UN’UNICA ZES PER TUTTO IL MEZZOGIORNO
POTREBBE ESSERE UNA BUONA IDEA, MA…

di SANTO STRATI – Un’unica Zona Economica Speciale (ZES) per tutto il Mezzogiorno. Potrebbe essere una buona idea, ma le perplessità non mancano, soprattutto alla luce di cosa hanno realizzato le singole Zes di Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna. Tranne qualche timida eccezione, i risultati non sono minimamente vicini alle aspettative che era logico attendersi. Soprattutto in Calabria (dove peraltro abbiamo un commissario a mezzo servizio, condiviso con la Campania) il bilancio della Zes è praticamente negativo al 100%. Le ragioni hanno molte risposte, ma su tutte prevale la considerazione che dalla data di costituzione della Zes Calabria non risultano concrete ed efficaci realizzazione: se la zes doveva fare da attrattore per gli investimenti sul territorio, visti i risultati a oggi, si può, a malincuore, dire che si è rivelata un fallimento.

L’obiettivo delle zone economiche speciali era quello di snellire le procedure di autorizzazione, limitando i guasti e i ritardi della burocrazia imperante nell’ambito della costituzione di nuove imprese, e favorendo fiscalmente gl investitori. In buona sostanza, quello che alla fine degli anni 80 fece l’Irlanda che fece convogliare nell’area di Cork giganti della tecnologia come Apple e IBM (per fare solo qualche nome) offrendo loro detassazione quasi totale e incentivazioni speciali per gli insediamenti industriali che dovevano essere realizzati. Lì, ci sono riusciti, fatta salva la realtà dei disinvestimenti una volta finiti gli incentivi (quella grande realtà industriale soffre e patisce ora come il nostro Mezzogiorno. Da noi, in Calabria, non ci hanno neanche provato. Già, perché la legge istitutiva sembrava fatta apposta per le multinazionali e le megaimprese (chi ha utili milionari è attratto dagli abbattimenti fiscali), ignorando quasi totalmente le piccole e medie e, soprattutto,, le microimprese che sono il tessuto connettivo dello sviluppo del Mezzogiorno. Anziché promuovere la nascita di piccole aziende (che comunque generano occupazione e indotto) si è pensato ai redditi milionari delle grandi imprese. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e viene da piangere soltanto guardando i capannoni abbandonati e circondati da erbacce nell’area del Porto di Gioia Tauro, dove potevano (possono) nascere piccole realtà manifatturiere e di servizi, in grado di sollevare le disgrazie occupazionali del territorio.

Fatta questa premessa, la proposta di estendere a tutto il Mezzogiorno gli incentivi previsti dalle Zes, ovvero costituire un’unica, gigantesca, Zes per attrare imprese e investitori nel Sud “depresso” e mmai sufficientemente industrializzato, ha anche degli aspetti positivi. Intanto piace alla commissaria europea della Concorrenza, Margrethe Vestager, e questo la dice lunga sull’esperienza europea maturata dal ministro Raffaele Fitto, poi le linee indicative del progetto esprimono qualche sprizzo di innovazione (legislativa e non solo) che potrebbe risvegliare appetiti sopiti di imprenditori svogliati, ma rimasti scottati dalla finanza creativa. Fintanto che lavorare son i soldi e non con la produzione portava milioni e miliardi, quale incentivo poteva avere un imprenditore (non illuminato e ce ne sono anche troppi) a mettersi a litigare con operai, tecnici, sindacati e, soprattutto, burocrazia che avviluppa (ancora oggi) qualsiasi idea di impresa? Finita la pacchia e perso un bel po’ di capitale, molti investitori stanno riscoprendo la voglia di fare impresa e quale migliore opportunità del Sud per nuovi insediamenti produttivi? Con il criterio (intelligente) di sovvertire le regole del secolo scorso, quando la manodopera s’importava dal Mezzogiorno per riempire le fabbriche e aumentare il pil delle aree industrializzate: oggi non ci vuole grande intelligenza per comprendere che può diventare conveniente impiantare nuove fabbriche dove c’è disponibilità di lavoratori poco inclini a lasciare il territorio e quindi maggiormente motivati ad accettare condizioni di lavoro (giuste) senza riserve di rivendicazioni salariali future.

Allora, l’idea del Governo, ovvero del ministro Fitto, di superare le attuali otto Zes presenti in Italia e farne una soltanto «per rafforzare il sistema e sostenere la crescita e la competitività del Mezzogiorno» può diventare persino eccellente, sempre che si attivino in maniera intelligente modalità esecutive per le misure di semplificazione e accelerazione delle procedure di approvazione e autorizzazione. È bene ricordare che, in Calabria, ci sono imprenditori che hanno atteso anni per un semplice parere che precedeva la domanda autorizzativa, figuriamoci poi per l’approvazione del progetto…

