Maria Elena Senese è la nuova segretaria generale di Uil Calabria

Prestigioso incarico per Maria Elena Senese, eletta nuova segretaria generale della Uil Calabria, succedendo a Santo Biondo. L’elezione è avvenuta all’unanimità nel corso del Consiglio confederale svoltosi a Maida.

«In questi dieci anni – ha detto Santo Biondo – abbiamo costruito una comunità, fatta di donne e di uomini, che ha lavorato tanto e che è pronta a lavorare tanto per il bene delle calabresi e dei calabresi. Una comunità che è pronta ad esercitare la giusta pressione sulla politica e le istituzioni per fare in modo che i tanti problemi della Calabria, a partire dalla sanità per finire alle infrastrutture, senza dimenticare i diritti civili e sociali di una terra bella ma difficile, vengano affrontati e risolti».

«Dobbiamo stare in mezzo alle persone – ha ribadito Senese – dobbiamo ascoltare le loro richieste e trasformarle in soluzioni. Questa terra non può accettare l’interminabile emorragia di giovani che scappano verso il Nord o verso l’estero. Per questo impegneremo la Regione Calabria affinché riesca ad approntare un piano di sviluppo occupazionale e sociale che, non disdegnando la cura del fenomeno migratorio, sia in grado di riscrivere il presente e ridisegnare il futuro della Calabria».

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto augurando alla nuova segretaria «i miei più calorosi auguri di buon lavoro e le congratulazioni per questo importante riconoscimento», ha ringraziato Biondo «con il quale, in questi primi anni del mio mandato, abbiamo positivamente lavorato in sinergia per affrontare e risolvere tante emergenze».

«La mia Giunta giudica fondamentale il confronto con i corpi intermed – ha concluso – con le associazioni di categoria e con i sindacati.
Sono certo che continueremo a collaborare positivamente con la Uil, con Maria Elena Senese e con il segretario generale nazionale, Pierpaolo Bombardieri, per far crescere e riqualificare il lavoro e lo sviluppo in Calabria». (rcz)

 

Uil, il segretario calabrese Santo Biondo entra nella segreteria nazionale

Il Segretario generale della Uil Calabria, Santo Biondo, è stato chiamato a far parte della Segreteria nazionale della Uil.

La decisione è stata assunta dal Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, durante la riunione del Consiglio confederale nazionale del Sindacato che si è tenuta a Roma nella giornata odierna, durante la quale sono stati posti al centro dell’attenzione i temi riferiti alla sicurezza sui luoghi di lavoro ed il confronto con il Governo.

Reggino di 47 anni, Santo Biondo è alla guida della Uil Calabria dal 2014 ed era stato riconfermato al termine del Congresso regionale che si è a svolto a settembre dello scorso anno presso l’auditorium comunale di Roccella Jonica. (rcz)

Volare Cis: Biondo (Uil) serve una cabina di regia per gestire i fondi

Sul Contratto Interistituzionale di Sviluppo “Volare”, la Uil calabrese si mostra decisamente ottimista anche se, come avverte il segretario generale della Calabria Santo Biondo, per portare a termine il progetto occorre pensare subito a una cabina di regia che controlli la spesa e coinvolga tutti gli attori istituzionali impegnati sul piano del rilancio degli aeroporti calabresi.

«L’incontro avuto, da remoto, con il presidente Occhiuto, il Ministro Carfagna e l’Agenzia coesione territoriale per parlare del Contratto istituzionale – scrive in una nota il segretario generale Santo Biondo – è l’ennesimo passo compiuto verso il rilancio degli aeroporti calabresi.

Intanto, dobbiamo dire con chiarezza che apprezziamo l’utilizzo del Cis come strumento acceleratore della spesa per quanto riguarda il Fondo sociale di coesione 14/20. Per noi, infatti, imprimere una spinta decisa alla spesa sui Fondi di coesione è un fattore importante che deve preludere ad un’azione di investimento efficace di tutte le risorse europee messe a disposizione della Calabria. 

Riteniamo importante, poi, il fatto che il Contratto istituzionale di sviluppo non venga inteso come uno strumento utile a svuotare il cassetto dei Comuni dentro il quale sono stati riposti progetti ancora inevasi o di difficile realizzazione.

