6 MILIONI DI NUOVI OCCUPATI NON BASTANO
SI DEVE FERMARE LA MIGRAZIONE DAL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA Un dato che vede superare, anche se di poco, i 6.300.000 occupati nel Sud non può che essere un traguardo da salutare con soddisfazione. Mentre vedere scendere i disoccupati al di sotto del milione risulta anche esso un goal messo in porta. Che poi il tasso di disoccupazione si attesti al di sotto del 15% può essere un altro elemento di soddisfazione.  

Ma per evitare di non comprendere la realtà e doversi stupire quando i richiedenti di reddito di cittadinanza, come è avvenuto, si dimensionano in oltre 600.000 in Campania e in oltre 500.000 in Sicilia,  non bisogna dimenticare il rapporto esistente tra popolazione complessiva  e occupati. 

Perché se è vero che gli occupati aumentano dell’1,2%, e i  disoccupati diminuiscono dell’1,5%, sul 2022, continua a essere altrettanto vero che il rapporto tra popolazione complessiva ed occupati, compresi i sommersi,  é ancora vicino a quell’uno su quattro che caratterizza una realtà a sviluppo ritardato. 

Che di strada da fare, per utilizzare al meglio le proprie risorse umane ed evitare quello stillicidio, meglio fuga, di 100.000 persone ogni anno che dal Sud, per cercare lavoro e diritti,  sono costrette a lasciare i propri territori,  c’è ne è molta. E che tale fenomeno contribuisce  in maniera consistente a quella desertificazione che non si limita a un fenomeno di abbandono delle campagne e delle aree montane, ma che si sostanzia anche in una emigrazione anche dalle realtà urbane. 

Che riguarda prevalentemente quel capitale umano formato, dalle spesso ottime università meridionali che, in vista di una mancanza di lavoro, si sposta già per frequentare le università del Nord, con una conseguente perdita dei costi affrontati dalla famiglia per la loro frequenza ( danno emergente),  ma anche del lucro cessante,  considerato che professionalità formate lasciano i territori permanentemente, e che più le competenze sono elevate, in assenza di un tessuto manifatturiero ampio di livello, e più sarà difficile rientrare. 

Per essere più chiari é difficile  per un ingegnere, con professionalità elevate, rientrare perché le possibilità di inserimento o le posizioni lavorative a livello richiesto sono molto rare, ed è difficile che si possano trovare nel manifatturiero meridionale. 

Per questo bisogna stare attenti ad immaginare che i 3 milioni di nuovi occupati, quel numero necessario per avere un rapporto adeguato tra popolazione e occupati,  si occupi in   un’agricoltura, che continuerà nelle previsioni a perdere addetti, o in un settore turistico che, anche se moltiplicherà la sua capacità di accoglienza e quindi le presenze registrate, non potrà  mai nella quantità soddisfare le esigenze per arrivare a un rapporto popolazione occupati delle realtà a sviluppo compiuto, e nella qualità non potrà offrire, a tutte le specializzazioni che si vanno formando, possibilità di inserimento adeguato.

Ed anche se l’export del Sud, che è un indicatore interessante della dinamica del manifatturiero è in crescita e ha superato i 66 miliardi di euro nel 2022, il suo potenziale è ancora molto ampio: solo il 14% degli esportatori a livello nazionale risiede al Sud e contribuiscono all’11% dell’export nazionale. Se poi si confrontano con le esportazioni italiane di beni che hanno raggiunto la cifra record di circa 620 miliardi di euro (+19.8% rispetto al 2021) si capisce quali sono i margini di crescita.

Per questo ben vengano le occasioni come quella organizzata da Svimez e Laterza a Bari su “Mezzogiorno reale, Mezzogiorno immaginato. Perché pur con le tante eccezioni positive nelle imprese e nel mondo associativo, c’è un Mezzogiorno reale – quello del disagio economico e sociale, delle carenze infrastrutturali, dei divari irrisolti di reddito, istruzione e sanità – che da tempo, sostengono gli organizzatori,  di fatto, è assente nel dibattito pubblico”. 

In realtà tale affermazione non è totalmente condivisibile. Anche per merito delle campagne che il Quotidiano Del Sud ha intrapreso, a cominciare da quelle riguardanti lo scippo di 60 miliardi l’anno, e a continuare con gli approfondimenti sull’autonomia differenziata che hanno portato, se non ad un blocco, certamente ad un rallentamento del processo legislativo relativo. 

Il Mezzogiorno invece è tornato ad essere centrale rispetto a politiche, giuste o sbagliate che siano, ma che lo riguardano  direttamente, come per esempio con la Zes unica. 

Come sosteneva anche recentemente Massimo Villone: «l’effetto positivo dell’autonomia differenziata è che in ultima analisi ha portato alla luce un dibattito e un contributo sui problemi reali che per anni la politica ufficiale ha cercato con successo di coprire con una coltre di silenzio. E viaggiava appena dissimulato il topos secondo cui il divario Nord-Sud alla fine era colpa del Sud propaggine della terra africana giustapposta al nord virtuoso ed efficiente«.

Anche Il mio Il lupo e l’agnello, del 2021 edizioni Rubbettino, premio Rhegium Julii 2022, metteva già proprio in evidenza come le colpe erano di chi aveva avuto la guida del nostro Paese. Quella classe dirigente nazionale che, con la collusione della classe dominante estrattiva meridionale, aveva consentito che la questione economica non si risolvesse e che le azioni portate avanti fossero assolutamente incongruenti rispetto alla dimensione della problematica. 

Finalmente peraltro, solo recentemente, si è cominciato a guardare agli aspetti quantitativi del fenomeno Sud, dopo tanti anni in cui l’approccio era stato soltanto sociologico e spesso parolaio. 

Il passo in avanti notevole  che si è fatto rispetto alle problematiche, grazie ad alcuni studiosi che hanno cominciato ad approfondire numeri e quantità, é quello di avere un approccio quantitativo. 

Anche sui diritti negati, per cui si comincia a far riferimento al rapporto per esempio posti negli asili nido su popolazione complessiva. No! Non siamo più all’anno zero e la consapevolezza collettiva, di un Sud spesso emarginato e maltrattato, è diventata maggiore. Se riuscirà tutto questo a portare ad una rappresentanza politica meno ascara, un grande passo in avanti sarà stato fatto. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

ALTA VELOCITÀ IN CALABRIA: LA POLITICA
PRENDA POSIZIONE E DIFENDA I TERRITORI

di FRANCESCO COSTANTINOL’on.le Paola De Micheli ha una propria idea su come debba essere realizzata la linea ferroviaria ad Alta Velocità che attraversa il territorio calabrese e l’ha rivendicata in questi giorni con una interrogazione rivolta al sottosegretario Ferrante all’interno della  Commissione Parlamentare sui Trasporti di cui essa fa parte.

L’idea è imperniata sul concetto di baricentricità del tracciato da far prevalere su qualunque altra idea, costi quel che costi.

Poco importa per Lei se questo concetto si scontra con l’altro, universalmente considerato prioritario in tema di realizzazione di linee ferroviarie ad “alta velocità”, che imporrebbe di collegare i territori da servire nel minor tempo possibile.

La discussione parallela inerente la rivitalizzazione in corso del progetto  di attraversamento stabile dello Stretto di Messina è imperniata sulla sostenuta necessità di dover dare compimento ad uno dei corridoi più importanti delle reti transeuropee dei trasporti TEN-T – quello scandinavo/mediterraneo – che partendo da Oslo e Stoccolma intercetta il corridoio proveniente da Berlino e dopo aver attravesato l’Italia si conclude a Palermo.

L’investimento straordinario per realizzare lungo il corridoio un ponte, anche ferroviario, che superi lo Stretto di Messina sarebbe giustificato, fondamentalmente, con la possibilità di ridurre il tempo di attraversamento rispetto a quello attualmente impiegato con il trasbordo dei treni e del gommato su navi traghetto.

Come possa dunque conciliarsi con l’imponente investimento necessario per realizzare il Ponte un allungamento del percorso di circa 40 Km come quello “baricentrico” sostenuto dall’on.le De Micheli, che comporterebbe tra l’altro maggiori tempi complessivi di percorrenza e maggiori tempi e costi di realizzazione,  é difficile comprenderlo.

Senza considerare le significative criticità connesse alla realizzazione di una lunghissima galleria (oltre 20 Km) da realizzare in un contesto geologico-idrologico sfavorevole; criticità che gli studi già effettuali in fase di predisposizione del progetto di fattibilità tecnico-economica hanno fatto emergere, e che, qualora prevalesse l’idea di tracciato baricentrico dell’on.le De Micheli, si presenterebbero tanto in fase realizzativa della galleria quanto in fase gestionale.

Per chi ha buona memoria non è difficile ricordare che già al tempo della realizzazione del tracciato autostradale Salerno-Reggio Calabria furono fatti prevalere – meglio imposti – da chi in quel momento deteneva il potere politico ragionamenti simili a quello ora sostenuto dall’On.le De Micheli, ed anche allora prevalse il concetto di baricentricità del tracciato che, in conseguenza,  fu adattato allungandolo  e portandolo in montagna prima di poter riguadagnare la costa con grandi difficoltà tecniche, rimaste ancora oggi condizionanti. 

Non esisteva allora in Europa un tracciato autostradale che intercettasse una quota altimetrica come quella di Campotenese  che toccava i 2000 metri sul livello del mare eppure prevalse quell’idea.

La verità è che sono passati più di 50 anni da quella scelta infelice, a giudizio di molti, ed ancora oggi la Calabria ne paga le conseguenze se solo si pensa che mai quella fondamentale dorsale stradale si è potuta davvero completare e rendere tecnicamente ed effettivamente “Autostrada”. 

Al punto che nemmeno  il relativamente recente intervento di ammodernamento – quello del 2016 – che prevedeva  la realizzazione di una semplice corsia di emergenza a servizio dell’intero tracciato si è potuto davvero completare.

La politica calabrese faccia sentire la propria voce su un tema così importante per il futuro dei territori, senza aver paura di prendere una posizione-qualunque essa sia- assumendosene la responsabilità.

All’on.le De Micheli auguro di continuare a con successo a svolgere il proprio ruolo di rappresentanza politica per altri territori ma, nel contempo, spero che non si debba mai più occupare della linea ad Alta Velocità che dovrà attraversare, se mai si dovesse effettivamente realizzare, il territorio della Calabria. (fc)

I PRIMI DUE ANNI DI GOVERNO OCCHIUTO
TANTE CONQUISTE, MA LA STRADA È LUNGA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Due anni di governo regionale per Roberto Occhiuto possono sembrare pochissimi ma, allo stesso tempo, sembrano tanti, vista la laboriosità e l’impegno che il presidente ha messo nella sfida politica della Calabria.

Uno dei suoi slogan preferiti era la Calabria che non conosci, ma bisogna pur dire che le iniziative promozionali non hanno funzionato adeguatamente. Tanti soldi spesi e scarsi risultati. Ovviamente non si tratta solo di attrazione a fini turistici. Il governo regionale ha ben altri problemi, a cominciare dal lavoro per poi passare alla sanità, all’ambiente e alle politiche sociali. Tanta carne al fuoco e una squadra che, pur lavorando alacremente, non riesce a portare a casa risultati a causa di una burocrazia regionale affiggente che continua a essere la protagonista principale di tante mancate realizzazioni.

Il bilancio, a quanto spunto, è sospeso. Nel senso che non si può parlare in termini negativi ma, allo stesso tempo, non si può gridare al miracolo. Perché, d’altro canto, due anni sono troppo pochi per mettere a frutto l’idea di progetto che Occhiuto aveva e ha ancora sulla Calabria.