A questo proposito è utile citare (a futura memoria) la dichiarazione d’intenti del Ministero sugli strumenti di incentivazione che «saranno improntati a principi di certezza e stabilità del quadro normativo e di semplificazione procedurale, coprendo un orizzonte temporale più esteso rispetto agli attuali strumenti, in coerenza con i diversi strumenti di programmazione pluriennale europei e nazionali: Pnrr e relativo capitolo REPowerEU, la politica di coesione e il fondo di sviluppo e coesione». Nelle intenzioni di fitto, dovranno essere estesa a tutto il Mezzogiorno l’autorizzazione unica per l’avvio delle attività produttive e la riduzione di un terzo dei termini di conclusione dei procedimenti. Uno sportello unico digitale – secondo il ministro – garantirà  trasparenza ed efficienza dell’intero processo: «La Zes unica è un vero e proprio volano decisivo per l’economia nazionale e non solo meridionale», dice Fitto, il quale sottolinea che la Commissione europea ha anche accolto favorevolmente la misura di decontribuzione per il Sud (che scade a dicembre 2023) che dovrà essere rinnovata al fine di «promuovere un quadro normativo stabile pluriennale di riferimento per le imprese e per i lavoratori, al fine di sostenere l’occupazione nel Mezzogiorno, in particolare per le donne e i giovani»

Il Governo, a quanto pare, crede nel progetto di Fitto. Per la premier Giorgia Meloni «Chi investe nel Sud viene incentivato, viene agevolato, paga meno tasse: è una grandissima opportunità per il Mezzogiorno di colmare il suo gap rispetto alle regioni del Nord». Un provvedimento – ha sottolineato sui social – solo apparentemente tecnico, ma con risvolti  concreti.

«Mi auguro – ha detto al Corriere del Mezzogiorno Stefano Firpo, direttore generale di Assonime, che sull’argomento organizza una tavola rotonda per il prossimo 14 settembre – che quella della Zes unica sia più uno slogan che una vera rivoluzione dell’attuale schema. Sarebbe un peccato mettere tutto in discussione, il modello, i progetti, la governance, gli investimenti, tutte cose che hanno stimolato l’attenzione di importanti operatori economici del Paese». Secondp Firpo «le Zes sono state pensate bene a suo tempo e oggi hanno tutti gli ingredienti per poter funzionare, compreso il fatto di essere state legate ai sistemi aeroportuali e alle loro relative dogane». Tendenzialmente avrebbe ragione, ma l’inoperatività della Zes calabrese sconfessa in buona parte questo apprezzabile ottimismo.

Il Presidente Roberto Occhiuto, per parte sua, ha giudicato positivamente la proposta del ministro Fitto: «Il via libera della vicepresidente esecutiva della Commissione europea e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, alla proposta avanzata dal ministro agli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, per istituire un’unica Zona economica speciale per l’intero Sud Italia è un’ottima notizia per tutte le Regioni del Mezzogiorno».Secondo Occhiuto «Le Zes sono strumenti fondamentali per sburocratizzare le procedure, per avere agevolazioni fiscali e contributive, per semplificare le autorizzazioni, e di conseguenza per attrarre nei nostri territori imprese e investimenti. Con una Zona economica speciale unica per tutto il Sud – che andrebbe a superare le attuali otto realtà, coinvolgendo Calabria, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Sicilia e Sardegna – avremo più forza, maggior peso, un reale coordinamento e migliori opportunità per competere e sviluppare le nostre Regioni. Altrettanto importante – sostiene Occhiuto – è la volontà espressa dalla Commissione Ue di rendere strutturale e permanente la misura ‘Decontribuzione Sud’, decisiva per sostenere concretamente l’occupazione nel Mezzogiorno». (s)

Il presidente Mancuso: Ponte sullo Stretto e Porto di Gioia due grandi sfide da vincere

Per il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, il Ponte sullo Stretto e il Porto di Gioia Tauro sono due grandi sfide da vincere. Questo perché sono due infrastrutture fondamentali per lo sviluppo della Calabria e del Sud e del Paese.

Concetto che ha ribadito nel corso del convegno “Infrastrutture e sviluppo”, organizzato a Vibo Valentia dall’Associazione dei Diritti e dei Territori.

«Credo che, ormai – ha detto Mancuso – due concetti siano unanimemente condivisi: se non cresce il Sud e le sue regioni più svantaggiate come la Calabria, non cresce il Paese e se non si dota la Calabria delle infrastrutture basilari, non le si consente di promuovere  sviluppo e nuovo occupazione».

«Oggi, con un Governo di legislatura e dall’ampio mandato popolare – ha aggiunto – le iniziative della Calabria per lo sviluppo possono avere più speranze di realizzarsi in tempi relativamente brevi. La Regione non sta tralasciando nulla».

«Il ministro Salvini è determinato – ha ricordato –. L’idea del Ponte sullo Stretto, su cui il Governo punta molto, ritengo possa essere una delle grandi opportunità che dobbiamo e possiamo cogliere: sia per togliere dall’isolamento la Calabria e la Sicilia, che per avvicinare l’Europa al Mediterraneo, che va visto non soltanto come un mare di problemi, ma come una grande opportunità per il dialogo e le prospettive di cooperazione e sviluppo con i Paesi del sud del mondo».

