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Luca Bianchi direttore della Svimez

Bianchi (Svimez): Autonomia indebolisce anche il Nord

«’Autonomia differenziata non solo penalizzerà i cittadini del Sud ma indebolirà anche le regioni del Settentrione». È quanto ha dichiarato Luca Bianchi, direttore della Svimez in una intervista su La Repubblica Napoli a cura di Antonio Di Costanzo.

Per il direttore dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, infatti, l’autonomia «creerà un ampliamento dei divari tra il Nord e il Sud, soprattutto, in termini di divario della cittadinanza: tra un cittadino del Sud e uno del Nord. Vuol dire minori servizi pubblici erogati in ambiti essenziali della vita come sanità, istruzione assistenza. Questo è il rischio prevalente e aggiungo che complessivamente farà male al Sud senza creare nessun beneficio al Nord perché la conseguenza sarebbe un indebolimento complessivo delle politiche pubbliche (energetiche, industriali e infrastrutturali), con una frammentazione degli interventi rendendo anche le economie del Centronord più deboli rispetto alla competizione internazionale».

Un disegno di legge, dunque, che «riduce la competitività del Paese – ha detto Bianchi –. È una riforma che, strizzando l’occhio ad alcuni egoismi territoriali per assecondarli, finisce per ridurre la competitività complessiva del sistema Italia e in particolare di quello produttivo. Lo dimostra la progressiva freddezza dal mondo imprenditoriale, anche dalle Confindustrie del Nord perché l’effetto, al di là del peggioramento del Sud, è proprio quello di un di indebolimento di tutto il Paese. La dimensione delle politiche viene schiacciata sul livello locale quando, invece, il contesto internazionale ci indica che servono politiche a dimensione nazionale o addirittura europea. Mentre si va verso il coordinamento delle politiche a livello globale noi ci chiudiamo negli egoismi territoriali?».

Per quanto riguarda i Lep, Bianchi ha parlato di «punto particolarmente critico»: «La riforma Calderoli da un lato assume il principio generale che non si può attuare l’Autonomia differenziata senza i Lep e dall’altro, nel concreto, non stanzia neanche un euro per coprire i divari e di fatto derubrica i Lep a puro passaggio burocratico di identificazione senza finanziamento. Di fatto si aggira il principio che i livelli essenziali di prestazione vanno garantiti con risorse adeguate. Con questa proposta di autonomia non c’è alcuna garanzia che ci sia un allineamento delle prestazioni garantite a tutti i cittadini, anzi si cristallizzano definitivamente i divari di cittadinanza tra i territori».

Il direttore della Svimez, poi, basandosi sulle simulazioni fatte, ha evidenziato come «se si attua l’Autonomia differenziata così come proposta con le materie previste, ci sarà oggettivamente una riduzione delle risorse per le regioni prevalentemente del Sud».

«Abbiamo elaborato una stima – ha spiegato a Repubblica – secondo cui se l’autonomia fosse stata attuata nel momento in cui è stata proposta nel 2017 negli anni successivi Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna avrebbero avuto un surplus di risorse di circa nove miliardi e mezzo che sarebbero stati sottratti a tutte le altre regioni. Questo per effetto del meccanismo di finanziamento basato sulla compartecipazione al gettito fiscale territoriale. In concreto quando si dice che non cambia nulla è vero solo per l’anno in cui si stipula l’accordo, ma negli anni successivi si introduce un meccanismo che porta a divaricare i finanziamenti sfavorendo le regioni più deboli. Un extra-finanziamento non legato a maggiore efficienza ma la traduzione in pratica della richiesta mai sopita delle regioni del Nord di trattenere più gettito».

Bianchi, poi, ha ribadito come l’autonomia «non può essere materia di schieramento politico né di contrapposizione territoriale perché c’è un tema di interesse nazionale che investe la qualità delle politiche pubbliche e la possibilità di offrire pari condizioni di diritti di cittadinanza nel Paese. Questo è un tema che non appartiene a uno schieramento ma dovrebbe appartenere alla sensibilità dei singoli parlamentari rispetto a questi temi». (rrm)