Siamo convinti, ancora, che per il rilancio della Calabria sia necessario concentrare le risorse su asset strategici ben determinati, senza dissipare gli stessi in mille rivoli che sanno di clientela e nulla più.

Il Contratto istituzionale di sviluppo “Volare” si muove in questa direzione e concentra le proprie attenzioni su un settore strategico per la ripartenza della nostra regione qual è quello del trasporto aereo. Il provvedimento, stanziando 215 milioni di euro, si muove in direzione del rilancio dei tre scali calabresi. 

Adesso, però, inizia il cammino più difficile. Da oggi sarà necessario attivare un’azione di verifica costante della tabella di marcia in riferimento alla fase di attuazione del Contratto istituzionale di sviluppo sottoscritto a Roma. 

Per questo siamo convinti che sia necessario dare vita ad una cabina regia che, con il coordinamento dal presidente della giunta  regionale, si attivi per monitorare il corretto andamento della spesa all’interno del Cis Calabria e abbia come primo obiettivo quello di verificare che le risorse siano spese in una logica di complementarietà con gli altri fondi europei.

Ma non solo. Alla cabina di regia, ancora, spetterà il compito di analizzare gli impatti occupazionali degli interventi messi in campo per la Calabria, al fine di ricercare e dare corpo ad una occupazione di qualità, che rispetti gli standard di sicurezza, garantisca la parità di genere e sia messa al riparo da azioni illegali e appetiti lontani dalla legge.

Insieme alla cura di questi aspetti, poi, la cabina di regia sarà chiamata ad incidere sulla filiera del subappalto ed esercitare la giusta sorveglianza sociale, nella convinzione che il Contratto istituzionale di sviluppo sia importante e strategico e debba essere portato a termine.

Ribadiamo, infine, che per il rilancio del settore aeroportuale calabrese siano importanti gli investimenti infrastrutturali, ma sia necessario il riconoscimento della continuità territoriale e l’adozione da parte di Sacal di un piano che non metta in concorrenza i tre scali calabresi ma li faccia lavorare in complementarietà. 

Uil Calabria: Santo Biondo per acclamazione riconfermato segretario

Riconferma scontata per Santo Biondo alla guida della Uil regionale. A Roccella, a conclusione del XII congresso regionale è stato rieletto per acclamazione segretario generale della Calabria. 

La due giorni congressuale che si è svolta all’Auditorium Unità d’Italia ha registrato la partecipazione del segretario generale della Uil Pier Paolo Bombardieri che ha tenuto il discorso di chiusura dell’assise. “Il Paese – ha detto Bombardieri – non cammina alla stessa velocità, ma ci sono diseguaglianze territoriali e sociali che riguardano in particolare il nostro Mezzogiorno.

«C’è un Sud del Sud che, in particolare in Calabria e nella Locride, ha bisogno di interventi concreti e non di proclami elettorali. È fondamentale, quindi – ha rimarcato il segreteario generale che è originario di Marina di Gioiosa Ionica –, identificare gli obiettivi di sviluppo e le infrastrutture materiali e sociali necessarie per restituire dignità alle popolazioni di queste terre. Non possiamo più accettare che sia la geografia a determinare la crescita e la vita delle lavoratrici, dei lavoratori, delle pensionate, dei pensionati e dei giovani: è ora di dire, basta a queste ingiuste diseguaglianze.

«Le persone ora stanno male, ora sono vessate dall’inflazione, ora sono sommerse dalle bollette. Eppure – ha detto Bombardieri – il decreto aiuti bis continua a prevedere solo 2 miliardi e mezzo su 17 a favore di lavoratori e pensionati: ribadiamo, dunque, il nostro giudizio di insufficienza nei confronti di questo provvedimento».

Nella sua relazione il Segretario generale della Uil Calabria, Santo Biondo, ha rilanciato la “Vertenza Calabria”.

«Dopo il venticinque settembre – ha detto Biondo –- occorre lavorare sodo affinché questa “Vertenza Calabria” diventi una richiesta che l’intera classe dirigente avanza nel rapporto con i vertici nazionali. Una rivendicazione di carattere regionale, che vi trovate nel dettaglio nella versione integrale, che attenziona cinque punti: Strada statale Jonica 106; Zes; porto di Gioia Tauro; Alta Velocità ferroviaria e assunzioni di personale nella sanità”.

