Uno “Spallanzani” in Calabria a Catanzaro
Villa Bianca, presidio pronto contro i virus

di SANTO STRATI – Il lento ritorno, sperimentale, alla quasi normalità della Fase 2 non deve indurre ad abbassare la guardia contro il coronavirus. La Calabria ha adeguatamente affrontato l’emergenza e, se non ci fosse stato il contagio da persone provenienti dalle cosiddette zone rosse, probabilmente sarebbe stato possibile limitare ulteriormente il numero dei positivi e, naturalmente, dei decessi. Per questa ragione, è necessario pensare sin da adesso al futuro, a come contrastare non solo eventuali ritorni dell’attuale epidemia ma qualsiasi altra emergenza di carattere sanitario. In poche parole, la Calabria deve attrezzarsi, anche strutturalmente, per proseguire nella ricerca, per curare epidemie, elaborare strategie sanitarie in grado di fronteggiare qualsiasi emergenza.

La soluzione è a portata di mano e l’ha proposta il Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Giovambattista De Sarro: creare uno “Spallanzani” in Calabria. Ovvero un ospedale specializzato in malattie infettive che, sulla scorta delle esperienze vissute e che si stanno ancora consumando col Covid-19, sia legato all’Università e possa non solo offrire spazio alle terapie necessarie, ma consenta di sviluppare la ricerca e formare nuovi specialisti. Peraltro, la proposta di De Sarro ha anche l’indicazione precisa di una struttura adeguata, Villa Bianca di Catanzaro, che attualmente ospita gli uffici amministrativi dell’Università e che, con rapidi interventi può essere in tempi brevissimi convertita in un ospedale di altissimo livello. Con la disponibilità di un eliporto già operativo e tre ingressi esterni separati e altrettanti per accedere all’interno della struttura.

L’idea, proprio perché è di facile realizzazione, come avviene spesso in Calabria non piace ai burocrati e ha sollevato qualche coda polemica relativamente alla sua localizzazione, con il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che ha subito offerto spazi disponibili nellà città dello Stretto, e la struttura ospedaliera di Lamezia Terme che si è immediatamente proposta come sede per il futuro “Spallanzani” calabrese.

Calabria.Live ne ha parlato con il rettore De Sarro.

– Rettore, perché la sua proposta di utilizzare Villa Bianca per lo “Spallanzani” calabrese trova ostacoli?

«Come sempre, tutte le idee che vengono proposte trovano sostenitori e contrari. I pareri sicuramente più importanti e utili derivano da addetti ai lavori, da autorità scientifiche e tecniche e dagli utenti del sistema sanitario, che sono sia i pazienti che i medici del territorio e, in questo caso particolare, anche gli studenti universitari che si trovano a frequentare spazi interconnessi a quelli dove si dovessero allocare reparti Covid. Non vorrei entrare in dettaglio su tale querelle poiché, alla fine, io ho solo fatto una proposta che è stata condivisa da illustri infettivologi oltre che da tutti gli Ordini dei Medici delle 5 province Calabresi. Hanno riconosciuto la bontà del progetto moltissimi colleghi ospedalieri ed universitari, operanti nelle due principali strutture Pugliese-Ciaccio e Azienda Ospedaliera Universitaria “Mater Domini” nonché l’Osservatorio Regionale Scuole di Specializzazioni che è composto anche da medici di tutte le strutture ospedaliere della Regione. Credo che l’opinione più condivisa di dislocare in un ambiente appropriato, qual è Villa Bianca, una struttura idonea a fronteggiare la presente pandemia, poggi sulla ragione di buon senso secondo cui una tale soluzione permette di lavorare in maniera idonea ed efficace e contestualmente permette di evitare ai pazienti no-covid di essere curati senza il pericolo di essere contagiati e, ad altri utenti, (tra cui gli studenti) di frequentare il Policlinico in sicurezza. Non è senza significato che hanno, inoltre, dato pieno sostegno all’idea moltissimi esponenti politici sia regionali che cittadini, moltissimi sindaci del territorio calabrese, tutte le associazioni studentesche e quelle degli specializzandi e, cosa molto importante, che il locale Ordine degli Ingegneri abbia affermato la fattibilità del progetto».

– Chi si oppone a questo progetto?

«Gli oppositori al progetto di Villa Bianca quale Covid-Hospital sono una sparuta minoranza. Essa non ha mai voluto considerare come la struttura di Germaneto, la cui parte ospedaliera è funzionalmente costruita anche per la didattica e la ricerca, sia, per la maggiore affluenza di studenti e frequentatori nelle aule e negli spazi attigui, una sicura e importante fonte di contagio che potrebbe divenire una fonte esplosiva di diffusione di patologie infettive.  Vorrei infine ricordare che le attuali linee guida della politica nazionale hanno dato due indicazioni: 1) la necessità di una struttura specialistica di malattie infettive per affrontare questa e altre emergenze e 2) l’esigenza di allocare questi reparti di malattie infettive in strutture fisicamente autonome dai presidi ospedalieri».