In una intervista alla Gazzetta del Sud, il governatore tira le somme di questi primi due anni di Giunta.

«In 24 mesi abbiamo realizzato più riforme che negli ultimi 20 anni – ha ricordato – la riforma del rifiuti, la riforma dei Consorzi di bonifica, la riforma dell’idrico, solo per citarne alcune. Ho fatto queste riforme anche a costo di avere le resistenze e le critiche dei Comuni e delle organizzazioni di categoria».

«Sorical era sull’orlo del fallimento – ha ricordato –. L’ho posta fuori dalla liquidazione, ho ottenuto risultati importanti da Bruxelles, ho scelto un management di livello, e adesso questa società può guardare al futuro con grande serenità. Arrical, l’Autorità per i rifiuti e le risorse idriche, sarà riconsegnata ai Comuni nelle prossime settimane, quando indiremo le elezioni per gli organi direttivi, e le amministrazioni locali avranno un sistema finalmente riformato».

«La Calabria è tra le Regioni che più hanno beneficiato dei trasferimenti di risorse da altri territori – ha aggiunto –. Abbiamo, ad esempio, ottenuto 128 milioni di euro in più perla Trasversale delle Serre. L’elettrificazione della linea ferroviaria jonica si farà. Vorrei ricordare che nell’ultimo anno sono riuscito a portare 3 miliardi di euro per la SS106. Con il govemo nazionale ho un rapporto leale, positivo, ma senza alcuna soggezione. Coloro che hanno dubbi stiano tranquilli: non verrà sottratta alcuna risorsa per le infrastrutture calabresi».

«Quando mi sono insediato – ha ricordato ancora – l’aeroporto di Reggio Calabria era di fatto abbandonato, senza voli per Roma e per Milano: bene, in pochi mesi li abbiamo fatti ripristinare. La società che gestiva gli aeroporti calabresi aveva una procedura di revoca della concessione da parte di Enac. Proprio perché per me il sistema degli aeroporti è strategico, ho voluto che la Regione assumesse la proprietà della Sacal, che oggi è pienamente operativa e sta rivoluzionando gli scali calabresi. Stiamo lavorando con i più importanti vettori internazionali, e credo che intorno a metà novembre avremo grandi novità: le nuove rotte dovrebbero essere operative da aprile 2024».

Sul porto di Gioia Tauro «se non ci fosse stato un presidente di Regione capace di coinvolgere in questa battaglia pezzi da novanta del nostro governo nazionale – ha sottolineato – oggi non ci sarebbe alcuno spiraglio. Il ministro Pichetto Fratin ha posto il tema della deroga alla direttiva Ets durante la riunione dei responsabili dell’Ambiente Ue; il vice premier Tajani ha sollevato il problema davanti alla von der Leyen e ai massimi livelli europei. Il disastro è stato prodotto proprio dal silenzio di tanti che nel momento in cui si costruiva questa decisione erano evidentemente distratti: ora e difficile intervenire. La soluzione è complicata, ma ci stiamo lavorando con grande determinazione».

Spazio, poi, alla sanità. Occhiuto ha ricordato che «la proroga del decreto Calabria l’ho chiesta personalmente: c’è ancora tanto da fare per restituire ai calabresi il diritto alla salute a loro negato per troppo tempo».

«Immaginiamo il nostro sistema sanitario come un paziente – ha spiegato –. Due anni fa lo abbiamo risvegliato dopo 12 anni di coma causato dai commissariamenti. Lo abbiamo posto in fase di riabilitazione intensiva; adesso, dopo 24 mesi di lavoro, è in quella semintensiva. Abbiamo fatto in 2 anni cento volte più di quello che era stato fatto nei 12 anni precedenti, ma ci vuole tempo. Solo gli sciocchi possono pensare che il paziente ‘sanità Calabria’ possa correre subito i 400 metri ostacoli».

L’esperimento di inserire medici cubani nelle corsie degli ospedali «è stato positivo – ha ribadito –. E non sono io a dirlo, ma i medici italiani che stanno lavorando con i cubani e i pazienti calabresi, oltre a tutti i media nazionali e internazionali che hanno raccontato questa bella storia. Sapevo che la medicina cubana era una delle migliori al mondo. Oggi gli stessi che prima mi criticavano chiedono a gran voce altri camici banchi caraibici. Il Parlamento e il governo, su nostra sollecitazione, hanno modificato alcune norme, e dunque resteranno in Calabria almeno fino al 2025. Anche su questa mia decisione la Calabria è diventata un modello per la capacità di affrontare situazioni emergenziali con creatività».

Sulla sanità «la prima criticità è quella del reclutamento dei medici. Un problema che riguarda tutte le Regioni d’Italia. In questi 2 anni abbiamo assunto più di 3.150 unità tra medici, infermieri e altre figure professionali. E per quanto riguardai medici, negli ultimi concorsi a tempo indeterminato che stiamo svolgendo, utilizzando le possibilità offerte dalle innovazioni normative, abbiamo avuto più domande rispetto ai posti messi a bando».

«In 24 mesi – ha ricordato – abbiamo chiuso i bilanci delle Asp e delle Ao e ricostruito la contabilità del sistema sanitario. Mi rendo conto che questo aspetto è avvertito come meno importante per i pazienti, ma è invece decisivo per ricostruire e per recuperare i ritardi sui Livelli essenziali di assistenza. Sui Lea dobbiamo accelerare, ne sono consapevole, e lo sto facendo con una squadra che governa la sanità che non ho difficoltà a definire stellare».

«In questi 2 anni ho fatto decine e decine di nomine, scegliendo sempre i migliori senza guardare alle tessere di partito e senza lottizzare le posizioni. Quelli dell’opposizione che criticano l’incidente su una nomina dovrebbero guardare la qualità dei manager che oggi abbiamo in Calabria, e magari pensare a quando loro in passato sceglievano le persone solo per appartenenza politica», ha ricordato ancora Occhiuto.

«Fino al mio insediamento – ha detto ancora – i direttori sanitari e amministrativi delle Asp e delle Ao venivano distribuiti tra i partiti. Con me tutto ciò in Calabria non avviene più. Adesso nelle Aziende sanitarie abbiamo persone eccellenti, anche tanti che negli scorsi anni hanno lavorato con amministrazioni di centrosinistra. Soprattutto in sanità non ci deve essere spazio per le spartizioni politiche. È una rivoluzione o no?».

«Lavoro ogni sera fino alle 23, vorrei sgravarmi da qualche peso, ma ci sono dossier importanti – come quelli sugli aeroporti, sull’ambiente, o sul termovalorizzatore – che solo il presidente può portare a compimento. Nelle prossime settimane, appena raggiungerò alcuni obiettivi prefissati, come già detto – ha annunciato – chiamerò i partiti e con loro farò una riflessione su come redistribuire alcune deleghe».

Per quanto riguarda l’ambiente, Occhiuto ha ricordato come «la Calabria ha quasi 500mila ettari di superficie boschiva, il doppio della Sicilia, 10 volte in più rispetto alla Puglia. Se guardiamo alIe percentuali la nostra è la regione che nell’ultima stagione è stata meno interessata dagli incendi: nel 2023 abbiamo avuto -54,4% di superficie complessiva andata in fumo rispetto al 2021, -70% se consideriamo solo la superficie boschiva».

«Quest’estate abbiamo beccato 213 tra piromani e incendiari – ha ricordato ancora –. Con l’attività di deterrenza attraverso idroni messa in piedi assieme ai Carabinieri abbiamo consentito alla Calabria di costruire un modello molto apprezzato persino in Europa, che verrà replicato a livello nazionale. Siamo già a lavoro per implementare per il prossimo anno tutte le attività della campagna ‘tolleranza zero’».

«“Ma ve lo ricordate il mare prima del mio insediamento? – ha chiesto –. Sulla costa tirrenica l’acqua pulita si vedeva pochissimi giorni al mese, e i depuratori non funzionavano. Noi abbiamo voltato pagina, mettendo in campo droni, battelli pulisci mare, un sistema di monitoro costante del territorio e delle coste. Già lo scorso anno si sono prodotti significativi risultati, e ancor di più in questo 2023. Certo, c’è ancora molto da fare. Circa il 40% delle abitazioni calabresi non sono collettate, ma il sistema della depurazione adesso funziona ed è cambiato anche l’approccio dei sindaci».

«Questo tema non dovrebbe riguardare la Regione – ha concluso – perché la gestione dei depuratori è dei Comuni, ma io ho voluto impegnarmi personalmente. Se si confronta la qualità del mare delle ultime due estati rispetto a quelle precedenti, nessuno in buonafede può dire che non ci siano stati enormi progressi».

«Una Calabria moderna, contemporanea, impegnata nel presente, ma proiettata nel futuro attraverso riforme strutturali caratterizzate da una visione, da un reale progetto di cambiamento orientato allo sviluppo sostenibile del nostro territorio», ha detto la vicepresidente della Regione,  Giusi Princi.

«Sono stati due anni ricchi e intensi – ha proseguito Princi – caratterizzati dalle importanti sfide di una ripartenza del dopo Covid e dall’esigenza di far decollare la Calabria garantendo una maggiore credibilità nazionale ed estera, oltre che un nuovo impulso all’innovazione e al progresso. La lungimiranza, la competenza, la grande dedizione al lavoro del presidente Occhiuto, unite alla riconosciuta autorevolezza e stima di cui gode da parte di tutti gli esponenti del governo centrale, sono state determinanti rispetto al cambio di passo registrato in due anni di governo. Alle grandi riforme in settori strategici che hanno accompagnato questi anni il suo governo, dalla sanità, ai trasporti, all’ambiente, all’idrico, all’energia, al lavoro, alla digitalizzazione, al welfare, all’agricoltura si legano la fattiva collaborazione con il presidente e con tutto il Consiglio regionale e la totale fiducia e autonomia riconosciute a noi assessori che ci ha permesso, in uno spirito di condivisione degli indirizzi, di esercitare il nostro mandato in assoluta libertà con l’obiettivo principe della trasparenza e delle risposte concrete da dare alla Calabria e ai calabresi».

Riforme, quelle volute dal presidente Occhiuto, che non hanno risparmiato certamente il versante Istruzione e Università a cui rispondono, tra le altre, le deleghe della vicepresidente Giusi Princi.

«Stiamo contrastando: la povertà educativa con imponenti finanziamenti a beneficio del potenziamento dei servizi educativi per l’infanzia – ha aggiunto – specialmente nelle aree dove maggiore è il disagio sociale e culturale, oltre alla dispersione scolastica, attraverso progetti di ampliamento del tempo scuola, con interventi di recupero formativo, attività sportive, espressive teatrali in ambito scolastico ed extracurriculare, attraverso voucher sportivi che destineremo ai giovani per l’iscrizione presso palestre, associazioni sportive. Stiamo fronteggiando il rincaro delle spese scolastiche con voucher, borse di studio destinati agli studenti calabresi per acquisto libri, corredo scolastico, spese trasporti».

«Le famiglie calabresi – ha detto ancora la vice Princi – per la certificazione del disturbo dsa dei propri figli, non dovranno più ricorrere alle strutture private, perché equipe multidisciplinari dedicate (psicologi, neuropsichiatri infantili, logopedisti), saranno attivate in tutte le scuole calabresi a supporto, diagnostico e riabilitativo, degli studenti con disturbi specifici di apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia). Regione che vuol non solo scongiurare la fuga dei cervelli, ma che vuol migliorare la propria attrattività, facendo rientrare i tanti giovani talenti calabresi sparsi nel mondo puntando sul capitale umano e sulla formazione. Sono stati, infatti, finanziati numerosi contributi per il diritto allo studio e si prevedono per tutto il nostro mandato borse di studio universitarie, master post laurea con incentivi per chi rimane in Calabria, ampliamento delle borse di specializzazione medica, sempre per gli atenei calabresi».