«Il Ponte sullo Stretto di per sé – ha proseguito – per gli investimenti che comporta e l’occupazione che consentirà, è una grande occasione, ma lo è anche perché consentirà la realizzazione di tutte le altre infrastrutture collaterali: Alta velocità ferroviaria per il Sud; modernizzazione della 106 e dell’Autostrada Sa/Rc; rilancio degli scali aeroportuali e il pieno sviluppo del porto di Gioia Tauro con l’accrescimento della competitività dei porti di Crotone, Corigliano, Palmi e Vibo Valentia».

Ad avviso del Presidente del Consiglio regionale, «il Porto di Gioia Tauro è un’altra delle grandi sfide da continuare a vincere, visto che è l’hub di transhipment tra i maggiori in Europa con il primato nazionale dei 3.146.533 teus movimentati, sapendo, però, che resistono criticità ormai insostenibili. Mi riferisco all’urgenza di sviluppare il retroporto (tra i più imponenti d’Italia), che deve interfacciarsi con gli snodi del Paese per attrarre investimenti».

«Qui, come a Lamezia, nel Crotonese e in altre aree della Calabria – ha detto ancora – un ruolo decisivo spetta alla Zes. Noi dobbiamo, come ha sostenuto più volte il commissario Giosi Romano che sta facendo un ottimo lavoro, alimentare il circuito della fiducia, in particolare da parte del sistema imprenditoriale locale e nazionale».

«L’azione della Zes è decisiva – ha continuato –per attrarre investimenti, ma per rendere possibile questo cambio di scenario e di marcia, c’è bisogno di un sussulto di responsabilità e una sinergia collaborazione fra istituzioni e soggetti dello sviluppo».

«Ciò su cui dobbiamo insistere – ha concluso – è la sinergia tra istituzioni di ogni livello e tra pubblico e privato, sia per premiare merito e competenza che per impedire l’inquinamento mafioso e la corruzione, che sono due ipoteche enormi sul futuro della Calabria di cui dobbiamo liberarci per difendere la democrazia e lo sviluppo nella legalità». (rvv)

L’OPINIONE / Tonino Russo: Accordo tra Zes e Umg esempio di cosa serve alla Calabria

di TONINO RUSSOMentre rivolgo un caloroso augurio di buon lavoro al neoeletto Rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, prof. Giovanni Cuda, voglio evidenziare che la firma del protocollo tra il Commissario Straordinario del Governo della Zona Economica Speciale, Giosy Romano, e l’Università Magna Graecia, rappresentata dal prof. Cleto Corposanto, Direttore del corso di laurea in Sociologia, è un ottimo esempio di ciò che serve alla Calabria.

La convenzione infatti, è finalizzata a promuovere progetti di innovazione sociale, di ricerca congiunta e condivisione di risorse, dati e informazioni, programmi di formazione e sensibilizzazione sulla sostenibilità sociale, coinvolgimento delle comunità locali. Si mette cioè in atto l’idea vincente di una collaborazione tra soggetti istituzionali finalizzata ad aprire percorsi innovativi per lo sviluppo.

Vediamo con soddisfazione che le università calabresi sono sempre più avanzate nell’aprire percorsi innovativi rispondenti ai bisogni del territorio. Non a caso, una recente classifica del Censis sulle università statali italiane vede al terzo posto tra i grandi atenei (da 20.000 a 40.000 iscritti) l’Università della Calabria; al terzo posto tra quelli fino a 10.000 iscritti l’Università Mediterranea; nella graduatoria degli atenei medi (da 10.000 a 20.000 iscritti) l’Università Magna Graecia è al 2° posto per l’indicatore relativo alle borse di studio e a mezza classifica per i servizi.

Per fare solo qualche esempio, il nuovo corso di laurea in “Medicina e Tecnologie digitali” attivato grazie alla collaborazione tra l’Università della Calabria e l’Università Magna Graecia è un progetto all’avanguardia, una proposta di formazione innovativa. L’Unical, regina delle start-up, è vertici delle classifiche italiane e internazionali nel campo dell’applicazione delle tecnologie alle scienze ed è un punto di forza con le sue competenze per lo sviluppo del distretto cyber e digitale. Rappresenta, inoltre, un’eccellenza nella ricerca sulle nuove fonti energetiche.

L’importante corso di laurea in Scienze e tecnologie agroalimentari, con insegnamenti come Gestione dell’impresa agroalimentare fa dell’Università Mediterranea, anche su questo terreno importantissimo per la nostra regione, un punto di riferimento formativo imprescindibile per il territorio e uno dei propulsori per una nuova e più condivisa strategia di sviluppo.

