CALABRIA, MANUTENZIONE PROGRAMMATA
ETERNA SMEMORATEZZA DI TANTI COMUNI

di MIMMO NUNNARI – C’è un tema da affrontare in Calabria, con forza e determinazione, che interessa la quasi totalità dei 404 comuni e in primo luogo le cinque città capoluogo: Catanzaro, Cosenza, Crotone, Reggio e Vibo. Riguarda la “manutenzione programmata”, un termine tecnico che significa prevedere nella programmazione annuale e nei bilanci una costante manutenzione, in particolare dei centri storici e delle periferie che sono le più colpite dal degrado e dell’abbandono.

A nessuno, che abbia un minimo di amore per la propria città, per la loro storia, e rispetto per i cittadini, può sfuggire l’importanza del complesso di operazioni necessarie a conservare funzionalità ed efficienza dei beni di una comunità: strade, edifici, monumenti, macchinari, argini di fiumi, impianti di depurazione, acquedotti, edifici storici. L’elenco può essere lungo, e ognuno può aggiungerci qualcosa a piacimento poiché la “reintegrazione” di ciò che non funziona, o funziona male,  è un “interesse” comune, riguarda tutti.

La manutenzione, che chiameremo fattore “M”, pone una questione seria, fondamentale, anzi due: la migliore qualità della vita urbana e la sicurezza della vita dei cittadini. 

Nonostante il problema sia fondamentale per il controllo del territorio e per il suo sviluppo, da anni sembra scomparso dall’agenda dei comuni e dai bilanci. 

Si pensa, ad ogni inizio di amministrazione, ad opere nuove che in buona parte non saranno mai completate, ma poco, o nulla, si fa per la cura, il restauro e la riconquista di spazi sempre più degradati. Un tempo, il fascino calabrese, ciò che attraeva i visitatori,  riguardava luoghi, paesaggi, testimonianze delle antiche civiltà, delle città scomparse. Molto di questo patrimonio, di questa enorme ricchezza, è andata distrutto per incuria, terremoti, calamità naturali, ma tanto è rimasto, e altrettanto è stato ricostruito, a volte anche sensatamente, con criteri urbanistici e architettonici eccellenti. Pensiamo alla nuova Reggio del dopo terremoto del 1908, ma pensiamo anche alla trascuratezza di Cosenza (l’Atene della Calabria) che ha uno dei centri storici più importanti del Meridione che aspetta di essere valorizzato, alla Catanzaro con i balconi sul Golfo di Squillace, con le viuzze, i vecchi palazzi, con la “Grecìa”, il più antico quartiere catanzarese, e poi a Crotone, con le sue pietre che parlano di arte, di storia e di cultura, e a Vibo, con le sue architetture religiose, i palazzi storici, i reperti di un grande passato.

Tutte queste città, con un glorioso passato alle spalle, avrebbero bisogno di una manutenzione costante, di un restauro, per conservare la loro invidiabile bellezza e tenere lontano il degrado, che è il segno più impietoso del sottosviluppo e del deficit di civiltà. Ma così non è stato e la degradazione ha aggredito centri storici e periferie, senza risparmiare nessuno. Le colpe, in questo caso, inutile andarle a trovare altrove, col cattivo costume del vittimismo, poiché sono colpe interne, colpe di chi non ha agito, di chi non ha vigilato, di chi è stato ed è ancora oggi, incapace di sviluppare azioni programmate. 

È mancata la politica urbana o, peggio, se c’è stata è stata pessima, per aver consentito urbanizzazioni scriteriate, messo alla porta la parola manutenzione, scambiato il restauro con la demolizione.

 Non si potrà fare mai turismo, o pensare al patrimonio artistico e culturale della Calabria come ad un attrattore, se non si volta pagina. Altro che gadget, che ragionevolmente il presidente Occhiuto ha bloccato, spiegando che le priorità sono altre, per richiamare i visitatori in Calabria. Chi vive a Reggio – per fare un esempio di quello che non va –  una delle più belle città del Mediterraneo, dove si preparano a stravolgere una piazza storica (De Nava) con sottostante necropoli ellenistica, con un progetto avventato, dove sono state installate 46 colonne metalliche in via Marina che somigliano ai ferri che fuoriescono delle palazzine mai finite, dove per celebrare i 50 anni del ritrovamento dei Bronzi di Riace è stata ingaggiata Anna Falchi, sa delle strade gruviera, dei tombini otturati, dei marciapiedi sbriciolati, degli acquedotti rotti, della sporcizia diffusa, della spazzatura accatastata, del tapis roulant dormiente, del Lido divenuto casa dei topi, dei semafori spenti, delle voragini e del livello di civiltà, miseramente basso, frutto della maleducazione di una minoranza di cittadini ma conseguenza anche, o soprattutto, della politica amministrativa inadeguata. 

