Cantarella (Uilcom Calabria): Ferme trattative per rinnovo contratto telecomunicazioni

Giuseppe Cantarella, segretario generale Uilcom Caabria, ha denunciato come «le trattative per il rinnovo del contratto collettivo sembrano non voler superare il, forse troppo comodo, momento di stallo».

Per questo «serve, dunque, accelerare nelle trattative per il rinnovo dell’unico vero contratto collettivo delle Telecomunicazioni. La parte datoriale deve comprendere a pieno che i contratti collettivi rappresentano l’unica garanzia in termini di rispetto dei diritti di lavoratrici e lavoratori e di confronto con i sindacati maggiormente rappresentativi».

«Sembrerebbe quasi – ha spiegato – che il rimanere alla finestra a guardare, rappresenti una strategia comune e vincente. Nel frattempo migliaia di Lavoratrici e di Lavoratori vivono nell’incertezza di una settore in continua trasformazione. E mentre qualche noto luminare, a suon di colpi di spugna, spera di cancellare anni di lotte e di conquiste, qualche lungimirante committente attende, comodamente seduto sulla riva del fiume, che la storia faccia il suo corso».

«È la fiducia il sentimento che accomuna entrambi i casi: fiducia che la storia possa, in qualche modo, dargli ragione – ha proseguito –.
Lavoratrici e Lavoratori del settore, invece, attendono. Madri e padri di famiglia, giovani che si sono da poco affacciati al mondo del lavoro, osservano, attoniti e sfiduciati. Cercano di ripensare il loro futuro».

«Un futuro messo in seria discussione – ha continuato Cantarella –da strategie imprenditoriali che vogliono svendere il settore sulle spalle di lavoratrici e lavoratori. Ma qui, non si vende nulla.
Non è stagione di saldi. I diritti conquistati nel corso degli anni, non sono in vendita».

«E non sono sufficienti – ha continuato – le letterine che parlano di “cambiamento epocale” indirizzate a lavoratrici e lavoratori del settore da parte di incompresi strateghi che, spalleggiati da sindacalisti (ovviamente poco rappresentativi), hanno scarabocchiato un contratto collettivo. Il loro contratto. Un contratto mai condiviso con lavoratrici e lavoratori. Un contratto peggiorativo in termini economici e di diritti. Un contratto che rappresenta, più che un cambiamento epocale, un tornare indietro nel tempo quando la forza lavora rappresentava solo un numero. Niente di più che un numero».

«È necessario sensibilizzare i committenti – ha ribadito – applicare contratti che generano un dumping contrattuale oggi rappresenta un rischio per i lavoratori, domani rappresenterà il suicidio dell’intero settore». (rcz)

C’È ANCHE IL DIVARIO DIGITALE NORD-SUD
LA CALABRIA ULTIMA NELLE CONNESSIONI

di SANTO STRATI – Hai un bel parlare di fibra, internet, didattica a distanza, ma poi scopri che più l’Italia avanza dal punto di vista della comunicazione digitale, più si allarga il divario nel Paese. Ma non è soltanto la abituale contrapposizione nord-sud a tenere campo perché ci sono vaste aree d’Italia dove internet è ancora un miraggio, indipendentemente che si tratti di Mezzogiorno o delle ricche regioni del Nord. Il problema principale riguarda l’assenza di una strategia “tecnologica” che abbia sopperito alle croniche disfunzioni del territorio: già orograficamente l’Italia è un Paese difficile, ma con le nuove tecnologie non ci sono montagne che tengano, il segnale si può far arrivare dovunque, ma è nell’assenza di infrastrutture digitali adeguate che accresce in maniera incontrollabile il divario. Non ci sono Nord e Sud a confronto, ma tante Italie diverse, quasi a macchia di leopardo, dove a distanza di pochi chilometri si precipita nel vuoto digitale. Segnale scarso o inesistente, connessione impossibile, sviluppo del territorio in base alle opportunità del digitale pari a zero.

