Zes Unica, Irto (PD): Il centrodestra continua a penalizzare il Sud

Il senatore del Pd, Nicola Irto, ha annunciato una interrogazione per conoscere «l’esatta portata dei disagi e le iniziative, se esistono, per ridurli» in merito alla Zes Unica.

«Imposta alla cieca dal governo Meloni, la Zes centralizzata sta producendo un caos da Inferno dantesco e gravi ritardi, come conferma la sospensione sino al prossimo marzo dei termini di chiusura dei procedimenti di autorizzazione unica non ancora conclusi», ha ricordato il senatore, sottolineando come «ancora una volta, il Governo ha agito senza programmazione e organizzazione, cancellando di colpo le Zes esistenti e sottovalutandone le conseguenze per le imprese: dalle lungaggini alle complicazioni burocratiche, dalle perdite di tempo ai possibili ripensamenti».

«Peraltro, ad oggi non vi è certezza – ha rincarato la dose Irto – sul credito d’imposta. Questo succede quando nelle decisioni pubbliche prevalgono la bulimia del potere e le logiche della propaganda; quando si opera con prepotenza politica e senza confronto parlamentare; quando per il Mezzogiorno si ignorano, come nel caso dell’ex Zes della Calabria, le esperienze e le esigenze dei territori e, soprattutto, quando manca la pianificazione dello sviluppo del Sud, che il centrodestra continua a colpire e a penalizzare». (rp)

INDUSTRIALI ALLARMATI PER IL RINVIO ZES
SE VINCE LA BUROCRAZIA NON C’È SVILUPPO

di ALDO FERRARALa transizione dalle otto Zes al nuovo modello Zes per il Mezzogiorno ha subito uno slittamento dell’ultimo momento proprio nella fase di scadenza di tutti i Commissari. Il mancato trasferimento di compiti e funzioni dagli otto Commissari straordinari alla nuova Struttura di missione centralizzata ha richiesto quindi un urgente provvedimento di proroga fino al 1° marzo degli attuali Commissari straordinari. I tempi per il perfezionamento del provvedimento di proroga hanno tuttavia provocato una sensibile discontinuità nei tempi di svolgimento delle conferenze dei servizi e nel rilascio delle autorizzazioni agli investimenti. Una circostanza che basta da sola ad evidenziare la complessità della materia e ad alimentare incertezze riguardo la fluidità della transizione e la messa a regime del nuovo modello.

Da mesi ribadiamo di come sia necessario un ordinato e graduale passaggio delle consegne affrontando per tempo alcune potenziali criticità del nuovo modello di Zes che rischiano di depotenziare la validità dello strumento e la sua utilità, soprattutto in Calabria. Il Mezzogiorno viaggia a una velocità ridotta rispetto al resto del Paese. La Zes calabrese, con il suo valore aggiunto determinato dalla semplificazione burocratica per l’avvio degli insediamenti produttivi, grazie ai poteri assegnati al Commissario, e dal sistema di incentivi fiscali, stava dimostrandosi uno strumento utile a rendere la nostra regione attrattiva per investimenti interni ed esterni.

La preoccupazione forte, adesso, è che il nuovo modello renda più sfumati i vantaggi, soprattutto in termini di semplificazione e fluidità delle autorizzazioni, tanto da rendere poco attrattiva la Zes a causa di sistema di gestione che centralizza i rapporti e riduce il legame con il territorio. E in questo senso, preoccupa anche il limite minimo di 200mila euro posto all’ammontare degli investimenti nell’area Zes: il tessuto imprenditoriale, soprattutto quello locale, è formato prevalentemente da piccole imprese che sarebbero disposte a investire nella Zes, ma quel limite le tiene fuori da un’opportunità concreta, limitandone così le potenzialità di crescita e di sviluppo. Ciò anche in considerazione del venir meno del credito d’imposta per investimenti nel Mezzogiorno.

C’è poi una criticità non secondaria sollevata dagli amministratori locali: come si concilieranno gli strumenti urbanistici pianificati dai Comuni se tutto il Mezzogiorno sarà area Zes? Le deroghe urbanistiche saranno concedibili ovunque? Anche qui, è necessaria chiarezza. Così com’è necessaria chiarezza sulle risorse per la Zes unica, che attualmente appaiono inadeguate a coprire le esigenze dei territori. Non solo, mentre si prevede di erogarle “a rubinetto”, mancano ancora i moduli per le richieste e il termine ultimo di presentazione delle istanze scade il 15 novembre prossimo: in queste condizioni è impossibile programmare investimenti e pianificare nuovi insediamenti».