I “costumi greci” (e Reggio è greca) si chiamavano così perché i cittadini imitavano lo spirito e il gusto della politica, si ispiravano all’arte, alla cultura, al bello. Oggi da imitare c’è poco, prevale lo stile barbaro della distruzione e della “coatta” convivenza col degrado. Citiamo Reggio perché nella sua storia questa città ha bellezza e civiltà, ma oggi, con un presente declinante, occupa uno dei primissimi posti nella graduatoria nazionale dell’inefficienza, della degradazione, delle opere incompiute, delle bruttezze programmate.  

Il problema, sia chiaro, esiste in tutte e altre città capoluogo, e in tutti, o quasi tutti, i comuni grandi e piccoli della regione, salvo rare lodevoli eccezioni, che sarebbe giusto encomiare e citare, ma soprattutto premiare. In Francia molti comuni e villaggi si fregiano di fiori che appaiono sui loro cartelli segnaletici (una specie di stella Michelin) che corrispondono a qualità, pulizia e arredo urbano. Più funzionano i servizi, di più fiori ci si può fregiare, e più contributi si possono ricevere. Sarebbe bello se il tandem Occhiuto-Princi oggi al vertice della Regione, istituisse qualcosa del genere, premiando i comuni virtuosi, incentivandoli con finanziamenti aggiuntivi e autorizzando a fregiarsi di un simbolo, un fiore, una stella, un segno di riconoscimento, un frutto rinomato, un bergamotto, un cedro, un grappolo d’uva e così via in misura corrispondente ai meriti. Sono mille i simboli della Calabria che rappresentano la sua storia.

È chiaro, va detto, che la manutenzione richiede quadri pubblici preparati e adeguate professionalità e si obietterà che ci sono comuni dove se un sindaco non sa scriversi una lettera, quella lettera non la scriverà nessuno, ma non è un buon motivo per non mettere in atto politiche che consentono di conservare i beni comuni e contestualmente promuovere i processi di sviluppo delle città. In passato, soprattutto nei piccoli comuni, era sufficiente un buon ragioniere per il bilancio e un buon geometra preparato per i lavori pubblici, per ottenere ottimi risultati. Il problema è, dunque, essenzialmente, politico, di cultura amministrativa. Certo ci sono pure insufficienze che derivano da problemi di bilancio, anche questo è vero, ma è pur vero che le risorse spesso si sprecano, si distraggono in feste, festicine, sagre, manifestazioni pseudo culturali dove manca la cultura, rassegne del “qualunquemente”, che magari saranno pure gradite, ad una fetta di cittadini, o servono per rispondere ad una certa domanda sociale, ma le buche, i tombini intasati, le caditoie otturate, i marciapiedi rotti e così via dovrebbero avere priorità. Questi scempi, dobbiamo dircelo, sottovoce, riguardano le amministrazioni del Sud, della Calabria in particolare, perché a queste latitudini la manutenzione è sconosciuta. 

In qualsiasi città del Nord, le cose vanno diversamente. I centri e le periferie sono puliti, il verde è curato, i servizi sono efficienti, i parchi pubblici un gioiello. Ci pesa fare questi raffronti, anche in considerazione del fatto che le differenze Nord Sud come sappiamo sono al fondo di ogni problema di deficit del Meridione, ma il modo di fare di sindaci, amministrazioni, ha condannato le città calabresi alla logica dell’incompletezza, del tiriamo a campare, che è il segno più evidente del sottosviluppo. (mn)

Rigenerazione Urbana, il sindaco Mazzia: Verso la sottoscrizione del protocollo d’intesa “Alto Jonio 1”

Il sindaco di Roseto Capo Spulico, Rosanna Mazzia, ha reso noto che «ci apprestiamo a presentare un nuovo progetto di sviluppo a valere sul Bando per la Rigenerazione Urbana con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa “Alto Jonio 1”, tra i comuni di Amendolara, Canna, Castroregio, Montegiordano, Nocara, Roseto Capo Spulico, Trebisacce e Rocca Imperiale (comune Capofila)».

Il Bando emanato dal Ministero dell’Interno è riservato ai comuni con una popolazione inferiore superiore ai 15 mila abitanti o che, in forma associata, presentano un numero di residenti superiore a 15mila abitanti, volto alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale. Per l’attuazione delle azioni previste dal bando è stata necessaria – e lo sarà ancor di più nel prossimo futuro – una proficua concertazione tra i vari organi istituzionali, che con sempre maggiore forza saranno chiamati in causa per portare il proprio contributo allo sviluppo dell’intera area e delle loro Comunità.

«Per questo – dichiara il Sindaco Rosanna Mazzia – non possiamo che accogliere con favore l’invito lanciato dai segretari di Fillea Cgil Calabria e Fillea Cgil Pollino Sibaritide Tirreno, Simone Celebre e Giuseppe De Lorenzo, di coinvolgere le parti sociali attraverso un “Protocollo di Legalità” per accrescere la qualità del Lavoro e, soprattutto, per tutelare l’occupazione e la legalità».

