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Camera di Commercio RC: Le imprese nel 2022 nella Città Metropolitana, un tessuto produttivo dinamico

Sono positivi i dati relativi alle imprese nel 2022, per l’area metropolitana di Reggio Calabria, restituiscono «la fotografia di un tessuto produttivo comunque  dinamico e che ha dimostrato capacità di adattamento alle nuove condizioni di mercato», come ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, Antonino Tramontana.

Nel corso del 2022, si sono registrate 2.182 nuove imprese e vi sono state 1.757 cessazioni di attività,  il saldo comunque positivo, ottenuto alla fine del periodo, risulta pertanto pari a 425 unità, pari ad un  +0,5% dello stock complessivo. 

Al 31 dicembre 2022 il sistema imprenditoriale della Città metropolitana di Reggio Calabria risulta pertanto costituito da 54.462 imprese, il 28,9% delle imprese regionali. 

Il confronto con le altre province calabresi (-1,4%) evidenzia come Reggio Calabria sia l’unica realtà a registrare una variazione percentuale annua positiva dello stock (+0,5%), superiore anche al dato nazionale  (-0,8%). 

Tra le altre province, la variazione dello stock in provincia di Catanzaro si attesta a -5,5%, seguita da Vibo Valentia -1,7%, Crotone -1,1% e Cosenza -0,7%.

Particolarmente favorevole risulta essere il dato relativo al numero delle imprese attive, ossia quella quota-parte di imprese registrate che ha svolto un’effettiva attività produttiva per almeno sei mesi nel corso dell’anno,  al 30 dicembre 2022, il loro numero è pari a 46.219 (+0,6% rispetto al 2021).

Non si arresta il processo di ispessimento del sistema produttivo reggino ormai in atto da diversi anni.

Le imprese individuali continuano a rappresentare la componente d’impresa più numerosa, 36.265 unità, pari al 66,6% delle imprese presenti all’anagrafe camerale ed il loro numero è leggermente aumentato rispetto al 2021 con un +0,1%.

Seguono le società di capitali, che rappresentano il 19,2% dello stock totale con 10.117 unità, cresciute del 3,1% rispetto all’anno precedente, con un saldo di 445 unità, dato dalla differenza tra 548 iscrizioni e 103 cessazioni.

Le società di persone, pari al 10,4% delle imprese totali, rappresentano invece la categoria imprenditoriale con la variazione meno favorevole -1,7%. Residuale il numero delle “altre forme” organizzative che rappresentano il 3,8% del sistema imprenditoriale, cresciute del +0,5% rispetto al 2021.

L’analisi per settore merceologico evidenzia come più del 60,0% delle attività imprenditoriali sia concentrata in tre soli settori: il commercio 18.517 imprese, pari il 34,0% dello stock complessivo, l’agricoltura 8.679 imprese, con  il 15,9%;  e le costruzioni 5.979imprese , l’11,0%. 

Rispetto al 2021, si evidenzia una forte crescita dello stock del comparto edile con +189 unità e quello agricolo con +103 unità, mentre risulta in contrazione il commercio  -176 unità e le attività manifatturiere -58 unità. 

Continua la crescita delle imprese femminili, sostanzialmente stazionarie quelle straniere.

Nel 2022, le imprese femminili sono 13.089 , il 24,0% del totale, in crescita di 69 unità. 

Le imprese giovanili, l’11,1% delle imprese totali, pur in presenza di un calo complessivo del -6,5% rispetto al 2021, dovuto in parte all’innalzamento dell’età anagrafica dei soci e in parte a minori iscrizioni rispetto ad altre annualità, hanno comunque fatto registrare un saldo anagrafico positivo, pari a 417 unità. 

Le imprese straniere, invece, rappresentano il 9,2% delle imprese camerali, in  crescita di sole 8 unità rispetto all’anno precedente.

« Non abbiamo assistito – ha continuato Tramontana – alla chiusura di tantissime attività imprenditoriali, come ci saremo aspettati dopo la crisi pandemica, anche se alcuni settori, come il commercio, hanno pagato un prezzo più alto, misurabile attraverso le numerose cessazioni d’impresa».

«È incoraggiante il trend positivo delle imprese attive e la crescita delle società di capitali – ha concluso – capaci di rispondere meglio alle sfide dell’innovazione e digitalizzazione che, assieme alla sostenibilità e alla qualificazione delle competenze e del capitale umano danno valore e accrescono la competitività di tutto il sistema produttivo». (dc)