L’attrattività della Zes in Calabria è, poi, funzione degli investimenti in interoperabilità, servizi, ambiente, raccolta dei rifiuti e soprattutto sicurezza nelle aree industriali: senza un ecosistema accogliente, le imprese, a parità di vantaggi ottenuti dalla Zes, non sceglieranno certo la nostra regione per nuovi insediamenti produttivi. A tal fine, auspichiamo la pronta nascita dell’Agenzia regionale che sostituirà il Corap e l’immediato avvio della riqualificazione delle aree industriali».

Infine, il precedente modello aveva iniziato a dare frutti anche grazie alla stretta sinergia tra Commissario Zes e parti sociali. Il nuovo modello non prevede il coinvolgimento nella cabina di regia della Zes né delle associazioni datoriali, né dei sindacati, allargando lo scollamento tra imprese, territorio e lavoratori. Auspichiamo si ponga rimedio a questa che è una vera e propria stortura nel modello di management della nuova Zes unica, attraverso il coinvolgimento formale e sostanziale delle parti sociali. Ne va del futuro della nostra regione. (af)

[Aldo Ferrara è presidente di Unindustria Calabria]

Perciaccante (Confindustria CS): Ridefinire nuovo piano strategico per Zes Unica coinvolgendo le imprese

«Sollecitiamo, con forza, la rapida definizione del nuovo piano strategico per la Zes Unica con il pieno, urgente ed attivo coinvolgimento del sistema di rappresentanza delle imprese». È quanto ha dichiarato Giovan Battista Perciaccante, presidente di Confindustria Cosenza nel corso della prima riunione del Consiglio direttivo dopo la sua elezione di fine settembre.

Un appello che arriva dopo «le incertezze e le indeterminatezze legate all’istituzione della cosiddetta Zes Unica per l’intero Mezzogiorno che dovrebbe rappresentare la nuova strategia di sostegno al Sud immaginata dal Governo che per il 2024 prevede un limite massimo di spesa in 1,8 miliardi di euro che appaiono assolutamente insufficienti e contraddittori rispetto alle finalità esposte in sede di presentazione della misura».

Prima di affrontare gli argomenti di natura economica alla base della manovra finanziaria che il Governo si appresta a portare nelle aule parlamentari, il presidente degli industriali cosentini ha inteso porre l’attenzione sulla recrudescenza delle azioni intimidatorie messe in atto dalla criminalità organizzata su tutto il territorio contro imprese, amministratori pubblici e perfino contro i giornalisti.

«La piena solidarietà e la nostra sentita vicinanza – ha detto il presidente di Confindustria Cosenza Perciaccante – va a tutti i soggetti impegnati ogni giorno a vario titolo nella doverosa battaglia in difesa dei principi della legalità, intesa come condizione fondamentale di libertà di fare impresa, così come di poter svolgere la propria professione, di civiltà e di rispetto per chi lavora con l’obiettivo di favorire l’affermazione del bene comune e la crescita economica e sociale del territorio».

«Agli imprenditori ed a quanti a vario titolo dovessero trovarsi nelle condizioni di subire minacce o vessazioni – ha aggiunto il leader degli industriali cosentini – l’esortazione a denunciare senza indugio sapendo di poter contare sul nostro pieno sostegno ed affiancamento all’attività delle forze dell’ordine. Nella stessa misura ed in maniera prioritaria, chiediamo allo Stato di assicurare una presenza decisa e tangibile a presidio del territorio aumentando la dotazione di uomini e mezzi indispensabili tanto per una efficace azione di prevenzione che per lo svolgimento delle indagini e le conseguenti azioni di repressione».

Registrata la piena condivisione da parte dei colleghi del Consiglio Direttivo, il presidente Giovan Battista Perciaccante è passato ad analizzare i principali contenuti del Disegno di Legge di Bilancio che, se un lato appare una manovra ragionevole nella misura in cui concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione, seppure per il solo 2024, del cuneo contributivo; dall’altro presenta importanti e significative carenze, in particolare sul versante degli investimenti e, più in generale, per una insufficiente visione strategica in direzione della crescita e della competitività. 