– Quale sarebbe il ruolo di un Centro specializzato di malattie infettive nel contesto regionale?

«Le Unità Operative Complesse di Malattie Infettive in Italia richiedono una crescente professionalità nel contesto di un sistema sanitario che sta progressivamente mutando all’interno delle sue articolazioni organizzative, tenendo in scarsa considerazione il ruolo fondamentale dell’infettivologia moderna. Oggi, proprio per la loro peculiarità, complessità e per le fondamentali funzioni che svolgono, devono essere quindi potenziate; anzi, nell’ottica di affrontare problemi di elevata complessità, quali l’antimicrobico-resistenza, la tubercolosi multi-resistente, le grandi epidemie, l’impiego appropriato dei farmaci attraverso la TDM (Therapeutic Drug Monitoring), lo studio dedicato delle resistenze in vitro a virus, batteri e funghi, lo studio delle resistenze fenotipiche e genotipiche. A questi mutamenti bisogna affiancare tutte le patologie infettive del fegato, il ritorno delle malattie sessualmente trasmesse, e per finire, le grandi epidemie che periodicamente si presentano mettendo in ginocchio anche i sistemi di Stato più solidi. Diventa quindi necessario creare a livello regionale una struttura di riferimento dedicata all’approfondimento multidisciplinare di tali emergenze, da affiancare alle UOC, già esistenti in un sistema di virtuosa collaborazione.

«Alla luce di questo panorama emergente, depauperare le UOC attuali o opporre diniego alla nascita di un Centro regionale di riferimento per le malattie infettive, in edificio fisicamente autonomo dai presidi ospedalieri e dalle strutture universitarie, sempre integrata funzionalmente con le altre discipline mediche e che soddisfi le esigenze di assistenza di alto livello, di formazione e di ricerca, sarebbe un atto miopie, non lungimirante oltre che improvvido. Non seguire queste indicazioni vorrebbe dire mettere a rischio grandemente la sicurezza della collettività ed abbassare in generale la qualità erogata dalle aziende ospedaliere. Bisogna al contrario adoperarsi per una proposta culturale orientata ad un ulteriore miglioramento della salute pubblica del nostro Paese in generale e della nostra Regione in particolare.

– Esistono problematiche di tempo per il ripristino e per l’adattamento dei locali?

«Adattando delle procedure di massima urgenza è possibile attivare dei singoli moduli in uno dei padiglioni di Villa Bianca (che, non si dimentichi, quale ex sede del Policlinico, ha già una dimensione e predisposizione ospedaliera) creando filtri di separazione necessari per la separazione con gli altri reparti non-Covid. Oggi, per quanto a mia conoscenza, sono pochissime le strutture e le stanze ospedaliere a pressione negativa sull’intero territorio calabrese, per cui l’attivazione a moduli permetterebbe di iniziare i ricoveri e l’assistenza evitando il pericolo di contagio sia al Pugliese-Ciacco che al Mater Domini e di iniziare l’assistenza specialistica per i pazienti specifici delle malattie infettive.

– La Scuola di Medicina di Catanzaro sta crescendo sempre più in autorevolezza e qualità nella formazione: quali prospettive apre uno “Spallanzani” calabrese?

«Sono già operativi a Catanzaro centri di malattie infettive, sia ospedalieri che universitari di ottimo livello e pertanto ritengo che il disegno di potenziare le malattie infettive avrà una duplice mission: ampliare l’offerta assistenziale dedicata a COVID-19 (e potenzialmente ad altre patologie infettive); implementare una ricerca multidisciplinare in questo campo tra i vari saperi e le tante eccellenze dell’Ateneo e degli Ospedali presenti in città.

«Questa iniziativa di valorizzazione e potenziamento delle strutture di cura delle malattie infettive, se inserita in un contesto di sinergia con le realtà già esistenti ed operanti nel territorio, può rappresentare quindi un insostituibile modello assistenziale, di didattica specifica e di ricerca».

Il progetto del rettore De Sarro, come già detto, trova uno sparuto gruppo di oppositori, ma incontra un largo consenso tra la comunità scientifica. Il prof. Pino Nisticò, già Presidente della Regione Calabria, nonché illustre farmacologo di fama internazionale, ha sottolineato che «Si tratta di creare un centro regionale universitario di malattie infettive che è di fondamentale importanza per il trattamento del Covid dal momento che c’è bisogno di un ruolo di coordinamento anche a livello nazionale e internazionale che solo l’Università possiede. È una malattia nuova che richiede aggiornamenti continui sia nella formazione del personale che nelle metodologie migliori per il trattamento dei pazienti. Il prof. De Sarro ha già ampiamente dimostrato di essere in grado di mantenere attivo questo network dal momento che ha collaborazioni scientifiche valide con prestigiose università italiane (La Sapienza, Tor Vergata, San Matteo di Pavia, Spallanzani, l’Istituto di malattie infettive dell’università di Padova e del San Raffaele di Roma. Inoltre lui stesso ha fatto un’esperienza di ricerca scientifica presso l’università di Londra dove alcuni dei collaboratori della scuola di farmacologia di Catanzaro, come lo stesso prof. Luigi Camporota (che ha curato con successo Boris Johnson), svolgono con successo la loro attività. Ovviamente sono sicuro che la presidente Santelli deciderà in questo senso con la valorizzare di altri centri di malattie infettive a partire da quello presso l’ospedale Annunziata di Cosenza, dove lavorano da anni con ottimi risultati, come mi ha riferito la prof.ssa Teresa Ferraro della scuola napoletana, che quello del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria nonché completare come da programma il complesso ospedaliero di Lamezia che offrirà ulteriori potenzialità assistenziali».

