POLEMICHE DIMISSIONI DEL RAPPRESENTANTE DEL MINISTERO, GIÀ CANDIDATO GOVERNATORE IN CALABRIA ;
Porto di Gioia Tauro

ZES DI GIOIA TAURO ENNESIMA INCOMPIUTA
LA DENUNCIA DEL PROF AIELLO CHE LASCIA

di SANTO STRATI – Dimissioni, un’attività molto di moda in questi ultimi tempi, però quelle del prof. Francesco Aiello, già rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel Comitato di indirizzo della Zes di Gioia Tauro, assumono un valore particolare. Aiello che – come si ricorderà è stato candidato per i Cinque Stelle Governatore alle ultime elezioni regionali calabresi – non le manda a dire. È un apprezzato docente di Economia all’Unical e un profondo conoscitore della Zona Economica Speciale di Gioia Tauro.

«È stata – ha scritto Aiello nella sua lettera di dimissioni al Mise – una decisione lunga e sofferta, perché so che la sfida dello sviluppo si gioca soprattutto a Gioia Tauro. Ho sempre pensato di poter dare il mio contributo da economista per questa causa e, in tale direzione, è da anni che con il mio gruppo di ricerca analizziamo i vincoli e le opportunità di Gioia Tauro e (soprattutto) forniamo indicazioni di politica economica affinché quel luogo diventi il baricentro della crescita dell’intero paese. Sì, intero paese, perché le potenzialità inespresse di Gioia Tauro sono uniche e, laddove compiutamente sfruttate, sarebbero fonte di sviluppo per molte regioni italiane.

«Tuttavia, – continua Aiello – l’enfasi intermittente che dal Governo Gentiloni in poi si è data alle ZES non ha prodotto molto, tant’è che, nella sostanza delle cose, le ZES rappresentano ad oggi l’ennesima incompiuta del nostro paese. I motivi sono molteplici. Qui è d’uopo menzionare l’indefinita governance delle ZES: al momento, così com’è oggi strutturato, il Comitato di Indirizzo è inutile, in quanto non svolge alcun ruolo in grado di incidere a favore della modernizzazione industriale delle aree ZES».

Perché non funziona l’attuale meccanismo di incentivi della Zes? Facilmente intuibile: il credito d’imposta serve ai grandi gruppi industriali che fatturano svariate centinaia di miliobni di euro e hanno la possibilità di spostare sulle tasse dovute i costi degli investimenti.

La piccola e media impresa, quella che potrebbe rilanciare l’area di Gioia Tauro (dove languono decine di capannoni in disuso) ha bisogno di liquidità, di contibuti a fondo perduto, di quattrini reali, per intenderci, soprattutto adesso nell’era del post-covid, quando si comincia a capire l’entità dei danni subiti e che arriveranno dal blocco della produzione e dalla conseguente crisi economica che ha colpito tutti: produttori e consumatori. Va dunque modificata radicalmente l’incentivazione che l’area di Gioia Tauro (che si estende fino all’aeroporto di Reggio) è in grado di mettere sul tappeto per attrarre investimenti e nuove iniziative che, non dimentichiamolo, diventano opportunità per nuova occupazione e lavoro. A partire dalle necessità infrastrutturali di adeguare aree, locali, capannoni, fino all’occupazione diretta dei dipendenti necessari per mandare avanti l’intrapresa.

Comprensibile l’amarezza del prof. Aiello e importanti le sue valutazioni: «Credo – si legge nella sua lettera con cui annuncia al ministro Paola De Micheli il  suo addio – anche che la proposta del Governo di nominare un Commissario Straordinario a capo del Comitato sia di dubbia opportunità ed utilità. In assenza di una radicale rivisitazione del ruolo e delle funzioni del Comitato di Indirizzo, la figura del Commissario sarà destinata, a mio parere, al fallimento. Difatti, per valorizzare il retro-porto di Gioia Tauro le priorità sono significativamente diverse rispetto alla selezione di un Commissario Governativo. In altre parole, non si ravvedono i caratteri dell’eccezionalità che ne giustificherebbero la nomina. La prassi istituzionale è che si interviene con nomine straordinarie, quando le attività “normali” hanno manifestato per lunghi periodi di tempo la loro inefficacia. Nel caso in esame, molte attività “normali” – necessarie per le ZES – sono di competenza di vari ministeri  e, quindi, non è ben chiara la ragione del ricorso ad un’altra figura dipendente da Roma. Forse sarebbe stato più sensato capire perché è debole l’azione dei Comitati di Indirizzo e quali sono le vere ragioni del perché le ZES non decollano».

Secondo Aiello «A Gioia Tauro, per esempio, la priorità delle priorità è di mettere in sicurezza l’intera area ed è imbarazzante osservare che dopo anni dall’istituzione della ZES non si è fatto alcunché a riguardo. Così come si è fatto poco in tema di infrastrutturazione, in senso lato, dell’area. Inoltre, esiste un decreto per semplificare le procedure amministrative a chi richiede di insediarsi nelle aree ZES, ma non esiste lo Sportello Unico, con l’esito che di semplificato c’è ben poco. L’unico risultato conseguito è la stesura di un regolamento dei criteri per accedere al credito di imposta, ma il ricorso alla fiscalità di vantaggio è stato nullo, a dimostrazione che essa rappresenta una condizione (forse) necessaria, ma (certamente) non sufficiente per attrarre capitali e creare sviluppo.

«In tali circostanze, è verosimile pensare che senza una radicale modifica del ruolo e delle risorse a disposizione dei Comitati di Indirizzo, la presenza di un Commissario Straordinario sarà forse utile per far fare ai Ministeri (e alle Regioni) cose normali (le infrastrutture, la messa in sicurezza delle aree), ma non sarà sufficiente per fare definitivamente decollare le ZES».

Mancano effettivamente – come fa notare l’economista dell’Unical – le condizioni per una reale partenza della Zona Economica Speciale e, ancora una volta, occorre registrare che l’apparato burocratico anche regionale ci sta mettendo del suo per rendere ancora più complicato il percorso di utilizzo delle opportunità che la Zes va ad offrire. È necessario un radicale cambio di rotta e la Giunta regionale e, in primis, l’assessore alle Infrastrutture Domenica Catalfamo che, una volta tanto, ha le competenze giuste per individuare problemi e soluzioni, devono mettere in agenda come priorità assoluta il “fascicolo” Zes.

«All’orizzonte – conclude nella sua lettera di dimissioni alla ministra il prof. Aiello – non intravedo alcun segnale da parte del Governo di aggredire i veri vincoli che frenano l’effettivo avvio della ZES e di rendere utili le attività dei membri del Comitato di Indirizzo. Sono certo, quindi, che Lei converrà con me che col tempo diventa insostenibile prendere coscienza del fatto che si offrono reputazione e professionalità a servizio di un organismo che è privo sia di obiettivi strategici sia di strumenti per conseguirli. Da qui le mie dimissioni».

Non c’è, evidentemente, più tempo da perdere: non sono urgenti, bensì urgentissimi provvedimenti regionali per far partire da Zes, destinata negli auspici a diventare il volano di sviluppo non solo dell’area della Piana, ma di tutta la Regione. Il Porto di Gioia che sembrava destinato a un inarrestabile declino con gli investimenti dell’armatore Aponte ha ripreso il cammino della crescita e della produttività. Un esempio di come e cosa fare a Gioia, per il bene della Calabria.  (s)