Ricerca e alta formazione  sono fondamentali per agganciare crescita, sviluppo e ripresa, per utilizzare efficacemente le risorse del Pnrr, per attrarre investimenti privati, per valorizzare i talenti dei giovani e rallentarne la fuga dalla nostra regione. (tr)

[Tonino Russo è segretario generale di Cisl Calabria]

A Lamezia Terme l’incontro su come ottimizzare le risorse del Pnrr per le Zes

Domani pomeriggio, alle 15, nella sede Zes di Lamezia Terme, si terrà una conferenza stampa promossa dal Commissario Zes, Giosy RomanoUnindustria Calabria e i sindacati.

Nel corso dell’evento si parlerà di come le risorse del Pnrr e le ulteriori forme di finanziamento europeo destinate alle aree Zes? Come incentivare il sistema delle imprese per la crescita economica e per la creazione di occupazione stabile?  Come favorire la conoscenza delle opportunità offerte dalle norme, coinvolgendo attivamente istituzioni, parti sociali e anche i Comuni interessati alla valorizzazione di siti ed aree finora trascurati?  

Nel corso dell’incontro sarà firmato un protocollo con obiettivi specifici. Intervengono il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, il Commissario straordinario del Governo della Zes Calabria, Giosy Romano, e i Segretari generali dei Sindacati calabresi, Tonino Russo, Santo Biondo, Angelo Sposato(rcz)

Cgil, Cisl e Uil Calabria: Abbandonare Vertenza Calabria errore inaccettabile

I segretari di Cgil Calabria, Cisl Calabria e Uil Calabria, rispettivamente Angelo SposatoTonino RussoSanto Biondo, hanno lanciato un appello al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e al presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, affinché dichiarino le loro «reali intenzioni su una vertenza (Calabria ndr) sostenuta dai vertici nazionali dei Sindacati confederali e alla quale si era catalizzato il sostegno di un campo largo di istituzioni e politica».

Per i sindacalisti, infatti, «accantonare questa piattaforma sia un errore madornale, inaccettabile», soprattutto se, il 21 luglio 2020, «i Segretari generali Cgil, Cisl, Uil, dalla piazza di Siderno, hanno coralmente lanciato la vertenza Calabria – hanno ricordato Sposato, Russo e Biondo – mettendo un tratto di evidenziatore su quelle che sono le tante problematiche ancora aperte in questo territorio. L’appello di Bombardieri, Landini e Sbarra è stato raccolto e rilanciato dal Presidente della giunta regionale e dal Consiglio regionale ma, ad oggi, i temi contenuti nella Vertenza Calabria non sembrano essere più al centro dell’agenda politica di chi governa la cosa pubblica in questa regione».

Ma non è solo questo il tema che preme i sindacati. Nei giorni scorsi, infatti, si sono svolte le Segreterie unitarie di Cgil, Cisl, Uil Calabria con l’obiettivo di fare un’analisi di quella che è la situazione del quadro regionale e rilanciare l’azione del Sindacato Confederale  calabrese tenuto conto anche delle tre manifestazioni unitarie di piazza di Milano, Bologna e Napoli che hanno segnato un punto di svolta nell’azione di mobilitazione unitaria delle sigle confederali.

«Manifestazioni che, poi, hanno posto con chiarezza quali sono le proposte di Cgil, Cisl, Uil, nei confronti del governo sui temi del lavoro, del fisco, delle infrastrutture, della sanità, delle pensioni e dello stato sociale – hanno evidenziato –. Cgil, Cisl, Uil Calabria, hanno partecipato, in maniera propositiva e numericamente forte, alla manifestazione di piazza di Napoli, da dove sono stati rilanciati i temi dello sviluppo del Mezzogiorno e chiesto, con forza e determinazione, un deciso cambio di passo al governo nel merito del confronto e delle questioni ancora aperte».

«Durante i lavori delle Segreterie unitarie, ancora – viene spiegato nella nota unitaria – è stato affrontato in maniera specifica il momento in cui si trova lo stato del confronto con la regione Calabria e il contesto che si sta aprendo, alla luce del fatto che la Calabria avrà la possibilità di utilizzare i fondi messi a disposizione dall’Europa attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione sociale. Tutte risorse che, è giusto evidenziarlo ancora una volta, dovranno essere canalizzate nella giusta direzione, puntando alla realizzazione di progetti ben definiti, per evitare che le stesse possano perdersi negli stessi rivoli nei quali è finita una grossa fetta della programmazione europea di questi ultimi anni».

«Il confronto avviato con la Regione Calabria nel 2022 è stato positivo – hanno ricordato –, sono state tante le problematiche affrontare con chi ha la responsabilità di governare questa regionale, ma tante sono ancora quelle da affrontare e portare a risoluzione. Adesso, dopo una prima fase di stabilizzazione dell’azione amministrativa che ha ricevuto la nostra ampia disponibilità all’analisi ed al confronto nel merito delle questioni sempre scevro da condizionamenti politici o di partito, è necessario un cambio di passo radicale che sia in grado di produrre, nell’anno in corso, quei risultati tanti attesi dalle calabresi e dai calabresi».