Pino Nisticò
Il farmacologo Pino Nisticò

«Naturalmente – afferma Nisticò – sarà indispensabile da subito identificare i medici e gli specializzandi per consentire loro di frequentare con borse di studio qualificati centri nazionali e internazionali, in modo tale che nei prossimi mesi, quando la struttura di Villa Bianca sarà riadattata alle nuove esigenze, ci sia un personale pronto e specificamente preparato nell’affrontare le emergenza. D’altro canto, un collegamento attraverso una convenzione con l’ospedale Spallanzani di Roma potrebbe consentire alla Calabria finalmente di essere dotata di un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico IRCCS) per assicurare da parte del ministero della Salute risorse fondamentali per continuare l’attività di ricerca. Quindi, una decisione favorevole da parte della Santelli esprimerà a mio avviso la volontà di mantenere unità e armonizzazione fra tutte le unità operative della regione che dovranno operare in una visione sinergica nell’interesse superiore dei pazienti. Tra l’altro, conosco benissimo Villa Bianca perché ha ospitato per anni l’attività assistenziale della nascente facoltà di medicina di cui ero allora il rettore. E, cosa importantissima, servono poche risorse per realizzare questo progetto».

La prof.ssa Rosa Daniela Grembiale
La prof.ssa Rosa Daniela Grembiale

Secondo la prof.ssa Rosa Daniela Grembiale, professore di reumatologia all’UMG «Un ospedale Covid permetterebbe che le altre strutture sanitarie cittadine possano dedicare la propria attività a pazienti affetti da altre patologie. Nella ex Villa Bianca – ha fatto notare la prof.ssa Grembiale – sono presenti sale radiografiche, laboratori, sala di rianimazione, sale chirurgiche, stanze di degenza che andrebbero esclusivamente attrezzate.  Inoltre, l’attuale sede che ospita la medicina legale – che risulta isolata dall’intera struttura – potrebbe essere destinata a centro TRIAGE e postazione 118».

Da parte politica, secondo il consigliere regionale Francesco Pitaro (ex Io retso in Calbria, ora del gruppo misto) «la proposta del rettore è parte di una strategia finalizzata a  mettere ulteriormente a valore le potenzialità della ricerca, delle imprese innovative, start up biotecnologiche, dell‘unica Università di Medicina della Calabria, degli enti di ricerca pubblici e privati e, al contempo,  per promuovere sviluppo e nuove opportunità occupazionali, si tratta solo di capire come darle gambe per correre».

A contrastare il progetto di De Sarro c’è in primo luogo il Commissario dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio e del Policlinico Mater Domini, Giuseppe Zuccatelli che spinge a utilizzare l’edificio C dell’Università. Il segretario-questore del Consiglio regionale Filippo Mancuso, della Lega, afferma che «L’impressione che i cittadini hanno e che francamente risulta disdicevole, è che nel capoluogo della Calabria la sanità pubblica sia spesso il terreno di scontro fra disegni ed interessi contrapposti, piuttosto che uno degli argomenti dal forte impatto sulla collettività da affrontare con trasparenza e serietà. Non entro nel merito della polemica tra il rettore e il commissario, però se si vuole  potenziare, rendere attrattivo ed efficiente il polo sanitario di Catanzaro, la prima cosa da fare è sgombrare il terreno da ogni sospetto e  contrapposizione pregiudiziale ed esaminare le proposte in campo con la dovuta obiettività. Perché se c’è un’opportunità da cogliere, in questo caso la realizzazione a Villa Bianca di un centro per la cura delle malattie infettive, non vada sciupata».

Nelle scorse settimane, dopo un sopralluogo a Villa Bianca del sindaco Sergio Abramo col rettore De Sarro, il direttore universitario del policlinico universitario Mater Domini Caterina De Filippo, e il commissario Giuseppe Zuccatelli, è stato fissato un nuovo incontro in Comune per decidere in via ultimativa sul futuro “Spallanzani” calabrese. La presidente Santelli prenda dunque a cuore la faccenda, nell’interesse della Calabria e dei calabresi. (s)

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Il commissario Zuccatelli è contrario
Il sindaco Abramo è più disponibile

Il principale oppositore del progetto del Rettore De Sarro è il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera universitaria Mater DominiGiuseppe Zuccatelli, il quale sostiene che «Metetre le mani in questo edificio con i limiti che ha la pubblica amministrazione in termini di burocrazia, di procedure, di gare d’appalto e di quant’altro, è impensabile, a mio parere, poterlo rendere agibile in tempi brevi. Poi tutto si può fare . Dal mio punto di vista è un utilizzo che non è appropriato». Zuccatelli spinge per utilizzare i padiglioni del policlinico universitario Mater Domini, con tutti i rischi di contagio per gli studenti di medicina che frequentano la struttura. Il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo, si mostra accomodante e più disponibile: «Ci siederemo intorno a un tavolo per decidere qual è la cosa migliore. Credo che bisogna fare uno studio di fattibilità e capire come utilizzare meglio questa struttura.