«Sulla Vertenza Calabria  – ha concluso Biondo – è utile riaccendere i riflettori, soprattutto, in questa fase pre elettorale in cui la politica appare distratta davanti alle richieste che pervengono dai territori. Occorre rilanciare questa vertenza, deve diventare la battaglia di tutta la Calabria».  (rp)

IN CALABRIA DOVE NON C’È MAI IL LAVORO
MANCA PERSONALE PER LE RISORSE PNRR

di SANTO BIONDO La Calabria dei paradossi si riscopre debole davanti alla sfida che potrebbe cambiare il suo futuro. Nella regione che spicca a livello nazionale per il più alto indice di disoccupazione, soprattutto fra i giovani e le donne, l’incapacità amministrativa degli enti territoriali, conseguenza di anni di tagli al comparto pubblico da parte di una politica incapace di costruire corrette pratiche di promozione occupazionale, rischia di mettere a repentaglio la progettazione e la finalizzazione dell’imponente dote di finanziamenti che l’Europa, in uno slancio solidaristico, accantonati gli anni di ristrettezze legate ai vincoli del patto di stabilità, ha messo a disposizione del nostro paese. 

La carenza di personale e di competenze, purtroppo, si evidenzia in tutto il comparto della pubblica amministrazione. Tutti gli enti locali, Regione e Comuni, che saranno chiamati a gestire la fase progettuale dei bandi del Pnrr e a seguirne la messa a terra concreta, sono in enormi difficoltà di pianta organica e di qualificazione professionale. 

Nasce così il paradosso di una regione senza lavoro nella quale la mancanza di lavoratrici e lavoratori, che riguarda tutte le amministrazioni, nei cui bilanci la spesa per il personale è al di sotto dei tetti massimi, contribuisce non solo a mantenere alti i tassi di disoccupazione regionale soprattutto giovanile, ma impedisce, in questa fase di grandi opportunità, di creare nuova occupazione nel settore privato nella nostra regione, dato che una pubblica amministrazione inefficiente, non permetterà alla Calabria di mettere in moto la propria economia attraverso la messa a terra delle risorse europee. 

Questa cronica mancanza di personale, rimanendo così le cose, impedirà la realizzazione dei programmi europei, non permetterà l’apertura dei cantieri, non permetterà di migliorare i servizi di cittadinanza e di crearne di nuovi; non permetterà di modernizzazione e innovare il tessuto produttivo e non consentirà di attrarre in regione nuovi e importanti investimenti privati. 

Occorre lanciare l’allarme a Roma. Perché occorre fermare il cane che si sta mordendo la coda. 

Questa rivendicazione ai piani alti la deve porre la politica calabrese, la quale deve chiedere al governo nazionale di consentire alla Calabria l’apertura, in via straordinaria, di una stagione di concorsi pubblici e meritocratici all’interno di tutte le articolazioni pubbliche regionali. 

Se questo non sarà fatto, nel mentre il cane fuori controllo insisterà ad inseguire la propria coda, i giovani continueranno ad andare via dalla Calabria, la nostra regione si impoverirà ulteriormente e le prospettive di rinascita e di ripartenza del territorio sbiadiranno. 

Il Pnrr per la Calabria deve rappresentare anche l’occasione per modernizzare e innovare la propria macchina pubblica. Un’amministrazione pubblica efficiente è un argine contro la criminalità organizzata e contro il rischio dell’applicazione di pratiche clientelari e collusive.

Inoltre se la politica calabrese non mette sotto la propria lente di ingrandimento la voce personale pubblico, potrebbe verificarsi, anche che grazie ai fondi del Pnrr vengano costruite delle infrastrutture che, per la grave mancanza di personale, potrebbero rischiare di diventare delle nuove cattedrali nel deserto.

Cose se ne possono fare i calabresi, infatti, di nuovi ospedali se poi non ci sono gli operatori sanitari necessari per farli diventare i luoghi della salute? Cosa se ne possono fare i calabresi di scuole e asili nido nuovi di zecca se poi non ci sono le insegnanti e gli insegnanti per far crescere i nostri ragazzi?