«Quello che ci preoccupa – hanno sottolineato – in questa fase storica sono i rallentamenti che si stanno registrando nella gestione, nella programmazione e nella trasformazione in opere concrete dei fondi messi a disposizione con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. I rallentamenti a livello nazionale, purtroppo, si riflettono pesantemente anche in ambito regionale e locale, per questo è necessario dare operatività a quella cabina di regia che è stata istituita un anno e mezzo fa per la verifica di questi finanziamenti».

«Solo un’attenta ed informata azione di controllo, infatti – hanno rilanciato – può portare al corretto investimento di queste risorse che rappresentano l’ultima occasione per cambiare il volto di questa regione e rendere operativi e funzionali quei settori, a partire dalla sanità, che sono sempre stati i punti più dolenti per chi ha scelto di vivere in questo territorio. Lo strumento della sorveglianza sociale, lo ribadiamo ancora una volta, è di fondamentale importanza per verificare gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le sue ricadute su comparti, quale quello sanitario, che aspetta di vedere realizzata la medicina del territorio, resi operativi i nuovi ospedali e aperte quelle case della comunità che, ad oggi, sono rappresentate solo nei documenti progettuali».

«Ma non solo. Applicare lo strumento della sorveglianza sociale all’investimento di questi fondi – hanno evidenziato Sposato, Russo e Sposato – vuole dire mettere al riparo gli stessi dalle attenzioni poco meritorie della criminalità organizzata. Purtroppo, poi, siamo stati costretti a registrare un rallentamento del confronto sul tema del lavoro. Ad oggi, fra le altre cose risultano trascurate le istanze provenienti dal bacino del precariato storico, nei confronti del quale il governo regionale aveva assunto una serie di impegni che, ancora oggi, risultano disattesi».

«Per noi vincere le sfide aperte sul lavoro – hanno proseguito i segretari generali – vuol dire sapere mettere insieme il piano Gol – sul quale purtroppo dobbiamo segnalare la totale assenza di confronto con la giunta regionale – al fine di evitare che le politiche attive si realizzino in contrasto con le reali necessità del territorio e con lo sviluppo delle attività produttive attraverso l’atteso potenziamento della Zes».

«Proprio sul futuro della Zona economica speciale, poi – hanno aggiunto –  non possiamo non segnalare l’incomprensibile rallentamento della marcia del governo sulla concreta applicazione di questo strumento indispensabile, insieme ad un corretto ripensamento sulla gestione delle politiche attive per il lavoro, come sostanziale leva di sviluppo per la Calabria. Per questo, ancora una volta ed unitariamente, chiediamo alla Regione Calabria di mettere mano ad un Piano per lavoro, per il lavoro di qualità ed in sicurezza, che riesca a dare concretezza a tutti gli investimenti messi a disposizione dall’Europa e dalla Nazione e, segnando un tratto di discontinuità reale con il passato, siano in grado di evidenziare impatti occupazionali positivi, mettendo al centro il merito, puntando sulle qualità dei giovani calabresi e ricercando quella parità di genere che, sino ad oggi, è stata troppo spesso accantonata».

«Adesso, poi – hanno continuato – sono maturi i tempi per avviare un confronto costruttivo e di merito sulla programmazione del Por 2021/2027 – strumento determinante per consentire alla nostra regione di agganciare senza ritardi le politiche di transizione che provengono dall’Europa – mettendo come solida base dello stesso la discussione con il partenariato economico e sociale. Transizioni, soprattutto quella ambientale, che non possono discostarsi da interventi urgenti e mirati al potenziamento del settore della forestazione, per il quale siamo scesi in piazza lo scorso dodici maggio, che necessita di un potenziamento assunzionale, rispetto al quale la Regione si è impegnata, indirizzato alla cura dell’ambiente, al contenimento del dissesto idrogeologico e, come sintesi di questi due interventi, al rilancio delle aree interne della nostra regione».

«Non possiamo, poi, dimenticare che in Calabria è ancora viva un’emergenza sanitaria fatta di ritardi, omissioni e inadempienze. Noi siamo convinti che, anche su questo settore, sia necessario e non più rinviabile un confronto serio ed approfondito, aperto ai responsabili di Aziende sanitarie provinciali e Aziende ospedaliere – hanno concluso – per stabilire quali debbano essere le linee di indirizzo applicabili per realizzare, finalmente, la medicina del territorio; procedere alla stabilizzazione del personale precario, individuare le risorse necessarie alla creazione di nuovi posti di lavoro e, in ultimo ma non per ultimo, realizzare un’attenta ricognizione, propedeutica ad un’azione di razionalizzazione, degli accreditamenti del settore privato». (rcz)

I sindaci alla Regione: Inserire Campo Calabro, Villa S. Giovanni e Reggio nel Piano Strategico Zes

Inserire Campo Calabro, Villa San Giovanni e Reggio Calabria nel piano strategico Zes. È la richiesta avanzata dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, a firma del Sindaco facente funzioni Carmelo Versace, che in qualità di Ente di area vasta per lo sviluppo strategico del territorio, ha proposto alla Regione la sostanziale variazione nell’ambito della propria programmazione.

