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A Conflenti il ricordo del giudice Francesco Ferlaino

A Conflenti il ricordo del giudice Francesco Ferlaino

A Conflenti si è ricordato il giudice Francesco Ferlaino con un convegno prganizzato dall’Associazione Confluentes sul tema Il senso del dovere. Giornata del ricordo in memoria del giudice Francesco Ferlaino e delle vittime di mafia.

L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto Conflenti, borgo degli antichi mestieri e dei nuovi saperi-Laboratorio Cantiere della legalità e convivenza“. Sul tema si sono confrontati relatori d’eccezione per ricordare la figura del giudice assassinato dalla ‘ndrangheta a Lamezia Terme il 3 luglio 1975. A moderare l’incontro, il giornalista e scrittore Antonio Cannone.

In apertura, un minuto di raccoglimento per la recente scomparsa del medico originario di Conflenti, Vincenzo Passarelli, presidente dell’Aido e ricercatore del Cnr. Quindi, il saluto agli ospiti e al pubblico della presidente dell’Associazione Confluentes, Laura Folino che ha brevemente presentato il progetto borgo che riguarda, oltre al tema della legalità, anche laboratori sul dialetto e la poesia tradizionale, salute e alimentazione tradizionale, con iniziative che si svolgeranno durante l’anno. «Una giornata importante per Conflenti»,  l’ha definita il sindaco, Emilio D’Assisi, parlando del “«significato della memoria e dell’impegno nella lotta alla criminalità. Con questa iniziativa, si intende tutelare l’immagine migliore della nostra comunità e Ferlaino è stato uno dei simboli della legalità. Un grazie oltre che all’Associazione Conflentes, anche a Libramente per la realizzazione del murales dell’artista Massimo Sirelli che ritrae il giudice Ferlaino e la nipote».

Quest’ultima, Marina Ferlaino, presente in sala, ha accolto positivamente l’iniziativa portando il suo saluto al convegno con un messaggio di speranza, ringraziando l’artista per la raffigurazione e la «comunità di Conflenti per l’iniziativa e il ricordo del nonno». Recandosi a visitare personalmente l’opera di Sirelli. Il presidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme, Giancarlo Nicotera ha evidenziato il «profondo legame tra Conflenti e Lamezia. Ferlaino era un punto di riferimento di alto spessore. La criminalità – ha affermato Nicotera – si sconfigge a partire dai piccoli gesti, dal reclamare i diritti ma anche dall’osservare i doveri. Dobbiamo aver fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine, nei magistrati impegnati in prima linea. Per questo li ringraziamo sempre e abbiamo la consapevolezza dei loro sforzi».

In tema di senso del dovere e vittime di mafia, un contributo particolarmente sentito, è stato quello di Walter Aversa, figlio del sovrintendente Salvatore Aversa e di Lucia Precenzano, anch’essi uccisi a Lamezia Terme dalle cosche.

«L’omicidio Ferlaino fu una grande scossa – ha affermato – si tratta di una morte, come quelle dei miei genitori, che hanno lasciato un vuoto enorme nelle famiglie ma allo stesso tempo hanno creato orgoglio nelle comunità e voi conflentesi dovete essere orgogliosi di aver avuto un concittadino così importante. Il ricordo di quanto hanno fatto per difendere il senso dello Stato deve essere d’insegnamento per le nuove generazioni».

Un dibattito via via sempre più seguito che ha visto l’autorevole e atteso intervento del procuratore della Repubblica di Lamezia Terme, Salvatore Curcio.

«Ferlaino è stato un esempio di martire della giustizia in un territorio, quello lametino, con una criminalità già allora che aveva smesso di vestire i panni della criminalità con la coppola e la lupara. Fu a Lamezia che si diede la stura per l’attività dei sequestri di persona. Vi era una fervida pratica dell’usura; e pensate che ancora oggi nessuno denuncia di essere vittima dell’usura. Negli ultimi 10 anni ci sono state solo quattro denunce. In quegli anni – ha aggiunto il capo della procura lametina – vi erano processi importanti come quello alla mafia siciliana per la strage di Ciaculli, indagini sui sequestri, sulle cosche lametine».

«Oggi – ha sottolineato Curcio – non si ha l’esatta comprensione del fenomeno ‘ndrangheta, c’è una bassa attenzione comunicativa. Bisogna che ci sia una rivoluzione culturale, a partire dal ruolo delle famiglie e della scuola. Queste vittime, che appunto definisco martiri, come Ferlaino, il giudice Scopelliti, Aversa, ci lasciano una grande eredità che noi dobbiamo raccogliere e coltivare». Altro intervento atteso, quello dell’onorevole Wanda Ferro, sottosegretario all’Interno.

L’esponente calabrese del Governo Meloni si è complimentata per l’iniziativa ricordando «l’impegno di Ferlaino nei processi alla mafia» e ribadendo la ferma volontà «di combattere ogni forma di criminalità. Non ci cono solo mafia tradizionale e ‘ndrangheta. C’è una mafia pugliese sempre più invasiva, ci sono le mafie albanesi, nigeriane che vanno combattute. E bisogna farlo anche sul piano dell’impegno di tutti i cittadini».

Ferro ha citato l’ultimo lavoro del giornalista Cannone, Quando la ‘ndrangheta sconfisse lo Stato, complimentandosi «per il l’impegno civile e per l’attenzione che dedica al tema della legalità. Apprendo – ha altresì dichiarato – della volontà di aprire un Centro studi dedicato e Ferlaino e una borsa di studio, io vi sono vicina e ci sono risorse che si possono attingere dal Viminale».

«Vedete – ha osservato infine Wanda Ferro – la mafia rappresenta una forte attrattiva economica in tanti territori e ci sono ampi legami con la massoneria deviata. Per questo occorre una rivoluzione culturale. Come Governo nella nuova Finanziaria abbiamo investito 90 milioni per un nuovo welfare». (rcz)