«Risultano assenti infatti – ha argomentato il presidente di Confindustria Cosenza – interventi di respiro lungo dal lato dell’offerta necessari a sostenere la competitività delle imprese nel quadro dei nuovi paradigmi europei, dal Piano Industria 5.0 al sostegno della struttura finanziaria per la necessaria patrimonializzazione delle imprese». (rcs)

 

L’OPINIONE / Santo Biondo: Sulla Zes manca una visione strategica

di SANTO BIONDO – Sulla Zona Economica Speciale, il Governo procede a rilento e senza una visione strategica per il rilancio produttivo del Mezzogiorno. La Legge di bilancio, su questa specifica tematica, ha il fiato corto e non assegna la giusta strategicità a uno strumento che rappresenta una via di sviluppo importante per il Mezzogiorno e per il Paese.

Si continua a depotenziare la Zes e con l’accentramento delle competenze a Roma si profila il rischio di una paralisi inaccettabile della sua stessa operatività, ingolfando quella struttura unica che dovrà controllare lo sviluppo dei progetti. Continuiamo a pensare che aver realizzato una Zes unica, a carattere generalista, non sia stata una scelta giusta da parte del Governo, dato che noi consideriamo la Zona Economica Speciale un’importante leva di politica industriale per il Mezzogiorno, se specializzata in alcuni settori strategici e legata al sistema portuale delle regioni del Sud del Paese. Il binomio Zes-porti, infatti, può rappresentare un forte attrattore per gli investimenti privati nelle aree retroportuali.
Il rischio che vediamo profilarsi è quello di un ritorno al passato, quando errori imperdonabili di gestione hanno disseminato le aree portuali e retroportuali di capannoni industriali rimasti vuoti e inoperosi. Oggi più che mai, invece, è necessaria una politica industriale chiara e obiettivi di sviluppo precisi.
L’unico modo per non rendere inefficace la Zes è assicurare continuità agli strumenti di incentivazione e semplificazione esistenti e dare strutturalità ai finanziamenti.
Non vorremmo che si stesse operando per perseguire un progressivo svuotamento del progetto Zes. Sarebbe l’ennesimo errore che il Governo, dopo aver pensato ad un regionalismo asimmetrico a perequazione zero, compirebbe ai danni della voglia di riscatto di una parte del Paese.
Siamo convinti, infine, del fatto che sia necessario procedere all’istituzione di un osservatorio strategico, legato ai territori, che si occupi di verificare la qualità delle imprese che andranno a godere dei benefici fiscali previsti dalla Zes, che sia in grado di accertare gli impatti occupazionali dei progetti che verranno presentati, che sia capace di verificare l’applicazione dei contratti collettivi di lavoro e che non dimentichi di vigilare sul rispetto delle norme sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. (sb)
[Santo Biondo è segretario generale Uil Calabria]

L’OPINIONE / Vincenzo Castellano: L’idea di creare tavoli tecnici per valorizzare i territori

di VINCENZO CASTELLANO – Nel tessuto di ogni nazione, i suoi territori e le comunità che li abitano rappresentano un patrimonio inestimabile. Ogni regione, città, villaggio e borgo, porta con sé una ricchezza unica di risorse, storia, cultura e potenzialità. Per sfruttare appieno questa ricchezza e realizzare il massimo delle opportunità, occorrerebbe creare un gruppo di consulenti esperti dedicati a valorizzare i territori

Questo gruppo multidisciplinare dovrebbe avere come obiettivo principale quello di trasformare le istanze dei territori in progetti concreti e sostenibili. Questa iniziativa non solo contribuirebbe a costruire un futuro migliore per tutti, ma darebbe lustro anche all’importanza di riconoscere i territori come beni comuni con un valore intrinseco.

Le comunità locali rappresentano il cuore pulsante dei territori e coinvolgere attivamente le persone che vivono in un luogo è fondamentale per identificare le esigenze reali e le opportunità latenti.

Da qui parte la riflessione che faccio e l’idea di formare un gruppo di consulenti esperti capace di interpretare le esigenze ma anche le potenzialità dei territori. Questo gruppo non deve essere visto come un qualcosa di estraneo o esterno, ma come un partner che lavora in sinergia con i residenti, ascoltando le loro storie, le loro preoccupazioni e i loro sogni.