L’istanza, promossa dal sindaco facente funzioni, arriva a valle della richiesta, avanzata a triplice firma, dai primi Cittadini dei tre Comuni dell’area dello Stretto, il capoluogo Reggio Calabria insieme a Villa San Giovanni e Campo Calabro, che avevano già formalmente avanzato l’idea di inserire l’area industriale adiacente allo svincolo autostradale di Campo Calabro nell’allora redigendo Piano di Sviluppo Strategico Zes Calabria, approvato nel 2018, ma attualmente in corso di revisione.

«La motivazione di tale istanza – scrivevano i tre sindaci nella missiva oggi trasmessa alla Città Metropolitana – si fonda sulla sussistenza di una connessione territoriale ed infrastrutturale che evidenzia un nesso economico funzionale tra l’area industriale di Campo Calabro, Villa San Giovanni e Reggio Calabria, l’area portuale dello Stretto, individuabile nei porti di Villa San Giovanni e Messina, e lo snodo ferroviario e autostradale di Villa San Giovanni, che risulta di supporto ed al servizio di attività economiche ed imprenditoriali delle 35 aziende già operative ed a quelle che si potranno insediare nell’area Zes».

Da parte sua, chiamato in causa dagli amministratori dei tre Comuni, il Sindaco facente funzioni della Città Metropolitana, Carmelo Versace, ha avanzato richiesta formale alla Regione, ritenendo che «una adeguata pianificazione strategica è propedeutica ad ogni altra attività amministrativa finalizzata allo sviluppo del territorio», chiedendo ufficialmente «la costituzione di un tavolo tecnico negoziale tra gli attori indicati dai Sindaci dei tre Comuni», anche in virtù «dell’iter procedurale che dovrebbe portare alla conversione in legge del decreto recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria», anche noto come Decreto Ponte.

«Nell’auspicare l’accoglimento della richiesta formulata dai Comuni – scrive ancora Versace – in caso di convocazione del tavolo tecnico, la Città metropolitana garantisce fin d’ora il proprio supporto istituzionale».

Grande la soddisfazione manifestata dai sindaci di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, di Campo Calabro, Sandro Repaci, e di Reggio Calabria, con il facente funzioni Paolo Brunetti, tutti firmatari dell’istanza di inserimento nella Zes.

«Con il netto sostegno manifestato dalla Città Metropolitana – affermano in una dichiarazione congiunta – la nostra richiesta da assolutamente legittima sotto il profilo infrastrutturale, diviene adesso ineludibile in quanto inserita nella visione complessiva della politica industriale della Città Metropolitana. Di questa attenzione e sinergia ringraziamo il Sindaco Metropolitano facente funzioni ed i consiglieri delegati». (rrc)

Ferrara (Unindustria Calabria): Necessari interventi per riqualificare aree Zes

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, pur accogliendo positivamente la notizia dei 20 mln per realizzare gli impianti di videosorveglianza nelle aree Zes, ha ribadito la necessità e l’urgenza di immediati interventi per la loro riqualificazione.

Una riqualificazione affinché le Zes «possano essere attrattive non soltanto dal punto di vista, pur importante, degli sgravi fiscali e delle semplificazioni burocratiche, ma anche e soprattutto dal punto di vista infrastrutturale e di contesto. Proprio pochi giorni fa, nell’incontro avuto il Commissario Zes Calabria, Giosy Romano, assieme ai segretari regionali dei sindacati confederali, abbiamo condiviso l’esigenza di sollecitare le più alte sfere istituzionali affinché si intervenisse proprio su tali aspetti».

«In attesa, allora, di vedere al più presto investite queste importanti somme attraverso progetti che migliorino la sicurezza reale e quella percepita nelle aree Zes – ha concluso – e nel rinnovare l’auspicio che ulteriori investimenti per la riqualificazione della viabilità, delle aree di lavoro e della loro sicurezza ambientale, dell’accessibilità vengano presto disposti a sostegno del fondamentale strumento della Zes, esprimiamo la nostra soddisfazione per questo risultato che va esattamente nella direzione sperata». (rcz)

Unindustria e i sindacati a confronto col commissario Romano su Zes e aree industriali

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, e i segretari regionali dei sindacati confederali, Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil), si sono ritrovati per una riunione con il Commissario straordinario per la Zes in Calabria, Giosy Romano.

L’appuntamento è servito ad affrontare alcuni temi legati allo sviluppo della Zona economica speciale calabrese e dell’area su cui essa insiste. Tra questi è da segnalare la condivisa sensibilità sull’esigenza di stabilizzare le misure di vantaggio che rendono la Zes uno strumento competitivo capace di dare slancio alle politiche industriali calabresi. Tali misure, tra cui il credito d’imposta e gli sgravi fiscali per i nuovi insediamenti produttivi, sono infatti oggetto di proroga da parte del governo nazionale, una circostanza che impedisce la pianificazione di investimenti a medio e lungo termine e che dovrebbe quindi essere resa strutturale. Nella discussione si è anche trattato della riperimetrazione delle aree Zes in funzione di una maggiore funzionalità rispetto alle esigenze di insediamento delle imprese. 