Il rischio concreto, quindi, è quello di far precipitare il territorio della Calabria nel labirinto del sottosviluppo. Una ipotesi inaccettabile che dobbiamo assolutamente scongiurare.

Un sottosviluppo che potrebbe segnare il destino della sanità calabrese, che potrebbe trovare ossigeno nell’incapacità di infrastrutturare una regione povera nei suoi asset viari, che potrebbe amplificarsi a causa dell’odiosa mancata applicazione della clausola del 34% degli investimenti in conto capitale che dovevano essere destinati alle regioni del Mezzogiorno, che potrebbe essere appesantito dai miasmi nefasti di un federalismo fiscale a trazione padana.

Infine sul Pnrr, gli enti territoriali, che devono e dovranno svolgere da qui al 2026 un ruolo da protagonisti nello sviluppo sociale, occupazionale ed economico del nostro territorio, devono mettere da parte le barriere campanilistiche e devono avanzare nella capacità di mettersi insieme, consorziarsi, fare sinergia affinché insieme possano affrontare le criticità amministrative e mettere a fattore comuni i punti di forza.  Per fare tutto questo è necessario che i Comuni calabresi si associno sostanzialmente e non formalmente in ambiti provinciali ottimali. 

In una visione solidaristica, infine, dovrebbero essere soprattutto i grandi comuni calabresi a muovere il primo passo verso i piccoli e medi comuni, che sono gli enti in cui si riscontrano le maggiori difficoltà.

IN REGIONE CABINA DI REGIA PER IL PNRR
UNO SFORZO COMUNE PORTERÀ RISULTATI

di SANTO BIONDO – L’avvio ufficiale della Cabina di regia sul Pnrr è un fatto positivo. Con la Regione Calabria, così come previsto dal Governo nell’accordo con Cgil, Cisl e Uil, è stata messa in moto il confronto partenariale che sarà chiamata a seguire l’evoluzione dei progetti e monitorare la spesa dei fondi europei.

Si apre così un percorso lungo che ci porterà da qui al 2026 e che ci vedrà impegnati nel  monitorare e verificare che questo programma operativo trovi in Calabria una realizzazione concreta, che sui fondi del Pnrr venga messa in atto un’azione di spesa efficace ed efficiente e che le missioni del piano vengano portate a compimento.

Affinché questo avvenga concretamente, però, è necessario che ci sia un confronto strutturato, calendarizzato nel tempo, con appuntamenti bimestrali, che ci sia uno scambio costante di informazioni fra tutti le parti sociali, che sono state chiamate a fare parte della Cabina di regia, senza dimenticare che sulla parte di risorse territorializzate del Pnrr i bandi sono già definiti.

Occorre mettere in campo, durante l’attuazione del Piano, una verifica puntuale sugli impatti occupazionali che il Pnrr produrrà sui territori. Occupazione che per noi dovrà essere di qualità, in sicurezza e nella legalità.

È questo un punto nodale perché siamo convinti che sia importante verificare con accortezza la tracciabilità e l’omogeneità della spesa sul territorio.

Nelle prossime settimane bisognerà continuare a porre all’attenzione, del Governo, il problema da affrontare prioritariamente, della incapacità amministrativa degli enti territoriali e non solo. Questo settore va attenzionato dal Governo e dalla Regione con determinazione.

Ai Comuni calabresi poi, seguendo l’esempio della Cabina di regia regionale, dovranno anch’essi aprirsi al confronto con il Partenariato economico e sociale, sui fondi del Pnrr e sulle loro linee di spesa, di loro competenza.

Noi siamo da sempre convinti dell’importanza di questi enti territoriali, che consideriamo l’avamposto dello Stato sul territorio, che abbiamo apprezzato come sentinelle della salute pubblica in questi due anni di pandemia da Covid-19.

Ai Comuni diciamo che siamo pronti a sostenerli nelle loro difficoltà. Tuttavia agli amministratori locali diciamo, con la stessa chiarezza, che davanti a questo progetto sfidante devono abbandonare la logica del campanile che non ha portato a nulla in questi anni.