Le amministrazioni locali, qui, giocano un ruolo cruciale in questo processo. Ed è proprio a loro che mi vorrei rivolgere in modo che questa idea possa partire da chi si interessa del benessere di una comunità in un determinato contesto territoriale. È necessaria la stretta collaborazione tra il gruppo di consulenti esperti e le istituzioni locali in modo da assicurare che i progetti siano allineati con le politiche pubbliche e le leggi locali. Inoltre, è necessario anche coinvolgere la società civile, compresi rappresentanti di organizzazioni non profit, associazioni e imprenditori locali, così da garantire una prospettiva più ampia e inclusiva.

L’obiettivo fondamentale di questo gruppo multidisciplinare sarebbe quello di trasformare le istanze dei territori in soluzioni concrete. Questo potrebbe ricomprendere progetti di sviluppo economico, turismo sostenibile, conservazione del patrimonio culturale, miglioramento delle infrastrutture o iniziative sociali. L’approccio olistico e innovativo assicura che le soluzioni siano comprensive ed efficaci.

Per valorizzare un territorio in modo completo, è essenziale pensare a progetti a lungo termine. E questo gruppo di consulenti esperti non dovrebbe concentrarsi solo su interventi a breve termine, ma dovrebbe pianificare progetti che siano sostenibili e che abbiano un impatto duraturo. Questo garantirebbe i benefici sia all’attuale generazione che a quelle future.

L’importanza, ma anche l’esigenza, di costituire un gruppo di consulenti esperti dedicati a valorizzare i territori sarebbe un passo verso la costruzione di un futuro in cui ogni territorio esprimerebbe appieno il suo potenziale, arricchendo le nostre vite e contribuendo al bene comune globale.

LAMEZIA – Comune e Lamezia Europa: Bene pubblicazione bando sicurezza aree industriali Zes

Il sindaco del Comune di Lamezia, Paolo Mascaro, che il presidente ed il dirigente della Lameziaeuropa Leopoldo Chieffallo e Tullio Rispoli, hanno espresso apprezzamento per pubblicazione, da parte del Commissario Zes Calabria Giuseppe Romano, del bando sicurezza aree industriali Zes Calabria.

Il bando prevede risorse finanziarie pari a 19,8 mld di euro già stanziate dal ministero dell’Interno a maggio 2023, su proposta del Sottosegretario Wanda Ferro, in stretta condivisione col presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per l’appalto integrato di progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori riguardanti la realizzazione delle infrastrutture per la sicurezza nelle aree industriali della ZES Calabria tra cui rientra con 351 ettari l’area industriale di Lamezia Terme.

Un plauso particolare al Commissario Romano ed alla struttura operativa della Zes Calabria coordinata da Fabrizio D’Agostino che anche in questa occasione hanno dimostrato grande capacità operativa che permetterà entro novembre 2024 di “mettere a terra” concretamente le risorse finanziarie stanziate e realizzare moderni impianti di sorveglianza e monitoraggio ambientale delle aree industriali calabresi collegati, per un efficace controllo ed intervento, direttamente con le forze dell’ordine che operano sul territorio. Infrastrutture per garantire maggiore sicurezza per le imprese insediate che insieme a quelle digitali e telematiche rappresentano un prerequisito fondamentale per migliorare la competitività delle imprese già insediate e per attrarre anche attraverso gli incentivi previsti, quali il credito d’imposta, nuovi investimenti produttivi nel Sud.

La realizzazione nei tempi previsti di questo importante intervento infrastrutturale rappresenta un ulteriore tassello positivo per la piena operatività della Zes Calabria, che riguarda 351 ettari ricadenti nell’area industriale di Lamezia Terme, frutto del qualificato lavoro svolto a partire da settembre 2022 dal Commissario Zes Giuseppe Romano, che ha portato, nel gennaio 2023, al rilascio, in 5 giorni lavorativi, della prima autorizzazione unica mediante protocollo digitale in area ZES proprio a Lamezia alla società del gruppo Callipo già insediata nell’area industriale ed allo stato attuale al rilascio di oltre 30 autorizzazioni ed alla concreta erogazione, alle imprese che stanno investendo, di oltre 20 crediti d’imposta Zes. (rcz)

Zes, pubblicato il bando sicurezza

È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale (dopo la pubblicazione in Gazzetta europea) il bando per l’appalto integrato di progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori previsti dal progetto “Infrastrutture per la sicurezza nelle aree industriali della Zes della Calabria”. A maggio scorso il progetto, che stanzia risorse per 19,8 milioni di euro, aveva avuto il via libera dal Ministero dell’Interno che lo aveva selezionato nell’ambito del Poc-Pon legalità 2014-2020.