Intanto, dopo l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Romano sul rischio di non riuscire a utilizzare i fondi del Pnrr a disposizione per le infrastrutture a supporto della Zes, la discussione non ha potuto che concentrarsi sulla necessità impellente di definire le strategie di finanziamento perché siano profondamente riqualificate le aree industriali: «Che si tratti di intervenire con i bandi a valere sui fondi Pnrr o si rimodulino i fondi Por 2014-20 ancora a disposizione – hanno spiegato Ferrara, Sposato, Russo e Biondo al termine dell’incontro –, riteniamo non sia più rinviabile in ogni caso un’azione di riqualificazione in termini di viabilità, accessibilità, ambiente  e sicurezza e di infrastrutturazione complessiva, tutti aspetti che costituiscono condizioni attrattive primarie per gli investitori interni ed esterni alla nostra regione».

L’attenzione di Unindustria Calabria e delle organizzazioni sindacali è rivolta a strutturare un fronte comune per il complessivo sviluppo economico regionale che passi dal consolidamento e dall’evoluzione del mercato del lavoro e delle imprese capaci di determinare tale sviluppo.

Dall’incontro è quindi emersa una forte uniformità di visione sulle potenzialità offerte dalle aree Zes, tanto da ritenere perseguibile, con un protocollo di relazioni industriali, l’introduzione di accordi di secondo livello specifici per le imprese che decideranno di investire nella Zes calabrese. Questi sono ritenuti, infatti, strumenti in grado di rafforzare il sistema produttivo e garantire stabilità alle imprese e ai lavoratori, costruendo e andando poi a consolidare sempre più il rapporto tra il territorio e le attività produttive che vi si insedieranno.

Sul tavolo, infine, nel novero degli strumenti individuati in maniera congiunta e finalizzati a migliorare la capacità attrattiva della Zes e delle aree industriali calabresi, Unindustria Calabria, Cgil, Cisl e Uil hanno messo anche l’esigenza di dare sostanza a protocolli di legalità condivisi che rafforzino il senso di sicurezza generale per imprese e lavoratori, così come la volontà di promuovere nei confronti dell’amministrazione regionale – e con la sua necessaria collaborazione – specifiche soluzioni nell’ambito delle politiche attive per il lavoro. Questa serie di azioni potrà servire da stimolo per rafforzare l’efficacia della Zes sul territorio e – questo è un forte auspicio emerso nel corso dell’incontro – all’insediamento in Calabria anche di importanti investitori pubblici. (rcz)

Zes Calabria, la Straface organizza un incontro sulle prospettive dell Sibaritide

“Zes Calabria, Corigliano Rossano, prospettive di sviluppo per la Sibaritide”. È questo il titolo di un importante incontro pubblico sul tema delle zone economiche speciali organizzato dal consigliere regionale di Forza Italia e presidente della terza commissione regionale Sanità, attività sociali, culturali e formative, Pasqualina Straface, che introdurrà i lavori moderati dalla giornalista Anna Minnicelli.

A seguire dopo i saluti istituzionali del sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, interverranno il consigliere regionale Giuseppe Graziano ed il commissario di governo della Zes, Giuseppe Romano.

Concluderà l’assessore regionale allo Sviluppo economico ed attrattori culturali, Rosario Varì. All’incontro che si terrà oggi 2 maggio alle 17 nella sala della stazione marittima del porto di Corigliano, è invitata anche la classe imprenditoriale del territorio.

NELLE ZONE ECONOMICHE SPECIALI SERVE
PREVEDERE L’AREA “FRANCA” DOGANALE

di PIETRO MASSIMO BUSETTADalle perplessità all’entusiasmo. La proposta adesso è addirittura di far diventare tutto il Sud una zona economica speciale dimostrando, in realtà, di non aver capito molto  della filosofia sottostante lo strumento. 

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a 24 ore dall’assegnazione ufficiale del bando per la cessione dello stabilimento della Whirpool al gruppo industriale napoletano Tea Tek, lo dichiara. 

L’azienda subentrante é specializzata nella produzione di energie alternative ed in particolare di pannelli fotovoltaici, reindustrializzerà il sito e assumerà  i 312 lavoratori. De Luca ricorda che «questo risultato è la conferma della svolta che può dare la nostra proposta di estendere le Zes a tutto il Mezzogiorno. Per lo sviluppo, per il lavoro» 

Gli fa eco l’assessore regionale allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, Alessandro Delli Noci, che dichiara «Raffaele Fitto blocca lo sviluppo delle Zes. Senza la firma del Dpcm per le riperimetrazioni gli investimenti sono a rischio». 

La riperimetrazione richiesta  delle Zes permetterebbe l’allargamento delle aree  nelle quali è possibile usufruire delle agevolazioni per l’insediamento di nuove imprese. Una procedura che sia il commissario della Zes Adriatica, Manlio Guadagnolo, che quello della Zes Ionica, Floriana Gallucci, hanno già dichiarato di voler intraprendere, ma che vorranno perseguire probabilmente anche tutti gli  altri commissari. 