I Comuni, nella nostra visione, devono fare squadra e mettersi insieme, associarsi, consorziarsi; gli enti territoriali devono fare fronte comune all’interno di una logica costruttiva e produttiva e, senza tentennamenti, devono dire chiaramente cosa serve loro per poter portare a compimento questa sfida in maniera vincente.

Anci e Upi Calabria, per parte loro, devono fare sentire forte la loro voce non soltanto sul piano locale ma anche su quello nazionale.

Per il cambiamento della Calabria occorre attivare i tre livelli di confronto: nazionale, regionale e locale. Se riusciremo a fare questo nei prossimi giorni e per i prossimi mesi, saremo in grado di far svoltare la Calabria lungo il percorso del Rinascimento regionale. (sb)

[Santo Biondo è segretario generale della Uil Calabria]

CARO DRAGHI, VENGA ANCHE IN CALABRIA
MA IN AUTO PERCORRENDO LA STATALE 106

La Strada Statale 106 è il simbolo di una Calabria dimenticata dal Governo, ma potrebbe diventare, anche, il simbolo del viaggio che il Premier Mario Draghi ha intrapreso per l’Italia per inaugurare la fase due del suo Governo. È la proposta avanzata dal segretario generale della Uil CalabriaSanto Biondo che, in maniera provocatoria suggerisce al Premier di venire nella nostra regione a bordo di un’auto, «per tastare con mano le tante problematiche ancora irrisolte di tutto il territorio regionale, a partire dalla Ss106».

L’arrivo di Draghi in Calabria sarebbe, infatti, un segnale importante di attenzione verso quella che è stata definita tra le strade più pericolose d’Italia e che, purtroppo, registra un numero altissimo di decessi (nel mese di gennaio, hanno perso la vita cinque persone) e di cui avrebbe bisogno – secondo Fabio Pugliese, fondatore dell’Odv Basta Vittime sulla Strada Statale 106, «di una linea d’indirizzo politico e atti amministrativi», rivolgendosi ai consiglieri regionali calabresi che, il prossimo 28 febbraio, discuteranno del mancato ammodernamento della strada.

Si tratta di un passo importante, considerato l’aspetto strategico che l’infrastruttura rappresenta. Un aspetto, che è stato evidenziato anche dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che ha scritto al premier Draghi «Draghi perché nel Pnrr non ci sono opere strategiche per la Calabria» e, tra queste, la statale 106 che il Governatore, nei suoi piani, vorrebbe rendere a quattro corsie. Un obiettivo che, tuttavia, si deve raggiungere per tappe, come ha illustrato Occhiuto, ricordando che «la complessità della SS 106 risiede nelle notevoli carenze relative alla sicurezza stradale, alla percorribilità e, rispetto a queste problematiche, ai notevoli costi complessivi per l’ammodernamento dell’intera tratta calabrese, che ammontano a più di 4 miliardi di euro».

«Purtroppo – ha spiegato ancora Occhiuto – questi costi non saranno neanche parzialmente coperti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, e per questa ragione nelle scorse settimane ho scritto al premier Draghi. Non è possibile che nessuna grande opera infrastrutturale calabrese venga finanziata con il Pnrr».

Anche il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, ha ribadito la necessità della statale 106 di «un’urgente messa in sicurezza e modernizzazione, affinché diventi un’infrastruttura efficace e sicura di connessione tra la dorsale ionica calabrese e il resto d’Italia e d’Europa».

D’altronde, come ha ricordato Mancuso, «la Calabria su alcuni dossier strategici come la modernizzazione della Statale 106 che, se portati a buon fine, possono consentirle di contenere il divario di cittadinanza e di agganciare la ripresa economica, ha necessità di segnali concreti da parte del Governo».

E di segnali concreti da parte del Governo potrebbero arrivare proprio da una visita on the road da parte del Premier Draghi, se dovesse accogliere l’invito del sindacalista Biondo, «con lo spirito di chi potrà avere l’occasione di rendersi conto fattivamente quanto di sottosviluppo ci sia a pochi chilometri da Roma».

«Mario Draghi – ha concluso Biondo – accolga questa sfida, lo faccia anche per mandare un messaggio preciso alla criminalità organizzata che imperversa in Calabria e, spesso, ostacola l’apertura dei cantieri e mette a serio repentaglio la conclusione delle opere pubbliche».