«La “Contrattazione d’anticipo” – ha proseguito – sarà sicuramente uno strumento utile per l’applicazione dei CCPL di settore ai lavoratori che saranno impegnati in questi interventi e che garantisce sicurezza e formazione attraverso gli Enti Bilaterali di settore. Il lavoro svolto finora insieme ai colleghi Sindaci del Territorio ci pone prospettive importanti, che necessitano un coinvolgimento attivo di tutte le Comunità e dei suoi rappresentanti, oltre che dei principali attori sociali. Da qui si deve partire, cooperando sinergicamente tra i vari livelli istituzionali, per costruire un nuovo Alto Ionio, sempre più coeso e competitivo”.

Senza dimenticare che su questo territorio è aperto il più grande cantiere italiano dei prossimi anni, quello della nuova SS106, che portava con sé una dotazione di quasi 20 milioni di euro di opere compensative, di cui nessuno parla nemmeno più. Auspichiamo si possa riprendere al più presto il dialogo interrottosi per effetto della fine della scorsa consiliatura regionale e che il nuovo assessore voglia convocarci insieme al Committente ed al Contraente generale per riprendere laddove ci eravamo fermati. (rcs)

REGGIO – Pnrr, 20 milioni per la rigenerazione urbana e contrasto al degrado sociale

Sono 20 milioni di euro la somma destinata al Comune di Reggio dal Pnrr per la rigenerazione urbana e il contrasto al degrado sociale. Il Comune, infatti, ha proposto 16 progetti, che sono stati tutti ammessi all’importante finanziamento che permetterà il rilancio del territorio cittadino, con particolare attenzione a tutte le aree periferiche.

Questi, nel dettaglio, gli interventi previsti: riqualificazione Lungomare Matteotti; Riqualificazione ex Fiera Pentimele a destinazione cittadella dello sport; Riqualificazione ex cinema Orchidea a destinazione museo; Completamento pista pattinaggio Arghillà; Intervento di riqualificazione e rifunzionalizzazione Circoscrizioni e centri civici; Riqualificazione Trabocchetto ex. IV circ.; Completamento centro civico Cannavò; Riqualificazione Piazze Valanidi (Rosario, Trunca, Candico, Oliveto; Riqualificazione Ex municipio Cataforio; Piazza S. Salvatore; Piazza S. Cristoforo; Centro aggregazione Rosalì; Piazza Vinco; Riqualificazione pertinenze case popolari Rione Marconi; Riqualificazione pertinenze case popolari Vico Neforo; Riqualificazione pertinenze case popolari Piazza Milano.

Soddisfazione viene espressa dal consigliere comunale Nino Malara che, da tempo (anche nelle vesti di delegato), sta seguendo da vicino le materie del decentramento, circoscrizioni e piani strategici di quartiere, per un «risultato – ha dichiarato – che premia il lungo e attento lavoro di programmazione che è stato portato avanti in questi mesi e che è stato condiviso e concertato con gli assessorati Urbanistica e Lavori pubblici».

«Uno degli indirizzi strategici su cui l’amministrazione sta lavorando con grande determinazione – sottolinea il rappresentante di Palazzo San Giorgio – è il rilancio delle circoscrizioni, attraverso manutenzione ordinaria e straordinaria e in particolare la riqualificazione di diversi centri civici. Per quest’ultimi c’è l’idea di rifunzionalizzarli creando le condizioni per fare di questi luoghi dei centri partecipativi di riferimento per attività sociali e culturali ma anche per favorire il miglioramento dei servizi al cittadino in un’ottica funzionale di decentramento amministrativo».

I progetti previsti incidono in modo complessivo e ampio non solo sul fronte urbanistico e infrastrutturale, “ma anche su quello sociale”, evidenzia ancora il consigliere Malara, «pensiamo, ad esempio al completamento della pista di pattinaggio di Arghillà che di fatto, affiancandosi alla palestra già finanziata, realizza un vero e proprio polo sportivo. Altro intervento di rilievo riguarda poi l’edilizia popolare con ben tre azioni di grande impatto a cui saranno destinate tre milioni di euro. Molte piazze, inoltre, rientrano in questo pacchetto di progetti, in particolare nelle periferie. In altre parole, non solo interventi di natura infrastrutturale e rigenerativa, ma un complesso di misure che tocca quasi tutta la città e che ha un forte impatto sociale».

Fari puntati, adesso, sui prossimi step procedurali che già stanno vedendo impegnati gli uffici del Settore Lavori Pubblici. «Questi progetti – spiega il consigliere Malara – sono stati ineriti nel piano triennale delle opere pubbliche ed in questa fase gli uffici comunali sono alle prese con lo schema di convenzione a cui seguirà poi l’iter progettuale di ogni singolo intervento e infine il trasferimento delle risorse. Abbiamo un orizzonte temporale molto chiaro e ben definito che è quello fissato in modo rigoroso dal Pnrr, ovvero il 2026, poiché entro quella data occorre realizzare le opere previste. Abbiamo le condizioni ideali per raggiungere questo traguardo e dare un forte impulso a tutto il territorio cittadino». (rrc)

SIDERNO (RC) – Dal Governo 5 milioni di euro per la rigenerazione urbana

Il Comune di Siderno è beneficiario della somma di 5 milioni di euro – stanziati dal Governo – per la rigenerazione urbana. Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco Mariateresa Fragomeni, che ha evidenziato come si tratti di «un risultato importantissimo, perché fornisce all’Amministrazione gli strumenti economici per procedere ad una necessaria riqualificazione di importanti opere pubbliche ed allo stesso tempo di avviare un processo di ricucitura urbanistica e sociale del territorio, poiché investe diverse zone delle città».