Il tema riguarda aree che devono essere inserite nelle Zes, in maniera tale da aggiungere altri territori a quelli nei quali l’insediamento di attività produttive prevede alcuni particolari vantaggi. La variazione del perimetro attuale delle Zone economiche speciali costituisce modifica sostanziale della delimitazione territoriale di cui ai Piani di sviluppo strategici approvati e dei conseguenti decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, istitutivi delle aree Zes e, pertanto, potrà essere effettuata con una  procedura speciale. 

I commissari sostengono  che non includendo nuovi lotti e nuove particelle, sulla base dell’effettivo interesse da parte di potenziali investitori, il rischio che gli stessi, prevalentemente provenienti dall’estero, vadano altrove è veramente molto alto.  

Ritorna con forza il tema. È evidente che la strada più semplice è proprio quella di allargare le aree. Tale strada è stata già perseguita dalle Regioni nella prima fase di individuazione dei territori da inserire. Per cui ci ritroviamo con  ettari inseriti,  che sono molto più consistenti  di quelli per esempio individuati dalla Polonia, che con le Zes sta lavorando in modo brillante. Le Regioni hanno ampliato molto  le aree in modo da far rientrare molte delle aziende, con le quali avevano un rapporto preferenziale, nelle zone individuate. 

Il motivo è facile a dirsi: se un’azienda rientra in tali aree dovrebbe poter avere alcuni vantaggi particolari, come un credito agevolato o quello di una detassazione degli utili di impresa e molti altri, che é  facile prevedere potranno essere destinati alle aree individuate, e se lo ricorderà al momento del voto.

Ma la logica delle Zes  è totalmente opposta. Il tema è quello dell’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area. Perché ciò avvenga è necessario che vi siano alcune condizioni di base, come la infrastrutturazione dell’area e  il controllo della criminalità organizzata, perché l’obiettivo è quello di farsi scegliere da coloro che dovendo fare investimenti in Europa cercano le aree più favorevoli per la loro impresa.  

Per il tema della infrastrutturazione si sono scelte zone vicine alle aree portuali che evidentemente possono usufruire di collegamenti più facili. Per la criminalità,  poiché è chiaro che nessuno vuole andare in realtà nelle quali oltre al rischio di impresa vi può essere, come accaduto in alcune aree del Mezzogiorno, anche il rischio della propria sopravvivenza, si é pensato di non estenderle troppo proprio per istituire sistemi di controllo molto sofisticati 

Il caso emblematico dell’imprenditore palermitano Libero Grassi, che viene ucciso perché non si vuole piegare alle condizioni imposte dalla criminalità organizzata, nel caso specifico dalla mafia, dà la dimensione del problema.  

Ma per attrarre investimenti dall’esterno dell’area non è sufficiente che vi siano delle condizioni minime, che si possono trovare in molte parti dell’Europa, ma che vi siano anche dei vantaggi particolari come un costo del lavoro molto basso e una tassazione degli utili di impresa contenuta. 

Ma come è noto l’Unione Europea, quando si tratta di abbassare le aliquote della tassazione, prevede che lo si faccia in tutto il Paese altrimenti non autorizza, a meno che le aree interessate non siano limitate.

Per questa doppia motivazione  non è stato possibile, ne é opportuno, allargare troppo le aree interessate. Anzi in una eventuale riperimetrazione sarebbe importante compattarle, in modo da consentire di raggiungere anche gli obiettivi di collegarle meglio possibile e di avere un controllo completo del territorio in modo da poter affermare che sono “criminal free”. 

Tutto l’opposto di quello che richiede la politica, che invece ha interesse all’allargamento. Quello che serve veramente è invece istituire vicino ai porti coinvolti nelle Zes una zona franca doganale interclusa. Che deve essere individuata dall’Agenzia delle Dogane. Così da consentire che le merci possono essere lavorate senza entrare nel regime fiscale del Paese. 

E poi serve quel gran lavoro della ricerca degli investitori internazionali,  che probabilmente deve essere fatto a livello centrale, evitando quegli interventi distorsivi che invece vogliono che gli investimenti più interessanti si localizzino nel Nord, come é stato fatto con la Intel da Giorgetti. 

Ma anche far capire che, con un’operazione di comunicazione importante, come le Zes siano la sola alternativa all’ampliamento del manifatturiero nel Sud, che da decenni rimane con un numero di addetti assolutamente limitato e stabile. 

Dei 3 milioni di posti di lavoro che devono essere creati nel Mezzogiorno, più della metà devono provenire dal manifatturiero. Siamo in presenza di dati talmente enormi che senza un impegno straordinario e la localizzazione di grandi imprese non potrà essere conseguito.

Ma é necessario che le Zes non siano abbandonate a se stesse ma anzi  che siano seguite molto attentamente. Altrimenti saranno un’altra occasione mancata. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]