La pubblicazione del bando di gara avviene in perfetta linea con i tempi previsti e consentirà di eseguire le opere in meno di un anno con il progetto esecutivo a carico dei partecipanti. Si sono così prevenute eventuali richieste di varianti e dilatazione dei tempi. «Abbiamo profuso ogni sforzo per garantire che le aree industriali della Calabria potessero beneficiare di una infrastruttura fondamentale come la sicurezza», commenta il commissario della Zes Giosy Romano. «Queste opere saranno determinanti per aumentare l’attrattività di nuovi investimenti. Ancora grato all’onorevole Wanda Ferro ed al Presidente Occhiuto e alla sua Giunta per la sinergia massima messa in campo per ottenere il finanziamento che non è rimasta fine a sé stesso ma ha permesso alla struttura Zes di dare risposte concrete in tempi finora inimmaginabili».

«L’impegno del presidente Meloni e del ministro Piantedosi – commenta il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno Wanda Ferro – è quello di assicurare condizioni di piena sicurezza all’interno degli insediamenti industriali e in particolare delle aree Zes, presupposto necessario per garantire la competitività delle iniziative imprenditoriali, soprattutto al Sud. Dopo il decreto del Viminale del maggio scorso di ammissione al finanziamento, abbiamo pubblicato in tempi record il bando per il progetto presentato dal commissario Romano, che prevede la realizzazione di moderni impianti di sorveglianza entro novembre 2024 a sostegno delle attività imprenditoriali poste all’interno delle aree Zes della Calabria».

Molto soddisfatto si dichiara l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Rosario Varì: «Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra il Ministero dell’Interno, il Commissario Zes e la Regione Calabria, a dimostrazione che la sinergia tra Enti produce significativi e tangibili risultati. Saranno garantiti un sistema di video sorveglianza, il controllo degli accessi e il monitoraggio ambientale nelle aree industriali calabresi facenti parti della Zes, tutti elementi di fondamentale importanza tanto per le imprese presenti che per quelle che vorranno insediarsi. La sicurezza delle aree industriali costituisce infatti un presupposto ineludibile per favorire l’attrazione degli investimenti e la conseguente crescita del tessuto produttivo nel territorio regionale».

L’OPINIONE / Giuseppe Neri: il Sud ha un ruolo strategico per l’Italia, per l’Europa e il governo Meloni,

di GIUSEPPE NERI – Il Sud ha un ruolo strategico per l’Italia, per l’Europa e il governo Meloni, in questi 10 mesi, ha dimostrato massima attenzione  al Meridione.

La Zes (zona economica speciale) è la dimostrazione di ciò e per la nostra Regione è sicuramente, una grande opportunità di crescita in quanto può attrarre nuovi investitori, anche esteri.

La Calabria, terra che vanta una storia millenaria, ricca di risorse naturali, un inestimabile patrimonio architettonico, talentuose professionalità da impegnare in questa difficile ma possibile crescita economica, culturale, sociale e tutto il Sud, possono avviare una nuova stagione di investimenti con ricadute rilevanti sull’occupazione. Tra le priorità della giunta Occhiuto in piena sinergia con il governo Meloni, rientrano i trasporti, le infrastrutture, un masterplan per la SS106 Jonica, la riprogettazione per la statale 18, occupazione, sanità, servizi, Pnrr.

E ancora, l’alta velocità fino a Reggio Calabria che, assieme al rilancio dell’aeroporto “Tito Minniti”, costituiscono le infrastrutture connesse alla realizzazione del ponte sullo Stretto. Peraltro, la completa valorizzazione delle enormi potenzialità dei porti di Gioia Tauro e il potenziamento di quello di Reggio e di Saline Joniche, possono costituire uno strumento di sviluppo e crescita. In tale contesto proseguiremo l’attività istituzionale nell’ambito dell’Area dello Stretto, che rappresenta la vera sfida per il futuro di Reggio. Sfide che dobbiamo portare a termine per dare finalmente, un futuro più stabile ai nostri cittadini. Non sono ammessi errori, andiamo avanti con impegno e idee progettuali da realizzare in tempi brevi.