Per oggi, 6 maggio, sarebbe convocato il famoso tavolo di lavoro a Palazzo De Nobili, ma la notizia non è confermata. La città pensa alla grande opportunità e aspetta fiduciosa di poter ospitare lo  “Spallanzani” calabrese. (rcz)

La Calabria lancia per prima un trattamento per la cura a domicilio

È la Calabria la prima regione che inizierà a trattare i casi sintomatici di Coronavirus a domicilio. La novità di questo protocollo è nel trattamento a domicilio dei pazienti positivi al Coronavirus e sintomatici, con lo scopo di arrestare la malattia nella sua fase iniziale, evitare il suo aggravamento e prevenire, così, il collasso delle strutture sanitarie pubbliche. Qualora le intuizioni dei ricercatori venissero confermate, si avrebbero importanti risvolti nel trattamento precoce e a domicilio di questi pazienti che attualmente sono sottoposti semplicemente a sorveglianza in regime di isolamento, senza alcun trattamento specifico. Il trattamento sarà fondato su recentissime evidenze scientifiche ottenute, però, in un piccolo campione di pazienti con l’uso di idrossiclorochina e azitromicina.

Tale iniziativa è stata resa possibile grazie all’Unità Operativa di Malattie Infettive e Tropicali del Policlinico “Mater Domini” e la Cattedra di Malattie Infettive dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, dirette dal prof. Carlo Torti, con la consulenza scientifica di Aldo Quattrone, che hanno steso un protocollo per il trattamento, a domicilio, dei pazienti sintomatici di Coronavirus.

Tali evidenze, che necessitano di conferme ulteriori in una più ampia popolazione, sono anche supportate da osservazioni personali del gruppo di Ricerca coinvolto. Si useranno farmaci a basso costo, somministrabili per via orale e gestibili al domicilio con un carico minimo di esami e di risorse. Il protocollo ha già ricevuto approvazione dal Comitato Etico della Regione Calabria e sarà supportato nel suo sviluppo dalla Regione Calabria, grazie all’interessamento diretto della Presidente Jole Santelli e del Direttore del Dipartimento della Salute Antonio Belcastro. (rcz)

 

AAA Assessore Sanità, astenersi incompetenti
Subito la firma al bilancio. La Giunta verrà poi

di SANTO STRATI – Se 50 giorni vi sembran pochi, rassegnatevi ad aggiungerne qualcun altro. Non habemus papam e la fumata è inesorabilmente nera, grazie anche all’irresponsabilità dei partiti della coalizione che cercano di conquistare posizioni a conferma di un illusorio potere che, in realtà, non hanno proprio. Le beghe interne della Lega tra i “locali” (Furgiuele, Molinaro e Rauti) e gli extraterritoriali (il commissario regionale Cristian Invernizzi, bergamasco con giustamente altri problemi in questo momento) s’infrangono contro le troppe indecisioni della Presidente Santelli. Arrivano a calabria.live centinaia di messaggi del tipo “esortate il presidente ad andare oltre, con coraggio”, come se fossimo interlocutori privilegiati in questa incredibile commedia delle parti cui i calabresi avrebbero volentieri rinunciato: non siamo consiglieri del Principe (machiavellicamente parlando) né aspiriamo ad esserlo, perché il nostro compito è informare. Osservare, ascoltare, non solo i politici ma anche e soprattutto la gente, quindi riferire, senza parteggiare per alcuno. È una questione di deontologia, i giornalisti facciano (sul serio) i giornalisti e basta.