«Oltre la formazione accademica, forte impulso del mandato Occhiuto – ha specificato – è dato alla filiera della formazione professionalizzante, all’istruzione tecnica superiore (Its) per formare quelle competenze specialistiche e tecniche di cui hanno bisogno le impresi calabresi, contribuendo, altresì, alla loro modernizzazione. Da dati Istat 2023, l’occupazione femminile in Calabria risulta al + 4%. Mi piace ricordare, prosegue la vice presidente, che uno dei primi provvedimenti che abbiamo voluto con il presidente Occhiuto, è stata l’emanazione della legge regionale 43/12 /22 sulla parità di genere, nell’ambito delle misure a favore dell’occupazione femminile e riduzione divario retributivo tra uomini e donne».

«È stato fatto tanto in questi primi due anni, ma, come dice il presidente, ancora tanto c’è da fare per ampliare le opportunità per i nostri giovani, per valorizzare, sempre di più, la Calabria con tutto il suo patrimonio culturale, con le sue peculiarità. Valorizzazione che deve, però, camminare di pari passo con un netto mutamento della percezione che la Calabria dà di se stessa al di là e dentro i propri confini, affinché la Calabria venga sempre più identificata con la Magna Grecia, con i bronzi di Riace, affinché San Luca sia la terra di Corrado Alvaro e mai più il centro della criminalità. Solo lavorando tutti insieme verso questo obiettivo di rinnovamento – ha concluso Giusi Princi – possiamo riuscire a trasformare l’immagine tipo che la nostra Regione esporta in Italia e nel mondo».

Per l’assessore regionale al Personale, Organizzazione e Transizione digitale, Filippo Pietropaolo, «i primi due anni di governo regionale sotto la guida del presidente Roberto Occhiuto hanno segnato per la Calabria un importante cambio di passo, con risultati eccezionali ottenuti in tutti i settori, ma soprattutto hanno costruito, con una visione di prospettiva, con la serietà e l’efficacia dell’azione amministrativa, una diversa reputazione e credibilità nei confronti di cittadini e imprese ma anche delle istituzioni locali e nazionali».

«Grazie anche all’impulso e al sostegno del presidente Occhiuto – ha proseguito Pietropaolo – abbiamo lavorato per il rafforzamento della capacità amministrativa della Regione, con un grande piano di assunzioni e di valorizzazione del personale. Abbiamo già proceduto a 620 assunzioni quest’anno, arriveremo a 950 antro la fine dell’anno e 1.040 nel 2024 con quelle già programmate. Tra queste 1.024 assunzioni ci sono 28 stabilizzazioni attraverso la Legge Madia, l’abbattimento di alcuni bacini di precariato (stagisti e borsisti) per circa 120 unità, oltre a 25 unità assorbite da graduatorie di altre PA e 25 con procedure di mobilità».

«Nel prossimo anno – ha annunciato – prevediamo di programmare ulteriori assunzioni tra il 2024 e il 2025. A queste vanno aggiunte, dopo circa trent’anni di blocco, 57 progressioni verticali nel 2023 e la programmazione per il prossimo anno di altre 150 progressioni circa. È il più grande rinnovo di personale della Regione degli ultimi decenni, che consente di inserire nella macchina amministrativa un numero elevatissimo di nuove professionalità e competenze, il tutto realizzato nella massima trasparenza, grazie anche alla scelta di affidare le selezioni al Formez e per evitare favoritismi e ingerenze della politica. Abbiamo dimostrato che in Calabria è possibile fare concorsi ed assumere utilizzando il solo criterio del merito, ma anche che la Cittadella può stare al passo delle amministrazioni italiane ed europee più efficienti».

«Posso ancora citare – ha aggiunto – il programma di interventi per il rafforzamento della Capacità Istituzionale, con il potenziamento e valorizzazione delle competenze del personale della Regione e una nuova piattaforma per la formazione; il progetto con cui puntiamo di dare supporto tecnico ai Comuni calabresi in condizioni di difficoltà finanziaria, che prevede l’affiancamento e la formazione del personale comunale da parte di esperti con competenze in materia di finanza locale; gli investimenti sulla crescita digitale grazie all’approvazione di tre importanti progetti finanziati attraverso il Prr per un importo complessivo di quasi 7 milioni di euro».

«Da un anno – ha ricordato inoltre Pietropaolo – il presidente Occhiuto ha voluto affidarmi la delega alla transizione digitale, che rappresenta senza dubbio un settore strategico per lo sviluppo della regione. Prima della fine dell’anno vedrà la luce la nuova società in house per il digitale, con la quale puntiamo anche a incentivare profili professionali innovativi e richiesti sul mercato. Intanto con il Calabria digital summit, chiamando a raccolta amministratori, professionisti, studiosi, imprenditori, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria, abbiamo evidenziato le potenzialità che offre il settore del digitale per la Calabria, dalla sanità alla sicurezza informatica, dal Pnrr ai trasporti, alla portualità».

«Abbiamo voluto porre la Regione come punto di riferimento – ha proseguito – sulle iniziative che riguardano la transizione digitale in Calabria, ma anche rafforzando i rapporti con la pubblica amministrazione e le imprese che operano in questo settore in tutta Italia. Infine, ma non ultimo per importanza, l’intenso lavoro che stiamo portando avanti sul tema della legalità e in particolare per la valorizzazione e il riutilizzo a fini sociali e istituzionali dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Per la prima volta sono state stanziate in Calabria consistenti risorse – 32 milioni di euro sul Por e altri 12 sui Fondi di sviluppo e coesione – per supportare i comuni nella riqualificazione degli immobili e per avviare i progetti volti a dare una finalità sociale ai beni confiscati alle mafie. Un attività che illustreremo a breve in un incontro con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati, con la quale abbiamo siglato un importante protocollo d’Intesa insieme al Ministero degli Interni».

Per Da un anno – ricorda inoltre Pietropaolo – il presidente Occhiuto ha voluto affidarmi la delega alla transizione digitale, che rappresenta senza dubbio un settore strategico per lo sviluppo della regione. Prima della fine dell’anno vedrà la luce la nuova società in house per il digitale, con la quale puntiamo anche a incentivare profili professionali innovativi e richiesti sul mercato. Intanto con il Calabria digital summit, chiamando a raccolta amministratori, professionisti, studiosi, imprenditori, organizzazioni sindacali e associazioni di categoria, abbiamo evidenziato le potenzialità che offre il settore del digitale per la Calabria, dalla sanità alla sicurezza informatica, dal Pnrr ai trasporti, alla portualità”. “Abbiamo voluto porre la Regione come punto di riferimento sulle iniziative che riguardano la transizione digitale in Calabria, ma anche rafforzando i rapporti con la pubblica amministrazione e le imprese che operano in questo settore in tutta Italia. Infine, ma non ultimo per importanza, l’intenso lavoro che stiamo portando avanti sul tema della legalità e in particolare per la valorizzazione e il riutilizzo a fini sociali e istituzionali dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Per la prima volta sono state stanziate in Calabria consistenti risorse – 32 milioni di euro sul Por e altri 12 sui Fondi di sviluppo e coesione – per supportare i comuni nella riqualificazione degli immobili e per avviare i progetti volti a dare una finalità sociale ai beni confiscati alle mafie. Un attività che illustreremo a breve in un incontro con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati, con la quale abbiamo siglato un importante protocollo d’Intesa insieme al Ministero degli Interni”, conclude l’assessore Pietropaolo.

Per l’assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese, «dopo due anni di grande impegno i risultati positivi in tutti i settori sono tangibili. È evidente a tutti che oggi la Calabria è un treno che è ripartito dopo anni di fermo su un binario morto. Con il presidente Roberto Occhiuto e la solida e competente coalizione governativa il “treno Calabria” è ripartito e viaggia spedito verso l’obiettivo della normalità».

«Sono molte le criticità che stiamo affrontando senza esitazione. Per quanto riguarda l’assessorato alle politiche del lavoro e formazione professionale che sto guidando con determinazione grazie alla Giunta e al Dipartimento lavoro e welfare si stanno attuando riforme importanti per il mercato del lavoro per porre fine al precariato», ha detto Calabrese, sottolineando come siano «molti gli impegni intrapresi e i progetti innovativi in atto per lo sviluppo della nostra Regione che con scelte coraggiose e una programmazione oculata potrà dire la sua al Governo nazionale con cui c’è un quotidiano confronto. Siamo consapevoli che il percorso è lungo e non semplice ma con l’impegno la determinazione che contraddistingue l’azione del governo regionale siamo fermamente convinti che possiamo cambiare la storia ed il destino di una regione fino a ieri senza alcuna speranza».

«La rivoluzione è in marcia e l’intrepida azione riformatrice condotta dal presidente Occhiuto e dal governo regionale porterà a fine legislatura a risultati fino a ieri inimmaginabili. Avanti», ha concluso.

«Due anni impegnativi, intensi, meravigliosi! Un’azione di governo che sta proiettando la Calabria nel futuro, facendola diventare una Regione nei cui confronti c’è, finalmente, tanta curiosità e tanto interesse. Merito di un presidente, Roberto Occhiuto, capace non solo di celebrare arte, bellezza e cultura presenti sul nostro territorio, ma soprattutto di creare, e comunicare con forza, opportunità di crescita e sviluppo», ha dichiarato l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì.

«Siamo stati molto vicini alle imprese in un momento non facile – ha ricordato – concedendo liquidità a fondo perduto (con i cosiddetti ‘Riapri Calabria’ sono stati erogati circa 78 milioni di euro), finanziandole, grazie all’istituzione del Fondo Calabria Competitiva (sono stati erogati quasi 90 milioni), e garantendo loro l’accesso al credito (con la sezione speciale Calabria del Fondo centrale di Garanzia, con una dotazione di 12 milioni di euro)».

«Abbiamo sostenuto le imprese femminili con uno stanziamento di oltre 5 milioni di euro – ha proseguito – e favorito l’accesso a nuovi mercati attraverso le tecnologie digitali, grazie al bando mercati esteri digitali. È in preinformazione l’Avviso Impianti e Macchinari: una dotazione finanziaria di 25 milioni di euro per sostenere, con un fondo perduto del 50%, le piccole medie imprese calabresi che vorranno dotarsi di attrezzature atte a potenziare la competitività e l’evoluzione digitale ed ecologica del settore produttivo».

«Stiamo creando i presupposti per un contesto favorevole agli insediamenti: Baker Hughes ha qualche giorno fa annunciato di voler investire in Calabria 60 milioni di euro. Abbiamo adottato il Fondo Artigiani, concedendo contributi in conto interessi ed in conto capitale in favore delle imprese artigiane della Regione Calabria, con uno stanziamento di circa 10 milioni di euro. In ambito energetico, oltre ad aver avviato la procedura per l’aggiornamento del Piano energetico ambientale regionale (PRIEC Calabria), abbiamo adottato il SAFE, stanziando 60 milioni di euro, misura grazie alla quale tutte le Pmi calabresi che hanno subito gli effetti del caro energia verranno rimborsate, integralmente, della maggiore spesa sostenuta nel periodo 2022/23 rispetto al periodo 2021/22».

