizzazione del rigassificatore, nel corso degli Stati Generali di Forza Italia.

«Un intervento forte – ha detto – che dimostra di come la politica non possa che partire dagli investimenti produttivi e dalla necessità di guardare al futuro ed individuare le migliori strade percorribili per consentire una crescita sociale, economica ed occupazionale. Oggi, dopo quello che sta succedendo in Ucraina e dopo gli aumenti inverosimili dell’energia, l’Italia non può voltarsi indietro ed accettare vecchie spinte ideologiche che hanno portato il Paese, per le evidenti erroneità di tali scelte passate, ad essere ora succube di altre Nazioni».

«Bisogna, pertanto – ha proseguito – ripartire con oltre trent’anni di ritardo, ma con la consapevolezza che, per il bene del Paese e delle comunità, l’interesse preminente è quello di rendere totalmente autonoma ed indipendente la Nazione nel sistema energetico che condiziona e condizionerebbe, diversamente, in modo molto pesante le famiglie, le imprese e la stessa vita normale degli italiani. Ecco, perché, con rinnovata sinergia tra le forze politiche, è indispensabile pensare al presente e, maggiormente, al futuro e chiedere scelte immediate e non più rinviabili».

«Ha ragione il presidente Occhiuto – ha detto – allorquando afferma “… chiediamo al governo di guardare al Mezzogiorno come a una risorsa non solo per il Mezzogiorno ma per il Paese: lo scempio e la tragedia della guerra porrà il Mezzogiorno in una condizione di straordinaria importanza nel futuro, perché lo pone come la porta dell’Europa verso il Mediterraneo per l’approvvigionamento elettrico e per la logistica. Chiediamo quindi al Governo di darci la possibilità di autorizzare gli impianti per la produzione di energia più velocemente: nel Mezzogiorno noi abbiamo una miniera, perché per le rinnovabili abbiamo il sole, il vento, l’idroelettrico, ma quando si tratta di autorizzare un impianto per le energie rinnovabili passano mesi, anni. In Calabria abbiamo la possibilità di fare un rigassificatore che ci consentirebbe di produrre, attraverso la piastra del freddo, anche surgelati per metà dell’Europa, e quest’opera è incagliata da anni …”».

«La Lega – ha concluso – farà di tutto per accelerare questo percorso, già in fase più che avanzata, e chiederà ai propri ministri e rappresentanti nel Governo, con altrettanta forza, che si corra, non essendo più il tempo delle passeggiate». (rcz)

CON I GASSIFICATORI AL LARGO DI GIOIA T.
UNA RISPOSTA ALLA CARENZA D’ENERGIA

di FRANCESCO RAO –  Quanti oggi sono impegnati a sostenere il superamento della crisi energetica, individuando il Porto di Gioia Tauro come luogo ideale per impiantare un rigassificatore, ieri si stracciavano le vesti per impedirne la realizzazione. Non è stata miopia.

È stata la solita inettitudine di quanti si confrontano guardando al passato senza considerare gli scenari del futuro.
L’opzione relativa all’installazione off shore di rigassificatori ancorati a largo, in modo tale da garantire anche una maggior sicurezza, potrebbe essere l’occasione giusta per avviare nell’arco di un tempo ragionevolmente contenuto molteplici opportunità, non solo ponendoci al riparo di una crescente crisi energetica ma guardando anche all’azione occupazionale, fenomeno sociale che non può e non deve essere più sottovalutato o sedato ricorrendo ai contributi assistenziali, erogati per lunghi periodi. 

Vista la crescente produzione agricola calabrese, nella quale oltre alla quantità sta emergendo la qualità, la piattaforma del freddo, collegata al processo di rigassificazione, potrebbe divenire l’ulteriore processo di sviluppo per il segmento agricolo, contribuendo a renderne strategicamente funzionale la rapida commercializzazione dei prodotti che proprio dalla scalo portuale di Gioia Tauro potrebbero raggiungere qualsiasi destinazione, godendo della naturale capacità di penetrare i mercati internazionali grazie alla prestigiosa riconducibilità  della produzione “made in Italy” e particolarmente ricercata dai sei milioni di Calabresi che vivono lontani dalla Calabria.

Per troppo tempo abbiamo evitato di sognare lo sviluppo del Meridione ponendo tra i pilastri destinati a sorreggere l’economia, l’occupazione e lo sviluppo l’agricoltura. 

Il Meridione, contrariamente a quanto scritto e reiteratamente fatto passare come oro colato, ha le carte in regola per contribuire con proprie risorse al superamento della crisi energetica del Paese, incidendo notevolmente per contribuire a superare di fatto una dipendenza “patologica”, emersa in questi ultimi mesi perché l’attuale Guerra tra Russia e Ucraina ha generato la fibrillazione del sistema, facendo schizzare in altro i prezzi ma presente nei fatti sin dalla crisi petrolifera del 1973. 

Per far riflettere i gentilissimi lettori vorrei richiamare alcune realtà regionali non valorizzate: quanto gas viene prodotto a Crotone? Quanta energia potrebbe essere prodotta ricorrendo alle centrali idroelettriche?
Quanti pannelli solari potrebbero essere posizionati sui tetti delle abitazioni e degli uffici pubblici Calabresi? Quanto biogas potrebbe essere prodotto, convogliando la capacità produttiva degli allevatori Calabresi? 

La constatazione dei fatti è scontata: potremo continuare a rimanere allacciati alle tradizionali reti del gas ed elettriche ma dovremmo farlo non solo per consumare e pagare ma per vendere risorse energetiche ed essere pagati. 

Da questa visione, richiestaci dalle pressanti esigenze contingenti, dovremmo riuscire ad attivare un processo di confronto a sommatoria positiva con l’intento di generare uno sviluppo strutturale capace di invertire l’attuale trend afferente all’economia Calabrese, ponendo le basi necessarie a mettere in atto una controtendenza nella quale non dovrà essere esclusa l’ipotesi di un ripopolamento demografico nel quale le nuove opportunità, scaturite dal nascente sviluppo improntato su una logica che guarda allo sviluppo sostenibile ed all’utilizzo delle energie rinnovabili, divenga l’occasione giusta per  incidere e rilanciare la crescita socio-economica, mantenendo alta l’attenzione sulla tenuta del sistema sociale, sempre più esposto alle criticità di un reddito pro capite che potremmo dire vicino alla soglia della povertà.  (fr)

[Francesco Rao è Presidente Dipartimento Calabria ANS Sociologi]