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Un significativo esempio dell'importanza del Turismo delle Radici

Un significativo esempio dell’importanza del Turismo delle Radici

di ARISTIDE BAVATurismo  delle radici: ecco un esempio della sua importanza. Arriva dalla famiglia Mazzone, da Toronto, con una lettera che testimonia la “voglia” di rivedere i luoghi natii o dei propri antenati e traccia il viaggio fatto in Calabria accomunando alcuni posti significativi della regione prima di concludersi in contrada Chiusa di Mammola, terra di nascita dei più anziani.

Un piccolo borgo, ormai quasi del tutto abbandonato, dove si respira, però, il fascino dei tempi antichi. «Noi, famiglia Mazzone – dice la lettera – viviamo in Canada dagli anni ‘50, esattamente a Toronto, metropoli dove  il tempo non si ferma mai. Ogni anno, per tradizione, ci riuniamo per stare insieme e, durante la cena di Natale, tra giochi per i bambini, brindisi e racconti, facciamo conoscere le nostre origini anche ai più piccini, davanti ad immagini che diventano emozioni, come accade ogni volta che pensiamo alla nostra casa ormai quasi abbandonata al borgo Chiusa di Mammola».

«Così, colti da una grande voglia di far ritorno in Calabria e  far conoscere la nostra terra a chi non c’era mai stato – aggiunge la lettera – abbiamo deciso di rivolgerci ad Antonio Muià, direttore della Diano Viaggi, agenzia specializzata, il quale ha capito sin dall’inizio quale fosse il nostro desiderio proponendoci un pacchetto, denominato “Gustando la Calabria” che si è rivelato  un mix esplosivo di cultura, arte, tradizioni e, appunto, ritorno  alle origini».

Poi  il toccante racconto del capofamiglia, Enrico Mazzone, che dopo aver riunito un buon gruppo di parenti ha confermato il viaggio in Italia. «Il tour – è precisato con dovizia di particolari nella lettera – è iniziato nel migliore  dei modi:  partendo dalla Riviera dei Cedri con la piccante Diamante e i suoi Murales, passando per la sacralità di un luogo mistico quale il Santuario di San Francesco di Paola, inebriandoci nei profumi del cedro. E ancora godere dell’arte della tessitura della ginestra delle Fabbriche Bossio, respirare la magia del Museo Diocesano di Rossano con il Suo Codex Purpureus e l’eccellenza della Liquirizia Amarelli. E poi… camminare per le vie di Pizzo Calabro e Tropea, gustando la Cipolla rossa e il tartufo (gelato artigianale), ammirando scorci mozzafiato di rara bellezza davanti ai quali è impossibile non rimanere  estasiati e colorare di una nota piccante la giornata con la ‘Nduja di Spilinga. Eccoci, quindi, arrivare  in un piccolo paese dell’Aspromonte, Ciminà, ospitati da un’azienda locale dove si produce il Caciocavallo  in modo ancora artigianale e concludere con la visita di Gerace, uno dei Borghi più Belli d’Italia, incastonato tra antichi palazzi, maestose Chiese , stretti vicoli che profumano di storia e tradizioni».

La gita in Calabria, racconta ancora Mazzone nella sua lettera, ha continuato con una sosta  a Reggio Calabria e al Museo con i suoi Bronzi di Riace, e Scilla con il suo suggestivo quartiere di Chianalea  per ammirare le sue bellezze con le vedute sul mare, inebriati, al rientro, dal profumo del bergamotto nella zona di Brancaleone. Quindi l’arrivo nel paese natio di Mammola, oggi famosa per il suo stocco.

«Questo ritorno – dice Mazzone – ha generato commozione e gioia a tutti e, a Borgo Chiusa nostro luogo natio, l’impatto emotivo è stato incredibile soprattutto per chi aveva rivisto i luoghi dell’infanzia ma anche per coloro che mai c’erano stati e avevano solo potuto immaginarlo da qualche fotografia e/o da qualche racconto. Nella nostra terra avvolti dal calore delle famiglie calabresi abbiamo vissuto momenti indimenticabili tra danze e canti popolari in costumi tipici calabresi, buon cibo e vino, sorrisi sinceri e affettuosi abbracci».

Una esperienza dice Mazzone a nome di tutti che non si può scordare e che vorremmo ripetere nuovamente negli anni futuri. Certamente un buon viatico per chi spera che il “turismo delle radici” riesca a prendere piede anche in Calabria dove l’emigrazione agli albori degli anni ’50 è stata molto intensa. (ab)