Per Fratelli d’Italia e per tutto il centro destra regionale e nazionale, gli obiettivi da raggiungere sono tanti e volontà del partito è di organizzare su tutto il territorio calabrese, giornate di studio e confronto con la comunità, le istituzioni, il mondo associazionistico, i giovani, gli ordini professionali per avviare un dialogo costruttivo. Insieme possiamo creare sviluppo non solo per il Mezzogiorno, ma per l’intero Paese. (gn)

[Giuseppe Neri è consigliere regionale di Fdi]

UN’UNICA ZES PER TUTTO IL MEZZOGIORNO
POTREBBE ESSERE UNA BUONA IDEA, MA…

di SANTO STRATI – Un’unica Zona Economica Speciale (ZES) per tutto il Mezzogiorno. Potrebbe essere una buona idea, ma le perplessità non mancano, soprattutto alla luce di cosa hanno realizzato le singole Zes di Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna. Tranne qualche timida eccezione, i risultati non sono minimamente vicini alle aspettative che era logico attendersi. Soprattutto in Calabria (dove peraltro abbiamo un commissario a mezzo servizio, condiviso con la Campania) il bilancio della Zes è praticamente negativo al 100%. Le ragioni hanno molte risposte, ma su tutte prevale la considerazione che dalla data di costituzione della Zes Calabria non risultano concrete ed efficaci realizzazione: se la zes doveva fare da attrattore per gli investimenti sul territorio, visti i risultati a oggi, si può, a malincuore, dire che si è rivelata un fallimento.

L’obiettivo delle zone economiche speciali era quello di snellire le procedure di autorizzazione, limitando i guasti e i ritardi della burocrazia imperante nell’ambito della costituzione di nuove imprese, e favorendo fiscalmente gl investitori. In buona sostanza, quello che alla fine degli anni 80 fece l’Irlanda che fece convogliare nell’area di Cork giganti della tecnologia come Apple e IBM (per fare solo qualche nome) offrendo loro detassazione quasi totale e incentivazioni speciali per gli insediamenti industriali che dovevano essere realizzati. Lì, ci sono riusciti, fatta salva la realtà dei disinvestimenti una volta finiti gli incentivi (quella grande realtà industriale soffre e patisce ora come il nostro Mezzogiorno. Da noi, in Calabria, non ci hanno neanche provato. Già, perché la legge istitutiva sembrava fatta apposta per le multinazionali e le megaimprese (chi ha utili milionari è attratto dagli abbattimenti fiscali), ignorando quasi totalmente le piccole e medie e, soprattutto,, le microimprese che sono il tessuto connettivo dello sviluppo del Mezzogiorno. Anziché promuovere la nascita di piccole aziende (che comunque generano occupazione e indotto) si è pensato ai redditi milionari delle grandi imprese. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e viene da piangere soltanto guardando i capannoni abbandonati e circondati da erbacce nell’area del Porto di Gioia Tauro, dove potevano (possono) nascere piccole realtà manifatturiere e di servizi, in grado di sollevare le disgrazie occupazionali del territorio.

Fatta questa premessa, la proposta di estendere a tutto il Mezzogiorno gli incentivi previsti dalle Zes, ovvero costituire un’unica, gigantesca, Zes per attrare imprese e investitori nel Sud “depresso” e mmai sufficientemente industrializzato, ha anche degli aspetti positivi. Intanto piace alla commissaria europea della Concorrenza, Margrethe Vestager, e questo la dice lunga sull’esperienza europea maturata dal ministro Raffaele Fitto, poi le linee indicative del progetto esprimono qualche sprizzo di innovazione (legislativa e non solo) che potrebbe risvegliare appetiti sopiti di imprenditori svogliati, ma rimasti scottati dalla finanza creativa. Fintanto che lavorare son i soldi e non con la produzione portava milioni e miliardi, quale incentivo poteva avere un imprenditore (non illuminato e ce ne sono anche troppi) a mettersi a litigare con operai, tecnici, sindacati e, soprattutto, burocrazia che avviluppa (ancora oggi) qualsiasi idea di impresa? Finita la pacchia e perso un bel po’ di capitale, molti investitori stanno riscoprendo la voglia di fare impresa e quale migliore opportunità del Sud per nuovi insediamenti produttivi? Con il criterio (intelligente) di sovvertire le regole del secolo scorso, quando la manodopera s’importava dal Mezzogiorno per riempire le fabbriche e aumentare il pil delle aree industrializzate: oggi non ci vuole grande intelligenza per comprendere che può diventare conveniente impiantare nuove fabbriche dove c’è disponibilità di lavoratori poco inclini a lasciare il territorio e quindi maggiormente motivati ad accettare condizioni di lavoro (giuste) senza riserve di rivendicazioni salariali future.