I progetti finanziati riguardano in particolare: la ristrutturazione del Centro sportivo Piscina, sito in via F. Macri e riqualificazione delle aree esterne ad uso sportivo e ricreativo, per 1.5000.000,00 euro; ristrutturazione del Centro polifunzionale turistico sportivo e riqualificazione delle aree esterne ad uso sportivo e ricreativo, 1.5000.000,00 euro.

Ancora, rigenerazione degli spazi urbani pubblici, come la Villa Comunale, ricadenti all’interno del centro abitato di Siderno Marina, 1.350.000,00 euro; riqualificazione campo sportivo San Sebastiano e aree pubbliche borgo Siderno Superiore, rifacimento del manto erboso, raccolta acque meteoriche, efficientamento pubblica illuminazione e sistemazione esterna, 250.000.00 euro.

«L’anno nuovo – ha scritto su Fb il primo cittadino – si apre con questo importante intervento del Governo, per il quale esprimo grande soddisfazione. La ripartenza di Siderno dipenderà in larga misura dalla capacità che, come amministrazione, dimostreremo di avere sia in termini di spesa che di attrazione di risorse, pubbliche e private, da impegnare nella realizzazione di idee e progetti concepiti dentro una visione di cambiamento della nostra città, soprattutto in termini di transizione ecologia, di innovazione, di sostenibilità e solidarietà». (rrc)

La sottosegretaria Nesci: 163 milioni ai Comuni per la rigenerazione urbana

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha reso noto che, con un decreto firmato dal Ministero dell’Interno, di concerto con Mef e Mims, alla Calabria saranno destinati 163 milioni di euro per 85 progetti, finalizzati al recupero e riqualificazione degli spazi urbani.

«Con queste risorse – ha spiegato – i sindaci potranno realizzare interventi volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, soprattutto nelle aree periferiche, nonché alla tutela del decoro urbano e alla valorizzazione del tessuto sociale ed ambientale. Continuiamo a investire nel nostro territorio per renderlo sempre più attrattivo e per migliorare la qualità della vita dei cittadini». (rrm)

LAMEZIA TERME – Rigenerazione urbana finanziata con 9,5 milioni di euro

Importante finanziamento per la Città di Lamezia Terme destinato a interventi di rigenerazione urbana. Al Comune di Lamezia Terme è stato destinato quasi il massimo dell’importo concedibile ad un ente locale e cioè ben 9.950.000 euro. Con decreto del Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, in data 30/12/2021 sono stati individuati i Comuni a cui spetta il contributo previsto dall’art. 1, commi 42 e ss., legge 27/12/2019 n. 160 e DPCM del 21/01/2021, da destinare ad investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale.

In particolare, è stato concesso, con importo tutto a carico dello Stato, il finanziamento per le seguenti opere:

ristrutturazione e sopraelevazione di immobile sito in Via Perugini e sistemazione e valorizzazione spazio antistante la Sede Comunale;

realizzazione Piazza antistante la Concattedrale di San Benedetto con realizzazione di parcheggi interrati;

ristrutturazione del Palazzetto dello Sport “Alfio Sparti” in Via Marconi.

Al riguardo, bisogna evidenziare il grande e positivo lavoro portato avanti dagli Uffici, ed in particolare dal Settore Tecnico del Comune di Lamezia Terme, che, con grande spirito di abnegazione e supplendo alle tante carenze, hanno redatto studi di fattibilità tecnico-economico di elevato spessore; trattasi, dell’ennesima riprova del grande lavoro svolto in questi anni che, oltre ad un progressivo e positivo risanamento economico, hanno visto la Città fare un grande balzo in avanti nella raccolta differenziata, certificato da ultimo dai dati ufficiali 2020 pubblicati nei giorni scorsi, alla acquisizione di notevoli risorse pubbliche tramite svariati finanziamenti ed alla sottoscrizione inerente la contrattazione decentrata che dopo tantissimi anni è stata finalmente correlata all’anno in corso. (rcz)

 

REGGIO – Vertice operativo su progettazione per la rigenerazione urbana

Il Comune di Reggio Calabria, guidato dal sindaco Giuseppe Falcomatà, si è riunito per approfondire i contenuti del bando per l’assegnazione ai Comuni di contributi per investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale.