«Abbiamo inoltre, con l’avviso ‘Energia rinnovabile microimprese’ – ha concluso – sostenuto, con un contributo a fondo perduto dell’80%, le imprese che hanno voluto dotarsi di un impianto di autoproduzione con pannelli fotovoltaici, spendendo oltre 7,5 milioni di euro. Tanto è stato fatto e tanto ancora ci rimane da fare, ma sono certo che abbiamo imboccato la strada giusta».

«Pian piano, la Calabria che non t’aspetti emerge e prende forma, nel segno del riformismo e del superamento di tante emergenze, in una prospettiva di sviluppo». È quanto ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, commentando i due anni di lavoro della Giunta regionale guidata da Roberto Occhiuto.

«La determinazione e le capacità di visione, elaborazione e sintesi del Presidente – dice Gallo – rappresentano la marcia in più di un esecutivo che sin dall’inizio, nel confronto costante con le forze della coalizione ed in un rapporto proficuo con il Consiglio regionale, ha dimostrato di non lesinare energie per cambiare le sorti della Calabria, attraverso provvedimenti e leggi di chiaro segno riformatore».

Il riferimento corre anzitutto alla sanità ed all’ambiente, ma l’assessore Gallo aggiunge all’elenco, «per citare qualche esempio, la riorganizzazione dei consorzi di bonifica, il rilancio della forestazione, una rinnovata attenzione alle aree interne ed alle minoranze linguistiche e, più in generale, per quanto riguarda il comparto agricolo, oltre ad una più efficiente ed efficace attività di spesa dei fondi europei, la crescita delle esportazioni dei prodotti agroalimentari calabresi, di qualità sempre più elevata e sempre più conosciuti e apprezzati sui mercati, anche grazie ad una certosina opera di promozione».

«Questo il sentiero tracciato — ha concluso – questo il percorso che seguiremo per l’avvenire, convintamente al fianco del Presidente Occhiuto, nell’interesse della Calabria».

Sui due anni di Governo si sono espressi anche il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, e i capigruppo di maggioranza, sottolineando come si sia trattato di «due anni densi di impegno, serrato e incalzante, e i tanti risultati ottenuti nei settori cruciali per dare alla Calabria prospettive di sviluppo sostenibile, inequivocabilmente confermano l’apprezzamento per il lavoro fin qui compiuto (dal 29 ottobre 2021) dal presidente Occhiuto, dalla Giunta e dalla maggioranza di centrodestra».

«È stato fatto tantissimo – hanno detto ancora – pur essendo consapevoli che c’è ancora tanto da fare. Non siamo più la Regione col cappello in mano a Roma e a Bruxelles, perché per ottenere risposte, dal Governo e dall’Europa, ai tanti problemi accumulati nei decenni passati, confidiamo, prima di tutto, nella capacità di fare in Calabria, Giunta e Consiglio, riforme di sistema, alcune delle quali attese da vent’anni. I calabresi possono essere orgogliosi del protagonismo dinamico, infaticabile e proattivo del presidente  Occhiuto, che ha fatto recuperare alla Calabria reputazione e fiducia nello scenario nazionale e internazionale».

Il consigliere regionale Domenico Giannetta ha evidenziato come «c’è fermento e interesse sulla politica regionale calabrese, che su vari fronti sta richiamando l’attenzione degli analisti più attenti ai fenomeni politici e sociali».

«La Calabria dice la sua, la dice con orgoglio. E non con rivendicazione. Non parla più per torti subiti ma per meriti conquistati sul campo», ha aggiunto il consigliere regionale, sottolineando come «questa nuova attitudine, questa consapevolezza non si conquista in un giorno, ma mettendo in campo azioni intelligenti, coraggiose e lungimiranti che dimostrano, fattivamente, la capacità di trovare soluzioni possibili a problemi complessi».

«La complessità dei problemi calabresi è poi tale – ha detto ancora – che non possiamo pretendere che si risolvano tutti d’un colpo con la bacchetta magica. In questi giorni il presidente Occhiuto ha sciorinato, dati alla mano, le importanti conquiste di questi primi due anni di governo. Ed è giusto che questi dati si conoscano, che i cittadini siano consapevoli di cosa stia portando avanti la macchina organizzativa regionale».

«E sono certo che i calabresi abbiano capito che la musica sia cambiata ed abbiano, e questo è veramente il fatto nuovo, più fiducia nella politica. D’altra parte, che il Presidente Occhiuto abbia risvegliato la politica dal torpore in cui era finita negli anni di sinistra al governo, non c’è alcun dubbio, così come molto ha contribuito la nuova narrazione della Calabria, rendendo credibile la nostra regione, che oggi – ha concluso Giannetta – si riesce a identificare per le sue enormi potenzialità piuttosto che per fatti negativi che l’hanno brutalmente segnata».

«Sono passati solo 24 mesi dalla vittoria alle elezioni regionali eppure, guardando il numero di riforme e provvedimenti adottati, sembra che questo governo regionale sia in carica da dieci anni», ha commentato la consigliera regionale Pasqualina Straface.

«Una Calabria così migliorata in tutti i suoi aspetti peculiari non si era mai vista – ha evidenziato –, siamo passati da essere regione fanalino di coda in ogni classifica a regione attrattiva in piena crescita. Non c’è un solo settore in cui non si vedano miglioramenti, sono state fatte scelte coraggiose e i prossimi tre anni saranno ancora migliori».

«Il lavoro più grosso è stato fatto nella sanità – ha ricordato – totalmente fatta a pezzi da 12 anni di commissariamento. Si è passati dall’incapacità di programmare una spesa qualsiasi alla possibilità, come dichiarato dal Ministro Schillaci nella sua ultima visita, di porre fine alla fase commissariale. Nel mezzo due anni di grande lavoro che hanno prodotto 3mila assunzioni, ospedali e macchinari rimessi a nuovo, rete ospedaliera e territoriale d’avanguardia, accertamento del debito e chiusura dei bilanci di ASP e AO, riforma dell’emergenza-urgenza e del sistema SovraCUP, nuova facoltà di Medicina all’Unical. Risultati fondamentali ottenuti in un lasso di tempo brevissimo che ci hanno permesso di rendere il sistema sanitario calabrese più funzionale e vicino alle esigenze dei calabresi».

«Sono state poi portate avanti riforme eccezionali; basti pensare ai consorzi di bonifica, con la riduzione di sprechi e l’aumento della produttività del sistema; ad Arrical, con un cambio completo di rotta nella gestione dei rifiuti e del sistema idrico – ha detto ancora – alla prevenzione e lotta gli incendi boschivi che hanno permesso di ridurre del 54% i danni provocati dai piromani; al controllo serrato delle acque e dei depuratori, per garantire un mare pulito come mai si era visto negli ultimi anni. Inoltre è stato riformato il mercato del lavoro, creando un’unica agenzia regionale e potenziando i centri per l’impiego, e puntato tutto su infrastrutture strategiche come il Ponte sullo Stretto, sull’ammodernamento della Statale 106, sull’implementazione della rete ferroviaria e di quella aeroportuale».

«Ma è anche sul piano dell’attrattività che la Giunta Occhiuto ha lavorato costantemente per migliorare l’immagine della Calabria – ha proseguito – riuscendo ad ottenere tante nuove rotte aree da destinazioni internazionali agli aeroporti calabresi, maggiore visibilità sui media nazionali con una narrazione finalmente costruttiva ed efficace che ha reso possibile portare il grande show di Capodanno della Rai nella nostra Regione per i prossimi due anni».

«Sono stati 24 mesi – ha concluso – in cui il governo regionale non si è risparmiato un attimo per essere all’altezza delle aspettative dei cittadini calabresi e continuare incessantemente in quest’opera di risanamento che possa rendere la nostra Calabria ancora più bella, più attrattiva, più a misura di cittadino». (ams)

PRECARIATO ANTICAMERA DELLA POVERTÀ
IN CALABRIA PESA PER 92 MILIONI L’ANNO

di FRANCESCO CANGEMI – Preoccupa la precarietà in Calabria. Sono tanti i giovani e non più giovani che non hanno un lavoro stabile. E senza una stabilità lavorativa, tutto il resto va in stand by: possibilità di creare una famiglia, possibilità di avere accesso al credito, possibilità di comprare una casa e, fra l’altro, l’inacessibilità ai consumi. Una situazione che costa alla Regione Calabria quasi 92 milioni di euro all’anno.

Si chiama “Dossier sul precariato in Calabria. Analisi e ricostruzione storica” il documento elaborato e presentato dall’assessorato alle politiche del lavoro e formazione professionale e dal dipartimento lavoro e welfare della Regione Calabria.

Un lavoro di ricognizione, una “radiografia” sui vari bacini di precariato, di fondamentale importanza per l’individuazione delle necessarie soluzioni che il Governo regionale dovrà avviare in linea con alcune attività già poste in essere negli ultimi tempi e che verrà illustrato, insieme al presidente Roberto Occhiuto, a breve al “Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro”.

Dal dossier emerge uno spaccato reale preoccupante, con scelte del passato che hanno determinato condizioni lavorative di incertezza, con il ricorso costante a contratti atipici ed un utilizzo, a volte, improprio della formula del “tirocinio” che hanno gravato sulla Pubblica Amministrazione calabrese, pensando di risolvere il problema della disoccupazione con la creazione di bacini di precariato distribuiti negli enti pubblici calabresi. Ciò ha comportato aspettativa nei soggetti interessati, che si sono ritrovati a fare una “vita da precario”, e l’utilizzo in modo errato di una montagna di risorse economiche senza la soluzione del problema.

Ad oggi la Regione utilizza circa 52 milioni di euro di risorse storicizzate nel proprio bilancio e quasi 300 milioni di euro sono stati utilizzate negli anni per il sostegno delle misure di precariato nella PA senza però concretizzare lavoro stabile e dignitoso.

Un lavoro importante quello del “dossier sul precariato” promosso dall’assessore Giovanni Calabrese ed elaborato dal dipartimento lavoro e welfare con il direttore generale Roberto Cosentino ed il responsabile del settore precariato Pasquale Capicotto.

L’assessore Calabrese ha ribadito «la ferma volontà del governo regionale di svuotare tutti i bacini di precariato in essere e di avviare politiche attive diverse per creare lavoro vero, senza ricorrere a costosi espedienti che non solo non hanno spesso risolto il problema ma hanno privato di dignità lavorativa tante persone trasformati in ostaggi da una speranza di assunzione che per alcuni è arrivata anche fuori tempo massimo».

«Questo documento – è scritto nell’introduzione del rapporto – nasce con l’intento di presentare un quadro chiaro della realtà regionale dei lavoratori precari, con riferimento normativo e finanziario degli ultimi 20 anni, suddivisi per progetti, ruoli e bacini territoriali. Il raggruppamento si rende necessario per poter affrontare un percorso risolutivo partendo da una chiara analisi dei dati storicamente ricostruiti. Non semplici le procedure da mettere in atto, con tempi che inesorabilmente si allungano, ma con la volontà politica di trovare una soluzione certa nel più breve tempo possibile per le questioni ancora aperte. I dati di seguito presentati sono stati elaborati dal Dipartimento “Lavoro e Welfare” della Regione Calabria e rappresentano la situazione aggiornata al 20 ottobre 2023. Ad oggi, i lavoratori precari calabresi derivanti da rapporti atipici con la Pubblica amministrazione regionale sono in totale 5419; mentre, il numero dei lavoratori stabilizzati fino alla data del 20/10/2023 è pari a 4580 unità».