Senza inventare nulla (al contrario di quanto sostiene la Santelli nei nostri confronti) facciamo il nostro lavoro riferendo le voci ricorrenti di calabresi che usano la testa che, ribadiamo, non vedevano male (già prima che scoppiasse la crisi Covid-19), un’intesa ad ampio respiro per il governo regionale, Figurarsi ora, con l’emergenza da affrontare. Guai, però, a parlare di larghe intese, quasi fosse una bestemmia. Bene, ma allora discutiamo dell’opportunità di trovare un accordo che superi le asperità e le ruvide posizioni che abitualmente dividono, com’è ovvio, maggioranza e opposizione, col solo obiettivo di raggiungere un comune traguardo. Che non è solo, ovvero non è più, il progetto di crescita e sviluppo della regione, bensì il superamento dell’emergenza coronavirus. Il contagio potrebbe diventare inarrestabile senza una seria prova di responsabilità da parte di tutti, anche da parte politica. Callipo, a proposito di larghe intese, ha detto a calabria.live che intende perseguire il ruolo di opposizione che gli è stato affidato dagli elettori: e che dovrebbe dire? Non è la minoranza che deve offrire opportunità, semmai – se gliela offrono – potrebbe coglierla. Ma la Presidente continua a ragionare in termini di distribuzione “equa” tra la coalizione nel rispetto di impegni presi prima del 26 gennaio. Solo che prima del 26 gennaio nessuno avrebbe potuto immaginare il flagello che si è abbattuto sull’Italia e, per fortuna, in minima parte nella nostra regione. Quindi qualunque scelta “irrituale” per la coalizione può trovare mille giustificazioni. In pratica, non vorremmo ritrovarci un assessore alla Sanità fine politico, ma assoluto incompetente in materia. La politica dei partiti deve mettersi da parte, date le circostanze, e ogni scelta non dovrebbe rispondere a rigidi criteri di spettanze pattuite in precedenza.

Peraltro, Jole Santelli che non scioglie il nodo della Giunta, continua a fare cose egregie. Per esempio la task force sanitaria di tutto rispetto, che ha messo su, scegliendo tre luminari della medicina: Raffaele Bruno, originario di Cosenza, lavora al San Matteo di Pavia ed è specializzato in malattie infettive e tropicali nonché è un ricercatore di terapie del virus Hiv; Paolo Navalesi, genovese, ha al suo attivo oltre 200 pubblicazioni scientifiche, è responsabile del reparto di anestesiologia e terapia intensiva dell’Università di Padova, ed è un grande esperto di rianimazione nei casi di insufficienza respiratoria; Franco Romeo, direttore dell’unità di cardiologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, reggino, ha un lunghissimo e prestigioso cursus honorum che lo pone tra i migliori cardiochirgurghi internazionali: «Per la nostra Calabria – ha detto Romeo a calabria.live – darò il massimo della mia esperienza e disponibilità». Una squadra di eccellenze in grado di affrontare con la giusta competenza tutti gli aspetti clinici dell’epidemia. Che potrebbe operare al meglio se ci fosse un adeguato assessore alla Sanità, in grado di mescolare competenza scientifica e capacità manageriale. Ci rendiamo conto delle evidenti difficoltà di individuare un profilo con queste caratteristiche, ma è necessario stringere i tempi. Certo se la scelta è obbligatoriamente vincolata al partitismo a tutti i costi, le difficoltà diventano insormontabili. Pressioni perché la Presidente abbia il coraggio di guardare alle capacità e alle competenze per il futuro assessore alla Sanità arrivano da tutte le parti sociali e non solo dell’opposizione.

Per esempio, secondo l’Unindustria regionale «Non è tempo di distinguo, prevalenza di appartenenze od interessi di parte, polemiche e critiche fine a se stesse. Questo è il tempo delle decisioni meditate e condivise da rendere operative in maniera efficace, efficiente e tempestiva. Alla Calabria – ha detto il presidente Natale Mazzuca – serve poter mettere in campo le energie migliori, ognuno per la sua parte, le proprie competenze e ciò che rappresenta. Serve con immediatezza una Giunta di alto profilo in grado di operare in maniera incisiva, adottando da subito una serie di interventi tendenti a fronteggiare con efficacia l’emergenza sanitaria e le criticità economiche, attenuandone gli inevitabili contraccolpi negativi sulle imprese, sull’occupazione e sui cittadini. Ogni giorno di ritardo rappresenta una colpevole miopia rispetto alla gravità della situazione ed un agire, di fatto, contrario alle esigenze ed agli interessi della collettività». Ieri mattina, la presidente Santelli ha incontrato i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, Angelo Sposato, Tonino Russo e Santo Biondo che hanno sottolineato come la questione della sicurezza sui luoghi di lavoro si ponga con estrema urgenza per tutti gli ambiti lavorativi, a partire dalla filiera produttiva agroalimentare, strategica per la Calabria. «Abbiamo evidenziato – affermano i segretari confederali regionali in una nota la preoccupazione per la mancanza di Dispositivi Individuali di Prevenzione anche per medici, infermieri e operatori della sanità in genere, esposti in prima linea; intervenire rapidamente e superare la grave carenza è quanto mai decisivo per tutelare questa persone, il cui lavoro è essenziale per contenere la diffusione del contagio da Covid-19, così come è essenziale far sì che tutto il sistema della sanità calabrese sia messo in condizione di fronteggiare la grave emergenza in atto».

Più diretto ed esplicito Pippo Callipo, leader di Io resto in Calabria: «Non possiamo più permetterci di stare ad aspettare i tatticismi dei partiti: è ora che la Calabria abbia una Giunta e un Consiglio regionale operativi. In un momento come questo – ha detto – non si può lasciare una Regione senza una squadra di governo al completo, che sia composta da assessori autorevoli e competenti, e senza un’Assemblea legislativa nel pieno dei suoi poteri. Il Consiglio regionale, seppur con le dovute e necessarie precauzioni per garantire la sicurezza di tutti, deve insediarsi subito: l’ipotesi di un ulteriore rinvio è a mio avviso impraticabile».