 Un’occasione, per l’Ente di Palazzo San Giorgio, di presentare una serie di progetti finanziabili, per un importo complessivo da 20 milioni di euro, per la rigenerazione di alcuni luoghi della Città nell’ambito del programma complessivo che punta allo sviluppo di servizi e infrastrutture, in particolare nei suoi quartieri periferici.
Alla riunione, insieme al Sindaco Giuseppe Falcomatà, hanno preso parte gli Assessori Mariangela Cama, Irene Calabrò, Paolo Brunetti, Giuggi Palmenta e Giovanni Muraca, i Consiglieri delegati Massimiliano Merenda e Marcantonino Malara, oltre al Dirigente del Settore Grandi Opere del Comune di Reggio Calabria Demetrio Beatino.
La progettazione che il Comune di Reggio Calabria presenterà per la partecipazione al bando sarà fissata nei prossimi giorni in un’apposita delibera, che sarà poi trasmessa, nei primi giorni di giugno, alla commissione di valutazione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’Interno e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Oggetto dello studio predisposto dall’Amministrazione, su indirizzo del sindaco Falcomatà, punterà alla valorizzazione di progetti di rigenerazione urbana di alcuni luoghi simbolo della Città, centri di aggregazione, piazze, centri civici, soprattutto in periferia e nell’area collinare, alle quali si aggiungeranno alcune progettazioni già pronte su alcune opere del centro cittadino che serviranno soprattutto da raccordo verso le zone periferiche.
I progetti che saranno presentati dal Comune punteranno quindi alla valorizzazione del patrimonio già esistente, in particolare dei centri civici nei quartieri di periferia che hanno maggiore necessità di interventi di riqualificazione ed ammodernamento, al fine di rigenerare spazi da dedicare alla socialità, all’incontro tra cittadini, anche riuniti in associazioni, e alla partecipazione civica, un obiettivo fondante dell’Amministrazione Falcomatà che punta ad alimentare la coscienza collettiva dell’intera comunità cittadina, il suo senso civico, il senso di appartenenza e l’orgoglio.
A fianco a questi obiettivi si lavorerà infine per la riqualificazione di alcuni punti strategici nei quartieri residenziali della città, in particolare quelli più popolosi, con l’obiettivo di curare le condizioni di decoro degli antichi rioni popolari reggini, seppure in un contesto generale di un territorio vasto ed eterogeneo come quello reggino, offrendo ai cittadini, ed ai giovani in particolare, che li abitano, l’opportunità di utilizzare spazi moderni ed attrezzati, servizi più efficienti ed un tessuto infrastrutturale più adeguato e completo. (rrc)

L’OPINIONE/ Domenico Mazza: Rigenerazione urbana, la scommessa delle città joniche

di DOMENICO MAZZA* – Vivere una città, o tentare di avviarla ad una società di trasformazione urbana, non sempre è facile. Se a questo, aggiungiamo la difficoltà delle (presunte) città dell’Arco Jonico, la cosa si complica ancor di più.

L’assoluta mancanza di servizi, assenza o malfunzionamento dei mezzi pubblici, latitanza dei servizi sanitari, abbondano delle contrade e delle aree periferiche, mancanza di aree comuni e verdi, restituiscono lo specchio di tornasole della situazione che, oggi, realtà come Crotone e Corigliano Rossano vivono. Comprendo che oggi queste città siano difficili da gestire: non tutti i quartieri sono serviti e amministrati allo stesso modo e spesso è sufficiente girare l’angolo per scorgere delle situazioni di degrado.

Tuttavia, il tessuto sociale di una città è lo specchio dei suoi cittadini, ma se queste vengono abbandonate, senza un progetto di rilancio, si corre il rischio di ritrovarsi, tra qualche anno, a vivere in delle zone completamente degradate. Per questo, discutere di riqualificazione o rigenerazione urbana, oggi, è argomento che acquisisce una valenza importantissima.

Soffermiamoci, per un attimo, ad analizzare la situazione post industriale delle due città Joniche. Pensiamo all’ex area industriale di Crotone ed all’area di Cultura, già sede del complesso industriale Enel a Corigliano Rossano. Le due aree sono a ridosso dei principali porti Jonici calabresi, entrambe attraversate dalla statale 106 ed in prossimità dei centri cittadini. Anzi, nel caso della ex centrale Enel, la stessa ora si trova ad essere baricentrica al nuovo tessuto periurbano di Corigliano Rossano.

Bene, queste aree, attualmente, giacciono nel più totale abbandono. Qualche operazione in termini di dismissione sulla centrale termoelettrica, ma niente di più. Se solo provassimo ad immaginare una pianificazione rigenerativa di tali aree, probabilmente avremmo risolto in un colpo solo buona parte delle problematiche che oggi, l’area della Sibaritide e del Crotoniate, vivono. Abbiamo esempi ben più blasonati delle nostre realtà, dove i processi rigenerativi post industriali hanno dato nuova vita e nuova linfa alle città, nonché alle aree circostanti.