Chissà se all’ex presidente della Bce arriverà questo invito o se le parole di Biondo rimarranno inascoltate. Intanto, riecheggiano le parole di don Francesco Carlino, il parroco di Roccella Jonica dette nella sua omelia durante i funerali di Davide e Gabriele, tra le ultime vittime della statale 106: «Fermate questa strage infinita, mettetevi la mano sulla coscienza e ricordatevi che la Calabria non è la terra da menzionare solo per i problemi della malavita organizzata. La nuova 106 non è un optional secondario, ma questione di vita o di morte. Svegliatevi politici!». (rrm)

Biondo (Uil Calabria): Regione istituisca Scuola di Alta Formazione professionale

Il segretario generale di Uil CalabriaSanto Biondo, ha proposto alla Regione di costituire «una scuola di alta formazione professionale per rinnovare la sua macchina burocratica e non rischiare di sprecare i fondi messi a disposizione dall’Europa per superare questa fase contingente segnata dalla pandemia da Covid-19».

Questa, per Santo Biondo, diventa una necessità non più rinviabile soprattutto alla luce delle distorsioni ancora presenti nel sistema sanitario regionale o in quello ambientale. Dieci anni di gestione commissariale della sanità non hanno risolto i problemi atavici del settore e, oggi, si chiede la fine del commissariamento.

«Ma, noi – ha spoegato – diciamo che neanche la gestione decennale del settore ambientale da parte della Regione ha prodotto gli effetti sperati. Noi, poi, non dobbiamo e non possiamo dimenticare la recente sentenza della Corte dei conti che, chiaramente, ci dice che è necessario potenziare le strutture burocratiche – un commissario senza personale è un commissario a scartamento ridotto – per riuscire a risolvere le problematiche ataviche della Calabria».

«Per questo – ha concluso Santo Biondo – siamo convinti che sia necessario avviare una nuova stagione concorsuale che sia in grado di rivedere la macchina pubblica regionale, immettendo al suo interno nuove risorse professionali». (rcz)

SUD: INGIUSTIZIE SOCIALI, LEA, ASILI NIDO
IL GOVERNO NON PUÒ PIÙ RESTARE INERTE

di SANTO BIONDO – Quella della carenza di asili nido e della mancata applicazione dei livelli essenziali di prestazione nei servizi di cittadinanza al Sud, rappresentano certamente alcune delle più insopportabili diseguaglianze tra cittadini del Nord e quelli del Mezzogiorno. 

Su questo argomento sarebbe interessante capire, cosa ne pensano i candidati alla presidenza della Regione Calabria e quale impegno nei confronti della Calabria e del Mezzogiorno assumono i rispettivi partiti nazionali, all’interno delle aule parlamentari. 

Nei mesi scorsi il già ministro Boccia e di recente l’attuale ministra Mara Carfagna, hanno in tempi diversi, solo fatto accenno alla questione, rispolverando vagamente la questione dei livelli essenziali delle prestazioni, senza spingersi oltre.

Roberto Occhiuto, Amalia Bruni, Luigi De Magistris, soprattutto il primo, dato il suo ruolo di capogruppo alla Camera, dovrebbero porre con forza sul piano nazionale, la questione delle diseguaglianze di cittadinanza e provare a far rientrare con determinazione questo tema, sia nell’ambito di questa contesa elettorale, sia nel rapporto politico con propri esponenti  nazionali di partito.

È vietato voltarsi dall’altra parte, fingendo di non capire che la questione riveste un aspetto importante per la vita dei calabresi.

Tuttavia quella sugli asili nido non è la sola asimmetria nazionale, utile a certificare quanto, in questi anni, il Mezzogiorno sia stato sacrificato, dalla politica e dalle istituzioni di questo Paese, sul versante dei diritti di cittadinanza. 

La scorretta distribuzione statale, della spesa pubblica in conto corrente e in conto capitale, conseguenza di una legge discriminatoria votata da tutti i partiti, la legge 42/2009; è altrettanto evidente, se si prendono in considerazione anche altri ambiti e altri diritti di cittadinanza negati al sud, legati alla vita delle persone, solo per citare alcuni esempi: il diritto allo studio e all’istruzione, il diritto alla mobilità, il diritto alle cure sanitarie e alla autosufficienza di anziani e giovani con disabilità, il diritto abitativo.