E poi c’è il problema – ugualmente serio e urgente – dell’approvazione del bilancio entro il 30 aprile, per uscire dall’esercizio provvisorio. La presidente Santelli, a ben vedere, la Giunta ce l’ha già: ha l’assessore all’Ambiente (il Capitano Ultimo) che ha già preso possesso dei suoi spazi in Cittadella e aveva cominciato a lavorare convocando i sindaci della regione per il problema rifiuti, iniziativa poi stoppata dall’emergenza covid-19, e l’assessore alla Ricerca scientifica, Università e Istruzione (non s’è ancora capito se la delega comprende anche la Cultura) Sandra Savaglio. Le altre deleghe sono in mano alla Presidente finché non le assegna. Quindi, ripetiamo, la Giunta anche con due soli assessori c’è già. Oliverio era partito con tre assessori perché voleva prima far approvare le modifiche allo Statuto e alcune deleghe le ha addirittura assegnate un anno prima della fine della legislatura (Cultura a Maria Francesca Corigliano), mantenendo fino alla fine per sé la delega al Turismo. Nulla di scandaloso, rientra nelle norme di legge, magari opinabile sul piano della opportunità per la  piena funzionalità della Regione e dei suoi dipartimenti. Quindi, se la presidente ritiene di traccheggiare ancora nella scelta dei suoi assessori, non rinvii ulteriormente la firma del bilancio.

La convocazione del Consiglio regionale di domani, peraltro, risulta persino discutibile se non per quietare i malumori dei cittadini che mal digeriscono un’attesa così lunga per vedere al lavoro i nuovi consiglieri. Serve un Presidente del Consiglio? Certamente sì, anche se in questo momento, al di là della rappresentanza, non avrebbe molto da fare, viste le limitazioni imposte dall’emergenza. I consiglieri regionali possono senz’altro interfacciarsi via skype o in teleconferenza, ma in questo momento emergenziale mal si conciliano le limitazioni ai cittadini con le convocazioni di gruppo a Palazzo Campanella. Senza contare che per arrivare a individuare intese per l’elezione del presidente del Consiglio, dei due vicepresidenti, dei due segretari-questori un minimo di dibattito bisognerebbe pur concederlo agli inquilini di Palazzo Campanella. Un dibattito con le mascherine? Ci potrebbe anche stare, ma chi può escludere il rischio che nella, pur sanificata al massimo, sede del Consiglio, il subdolo virus di questa epidemia non s’insinui ugualmente e allarghi il contagio a familiari, assistenti e collaboratori dei consiglieri?

Non è facile capire cosa sia meglio. Una cosa è certa, per il Presidente del Consiglio, i due vice, i questori, la Calabria può anche attendere, sperando che il contagio riesca a venire fermato, ma i calabresi vogliono un responsabile alla Sanità che possa coordinare e organizzare ogni iniziativa per per l’emergenza. Senza togliere nulla alla capacità di fare, mostrata dalla Presidente e largamente encomiabile, non è opportuno che trattenga ancora per sé questa delega. Che, attenzione, va data a un calabrese, non per campanilismo, ma perché serve una persona che conosca questa terra e ci viva stabilmente, così da saper e poter operare senza indulgenze e ritardi. Servirà un assessore che stia in Calabria e, ripetiamo, conosca la realtà di questa regione. Non possiamo permetterci un assessore incompetente, o un competente a mezzo servizio che non sa nulla della nostra realtà sanitaria, economica e sociale e avrebbe bisogno di tempo per studiarla e capirla.

Se la presidente Santelli prova a guardare negli atenei calabresi troverà l’uomo o la donna giusti per questa delega. Per la sua ricerca interpelli chi ama profondamente la Calabria e ha la competenza per indicarle qualche nome: il Rettore della Sapienza di Roma, il cosentino Eugenio Gaudio, il Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Giovambattista De Sarro, stimato farmacologo già allievo dell’ex presidente della Regione Pino Nisticò, anche lui insigne farmacologo, e lo stesso prof. Franco Romeo, già convocato nella task force sanitaria. Tutti quanti conoscono molto bene la Calabria e le grandi risorse umane e professionali che i suoi atenei custodiscono. La presidente Santelli è una donna intelligente, faccia allora la scelta giusta e non deluda i calabresi. (s)

La Sculco invita alla mobilitazione per la chiusura delle Scuole di specializzazione