Pensiamo a Bilbao, o all’area della Ruhr (Bochum, Dortmund, Duisburg), dove il passaggio alla fase post industriale è stato accompagnato da politiche di rigenerazione urbana su quelli che, un tempo, erano siti industriali fiorenti e che nell’ultimo secolo sono stati totalmente abbandonati al degrado ed all’incuria. Nel caso spagnolo, nel giro di pochi anni, le presenze turistiche hanno ripagato, abbondantemente, gli investimenti, restituendo altresì un incremento notevole del tasso di occupazione ed un innalzamento degli indici di qualità della vita ai cittadini.

Nel caso tedesco, il progetto di rigenerazione ha investito non solo le municipalità che ospitavano i dismessi siti industriali, ma ben 17 comunità contermini oltre a gruppi di pressione, ordini professionali ed imprese che nel giro di 10 anni hanno realizzato più di 100 progetti d’intervento finanziati al 40% dai privati ed al rimanente 60% dalle amministrazioni pubbliche: Comunità Europea, Stato, Regione, Comuni. Risanamento idrogeologico, parchi paesaggistici, attrezzature di housing sociale, in questo processo virtuoso di rigenerazione, hanno portato la metropoli della Ruhr ad essere stata indicata come Capitale europea della Cultura nel 2010.

Ritornando sullo Jonio, come non considerare che le aree retroportuali di Corigliano Rossano e Crotone, sono state inserite in zona Zes. E quale migliore occasione per ricucire questa opportunità assieme al processo di rigenerazione delle aree industriali, coinvolgendo i Comuni contermini alle due città (che rappresentano in entrambi i casi agglomerati di oltre 100mila abitanti) che giocoforza, insieme alle città ospitanti i dismessi siti, trarrebbero giovamento notevole da questa tipologia di politiche rigenerative.

La scommessa che ci attende è quella di trasformare le aree urbane partendo dal principio della cooperazione intercomunale, laddove giocherà un ruolo fondamentale aprire i confini e gli steccati imposti dal decadente campanilismo ad un diffuso senso comune che superi il semplicistico concetto di municipalità.

La politica, gli Amministratori, sono chiamati, oggi, a pianificare ciò che le loro città dovranno essere nei prossimi 50 anni. La green economy è il dettame che l’Europa impone, e prescindendo dai Recovery, esistono fiumi di finanziamenti europei a disposizione di tali sfidanti progettualità che aspettano solo di essere richiesti. Le menti pensanti e rivoluzionarie, caratterizzate anche da un pizzico di sana follia, hanno incontrato storicamente il diniego di buona parte delle popolazioni impattate dal loro agire; vuoi l’attaccamento alle tradizioni, vuoi le circostanze che ci portano a non sperimentare nuove strade rimanendo nei meandri di una memoria ormai sopita.

Tuttavia, quelle stesse menti, magari al tempo del loro operare, criticate, sono puntualmente le stesse che la storia, ciclicamente, restituisce a future generazioni, immortalandone il ricordo. (rkr)

*Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia

Il sindaco Mario Occhiuto scrive a Draghi: Il futuro delle città e dei giovani passa per la rigenerazione urbana

Il sindaco di Cosenza e delegato nazionale Anci per l’urbanistica e i lavori pubblici, Mario Occhiuto, ha scritto una lettera al presidente incaricato Mario Draghi, sottolineando che «il futuro delle città e delle giovani generazioni deve necessariamente passare attraverso una vera e concreta rigenerazione urbana».

Nella lettera, il sindaco Occhiuto ha avanzato una serie di proposte e di riflessioni su come le città possano e debbano riacquistare un protagonismo attivo nel processo di ripresa del Paese e della rinascita post Covid, con ricadute positive soprattutto a favore delle giovani generazioni.

«Gli effetti della pandemia – ha scritto Occhiuto a Draghi – hanno generato una situazione di particolare sofferenza nei giovani, che sono stati privati della bellezza e del tempo della socialità. Ecco perché è proprio nei loro confronti che l’agire delle istituzioni ed in primis dei sindaci dovrà assumere una connotazione risarcitoria, anche immaginando e progettando un nuovo modello di città che possa contemplare luoghi aperti e piazze e scuole e quartieri più vivibili e funzionali, con maggiori spazi verdi».

«La situazione che si è determinata oggi – ha proseguito Occhiuto – proprio a seguito della pandemia, crea l’occasione per compiere questo percorso di rigenerazione, grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, integrati con gli incentivi statali previsti per il superbonus e il sisma bonus».

Il Sindaco di Cosenza, delegato nazionale Anci per l’urbanistica e i lavori pubblici, opera, poi, un netto distinguo tra gli interventi di vera rigenerazione urbana e quelli che attengono al recupero e alla ristrutturazione dell’esistente.

«Per rigenerazione urbana – ha scritto ancora Occhiuto – deve intendersi, però, quel complesso di norme, metodi e pratiche che riguardano un oggetto urbano – un’area, un manufatto, un ambiente – al fine di modificarne il genere originario, immettendone un altro diverso; e non il recupero, la riqualificazione e la ristrutturazione dell’esistente e del patrimonio costruito, tutte operazioni che sono positive, ma che non consistono nella rigenerazione».