La Regione Calabria, nel documento, fa sapere che «Le categorie normative di riferimento sono: Lavoratori Socialmente Utili/Lavoratori di Pubblica Utilità (D. Lgs 28 febbraio 2000);  Legge Regionale n.15 del 13/06/2008; Legge Regionale n.28 del 14/08/2008;  Legge Regionale n.40 del 02/08/2013; Legge Regionale n.31 del 08/11/2016; Ex Programma Stages/Ex Programma Modernizzazione P.A.;  Ex percettori di mobilità in deroga; Valorizzazione risorse boschive Sila Greca (Longobucco, Bocchigliero, Campana);  Progetto Integrato di sviluppo e creazione di impresa nel comune di S. Giovanni in Fiore; Legge Regionale n.9 del 11/05/2007; Legge Regionale n.54 del 22/12/2017» e inoltre viene specificato che «Nell’ambito dei percorsi di politica attiva rivolta a disoccupati di lunga durata e/o a ex percettori di mobilità in deroga, la Regione Calabria ha inoltre finanziato specifici progetti di esperienza formativa d’aula e on-the-job con appositi accordi/protocolli con gli uffici regionali del Ministero della Giustizia, con l’Ufficio Scolastico Regionale e con il Segretariato Regionale del Ministero dei Beni Culturali: tali misure di sostegno e accompagnamento al reinserimento nel mercato del lavoro hanno riguardato circa 2000 persone ed hanno comportato l’impegno di 18 milioni di Euro di risorse a valere sul Pac 2007/2013».

Il dossier ha ripercorso i vari progetti di precarietà attivati e/o gestiti dalla Regione Calabria con il Dipartimento competente in materia di Lavoro negli ultimi venti anni. Un documento che analizza la storicizzazione delle risorse del precariato calabrese, evidenziando i bacini di precari che oggi risultano ancora essere un fenomeno disparato e preoccupante, che necessita interventi mirati e definitivi per invertire la rotta sul lavoro in Calabria. Ad oggi, dai dati forniti dal Dipartimento, nonostante i molteplici interventi effettuati negli anni con numerose stabilizzazioni, è emersa una condizione di precariato regionale ancora molto elevata. Infatti, al 20 ottobre 2023, risultano ancora 5419 soggetti con rapporti atipici e in posizioni di precariato nei confronti dell’Amministrazione regionale calabrese. Sul Bilancio regionale insistono annualmente risorse storicizzate pari €52.696.404,60 per sostenere finanziariamente il precariato stabilizzato negli anni e parte di quello ancora in essere. Agli importi regionali, vanno aggiunte risorse pari a €39.053.420,22 quale finanziamento storicizzato nel bilancio dello Stato. In sostanza, il costo complessivo annuo del precariato regionale è pari €91.749.824,82. Mentre, per le attività a supporto con sostegno economico “una tantum”, fino ad oggi, sono stati spesi €255.698.056,76 quali Fondi Nazionali.

«L’obiettivo di questo Ente – è scritto ancora nel documento – è quello di ridurre e, in breve tempo, “svuotare” tutti i bacini di precariato storico che in questi anni hanno creato false aspettative e destabilizzato molti lavoratori. Il precariato è stato alimentato da deficit strutturali endemici senza risoluzione alcuna che, manchevole di un quadro legislativo di riferimento specifico, hanno determinato condizioni lavorative di incertezza con il ricorso costante a contratti atipici ed un utilizzo, a volte, improprio della formula del “tirocinio” che hanno gravato sulla Pubblica Amministrazione calabrese. La disamina sul precariato, dunque, pone l’attenzione sulle criticità riscontrate in questi anni, focalizzando il punto sul mancato impiego lavorativo e presenta una rendicontazione inadeguata allo sviluppo socio economico della Regione. Le inutili ed improduttive misure di “lavoro precario” dovranno essere eliminate nella nuova visione “anti–precarietà” della Regione Calabria e sarà opportuno adottare, con investimenti specifici sulla formazione professionale, compatibilmente con le risorse nazionali e comunitarie disponibili. Il Governo regionale con il necessario e fondamentale supporto del Governo nazionale e del Legislatore nazionale e regionale mira, a tal punto, ad estinguere tutti i rapporti di lavoro con la fine dei programmi e delle misure già esistenti, convogliando definitivamente con le stabilizzazioni, quindi prefiggendosi di trasformare il problema precariato in prospettive occupazionali con il tentativo di recuperare il deficit pregresso».

Continua ancora il rapporto: «A sostegno di tale volontà politica vanno inquadrate le norme nazionali e i provvedimenti regionali che vanno nella direzione di creare una concreta opportunità di stabilizzazione del bacino dei precari della ex mobilità in deroga. Per quanto riguarda poi la specificità dell’Ente in house Azienda Calabria Lavoro, è da sottolineare che con l’attuazione della Legge Regionale n.25 del 28.06.2023 e la sua conseguente trasformazione in Agenzia Regionale per le Politiche attive del lavoro, tutti i dipendenti a tempo determinato e indeterminato per un totale di 367 unità diventeranno quindi a tutti gli effetti dipendenti pubblici e, chi è ancora “precario”, sarà inserito nel percorso di stabilizzazione seguendo le dovute procedure normative ed amministrative. Il percorso intrapreso e la linea d’intervento programmati dalla Regione Calabria delinea discreti segnali positivi e il nuovo “Tavolo regionale per i servizi e le politiche del lavoro” previsto dalla nuova Legge Regionale n.25 del 28.06.2023, “Norme per il mercato del lavoro, le politiche attive e l’apprendimento permanente”, sarà lo strumento di intervento per promuovere l’occupazione e individuare, con un confronto permanente tra le parti sociali, le linee di indirizzo strategico in materia di politiche di lavoro, obiettivi e priorità per migliorare ed intervenire sull’occupazione con l’obiettivo di non creare per il futuro ambigue forme di precariato nella Pubblica amministrazione». (fc)

È EMERGENZA DEMOGRAFICA IN CALABRIA
TRA CULLE VUOTE, PIÙ ANZIANI E STRANIERI

Il nuovo Dossier Statistico Immigrazione 2023 realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, insieme al Centro Studi Confronti e all’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, analizza l’attuale scenario migratorio in Italia, nelle sue più importanti dimensioni strutturali. In particolare, il rapporto raccoglie i contributi di oltre 100 tra i più autorevoli studiosi e ricercatori in materia, esprimendo così un ampio pluralismo di competenze e approcci analitici.

Il Dossier è stato presentato in contemporanea il 26 ottobre 2023 in tutte le regioni, in Calabria è stato presentato a Catanzaro, presso l’Università Magna Graecia. Dopo i saluti di Aquila Villella (direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia) e Maura Ranieri (responsabile della Commissione per le attività di Terza Missione), il Dossier è stato presentato da Antonino Mantineo (responsabile del Centro di Ricerca “Laboratorio di Storia giuridica ed economica”).

Sono seguite le relazioni: dei docenti della Magna Graecia Annarita Trotta e Raffaella Nigro, esponenti del volontariato e del privato sociale (Mamadou Seydi Sow della Comunità Progetto Sud), dell’associazionismo produttivo (Francesco Cosentini, direttore regionale della Coldiretti), della Chiesa Valdese (Greetje van der Veer, pastore di Catanzaro) e del sindacato confederale (Rosaria Miletta, segretaria CISL Calabria). A moderare è stato il docente Domenico Bilotti dell’Università della Magna Graecia di CZ.

Dai dati presenti nel Capitolo “Calabria Rapporto immigrazione 2022” che è stato redatto da Roberta Saladino Dottore di Ricerca in “Storia Economica, Demografia, Istituzioni e Società nei Paesi del Mediterraneo” (Referente regionale in Calabria per il Centro Studi e Ricerche IDOS – Roma), si evince che tra il 2021 ed il 2022 si ha un leggero incremento della popolazione straniera in Calabria pari a + 946 (a fine 2022, in Calabria risiedono 94.203 cittadini stranieri), essi rappresentano il 5,1% della popolazione complessiva, valore che si colloca al di sotto della media nazionale (8,6%).

Il contingente degli stranieri rappresenta il 6,5% del totale degli occupati in Calabria (incidenza inferiore alla media nazionale pari a 10,3%), di cui il 36,7% donne, facendo registrare rispetto al 2021 un decremento di poco più di 100 unità. In regione sia gli occupati italiani che gli stranieri lavorano principalmente nel settore dei servizi (rispettivamente il 72,3% e il 53,7%), mentre la quota di occupati stranieri impiegati in agricoltura è circa tre volte superiore a quella degli italiani (31,9% a fronte di 10,8%). In Calabria le imprese condotte da cittadini nati all’estero sono 14.910 al 31 dicembre 2022 (il 7,9% di tutte le imprese attive), in calo di circa 400 unità rispetto al 2021. Nello stesso periodo anche le imprese italiane fanno registrare un decremento di circa 2.200 unità. Le attività autonome gestite da immigrati afferiscono prevalentemente al settore dei servizi (11.890), seguito dall’industria (1.750) e dall’agricoltura (640).

Il dato che desta particolare attenzione è verosimilmente quello della popolazione scolastica, dal Dossier Statistico Immigrazione 2023 si evince che i dati relativi all’a.s. 2021/2022 confermano la flessione della popolazione scolastica in Calabria che è pari a 271.544, dieci anni fa invece le scuole calabresi erano popolate complessivamente da 320.828 alunni, facendo registrare un decremento pari a 49.285. Per rendere più evidente e visibile, anno dopo anno, il decremento dei livelli di popolazione scolastica intervenuti nell’arco del decennio preso in esame il decremento di 49.285 alunni corrisponde a poco più dell’intera popolazione scolastica attuale della provincia di Catanzaro (48.351 a.s. 2021/2022). Da 7 anni anche gli alunni stranieri fanno registrare un calo, passando da 12.580 nell’.a.s. 2015/2016 a 11.945 nell’a.s. 2021/2022. A livello nazionale nel decennio preso in considerazione la popolazione scolastica è diminuita di più di 699mila, come se fosse sparita l’attuale popolazione della Basilicata più il 54% di quella molisana. Come i ghiacciai si stanno restringendo così anche le aule delle nostre scuole si vanno inesorabilmente svuotando, a un ritmo che va molto oltre la percezione comune. La desertificazione delle aule è causato dal calo delle natalità.

Proprio oggi è stato pubblicato anche il Rapporto Istat sulla Natalità e fecondità della popolazione residente – anno 2022, dove si registra un altro record negativo per la natalità: nel 2022 le nascite scendono a 393mila, registrando un calo dell’1,7% sull’anno precedente. Le nascite tra la popolazione residente sono 393.333 nel 2022, 6.916 in meno rispetto al 2021 (-1,7%). Dal 2008, anno in cui il numero dei nati vivi ha registrato il più alto valore dall’inizio degli anni duemila, i nati residenti in Italia sono sistematicamente diminuiti. In termini assoluti, la riduzione medio-annua ammonta a circa 13mila unità, quella relativa al 2,7%. Rispetto al 2008 oggi si rilevano oltre 183mila nascite in meno (-31,8%).