Duro intervento della consigliera regionale Flora Sculco sulla vicenda delle scuole di specializzazione dell’Università Magna Graecia di Catanzaro. «La chiusura di sei scuole di specializzazione della facoltà di medicina dell’UMG – afferma la Sculco – è l’ennesimo colpo inferto alla Calabria con la complicità, se non con la diretta partecipazione, del governo Leghista con al seguito i Cinque Stelle. Non si può restare inerti. Chiudere ben sei scuole di specializzazione di area sanitaria vuol dire minacciare il presente e il futuro del sistema-regione e, al contempo, negare ai giovani calabresi  di crescere, formarsi e operare nel proprio territorio. Vuol dire negare la possibilità ai nostri giovani di completare la propria formazione specialistica nell’unica facoltà di medicina presente in Calabria: un disastro! Tutto questo non è accettabile. E a parte l’indignazione generale, ampiamente giustificata se consideriamo (sull’intera sfera – socio sanitaria) l’atteggiamento prevaricatorio del governo Legastellato rispetto ai poteri costituzionali della Regione che si traduce dopo 10 anni di commissariamento in ulteriore confusione a scapito del diritto alla salute dei cittadini, occorre far sentire la voce della Calabria nella maniera istituzionale, politica e sociale più ampia, partecipata ed efficace. Con l’intento, anzitutto – sottolinea la consigliera regionale – di indurre  il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Marco Bussetti a sospendere ogni decisione e di approfondire prima di procedere. In tal senso, sono certa che il Consiglio regionale lunedì prossimo non mancherà di esprimere disapprovazione unanime su quanto sta accadendo e l’invito istituzionale rivolto alla   politica, alle istanze culturali e sociali, alle associazioni imprenditoriali e alle organizzazioni professionali, perché si faccia squadra. Abbiamo il dovere di adoperarci – finisce Flora Sculco – utilizzando ogni strumento per fermare l’onda d’urto che si sta abbattendo (incluso il regionalismo differenziato) contro gli interessi generali del Mezzogiorno, la sua identità, la sua storia  e il suo diritto costituzionale a sviluppare i propri punti di forza dentro la cornice unitaria ed europea». (zc)

Wanda Ferro (FdI): trasparenza contro la “democrazia mafiosa”. Un Convegno a Catanzaro

L’on. Wanda Ferro (FdI), segretario della Commissione parlamentare antimafia, ha partecipato al seminario dell’Università Magna Graecia di Catanzaro sulla “Democrazia mafiosa” promosso dall’Associazione studentesca Dike.

«Sostenendo l’approvazione della nuova norma sul voto di scambio politico-mafioso, – ha detto la Feror nel corso del suo intervento – abbiamo voluto richiamare la politica ad una maggiore attenzione nella ricerca del consenso, e vogliamo cambiare il modo in cui si svolgono le campagne elettorali, che devono svolgersi in maniera chiara e trasparente: la gente deve dare fiducia al politico per le cose che si impegna a fare per il bene della collettività, non per le utilità che può garantire a chi si impegna a portare pacchetti di voti. I voti vanno chiesti nelle piazze, sui mezzi di comunicazione, in luoghi aperti al pubblico, al confronto con la comunità. Alla luce del sole! Non con gli accordi nei salotti, nei retrobottega, nelle stanze chiuse. Diceva qualcuno che la mafia non spara più ai politici, li compra: vogliamo far capire alla mafia che c’è un mondo fatto di politici che non intendono farsi comprare. Abbiamo deciso da che parte stare, evitando ambiguità, e rendendo più solida la portata della norma nel contrasto al voto di scambio politico-mafioso, all’inquinamento delle competizioni elettorali e alle infiltrazioni nelle pubbliche amministrazioni da parte della criminalità organizzata  attraverso il contributo di politici corrotti».

Wanda Ferro

L’on. Wanda Ferro si è soffermata anche sul tema dell’omertà l’omertà delle vittime, che temono di denunciare i fenomeni estorsivi praticati in loro danno: «Non possiamo sottacere che le vittime che denunciano – ha detto – non solo mettono a repentaglio la propria vita e quella dei propri cari, ma sono obbligate a patire tutte le conseguenze negative della denuncia dal punto di vista emotivo e relazionale, discendenti dall’impatto con il sistema delle Istituzioni in generale e dell’apparato giudiziario in particolare, là dove, talvolta, viene frustrata ogni aspettativa di tutela e assistenza. Accade, non di rado, che la vittima dei tentativi di estorsione percepisca una sensazione di impotenza anche nei meccanismi della giustizia penale, secondo ritmi e procedure processuali che la vedono estranea o addirittura dimenticata e che avvertono come incomprensibili, se non addirittura ostili.  Tale tipologia di vittima, per l’oppressione che subisce, si trova in una condizione di assoggettamento che non le permette di mantenere la lucidità necessaria ad individuare il reale confine tra Stato e mafia; e, molto spesso, si trova costretta, suo malgrado, a scegliere tra i due, vale a dire tra la libertà di tentare di affrancarsi dalla mafia o la rassegnazione di rimanere per sempre vittima della criminalità organizzata. Chi, tra noi, riveste un ruolo istituzionale, deve fare in modo che nessuno debba più trovarsi davanti al bivio di scegliere tra Stato e mafia. Noi Istituzioni abbiamo il dovere di adottare ogni iniziativa necessaria  perché sia ricostituita la certezza del diritto che deve caratterizzare uno Stato democratico».