Allora, l’idea del Governo, ovvero del ministro Fitto, di superare le attuali otto Zes presenti in Italia e farne una soltanto «per rafforzare il sistema e sostenere la crescita e la competitività del Mezzogiorno» può diventare persino eccellente, sempre che si attivino in maniera intelligente modalità esecutive per le misure di semplificazione e accelerazione delle procedure di approvazione e autorizzazione. È bene ricordare che, in Calabria, ci sono imprenditori che hanno atteso anni per un semplice parere che precedeva la domanda autorizzativa, figuriamoci poi per l’approvazione del progetto…

A questo proposito è utile citare (a futura memoria) la dichiarazione d’intenti del Ministero sugli strumenti di incentivazione che «saranno improntati a principi di certezza e stabilità del quadro normativo e di semplificazione procedurale, coprendo un orizzonte temporale più esteso rispetto agli attuali strumenti, in coerenza con i diversi strumenti di programmazione pluriennale europei e nazionali: Pnrr e relativo capitolo REPowerEU, la politica di coesione e il fondo di sviluppo e coesione». Nelle intenzioni di fitto, dovranno essere estesa a tutto il Mezzogiorno l’autorizzazione unica per l’avvio delle attività produttive e la riduzione di un terzo dei termini di conclusione dei procedimenti. Uno sportello unico digitale – secondo il ministro – garantirà  trasparenza ed efficienza dell’intero processo: «La Zes unica è un vero e proprio volano decisivo per l’economia nazionale e non solo meridionale», dice Fitto, il quale sottolinea che la Commissione europea ha anche accolto favorevolmente la misura di decontribuzione per il Sud (che scade a dicembre 2023) che dovrà essere rinnovata al fine di «promuovere un quadro normativo stabile pluriennale di riferimento per le imprese e per i lavoratori, al fine di sostenere l’occupazione nel Mezzogiorno, in particolare per le donne e i giovani»

Il Governo, a quanto pare, crede nel progetto di Fitto. Per la premier Giorgia Meloni «Chi investe nel Sud viene incentivato, viene agevolato, paga meno tasse: è una grandissima opportunità per il Mezzogiorno di colmare il suo gap rispetto alle regioni del Nord». Un provvedimento – ha sottolineato sui social – solo apparentemente tecnico, ma con risvolti  concreti.

«Mi auguro – ha detto al Corriere del Mezzogiorno Stefano Firpo, direttore generale di Assonime, che sull’argomento organizza una tavola rotonda per il prossimo 14 settembre – che quella della Zes unica sia più uno slogan che una vera rivoluzione dell’attuale schema. Sarebbe un peccato mettere tutto in discussione, il modello, i progetti, la governance, gli investimenti, tutte cose che hanno stimolato l’attenzione di importanti operatori economici del Paese». Secondp Firpo «le Zes sono state pensate bene a suo tempo e oggi hanno tutti gli ingredienti per poter funzionare, compreso il fatto di essere state legate ai sistemi aeroportuali e alle loro relative dogane». Tendenzialmente avrebbe ragione, ma l’inoperatività della Zes calabrese sconfessa in buona parte questo apprezzabile ottimismo.