In questi dodici anni di vigenza la legge 42/2009, meglio conosciuta come legge Calderoli, eludendo in modo scientifico la definizione e l’applicazione su tutto il territorio nazionale dei Lep, ma continuando ad utilizzare in maniera impropria, nella distribuzione della spesa pubblica in conto corrente, il criterio della “spesa storica”; ha di fatto sottratto risorse economiche, nell’ambito dei servizi di cittadinanza, ai territori che ne avevano e continuano ad averne più bisogno, tra questi la Calabria.

Una riduzione di finanziamenti nel Mezzogiorno, che in violazione al dettato Costituzionale, ha costretto in questi anni e costringe ancora oggi, molti Comuni soprattutto di piccole e medie dimensioni, a sacrificare, nell’ambito della loro programmazione di bilancio pluriennale, le politiche sociali.

Adesso che i guasti causati dalla legge sul federalismo fiscale sono venuti fuori, la politica nazionale e locale deve intervenire, deve farlo subito e senza tentennamenti. 

Le ingiustizie sociali e le sperequazioni di cittadinanza cagionate da questo provvedimento normativo, se c’è la volontà politica, potrebbero essere sanate all’interno della più ampia riforma fiscale, che il Governo dovrà varare nei prossimi mesi, in risposta anche alle richieste avanzate al nostro Paese, dalla Commissione europea. 

Le risorse che Bruxelles ha assegnato alla convergenza del Sud e della Calabria, non possono essere più considerate, come è accaduto in passato, sostitutive della spesa pubblica nazionale, ma dovranno invece ritenersi aggiuntive degli stanziamenti statali.

Questo presupposto vale anche per le risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Per fare questo, nell’ambito dei diritti di cittadinanza, occorre che si vengano a definire i Lep, così come è indispensabile l’istituzione e il finanziamento da parte dello Stato, del Fondo perequativo nazionale, previsti peraltro entrambi dalla Costituzione. 

[Santo Biondo è segretario generale di Uil Calabria]

 

IN QUESTA “SCAMPAGNATA ELETTORALE”
SONO ASSENTI POLITICHE PER IL LAVORO

di SANTO BIONDO – Nel menù di questa “Scampagnata Elettorale”, che accompagnerà la Calabria al rinnovo del Consiglio regionale del prossimo mese di ottobre, manca – fra le altre – una portata essenziale: le politiche per il lavoro.

Chi ha deciso di scendere in campo, a qualsiasi orientamento politico appartenga, non sta prestando attenzione alle richieste che arrivano dal basso. Dal centrodestra al centrosinistra si è deciso di sfuggire al confronto più volte chiesto, in maniera unitaria, dal Sindacato Confederale calabrese, tutto ciò favorito dalla parcellizzazione della coalizione di centrosinistra che ha scelto di marciare divisa e, così facendo, partire sconfitta prima ancora di arrivare alle urne.

Tutto si sta svolgendo a scartamento ridotto, i toni sono bassi, si pensa più che altro a trovare la congiunzione giusta per assicurarsi un posto all’interno dell’aula “Fortugno”. Ciò che rimane, ancora una volta, estromesso dal dibattito è il futuro della nostra Terra, le sue prospettive economiche, sociali ed occupazionali che, purtroppo, tanto sono state segnate dall’emergenza pandemica ancora in atto.

Si sente parlare solo di schieramento e di candidature. Adesso anche l’antimafia è diventato brand, come se non si conoscesse la storia politica e personale di ciascun candidato. Poco o niente si sa dei programmi amministrativi di chi si candida a governare la Calabria, di come, solo per fare alcuni esempi, si intende affrontare l’emergenza sanitaria, quella sociale legata al mondo dell’istruzione, quella idrica, quella ambientale o difendere il territorio dagli incendi o dal dissesto idrogeologico.