In questo quadro non certo esaltante la Calabria paga un prezzo a dir poco stravagante: è nato qui il Piano telematico nazionale, nel lontano 1987, con le sperimentazioni fatte da Telcal – al tempo guidata efficacemente dall’ing. Nicola Barone (vedi calabria.live del l’11 luglio), all’avanguardia rispetto alle altre regioni italiane, ma il consorzio non ha avuto la trasformazione “commerciale” che avrebbe permesso un salto di qualità: la Calabria sarebbe diventata – come mostrava di essere – un punto di riferimento eccezionale per l’intero comparto delle telecomunicazioni e del digitale. Oggi la situazione è desolante. ci sono aree dove con la fibra si arriva 200MB al secondo (nei capoluoghi e nei grandi centri sono sorte un po’ dovunque le cabine che portano il segnale in fibra al altissima velocità), ma nel contempo esistono larghe aree della regione dove è persino assente il segnale televisivo.

Se l’obiettivo era di rendere la connessione a internet un’utility al pari dell’acqua e dell’energia elettrica, beh, occorre dire che non si è riusciti a raggiungerlo. Senza contare che molto spesso la connessione con la fibra è solo parziale: per essere ad alta banda dovrebbe verificarsi che la fibra entri dentro le case (FTTH, ovvero Fiber to the home ) e non si fermi ai cabinet delle strade, da cui parte il vecchio doppino in rame (FTTC, Fiber to the cabinet) con una forte perdita del segnale. Cosa significa tutto questo? Che da un lato sono stati interrati chilometri di fibra ottica e realizzati milioni di cabinet, ma il segnale si ferma davanti al marciapiedi, perché poi su doppino di rame, dal cabinet a casa, viaggia a velocità molto ridotta.

Un’indagine del Censis dello scorso febbraio commissionata dalle aziende di telecomunicazioni più importanti che hanno dato vita al progetto Risorgimento digitale ha dato esiti non proprio entusiasmanti. Il progetto (capitanato da Telecom Italia) ha offerto formazione online a insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado per far scoprire le opportunità del digitale nel campo della scuola. Un’iniziativa degna della massima considerazione per “portare in rete quelli che sono rimasti fuori”. Si calcola che siano almeno 18 milioni gli italiani che non hanno mai usato internet e i cosiddetti esclusi dalla rete son o per lo più ultracinquantenni che vivono in piccoli centri o città con meno di 60mila abitanti. Il progetto Telecom ha coinvolto 107 province, con 400 formatori che hanno prodotto 20mila ore di lezione. Un’ottima base di partenza, ma come si supera il divario se non si interviene sulle infrastrutture che mancano?

La Calabria, nel rapporto Censis sulla comunicazione digitale, è tra le ultime regioni in termini di utilizzo del digitale: scarso utilizzo di internet, ma soprattutto assenza quasi totale di collegamento con i servizi della pubblica amministrazione. Ovvero, la possibilità di “dialogare” con lo Stato e i suoi uffici centrali o periferici senza spostarsi da casa: una bellissima prospettiva mentre si allarga il fronte dell’utilizzo del digitale nella pubblica amministrazione. Identità digitale, pagamenti on line, richieste di informazioni o documenti. E, nel caso dovesse tornare a servire, didattica a distanza, senza nessuna esclusione. Ma come si fa a dotare i ragazzi di tablet senza offrire loro una connessione di rete che permetta di interagire? La Regione dovrebbe fare uno screening molto accurato sulla situazione della rete telematica calabrese: c’è stato un momento in cui la Calabria faceva da apripista, oggi siamo di-riventati ultimi. C’è da farci una seria riflessione: crescita e sviluppo non possono prescindere dalle tecnologie e l’inclusione non è soltanto un problema sociale. Senza internet non c’è sviluppo, questo sembra evidente. (s)