Alle culle vuote di ieri e di oggi, corrispondono i banchi vuoti di oggi e di domani che potrebbe verosimilmente avere degli effetti negativi anche sulla popolazione insegnante. Inoltre la mancata “ricchezza demografica” di oggi, comporterà verosimilmente sempre meno risorse per contribuire al sostegno di una popolazione sempre più anziana, in questo scenario demografico delineato dalla Dottoressa Roberta Saladino si evince che nonostante l’effetto “lifting” dell’immigrazione sulla struttura per età della popolazione residente in Calabria, questo non può fermare o invertire il processo a lungo termine di invecchiamento demografico, infatti l’indice di vecchiaia in Calabria passa da 178,56% del 2021 a 184,1 del 2022. (rs)

APPELLO DEI CALABRESI A MATTARELLA:
VIGILI SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA

La devastazione del territorio calabrese s’impenna invece di arrestarsi. Così un nutrito gruppo di  associazioni immediatamente sostenuto da intellettuali, artisti, soggetti economici, amministratori, uomini e donne delle istituzioni che il degrado mette in difficoltà, ha ritenuto necessario esprimere sofferenza e al contempo proposte concrete per avviare finalmente una stagione politica orientata al recupero della qualità  ambientale e della serenità sociale nella nostra tormentata regione.

La forma comunicativa prescelta è una lettera aperta al Presidente della Repubblica, invocando «una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi». Perché, si sottolinea, «è paradossale che si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo».

La lettera è stata sottoscritta da oltre 100 firmatari fra sindaci, ex senatori ed ex senatrici, situazioni territoriali, associazioni culturali, uomini e donne della cultura, del cinema, e dello spettacolo, parroci, enti pubblici, camminatori ed esploratori che hanno a cuore l’ambiente e il nostro territorio, contadini, aziende e cooperative agricole. Obiettivo della missiva aperta è quello di creare un effetto mediatico positivo oltre che un minimo comune denominatore tra le tante anime dei soggetti e dei comitati pronti a far nascere, a stretto giro, un coordinamento regionale di tutti coloro che si oppongono all’avanzata dell’eolico e del fotovoltaico stragisti, agli impianti di produzione di energia rinnovabile sostitutivi di boschi, terreni agricoli e suolo naturale.

Caro Presidente, siamo italiani della Calabria,  cittadini a vario titolo impegnati nelle vicende intellettuali, politiche, economiche, sociali e artistiche della nazione, e, spinti dallo stesso disagio, dallo stesso dolore e dalla stessa preoccupazione che hanno già prodotto fermento in altre aree del Meridione e delle Isole, ci rivolgiamo a Lei, considerandoLa un garante del buon senso oltre che della Costituzione, mentre nei territori che abitiamo vengono meno ogni giorno le precondizioni della vita, subiscono duri colpi gli ecosistemi, avanza il degrado ambientale  travolgendo il paesaggio e ogni ipotesi di sviluppo rurale e turistico fondato sulle risorse locali e sul presidio umano delle zone montane e collinari.

Questo vasto e progressivo processo di destrutturazione ecosistemica dei luoghi in cui viviamo è generato da una radicalizzazione degli approcci riduzionistici alla crisi ecologica (affrontata esclusivamente come problema energetico), che hanno creato i presupposti della proliferazione indiscriminata di mega impianti eolici e fotovoltaici. Sono passati ora vent’anni dal decreto legislativo 387 del 2003, il cui dodicesimo disgraziato articolo è dedicato alla Razionalizzazione e semplificazione delle procedure amministrative, e possiamo purtroppo constatare di avere vissuto un assalto senza precedenti alla qualità della nostra vita, siamo entrati in un’epoca che i posteri da noi danneggiati potranno legittimamente chiamare “ il Far West delle fonti rinnovabili”.

Signor Presidente noi chiediamo alla comunità nazionale una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi. Le associazioni, i gruppi, i comitati di cui facciamo parte, in questi ultimi vent’anni di attivismo civico, hanno verificato l’aumento dell’inquinamento e delle difficoltà del vivere quotidiano, e segnalano la diffusione di sfiducia, delusione e risentimento nel corpo sociale. Anche noi pensiamo dunque che la transizione ecologica debba essere ricollocata dentro una prospettiva politica e democratica; le comunità locali non possono più subire i loro paesaggi quale risultato di evoluzioni tecniche ed economiche decise senza di loro.

I nostri sindaci, i nostri rappresentanti istituzionali più prossimi, frustrati dall’impossibilità di contribuire a valutazioni così importanti per gli equilibri dei territori che amministrano, sono i soggetti più consapevoli della complessità dei problemi anche da Lei affrontati nei giorni scorsi, quando è  andato a Longarone, sessant’anni dopo il 9 ottobre del 1963,  a commemorare le vittime del disastro del Vajont, 1910 vittime del malgoverno del territorio, del desiderio cieco dell’uomo di piegare a proprio piacimento la natura per guadagnare il massimo profitto, come ha detto il Presidente Fedriga da Lei citato. Lei ha dimostrato di sapere benissimo, e dunque siamo certi di sfondare una porta aperta, che la buona salute dei suoli, insieme all’arresto del loro consumo mediante quell’intervento legislativo  tanto atteso e in fase di stallo da più lustri, è conditio sine qua  non del  contrasto ai cambiamenti climatici: per catturare l’anidride carbonica, per assorbire in sinergia con le piante l’acqua piovana rendendoci meno vulnerabili in caso di forti piogge, per produrre cibo, legna e habitat per tutti gli organismi indispensabili alle reti di vita in cui noi umani siamo impigliati.

Del resto si tratta di compiti e temi a cui ci richiama l’Ispra, con una continua produzione scientifica che dovrebbe rappresentare la bussola delle amministrazioni in materia ambientale, trovandosi in perfetta sintonia con l’Europa; compiti e temi pienamente accolti dal nostro Piano di Transizione Ecologica, che assume la necessità di individuare per gli impianti fotovoltaici ed eolici le superfici idonee coerentemente con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico in conformità ai principi di minimizzazione degli impatti sull’ambiente, sul territorio e sul paesaggio (lo stesso piano individua come soluzione migliore lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate come tetti di edifici pubblici, capannoni, parcheggi,  aree e siti oggetto di modifica, cave e miniere cessate).

Non è paradossale, signor Presidente, che a fronte di tutti questi sforzi conoscitivi, di queste indicazioni ufficiali e di questa consapevolezza si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo? Per quali ragioni il nostro sistema paese di cui Lei è il Presidente fa entrare la sostenibilità dalla porta per farla uscire subito dopo a calci nel sedere dalla finestra?

Noi ci aspettiamo da Lei una parola di sostegno nei  nostri confronti, perché abbiamo a cuore interessi generali insidiati al momento dal trionfo di interessi particolari; confidiamo in un pubblico intervento da parte Sua sulla questione di fondo da noi sollevata: l’esigenza di produrre sempre più energia rinnovabile deve essere armonizzata con altre pressanti esigenze, non può intaccare il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Lei il 9 ottobre 2023 ha pronunciato parole sacrosante, alle quali è necessario che seguano fatti concreti, prodotti dai vari attori delle nostre istituzioni e da noi cittadini rimessi nelle condizioni di partecipare a una dinamica democratica degna di questo nome. Presidente ci muove l’ansia di riconciliarci con il mondo che ci ospita, con la natura e l’ambiente in cui siamo immersi, e  immaginiamo che la resistenza nostra, la voglia di non arrendersi allo strapotere di chi preme con la sua forza economica sulle istituzioni per indirizzarne le scelte a proprio esclusivo vantaggio, sia considerata da Lei un’ancella dei compiti della Repubblica. 

Noi ci sentiamo, mutatis mutandis, simili a Tina Merlin, la cui attività  di informazione e denuncia avrebbe meritato l’ apprezzamento e l’appoggio dei Capi dello Stato in carica in quegli anni. Faccia valere il senno del poi, il senno del dopo Vajont, nei nostri tormentati giorni. Siamo Davide che fronteggia Golia, e ci piacerebbe salire sulle Sue spalle per avere più  coraggio e una più solida base. (rrm)

I firmatari

Pino Demasi – Parroco del Duomo di Polistena (Rc ); Margherita Corrado – Senatrice XVIII legislatura; Giulio Santopolo – Sindaco Petrizzi (Catanzaro);  Avamposto Agricolo Autonomo – Santa Caterina dello Jonio (Cz); Alberto Ziparo – Università di Firenze; Gioacchino Criaco  Scrittore; Piero Bevilacqua – Storico; Club Alpino italiano – Sezione Aspromonte (Rc); Cooperativa  di  comunità  A menzalora – Petrizzi (Cz); Azienda agrituristica Il Bergamotto  di Ugo  Sergi – Condofuri (Rc); Francesco  Pileggi – Scrittore; Associazione Culturale Sentieri d’Aspromonte; Movimento Terra e Libertà Calabria; Fattoria sociale  Terre di Vasia – Serrata (Reggio Calabria); Associazione Culturale Il Brigante – Serra  San Bruno  (Vv); Daniele  Vacca – Sindaco Soverato (Cz); Luca Gaetano – Sindaco  di San Ferdinando  (Rc); Piero Polimeni – Ingegnere ambientale; Pino Fabiano – Scrittore; Italia Nostra Soverato-Guardavalle (Cz); Arci Le Cento Città – Crotone; Coordinamento LIPU Calabria; Kalibreria  Associazione Culturale Soverato (Cz); Francesco Di Lieto – Codacons Calabria; Associazione di volontariato Cotroneinforma; Associazione Culturale Conservatorio Grecanico Reggio Calabria; Laboratorio territoriale di San Lorenzo e Condofuri (Rc); Piero  Crucitti – Musicista; Valentino Santagati – Musicista; Mara Papa – Naturalista; Arturo Lavorato – Regista; Felice D’Agostino – Regista; Michele  Conìa – Sindaco Cinquefrondi (Rc); Associazione Culturale Banda Pilusa – Bovalino (Rc); Gruppo archeologico Valle dell’Amendolea (Rc); Associazione Culturale  Sentieri d’Aspromonte (Rc); Elio Lannuti – Giornalista Senatore  XVIII  legislatura; Maria Crucioli – Avvocato  Senatrice  XVIII legislatura; Bianca Laura Granato – Senatrice XVIII legislatura; Italia Nostra – Crotone; Belvedere Borgo Antico Aps  – Belvedere  Spinello (KR); Italia Nostra – Lamezia  Terme; Giuliana Commisso – Docente Unical; Movimento 14 luglio Nicotera (VV); Antonio D’Agostino – Consigliere Comunale  Gruppo Movi@Vento  Nicotera  (Vv); Vittorio  Scerbo – Sindaco Marcellinara (Cz); Stazione Ornitologica Calabrese; Maria Adele Buccafusca – Consigliere Comunale Gruppo Movi@Vento – Nicotera (Vv); Salvatore Pagano – Consigliere Comunale Gruppo Movi@Vento – Nicotera (Vv); Caretta Calabria Conservation; Pantaleone Manno  Allevatore e musicista – Montauro  (CZ); Domenico Minuto – Storico, cittadino onorario di Condofuri per Gallicianò e di San Lorenzo del Tuccio; ASD Cuccuruta Estrema; Il tipico calabrese Museo Osteria    Cardeto (Rc); Agriturismo Seminaroti – Petrizzi  (Cz); Rossana Tassone – Sindaco Brognaturo (Vv); Associazione Culturale BookLab – Cardinale  (CZ); Giuseppe  Maio – No eolico comune di Monterosso  (Vv);

Lorenzo Labate – Guida ambientale escursionistica; Giosuè  Costa – Docente universitario – Consigliere Comunale Cardinale (CZ); Francesco Bevilacqua – Avvocato e scrittore; Azienda agrituristica Zio Nino – Condofuri (Rc); Equosud – Reggio Calabria; Raffaele Dolce – Consigliere Comunale Santa Caterina dello Jonio (Cz); Commissione Regionale Tutela Ambiente Montano del Club Alpino italiano della Calabria;