La deputata di Fratelli d’Italia ha parlato anche della necessità di riformare la normativa sullo scioglimento dei comuni, che nel tempo ha rivelato diverse criticità. Per Wanda Ferro occorre «una norma che riesca a contrastare la pervasività criminale quando questa interessa i gangli della burocrazia, ma anche che possa garantire una possibilità di effettivo contradditorio, seppur contemperata con le esigenze di rapidità dell’intervento e di segretezza dei procedimenti penali in corso. Anche per il tema delle interdittive antimafia sarebbe opportuno definire termini perentori per la definizione dei ricorsi, tenendo sempre bene a mente, però, che, nonostante necessitino di correttivi, sia i commissariamenti dei comuni che le interdittive antimafia non sono provvedimenti contro le comunità, ma a favore delle comunità, della democrazia e della libertà”.

Al seminario di studi “Democrazia Mafiosa” organizzato all’università Magna Graecia di Catanzaro dall’associazione studentesca universitaria Dike, in collaborazione con la Fondazione Umg, hanno preso parte anche il presidente della fondazione Umg Valerio Donato e il presidente del Tar Calabria Vincenzo Salamone. (rp)

Nella foto di copertina: l’on. Wanda Ferro con il prof. Valerio Donato.

L’Università Magna Graecia di Catanzaro tra gli Atenei che crescono di più

 

25 settembre – L’Università Magna Graecia di Catanzaro è tra gli Atenei italiani che crescono di più. È ciò che emerge dopo la pubblicazione dei decreti ministeriali  n.585 e 587 del 2018 relativi al Costo Standard e al Fondo di Finanziamento Ordinario  2018, che registra, per l’Ateneo calabrese, un incremento positivo pari a +3.84 del Fondo di Finanziamento Ordinario rispetto al 2017.
«Ciò rappresenta – ha commentato Giovambattista De Sarro, Magnifico Rettore dell’Università Magna Graecia – un’ulteriore testimonianza della qualità scientifica e didattica della nostra Università, considerato che la ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario tra le Università Statali è effettuata dal Ministero dell’Università, tenendo conto della quota base, dell’intervento perequativo e della quota premiale».
«Il risvolto positivo di questi eccellenti risultati – ha proseguito il Magnifico Rettore – si concretizzerà in maggiori risorse economiche per la nostra Università che, così, potrà aumentare la quota di investimento finanziario destinata a servizi per gli studenti e ai giovani talenti calabresi. L’Ateneo si è già dotato di un tavolo anatomico, nonchè è stato istituito un Centro di Simulazione all’avanguardia, di cui solo pochi Atenei sono dotati e, questi, sono solo alcuni degli esempi degli interventi di eccellenza realizzati a favore della comunità accademica».

Il Tavolo Anatomico dell’Università Magna Graecia di Catanzaro

La mission è in linea con i parametri ministeriali che, da quest’anno, come ha affermato lo stesso Ministro dell’Università Marco Bussetti, mettono al centro gli studenti la loro possibilità di accesso ai percorsi universitari anche in contesti economicamente svantaggiati, e dove i collegamenti con le ralrà accademiche sono più difficili.
«Per tale ragione – ha continuato il Magnifico Rettore De Sarro – il Miur è intervenuto sull’effetto “perequativo”, accrescendo i fondi agli Atenei nei quali sono presenti gli studenti con i redditi in media più bassi, o con difficoltà a raggiungere, a causa di trasporti meno efficienti e difficoltà logistiche, le aule dove seguire le lezioni».
A premiare l’impegno costante profuso da tutte le professionalità presenti in Ateneo, è l’incremento della quota premiale, che è aumentato sia per effetto del risultato positivo della VQR, indicatore della qualità della ricerca, sia per effetto delle politiche di reclutamento condotte dall’Ateneo nonché per la valorizzazione dell’autonomia responsabile degli Atenei. (rrm)

CATANZARO: OGGI L’INCONTRO SUI GIOVANI E SUL FUTURO

17 luglio – Si svolge oggi, a Catanzaro, alle 18.30, presso il Venice Beach Club, il dibattito sul tema “Perchè i giovani non sono protagonisti del futuro?” con Andrea Reale, rappresentante degli studenti dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Intervengono al dibattito Roberto Guerriero, Consigliere Comunale e Provinciale, Tullio Barni, professore ordinario dell’Università Magna Graecia e delegato per l’orientamento, e Bernard Dika, presidente del Parlamento degli Studenti della Regione Toscana e Alfiere della Repubblica.
«L’evento – ha spiegato Andrea Reale – vuole alzare il dibattito su questo tema. Partiremo dalle mobilitazioni massicce del ’68 fino ad arrivare ai giorni nostri. L’Europa divisa meno di un secolo fa, ed oggi arricchita da una generazione Erasmus, che rappresenta il simbolo di una cultura unita ed europea».
Al termine degli interventi – ha continuato il rappresentante degli studenti – ascolteremo tutte le riflessioni del pubblico che offriranno, sicuramente, spunti importanti». (rcz)