Quindi, Occhiuto passa alla definizione delle proposte e delle azioni da intraprendere, riassunte in tre punti fondamentali: «Nella città ideale del futuro, di medio-piccole dimensioni – ha spiegato Occhiuto – si dovrà affermare un nuovo modello urbano nel quale non ci dovrà essere più posto per le auto e per le strade di grande attraversamento veicolare, che dovranno essere spostate fuori dal centro urbano con la trasformazione di quelle esistenti in corridoi verdi, attrezzati con giardini tematici e piste ciclabili e pedonali, percorsi tattili, electrict belt e campi da gioco. Anche nelle città metropolitane, le zone più densamente popolate dovranno essere restituite ai pedoni e sarà necessario potenziare i sistemi di trasporto pubblico elettrici e quelli con mezzi sostenibili. Insomma, il modello al quale dobbiamo aspirare è quello delle “città degli uomini” e non delle macchine».

«Per offrire a tutti i cittadini – ha detto ancora – in qualsiasi quartiere abitino, le medesime condizioni di vivibilità e di qualità urbana, sarà importante, al fine di garantire un’autentica democrazia urbana, rigenerare i quartieri di edilizia popolare dove vive la maggior parte delle persone, spesso ammassate in edifici senza identità e riconoscibilità, privi di adeguati servizi, che generano miseria umana e insicurezza urbana e sociale. Dove necessario, occorrerà, inoltre, demolire e ricostruire gli edifici, anche grazie agli incentivi oggi disponibili e attraverso programmi di rottamazione e riabilitazione urbana. Le aree dismesse, dove prima esistevano fabbriche, opifici e strutture pubbliche abbandonate e degradate, dovranno essere rigenerate con nuove funzioni, orientate ad implementare il benessere e la salute dei cittadini e a stimolarne la creatività».

«Perché queste azioni si concretizzino – ha scritto ancora Occhiuto a Draghi – è necessario accompagnare il Pnrr (negli ambiti dedicati alla modificazione del territorio) non solo con risorse finanziarie destinate alle opere da realizzare, ma anche con indirizzi precisi sui piani di rigenerazione. Così come è importante avviare riforme che semplifichino le procedure burocratiche, e consentano di puntare sulla qualità architettonica e ambientale degli interventi. Rigenerare le città è uno dei modi più interessanti e proficui per risarcire i giovani e per proiettare l’Italia in un mondo nuovo, più sostenibile e più green, nel quale i comuni italiani possano riprendersi il primato della bellezza e della innovazione nel mondo».

«Un Paese con città più sostenibili, belle, innovative e smart – ha detto ancora il primo cittadino – diverrebbe complessivamente più competitivo e, quindi, maggiormente incline a generare lavoro e occasioni di crescita. Affinché i sindaci possano dare il loro contributo, orientando la crescita delle città verso i nuovi paradigmi di sostenibilità e di innovazione urbanistica che si stanno affermando sempre di più, in Europa e nel mondo, sarebbe importante attribuire loro più competenze e funzioni dirette, dando anche la possibilità di selezionare i dirigenti».

«Riponiamo tutti – ha concluso – molta fiducia nella Sua competenza e soprattutto nella Sua illuminata visione non senza avere, il primo cittadino di Cosenza, formulato al Presidente incaricato gli auguri di buon lavoro». (rcs)

COSENZA MODELLO DI CITTÀ POST-COVID
L’ITALIA RIPARTE DA QUESTA ESPERIENZA

di FRANCO ROSSI – In tempi di pandemia e dintorni si riprendono attività, riflessioni, si rimettono in ordine appunti, si legge e si riflette su quello che è stato, che potrebbe essere, su errori fatti, su speranze future. Sono ormai mesi che quotidianamente si leggono proposte, previsioni, idee, progetti tutti affannosamente rivolti ad occupare spazi sulle testate, inviti nelle televisioni, dibattiti in convegni “da remoto”. Si leggono proposte banali e semplicistiche come quella dell’urbanista Lahoz secondo il quale una delle principali conseguenze, a breve termine, sarà inevitabilmente un maggior ricorso al trasporto privato e l’avversione per il trasporto pubblico proponendo la bicicletta quale alternativa più economica ed efficace, e per rendere disponibili le piste ciclabili non è necessario cambiare la morfologia delle città.

Ma l’Italia ripartirà da Cosenza. Un report di Ernst & Young afferma, infatti, che nella città calabrese, nella fase 2 che farà seguito all’emergenza coronavirus e che dovrebbe allentare il lockdown dovuto alla pandemia, sarà più facile ripartire. Il report ha condotto uno studio per verificare la situazione delle città italiane  alle prese con la cosiddetta Fase 2, incrociando gli indicatori di resilienza (fattori sanitari, economici e sociali) con i dati del contagio Covid-19. La città di Cosenza  sembrerebbe possedere le condizioni per proporre un modello propositivo e condivisibile  per la Fase 2. La Città sta attraversando un periodo di rinnovato interesse nei confronti di esperienze  riconducibili al tema dell’uso informale, spontaneo, temporaneo degli spazi urbani e del territorio, promosse direttamente dal basso, dalla cittadinanza attiva, in una logica di condivisione e collaborazione.