Pierluigi  Aceti – Direttore Gal Savuto (Cs); Bruno Traclò – Viticoltore e medico – Bova (Rc); Creativi Indipendenti Davolesi; Renato Fida – Responsabile Camera del lavoro di Polistena (Rc); Lara Chiellino – Attrice;

Lino Caserta – Presidente Parco diffuso della conoscenza e del benessere di Ace Medicina Solidale ETS, Reggio Calabria; Emanuele Domenico – Sindaco Palermiti (Cz); Associazione Another Beach Project – Crotone;

Cataldo Perri – Musicista e scrittore; Paolo Napoli – Musicista;  Saverio Pazzano, Consigliere Comunale – Città Metropolitana Reggio Calabria;

Gruppo Ambiente e Territorio Mongrassano Cosenza; Dora Ricca – Regista;  Associazione PietraElisa – Palermiti (Cz); Alice Rohrwacher – Regista (Con la Calabria nel cuore e lo stesso problema in Umbria); Alessandra Corrado – Università della Calabria;  Noemi Evoli – Guida Ufficiale Parco Nazionale d’Aspromonte; Italia Nostra  Palermiti (Cz); Associazione Guide delle Serre; Giovanni De Sossi – Musicista; Lele Dessì – Senatore XVIII legislatura; La Strada – Reggio Calabria; Monica De Marco – Curatrice del Museo delle Ceramiche di Calabria- Seminara (Rc); Associazione Culturale Let us dream – Caulonia Marina (Rc);

Giuseppe Bombino – Professore  Università Mediterranea Reggio Calabria già Presidente  Parco  Nazionale d’Aspromonte; Aldo Femia  Contabile Ambientale Istat; Paolo Cacciari – Associazione  Cittadini per la memoria  del Vajont. Noi 9 ottobre, giornalista,deputato nella XV legislatura;  Patrizia Surace – Avvocatessa e già docente universitaria Unical; Filippo D’Ascola – Centro Nazionale  Coste – ISPRA; Ernesto  Alecci    Consigliere Regionale Calabria; Peppe Marra – Confederazione Usb Calabria; Alfredo  Barillari – Sindaco Serra San Bruno (Vv);  Angelo Calzone – Avvocato  e delegato regionale WWF Calabria; ANPI  Sezione di  Laureana Serrata Galatro (Rc); Associazione Culturale Francesco Vuodo Alessandria  del Carretto  (Cs); Associazione culturale Totarella, le zampogne del Pollino – Alessandria del Carretto (Cs); Antonio  Larocca – Operatore culturale  Alessandria  del Carretto (Cs); Giovanni Veneziano – Operatore sanitario  centro d’accoglienza  Alessandria del Carretto  (Cs); Pino Alfano – Sindaco  di Camini (RC); Giuseppe  Olivadoti – Presidente AMA.M.I. (Associazione Apicoltori) Amaroni  (Cz); Luca Rotiroti  Dottore forestale,  titolare omonima  azienda  agricola  biologica; Silvio Greco  – Biologo marino; vicepresidente Stazione Zoologica Anton Dohrn; Casa delle erbe della Locride (Rc); Comitato Acri ProteggiAMO il territorio (Cs); Liberamente Movimento Sanvitese (Cz); Azienda agricola Donatella Vaccotti – Torre di Ruggiero (Cz); Italia Nostra Sez. Reggio Calabria; Alessia  Alboresi   Assessore  alle Politiche Sociali, Istruzione e Cultura del Comune di  Corigliano -Rossano  (Cs); Maria Salimbeni    Vicesindaco Comune di  Corigliano-Rossano  (Cs); Francesco Angilletta – Sindaco di Mongiana  (Vv); Sergio Santoro – Università  della Calabria;  Gregorio Gallello – Sindaco di  Gasperina (Cz); Biodistretto dell’Alto Tirreno cosentino  Baticós; Giovanni  Alessi – Vicesindaco Brancaleone (Rc); Associazione Primavera Andreolese – Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (Cz); CSC Nuvola Rossa Villa San Giovanni (Rc); Walter Fratto – Architetto Paesaggista (Cz)

Giuseppe Antonio Rauti – Capogruppo Chi.Ce in Consiglio Comunale Chiaravalle Centrale (Cz); Pierpaolo Zavettieri – sindaco di Roghudi (Rc)

Domenico Penna – sindaco di Roccaforte del Greco (Rc). 

CREARE PIANO DECENNALE PER IL TURISMO
CALABRIA: SERVE FARE, NON PROCLAMARE

di GIOVANNI GIORDANO – Anche quest’anno la Fiera del Turismo di Rimini ha sancito la piena vitalità del settore e mentre l’estate continua, imperterrita, in quasi tutto il Mezzogiorno, non possiamo non interrogarci su ciò che serve alla Calabria per fare il salto di qualità in un ambito come quello turistico, trainante sia per l’economia regionale che nazionale.

Ora che possiamo affermare con certezza che l’amara stagione della pandemia è stata definitivamente archiviata, nonostante si addensino sempre più tristi scenari di guerra in varie parti del mondo, ci domandiamo – e non certo per la prima volta – cosa bisogna fare per creare stabilmente le condizioni affinché la nostra regione possa imboccare con successo la via dello sviluppo. Lo sforzo teorico di dare una risposta al “che fare” potrebbe non essere così grande, basterebbe infatti che ci limitassimo ad emulare l’operato delle altre regioni del bacino mediterraneo.

Osservando ciò che accade intorno a noi, possiamo evidenziare in estrema sintesi che serve un piano decennale che rimetta a nuovo il nostro territorio. Un piano che interessi il settore urbanistico (reti stradali, arredi urbani, sistema fognario, depurativo e di illuminazione), il settore logistico (trasporti pubblici, infrastrutture strategiche, porti e aeroporti) e ogni altro tipo di servizio, anche quelli relativi le strutture ricettive di qualità, o la formazione degli operatori turistici, nonché la valorizzazione dei borghi.

Insomma, in poche parole, una vera e propria rivoluzione copernicana che interessi l’approccio allo sviluppo turistico. Rivoluzione che non si riduca al singolo evento, organizzato qua e là, o a qualche workshop/ educational con buyers stranieri, fine poi a sé stesso. Serve – dunque – una regia competente ed un reale coinvolgimento degli attori del settore turistico.

Sono essenziali anche una visione e una puntuale organizzazione, un programma formativo che possa coinvolgere le scuole, il mondo dei giovani, occasione di rinnovamento per competenze e mentalità del mondo imprenditoriale. Un input che possa far riconoscere esclusivamente i valori del merito e della capacità verificata sul campo. Tanti pezzi di un unico puzzle che trova la cornice perfetta in un piano marketing duraturo che racconti una nuova storia della Calabria. Una storia che non tradisca le radici millenarie che hanno segnato la ricchezza e la peculiarità di questa nostra terra.

Consapevoli della facilità di tracciare le linee teoriche di un percorso, senza nasconderci dietro il solito alibi delle difficoltà di realizzazione, non ci rimane che rimboccarci le maniche e iniziare a fare, fare e fare. (gg)

[Giovanni Giordano è vicepresidente nazionale Confapi Turismo e Cultura e presidente di Confapi Turismo e Cultura Calabria]

FALCOMATÀ RITORNA SINDACO A REGGIO
LA CASSAZIONE: ASSOLUZIONE PER TUTTI

di SANTO STRATI – Finisce il tormento del sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà, che dal 2021 per la legge Severino, dopo la sentenza per la vicenda Miramare, continuava a restare fuori da Palazzo San Giorgio nella segreta speranza di veder accolto il suo ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ieri sera non lo ha ritenuto inammissibile e ha espresso un parere favorevole, mandando assolti tutti gli imputati.

Il reato (abuso d’ufficio, un anno di reclusione) è comunque prescritto, e anche nel malaugurato caso di conferma della condanna, niente avrebbe impedito a Falcomatà a finire la sindacatura, salvo che la Cassazione non avesse dichiarato inammissibile il ricorso. In questa fino all’ultimo temuta per quanto remota ipotesi, per Falcomatà finiva lì e per i reggini si prospettavano mesi di commissariamento in attesa di nuove elezioni (la prima fascia utile sarebbe stata quella delle elezioni europee di maggio!).

Invece, Falcomatà ha vinto, ha visto confermata la sua innocenza, e torna alla guida di una città morente e purtroppo strapiena di problemi. E cambia la geografia degli scranni: assolti con lui gli assessori della Giunta del 2014 incriminata per l’affidamento senza concorso degli spazi dell’ex Hotel Miramare a un’associazione privata (il Sottoscala) il cui presidente Paolo Zagarella aveva sostenuto (alla luce del sole) l’amico Falcomatà per le elezioni comunali di quell’anno.

Per la cronaca nel 2014 il figlio dell’indimenticato sindaco della Primavera reggina, Italo Falcomatà, aveva raccolto il 60,99 per cento dei consensi, facendo il bis nel 2020 (alla seconda tornata contro Nino Minicuci) con il 58,36 per centi dei voti. Detto in numeri, avevano detto sì – di nuovo – a Giuseppe Falcomatà 44.069 reggini. Non sappiamo quanto di quei consensi sia rimasto, ma di sicuro molti cittadini continuano a stimare e apprezzare il sindaco “sospeso”. Il cui reato – per la verità –, andava ascritto più a un misto di inesperienza e arroganza infantile che a a un’azione specificamente dolosa. Certo rimane la sofferenza di imputati che aspettano anni per vedersi riconoscere la propria estraneità ai “delitti” che venivano loro contestati.

Con Falcomatà sono stati assolti gli ex assessori dell’epoca dei fatti: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Tutti, come Falcomatà, avevano subito la sospensione per 18 mesi. Solo che il ritorno di alcuni di loro tra gli scranni di Palazzo San Giorgio apre una serie di scenari che è difficile delineare a caldo.

Di sicuro Giuseppe Falcomatà, in questi mesi, si era fatto un’idea di come azzerare la giunta e modificare gli attuali assetti, mantenendo, comunque, al proprio posto i solidali vicesindaci facenti funzioni Paolo Brunetti (Comune) e Carmelo Versace (Città Metropolitana). La brutta vicenda di Castorina e dei presunti brogli elettorali delle elezioni del 2020 gettano comunque nuove ombre sulla serenità degli anni del ritorno di sindacatura di Falcomatà: su di lui pende l’accusa di omissione d’ufficio (sempre nella vicenda Miramare) per la mancata costituzione del Comune come parte civile  nel processo. Un’altra leggerezza frutto di cattivi consiglieri e probabilmente di inutile spavalderia. Questi mesi di lontananza dal Palazzo lo avranno sicuramente aiutato a riflettere su cosa e come fare “dopo il ritorno”. I risultati di queste “meditazioni” dal chiaro sapore politico li vedremo prestissimo con l’azzeramento della Giunta e l’assegnazione delle deleghe a vecchi e nuovi assessori. Il toto-nomine è già iniziato ieri sera, a Roma, all’uscita dalla Cassazione. (s)

PONTE, SENZA INTOPPI È PRONTO NEL 2032
SARÀ L’ANNO DELLA RINASCITA PER IL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – “Come tutte le opere pubbliche è finanziato per l’intero ammontare, che sono 12 miliardi nella proiezione pluriennale“.Così  il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti dopo l’ok del Consiglio dei Ministri alla legge di bilancio. Parla del Ponte sullo Stretto di Messina.

Dopo lo scippo perpetrato da Mario Monti nel gennaio 2012, i giochini di Paola   De Micheli e le elucubrazioni colte del Ministro Enrico Giovannini, e conseguentemente  le polemiche seguite all’impegno del Ministro Salvini, si sta andando avanti con l’unica ipotesi seria sul tappeto. La ripresa del progetto chiamato “Messina Bridge “, che è stato utilizzato successivamente dai progettisti di molti ponti sospesi.