Noi, avevamo provato ad accendere i toni del dibattito pubblico, cercando di stimolare il confronto con la politica regionale e la società impegnata calabrese. Lo avevamo fatto proponendo lo scorso Primo maggio una Piattaforma Unitaria il cui senso, però, non è stato colto da una politica calabrese troppo distratta da beghe interne e clientele da curare per il proprio tornaconto elettorale.
Questa campagna elettorale dal clima di scampagnata elettorale, fuori tema e fuori contesto non contribuirà purtroppo, ad elevare il livello dell’azione amministrativa e politica locale sulle tante, troppo, tematiche emergenziali ancora irrisolte in Calabria, così come rischia di isolare la regione dal dibattito nazionale e far scemare oltremodo l’attenzione del Governo nazionale rispetto alle reali necessità del territorio.

Fra le tante problematiche ancora irrisolte, insieme a quelle evidenziate prima, vi è quella del lavoro. Nella nostra regione, purtroppo, la pandemia ha contribuito ad appesantire la condizione economica e sociale della Calabria. In questo contesto, quindi, per la nostra regione diventa determinante avere un mercato del lavoro competitivo, moderno e rispettoso delle regole, dove il precariato venga azzerato e si proceda repentinamente all’avvio di una nuova stagione concorsuale utile a rinnovare la pubblica amministrazione calabrese, fortemente debilita da anni di blocco del turnover e da assenza di concorsi pubblici e meritocratici.

La partita in questo campo si gioca su due livelli: uno nazionale e un altro locale. A Roma, purtroppo, il Governo procede a rilento nel confronto con le parti sociali, per definire l’attesa riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro: gli unici strumenti che, se intersecati produttivamente ad una coerente politica industriale, possono dare vita ad una visione organica del mondo del lavoro e, allo stesso tempo, favorire una moderna ed efficace transizione ambientale, energetica e digitale.

Solo questo, insieme al corretto utilizzo delle tante risorse che arriveranno da Bruxelles, può dare vita ad una svolta storica di tutto il sistema produttivo italiano.

Ma se a Roma si procede a rilento, a Catanzaro tutto è fermo. Anche il livello regionale, infatti, ha la sua valenza in questo campo e, purtroppo, in questi anni la Calabria – la sua classe politica – ha fallito nel tentativo di rinnovare il settore del lavoro pubblico, azzerando i concorsi e favorendo il precariato solo per tornaconto elettorale.

Nel settore privato, poi, la politica di governo regionale non è riuscita a favorire l’incastro virtuoso fra le politiche attive e il fabbisogno di competenze professionali provenienti dal mondo produttivo calabrese, sacrificando così le potenzialità di crescita di tante esperienze produttive private di livello che vorrebbero crescere e non riescono a farlo anche per l’incapacità della classe dirigente regionale di approntare delle politiche del lavoro e dello sviluppo produttivo capaci di intercettare i bisogni delle imprese e dei lavoratori. Politiche regionali utili anche ad attrarre investimenti privati da parte dei grandi gruppi industriali nazionali.

Più volte, purtroppo inascoltati, abbiamo chiesto l’avvio di tavoli di discussione interdipartimentali per mettere insieme tutte le parti sociali, il mondo delle imprese e la governance regionale con il solo obiettivo di dare concretezza ad una politica industriale regionale che sia capace di incastrarsi con quella nazionale, in grado di utilizzare le risorse del fondo sociale europeo – che sino ad oggi è stato parcellizzato senza creare nulla di strutturato – dare concretezza al progetto della Zona economica speciale (che potrebbe essere un vero volano di crescita economica ed occupazionale) e offrire a questa terra una prospettiva concreta di sviluppo.

Siamo convinti, infine, che solo un confronto serrato con il Partenariato Economico e Sociale possa essere utile ad invertire la rotta, a ricercare e selezionare le idee giuste per la ripartenza e la resilienza di una terra che, sino ad oggi, ha sprecato la dote dei finanziamenti europei e rischia di non affrontare con il giusto piglio la programmazione del Pnrr, di vedere sfumare le opere previste dal Patto per la Calabria e di non saper programmare e spendere i circa 5 miliardi di euro a sua disposizione.

Continueremo a batterci con le nostre idee e proposte per provare ad invertire la rotta alla Calabria, l’opportunità che si presenta non può essere sprecata da egoismi e personalismi di parte. (sb)

[Santo Biondo è segretario generale regionale Calabria della Uil]