L’Università della Calabria ha accelerato il processo di supportare  lo sviluppo di imprenditoria  sul territorio, promuovere lo sviluppo della cultura imprenditoriale, dell’occupazione e del reddito attraverso la creazione di un ambiente fisico in cui possano essere concentrate tecnologie e competenze, per favorire aggregazioni di imprese, sviluppare sinergie e, in generale, per creare condizioni favorevoli per  lo sviluppo di attività economiche a carattere innovativo.

Il processo pandemico ha toccato pochissimo la Calabria ed attualmente l’intera regione risulta sostanzialmente zona meno colpita dal Coronavirus.

La Calabria potrebbe così avviare una fase di sperimentazione  avanzata prospettando modelli, tipologie, soluzioni in una  situazione di privilegio avvalendosi di esperienze consolidate. 

Una regione che si è avviata verso un percorso virtuoso esaltando la bellezza dei suoi paesaggi, la qualità della vita dei suoi insediamenti, la capacità storica di essere terra di accoglienza, e che si affaccia nel Mediterraneo ed in Europa in modo moderno, propositivo candidandosi ad essere una regione a servizio della pace, dell’eguaglianza e del progresso. 

Appare pertanto opportuno a chi scrive, sollecitare una riflessione su come è andata, quali innovazioni si sono determinate, quali risultati raggiunti, ma soprattutto come si deve andare avanti.

In tale quadro la Calabria si è caratterizzata per una attenta cura del proprio territorio sviluppando negli ultimi anni una esperienza significativa nel tentativo di ridare spazio alla società civile e ad una classe dirigente attenta ai processi di innovazione e rigenerazione. Le azioni e la stretta collaborazione che si è determinata tra i Comuni, le Università, le Imprese ed i loro territori rappresenta sicuramente una strada importante da perfezionare, meglio definire e sperimentare. 

D’altra parte la Calabria appartiene  a pieno titolo al novero dei  territori fragili e, proprio per questo motivo, rivolgere lo sguardo al territorio calabrese è  un esercizio sempre affascinante che si presta a differenti chiavi  interpretative. Una delle possibilità è quella di elencare alcune delle dicotomie che caratterizzano la regione, le quali forniscono spunti di riflessione e discussione di notevole interesse. In particolare  ne abbiamo selezionato due: Fragilità (fisica, sociale, economica) vs Qualità (ambientale e paesaggistica), Marginalità (rispetto all’Italia) vs Centralità (nel Mediterraneo). D’altronde se si guarda al passato il rapporto tra la malattia/e e i progressi nella progettazione delle città è andato storicamente di pari passo. All’inizio del XX secolo gli architetti hanno preso più idee da medici e infermieri che dalle teorie architettoniche. 

Le prime leggi urbanistiche sono nate nel XIX secolo durante la Rivoluzione Industriale per controllare le malattie infettive. Sono state introdotte per aumentare le dimensioni delle case, in modo da ottenere una maggiore ventilazione e più luce. Un po’ quello che sta per accadere ai nostri giorni. La paura della folla, il distanziamento sociale, il telelavoro, il divieto di andare a più di un chilometro da casa. La pandemia di coronavirus e il confinamento hanno cambiato il nostro modo di rapportarci alla città.

Le prime modifiche sono state rapide e circostanziali, come le restrizioni riguardanti gli spostamenti, i divisori nei supermercati, i segnali sui pavimenti o i balconi convertiti in centri di attività  sociale. Ma questi provvedimenti non possono essere sufficienti. Bisogna riflettere e immaginare come può essere il futuro dei nostri territori e delle nostre città, quali provvedimenti adottare, come  dare risposte certe. Abbiamo bisogno di comprendere i sogni delle persone, cambiare il mondo da quello ordinario a uno che non c’è ancora. Questo è essenziale se vogliamo vivere in un mondo sostenibile.  Una società sostenibile può scaturire solo da visioni che sappiano guardare oltre l’oggi, oltre i problemi immediati. 

Una consulta tra le Università, gli Enti Locali, le Imprese, e le Istituzioni con lo scopo di avviare poche ma incisive azioni:

– Sviluppo e innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi locali (agro-alimentari, artigianali e manifatturieri),

– Sviluppo della filiera  dell’energia rinnovabile, 

– Cura e tutela del paesaggio, dell’uso del suolo e della biodiversità, 

– Valorizzazione e gestione delle risorse ambientali e naturali, Valorizzazione di beni culturali e patrimonio artistico legato al territorio,“Reti e comunità  intelligenti. 

Non resta che metterci al lavoro. 

Franco Rossi, ex assessore della Regione Calabria, è docente all’Unical.