Il Presidente Roberto Occhiuto, per parte sua, ha giudicato positivamente la proposta del ministro Fitto: «Il via libera della vicepresidente esecutiva della Commissione europea e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, alla proposta avanzata dal ministro agli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, per istituire un’unica Zona economica speciale per l’intero Sud Italia è un’ottima notizia per tutte le Regioni del Mezzogiorno».Secondo Occhiuto «Le Zes sono strumenti fondamentali per sburocratizzare le procedure, per avere agevolazioni fiscali e contributive, per semplificare le autorizzazioni, e di conseguenza per attrarre nei nostri territori imprese e investimenti. Con una Zona economica speciale unica per tutto il Sud – che andrebbe a superare le attuali otto realtà, coinvolgendo Calabria, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Sicilia e Sardegna – avremo più forza, maggior peso, un reale coordinamento e migliori opportunità per competere e sviluppare le nostre Regioni. Altrettanto importante – sostiene Occhiuto – è la volontà espressa dalla Commissione Ue di rendere strutturale e permanente la misura ‘Decontribuzione Sud’, decisiva per sostenere concretamente l’occupazione nel Mezzogiorno». (s)

Il presidente Mancuso: Ponte sullo Stretto e Porto di Gioia due grandi sfide da vincere

Per il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, il Ponte sullo Stretto e il Porto di Gioia Tauro sono due grandi sfide da vincere. Questo perché sono due infrastrutture fondamentali per lo sviluppo della Calabria e del Sud e del Paese.

Concetto che ha ribadito nel corso del convegno “Infrastrutture e sviluppo”, organizzato a Vibo Valentia dall’Associazione dei Diritti e dei Territori.

«Credo che, ormai – ha detto Mancuso – due concetti siano unanimemente condivisi: se non cresce il Sud e le sue regioni più svantaggiate come la Calabria, non cresce il Paese e se non si dota la Calabria delle infrastrutture basilari, non le si consente di promuovere  sviluppo e nuovo occupazione».

«Oggi, con un Governo di legislatura e dall’ampio mandato popolare – ha aggiunto – le iniziative della Calabria per lo sviluppo possono avere più speranze di realizzarsi in tempi relativamente brevi. La Regione non sta tralasciando nulla».

«Il ministro Salvini è determinato – ha ricordato –. L’idea del Ponte sullo Stretto, su cui il Governo punta molto, ritengo possa essere una delle grandi opportunità che dobbiamo e possiamo cogliere: sia per togliere dall’isolamento la Calabria e la Sicilia, che per avvicinare l’Europa al Mediterraneo, che va visto non soltanto come un mare di problemi, ma come una grande opportunità per il dialogo e le prospettive di cooperazione e sviluppo con i Paesi del sud del mondo».

«Il Ponte sullo Stretto di per sé – ha proseguito – per gli investimenti che comporta e l’occupazione che consentirà, è una grande occasione, ma lo è anche perché consentirà la realizzazione di tutte le altre infrastrutture collaterali: Alta velocità ferroviaria per il Sud; modernizzazione della 106 e dell’Autostrada Sa/Rc; rilancio degli scali aeroportuali e il pieno sviluppo del porto di Gioia Tauro con l’accrescimento della competitività dei porti di Crotone, Corigliano, Palmi e Vibo Valentia».

Ad avviso del Presidente del Consiglio regionale, «il Porto di Gioia Tauro è un’altra delle grandi sfide da continuare a vincere, visto che è l’hub di transhipment tra i maggiori in Europa con il primato nazionale dei 3.146.533 teus movimentati, sapendo, però, che resistono criticità ormai insostenibili. Mi riferisco all’urgenza di sviluppare il retroporto (tra i più imponenti d’Italia), che deve interfacciarsi con gli snodi del Paese per attrarre investimenti».

«Qui, come a Lamezia, nel Crotonese e in altre aree della Calabria – ha detto ancora – un ruolo decisivo spetta alla Zes. Noi dobbiamo, come ha sostenuto più volte il commissario Giosi Romano che sta facendo un ottimo lavoro, alimentare il circuito della fiducia, in particolare da parte del sistema imprenditoriale locale e nazionale».

«L’azione della Zes è decisiva – ha continuato –per attrarre investimenti, ma per rendere possibile questo cambio di scenario e di marcia, c’è bisogno di un sussulto di responsabilità e una sinergia collaborazione fra istituzioni e soggetti dello sviluppo».

«Ciò su cui dobbiamo insistere – ha concluso – è la sinergia tra istituzioni di ogni livello e tra pubblico e privato, sia per premiare merito e competenza che per impedire l’inquinamento mafioso e la corruzione, che sono due ipoteche enormi sul futuro della Calabria di cui dobbiamo liberarci per difendere la democrazia e lo sviluppo nella legalità». (rvv)