Chi pensava a due anime della Lega, una quella di Matteo Salvini, ritenuta fanfarona e poco credibile, l’altra quella di Giancarlo Giorgetti, posata e responsabile, e quindi secondo alcuni contraria all’idea di collegare La Sicilia e la Calabria, in realtà Hong  Kong con Berlino, viene clamorosamente smentito dai fatti.

Renato Schifani poi, Presidente Regione Siciliana, ha appena dichiarato che la Giunta ha approvato, all’unanimità, la disponibilità della Sicilia a mettere sul piatto 1,2 miliardi, così finanzierà il 10% del progetto.

Se poi l’Europa contribuisce, ed è facile che lo farà  considerato che si tratta di un corridoio europeo, probabilmente la spesa complessiva sarà inferiore per il nostro Paese.

E come abbiamo sostenuto in tanti anche il resto della infrastrutturazione seguirà la grande opera epocale.

In questo caso le dichiarazioni sono sempre estremamente enfatiche e quindi vanno prese con le pinze, ma Alessandro Aricò, assessore della Regione Siciliana alle Infrastrutture e mobilità dichiara immediatamente: “Prepareremo le migliori condizioni strutturali che consentano di sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalla costruzione del Ponte sullo Stretto. Noi siamo pronti”.

In realtà gli investimenti sulla rete ferroviaria siciliana, come in quella calabrese, stanno  andando avanti velocemente. Anche se l’alta velocità tra Palermo e Catania è un’alta velocità rallentata, perché si parla di due ore di percorrenza per poco più di 200 km, mentre il raddoppio della Palermo Messina è ancora nella mente di Dio e il sistema aeroportuale dell’Isola, che serve  quasi 5 milioni di abitanti, ma solo 4 milioni di turisti e dovrebbe essere pronto per numeri ben diversi, non é all’altezza perché non collegato con una rete autostradale e ferroviaria sufficiente.

ìIl 2032, anno della consegna dell’opera avveniristica, potrebbe essere l’anno di cesura per il Sud con il passato, con una scadenza, che potrebbe diventare l’anno della rinascita di tutto il Sud.

Magari già pensando adesso a candidare l’area dello Stretto per le Olimpiadi del 2036, dopo quelle in Australia a Brisbane nel 2032, e a lavorare su Augusta, sia per il porto che per il trasporto delle merci

La manovra è articolata e pare vi siano  anche risorse stanziate per la Zes  unica, che si avvierà all’inizio del 2024.

Tale strumento deve servire ad attrarre investimenti dall’esterno dell’area. Perché i privati possano decidere di insediare i propri stabilimenti nell’area del Sud  bisognerà garantire che le aree prescelte siano facilmente raggiungibili, quindi con una buona infrastrutturazione, nonché con una criminalità organizzata messa all’angolo, perché gli imprenditori vogliono rischiare i loro capitali certo non la loro vita.

E poi bisogna garantire che il cuneo fiscale sia  particolarmente favorevole, perché gli investitori internazionali, ma anche quelli nazionali, sono molto sensibili al costo del lavoro e i nostri numerosi competitori europei  spesso riescono ad avere un costo molto più basso.

E poi la possibilità di avere una tassazione degli utili,  eventualmente conseguiti, contenuta diventa anch’essa un elemento di competizione tra aree.

Bene tutto ciò prevede che vi siano risorse disponibili e pare che in questa manovra siano previste.

Vedremo meglio quando l’articolato sarà disponibile. Quello che è certo è che il tema è nell’agenda, con tutte le difficoltà dovute ad una manovra che deve fare i conti con risorse limitate e con una crescita che si delinea sempre più contenuta, mentre i venti di guerra che soffiano da Nord Est e  da Sud Est, contemporaneamente, delineano un futuro  complesso per gli approvvigionamenti e per i costi dell’energia. Mentre l’inflazione è facile che, malgrado i diversi interventi delle Banche Centrali, possa continuare se non ad alzare la testa certamente a non abbassarla, contribuendo ad alimentare un aumento del carrello della spesa con conseguente difficoltà per molte famiglie di arrivare a fine mese.

Qualcuno pensa che non è questo il momento di finanziare  grandi opere, ma forse dimentica che ogni anno il costo della insularità per la Regione Siciliana è stato quantificato in 6 miliardi e mezzo. E che quindi il ponte sullo stretto, se i dati forniti da Prometeia e dall’Assessorato al Bilancio della Regione Siciliana sono corretti, si finanzierebbe in soli due anni, cosa assolutamente incredibile per un’opera di tal genere.

D’altra parte ci sarà un motivo per cui Paesi anche piccoli come la Croazia cercano di collegare i propri territori, investendo nelle infrastrutture risorse importanti, come non è casuale che realtà come Polonia, Ungheria, e ancor prima Germania e Irlanda, abbiano considerato gli investimenti nelle Zes prioritari per far crescere la propria industria manifatturiera e la propria competitività rispetto al resto degli altri Paesi.

Ovviamente staremo a guardare il proseguo degli interventi, perché ormai siamo estremamente diffidenti considerati i precedenti vissuti, in particolare per il ponte.

Ma intanto una cosa è certa che passo dopo passo un progetto,che sembrava arenato in un binario morto e secondo alcuni dovesse ripartire da zero, con esigenze di tempi solo per la progettazione, per esempio delle tre campate, di parecchi anni, stia su una dirittura di partenza che prevede la metà del 2024 come data di inizio ufficiale dei lavori. Esserci riusciti non è cosa da poco. (pmb)

 

 

IN CALABRIA MEDICINA VUOLE FARE IL TRIS
CROTONE: OBIETTIVO UNA TERZA FACOLTÀ

di SANTO STRATI – L’idea di aprire una terza Facoltà di Medicina in Calabria, e più precisamente a Crotone d’intesa con la Link University, non è malvagia. Anzi, coinvolgere la Città pitagorica e i suoi ragazzi in questo progetto sembra particolarmente felice, anche se il Senato accademico dell’Unical sta facendo scintille per impedirne la nascita. A Crotone andrebbero le facoltà di Medicina, Infermieristica e Fisioterapia, secondo il progetto esposto dal Rettore uscente dell’Università Magna Graecia, Giovambattista De Sarro, che è anche presidente del Coruc (l’organo che raggruppa i rettori della Calabria e svolge funzioni di coordinamento del sistema universitario regionale.

Sta succedendo quanto avvenne a Catanzaro quando l’Unical annunciò l’intedimento di aprire a Cosenza Una Facoltà di Medicina a indirizzo tecnologico. Una guerra di campanile, una stupida guerra di campanile dove non ci sono vincitori o vinti, ma sicuramente un perdente: il sistema universitario calabrese.I dubbi del Senato accademico cosentino riguardano la qualificazione scientifica del percorso formativo che vi vuole delineare. “Troppi dubbi” – affermano al Senato accademico di Unical – viste le carenze e le competenze specifiche della Link Campus University. Ma è una ragione valida o sono, come al solito, pretestuose motivazioni per tenere “salda” la posizione dell’Unical in ambito medico scientifico? Secondo il Senato accademico il sistema universitario regionale deve ambire a rafforzarsi sempre di più anche con iniziative nell’ambito della formazione medico-infermieristica da attivarsi presso la Città di Crotone. In buona sostanza, viene contestato il metodo fin qui seguito dal Coruc (la cui convocazione – affermano – è stata irrituale) e si insiste sulla opportunità che ci sia l’impegno di vigilanza perché gli eventuali nuovi corsi rispondano ad alti standard di qualità, in un contesto di rete che conduca a percorsi di eccellenza. Aspettiamo di vedere cosa succede, ma intanto ci sia permesso di obiettare che queste posizioni di intransigenza non aiutano la Calabria, né tanto meno sono a vantaggio di una popolazione scolastica universitaria cherichiede attenzione e formazione. (s)

di FRANCESCO CANGEMI – Incredibile ma vero, dopo tante polemiche per l’attivazione all’Unical, la Calabria potrebbe avere un terzo corso di laurea in Medicina. Questa volta si tratta di Crotone e l’ateneo di Catanzaro è ben lieto di attivare una collaborazione con Link Campus University nella città pitagorica.

È in programma per questa mattina alla Cittadella di Germaneto una riunione del Coruc, il Comitato regionale universitario di coordinamento della Calabria, dove si discuterà sulle proposte di attivazione di nuovi corsi di laurea per l’anno 2024/2025. Proprio in questa riunione si discuterà del nuovo corso di laurea interateneo in Medicina, Infermieristica e Fisioterapia attivato dall’Università Magna Graecia di Catanzaro in collaborazione con la Link University, ateneo privato.

La Link University è un nome che, recentemente, i calabresi hanno imparato a conoscere per via dell’ex prorettore Carlo Maria Medaglia che il governatore Roberto Occhiuto aveva scelto come nuova guida dell’Arpacal ma che la Procura di Roma, proprio a pochissimi giorni dalla nomina calabrese, ha messo agli arresti domiciliari per frode tributaria per fatti che si sono consumati proprio quando era docente e prorettore della stessa università privata. La Link Campus University è stata fondata a Roma nel 1999 dall’ex ministro democristiano Vincenzo Scotti, su impulso di Guido De Marco e Francesco Cossiga, con il supporto di Luciano Consoli, come filiazione italiana dell’Università di Malta. Scotti ha ricoperto la carica di presidente dell’università per vent’anni.  L’intento era quello di essere una sorta di scuola di formazione per gli statisti di domani. Dal 2020 l’ateneo è di proprietà di Francesco Polidori, fondatore e patron di Cepu, gruppo che era stato azionista sin dal 2004. Polidori era stato anche un cofondatore della Link Campus. Dal 2021 il rettore è Carlo Alberto Giusti, già professore all’Università telematica e-Campus nonché presidente della Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino. Link University è noto per essere un ateneo strettamente legato alle tematiche socio-umanistiche e, per questo, sorprende che stia per attivare una convenzione con l’ateneo di Catanzaro per quanto riguarda le materie mediche.

Dall’Università Magna Graecia del capoluogo di regione sembrano aver premuto il piede sull’acceleratore visto che il rettore Giovambattista De Sarro, nella sua qualità di presidente del Coruc ha convocato per oggi una riunione proprio per discutere dei nuovi corsi di laurea da attivare. De Sarro, che il Primo novembre lascerà il ruolo di rettore dell’Università Magna Graecia di Catanzaro a Giovanni Cuda, ha firmato un decreto che fissa tutti i punti per la collaborazione con l’ateneo privato. Qualcuno ha visto delle tempistiche sospette visto l’imminente scadenza di De Sarro ma il diretto interessato, intervistato dalla Gazzetta del Sud, rimanda al mittente tutte le critiche e sostiene con forza la decisione.  Chi si oppone all’accordo fra Umg e Link, l’Università della Calabria di Arcavacata di Rende su tutti, fa notare che l’ateneo romano, come già detto, si occupa soprattutto di materie socio-umaniste ma la convenzione con l’ateneo di Catanzaro sembra bypassare la questione quando, nell’accordo, recita che «La Link si impegna, a reclutare e mettere a disposizione degli istituendi Corsi di studio: 10 Professori di Prima fascia, di cui almeno 6, individuati congiuntamente dai due Atenei, svolgeranno il proprio impegno didattico e di ricerca presso entrambe le Università». A Germaneto stamattina si prospetta una giornata di battaglia. (frc)